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 inserito:: Giugno 08, 2025, 06:05:46 pm 
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Post di Marco M. F.

Marco M. F.

LIBERTÀ E DEMOCRAZIA NON SONO PIÙ COMPATIBILI, PER LA DESTRA
La prima volta che ho sentito dire queste parole è stato dal Presidente Sergio Mattarella nel 2019 a Cremona, e oggi appaiono sempre più vere.
Il principio che muove oggi le destre europee e occidentali non è un progetto di società, ma una negazione mascherata di libertà e democrazia. L’unico credo che davvero le unisce è l’idea – più o meno esplicitata – che libertà e democrazia non siano più compatibili.
È un capovolgimento di senso: nel nome della libertà, urlata ad ogni comizio, si attacca la democrazia. Libertà come egoismo, come diritto individuale senza responsabilità, come arbitrio. Non come conquista collettiva, come strumento di emancipazione o come garanzia per tutti, soprattutto per i più deboli.
Il problema è che questa torsione semantica penetra sempre più in profondità in una società che ha smesso di esercitare spirito critico. La crisi della scuola, l’erosione del pensiero complesso, il predominio dell’immagine e dello slogan hanno consegnato una parte consistente della cittadinanza a una condizione di passività cognitiva. Si vota sulla base di emozioni, risentimenti, slogan ripetuti ossessivamente sui social. E le destre lo sanno benissimo.
È su questa banalizzazione sistematica che costruiscono il loro potere: ridurre ogni questione complessa – l’immigrazione, il cambiamento climatico, l’Europa, la povertà urbana, il lavoro – a una frase urlata, a un capro espiatorio, a un nemico. La politica si trasforma in un grande racconto di guerra culturale, dove chi ha perso potere d’acquisto o dignità cerca un colpevole, non una soluzione. E la destra glielo offre, ogni volta.
In tutto questo, ciò che davvero viene colpito è il cuore del progetto europeo: l’idea di mettere in comune alcune sovranità per affrontare insieme le sfide del nostro tempo. Sovranità come collaborazione, come responsabilità condivisa, come forza collettiva. Le destre non lo accettano. Non vogliono un’Europa capace di decidere, ma una somma di egoismi nazionali. In questo modo, condannano il continente all’impotenza geopolitica, alla vulnerabilità economica, alla marginalità tecnologica.
Per questo oggi la battaglia è culturale prima ancora che politica. Perché se le parole vengono svuotate, se la libertà diventa prevaricazione e la democrazia viene ridotta a voto senza pensiero, a consenso senza coscienza, allora la sconfitta è già avvenuta dentro ciascuno di noi.
SENZA LA RIAPERTURA DI SPAZI PER LA COMPLESSITÀ, PER IL DUBBIO, PER LA RESPONSABILITÀ CONDIVISA, PER LO SPIRITO CRITICO, NESSUNA DEMOCRAZIA PUÒ SOPRAVVIVERE.

La terza faccia della medaglia
tutto vero, ma non capisco perchè non ti accorgi che a sx fanno lo stesso, quando mettono i diritti davanti ai doveri o l'individuo davanti alla famiglia.

Luciano Prando
caro marco m. freddi sono sempre in estatica ammirazione dei suoi scritti retoricamente, linguisticamente, argomentativamente straordinari, che mi lascisno sempre il dubbio se lei condivida quello che scrive o faccia solo abilissima propaganda per anime belle piene di buoni sentimenti, soddisfatte di stare con lei tra gli eletti, gli intelligenti, amanti della giustizia per l'intero mondo, complimenti, e ancora complimenti! purtroppo in questa europa così come l'hanno voluta tedeschi ed olandesi, con la truffa dell'euro che li ha favoriti e li favorisce, con tutti gli altri paesi europei in deficit import-export nei loro riguardi, cioè derubati, con l'olanda che sorregge i propri bilanci grazie a iva e aggio sui dazi delle importazioni extra europee, accusare le destre di essere nemiche della democrazia in nome della libertà individuale e sovranista si connota come abilissima copertura della volontà autocratica, male oscuro storico della sinistra, messa al servizio di interessi stranieri.

Rispondi
Gianni Gavioli
Il SFASCISMO esaltato e diffuso come programma elettorale da 2 movimenti ben individuabili, sia a destra, sia a sinistra, sono accomodati su scranni Fascisti e ispirandosi allo SFASCIO dell'Esistente ci stanno distruggendo come Nazione e come Stato.
ggg

Rispondi
Marco M. Freddi
Gianni, se vuoi contribuire al dibattito, per cortesia, scrivi in modo che tutti possano comprendere.

Rispondi
Gianni Gavioli
Marco M. Freddi Io non voglio contribuire al dibattito, voglio provocarlo in voi (sono Euristico) ma se non comprendete chi sono i Sfascisti di oggi (fascisti di ieri) e non ricordate la campagna elettorale di Grillo e dei 5Stelle di oltre ventanni fa e cosa c'è nello Statuto della Lega circa la secessione, io ho già smesso di funzionare anche come provocatore. ciaooo

Rispondi
Marco M. Freddi
Caro Gianni, la provocazione – se autentica – è un gesto nobile, perché scuote, interroga, costringe a pensare. E il tuo modo di "essere euristico", come lo definisci, lo rispetto molto. Ma per provocare davvero occorre anche voler restare dentro il dialogo, non solo accenderlo per poi andarsene.
Hai ragione: c’è una continuità tra i "sfascisti" di oggi e i fascismi di ieri, anche se si mascherano da novità, da spontaneità, da rivolta contro il sistema. Ma sotto la patina resta intatto il disprezzo per le istituzioni, per la democrazia deliberativa, per i corpi intermedi, per il sapere.
E sì, la memoria conta. Conta ricordare il grillismo della prima ora, il culto dell’uomo solo al comando, la retorica contro tutto e tutti, l’attacco sistematico alla politica come mediazione. Conta ricordare la Lega che voleva la secessione, prima di diventare un’altra cosa ma con lo stesso impianto ideologico di fondo: mettere contro, separare, alimentare identità chiuse.
Io non smetto di cercare il confronto, anche quando è difficile. Non mi rassegno al rumore che soffoca il pensiero. Se tu sei stanco di provocare, allora forse tocca a noi restituire senso alla parola "dibattito": senza paura, senza insulti, ma con la forza di chi non dimentica e continua a credere che la politica sia ancora una cosa seria.

da FB

 52 
 inserito:: Giugno 07, 2025, 05:50:02 pm 
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Nicola Iuvinale

L'insegnamento che ha tratto il Partito Comunista Cinese dalla strage di Piazza Tienanmen.
In #Cina, la repressione del movimento studentesco del 1986 aprì la strada alla strage di Piazza Tienanmen il 4 giugno 1989.
In quell’anno, Deng Xiaoping espulse dal partito anche i principali intellettuali e, nel farlo, disse: “Quando parliamo di democrazia, non possiamo copiare quella borghese e non possiamo impegnarci nel triplice sistema di separazione dei poteri”, scrive Cai Xia.
Prima dei fatti di Tienanmen il PCC non aveva quasi nessun concetto di diritti umani e “fondamentalmente ripeteva a pappagallo le narrazioni dell’Unione Sovietica sull’argomento”.
La strage del 4 giugno 1989, quando l’esercito aprì il fuoco sui cittadini in protesta in Piazza Tiananmen e in altre parti di Pechino, sconvolse il mondo e causò reazioni immediate ovunque, che misero a fuoco la reputazione della Cina e ne deteriorarono improvvisamente l’ambiente internazionale.
La “luna di miele”, della politica di impegno tra Cina e Stati Uniti voluta da Nixon e Kissinger era iniziata nel 1979 e terminò con la strage del 4 giugno 1989.
Dopo la strage del 4 giugno, nessuno al Ministero degli Affari Esteri cinese fu in grado di scrivere un articolo in risposta alla condanna della comunità internazionale della violazione dei diritti umani da parte del PCC.
Fu un professore della Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese a sostenere, in un articolo per il ministero, l’argomentazione secondo cui “i diritti alla sussistenza e allo sviluppo sono superiori ai diritti umani”.
Ciò conferma esattamente l’affermazione di Deng Xiaoping secondo cui “i diritti sovrani sono superiori ai diritti umani”.
Questa è successivamente diventata la narrazione di base del PCC in materia: “il punto di vista dei diritti umani con caratteristiche cinesi”.
Il totalitarismo marxista-leninista.

Io rispondo:

LA DEMOCRAZIA AUTOREVOLE PARTECIPATA NON E' QUESTA DEMOCRATURA SOVRANISTA.
Gianni Gavioli  ·
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Dopo quella "piazza" la Cina si è sviluppata moltissimo, l'accettazione di questo sviluppo nella popolazione non la conosciamo, ma il tipo di cambiamento voluto dai vertici cinesi ha generato uomini e prodotti migliori, è un FATTO.
La Cina invade intere nazioni, tra cui noi Italia, senza bombardare, è un FATTO.
Nella Cina di oggi la cultura è probabile sia stata "adattata", ma è viva. È un FATTO.
Altri fatti cercateli voi.
Ma nel farlo chiedetevi anche: E NOI?
E qui mi fermo spero altri più capaci di me approfondiranno,  . . . forse.
ciaooo

P.S.: chiedetevi anche, perché aiuta a capirci, come mai in Italia e in Europa ci sono Folle di Filoputiniani e Branchi di Sfascisti anche, ma molto meno, trumpiani; ma non vi sono piazze di invasati di cinesi?
IO PENSO perché in Cina li hanno abituati a STUDIARE e a LAVORARE, ad ogni livello, fanno meno casino, non amano il Caos, cambiano i vertici con "discrezione".
Sono raffinati per questo alla fine vinceranno loro!
ggiannig
ciaooo

 53 
 inserito:: Giugno 01, 2025, 11:17:55 pm 
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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona più attiva

Centinaia di migliaia di elementi ProPutin sono stati, nei passati decenni, formati come mercenari e infiltrati nell'Europa Occidentale, Atlantica, Membro della Nato (che ci ha protetti sino ad ora) e alleata degli USA.

Ciò che ci viene imposto in modo visibile, oggi, da Influencer/Media, dalla Cattiva Politica Nazionale e Locale, da TV e testate di Parte, é una precisa strategia di guerra pensata e sviluppata per una Russificazione da Assimilazione Anticipatoria, di interi strati della popolazione europea.       
ggg
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 54 
 inserito:: Giugno 01, 2025, 05:40:50 pm 
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2 giugno, Mattarella: "Unità e dialogo sui valori della Costituzione"
Posta in arrivo
ggiannig <ggianni41@gmail.com>
   
12:24 (5 ore fa)
   
a me
Leggi la notizia su agi.it : https://www.agi.it/politica/news/2025-06-01/2-giugno-mattarella-dialogo-valori-costituzione-31670975/

 55 
 inserito:: Giugno 01, 2025, 05:39:15 pm 
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Maxi-raid di droni ucraini distrugge 40 aerei russi
Posta in arrivo
ggiannig <ggianni41@gmail.com>
   
17:36 (1 minuto fa)
   
a me
Leggi la notizia su agi.it : https://www.agi.it/estero/news/2025-06-01/ucraina-attacca-aeronautica-russa-negoziati-istanbul-31674052/
   

 56 
 inserito:: Maggio 29, 2025, 11:10:38 pm 
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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona più attiva

Centinaia di migliaia di ProPutin sono stati nei passati decenni, formati come mercenari e infiltrati nell'Europa Occidentale, Atlantica, Membro della Nato (che ci ha protetti sino ad ora) e alleata degli USA.
Ciò che ci viene imposto in modo visibile, oggi, da Influencer/Media, dalla Cattiva Politica Nazionale e Locale, da TV e testate di Parte, é una precisa strategia di guerra, pensata e sviluppata per una Russificazione da Assimilazione Anticipatoria, di interi strati della popolazione europea.       
ggg
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 inserito:: Maggio 28, 2025, 05:08:12 pm 
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Post di Gianni Gavioli


CULTURA, LAVORO, GIUSTIZIA, ETICA, AMBIENTE, GIOVANI; AVANTI OLTRE L'OGGI.
Gianni Gavioli  ·
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale
 
Informazione e condivisione
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Lorenzo Tosa

Roberto Saviano ha appena dato una risposta durissima (e sacrosanta) al vergognoso attacco di Fratelli d’Italia nei suoi confronti.
Ed è una risposta che merita di essere letta tutta perché non parla solo di Saviano. Parla di democrazia. Parla di violenza istituzionale. Parla di tutti noi.
“Disgusto. Fratelli d’Italia non è un partito ma una banda.
Questo post è uno schi**.
Ricordare l’impegno di Giovanni Falcone in questo modo? Dicendo: “Loro sono morti e quindi eroi, lui è vivo e quindi un mentitore”?
Questa è mentalità mafiosa.
Chi racconta il potere criminale, per loro “specula”? Questa è omertà.
Vogliono il silenzio e lo mascherano, millantando che chi racconta il male diffonde il male.
Ci cascano? Sì.
È facile: la colpa è della musica trap, della violenza nelle serie.
E non dell’estrema disoccupazione, dell’assenza di formazione?
In quale democrazia un partito può commemorare bersagliando?
Ma lo ripeto: Fratelli d’Italia non è un partito. È una banda.
E come una banda agisce: bersaglia, insinua, intimidisce.
Fratelli d’Italia ha da anni problemi gravi con il crimine organizzato, dal Piemonte alla Sicilia, da Anzio a Piacenza.
Dimenticano Giuseppe Caruso, esponente del partito, condannato in primo grado a 20 anni e poi a 12 in Cassazione come membro della ’ndrangheta.
Referente del clan Grande Aracri, era il politico di Fratelli d’Italia che si occupava – per conto delle ’ndrine – di ottenere finanziamenti europei per le loro imprese agricole.
E poi c’è Giovanni Acri, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Brescia, arrestato nel 2024 dall’Antimafia.
L’accusa? Era a disposizione della famiglia di ’ndrangheta dei Tripodi.
Ricuciva affiliati feriti durante conflitti a fuoco.
Obietteranno: “Figure locali.”
Ma sono proprio attraverso le figure locali mafiose che, da sempre, molti partiti (non tutti, ma molti) governano il consenso e controllano territorio e risorse.
Va raccontato anche questo: Acri si dimise per far entrare in consiglio comunale un uomo vicino a Carlo Fidanza.
In cambio, Fidanza assunse il figlio del medico accusato dall’Antimafia di Milano di essere un ’ndranghetista.
Fidanza – attualmente capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo – ha patteggiato una condanna per corruzione per quell’assunzione.
Fratelli d’Italia non è un partito con scelte antimafiose.
Solo retorica e facili commemorazioni.
È una banda.
Amica degli amici.
E come una banda si muove”.
Sottoscrivo ogni parola. Le sottoscriviamo in milioni. E, se volete colpire lui, dovete colpirci tutti.

 58 
 inserito:: Maggio 28, 2025, 10:42:08 am 
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Gianni Gavioli
Amministratore

Persona sempre più attiva

O questa Forza la si realizza, oppure noi si sparisce!
Ma non come Europa, bensì come SINGOLE DEMOCRAZIE.
Il trumputinismo, fuso come questo Orrendo termine, ha il preciso obiettivo di spezzarla, l'Europa, sia per derubarne le risorse, sia soprattutto per farsene collane di piccole, medie e grandi Democrature da tenere al loro guinzaglio.
Depravazione disumana che Non passerà!!!
Ma dipende da ognuno di noi.
ggiannig
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Gianni Gavioli
· Condiviso con Tutti
Dagli USA non dobbiamo scandalizzarci di nulla, uccidono i loro Presidenti e hanno fatto uccidere i nostri Politici e Giudici migliori.
Ma altri, peggiori, despota sono da evitare!!
Ci sono nemici e i loro emissari li abbiamo in casa.
La parte migliore di Noi, sa farsi rispettare dalla parte migliore degli Stati Uniti.
Il resto é scegliere e difendersi, mai fidarsi del tutto, di nessuno.
Farsi massacrare stupiti, é da stupidi.
ggg

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Marco Taradash
L’Europa che sogniamo, l’Europa che piangiamo, oggi nell’ennesimo fondamentale intervento di Draghi al Pe. L’Europa che stiamo perdendo ma che potremmo riconquistare se trovassimo un leader politico a fianco di Draghi.

Mario DRAGHI, ex primo ministro italiano ed ex presidente della Banca centrale europea.

Grazie. È un vero piacere essere di nuovo qui al Parlamento europeo per discutere il seguito della relazione sulla competitività dell'Europa.

Il contributo dei rappresentanti eletti è stato fondamentale nel processo di preparazione della relazione e molti membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali mi hanno contattato dopo la sua pubblicazione. Le vostre reazioni sono state inestimabili per aiutare a perfezionare le proposte e creare lo slancio per il cambiamento. Il vostro impegno sottolinea la forza delle democrazie europee e come abbiamo bisogno che tutti gli attori lavorino insieme per trasformare l'Europa. Da quando è stato pubblicato il rapporto, i cambiamenti avvenuti sono sostanzialmente in linea con le tendenze che vi sono state delineate. Ma il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale sostenuto dal rapporto è è diventato ancora maggiore.
Innanzitutto, il ritmo dei progressi nell'intelligenza artificiale, AI, ha subito una rapida accelerazione. Abbiamo visto modelli di frontiera raggiungere quasi il 90% di precisione nei test di riferimento per il ragionamento scientifico, superando i punteggi degli esperti umani. Abbiamo anche visto modelli diventare molto più efficienti, con costi di formazione che sono diminuiti di un fattore dieci e costi di inferenza di oltre un fattore dieci.
Per ora, la maggior parte dei progressi avviene ancora al di fuori dell' Europa. Otto degli attuali dieci migliori modelli linguistici sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due provengono dalla Cina. Ogni giorno che passiamo, la frontiera tecnologica si allontana da noi. Ma la riduzione dei costi è anche un'opportunità per noi di recuperare più velocemente. In secondo luogo, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40% da settembre e i margini sulle importazioni di GNL dagli Stati Uniti sono aumentati significativamente dall'anno scorso,
superando il 100%. Anche i prezzi dell'energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agiamo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica.
Ad esempio, durante la grave Dunkelflaute [verificarsi simultaneo di assenza di vento e oscurità] del dicembre dello scorso anno, quando l'energia solare ed eolica è scesa quasi a zero, i prezzi dell'energia elettrica in Germania sono aumentati di oltre dieci volte il prezzo medio annuale. Ciò, a sua volta, ha causato forti picchi di prezzo in Scandinavia,
con paesi che hanno dovuto esportare energia per colmare il divario, portando alcuni di loro a considerare la possibilità di rinviare i progetti di interconnessione. Parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche, sottolineando l'imperativo di sicurezza per sviluppare e proteggere le nostre reti.
Terzo, quando il rapporto è stato scritto, il tema geopolitico principale era l'ascesa della Cina. Ora l'UE dovrà affrontare le tariffe della nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, probabilmente. Ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione.
Inoltre, le tariffe statunitensi più elevate sulla Cina reindirizzeranno la sovrapproduzione cinese in Europa, colpendo ulteriormente le aziende europee. In effetti, le aziende più grandi dell'UE sono più preoccupate di questo
effetto che della perdita di accesso al mercato statunitense. Potremmo anche trovarci di fronte a politiche ideate per attirare le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. L'espansione della capacità industriale negli Stati Uniti è una parte fondamentale del piano del governo per garantire che i dazi non abbiano un effetto inflazionistico. E se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa.
Occorre far fronte a queste sfide. È sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un grado senza precedenti di coordinamento tra tutti gli attori, i governi nazionali e i parlamenti, la Commissione e il Parlamento europeo. La risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte. Con l'economia europea in stagnazione, mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla dimensione delle sfide e deve essere focalizzata sui settori che guideranno la crescita. Velocità, portata e intensità saranno essenziali. Dobbiamo creare le condizioni per far crescere le aziende innovative in Europa, piuttosto che farle rimanere piccole o trasferirle negli Stati Uniti.
Ciò significa abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere
per un mercato dei capitali più equo. Spesso siamo il nostro peggior nemico in questo senso. Abbiamo un mercato interno di dimensioni simile a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenzialeper agire su larga scala. Ma il FMI stima che le nostre barriere interne equivalgano a una tariffa del 45% circa per il settore manifatturiero e del 110% per quello dei servizi. E abbiamo scelto un approccio normativo che ha dato priorità alla precauzione rispetto all'innovazione, soprattutto nel settore digitale. Ad esempio, si stima che il GDPR [General Data Protection Regulation] abbia aumentato i costi dei dati del 20% per le aziende dell'UE. Abbiamo anche molti risparmi in Europa che potremmo usare per finanziare l'innovazione.Ma con poche eccezioni degne di nota, i nostri paesi si affidano principalmente ai prestiti bancari che generalmente non sono adatti a questo compito. Questo ci porta a inviare più di 300 miliardi di euro ogni anno in risparmi all'estero, perché qui mancano opportunità di investimento.
Dobbiamo aiutare le nostre aziende leader a recuperare il ritardo nella corsa all'innovazione indirizzando maggiori investimenti verso le infrastrutture informatiche e le reti digitali. L'iniziativa dei campioni dell'intelligenza artificiale dell'UE, recentemente annunciata, è un buon esempio di come il settore pubblico e quello privato possano lavorare insieme per contribuire a colmare più rapidamente il divario in termini di innovazione. Se agiamo con decisione e rendiamo l'Europa un luogo attraente per l'innovazione, abbiamo l'opportunità di invertire la fuga di cervelli che ha
attirato molti dei nostri migliori scienziati oltre Atlantico.
Il rapporto identifica diversi modi per espandere la nostra capacità di ricerca e, se lo faremo, la nostra tradizione di libertà accademica, l'assenza di orientamento culturale nei finanziamenti governativi, potrà diventare il nostro vantaggio comparativo. Successivamente, dobbiamo abbassare i prezzi dell'energia. Questo è diventato imperativo non solo per
le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. Si stima che il consumo energetico dei data center in Europa sarà più che triplicato entro la fine del decennio. Ma è anche sempre più chiaro che la stessa decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono portati avanti. Il rapporto individua una serie di ragioni per gli elevati prezzi dell'energia in Europa, al di là del fatto che l'UE non è un grande produttore di gas naturale.
Tra queste ragioni vi sono il coordinamento limitato dell'approvvigionamento nazionale di gas, il funzionamento del mercato dell'energia, i ritardi nell'installazione di capacità rinnovabile, le reti sottosviluppate, la tassazione elevata e gli alti margini finanziari. Questi e altri fattori sono tutti opera nostra e quindi possono essere modificati se abbiamo la volontà di farlo. Il rapporto propone diverse misure in tal senso: la riforma del mercato dell'energia, una maggiore trasparenza nel commercio dell'energia, un uso più esteso dei contratti di fornitura a lungo termine e degli acquisti a lungo termine di gas naturale, nonché massicci investimenti nelle reti e nell'interconnessione.
Chiede inoltre non solo una più rapida installazione delle energie rinnovabili, ma anche investimenti nella generazione di carico di base pulita e in soluzioni di flessibilità a cui possiamo attingere, laddove le energie rinnovabili non
generano energia. Allo stesso tempo, dobbiamo garantire condizioni di parità per il nostro settore delle tecnologie pulite, in modo che possa trarre vantaggio dall'opportunità della transizione. La decarbonizzazione non può significare la perdita di posti di lavoro verdi perché le aziende dei paesi con un maggiore sostegno statale possono conquistare quote di mercato.
Infine, il rapporto ha affrontato diverse vulnerabilità in Europa, una delle quali è il nostro sistema di difesa, dove la frammentazione della capacità industriale lungo le linee nazionali impedisce la necessaria scala. Anche se siamo collettivamente il terzo maggiore spenditore al mondo. Non saremmo in grado di soddisfare un aumento della spesa per la difesa attraverso la nostra capacità produttiva. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati. In alcune parti chiave della catena di fornitura, questo è uno dei tanti esempi in cui l'Unione Europea è meno della somma delle sue parti. Oltre ad agire per modernizzare l'economia europea, dobbiamo gestire la transizione per le nostre industrie tradizionali. Queste industrie rimangono importanti in Europa.
Dal 2012, i primi dieci settori con la crescita più rapida della produttività sono stati costantemente i cosiddetti settori della meat tech, come anche l'automotive e i macchinari. Il settore manifatturiero impiega anche circa 30 milioni di persone, rispetto ai 13 milioni degli Stati Uniti. E in questo mondo in cui le relazioni geopolitiche si evolvono rapidamente e il protezionismo è in aumento, mantenere industrie come quelle dell'acciaio e chimiche che forniscono input all'intera economia e sono fondamentali per la difesa, è diventato strategico.
Il sostegno alle industrie tradizionali è spesso descritto come una scelta binaria. Possiamo scegliere di lasciarle andare e permettere alle risorse di spostarsi verso nuovi settori, oppure possiamo sacrificare lo sviluppo di nuove tecnologie e alla fine rassegnarci a una crescita permanentemente bassa. Ma la scelta non deve essere così netta. Se realizziamo le riforme per rendere l'Europa più innovativa, molti dei compromessi tra questi obiettivi si allenteranno. Ad esempio, se sfruttiamo le economie di scala del nostro mercato UE e integriamo il nostro mercato energetico, i costi di produzione diminuiranno ovunque. Saremo quindi in una posizione migliore per affrontare le potenziali ricadute, ad esempio fornendo energia a basso costo alle industrie ad alta intensità energetica. Se offriamo un tasso di rendimento più competitivo in Europa e in mercati dei capitali più efficienti, i nostri risparmi rimarranno naturalmente in patria.
Avremo quindi una più ampia disponibilità di capitali privati per finanziare sia le nuove tecnologie che le industrie consolidate che mantengono un vantaggio competitivo. E se rimuoviamo le nostre barriere interne e aumentiamo la nostra produttività, la crescita contribuirà ad aumentare il nostro effettivo spazio fiscale. Questo ci darà una maggiore capacità di finanziare progetti che servono il bene pubblico, ma che il settore privato difficilmente toccherà, come la decarbonizzazione dell'industria pesante.
Per fare un esempio, il rapporto ha stimato che aumentare la produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe i costi fiscali per i governi, finanziando così gli investimenti necessari di un terzo. Allo stesso tempo, rimuovere le barriere interne renderà i moltiplicatori fiscali di questi investimenti. È ampiamente dimostrato che i moltiplicatori fiscali diminuiscono con l'apertura commerciale, poiché una parte dell'impulso fiscale sarà compensata da maggiori importazioni. E l'economia europea è molto aperta al commercio. Più del doppio del livello degli Stati Uniti, il che è sintomo dei nostri elevati dazi interni. Con l'espansione del nostro mercato interno, effettivamente limitato, le aziende dell'UE hanno cercato all'estero opportunità di crescita, mentre le importazioni sono diventate relativamente
più attraenti a causa della riduzione delle tariffe esterne. E se decidessimo di abbassare queste barriere interne, assisteremmo a un forte riorientamento della domanda verso il nostro mercato.
In questo modo l'apertura commerciale diminuirebbe naturalmente e la politica fiscale diventerebbe proporzionalmente più potente.
La Commissione ha recentemente lanciato la sua bussola della competitività, che abbraccia questo programma. Gli obiettivi della sono pienamente in linea con le raccomandazioni del rapporto e segnalano un necessario riorientamento delle principali politiche europee.
È ora importante che la Commissione riceva tutto il supporto necessario, sia nell'attuazione di questo programma che nel suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario è enorme, 750-800 miliardi all'anno, è una stima prudente.
Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione propone una gradita razionalizzazione degli strumenti di finanziamento dell'UE, ma non sono previsti nuovi fondi UE. Il metodo proposto consiste nel combinare gli strumenti dell'UE con un uso più flessibile degli aiuti di Stato, coordinati da un nuovo strumento europeo. Anche se speriamo che questa contrazione fornisca il sostegno finanziario necessario, il successo dipenderà dal fatto che gli Stati membri
utilizzino lo spazio fiscale di cui dispongono e siano disposti ad agire in un quadro europeo.
Ma la Commissione è solo un attore. Può fare molto per garantire aree di competenza esclusiva, come il commercio, la concorrenza politica. Ma non può agire da sola. Il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i governi nazionali devono stare al suo fianco. Il Parlamento ha un ruolo chiave nel rendere più rapide le decisioni dell'UE.. Se seguiamo le nostre consuete procedure legislative, che spesso richiedono fino a 20 mesi, le nostre risposte politiche potrebbero essere superate non appena prodotte.
Contiamo anche sul Parlamento affinché agisca da protagonista, costruisca unità politica, crei slancio per il cambiamento, richieda conto delle esitazioni ai responsabili politici e realizzi un programma d'azione ambizioso. Possiamo far rivivere il nuovo, lo spirito del nostro continente. Possiamo riacquistare la nostra capacità di difendere i nostri interessi e possiamo dare speranza ai nostri cittadini. I governi nazionali e i parlamenti del nostro continente, la Commissione europea e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in questo momento cruciale della storia europea. Se uniti, saremo all'altezza della sfida e vinceremo. Grazie.


da facebook

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 inserito:: Maggio 24, 2025, 06:03:08 pm 
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Post di Marco

Marco M. Freddi

LA CHIESA E IL MITO DELLA FAMIGLIA “NATURALE”. UN POTERE POLITICO (QUELLO MORALE LO HA PERSO ORMAI DA DECENNI) CHE HA GIA’ PERSO IL CONTROLLO DEI CORPI.
La Chiesa Cattolica non difende la famiglia: difende un dogma, una dottrina scritta da maschi. Un dogma che non ha nulla a che fare con l’amore, la scienza o i diritti umani, ma con la conservazione di un potere millenario basato sul controllo dei corpi, delle coscienze e delle strutture sociali. Quando parla di “famiglia naturale”, la Chiesa non cita un’evidenza storica o biologica — perché non esiste — ma impone un modello funzionale alla sua dottrina. Un modello che, per secoli, ha giustificato la subordinazione della donna, la repressione della sessualità, l’omofobia istituzionalizzata e l’oppressione di chiunque sfuggisse alla norma.
La retorica della famiglia “anteriore a ogni società civile” è una menzogna colossale. La famiglia, come la intendiamo oggi, è un costrutto culturale in continua evoluzione: dalle comunità matriarcali preistoriche alle famiglie allargate del Medioevo, dalle unioni omosessuali nell’antica Grecia alle moderne famiglie arcobaleno. La Chiesa ha semplicemente sacralizzato un modello specifico — patriarcale, eteronormativo, gerarchico — per cementare il suo ruolo di intermediaria tra Dio e l’umanità. Un ruolo che oggi vacilla, perché la società ha smesso di chiedere il permesso alla teologia per definire cosa sia giusto, sbagliato o normale.
La scienza, che la Chiesa ha sempre osteggiato (da Galileo ai contraccettivi), oggi dimostra ciò che i dogmi non possono accettare. Le famiglie omogenitoriali funzionano. Decine di studi confermano che il benessere dei bambini dipende dalla qualità delle relazioni, non dal genere dei genitori (American Psychological Association, 2023). La sessualità non è binaria. La biologia stessa mostra uno spettro di identità di genere e orientamenti sessuali (Nature, 2022). I diritti riproduttivi salvano vite. L’accesso alla contraccezione e all’aborto riduce mortalità materna e povertà (OMS, 2023).

EPPURE, LA CHIESA CONTINUA A COMBATTERE QUESTE VERITÀ, ALLEANDOSI, COME È SEMPRE STATO, CON GOVERNI REAZIONARI E MOVIMENTI SOVRANISTI. PERCHÉ?
Perché “Dio, Patria e Famiglia” non è uno slogan innocuo: è un’arma politica. Un modo per unire conservatorismo religioso e nazionalismo, trasformando la paura del diverso in consenso elettorale. Le destre globali — da Meloni a Orban, da Trump ai fondamentalisti sudamericani — sfruttano il vocabolario cattolico per legittimare leggi discriminatorie, attaccare i diritti LGBTQ+, criminalizzare l’autodeterminazione femminile. In cambio, la Chiesa ottiene influenza, privilegi fiscali e una rinnovata centralità nella sfera pubblica che ancora oggi, influenza le attività parlamentari.

MA COSA RAPPRESENTA DAVVERO LA CHIESA PER LE PERSONE REALI, AL DI LÀ DELLA RETORICA?
Un’istituzione che ha coperto abusi sessuali sistemici, preferendo proteggere i propri preti piuttosto che i bambini. Un’entità che ancora nega i diritti delle donne, opponendosi al divorzio, alla pillola abortiva, persino al sacerdozio femminile abbassando così il titolo di testosterone in una realtà malata. Un potere che si erge a giudice morale, mentre accumula ricchezze in paradisi fiscali e stringe accordi con regimi autoritari.
La famiglia “vera” non è quella che la Chiesa idealizza, ma quella che resiste nonostante i suoi ostacoli: madri single, coppie omosessuali, genitori adottivi, nonni che crescono nipoti abbandonati. Persone che costruiscono legami senza chiedere il permesso a un’istituzione che, per secoli, ha insegnato a vergognarsi di amare.

IL PROBLEMA NON È CHE LA CHIESA “NON SA LEGGERE I TEMPI”. IL PROBLEMA È CHE NON VUOLE.
Perché ammettere il cambiamento significherebbe ammettere di aver sbagliato. Di aver perso tempo a condannare invece che ad ascoltare. A escludere invece che ad accogliere.
La buona notizia è che la società sta andando avanti lo stesso.
SENZA CHIEDERE IL PERMESSO. CON O SENZA LA BENEDIZIONE DEL VATICANO.

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 inserito:: Maggio 24, 2025, 05:51:59 pm 
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Marco M. Freddi

LA CHIESA E IL MITO DELLA FAMIGLIA “NATURALE”. UN POTERE POLITICO (QUELLO MORALE LO HA PERSO ORMAI DA DECENNI) CHE HA GIA’ PERSO IL CONTROLLO DEI CORPI.
La Chiesa Cattolica non difende la famiglia: difende un dogma, una dottrina scritta da maschi. Un dogma che non ha nulla a che fare con l’amore, la scienza o i diritti umani, ma con la conservazione di un potere millenario basato sul controllo dei corpi, delle coscienze e delle strutture sociali. Quando parla di “famiglia naturale”, la Chiesa non cita un’evidenza storica o biologica — perché non esiste — ma impone un modello funzionale alla sua dottrina. Un modello che, per secoli, ha giustificato la subordinazione della donna, la repressione della sessualità, l’omofobia istituzionalizzata e l’oppressione di chiunque sfuggisse alla norma.
La retorica della famiglia “anteriore a ogni società civile” è una menzogna colossale. La famiglia, come la intendiamo oggi, è un costrutto culturale in continua evoluzione: dalle comunità matriarcali preistoriche alle famiglie allargate del Medioevo, dalle unioni omosessuali nell’antica Grecia alle moderne famiglie arcobaleno. La Chiesa ha semplicemente sacralizzato un modello specifico — patriarcale, eteronormativo, gerarchico — per cementare il suo ruolo di intermediaria tra Dio e l’umanità. Un ruolo che oggi vacilla, perché la società ha smesso di chiedere il permesso alla teologia per definire cosa sia giusto, sbagliato o normale.
La scienza, che la Chiesa ha sempre osteggiato (da Galileo ai contraccettivi), oggi dimostra ciò che i dogmi non possono accettare. Le famiglie omogenitoriali funzionano. Decine di studi confermano che il benessere dei bambini dipende dalla qualità delle relazioni, non dal genere dei genitori (American Psychological Association, 2023). La sessualità non è binaria. La biologia stessa mostra uno spettro di identità di genere e orientamenti sessuali (Nature, 2022). I diritti riproduttivi salvano vite. L’accesso alla contraccezione e all’aborto riduce mortalità materna e povertà (OMS, 2023).

EPPURE, LA CHIESA CONTINUA A COMBATTERE QUESTE VERITÀ, ALLEANDOSI, COME È SEMPRE STATO, CON GOVERNI REAZIONARI E MOVIMENTI SOVRANISTI. PERCHÉ?
Perché “Dio, Patria e Famiglia” non è uno slogan innocuo: è un’arma politica. Un modo per unire conservatorismo religioso e nazionalismo, trasformando la paura del diverso in consenso elettorale. Le destre globali — da Meloni a Orban, da Trump ai fondamentalisti sudamericani — sfruttano il vocabolario cattolico per legittimare leggi discriminatorie, attaccare i diritti LGBTQ+, criminalizzare l’autodeterminazione femminile. In cambio, la Chiesa ottiene influenza, privilegi fiscali e una rinnovata centralità nella sfera pubblica che ancora oggi, influenza le attività parlamentari.

MA COSA RAPPRESENTA DAVVERO LA CHIESA PER LE PERSONE REALI, AL DI LÀ DELLA RETORICA?
Un’istituzione che ha coperto abusi sessuali sistemici, preferendo proteggere i propri preti piuttosto che i bambini. Un’entità che ancora nega i diritti delle donne, opponendosi al divorzio, alla pillola abortiva, persino al sacerdozio femminile abbassando così il titolo di testosterone in una realtà malata. Un potere che si erge a giudice morale, mentre accumula ricchezze in paradisi fiscali e stringe accordi con regimi autoritari.
La famiglia “vera” non è quella che la Chiesa idealizza, ma quella che resiste nonostante i suoi ostacoli: madri single, coppie omosessuali, genitori adottivi, nonni che crescono nipoti abbandonati. Persone che costruiscono legami senza chiedere il permesso a un’istituzione che, per secoli, ha insegnato a vergognarsi di amare.

IL PROBLEMA NON È CHE LA CHIESA “NON SA LEGGERE I TEMPI”. IL PROBLEMA È CHE NON VUOLE.
Perché ammettere il cambiamento significherebbe ammettere di aver sbagliato. Di aver perso tempo a condannare invece che ad ascoltare. A escludere invece che ad accogliere.
La buona notizia è che la società sta andando avanti lo stesso.
SENZA CHIEDERE IL PERMESSO. CON O SENZA LA BENEDIZIONE DEL VATICANO.

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