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 inserito:: Aprile 09, 2025, 11:47:35 pm 
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Gianni Gavioli
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Mariano Giustino
Ora bisogna prendere quel bandito di #Trump a muso duro! L’#Europa non si faccia intimidire da quel gangster.
Le Monde: “Tentativo Trump di far capitolare l'Ucraina è fallito”.
Mentre in Italia si sentono sproloqui assurdi sull'immaginaria “sconfitta ucraina”, Zelensky continua a rifiutare l'accordo con gli USA sui minerali, in più Canada e altri paesi si allineano a Francia e Gran Bretagna.
Ma perché la Russia freme per dichiarare una vittoria su territori che non controlla neppure?
Lo spiega in un editoriale odierno sul quotidiano francese Marie Mendras, politologa, tra le maggiori esperte di affari russi:
«Le richieste stravaganti di Vladimir Putin rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra russa.
Il presidente russo ha fretta di firmare un cessate il fuoco perché ha bisogno di una pausa.
È urgente sottolineare le difficoltà che la Russia incontra nel portare avanti da sola un conflitto a lungo termine.
Il folle tentativo di Trump di costringere gli ucraini a capitolare è fallito. Di fronte al tradimento americano, europei e canadesi stanno serrando i ranghi e non allentano la pressione sulla Casa Bianca. Vladimir Putin spera nella revoca delle sanzioni statunitensi, che determineranno una ripresa del rublo, ma i tassi di interesse restano molto elevati. La politica americana è imprevedibile.
Intanto la guerra continua.
La Russia è l'attore principale in questo conflitto. E tuttavia la situazione nel paese aggressore resta ad un punto morto. Il Cremlino coltiva la nostra ignoranza, tra il rumore e la furia delle bombe e degli attacchi informatici. Discorsi arroganti, minacce e bugie creano l'illusione di una macchina da guerra di Putin ben funzionante.
È urgente tornare ai fatti e sottolineare i limiti della capacità russa di guidare da sola un conflitto a lungo termine in Europa. Vladimir Putin ha fretta di firmare un cessate il fuoco, alle sue condizioni, perché ha bisogno di una pausa. Lusingato da Donald Trump, ha mostrato le sue carte.
Chiede un accordo che preveda la resa immediata e la smilitarizzazione di tutta l'Ucraina, nonché la messa al bando delle forze di mantenimento della pace, la revoca delle sanzioni occidentali e le dimissioni del presidente Zelensky. Costo considerevole. Queste richieste esagerate rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra e le disfunzioni del potere, che si rinchiude nella propria disinformazione.
Le unità combattenti sono stremate dalle offensive in prima linea. Nel 2024 sono riusciti a conquistare circa lo 0,6% del territorio ucraino, a un costo considerevole: centinaia di migliaia di morti e feriti, ingenti perdite di equipaggiamento e armi, rappresaglie ucraine in territorio russo, tra cui l'occupazione di parte della regione di Kursk. Nei territori occupati, i russi hanno incontrato molti ostacoli: bombardamenti, sabotaggi, carenze di rifornimenti, mancanza di denaro. Le popolazioni in cattività non collaborano.» 
Lunedì Macron cercherà di riportare Trump in carreggiata, e se non dovesse riuscirci, l'Europa continuerà a supportare Kiev fino al completo logoramento della macchina bellica russa.
L'amministrazione Trump rischia dunque una doppia figuraccia internazionale, qualora la scommessa europea dovesse rivelarsi vincente. Per di più Trump passerà alla storia – non per aver tagliato la spesa pubblica americana – ma per aver taglieggiato con richieste usuraie un popolo in difficoltà, ma che aveva ancora amici che gli hanno consentito di continuare a combattere per la libertà.
Radio Radicale #Turchia

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 11:32:19 pm 
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Jack Daniel

Con Trump il cattivismo è arrivato al potere; forse qualcuno un tempo sperava che potesse essere la fantasia, invece no.
Ed è una novità non da poco, perché gli Stati Uniti hanno investito decenni per presentarsi come i buoni della situazione. Che lo fossero effettivamente o no, aveva relativa importanza: anche nei momenti nei quali gli USA si comportavano male, c'era comunque un americano, buono, che interveniva per risollevare l'onore della bontà patria. Il cinema è stato un formidabile strumento di persuasione e suggestione. I cow boys erano buoni, assediati in carovane da torme di pessimi indiani. Poi, però, si è capito che, forse, quegli indiani non erano così cattivi, e allora ecco che, sempre il cinema, ci presentava un piccolo grande uomo, lui buono, che tiene alto il buon sentimento nazionale. E così per mille vicende, dal Vietnam al Watergate: gli Stati Uniti possono sbagliare, ma sbagliano perché tralignano, perché tradiscono i veri sentimenti americani che sono rappresentati dal Serpico che sfida la corruzione, dai giornalisti del Watergate, anche dal Rambo vilipeso e umiliato. L'America è buona, era ciò che ci volevano dire, e se talora alcuni americani sono cattivi tradendo lo spirito nazionale fondativo, alla fine la giustizia e l'ordine nazionale della bontà verrà ripristinato, ovviamente ad opera di americani buoni.
Con Trump, invece, siamo al ribaltamento dell'immagine. L'America è cinica e cattiva, e ci tiene moltissimo ad esserlo. I prigionieri deportati in catene e ammassati in celle a decine con una tronfia Segretaria della Sicurezza interna che si fa fotografare davanti a loro. Immigrati incolpevoli di tutto espulsi e separati dai famigliari. La Groenlandia, che ci prenderemo perché ci interessa (come del resto Panama), e al diavolo i suoi abitanti e gli europei. I dazi (che ci si sta lambiccando il cervello per capire come accidenti siano stati calcolati) sono un atto di guerra commerciale e prepotenza. Le richieste di pizzo all'Ucraina, degne di un capo mafia, con gli aiuti che si vorrebbero compensati da ipoteche sempiterne sulle risorse nazionali. Un tempo gli USA erano il piano Marshall, che andava in aiuto, dopo la cioccolata e le sigarette, alle nazioni nemiche, oggi è l'accordo sulle terre rare, imposto con ricatto ad un Paese amico. Sono cattivi, insomma, e ci tengono a farlo sapere.
E stanno preparando il disastro, innanzitutto loro. Perché l'immagine di buoni, il soft power, per dirla un po' complicata, è stata una costante nella politica estera americana dell'ultimo secolo (o quasi). Siamo i buoni, quindi siate nostri alleati: vi conviene essere amici nostri, e non di altri regimi che imprigionano, censurano, opprimono. "Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, mandatemi i senzatetto" questa è l'immagine che gli americani hanno di sé, e valla a raccontare senza ridere in questo Aprile 2025, tra espulsioni, deportazioni, arresti di immigrati. Ai potenziali alleati veniva suggerito di diventare amici, perché l'America è forte, ma è forte perché è buona. Oggi no: l'America è forte, e quindi si comporta da bullo.
I risultati non tarderanno a manifestarsi; l'Europa, il miglior alleato, è sulla difensiva: si riarmerà, e cercherà di comprare meno armi possibile dagli USA, facendo arrabbiare molto gli americani (https://tinyurl.com/2s4j69ec ). (Parentesi: ditelo anche a Landini e Conte che continuano a ripetere che il ReArm sarà speso in armamenti USA). In Cina immagino si stiano sfregando le mani, da lustri cercano di attuare un proprio soft power in Africa o America Latina e ora troveranno il loro compito assai facilitato. E, dopo aver visto il trattamento riservato agli amici (Europa, Canada, Ucraina) Paesi come l'India, piuttosto oscillanti, sino ad ora, rifletteranno molto di più.
In generale: il soft power non è solo stato un'autocelebrazione delle proprie virtù etiche (vere o supposte), ma uno strumento di politica estera usato a piene mani per costruire, mattone dopo mattone, l'egemonia USA nel mondo.
E ora, proprio la loro arma migliore, il soft power, l'essere forti perché buoni, viene smantellata dai cattivisti alla Casa Bianca. Il cattivismo al potere o, forse la fantasia al potere, ma la fantasia di un idiota.

da FB del 6 aprile 2025

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 11:09:32 pm 
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Il perché del Caos dei Dazi di Trump.

Una ragione del Trumpismo: il crescente populismo illiberale negli USA.

La seconda ragione: spaventare il mondo e proteggere dal giudizio delle magistrature, l'enorme potere delle Multinazionali che sarà sottoposto a giudizio per le molte, gravi, azioni che mettono in pericolo le democrazie.

Infine, predare soldi tanto comodi ai pessimi bilanci USA.
ggg

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 11:02:16 pm 
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Davide Riccardo Romano

Come sempre, i “crimini contro l’umanità” di Israele - come le bugie - hanno le gambe corte. Bastano poche ore o giorni per smentirli.
Basterebbe domandarsi come ci faceva uno dei killer del 7 ottobre in mezzo alle ambulanze. Perché non avevano avvisato gli israeliani della loro presenza. Perché 6 dei 15 uomini erano di Hamas. Perché non c’erano feriti dove erano presenti tre ambulanze.
Qui sotto la ricostruzione completa del perché il crimine è solo nella testa di chi lo denuncia.
—————
  Il 23 marzo, all’alba, un convoglio composto da ambulanze, un camion dei pompieri e un mezzo delle Nazioni Unite è stato colpito dal fuoco dell’IDF a Tel al-Sultan, nei pressi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dal New York Times e rilanciato in Italia da la Repubblica (Tonacci, Antoniucci, Serafini), il video trovato sul cellulare di uno dei soccorritori uccisi documenta l’arrivo dei mezzi con sirene e luci di emergenza accese. Dopo pochi istanti, il convoglio viene attaccato con raffiche di proiettili per diversi minuti. I soccorritori non erano armati e indossavano uniformi catarifrangenti con i simboli della Mezzaluna Rossa.
Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS), 15 operatori umanitari sono stati uccisi. I corpi, secondo quanto riportato dall’ONU e dalla stessa PRCS, sono stati trovati una settimana dopo in una fossa sabbiosa, vicino al luogo dell’attacco. Almeno alcuni presentavano ferite da arma da fuoco alla testa e legature ai polsi, compatibili con un’esecuzione a distanza ravvicinata.
La versione dell’IDF
L’esercito israeliano ha riconosciuto l’errore nella comunicazione secondo cui i veicoli si muovevano senza segnali di emergenza. In una dichiarazione successiva, l’IDF ha affermato che sei delle quindici persone uccise erano operative collegate a Hamas, tra cui Mohammad Amin Ibrahim Shubaki, coinvolto negli attacchi del 7 ottobre. Ha inoltre dichiarato che il convoglio si trovava in una zona di combattimento attiva, dove erano stati appena neutralizzati miliziani di Hamas, e che l’ingaggio è avvenuto in un contesto operativo complesso.
Le omissioni della Mezzaluna Rossa
Ci sono però elementi che meritano ulteriore chiarimento. La PRCS non ha reso noto il motivo per cui quel convoglio di emergenza, composto da numerosi mezzi e operatori, si trovasse proprio in quella zona e in quel momento, né ha comunicato perché non sia stata attivata la linea diretta di coordinamento con l’IDF. Tale canale, pensato proprio per evitare incidenti in aree di combattimento, è normalmente utilizzato da ospedali e servizi di emergenza attivi nella Striscia. L’assenza di questa comunicazione resta un nodo aperto.
Un’ipotesi che non può essere ignorata
Resta aperto il dubbio più inquietante, ma anche il più necessario da formulare: il convoglio colpito a Rafah potrebbe essere stato impiegato per l’estrazione di una cellula terroristica. Un’operazione di copertura ben congegnata, nella quale mezzi umanitari vengono usati per trasportare combattenti sotto mentite spoglie. Non sarebbe la prima volta. Se così fosse, si tratterebbe di un crimine di guerra che espone a rischio mortale anche i legittimi operatori sanitari e umanitari, trascinati in una zona grigia che Hamas ha contribuito a costruire scientemente.
L’uso delle ambulanze da parte di Hamas
A questo va aggiunto un contesto più ampio. In numerosi precedenti conflitti, sono emerse accuse documentate contro Hamas per l’uso improprio di ambulanze e strutture mediche a fini militari. Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, approvato a maggio 2024, ha condannato Hamas per l’uso militare delle strutture mediche e dei veicoli sanitari. Testimonianze risalenti alle operazioni “Piombo Fuso” (2008-2009) e “Margine Protettivo” (2014), così come intercettazioni e confessioni raccolte nel 2023 dall’IDF, indicano un uso sistematico di ambulanze per trasportare armi, cibo o miliziani. Un autista interrogato dall’IDF nel 2024 ha dichiarato che “gli ebrei non colpiscono le ambulanze”, facendo intendere la consapevolezza del vantaggio strategico legato all’uso improprio di questi mezzi.
Un filmato pubblicato online e verificato da fonti indipendenti mostra inoltre un’ambulanza nella stessa zona del convoglio attaccato trasportare un uomo armato con l’uniforme tipica delle brigate di Hamas. L’uomo scende dal veicolo e corre verso un gruppo di militari, prima di essere colpito. Il video, pur non direttamente collegato al caso del 23 marzo, solleva ulteriori interrogativi sull’uso delle ambulanze nei pressi di Tel al-Sultan.
Una domanda aperta
La presenza di operatori umanitari in un’area di guerra senza coordinamento pregresso con le forze israeliane, unita alla mancanza di spiegazioni da parte della PRCS, solleva una questione centrale: perché un convoglio tanto ampio si è avventurato in una zona ad alto rischio senza aver attivato il canale di comunicazione con l’IDF?
La tragedia di Rafah non può essere ridotta a un frame narrativo precotto, e ancora meno a una sentenza mediatica fondata su una sola versione. Ogni omissione, ogni selezione mirata di dettagli, ogni articolo che ignora le domande scomode – come ha fatto la Repubblica – contribuisce a costruire un racconto distorto, in cui il diritto internazionale viene evocato solo per accusare una parte. Chi scrive ha una responsabilità etica: non alimentare la zona grigia, ma illuminarla. Anche quando la luce rischia di essere scomoda.
Le redazione di Free4Future

da FB del 9 aprile 2025

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 06:48:18 pm 
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Gabriele Costantino

Io sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma quando succede ti prende sempre alla sprovvista e ci vuole un po’ di tempo per metabolizzare, ma alla fine è successo. Mi tocca dar ragione a Giorgia Meloni.
Dopo che la guerra di invasione della Russia nei confronti dell’Europa ha messo da parte il problema del Green Deal e della decarbonizzazione-2030, i dazi di Trump hanno messo da parte il problema della guerra di invasione della Russia. Vedremo cosa ed in quanto tempo metterà da parte i dazi di Trump.
Con l’aggravante che se la guerra e le sofferenze degli ucraini sono una cosa troppo seria per scherzarci su, la questione dei dazi è veramente una comica. A partire dal modo con cui sono stati annunciati (e calcolati, se si può usare il termine) fino alle reazioni surreali se non isteriche che la mossa ha generato.
Limitandoci all’Italia, bisogna osservare che praticamente tutto il farmaceutico e il chimico-fine sono fuori dall’applicazione delle tariffs. La cosmetica, che è uno dei beni più a rischio vista la natura voluttuaria, non pare particolarmente preoccupata non fosse per altro che il dazio è conputato sul valore di importazione e non sul prezzo al dettaglio, rendendo il 20% di tariff praticamente inavvertibile sul consumatore. E  la lista di esenzioni pubblicate dalla Casa Bianca riflette evidentemente la debolezza della decisione USA che è chiaramente esposta a ritorsioni commerciali su prodotti sensibili, suggerendo ancora una volta come la mossa di Trump, o chi per lui, sia fondamentalmente mirata a negoziazioni bilaterali, sulle quali è sempre in vantaggio rispetto a sfide globali.
Tuttavia, una dichiarazione di una qualche associazione di produttori alimentari, non mi ricordo quale, mi ha fatto sobbalzare. “Solo il 16% dei consumatori americani è disposto a subire un rincaro dei prezzi” Ma davvero?? Fishing for subsidy, direbbe Andreotti (veramente, avrebbe detto ‘a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca’).
La cosa mi fa pensare che un punto su cui ho letto poco, e quello che ho letto mi ha fatto rabbrividire, è la questione dei cambi.
I diversamente giovani si ricorderanno dei mutui immobiliari denominati in marchi tedeschi o in ECU. Quando i tassi di interesse in Italia viaggiavano tra il 10 e 12% annuo, le banche offrivano mutui denominati in valuta a tassi del 3-4%. Senonchè, quando nel 1992 (o era il 1993?) la lira fu svalutata del 25% per l’ultima volta, chi aveva sottoscritto il mutuo in ECU o in Marchi vide il capitale da rimborsare aumentato del 25%. Chi aveva il mutuo da 200 milioni, in una notte se lo trovo’ a 250 milioni.
Questo per ricordare che parlare di tassi e tariffe tra valute diverse è un gioco rischioso. Oggi il cambio euro/dollaro è 1.09, che è pressochè il valore medio degli ultimi 25 anni. Valore medio con oscillazioni pero’ molto alte. Quando l’euro iniziò il corso legale, il 1° gennaio 2002, il cambio era di circa 0.85. Nel corso degli anni, ed in particolare tra il 2007 ed il 2010 toccò diverse volte il valore 1.50, e per quasi tutto il secondo decennio di questo secolo si è mantenuto sopra 1.15 Questo vuol dire che ad un certo punto i consumatori americani hanno pagato il Sassicaia da 1000 euro 1500 dollari, mentre oggi lo pagano 1090 dollari. In qualche frangente lo hanno pagato 890 dollari. E quindi una tariff del 20% (sull’importazione, non sul listino) dovrebbe frenare dal consumo e giustificare l’isterismo attuale? E quando il cambio era 1.35, 1.40, 1.50, che si sarebbe dovuto dire?
In questo bailamme, un tizio che pare esser un famoso economista (ma pensa te) propone che Europa, Cina, Giappone, e Sud Corea (tipo i 4 amici al bar di Gino Paoli) si mettano d’accordo per far apprezzare  Euro, Yen, Yuan e Won rispetto al dollaro. Il famoso economista…
La logica, immagino e mi scuso con la Logica, dovrebbe esser quella di dire a Trump, vedi, noi riequilibriamo il nostro surplus commerciale facendo costare di piu’ i nostri prodotti; quindi, non serve che tu metta i dazi. Tipo quello che si tagliava i conquibus per far dispetto alla moglie.
A parte il fatto che -ammesso anche che la cosa funzioni- sarebbe meglio mantenere i dazi, almeno su resto del mercato globale l’euro rimarrebbe competitivo, la logica vorrebbe che si svalutasse la nostra moneta, non apprezzasse, al fine di neutralizzare il dazio e mantenere competitività di prezzo e di produzione.
A me pare che l’unica cosa che voglia Trump sia quella di far abbassare i tassi alla FED e negoziare bilateralmente. Le mosse attuali, messo in opera o suggerite dal resto del mondo, non fanno altro che aiutarlo.

da FB del 8 aprile 2025

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 06:46:02 pm 
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Paolo Porsia ha condiviso un ricordo.

Ricordatevelo. Non dimenticatelo. MAI.

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 06:42:30 pm 
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gabrylux
Cosa si nasconde nel cuore della roccia? ⌛
Tra il VII e l’VIII secolo, i monaci calabro-greci noti come acemeti, furono costretti a scappare dall'Impero Bizantino per sfuggire alle persecuzioni. Alla ricerca di un rifugio sicuro, trovarono accoglienza in questa terra rocciosa, dove iniziarono a scavare nella pietra per creare luoghi di preghiera e vita monastica.

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 06:39:36 pm 
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Simona Giannetti

Una lezione sul pacifismo. Da Il Foglio AI che da' la parola all'intelligenza artificiale su come avrebbe reagito Marco Pannella alle manifestazioni  dei pacifisti
"La pace va combattuta” è tanto scandalizzante quanto attuale.

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 inserito:: Aprile 09, 2025, 06:33:59 pm 
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La Follia (IL MALE) é al potere ...

FEDE E RAGIONE si devono incontrare!

ggiannig

 60 
 inserito:: Aprile 09, 2025, 05:50:04 pm 
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Libri

Insurrezione
Il populismo illiberale che sta facendo a pezzi l’America e la società aperta

di Robert Kagan
(Traduzione di Guido De Franceschi)
216 pagine, 19 Euro

Decine di milioni di americani hanno deciso di ribellarsi al sistema politico in vigore da più di due secoli negli Stati Uniti e hanno scelto come leader Donald Trump. Il loro obiettivo è il sostanziale smantellamento della democrazia liberale nata dalla Rivoluzione americana. La crisi provocata da questi umori insurrezionalisti potrebbe avere degli esiti devastanti e senza precedenti, ma, in realtà, questa lotta tra liberali e antiliberali che sta lacerando la nazione è vecchia quanto la Repubblica. La Rivoluzione americana, infatti, forgiando per la prima volta nella storia del mondo un sistema che, sulla base di principi radicali, si impegnava e si impegna nella protezione dei diritti di tutti gli individui di fronte al governo e alla comunità, suscitò fin da subito una reazione ostile da parte degli schiavisti, di alcuni movimenti religiosi e di quei molti americani che cercavano di proteggere le gerarchie tradizionali dalla forza livellatrice dei principi liberali. Anche in seguito, questa ostilità non si è mai spenta e l’idea secondo cui tutti gli americani condividono lo stesso impegno verso i principi fondativi della nazione è sempre stata un gradevole mito, o forse una nobile bugia. In realtà, molti americani hanno sempre rifiutato l’affermazione dei Fondatori secondo cui tutti gli uomini sono creati uguali e dotati di diritti inalienabili come quello alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Costoro hanno sempre mantenuto il desiderio di vedere gli Stati Uniti in termini etno-religiosi, come una nazione bianca e protestante. Il movimento che sostiene Trump non è quindi una stravagante novità: come se fosse uno spirito demoniaco in un romanzo di Stephen King, quel movimento, ora più visibile ora meno, è con l’America da sempre. Ma, oggi che ha preso il controllo del Partito repubblicano, rischia di distruggerla.

ROBERT KAGAN è senior fellow presso la Brookings Institution ed è un columnist del «Washington Post». Tre dei suoi libri sono stati tradotti in italiano da Mondadori: Paradiso e potere. America ed Europa nel nuovo ordine mondiale (2003), Il diritto di fare la guerra. Il potere americano e la crisi di legittimità (2004) e Il ritorno della storia e la fine dei sogni (2008). Ha lavorato per il Dipartimento di Stato americano dal 1984 al 1988. Vive in Virginia.

da - https://store.linkiesta.it/prodotto/insurrezione/

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