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 inserito:: Marzo 22, 2024, 12:43:20 am 
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Iole S. C. Solo le generazioni giovani, No.

Il mio/nostro PROGETTO ha bisogno di MAESTRI DI IMPEGNO, MATURI . . . anche.

Sia tra i trenta "fondatori", sia nella piattaforma virtuale, base per i delegati regionali.
Hai letto i miei due Gruppi Tematici al riguardo?
ggiannig

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 inserito:: Marzo 21, 2024, 05:11:56 pm 
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Usare pretesti utilizzabili come "panem et circenses" per il cattivo consenso, sono Armi di Distrazione di Massa", del più becero sfascismo, in circolazione da tempo, di pensatori antiStato, AntiEuropei e AntiOccidentali , attivi da più decenni.

Cos'altro scrivere, non facciamogli pubblicità, il SUD non lo vuole adesso.

Prima del ponte gli spettano altre infrastrutture.

ggg

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 inserito:: Marzo 21, 2024, 12:10:59 am 
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Foglio, Twitter
Fenomenologia di Calenda, l’indignato contro tutti

editorialista   
di ALESSANDRO TROCINO

Il centro che un tempo si definì pomposamente «terzo polo», senza mai essere stato terzo e neanche polo, volendola prendere dal lato psicologico, ha un disturbo istrionico della personalità. È ricco di leader vivaci, teatrali, entusiasti, intelligenti e spesso affascinanti. Gente che cerca sempre di essere al centro dell’attenzione, e quando disgraziatamente non lo è, si deprime. E a quel punto partono strali, accuse, si maramaldeggia o ci si indigna. Parliamo di Matteo Renzi ma qui ci concentriamo sull’ex partner, Carlo Calenda.

Calenda ha fondato un partito dal nome «Azione», paradossalmente ispirato al Partito d'Azione che fu di Ferruccio Parri, personalità di grande rigore morale, padre della patria, ma anche uomo moderato e sobrio. Il presidente del governo della Resistenza, nel ‘45, sentiva la responsabilità di guidare la nazione verso la ricostruzione morale e materiale, superando le lotte di partito e le diversità ideologiche. E Calenda? L’uomo è dotato di personalità fumantina, avversioni irriducibili, convinzioni fermissime che però, per uno strano fenomeno della fisica, tendono inevitabilmente a spostarsi dal punto di partenza.

L’ultima mossa di Calenda, al seguito dell’amico-nemico Renzi, è stato il sostegno a Vito Bardi, tra i peggiori presidenti di Regione nel gradimento Swg, appena ricandidato dal centrodestra in Basilicata. Il leader di Azione dice di aver chiamato Elly Schlein al telefono, ma lei non rispondeva. Di fronte a questo gravissimo oltraggio, ha deciso di chiamarsi fuori. Anche perché ha denunciato vibratamente il veto posto nei suoi confronti dal Movimento 5 Stelle. Incredibile a dirsi: dopo che ha definito Conte «un pessimo presidente del Consiglio», «un immorale», un «protoputinista che ha gettato i soldi nel superbonus», dopo averlo irriso simulando il suo accento — «le promesse di sussidi gratuidamente» —, aver spiegato che «la sua politica mi fa orrore», Conte ha inspiegabilmente posto il veto su di lui.

A quel punto Calenda se l’è presa con il Pd e si è detto «abbastanza schifato». Già proprio così, come categoria politica ha usato lo «schifo», come un grillino qualunque. Da politico molto intelligente, ma rovinato dall’intelligenza e dall’esuberanza, si è trasformato nel suo alter ego Crozza, che rivendica stentoreamente la sua serietà, girando a vuoto. Calenda, se non fosse per i toni, somiglia a Roman Roy (Jeremy Strong), il figlio di Logan in Succession, molto sicuro di sé eppure completamente instabile, immaturo e ambizioso, capace di entrare in una spirale autodistruttiva sempre più intricata. Anzi, come ha scritto efficacemente qualcuno sui social, assomiglia a tutti e quattro i figli di Logan contemporaneamente, un ammasso di ego e di aspirazioni personali che si alleano e si tradiscono in continuazione, in un girotondo infernale.

Nel 2020 scrisse «I mostri», un bel libro con un elenco di bersagli infinito: non gli piaceva il «ridicolo bluff» della democrazia diretta M5s, «la leadership svogliata» del Pd, il sovranismo della Lega, il renzismo «mastelliano», il populismo dei sindacati, Confindustria «condannata all’irrilevanza», la stampa moribonda. Nel tempo ha definito Francesco Boccia «un inetto», Renzi «una persona ridicola», gli elettori di Salvini «matti», il candidato di Azione Alberto Veronesi «un incapace», il sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri «un incompetente e inutile».

Nei giorni scorsi, dopo aver denunciato con vigore ed efficacia l’asse giallo-verde, da Putin a Trump, nella foga di attaccare i 5 Stelle, rei di convergere pericolosamente sulla Lega, Calenda si è inalberato, si è infuriato, è arrossito per la rabbia, ha sparato frasi velenose e definitive. Poi, si è voltato e ha annunciato il suo appoggio alla Lega e alla destra della Basilicata. Si è schierato, insomma, con quel Bardi che i suoi di Azione hanno cannoneggiato fino a ieri mattina, definendolo «bluff». Ha deciso di appoggiare gli stessi sovranisti che flirtano con Putin e che combatte, lancia in resta, da mattina a sera. Del resto, se in Sardegna appoggiava Renato Soru con +Europa contro Pd-M5S, in Abruzzo ha aderito al campo largo del centrosinistra, se in Basilicata ha appoggiato il «destro» Bardi gas-entusiasta, in Puglia è stato alleato con il «sinistro» no Tap Michele Emiliano. A Frosinone, nel luglio 2022, aveva spiegato che «persino i Fratelli d’Italia sono meglio dei 5 Stelle» e coerentemente ha deciso di sostenere la giunta di destra del forzista Riccardo Mastrangeli. A Massa, invece, ha appoggiato con entusiasmo il leghista sovranista Francesco Persiani.

Naturalmente sostiene che decide di volta in volta, sulla base dei programmi e dei contenuti. Ma il sospetto è che decida sulla base di passioni momentanee e incazzature. Perché Calenda è uomo più da innamoramento che da amore, per citare Alberoni. Enrico Letta ancora non si è ripreso del dietrofront del 2022, ma non si contano i patti siglati con serietà e coerenza e poi rotti in una girandola di tric e trac e di insulti, da Emma Bonino allo stesso Renzi. Per Giuliano Ferrara l'uomo è spesso «tradito da un fondo di moralismo valdese».

Può darsi, ma resta un peccato. Perché Calenda è stato una promessa della politica, un buon ministro, un leader competente e appassionato. Però la politica — quella vera, quella dei compromessi, degli accordi, della fatica della mediazione — è un’altra cosa. La questione non è tanto il trasformismo, normale e talvolta persino necessario in politica, ma la postura di coerenza, e l’irascibilità, il disprezzo in parte giustificabile ma diventato ossessione e ripulsa etica per i grillini, l’istinto epidermico che prende il posto della razionalità rivendicata, il nadir dell’iperbole sdegnata versus lo zenit del cinismo dalemiano.

Il Calenda «schifato» da una politica che gli fa «orrore» è, come scrive Lercio, lo stesso che finisce per «stabilire i parametri delle alleanze disegnando un cerchio attorno a se stesso». L’uomo, insomma, ha umori altalenanti e l’astio facile, programma, progetta e sogna ma poi si fa trascinare dalla collera, dalla disillusione, tanto da far temere che da un momento all’altro rinneghi il suo partito, che si ribelli e rompa l’alleanza con Calenda, indignato da se stesso, con la stessa coerenza con la quale si è proposto come leader e rinnovatore e federatore del centro.

Da -    Rassegna stampa da Foglio Twitter   

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 inserito:: Marzo 18, 2024, 04:51:42 pm 
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Valentina Vlahović
Ricercatrice, Giornalista free lance presso Universitè de Nice
Aggiornato

Quali sono gli Stati con i peggiori regimi di dittatura?

Sarò troppo banale e scontata, ma tanti si sono dimenticati le dittature più ovvie del secolo scorso, forse perché non le ritengono tali, o peggio ancora le esaltano e le idealizzano. Questo in ordine di crudeltà ed efferatezza
1) Terzo reich (Germania, 1933–1945)
La base della sua ideologia era lo sterminio totale di un intero popolo, bambini compresi, sui quali venivano fatti terribili esperimenti e sottoposti a torture indicibili. Vittime non furono solo singole popolazioni, come Ebrei e Rom, o future vittime di questo olocausto sarebbero state le genti di etnia Slava (dai Russi ai Bulgari, centinaia di milioni di persone all'epoca!), e molto probabilmente, sarebbe toccato successivamente agli Africani, Arabi e probabilmente anche agli Italiani, finche' i soli sopravvissuti sarebbero stati i Tedeschi stessi.
Inoltre, furono massacrati anche tanti Tedeschi, colpevoli solo di avere preferenze sessuali non conformi al regime, o di essere disabili fisici e psichici, o peggio ancora, dissidenti. E i massacri venivano compiuti con modalità particolarmente crudeli.
2) Stalinismo (URSS, 1924–1953)
Ha completamente travisato e rivoltato come un cappotto dei nobili ideali, almeno in teoria, in nome dei quali sono morti milioni di persone, seppellendo con milioni di morti una Idea Rivoluzionaria che si proponeva di cambiare completamente la Storia dell'Umanità, così come fece la Democrazia Ateniese e la Rivoluzione Francese e Americana.
Questi si comportò proprio come i nemici stessi che aveva rovesciato, gli Zar, se non peggio, deificò la sua persona come un faraone Egizio, e fece massacrare giusto coloro che avevano contribuito maggiormente a rovesciare l'autocrazia zarista. Nessuno prima o dopo di lui ha massacrato più Comunisti, Socialisti, Anarchici, Operai, Contadini, deboli e oppressi…
Fu senza dubbio il peggior nemico del Comunismo che la Storia abbia mai avuto, ed é lui che ha affossato per sempre i nobili ideali Socialisti e Anarchici, da Babeuf a Proudhon, da Marx a Bakunin.
3) Fascismo (Italia, 1922–1943)
Una ideologia folle e distruttiva, che ha provocato immani disastri nel nostro Paese e nel Mondo di cui ancora si pagano le conseguenze.
Essa esaltava l'ignoranza e la cieca obbedienza, già al suo nascere compì atroci e gratuiti delitti, si accaniva verso gli oppositori con una violenza belluina, e inoltre, essendo di base razzista e nazionalista, esaltava ingiustificatamente l'etnia Italica e il giovane Stato italiano, come se fosse il popolo più virtuoso del pianeta, richiamandosi peraltro a un passato truce e sanguinario (che non apparteneva certo solo al popolo Italiano) come quello dell'Impero Romano.
Per via della sua megalomania, sono morti milioni di innocenti mandati al massacro per guerre che non volevano (il Popolo Italico era per sua natura non bellicoso e anticolonialista), ha deportato migliaia di Eberi, i quali hanno convissuto per secoli pacificamente con gli Italiani, sancendo le terribili leggi razziali del 1938 (caso unico nella Storia d'Italia, paese culturalmente assai tollerante e mai razzista) ha orrendamente massacrato con torture indicibili donne e bambini nella ex Jugoslavia (i nazisti stessi inorridivano per le inumane violenze su di loro commessi, lo stupro era la prassi, venivano sventrate donne incinte etc..), in Albania, in Libia, in Somalia e Etiopia: verso questi ultimi futono addirittura usati i terribili gas nervini, arma alla quale ne' i nazisti e tantomeno i giapponesi hanno fatto mai ricorso.
4) Pol Pot (Cambogia, 1975–1979)
Forse e' chi ha massacrato più persone relativamente alla popolazione e allla durata del regime. Fece fuori un quinto della popolazione Cambogiana, circa 2 milioni fra uomini, donne e bambini, colpevoli solo di aver studiato, di non volere fare i contadini e gli operai.
Benché' nominalmente si definiva Comunista, la quale ideologia esaltava l'istruzione e la Cultura, e avesse ben tre lauree alla Sorbona, egli odiava visceralmente ogni forma di conoscenza ed esaltava l'ignoranza e l'analfabetismo. A volte bastava solo portare gli occhiali per essere massacrati da squadre di feroci ragazzini adolescenti, a volte bambini, i terribili khmer rossi, i quali venivano a loro volta "educati" con metodi assai coercitivi.
La Cambogia poi fu successivamente liberata da un'altro regime Comunista, quello Vietnamita, visto che gli occidentali, in primis gli USA che avevano provocato altri lutti in quella regione, chiusero gli occhi.
5) Ustaša (Croazia, 1941–1945)
Regime poco conosciuto in Italia, in quanto fu creato, appoggiato e foraggiato dal fascismo italiano stesso, di cui Ante Pavelić (nella foto), il poglavnik (duce) Croato, si ispirava. Ma in quanto a crudeltà ed efferatezze, compiute a danno di Ebrei, Serbi, Rom, Musulmani, Albanesi, e persino Croati stessi, non era secondo a nessuno. Le crudeltà degli ustaša (insorti in Italiano), facevano inorridire persino gli stessi nazisti e fascisti, in quanto gratuite ed efferate e infierite verso i più deboli, soprattutto donne, bambini, disabili e malati, che venivano torturati e massacrati ancora più ferocemente degli altri. La caratteristica principale di questi squadristi era la loro codardia, pavidità, maramaldaggine e vigliaccheria, che non tardò a manifestarsi qualora i loro alleati erano in difficoltà. Erano capaci solo di infierire sui più deboli, e quando furono sconfitti, piangevano e invocavano pietà, fingevano di pentirsi.
Inoltre si avvaleva della forte alleanza e benedizione con la chiesa di Roma, e del papa Pio XII, il cui primate di Croazia, Alojzije Stepinac, era complice e colluso con il regime, e lo appoggiava apertamente, benedicendo la marmaglia ustaša e le loro armi nella Cattegrale di Zagabria. Fu beatificato addirittura da Giovanni Paolo II.
Furono loro, contrariamente a quel che si crede, i primi a usare il metodo delle foibe, usato poi successivamente dai criminali che combattevano nelle file partigiane titine. Gli Italiani stessi hanno conteggiato fra le vittime delle foibe anche quelle di questo regime e dei fascisti, che sin dal 1941 cominciarono a gettare nelle cavità carsiche Ebrei, Serbi, Antifascisti, Rom etc…. Successivamente il regime Titoista, con la copertura dell'occidente e anche dell'Italia, nascose le sue malefatte e anche quelle degli ustaša stessi: infatti Tito, Croato di nascita, lo fece fuggire, finchè poi fu ucciso in Spagna nel 1957 da Blagoje Jovović, un četnico Serbo (i četnici era un movimento nazionalista, razzista e di destra in Serbia).
Costoro hanno poi continuato le loro nefaste imprese in tempi recentissimi, durante le guerre balcaniche, sotto la guida di Franjo Tuđman (Croazia, 1990–1999), altro criminale, il quale, insieme a Slobodan Milosevic (Serbia, 1991–2000), Radovan Karadžić (Srpska Republika di Bosnia, 1992–1996) Hashim Thaçi (Kosovo 1994- ancora in carica!!!), meriterebbero a tutto titolo di finire in questo nefasto elenco. Invece spresso sono considerati padri della patria nei rispettivi paesi, al pari di Garibaldi e Mazzini, e in un caso (Kosovo) ancora in carica!
6) Maoismo (Cina, 1949–1976)
Se è vero che i regimi socialimperialisti hanno causato milioni di morti, la Cina maoista ne fu il principale artefice, causando essa stessa oltre l'80% del totale delle vittime. Costui, sulle orme di Stalin, dal quale successivamente si distaccò, si comportò come un dio vivente, come i suoi predecessori, i Celesti Imperatori dell'Impero del dragone.
Era accecato da una assurda e nefasta ideologia, pur essendo un inetto e incapace, quindi molto piu' dannoso dei dittatori precedenti. Era incerto e insicuro su tutto, cambiava idea continuamente facendone pagare il prezzo alla intera popolazione, era un megalomane che sovente sopravvalutava le capacità del Paese.
A suo tempo la Cina era uno stato prevalentemente contadino, analfabeta ed arcaico, e lui, con il cd. "grande balzo in avanti", pretendeva, attraverso una raffazzonata pianificazione, di industrializzare il Paese in brevissimo tempo (5 anni al massimo!), imponendo alla popolazione crisi, carestie, fame, che causarono fra il 1959 e 1961 dai 15 ai 50 milioni di morti (a seconda delle fonti).
Successivamente, con la cd. "rivoluzione culturale" (molto amata dai movimenti maoisti negli anni 70, che originarono terrorismo rosso e nero, e alcuni dei leader, fra i quali Alessandro Meluzzi e Giampiero Mughini, sono fra i piu' famosi commentatori TV, e non mi sorprende che siano di destra…), cominciò la sua personale paranoia: fece processare migliaia di funzionari, persino alcuni fra i suoi parenti, dando un potere immenso all'Autorità Giudiziaria, potere che in Cina si é rafforzato ancorpiú al giorno d'oggi.
La Cina odierna é infatti una dittatura giustizialista, dove governa incontrastato il potere giudiziario. Lo stesso Xi Jin Ping era un Magistrato. Questo perchè i Cinesi sono per loro natura iperlegalisti e giustizialisti, e il partino non è altro che un CSM sotto falso nome.
Questo per me deve essere un monito a tutti gli amanti del giustizialismo e a tutti coloro che in nome della Giustizia vorrebbero essere governati proprio dalla Magistratura…
7) Regime Militare di Augusto Pinochet (Cile, 1973–1990)
Regime sudamericano fra i più crudeli ed efferati, anche se non operava per conto proprio, ma delegato dalle grandi multinazionali minerarie, petrolifere e alimentari, fra le quali la Coca Cola company e le sette sorelle.
Nel 1970 fu democraticamente eletto in Cile il presidente Salvador Allende, il quale aveva intenzione di nazionalizzare tutte le imprese strategiche, allora in mano a multinazionali USA, di investire in Sanità, Istruzione e lotta alla povertà. Questi riuscì parzialmente nei suoi intenti, fin quando i potentati economici che allora affamavano il paese sudamericano pretesero che l'allora amministrazione USA guidata da Richard Nixon finanziasse un colpo di stato militare, fornendo cospicui finanziamenti per la rielezione del presidente americano (elezione truccata notoriamente come rivelato dallo scandalo Watergate).

Altresì l'economista Milton Freidman, padre del liberismo selvaggio e della "reganomics" anni 80, voleva operare in quel paese un azzardato esperimento, tramite i suoi allievi e seguaci (i "Chicago boys") di completa e estrema privatizzazione di ogni risors, compresa scuola, sanità, ordine interno, carceri etc…, esperimento che si rivelò fallimentare e causò migliaia di morti per fame e carestia.
Ma vi era anche di peggio: il generale Cileno fece deportare, internare, torturare barbaramente e uccidere centinaia di migliaia di Cileni, con torture di stampo medioevale che non sto qui a descrivervi per delicatezza. Ha ridotto il suo paese in uno stato miserabile, era profondamente corrotto e colluso sia con le multinazionali "legali" che con i cartelli di narcotrafficanti. Purtroppo ancora oggi ha i suoi sostenitori, paradossalmente piú in Italia che nel Cile stesso.
Fico Dittatura di Nicolae Ceaușescu (Romania, 1965–1989)
Formalmente aderente all'ideologia Socialista, questi non era altri che un folle tiranno megalomane, che con la moglie Elena (nella foto) e la sua imbelle e corrotta famiglia ridusse alla fame, a stenti e povertà l'intera popolazione Romena, causando decine di migliaia di morti non solo per fame e stenti (negli anni 80 i Romeni mangiavano carne di topo), ma soprattutto per ferocissime torture, sofferenze e umiliazioni fatte dalla sua terribile guarda pretoriana, la cd. "Securitate", una banda di sgheri capace delle più efferate e gratuite barbarie.
Questi aveva come riferimento il sanguinario Impero Romano, e prendeva a modello i feroci Imperatori: infatti spese gran parte delle risorse in opere inutili e faraoniche, fra le quali il palazzo del parlamento di Bucarest (l'edificio più grande del mondo), tanto che la Romania stessa fu espulsa addirittura dal patto di Varsavia per manifesta imbecillità.
Lui e la sua famiglia vivevano negli agi più sguaiati, trash e volgari, soprattutto i suoi figli, era protetto dall'occidente in quanto si era distaccato dal blocco sovietico, e fece milioni di dollari di debiti che pagava puntualmente, togliendo tantissime risorse al Paese e alla popolazione. La Romania era un Paese ricco, colto e florido prima di lui, produceva oro e petrolio, alla fine e' diventato il paese piu' miserabile d'Europa, miseria dalla quale non si é ancora ripreso.
9) Dittatura militare Argentina (Argentina, 1976–1983)
Ebbe vari dittatori, fra i quali il più feroce era Jorge Rafael Videla (nella foto), poi seguito da Roberto Viola, Calos Lacoste, Leopold Galtieri, Alfred Oscar Saint Jean, e infine Reynaldo Bignone, fu caratterizzata da una particolare efferatezza e ferocia. Fece massacrare, sparire, gettando nell'oceano vivi da aerei militari un numero imprecisato di oppositori, soprattutto giovani e adolescenti. Se quresti avevano figli questi ultimi venivano adottati da altri militari ed educati ai loro metodi crudeli: infatti gran parte di loro divennero successivamente arditi sostenitori di questa epoca oscura.
Tale dittatura fu causata anzitutto dalla debolezza di Isabelita Peron, ex moglie di Juan Peron, ma non all'altezza della precedente, la mitica Evita, la quale non riuscì a mantenere l'indipendenza e l'equidistanza garantita allora dal marito e dalla sua precedente moglie. Per questo poi intervennero le multinazionali USA, che cominciarono a cogliere l'occasione per sfruttare le enormi risorse del Paese, allora il più ricco, colto, evoluto, civile ed avanzato dell'America Latina, he aveva una prosperità pari ai paesi Europei. Formalmente la dittatura fini con la imbelle guerra delle Falkland/Malvinas, ma il disastro e l'impoverimento del paese potenzialmente più ricco del Sud America continua ancora oggi…

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Per descrivere il personaggio nella foto riporto solo alcune sue frasi. Non credo che abbisognino di ulteriori commenti:
1)„Non esistono le guerre sporche. Esistono le guerre giuste e quelle ingiuste. Il cristianesimo crede nelle guerre giuste. La nostra fu una guerra giusta.“
2) „In ogni guerra ci sono persone che sopravvivono, altre che rimangono invalide, altre che muoiono e altre che spariscono.“
3) „Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi.“
4) „Dobbiamo evitare il gioco pendolare del passato tra governi militari forti e governi civili deboli e demagogici. Questa è la nostra strategia.“

Origine: Jorge Rafael Videla frase #2043169
Origine: Jorge Rafael Videla frase #2043170
Origine: Jorge Rafael Videla frase #2043172
Origine: Jorge Rafael Videla frase #2043171

10) Dittatura Nord-Coreana (Corea del Nord, 1948, in vigore)
Non potevo non finire con una dittatura tuttora esistente…
Un regime mascherato da socialista, ma in realtà governato da una dinastia ereditaria che si é auto-divinizzata, e i loro leader sono considerati qualcosa di più che semplici presidenti o regnanti umani, bensì, secondo le più arcaiche tradizioni orientali, una sorta di divinità terrene.
Questo stato si formò successivamente alla sanguinosa guerra di Corea, combattuta dall'esercito USA contro militanti finanziati da URSS e Cina, e fu il primo nefasto prodotto di quella che fu la guerra fredda. Essa divise definitivamente il Paese in due parti, ciascuna fedele a una superpotenza. Tale divisione, tuttavia, a differenza della Germania, fu mantenuta, dopo il crollo dell'URSS, principalmente per volontà cinese e americana, e anche perché al nord oramai si era sedimentato quel terribile e surreale regime di cui sopra.
Anche se molte efferatezze di questo lunghissimo e ormai ultra-sessantenario regime sono ben note, e' utile ricordare che gran parte della popolazione vive in stato di estrema povertà, non ha alcun diritto, lavora in regime schiavistico per mantenere gli agi della famiglia e per le enorme spese militari, che servono periodicamente a minacciare il mondo con armamenti nucleari strategici che possono arrivare a colpire Europa e Stati Uniti. E per questo che tale regime sopravvive, tramite questo turpe ricatto nucleare. Tuttavia, é un mistero su chi abbia permesso che uno staterello così ridicolo si possa essere armato così (ma non é l'unico, si pensi a Israele, Iran, India e Pakistan…), senza la complicità solidale delle tre maggiori superpotenze…

Da – https://it.quora.com/Che-differenza-c%C3%A8-tra-regime-autoritario-e-dittatura

 75 
 inserito:: Marzo 18, 2024, 02:33:45 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Loredana S. in questo Gruppo si tratterà (se troviamo specialisti competenti) molto di Intelligenza Artificiale.

Prima di cercare di cambiarla sarà meglio la si conosca.

Posso/siamo contare sulla tua partecipazione Attiva al GRUPPO, "indipendente", che sto proponendo di formare, all'ombra dell'OLIVO POLICONICO?

I vasi polifonici sono un metodo di potatura dell'Olivo, al fine che la luce del sole giunga in ogni sua parte interna, con grandi vantaggio per la produzione dell'intero albero.
Proprio il contrario della improduttività delle correnti che agiscono nell’ombra interna ai partiti.   

ciaooo
ggianni41@gal.com

 76 
 inserito:: Marzo 17, 2024, 11:33:04 pm 
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RUSSIA  13 gennaio 2024

Confermata la morte del giornalista Gonzalo Lira, detenuto in Ucraina dal regime di Kiev

La Redazione de l'AntiDiplomatico
 
Confermata la morte del giornalista Gonzalo Lira, detenuto in Ucraina dal regime di Kiev
I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!
Il giornalista cileno-statunitense Gonzalo Lira, che copriva il conflitto in Ucraina ed era critico le pratiche del regime di Kiev, è morto in una prigione ucraina, secondo quanto riferito da diverse fonti, che citano il padre. Successivamente, il Dipartimento di Stato USA e il Ministero degli Esteri cileno hanno confermato la sua morte.
"È stato torturato, vittima di estorsione, tenuto in isolamento per 8 mesi e 11 giorni e l'ambasciata statunitense non ha fatto nulla per aiutare mio figlio. Il responsabile di questa tragedia è il dittatore Zelenski, con il consenso di un presidente statunitense rimbambito, Joe Biden", ha scritto il padre.
Secondo la lettera pubblicata dal giornalista Alex Rubinstein, Lira aveva una polmonite bilaterale, uno pneumotorace e un caso molto grave di edema. Nella lettera si legge che le malattie si sono aggravate a metà ottobre e le autorità carcerarie lo hanno ignorato fino al 22 dicembre.
"Gonzalo Lira, padre, dice che suo figlio è morto all'età di 55 anni in una prigione ucraina, dove era detenuto per il reato di aver criticato i governi Zelenski e Biden. Gonzalo Lira era un cittadino statunitense, ma l'amministrazione Biden ha chiaramente appoggiato la sua detenzione e la sua tortura", ha scritto il giornalista statunitense Tucker Carlson sul suo account X.
Dopo le prime notizie sulla sorte del giornalista, il Dipartimento di Stato nordamericano ha confermato a Sputnik che Gonzalo Lira è morto in Ucraina. Tuttavia, si è rifiutato di fornire ulteriori informazioni, citando la necessità di rispettare la famiglia del defunto.
Lira viveva a Kharkov e curava un blog con lo pseudonimo di "CoachRedPill", ma è passato ai commenti su YouTube dopo lo scoppio del conflitto ucraino. Nel maggio 2023 è stato arrestato dal Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) con l'accusa di "screditare" le autorità e le forze armate ucraine.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ricordato che questa non era la prima volta che Lira scompariva, poiché il 15 aprile 2022 era stato arrestato da membri dell'SBU.
Per poi aggiungere che "hanno confiscato i suoi computer portatili e lo hanno privato dell'accesso a tutti i suoi account, ma poi lo hanno rilasciato a causa dell'ampia pubblicità che i media hanno dato alla sua scomparsa".
La Russia è convinta che le autorità del regime di Kiev siano le principali responsabili della morte del giornalista cileno-statunitense, ha dichiarato la rappresentanza diplomatica russa presso le Nazioni Unite.
Secondo i diplomatici di Mosca, gli Stati Uniti, alleati dell'Ucraina, cercheranno di mettere a tacere la morte del loro cittadino, che criticava la politica occidentale.
Diverse personalità pubbliche, secondo quanto riporta Sputnik, hanno fatto reagito alla morte in un carcere del regime di Kiev di Gonzalo Lira.
"L'amministrazione Biden avrebbe potuto recuperare Gonzalo Lira con una telefonata, ma non ha mosso un dito. Il governo ucraino sapeva quindi di poter agire impunemente. Tuttavia, la pura sfacciataggine di uccidere un cittadino statunitense in custodia rivela un regime criminale", ha denunciato l'uomo d'affari, autore e investitore David Sacks.
Il miliardario statunitense Elon Musk ha risposto a questo messaggio, definendo la situazione "un disastro".
Il figlio dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Donald Trump Jr, ha affermato di sperare in una copertura adeguata dell'accaduto da parte dei media statali, ma si è detto sicuro che questo non accadrà mai.
"Quindi ora permettiamo ai nostri beneficiari di assistenza sociale stranieri come Zelenski di uccidere i nostri cittadini e i nostri giornalisti?", ha chiesto Donald Trump Jr.
L'inazione del governo statunitense nel caso di Gonzalo Lira ha fatto arrabbiare anche lo scienziato e analista economico statunitense Chris Martenson, che ha definito l'amministrazione Biden "pura malvagità e un disastro morale".
“Gonzalo era uno dei buoni, assassinato da un dittatore da quattro soldi e dalla negligenza degli Stati Uniti”, ha poi aggiunto.
"Gonzalo Lira è morto oggi in una prigione ucraina per la sola colpa di essere un giornalista che voleva che il mondo conoscesse la vera natura del regime nazista in Ucraina (...) Voleva solo la verità, voleva solo la giustizia. Riposa in pace amico mio", ha affermato l’analista Angelo Giuliano.
Iln commentatore politico statunitense, Jackson Hinkle, ha affermato che la situazione di Gonzalo Lira lo ha ispirato a "esporre la verità sull'impero guerrafondaio degli Stati Uniti".
"Non dimenticherò mai ciò che Zelenski e il suo governo nazista ucraino ti hanno fatto per volere dell'amministrazione Biden. Sei stato imprigionato, torturato, e infine ucciso per aver detto la verità", ha denunciato Hinkle.
Il primo vicepresidente della Commissione per lo sviluppo dei Mass Media e delle Comunicazioni di Massa della Camera civica russa, Alexandr Malevich, ha proposto di candidare il giornalista al Premio mondiale per la libertà di stampa. "Presenteremo la nostra candidatura all'UNESCO nei prossimi giorni".

Da –
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-confermata_la_morte_del_giornalista_gonzalo_lira_detenuto_in_ucraina_dal_regime_di_kiev/45289_52314/

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 inserito:: Marzo 17, 2024, 11:29:05 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Arlecchino
Di falsità, di odio e di cattiveria, si parla troppo poco.
La nostra società ne è piena, ma l'indifferenza non ci difende da coloro che la praticano, la cattiveria.

Ci sono al potere "personaggi" che la cattiveria e l'egoismo egocentrico l'hanno scritte in faccia.
Democraticamente dobbiamo far sciacquare quelle bocche, risanare quei cervelli e dopo lavare quelle facce da physique du rôle, ormai sgualcito.

Dobbiamo imparare a distinguere, non accettare provocazione e difenderci con gli strumenti istituzionali che le Forze dell’Ordine e la Magistratura sono incaricate di attivare a difesa dei cittadini. 
ggiannig

Io su FB il 1° marzo 2024

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 inserito:: Marzo 17, 2024, 10:45:56 pm 
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Opinióne Pùbblica

Enciclopedia on line

Opinióne Pùbblica Giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini, o anche questa maggioranza stessa. Il concetto di opinione pubblica, intesa anche come sistema di credenze sulla cosa pubblica, nasce con l'idea moderna di democrazia rappresentativa, definita da J. Locke come governo dell'opinione.

L'opinione pubblica è tale non solo perché del pubblico (diffusa fra i molti o fra i più), ma anche perché tendenzialmente indirizzata al pubblico: in quanto, cioè, costituisce un’intelaiatura di valori, un sistema di credenze sulla cosa pubblica.

 A partire dall’inizio del Novecento fiorì tutta una serie di studi sui rapporti fra opinione pubblica e società di massa in campo specialmente sociologico e psicologico (G. Le Bon, G. Tarde, F. Tonnies, C.H. Cooley, W. Lipmann), che diedero impulso a una grande varietà di ricerche empiriche e di programmi applicativi basati sulle tecniche della propaganda, del sondaggio e del marketing, intese ad analizzare o a manipolare gli stati dell’opinione pubblica nelle diverse arene, economiche o politiche, in cui si manifestano. Con lo sviluppo degli strumenti di comunicazione di massa, il problema dell’opinione pubblica diventa essenzialmente quello di capire le modalità (critiche o passive, cognitive o emotive) attraverso cui i diversi ‘pubblici specializzati’ interagiscono con i flussi d’informazione, nonché gli esiti di questa interazione sulla struttura della società.

Approfondimento di Luciana Giacheri Fossati
Il concetto di opinione pubblica può essere utilizzato sia per indicare l'insieme delle idee che un determinato agglomerato umano (città, nazione, gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento, sia l'insieme delle persone che costituiscono la collettività che giudica, in base ai riferimenti culturali, sociali, religiosi ed economici, i fatti che accadono. Si tratta di un'espressione che si riferisce, dunque, a un concetto complesso e ambivalente che, a seconda dei contesti, può variare e assumere significato e senso diverso.

La formazione del concetto
Il concetto di opinione pubblica cominciò a prendere forma in Europa in seguito alla crisi dei regimi assoluti e alla formazione dei moderni Stati nazionali (tra il 17° e il 18° sec.), dotati di strutture centralizzate, di solidi apparati burocratici, amministrativi e militari. La formazione dell'opinione pubblica è infatti strettamente collegata all'organizzazione di una società moderna, complessa e articolata nella quale gli individui possano esprimere, in quanto collettività, giudizi sia sulla politica del governo che su tutti gli altri temi culturali, religiosi e sociali. Il processo si è sviluppato nel tempo in seguito alle profonde trasformazioni economiche e sociali, all'aumento dell'alfabetizzazione, alla formazione di circoli politici e culturali e alla diffusione della stampa, con modalità e tempi diversi nei vari paesi. Con l'affermazione della borghesia, all'inizio del Settecento, si era aperto un dibattito teorico sui limiti dei poteri dello Stato e sui diritti degli individui. Il tema del rapporto tra sfera pubblica e privata, con tutte le sue implicazioni come il nodo del rapporto tra morale e politica, comincia da quel momento ad assumere un ruolo centrale.

Una delle prime riflessioni risale al filosofo inglese J. Locke che, nel Saggio sulla intelligenza umana, attribuì all'opinione pubblica una funzione di controllo nella società, stabilendo una distinzione precisa tra la legge morale, espressa appunto dall'opinione pubblica, e la legge civile, emanazione del potere politico, distinzione poi ripresa da I. Kant, che pose l'accento sull'"uso pubblico della ragione in tutti i campi". Si cominciava ad affermare l'importanza della 'pubblicità', cioè del coinvolgimento politico e della funzione di controllo dei cittadini nei confronti del potere costituito. Questo tema fu poi ripreso e approfondito nei primi decenni dell'Ottocento dalle correnti liberali inglese e francese, con i filosofi E. Burke, J. Bentham, B. Constant e F.-P.-G. Guizot attenti a sottolineare il rapporto tra opinione pubblica e potere costituito, tra informazione e libertà di stampa. Nella seconda metà dell'Ottocento il pensiero liberale cominciò a evidenziare come l'opinione pubblica, conseguenza dello sviluppo dello Stato democratico, potesse avere anche risvolti negativi. Già studiosi, come A. de Tocqueville nella Democrazia in America o J.S. Mill nel saggio Sulla libertà, avevano notato come l'opinione pubblica potesse condizionare il grado di autonomia degli individui.
 
L'evoluzione nel Novecento
Nel corso del Novecento il concetto di opinione pubblica si è evoluto e modificato in rapporto alle trasformazioni economiche e politiche, ai conflitti bellici che hanno coinvolto tutti i paesi imponendo la partecipazione delle masse, nonché all'influenza sempre più organica e massiccia dei mezzi di comunicazione sulla società. Nel 1922 il sociologo americano W. Lippmann pubblicò il saggio L'opinione pubblica, in cui esaminava il rapporto stabilitosi nelle società avanzate tra un pubblico diventato sempre più diversificato e i mezzi di comunicazione. A questo proposito egli osservava che necessariamente "ciò che l'individuo fa si fonda non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date". I mezzi di comunicazione - all'epoca soprattutto i giornali - potevano svolgere un ruolo preponderante nella formazione ma anche nella manipolazione della collettività. Emergeva qui chiaramente la consapevolezza del ruolo preminente che i mezzi di comunicazione, in quanto emanazioni di forze economiche, politiche, religiose ecc., erano in grado di esercitare all'interno della società di massa.

Lo studio pionieristico di Lippmann fu poi ripreso negli anni Sessanta, in un contesto fortemente caratterizzato dalla concorrenza sempre più dinamica tra i mezzi di comunicazione, dal filosofo tedesco J. Habermas, esponente della scuola di Francoforte. Nella sua opera Storia e critica dell'opinione pubblica (1962), Habermas analizza la trasformazione della sfera pubblica, dal punto di vista dello Stato sociale e dei mutamenti delle strutture della comunicazione, sotto l'influenza dei media (stampa, radio, cinema e televisione). Secondo Habermas nelle società industriali avanzate il confine tra sfera pubblica e privata tende sempre più ad assottigliarsi, e l'opinione pubblica perde in misura crescente il suo valore democratico a causa della martellante influenza dei mezzi di comunicazione.

Il mondo 'in rete'
La rivoluzione telematica all'inizio del 21° sec. ha impresso una svolta nel mondo della comunicazione e nel rapporto con il pubblico. Un processo complesso, non privo di forti squilibri e di contraddizioni, nel quale l'antagonismo sempre più frenetico tra i media va di pari passo con il formarsi continuo di canali paralleli e con la rapidità eccezionale dei mezzi informatici.
Le analisi sul mondo giovanile, per es., evidenziano una disaffezione sempre più marcata nei confronti dell'informazione giornalistica ufficiale e una crescita esponenziale della ricerca individuale di aggiornamento in tempo 'reale' in ambiti diversificati. Internet può rappresentare un importante percorso alternativo nel mondo della comunicazione offrendo ai lettori nuove opportunità di controllo nei confronti dei media. In questa fase il richiamo all'opinione pubblica tende a essere utilizzato a fini più pratici e mirati, come nei sondaggi politici, sociali e pubblicitari.

Da treccani.it
Gianni Gavioli
 



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 inserito:: Marzo 17, 2024, 05:07:24 pm 
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Mattarella: "Ripristinare il rispetto dei diritti umani. Le guerre vanno fermate"
Il messaggio del Presidente della Repubblica alla cerimonia in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale, della Costituzione, dell'inno e della Bandiera Nazionale: "Le istituzioni sono chiamate, per prime, a dare esempio di responsabilità e unione".


Meloni: "Rinnovare il nostro impegno verso un'Italia sempre più unita"

Federica Valenti17 marzo 2024

AGI - Le guerre in Ucraina e Medio Oriente minacciano di "coinvolgere la comunità internazionale" e "vanno fermate". L'appello, netto, di Sergio Mattarella arriva nel giorno in cui l'Italia celebra l'unità nazionale, la Costituzione, l'inno e la bandiera. Il messaggio del capo dello Stato, che chiede il "ripristino del rispetto dei diritti umani e del diritto" sul piano internazionale, è accompagnato anche da un richiamo, altrettanto netto, ai valori di "unita' e collaborazione" tra le istituzioni, a livello nazionale, e al ruolo svolto dall'integrazione europea come "cornice di garanzia" delle domande di "democrazia e giustizia sociale" contenute nei "venti di indipendenza e libertà che attraversarono l'Europa nei secoli scorsi". "Il 17 marzo celebriamo il 163mo anniversario di nascita del nostro Paese, al quale le battaglie che vi fecero seguito in tutto l'arco del Risorgimento avrebbero consentito di essere finalmente unito", ricorda il capo dello Stato, che stamame ha deposto una corona di alloro davanti al milite ignoto durante una cerimonia all'Altare della patria cui hanno preso parte i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. "La giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera riassume i valori di indipendenza, sovranità popolare, libertà, giustizia, pace, coniugati in oltre un secolo e mezzo di percorso impervio e difficile e mirabilmente riassunti nella Costituzione repubblicana", sottolinea Mattarella, ricordando come "generazioni generose furono protagoniste del nostro essere Italia, sino a quelle che, senza esitazioni, seppero scegliere la causa della Liberazione nella Seconda guerra mondiale". "E, oggi, Costituzione, inno degli italiani e Tricolore simboleggiano la Repubblica italiana - aggiunge -. Più vero sarà l'ideale della nostra unità, più ricco di opportunità sarà l'avvenire del popolo italiano. Le istituzioni sono chiamate, per prime, a dare esempio di collaborazione e responsabilità, di unione nel servizio al bene comune""I venti di indipendenza e libertà che attraversarono l'Europa nei secoli scorsi, con le domande di democrazia e giustizia sociale che le hanno accompagnate, hanno trovato nel percorso della integrazione europea la cornice di garanzia - ricorda poi Mattarella -. Oggi, siamo di fronte a sfide non dissimili da quelle che vennero affrontate allora. La crescente e terribile situazione di instabilita' caratterizzata da aggressioni sempre più sanguinarie, in Ucraina come in Medio Oriente, minacciano di coinvolgere tutta la comunità internazionale. Queste guerre vanno fermate, affinchè si ripristini il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, a garanzia della vita di ogni popolo". "Celebriamo con orgoglio la nostra amata patria e i numerosi avvenimenti che portarono allo sviluppo unitario di un popolo e di una nazione", tiene a sottolineare il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "E' importante promuovere ogni giorno i valori di democrazia e libertà che trovano consacrazione nella nostra Costituzione. Storia, identità e tradizione: auguri alla nostra Italia e a tutti gli italiani", aggiunge. 'Identitario' il messaggio scelto dal presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. "Preserviamo il patrimonio identitario del nostro Paese rappresentato dalla miriade di culture e tradizioni locali che contraddistinguono le nostre comunità - afferma Fontana -. E' un tesoro che va orgogliosamente custodito e tramandato". In partenza per Il Cairo per la missione europea con Ursula von der Leyen, Meloni, sui social, tiene a ricordare come "il giorno dell'unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera", sia "fondamenta dell'identità nazionale". "Un giorno per rinnovare il nostro impegno verso un'Italia sempre più unita, per guardare al futuro con fiducia, consapevoli che insieme possiamo superare qualsiasi sfida e liberare le migliori energie della nostra nazione. Viva l'Italia unita, forte e fiera", sottolinea la premier. "Nella 'giornata dell'unità nazionale, della Costituzione dell'inno e della bandiera' è opportuno rimarcare il ruolo che l'attuazione piena, in ritardo di 23 anni, del Titolo V della Costituzione - attraverso l'autonomia regionale e la definizione e l'introduzione dei 'Livelli essenziali delle prestazioni' - sarà il vero e solo strumento per arrivare a unità nazionale non solo a parole ma nei fatti concreti e quotidiani, realizzando una vera coesione a livello nazionale", osserva, dal canto suo, il ministro leghista per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.

Da FB del 17 marzo 2024.

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 inserito:: Marzo 16, 2024, 06:43:59 pm 
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Sardegna: l'arte del negoziato tra i segreti della vittoria di Todde

Dietro la mediazione per il rientro dei progressisti dell'ex sindaco di Cagliari Zedda al Campo largo ci sono 'pontieri' come Roberto Deriu, autore di un libro premonitore

Roberta Secci
12 marzo 2024

Roberto Deriu

REGIONALI SARDEGNA

AGI - C'è un negoziato durato sottotraccia per almeno 4 mesi dietro la vittoria di Alessandra Todde alle elezioni regionali del 25 febbraio scorso in Sardegna. Le trattative che hanno ricondotto i Progressisti dell'ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda dalla 'Rivoluzione gentile' di Renato Soru al Campo largo si sono rivelate decisive sul piano dei numeri. Alla resa dei conti, quei quasi 21 mila voti e il 3% di una delle forze che più di altre ha marcato l'opposizione al centrodestra uscente in Consiglio regionale hanno avuto un peso determinante. E dietro quella lunga mediazione ci sono 'pontieri' come Roberto Deriu, 54 anni, di Nuoro come Todde, rieletto al suo terzo mandato nel suo collegio con oltre 1.900 voti.

L'autunno scorso, prima della campagna elettorale, il consigliere uscente del Pd ha scritto un agile saggio di una settantina di pagine, poi pubblicato a gennaio, dal titolo profetico: 'Vincere in politica con la trattativa. Impara a trionfare in otto semplici mosse', un distillato dell'arte del negoziato politico, risultato di 18 anni di esperienza nella Scuola politica 'Chimera', poi assorbita in quella intitolata al compianto leader dei Radicali, Marco Pannella, di cui Deriu è stato amico negli ultimi anni di vita. "Mi definiva un cattolico-liberale", ricorda l'esponente dem che considera Pannella l'esponente culturale "più effervescente che io abbia mai conosciuto".
"Io mi considero un moderato - con le persone - e nel contempo un radicale - coi problemi", si racconta Deriu all'AGI.
"Non mi piacciono le mezze soluzioni e tendo a prendere il toro per le corna". D'altronde nel suo libro il consigliere regionale indica tre requisiti per chi vuole praticare la politica: passione, pazienza e audacia, cui si aggiungono un'adeguata formazione, fascino personale e salute fisica. Per lui, "la politica è l'arte di convincere le persone a risolvere insieme un problema importante", come scrive nel suo saggio. "Per questo, trattare, negoziare, discutere e accordarsi è fondamentale". E nella trattativa "l'orgoglio è un difetto", non esistono casi in cui possa far vincere, in quanto "un accordo è buono quando accontenta molta gente per molto tempo". Per il deputato dem Matteo Orfini, già presidente del partito fra il 2014 e il 2019, Deriu ha scritto "un inno all'arte della politica", come si legge nella quarta di copertina.
Nell'ultima legislatura, da componente della Prima commissione consiliare (Autonomia e ordinamento regionale), Deriu ha lavorato alla legge che ha ripristinato le nuove Province e ridisegnato gli enti locali intermedi in Sardegna. Un tema a lui caro, considerato i suoi trascorsi dal presidente della Provincia di Nuoro, per due volte dal 2005, e dell'Unione Province sarde. "Dopo il 2014, conclusa l'esperienza di amministratore provinciale, ho giurato che non avrei più ricoperto ruoli esecutivi", spiega all'AGI, quando gli si chiede se ambisce a entrare nella nuova Giunta regionale che Todde formerà nelle prossime settimane. "Ho chiesto al mio partito di non propormi. Credo di aver comandato abbastanza", aggiunge con autoironia.

"M'interessa molto di più l'attività legislativa e politica". Per lui, dunque, si prospetta un incarico in Consiglio regionale, da capogruppo o nell'Ufficio di presidenza ("il luogo in cui maggioranza e opposizione si parlano di più, dato che le decisioni si prendono all'unanimità", sottolinea), ma più probabilmente da presidente di commissione. Deriu, al suo ultimo mandato (tre è il massimo in base alle regole del Pd sardo) non nasconde la sua predilezione per la Prima commissione, dove potrebbe lavorare alla riforma della contestata legge statutaria elettorale. Ma da lui, che nelle ultime due legislature ha presentato una proposta di legge di modifica rimasta al palo, non c'è da aspettarsi una svolta in senso proporzionale. Il consigliere dem crede nella bontà dell'elezione presidenziale, che consente "all'elettorato di esprimere il governo della Regione" e delle soglie attuali soglie di sbarramento, 10% per le coalizioni e 5% per le liste.
Nella sua visione una migliore rappresentatività sarebbe garantita dalla possibilità di "eleggere un candidato al di là dei collegi provinciali, pur mantenendo il sistema delle attuali liste". Quindi, in Consiglio regionale entrerebbero i 10 consiglieri più votati in tutta la regione e poi quelli col maggior numero di preferenze nelle otto circoscrizioni. E niente voto disgiunto. Adesso cominciano i negoziati per la formazione della nuova Giunta, con richieste di Pd e M5S e degli altri alleati che potrebbero confliggere. Ma Deriu è fiducioso. "Alessandra Todde è un'ottima negoziatrice, da 10 e lode e inchino", si sbilancia l'esponente dem a favore della prima presidente donna della storia autonomistica della Sardegna e prima governatrice M5S. Perché tante sperticate lodi? "Perché sa impostare il negoziato in termini oggettivi e non di confronto muscolare, nell'ottica della soluzione dei problemi comuni".
Con Renato Soru, però, non c'è riuscita, e lui è andato per la sua strada... "Con lui non c'era trattativa", ribatte Deriu. "E, visto che lui proponeva solo che entrambi facessero un passo indietro, lei aveva comunque la migliore alternativa all'accordo negoziale, cioè andare ognuno per la propria strada. Anche in quel caso ha seguito il 'metodo'. E ha avuto ragione lei

Da - https://www.agi.it/politica/news/2024-03-12/roberto-deriu-regionali-sardegna-arte-negoziato-segreti-vittoria-todde-25682524/

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