Mauro Coltorti
IN UCRAINA CI SONO SPIRAGLI DI PACE GRAZIE A TRUMP E PUTIN
Trump lo aveva dichiarato in campagna elettorale e sta portando avanti la ricerca di una pace duratura in Ucraina. Non è una cosa semplice perché ovviamente a chi ha perso la guerra, cioè l’Ucraina, girano le scatole di dover firmare per la perdita di territori che le vennero assegnati dalla Russia alla fine della guerra fredda con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Intanto però Putin ha dichiarato di interrompere per 30 gg i raid aeree sulle centrali energetiche. Putin, come condizione indispensabile ha chiesto “La cessazione totale degli aiuti militari a Kiev come condizione fondamentale per la risoluzione del conflitto”. Ovviamente ha chiesto che l’Ucraina non aderisca alla Nato. Bisognerà ora vedere se a Putin starà bene che le armi che non saranno fornite dagli americani saranno fornite dagli europei. E’ però evidente che l’Ucraina solo con l’aiuto europeo non riuscirebbe a fronteggiare il rischio di una invasione completa del paese. L’esercito è allo sbando e non ci sono soldati che possano rimpiazzare quelli già impegnati al fronte. Inutile e controproducente che siano gli europei a fornire armi mentre dovrebbero eventualmente sostenere una ricostruzione della parte di paese distrutto dal conflitto e dai bombardamenti. Alla fine dell’incontro la casa bianca ha emanato un comunicato in cui si legge: “sangue e tesori che sia Ucraina che Russia hanno speso in questa guerra andrebbero spesi meglio per i bisogni dei loro popoli”; “Questo conflitto non sarebbe mai dovuto cominciare e sarebbe dovuto terminare molto tempo fa”. Sembra una posizione saggia e realistica e chi vuole sabotare questo processo dovrebbe essere per lo meno messo alla gogna. Peccato che tra questi ci siano i capi della maggior parte dei governi europei.
GUARDONI E CORNUTI
MARCO TRAVAGLIO – IL FATTO – 19.03.2025
Cosa facevano ieri i nostri governi – quello europeo e quello italiano – mentre Trump e Putin discutevano come chiudere la guerra in Ucraina? Parlavano d’altro, perché non contano nulla e non hanno una posizione su niente. Guardoni e cornuti, sempre gli ultimi a sapere le cose. Mentre i protagonisti parlano di pace, i governi europei parlano di guerra. Ieri, durante la telefonata fra Casa Bianca e Cremlino, la Von der Leyen diceva: “L’Europa, se vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra ”. Viva la faccia. Che la Commissione Ue tifi e remi contro la pace l’avevamo capito da un pezzo. Il folle piano Rearm Europe serve a “preparare la guerra” alla Russia su tre presupposti falsi: che Mosca stia per invaderci, che la Nato sia stata abolita e che le guerre si evitino preparandole (invece chi le prepara puntualmente le ottiene). Infatti l’altra dioscura Kallas vuole inviare altri 40 miliardi di armi a un Paese che fra poco potrebbe firmare il cessate il fuoco, quindi dovrebbe deporre le armi e restituire quelle ricevute, non riceverne altre. È l’ultimo, disperato tentativo di convincere Zelensky a non firmare nulla, seguitando a illuderlo che la realtà non esiste e continuando a combattere recupererà i territori che lui stesso dà per persi, anziché perderne di nuovi insieme a migliaia di altre vite, e aderirà pure all’Ue e alla Nato (all’insaputa di Trump). Ma, se la linea europea fosse questa, avrebbe almeno il pregio della chiarezza. Invece no. I principali governi europei preparano truppe di “volenterosi” da inviare in Ucraina quando sarà scoppiata la pace per presidiare oltre 2 mila km di fronte. Cioè: da un lato sabotano il negoziato, da cui essendo bellicisti sono giustamente esclusi, sperando che fallisca; e dall’altro dettano condizioni per il dopo-negoziato, sperando che riesca, ma facendo i conti senza gli osti che lo apparecchiano. Le eventuali truppe di peacekeeping e di sicurezza in Ucraina saranno uno degli oggetti del negoziato (come in quello di Istanbul a marzo-aprile 2022), e nessuno può deciderle prima, tantomeno se non sta al tavolo. Ma è altamente improbabile che, dopo tre anni di guerra, la Russia accetti ai suoi confini truppe Nato (Francia, Regno Unito, Polonia e altri 27 Paesi) ai suoi confini, visto che decise l’invasione proprio per evitarlo. È ovvio che quel compito dovrà spettare a Paesi rimasti neutrali nel conflitto, dalla Turchia all’India, da Israele all’Arabia, dal Brasile ad altri Brics: quindi di che parlano Macron, Starmer, Tusk e altri euromitomani (con l’eccezione, una volta tanto lodevole, della Meloni)? Questa è purtroppo, oggi, l’Europa. Un’altra non c’è. Quando finalmente la seppelliremo, sarà sempre troppo tardi. L’unica manifestazione sensata sull’Europa è un corteo funebre.
da Marisa Righetti - facebook del 22 marzo 2025
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Marisa Righetti
NEGLI USA LA STAMPA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO COMINCIA A SQUARCIARE IL VELO DI MENZOGNE E COMPLICITA' CHE HANNO PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA E INCHIODANO ZELENSCKY E LA NATO ALLE LORO PESANTI RESPONSABILITA'.
Se lo hanno ammesso persino i Democratici statunitensi (il che è tutto dire!), immaginate solo per un attimo le carrellate di bufale che ci hanno propinato in questi tre anni.
La testata giornalistica The Hill, praticamente l'ufficio stampa del Partito Democratico, ora ammette candidamente quello che finora era tabù.
Ecco la traduzione integrale dell’articolo di The Hill pubblicato il 18/3.
“Raramente sono d’accordo con il presidente Trump, ma le sue ultime dichiarazioni controverse sull’Ucraina sono in gran parte vere. Appaiono assurde solo perché il pubblico occidentale è stato nutrito per oltre un decennio con una dose costante di disinformazione sull’Ucraina.
È ora di fare chiarezza su 3 punti chiave che spiegano perché gli ucraini e l’ex presidente Joe Biden – non solo il presidente russo Vladimir Putin – abbiano una significativa responsabilità per lo scoppio e la perpetuazione della guerra in Ucraina.
Innanzitutto, come documentato da prove forensi schiaccianti, e confermato anche da un tribunale di Kiev, furono i militanti nazisti ucraini a iniziare le violenze nel 2014, provocando l’invasione iniziale della Russia nel sud-est del paese, inclusa la Crimea. All’epoca, l’Ucraina aveva un presidente filo-russo, Viktor Yanukovych, eletto liberamente nel 2010 con il forte sostegno della minoranza russa nel sud-est del paese.
Nel 2013, Yanukovych decise di perseguire una cooperazione economica con la Russia anziché con l’Europa, come precedentemente pianificato. I filo-occidentali risposero con occupazioni pacifiche della piazza Maidan e degli uffici governativi, fino a quando il presidente offrì sostanziali concessioni a metà febbraio 2014, dopo le quali i manifestanti si ritirarono.
Tuttavia, proprio in quel momento, i militanti di destra iniziarono a sparare sulla polizia ucraina e sui manifestanti rimasti.
La polizia rispose al fuoco, e i militanti sostennero falsamente che erano stati uccisi manifestanti disarmati.
Indignati da questo presunto massacro governativo, gli ucraini si riversarono nella capitale e costrinsero il presidente alla fuga.
Putin rispose inviando truppe in Crimea e armi nel Donbass, a sostegno dei russofoni che ritenevano che il loro presidente fosse stato destituito in modo antidemocratico.
Questa premessa non giustifica l’invasione russa, ma spiega che non fu del tutto “non provocata”.
In secondo luogo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha contribuito a un’escalation della guerra violando gli accordi di pace con la Russia e cercando aiuti militari e l’adesione alla NATO.
Gli accordi di Minsk 1 e 2, negoziati dal suo predecessore Petro Poroshenko nel 2014 e 2015, prevedevano l’autonomia politica del Donbass entro la fine del 2015, una misura che Putin riteneva sufficiente per impedire all’Ucraina di unirsi alla NATO o diventare una sua base militare.
Tuttavia, l’Ucraina rifiutò per 7 anni di rispettare tale impegno.
Zelensky, durante la campagna elettorale del 2019, promise di implementare gli accordi per prevenire ulteriori conflitti.
Ma una volta eletto, fece marcia indietro, apparentemente meno preoccupato del rischio di una guerra piuttosto che apparire debole nei confronti della Russia.
Aumentò invece le importazioni di armi dai paesi NATO, cosa che rappresentò l’ultima goccia per Putin. Il 21 febbraio 2022, la Russia riconobbe l’indipendenza del Donbass, vi schierò truppe per “mantenere la pace” e chiese a Zelensky di rinunciare alla NATO.
Al suo rifiuto, Putin lanciò un’offensiva militare su larga scala il 24 febbraio.
In terzo luogo, anche Joe Biden ha contribuito in modo cruciale all’escalation del conflitto.
Alla fine del 2021, quando Putin mobilitò le truppe al confine ucraino e chiese il rispetto degli accordi di Minsk, era evidente che, senza concessioni da parte di Zelensky, la Russia avrebbe invaso per creare almeno un corridoio tra Donbas e Crimea.
Biden, invece di insistere perché Zelensky accettasse le richieste di Putin, lasciò la decisione al leader ucraino, promettendo una risposta “rapida e decisiva” in caso di invasione. Questa promessa fu interpretata da Zelensky come un via libera per sfidare Putin.
Se Trump fosse stato presidente, probabilmente non avrebbe concesso un assegno in bianco a Zelensky, costringendolo a rispettare gli accordi di Minsk per evitare la guerra. Inoltre, Trump non avrebbe concesso all’Ucraina un veto sulle trattative di pace, come invece ha fatto Biden, alimentando in Zelensky false speranze di un sostegno militare decisivo da parte degli Stati Uniti, poi negato per timore di un’escalation nucleare.
I contorni di un accordo per porre fine alla guerra sono chiari: la Russia manterrà il controllo della Crimea e di parte del sud-est, mentre il resto dell’Ucraina non entrerà nella NATO ma riceverà garanzie di sicurezza da alcuni paesi occidentali. Purtroppo, un simile accordo avrebbe potuto essere raggiunto due anni fa se Biden avesse condizionato gli aiuti militari a un cessate il fuoco.
Invece, la guerra è proseguita, causando centinaia di migliaia di vittime e spostando le linee del fronte di meno dell’1% del territorio ucraino.
Qualunque accordo di pace emergerà dopo questa guerra sarà peggiore per l’Ucraina rispetto agli accordi di Minsk, che Zelensky ha abbandonato per ambizioni politiche e una ingenua fiducia in un sostegno statunitense senza limiti”.
The Hill - Alan J. Kuperman (docente di strategia militare e gestione dei conflitti all’Università di Austin, Texas)
da FB del 22 marzo 2025.
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La Verità é la protagonista di una leggenda del XIX secolo.
La cui morale della storia é che, alla fine, la nuda Verità viene rifiutata, dagli uomini, per una bella Menzogna.
Direte ma che c'entra con questo post, . . . nulla ma io amo il DUBBIO.
ciaooo
IO su FB del 22 marzo 2025
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