LA-U dell'OLIVO
Novembre 26, 2024, 01:58:42 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: 1 ... 5 6 [7] 8 9 10
 61 
 inserito:: Novembre 08, 2024, 06:17:52 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
segui quotidianosanita.it
 
Manovra. Fimmg: “Dati Istat allarmanti, si confermano le ragioni che hanno portato allo stato di agitazione”

Scotti: "I dati dell'Istat rimarcano tutto ciò che da anni lamentiamo nei confronti degli interlocutori politici. Non si comprende come possa coesistere la consapevolezza istituzionale di questa criticità - certificata a questo punto dall’istituto nazionale di statistica - con una Legge di bilancio che dimentica di fatto la nostra categoria".

06 NOV -
"I dati e le preoccupazioni espresse dal presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli rimarcano tutto ciò che da anni lamentiamo nei confronti degli interlocutori politici, seriamente preoccupati per la sopravvivenza di una categoria, quella dei medici di medicina generale, che sostiene sulle proprie spalle il peso delle cure primarie e dell’assistenza di prossimità. Non si comprende come possa coesistere la consapevolezza istituzionale di questa criticità - certificata a questo punto dall’istituto nazionale di statistica - con una Legge di bilancio che dimentica di fatto la nostra categoria".
Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, commenta così quanto è merso dall’audizione nelle commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera sulla Manovra.

Se è vero che Chelli ha sottolineato come i medici di medicina generale sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future, altrettanto vero è che da Fimmg torna ormai da tempo un forte monito sull’esigenza di intervenire presto e in modo concreto. "In assenza di interventi concreti - sottolinea il leader Fimmg - ogni commento sulla volontà di valorizzare la medicina generale resta solo speculazione. Già dal nostro Congresso nazionale è emerso con forza un grave disagio e una profonda sofferenza espressa dall’intera categoria. Ciò nonostante, nella Legge di bilancio perdura da parte dei decisori politici l’assenza di iniziative volte a stanziare risorse aggiuntive per il raggiungimento degli obiettivi di politica sanitaria per l’area dei medici convenzionati e quindi per la medicina generale".

Tra le proposte da tempo lanciate da Fimmg, è bene ricordarlo, la richiesta di una qualche forma di detassazione delle quote variabili che sono oltretutto collegate agli obiettivi delle Regioni contenute nel Patto della salute e nel PNRR, utili a sostenere lo sforzo assistenziale prodotto dai singoli medici. Cosi come viene chiesto un investimento sul corso di formazione in Medicina Generale (unica disciplina formativa post laurea con il maggiore rapporto di abbandono e senza copertura di posti messi a concorso) che in Manovra viene dimenticata. Anzi, se ne aumenta il gap, visto che il borsista già percepisce una borsa tassata e pari al 50% di quelle delle specializzazioni. Condizioni che ne riducono l’attrattività e bloccano un ricambio generazionale ormai non più rimandabile.

Nei dati espressi dal presidente Istat la dimensione di un problema che sta mettendo seriamente a rischio l’assistenza sanitaria per i cittadini. I medici di medicina generale sono 6,7 per 10.000 abitanti, il 15,7% dei medici totali, con il 77% sopra i 55 anni. Gravissimo anche l’aspetto delle carenze visto che il numero dei medici di medicina generale è diminuito di oltre 6.000 unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022, e il numero di assistiti pro-capite è aumentato da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. "Una platea - ricorda Scotti - che non è paragonabile con quelle di altri paesi europei, molto differenti per cronicità ed esigenze assistenziali. Siamo ad un bivio che conduce verso direzioni diametralmente opposte e ora c’è da decidere da che parte vogliamo traghettare il Servizio sanitario bene primario nel nostro paese".

06 novembre 2024
© Riproduzione riservata
Approfondimenti:

  Enpam: “Con medicina generale a rischio, anche previdenza in pericolo”


 62 
 inserito:: Novembre 08, 2024, 06:14:31 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Xi Jinping e la telefonata immediata (a sorpresa) a Trump: troviamo il modo di andare d’accordo
«Per avvantaggiare entrambi e il resto del mondo»


Lorenzo Lamperti
07 novembre 2024 Aggiornato alle 10:48
06:02

PECHINO. Meno di 24 ore. È il tempo trascorso tra il momento in cui Donald Trump ha dichiarato vittoria alle elezioni presidenziali americane e la telefonata di congratulazioni del presidente cinese Xi Jinping. Una mossa in parte inattesa, soprattutto nelle tempistiche, che segnala un cambio di marcia netto della diplomazia post elettorale di Pechino. Nel 2020, complice anche il risultato più incerto e le minacce di ricorsi legali dello stesso Trump, trascorsero otto giorni prima che il ministero degli Esteri cinese fece le sue congratulazioni a Joe Biden. Passarono invece tre settimane prima che lo stesso Xi inviò un messaggio di complimenti, senza però alzare la cornetta. La prima telefonata tra Xi e Biden arrivò solamente a febbraio 2021, due settimane dopo l'insediamento.
la Cina
Pechino stretta tra il timore dell’asse Donald-Putin e la speranza di una guerra commerciale degli Usa all’Ue

Lorenzo Lamperti
Nel breve comunicato del governo cinese, si legge che Xi ha esortato i due Paesi "a trovare il modo giusto per andare d'accordo nella nuova era, in modo da avvantaggiare entrambi e il resto del mondo". Da tempo, infatti, Xi descrive le relazioni tra Pechino e Washington come le più importanti per gli equilibri internazionali. Il leader cinese, come spesso accade, ha insistito sul tasto della cooperazione: "La storia insegna che la Cina e gli Stati Uniti guadagnano dalla cooperazione e perdono dal confronto, ha affermato Xi, sottolineando che un rapporto Cina-Usa stabile, solido e sostenibile. Questa relazione serve gli interessi condivisi dei due paesi e soddisfa le aspirazioni della comunità internazionale", ha detto Xi, che ha poi espresso la speranza che le due parti "sostengano i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti". La richiesta, come sempre, è quella di accettare il modello politico e di sviluppo della Cina, che Xi vuole vedere equiparato al sistema democratico americano e occidentale.
Al di là del contenuto del messaggio, è assai interessante provare a capire il perché Xi abbia deciso di giocare d'anticipo. La sensazione è che questa telefonata lasci intravedere un punto fondamentale della possibile strategia cinese di gestione del Trump bis: la promozione del rapporto personale tra i due leader. D'altronde, lo stesso tycoon ha più volte sbandierato la sua presunta amicizia con Xi, di cui ha ripetuto più volte di ammirare lo stile duro di governo con cui riesce a gestire quasi un miliardo e mezzo di cinesi. In realtà, al termine del suo primo mandato Trump ha lasciato un'eredità piuttosto ostile alla Cina. Sul fronte commerciale ha lanciato la guerra dei dazi, avviando una serie di dure restrizioni alla catena di approvvigionamento delle tecnologie sensibili. Ha messo nel mirino Huawei. È durante il suo mandato che fu arrestata Meng Wanzhou, la figlia del fondatore del colosso di Shenzhen. Un evento che ancora oggi in Cina viene considerato il vero punto di svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti e con l'Occidente, il momento in cui il Partito comunista ha capito che Washington non aveva solo intenzione di riequilibrare la bilancia commerciale, ma di fermare la sua ascesa. Non solo. Trump ha anche addossato la colpa della sua sconfitta alle elezioni del 2020 proprio alla Cina e alla pandemia di Covid-19, che lui anche di recente ha definito ancora "virus cinese".
Con questo quadro, sembrerebbe sensato attendersi il peggio sulle relazioni bilaterali. E invece, allo stesso tempo, già in quel quadriennio Xi ottenne qualche parziale concessione grazie agli scambi bilaterali. La dirigenza politica di Pechino considera Trump soprattutto un uomo d'affari, in parte slegato dalle logiche politico-diplomatiche che guidano gli altri leader, a partire da Biden. Questo, nell'ottica cinese, rappresenta un'opportunità per provare a raggiungere accordi personali. Ecco, proprio il tentativo di coltivare un rapporto a due potrebbe significare che Xi mira a solleticare l'ego da "dealmaker" di cui Trump si è sempre vantato. Non a caso, i vicini asiatici della Cina temono molto questa dinamica, in parte ripetuta e ripetibile anche nei rapporti fra il tycoon e il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un. Senza scordare che, per trattare con Trump, la Cina ha ora a disposizione anche il rapporto privilegiato con Elon Musk, che nel Paese asiatico ha enormi interessi con la sua Tesla.
Il contropiede di Xi potrebbe anche mirare a scongiurare possibili colpi di testa di Trump durante la fase di transizione che precede il suo insediamento a gennaio. Nel 2016, il leader repubblicano accettò la telefonata di complimenti di Tsai Ing-wen, allora presidente di Taiwan. Si trattò di una mossa senza precedenti, visto che Washington e Taipei non hanno rapporti diplomatici ufficiali dal 1979. Secondo Bloomberg, il nuovo leader taiwanese Lai Ching-te, che Pechino considera un "secessionista radicale", mira a ripetere quella telefonata di otto anni fa. L'ufficio presidenziale ha negato il tentativo, e a La Stampa risultano delle difficoltà nei contatti col team di Trump durante i mesi della campagna elettorale. Ma Xi sa bene che dal prossimo presidente degli Stati Uniti ci si possono aspettare mosse a sorpresa. Alzando la cornetta ha voluto provare subito a riannodare un filo la cui destinazione resta ancora difficile da prevedere.

DA -   
https://www.lastampa.it/esteri/2024/11/07/news/xi_jinping_e_la_telefonata_immediata_a_sorpresa_a_trump_troviamo_il_modo_di_andare_d_accordo_per_avvantaggiare_entrambi_e-14785052/?ref=LSHA-BH-P3-S3-T1

 63 
 inserito:: Novembre 08, 2024, 06:09:48 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
L’INCHIESTA
Omicidio Vassallo, arrestato colonnello dei carabinieri. Dopo 14 anni, la svolta nel caso del “sindaco pescatore”
In manette anche altre tre persone
07 Novembre 2024 Aggiornato alle 11:55
1 minuti di lettura

Angelo Vassallo
 
Ci sono quattro arresti per l'omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010. Si tratta dell'ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo, del figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell'imprenditore Giuseppe Cipriano e dell'ex brigadiere dell'Arma Lazzaro Cioffi. Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito le Ordinanze di custodia cautelare in carcere.

IL CASO
L’eredità di Vassallo, sindaco pescatore: così la sua Pollica è diventata un laboratorio

FEDERICO TADDIA
Una svolta attesa da tempo, che era stata anticipata anche da un interrogatorio a cui Cagnazzo si era sottoposto un anno fa. Cagnazzo ha sempre respinto ogni accusa. Le accuse formali sono invece emerse in seguito a un'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura, rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Borrelli.
Il movente del delitto sarebbe legato alla droga. Il sindaco Angelo Vassallo aveva scoperto di un grosso carico di droga - riconducibile ad ambienti camorristici - sbarcato ad Acciaroli, nel Cilento. Il sindaco si era opposto con tutte le sue forze, ed era pronto a denunciare anche membri delle forze dell’ordine che riteneva collusi.
Vassallo sarebbe stato ammazzato dopo aver confidato quanto sapeva sulla vicenda all'ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ma prima di poter formalizzare la sua denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco. Sempre in base alle accuse, Cagnazzo si sarebbe speso in una attività di depistaggio delle indagini organizzata già prima che Vassallo venisse ammazzato.

DA - https://www.lastampa.it/cronaca/2024/11/07/news/omicidio_angelo_vassallo_arrestato_colonnello_carabinieri-14785210/?ref=LSHA-BH-P1-S1-T1

 64 
 inserito:: Novembre 08, 2024, 06:06:20 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Meet PwC | Alessandro De Angelis
Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
17:40 (22 minuti fa)
a me

https://www.meetpwc.it/speaker/alessandro-de-angelis
 

 65 
 inserito:: Novembre 08, 2024, 12:40:47 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Storie
Post della sezione Notizie

Gioele Joel
 
Il Tribunale di Ravenna ha assolto con formula piena Pierluigi Bersani dall’accusa di diffamazione nei confronti del generale ed eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, perché il fatto non sussiste. Durante un'intervista in occasione della Festa dell'Unità di Ravenna, nel settembre 2023, l'ex leader del PD aveva definito Vannacci "un coglione", reiterando poi l'offesa in un'altra intervista televisiva.

Una decisione prevedibile, quella del Tribunale, che non dovrebbe stupire più di tanto nessun penalista degno di essere definito tale. Io stesso dissi, il giorno stesso in cui uscì la notizia della decisione di Vannacci di sporgere querela, che l'esito - l'assoluzione di Bersani - era pressoché scontato.
Il più delle volte, una parolaccia o un insulto fa scattare l’offesa e quindi l’ingiuria (ora depenalizzata, ma rimane pur sempre illecito civile), qualora venga rivolta in faccia alla vittima (presupponendo quindi la presenza fisica di quest'ultima). Al contrario della diffamazione che, invece, consiste nella lesione dell'onore e della reputazione della vittima nell'ambito di una comunicazione offensiva con più persone, che si sia svolta in assenza della persona offesa. Infine, c'è il turpiloquio, che consiste nel pronunciare parolacce in luogo pubblico, depenalizzato anch'esso, ma rimane comunque un illecito amministrativo (punito con una sanzione pecuniaria da 5.000 a 10.000 €).
Tuttavia, secondo la giurisprudenza, alcuni insulti, per quanto inurbani e poco educati, ormai sono entrati a far parte del lessico comune, per cui possono ritenersi consentiti. In particolare, ci sono 5 insulti "legali", che possono essere liberamente pronunciati senza rischiare nulla: né diffamazione, né ingiuria né tantomeno  turpiloquio. E sono i seguenti:
1) Il primo è, per l'appunto, quello relativo al caso di Vannacci: "coglione".
Come ha chiarito la Suprema Corte di Cassazione (sentenza 34.442/2017), se a questa parola si vuole dare il significato di "ingenuo", "sprovveduto" e non invece di "scemo", "deficiente", "demente" et similia, non si commette nessun reato. Quindi, dire di una persona che è "un coglione" non è diffamazione. Come infatti ha stabilito nel caso di specie anche il Tribunale di Ravenna, in ossequio ad un orientamento giurisprudenzale ormai ben consolidato e che qualunque penalista serio dovrebbe conoscere.

2) "Vaffanculo": secondo la Cassazione (sentenza 27.966/2007), il "vaffanculo" è una frase ormai ricorrente nell'uso del linguaggio comune (ancorché qui, va detto, non manchino pronunce di segno opposto). Non è quindi ingiuria mandare a fanculo una persona e tantomeno diffamazione dire che qualcuno "se ne deve andare a fanculo" alle sue spalle, comunicando con più persone.

3) "Rompipalle": anche questo termine, per quanto inurbano e poco elegante, significa semplicemente né più né meno che "seccatore", sicché, dice la Cassazione (sentenza 22.887/2013), non ha nessuna valenza offensiva. Quindi se uno va a dire in giro di una persona che è una "rompipalle", non lo si può denunciare per diffamazione.

4) "Mi hai rotto i coglioni": secondo la Cassazione (sentenza 19.223/2013), dire a qualcuno "mi hai rotto i coglioni" non è ingiuria, perché significa semplicemente "smettila di infastidirmi".

Infine l'ultima chicca:
5) "N€gr0 di merda": come potete agevolmente immaginare, sono in diversi nella dottrina penalistica a considerare questa come una vera e propria lacuna legislativa. L'odio razziale infatti, ad oggi, non è un autonomo titolo di reato a sé, bensì soltanto un'aggravante: si deve cioè "innestare" su un ulteriore e diverso reato (ad esempio, minacce o violenza), solo in tal caso rileva, andando ad aggravare ulteriormente la pena per il reato base commesso. Ma se quel reato non c'è, la discriminazione verbale in sé e per sé non è punibile. Quindi, dire a uno "n€gr0 di merda", senza commettere nei suoi confronti altri reati (come appunto minacce o violenza), non è reato e quindi non è passibile di denuncia (come ha chiarito la Cassazione nella sentenza 40.014/2019).

Ora, ci sta che Vannacci non sappia queste cose. Ma che non le sapesse il suo avvocato, bè, questo invece è grave. Ma, più verosimilmente, l'avvocato le sapeva benissimo, semplicemente è stato Vannacci, in maniera forse un po' troppo ostinata ed infantile, ad insistere a tutti i costi per presentare la querela, nonostante gli avvertimenti del suo avvocato che sarebbe stata destinata a cadere nel vuoto, con certezza pressoché assoluta.

da FB

 66 
 inserito:: Novembre 07, 2024, 06:52:38 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Professor X 
Lo sapevate che… nel Decameron di Boccaccio c’è una cosa che pochi conoscono ma che racchiude uno dei messaggi più belli di tutta la letteratura.
Ecco, ci sono dieci ragazzi, che per sfuggire alla peste nera che imperversa a Firenze fuggono in una villa di campagna. Questi ragazzi sono dei sopravvissuti. Alle loro spalle c’è la morte, il dolore, la sofferenza, eppure scelgono di celebrare la vita. E come lo fanno? Raccontandosi delle storie! Ognuno di loro racconta ai suoi compagni una storia: storie che parlano d’amore, storie divertenti, di coraggio, di rinascita e di sentimenti, storie che rendono più leggeri i cuori e fanno riflettere le anime.
Ma prima di iniziare, fanno una cosa che sembra un’inezia ma che è importantissima: si siedono in cerchio. Scelgono di sedersi in cerchio. Vedete, il cerchio è la figura più bella di tutte: nel cerchio non c’è né un primo né un secondo né un terzo né un ultimo; non c'è un più e un meno importante, nel cerchio tutti contano! Tutti sono sullo stesso piano. Non ci sono barriere che dividono le persone, al massimo c’è un fuoco o una candela nel mezzo che le unisce.
Oggi invece viviamo in una società che ha fatto della competizione un mantra e della sopraffazione degli altri uno stile di vita. Tutti parlano, ma nessuno ascolta. Tutti chiedono, ma pochi danno. Tutti vogliono stare al centro, pochi sanno mettersi in cerchio. Abbiamo dimenticato la bellezza del dare, dell’essere noi. Che cosa vi sta dicendo Boccaccio? Che lo scopo della vita non è vincere. Lo scopo della vita è crescere, amare, condividere. Perché alla fine ciò che conta è come l'hai affrontata questa vita.
Contano le emozioni che hai vissuto, i «ti voglio bene» che hai detto, la bellezza che hai cercato e creato. Si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona.
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (➡️ Ai nuovi lettori: se vi piace ciò che scrivo, è uscito «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera» che ho scritto per farvi innamorare della letteratura cosi come me ne sono innamorata io. Potete leggerne un estratto gratuito qui: https://www.amazon.it/innamorarsi-Karenina.../dp/8807174359
#letteratura #cultura #letteraturaitaliana

 67 
 inserito:: Novembre 07, 2024, 06:50:57 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin

Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera.
L'arte di leggere i classici in dieci brevi lezioni Copertina flessibile – 16 gennaio 2024
di Guendalina Middei (Autrice)

Questo articolo è acquistabile con Carta Cultura Giovani, Carta del Merito e/o Carta del Docente quando venduto e spedito da Amazon: Sono esclusi prodotti di Venditori terzi del Marketplace. Il Bonus è strettamente personale e può essere utilizzato esclusivamente dal suo titolare. Termini e condizioni
Possiamo ritrovare la capacità di meravigliarci leggendo Tolstoj? Sentirci di nuovo affamati di vita grazie a Leopardi? O assaporare il tempo con Il Gattopardo?

Guendalina Middei ci accompagna, con passione e originalità, alla scoperta di nove giganti della letteratura e, superando l'idea che serva una cultura enciclopedica per comprenderli e amarli, ci contagia con il desiderio irresistibile di leggerli. Leopardi, Tolstoj, Manzoni, Mann, Kafka, Dostoevskij, Austen, Tomasi di Lampedusa e Orwell rivelano le illusioni in cui siamo irretiti e ci danno strumenti di straordinaria modernità per vivere in un presente incerto. In questo viaggio attraverso alcuni dei loro capolavori, Guendalina Middei presta ascolto alle voci che, come magiche zattere, si levano dalle loro pagine, alla ricerca di quelle stelle polari che indicano la rotta in questa strana cosa che si chiama esistenza. Nei personaggi, che si muovono tra gli inciampi, le emozioni e la ricerca di un senso profondo, l'autrice sente risuonare le tante domande che bruciano dentro di noi. Così, Anna Karenina non è solo la storia di una relazione clandestina e tragica, ma quella di una donna che, riappropriandosi dei suoi desideri, rinasce alla vita. Delitto e castigo ci racconta di un giovane che sente e pensa troppo intensamente, interrogandosi sul dolore e su come superarlo. In Leopardi ritroviamo l'ansia tormentosa di un ragazzo che vorrebbe aprirsi al mondo e scoprire quale posto occupare. E, ancora, a quanti è capitato di vivere una metamorfosi interiore tanto inaspettata come quella di cui ci parla Kafka? Chiunque ami il gusto di letture che non smettono di sorprendere per la loro ricchezza troverà suggestioni preziose per accostarle e lasciare che ci parlino, superando con piccoli stratagemmi le difficoltà che pongono.

Guendalina Middei ci accompagna,  . . .

 68 
 inserito:: Novembre 05, 2024, 01:39:08 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
SENZA LA COLLABORAZIONE di almeno 30 Protagonisti che comincino a stendere lo STATUTO e le prime bozze della Logica Argomentativa sul perché OPON, penso sia il caso, dopo il 31 dicembre 2024, di porre l'Idea dove l'ho tenuta da anni e sino a mesi fa, quando l'ho enunciata.
Chiusa in un cassetto.

ggiannig ciaooo   
ggianni41@gmail.com

 69 
 inserito:: Novembre 03, 2024, 07:21:37 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Fondazione   4 dicembre 1989 (coalizione)
8 gennaio 1991 (partito)

Ideologia   Populismo di destra[4][5]
Regionalismo[6][7]
Conservatorismo[8][9]
Anti-globalizzazione[10]
Sovranismo[11]
Partito pigliatutto[12][13][14]
Nativismo[15][16][17][18][19]
Anti-islamismo[20]
Protezionismo[21]
Identitarismo[22]
Euroscetticismo[23][24]
Federalismo[25][26]
Storicamente:
Indipendentismo padano[27][28][29][30][31]
Anti-meridionalismo[32][33]
Settentrionalismo
Liberismo[34][35]

Collocazione   Attualmente (dal 2013):
Destra[36][37]/Estrema destra[38][39][40][41][42][43][44][45]
In passato:
Trasversale (1989-1999)
Centro-destra (1999-2013)

Coalizione
Polo delle Libertà (1994-1995)
Casa delle Libertà (2000-2008)
Centro-destra 2008 (2008-2011)
Centro-destra 2013 (2013)
con DF (2014)
Centro-destra 2018 (2018)

Partito europeo
Patriots.eu

Affiliazione internazionale   The Movement


Testata   la Padania (1997-2014)[46]
   il Populista[47] (2016-2020)[48]

Organizzazione giovanile   Movimento Giovani Padani (1991-2018)
         Lega Giovani (dal 2018)

Iscritti   122 000 (2013)
Colori        Verde
Slogan   "Prima gli Italiani!"[49][50]
   In precedenza: "Prima il Nord!"[51]

Sito web   www.leganord.org.
----------------------------------------------------

Ideologia   Populismo di destra[3][4][5]
Regionalismo[3]
Sovranismo[6]
Conservatorismo sociale[5]
Euroscetticismo[4][5] Identitarismo[7]

Collocazione   Destra[8]/
Destra radicale[9]/
Estrema destra[4][10][11]

Coalizione
Centro-destra 2018 (2018-2022)
Centro-destra 2022 (dal 2022)

Partito europeo
MENL (2017-2019)
Patriots.eu (dal 2019)

Gruppo parl. europeo
ENL (2017-2019)
ID (2019-2024)
Patrioti per l'Europa (dal 2024)

 70 
 inserito:: Novembre 03, 2024, 07:16:43 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Lega Nord
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 Disambiguazione – Se stai cercando l'organizzazione calcistica italiana, vedi Lega Nord (calcio).
 Disambiguazione – Se stai cercando il partito politico fondato da Matteo Salvini, vedi Lega per Salvini Premier.
 Disambiguazione – "Camicie verdi" rimanda qui. Se stai cercando il film, vedi Camicie verdi - Bruciare il tricolore.
Lega Nord

Presidente   Umberto Bossi[1][2]

Segretario   Igor Iezzi (commissario)[3]


Stato     Italia

Sede   via Carlo Bellerio, 41
20161 Milano

Abbreviazione   LN
Fondazione   4 dicembre 1989 (coalizione)
8 gennaio 1991 (partito)

Ideologia   Populismo di destra[4][5]
Regionalismo[6][7]
Conservatorismo[8][9]
Anti-globalizzazione[10]
Sovranismo[11]
Partito pigliatutto[12][13][14]
Nativismo[15][16][17][18][19]
Anti-islamismo[20]
Protezionismo[21]
Identitarismo[22]
Euroscetticismo[23][24]
Federalismo[25][26]
Storicamente:
Indipendentismo padano[27][28][29][30][31]
Anti-meridionalismo[32][33]
Settentrionalismo
Liberismo[34][35]

Collocazione   Attualmente (dal 2013):
Destra[36][37]/Estrema destra[38][39][40][41][42][43][44][45]
In passato:
Trasversale (1989-1999)
Centro-destra (1999-2013)

Coalizione
Polo delle Libertà (1994-1995)
Casa delle Libertà (2000-2008)
Centro-destra 2008 (2008-2011)
Centro-destra 2013 (2013)
con DF (2014)
Centro-destra 2018 (2018)

Partito europeo
Patriots.eu

Affiliazione internazionale   The Movement


Testata   la Padania (1997-2014)[46]
il Populista[47] (2016-2020)[48]

Organizzazione giovanile   Movimento Giovani Padani (1991-2018)
Lega Giovani (dal 2018)

Iscritti   122 000 (2013)
Colori        Verde
Slogan   "Prima gli Italiani!"[49][50]
In precedenza:
"Prima il Nord!"[51]

Sito web   www.leganord.org.

Modifica dati su Wikidata · Manuale

La Lega Nord, il cui nome ufficiale e completo è Lega Nord per l'Indipendenza della Padania,[52] è un partito politico italiano. Nacque tra il 1989 e il 1991 dalla federazione di sei movimenti regionalisti attivi nell'Italia settentrionale,[53][54] fu costituito con il nome di Lega Nord, quindi di Lega Nord Italia Federale nel febbraio 1995,[55] per adottare infine l'odierna denominazione nel febbraio 1997.[56] Sue diramazioni attive nel centro-sud Italia sono state dapprima la Lega Italia Federale, fondata nel maggio 1993, quindi il soggetto politico Noi con Salvini dal 2014 al 2018.
La Lega Nord è stata fondata da Umberto Bossi, il quale ha mantenuto il ruolo di segretario federale per oltre 20 anni; dal 5 aprile 2012 Bossi è stato nominato presidente federale a vita.[2] A Bossi in segreteria subentrò Roberto Maroni, cui è succeduto, dal 15 dicembre 2013, Matteo Salvini. Dal 31 gennaio 2020 il Consiglio federale ha commissariato gli organi federali, il ruolo di segretario (commissario) è andato al deputato Igor Iezzi[57]. La Lega Nord è stata così sostituita dalla Lega per Salvini Premier (LSP), fino ad allora presente solo nell'Italia centro-meridionale e da quel momento attiva su tutto il territorio nazionale; essa è definita dallo statuto come «un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato federale attraverso metodi democratici ed elettorali» e che «promuove e sostiene la libertà e la sovranità dei popoli a livello europeo».[58]
Ancora esistente a livello giuridico, dal 2019 viene sostituito politicamente dalla Lega per Salvini Premier. Giornalisticamente e popolarmente la Lega Nord è talvolta chiamata "il Carroccio", un riferimento a una leggenda che coinvolse Alberto da Giussano durante la battaglia di Legnano.[59]
Indice
•   1 Storia
o   1.1 Radici del movimento
o   1.2 La nascita della Lega Nord
o   1.3 Il successo elettorale (1991-1993)
o   1.4 La prima breve stagione al governo (1994)
o   1.5 Il progetto padanista e secessionista (1995-1998)
o   1.6 La coalizione con la Casa delle Libertà (1999-2003)
o   1.7 La malattia di Umberto Bossi (2004-2005)
o   1.8 Le elezioni politiche, l'alleanza con MPA e all'opposizione di Prodi (2006)
o   1.9 Il Referendum costituzionale del 2006
o   1.10 Le elezioni politiche del 2008 e il ritorno al governo
o   1.11 Elezioni europee del 2009
o   1.12 Regionali 2010: la Lega Nord al governo di Piemonte e Veneto
o   1.13 Caduta del Berlusconi IV e passaggio all'opposizione (2011)
o   1.14 Il caso Belsito e le dimissioni di Bossi (2012)
o   1.15 Congressi nazionali e Maroni segretario (2012)
o   1.16 Elezioni politiche del 2013, i primi insuccessi e opposizione al governo Letta
o   1.17 Il Congresso Federale Straordinario (2013)
o   1.18 La segreteria di Matteo Salvini
   1.18.1 Dalle elezioni Europee alle Regionali in Emilia-Romagna
   1.18.2 Noi con Salvini
   1.18.3 L'espulsione di Flavio Tosi
   1.18.4 Le Regionali del 2015
o   1.19 Le primarie per la segreteria del 2017
o   1.20 La fondazione della Lega per Salvini Premier
o   1.21 Dalle politiche 2018 alle europee 2019
   1.21.1 Elezioni politiche 2018
   1.21.2 Elezioni regionali in Molise, Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta
   1.21.3 L'ingresso nel governo Conte
   1.21.4 Elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna
   1.21.5 Elezioni europee del 2019
o   1.22 L'uscita dal governo Conte I
o   1.23 Opposizione al governo Conte II
o   1.24 Il congresso federale del 2019
•   2 Ideologia e posizioni
o   2.1 Dall'indipendentismo al nazionalismo
o   2.2 Politiche sociali e diritti civili
o   2.3 Altre opinioni
o   2.4 Relazioni con la Chiesa cattolica
   2.4.1 Vicinanza ai lefebvriani
•   3 Critiche e controversie
o   3.1 Accuse di xenofobia
o   3.2 Accuse di omofobia
o   3.3 Vertenze giudiziarie
   3.3.1 Il processo ENIMONT
   3.3.2 La Guardia Nazionale Padana
   3.3.3 Le presunte tangenti al partito
   3.3.4 Scandalo dei rimborsi regionali in Lombardia
   3.3.5 Scandalo dei rimborsi regionali in Piemonte
   3.3.6 La truffa dei rimborsi elettorali
   3.3.7 Indagine su presunti fondi russi alla Lega
•   4 Correnti e gruppi interni
o   4.1 Primi anni novanta
o   4.2 Gruppi nel Parlamento del Nord
o   4.3 Anni 2000
o   4.4 Primi anni 2010: bossiani e maroniani
o   4.5 Segreteria Salvini (2014 - 2020)
•   5 Struttura
o   5.1 Organi federali
   5.1.1 Segretario federale
   5.1.1.1 Vicesegretario federale
   5.1.2 Presidente federale
   5.1.3 Capo segreteria politica federale
   5.1.4 Coordinatore delle Segreterie nazionali
   5.1.5 Segretario amministrativo federale
o   5.2 Organi nazionali
o   5.3 Presidenti dei gruppi parlamentari
   5.3.1 Camera dei deputati
   5.3.2 Senato della Repubblica
   5.3.3 Parlamento europeo
o   5.4 Organizzazione giovanile
•   6 Nelle istituzioni
o   6.1 Presidente della Camera dei deputati
o   6.2 Vicepresidente del Consiglio dei Ministri
o   6.3 Governi e Ministri della Repubblica Italiana
o   6.4 Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri
•   7 Associazioni
o   7.1 Volontariato e sociale
o   7.2 Cultura e arte
o   7.3 Ambiente e territorio
o   7.4 Media
o   7.5 Sport
o   7.6 Altro
•   8 Congressi federali
•   9 Raduni
o   9.1 Pontida
o   9.2 Venezia
•   10 Iscritti
o   10.1 Regolamenti
o   10.2 Statistiche
•   11 Risultati elettorali
•   12 Note
•   13 Bibliografia
•   14 Voci correlate
•   15 Altri progetti
•   16 Collegamenti esterni
Storia
Radici del movimento
Il Monumento al Guerriero di Legnano, a cui si ispira il simbolo del partito, spesso erroneamente associato ad Alberto da Giussano
La Lega Nord trae le sue radici da una serie di movimenti autonomisti e indipendentisti sorti in Nord Italia tra le fine degli anni 1970 e l'inizio degli anni 1980. In quel periodo si cominciò a diffondere una generale insoddisfazione nei confronti dell'amministrazione centrale e dei servizi pubblici offerti da quest'ultima e il senso di una crescente frattura tra Nord e Sud Italia. In aggiunta ai tradizionali partiti che rappresentavano le minoranze linguistiche, come la Südtiroler Volkspartei in Alto Adige e l'Union Valdôtaine in Valle d'Aosta, in questo periodo nacquero e crebbero infatti anche altri partiti, come la Lista per Trieste, i quali esaltavano le peculiarità culturali delle proprie regioni.[60] In Piemonte nacque nel 1980 l'Union Piemontèisa, la quale si scisse nel 1983 nella lista Piemonte di Roberto Gremmo e nella lista Piemont Autonomista di Gipo Farassino.[61]
I principali movimenti autonomisti che si distinsero in ambito elettorale nel corso degli anni 1980 furono però la Liga Veneta e la Lega Lombarda; la prima nacque tra il 1979 e il 1980, venne inizialmente guidata da Franco Rocchetta e Achille Tramarin e si batté, oltre che per la difesa del patrimonio culturale veneto, per l'indipendentismo veneto e per il federalismo fiscale.[62] La Lega Lombarda nacque invece in seno alle esperienze di Umberto Bossi, che aveva precedentemente frequentato l'Unione Ossolana per l'Autonomia, fondato l'Unione Nord-Occidentale Lombarda per l'Autonomia e collaborato con Bruno Salvadori dell'Union Valdôtaine. Bossi fondò nel 1984 la Lega Autonomista Lombarda, rinominatasi poi Lega Lombarda, la quale si pose come partito anti-sistema in opposizione allo Stato centrale.[63]
Alle elezioni politiche del 1983 la Liga Veneta elesse un deputato, Achille Tramarin, e un senatore, Graziano Girardi. Alle elezioni politiche del 1987 la Lega Lombarda ottenne anch'essa rilevanza nazionale con l'elezione del segretario Umberto Bossi in Senato. Alle elezioni europee del 1989 i due partiti, assieme ad altri movimenti regionalisti, si presentarono sotto il nome di Lega Lombarda - Alleanza Nord. Il cartello elettorale ottenne l'1,8% dei voti.
La nascita della Lega Nord
Umberto Bossi al primo raduno di Pontida, 1990
Il 4 dicembre 1989, presso un notaio di Bergamo, nacque ufficialmente il partito della Lega Nord, con atto costitutivo e statuto. Il nuovo soggetto politico confederale riunì in modo definitivo la Lega Lombarda, la Liga Veneta, il Piemònt Autonomista, l'Union Ligure, la Lega Emiliano-Romagnola e l'Alleanza Toscana. A seguito, la Lega Nord organizzò delle sezioni territoriali non coperte dai movimenti precedentemente esistenti: le province autonome di Trento e Bolzano, in Friuli-Venezia Giulia, in Valle d'Aosta, in Umbria e nelle Marche.
A breve, gli altri partiti italiani iniziarono a temere la Lega Nord come un autentico avversario politico. Indicativo, in tal senso, fu il raduno del Partito socialista, celebratosi a Pontida il 3 marzo 1990. Qui, dove la Lega Nord aveva raccolto il 16% dei voti, il segretario Bettino Craxi lanciò la proposta di modificare la Costituzione italiana e realizzare una repubblica presidenzialista e federalista. I leghisti passarono alle contestazioni[64] e risponderanno con un proprio raduno a Pontida il 25 marzo dello stesso anno: il primo di una lunga serie di manifestazioni annuali che furono sospese unicamente nel 2004, per la malattia di Bossi, nel 2006 e nel 2012[65][66].
Il 1º maggio il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga alluse alle Leghe, avvertendo che «se poi vi fosse qualche farneticamento che, al di là del sentimento confuso, del risentimento oscuro, della forzatura folkloristica, al di qua del calendario della storia e della cultura, e al di là di quello del possibile futuro, pensasse a più avventurosi tentativi di divisione, sarà bene ricordare che dovere fondamentale del presidente della Repubblica, che anche per giuramento si è impegnato davanti al Parlamento e alla sua coscienza, è quello di tutelare l'integrità territoriale, l'indipendenza e la sovranità dello Stato e di difendere, nelle istituzioni e nella società, l'unità nazionale. Un avvertimento preciso: per l'adempimento di questo dovere tutti i legittimi poteri dello Stato sono esercitabili con il suo concorso: e lo sarebbero68].
Le elezioni amministrative del 6 maggio 1990 confermarono la tendenza in crescita della Lega Nord che raccolse circa il 4% dei voti su base nazionale ma, in Lombardia, divenne il secondo partito con il 18,9% dei voti validi, davanti al Partito Comunista Italiano (18,8%) e dietro alla Democrazia Cristiana (28,6%). Vennero eletti oltre 700 consiglieri, un sindaco (a Cene), e rappresentanti nelle Giunte di solo tre comuni. A Pianello del Lario la Giunta fu retta da un'intesa Democrazia Cristiana-Lega[69]. Questo perché, come dirà Bossi, la Lega Nord è «un partito di governo transitoriamente all'opposizione72]. Craxi, replicando alle «smargiassate» di Bossi contro di lui e il Presidente della Repubblica, commentò: «Credono di dover liberare la Lombardia? Io dico che, se non ritorneranno su un programma democraticamente ragionevole, faremo di tutto perché la Lombardia si liberi di loro75]. Una protesta che pare a molti qualunquista, ma Bossi si difende spiegando che invece «non è affatto qualunquista la protesta. Se no, si sarebbe rivolta al MSI che è il cane da guardia del sistema. La gente si è svegliata e ha visto nella Lega Nord uno strumento di liberazione. Questo è avvenuto soprattutto al Nord, nelle aree di civiltà industriale dove è più critico il rapporto cittadini-istituzioni78].
Persino Achille Occhetto, segretario generale del PCI, ammetterà davanti ai bresciani che «le proteste della Lega contro lo Stato corrotto sono accettabili. Occorrono dunque nuovi poteri alle autonomie locali, più forza alle regioni, più controllo sulla spesa pubblica81].
L'ideologo leghista Gianfranco Miglio affermerà quattro anni dopo di aver ricevuto quello stesso giorno una telefonata da Cossiga che intimava al professore amico: «Di' ai tuoi amici leghisti che sono indignato con loro: devono piantarla. Non mi mancano i mezzi per persuaderli. Rovinerò Bossi facendogli trovare la sua automobile imbottita di droga; lo incastrerò. E quanto ai cittadini che votano per la Lega, li farò pentire: nelle loro località che più simpatizzano per il vostro movimento autonomo aumenteranno gli agenti della Guardia di Finanza e della polizia; anzi li aumenteremo in proporzione al voto registrato. I negozianti e i piccoli e grossi imprenditori che vi aiutano saranno passati al setaccio: manderemo a controllare i loro registri fiscali, e le loro partite IVA; non li lasceremo in pace84]. Ai referendum del 3 giugno su caccia e fitofarmaci, la Lega Nord dà agli elettori indicazione di astenersi «per contrastare l'intenzione del governo romano di avallare la propria logica di potere centralista, negatrice della norma costituzionale dell'articolo 17 che stabilisce competenze legislative alle regioni in materia di caccia87]. Per il Forum delle Comunità Straniere in Italia «con questa campagna referendaria la Lega Lombarda tenta di dare legittimazione costituzionale al razzismo più triviale90]. Per il vicesegretario del PSDI Maurizio Pagani la proposta di Bossi può essere il pretesto per aprire un dibattito politico sul federalismo, ma Craxi ironizza: «Perché dividere l'Italia in tre e non in quattro? Se si affermasse un'idea separatista dovrebbero essere almeno cinque, per non fare torto alla Sicilia e alla Sardegna93]. Lo stesso Bossi sminuirà parlando di «battuta infelice96]. Quattro giorni dopo diventerà Radio Varese-Lega Lombarda, primo embrione di quella che dal 17 maggio 1997 sarà Radio Padania Libera[97].
Il 26 ottobre il presidente Cossiga, in visita ufficiale in Gran Bretagna, dichiara che «separare» l'Italia «mi sembra una cosa criminale, una cosa sciocca, vergognosa100].
Nelle elezioni amministrative di quattro piccoli comuni lombardi del 12 novembre, la Lega Nord si conferma in crescita[101]. Il 18 novembre a Varese si tiene l'Assemblea nazionale della Lega Lombarda che dà il via libera alla fusione della Lega Nord[102]. Il 1º dicembre da una nuova scissione nasce l'Unione Federalista che unisce l'Alleanza Lombarda di Pierangelo Brivio, l'Union Piemonteisa di Roberto Gremmo, la Lega Padana di Umberto Mori e altri espulsi vari dal Carroccio[103]. L'8 dicembre, polemizzando coi leghisti, Craxi rilancia il disegno del PSI per una «grande riforma che attui un nuovo disegno di decentramento e consolidamento delle autonomie regionali. […] Cosa ben diversa dalla improvvisazione delle tre repubblichette di cui si è sentito parlare. Se per avventura domani dovesse essere attuato, sarebbe un disegno che aprirebbe la strada al disfacimento dell'unità nazionale e all'indebolimento dell'indipendenza stessa del Paese106]. Davanti a una simile proposta Craxi, Di Donato, Pillitteri e i socialisti milanesi restano vaghi, mentre Claudio Martelli si dice disponibile[107]. Successivamente Bossi entrerà in contraddizione formulando altre ipotesi di alleanze anche con la DC, ma in definitiva chiederà solo che Craxi faccia «quello che deve fare, cioè le elezioni anticipate, spaccare con la DC, e mangiarsi i voti del PCI110] e Bossi replicherà: «Oggi questo cattolico è costretto a chiedersi se polemizzare democraticamente con la DC significhi frantumare l'unità religiosa degli italiani. Più ancora questo cattolico è costretto a ribellarsi quando legge che, poste in pratica sullo stesso piano, sono da condannare la mafia e le leghe113]. L'atto costitutivo e lo statuto vengono approvati all'unanimità; secondo lo statuto approvato, nel partito Lega Nord vengono a confluire i movimenti denominati Liga Veneta, Lega Lombarda, Piemònt Autonomista, Union Ligure, Alleanza Toscana - Lega Toscana - Movimento per la Toscana, Lega Emiliano-Romagnola.
Il partito si conferma negli anni successivi come una delle forze politiche più significative del Nord Italia, portando i suoi candidati alla vittoria in diverse amministrazioni locali.
Nell'ottobre 1991 tuttavia avviene una prima scissione: Franco Castellazzi, che fino ad allora era stato il numero due del partito, esce dalla Lega Nord insieme ad altri cinque consiglieri regionali lombardi, dopo essere stato attaccato duramente da Bossi. I fuoriusciti fonderanno la Lega Nuova, ma con poco successo, tanto che l'esperienza politica del nuovo partito durerà meno di un anno[114].
Alle elezioni politiche del 1992, celebrate nel mezzo dello scandalo di Tangentopoli, la Lega Nord, con l'8,6% alla Camera e l'8,2% al Senato dei voti a livello nazionale, ottiene 80 parlamentari, di cui 25 senatori e 55 deputati. Bossi e i suoi parlamentari festeggeranno un mese dopo per tre giorni il successo elettorale a Pontida[115].
Eletto come indipendente nella lista al Senato della Lega Nord anche Gianfranco Miglio, emerito professore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e insigne studioso dei sistemi politici, convinto federalista e detto il Profesùr, che elaborò un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale ed a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale); la costituzione migliana prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali e rappresentante l'unità del paese.
Alle elezioni amministrative del 1993 si vota al Comune di Milano. La Lega Nord candida a sindaco Marco Formentini, da un anno deputato nazionale. Formentini vince le elezioni al secondo turno su Nando dalla Chiesa, candidato del centro-sinistra. Uno dei consiglieri comunali eletti è Matteo Salvini. La conquista della poltrona a sindaco di Milano è per la Lega Nord il fiore all'occhiello di una fortunata tornata di elezioni amministrative. Vengono conquistate diverse province del Settentrione.
Nel settembre di quell'anno la sede del partito si sposta da via Arbe 63 a via Carlo Bellerio 41, rimanendo comunque a Milano.[116]
La prima breve stagione al governo (1994)
Irene Pivetti, presidente della Camera dei deputati dal 1994 al 1996, incontra il presidente del Consiglio Berlusconi
In occasione delle elezioni politiche 1994, le prime celebrate col sistema maggioritario, quando ancora il Paese vive una situazione di transizione dal sistema della Prima Repubblica a quello del bipolarismo, la Lega Nord si allea con Silvio Berlusconi, entrato in politica fondando il partito Forza Italia e organizzando in breve tempo una coalizione di centrodestra. Berlusconi guida due diversi schieramenti, visto il reciproco disconoscimento fra la Lega Nord e il Movimento Sociale Italiano: al nord Forza Italia, CCD e Lega Nord si presentano come Polo delle Libertà, mentre al sud c'è il Polo del Buon Governo con FI, AN e CCD ma senza la Lega Nord.
La Lega Nord, pur con un leggero calo percentuale, con l'8,4% dei voti alla Camera ottiene 180 parlamentari, grazie alla presenza di candidati leghisti nei collegi uninominali come rappresentanti di tutta la coalizione di centrodestra, e il partito di Bossi diviene il secondo raggruppamento parlamentare dopo quello dei Progressisti e il più grande della coalizione di centrodestra. Il Polo vince le elezioni e viene costituito il primo governo Berlusconi. I ministri leghisti che compongono il governo sono cinque: Roberto Maroni all'Interno nonché vicepresidente del Consiglio; Giancarlo Pagliarini (Bilancio e programmazione economica); Vito Gnutti (Industria, commercio e artigianato); Domenico Comino (Coordinamento delle politiche dell'Unione Europea); Francesco Speroni (Riforme istituzionali).
Dopo una serie di colloqui con gli altri partiti della coalizione, la Lega Nord ottiene anche la carica di presidente della Camera dei deputati (inizialmente aveva chiesto la presidenza del Senato, da affidare a Speroni, ma successivamente per quest'ultimo venne trovato un ruolo ministeriale): Bossi sceglie per questo incarico la giovane Irene Pivetti, già deputata dal 1992 al 1994, che, a soli 31 anni, diventa la più giovane presidente della Camera della storia italiana.
Il governo è destinato a durare in carica soltanto pochi mesi, proprio a causa della sottrazione dell'appoggio da parte della Lega Nord: in un primo momento l'Assemblea federale leghista (6 novembre 1994) presenta un progetto di riforma costituzionale che suddivide l'Italia in 9 macroregioni (o macroaree), riferibili agli Stati pre-unitari; lo scontro scoppia alcuni giorni dopo sul tema delle pensioni: Berlusconi afferma che non si può governare con un alleato come Bossi e che non rimane altro da fare che ritornare alle urne. Sul tema i rapporti si alterano, e anche il ministro dell'interno Roberto Maroni, Vicepresidente del Consiglio, accusa la maggioranza per la mancanza di accordi con i sindacati.
Lo scontro diretto arriva in aula fra il 21 e il 22 dicembre: in diretta televisiva Silvio Berlusconi, con un discorso duro nei confronti dell'alleato Bossi, dichiara che il patto sancito con lui il 27 marzo è stato tradito e chiede di ritornare immediatamente alle urne. Bossi, dal canto suo, ricambia le accuse, affermando che l'accordo sul federalismo è stato ampiamente disatteso dal governo. Così si apre la crisi: Berlusconi rassegna le proprie dimissioni e invita i suoi militanti a manifestare in piazza contro il tradimento.
Il 23 dicembre si incontrano, nella casa romana di Bossi, il segretario leghista con Massimo D'Alema e Rocco Buttiglione, rispettivamente segretari del PDS e del PPI. I tre politici decidono di stringere un'alleanza parlamentare che porterà all'appoggio esterno al successivo governo tecnico guidato da Lamberto Dini. È il cosiddetto patto delle sardine, chiamato così perché alla richiesta di Bossi se i due ospiti avessero fame, il Senatùr offrì quello che aveva nel frigorifero in quel momento, ovvero sardine in scatola, lattine di birra, di Coca-Cola e pancarr119]. Qualche giorno più tardi la polizia rese noto il verbale dell'operazione. Nella sede leghista fu sequestrato il seguente materiale: camicie, gadget, manifesti, una carta geografica del Po e copie dell'inno Va, pensiero di Giuseppe Verdi.[120]
Contro la perquisizione la Camera dei deputati avanzò ricorso secondo l'articolo 68 della Costituzione, che vieta la violazione di locali a disposizione dei parlamentari senza consenso del Parlamento. La perquisizione venne condannata nel 2004 dalla Corte costituzionale in quanto lesiva proprio dell'articolo 68[121].
La Cassazione condannò comunque Roberto Maroni e Piergiorgio Martinelli a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale (pena poi convertita in una multa di 5.320 euro[122]). Umberto Bossi venne assolto in appello il 22 giugno 2007, dopo avere chiesto precedentemente l'immunità al Parlamento europeo[123]. Prescritta la condanna di 6 mesi e 20 giorni a Davide Carlo Caparini.
Nel gennaio 1996 Dini si dimise. Si arriva allo svolgimento di nuove elezioni, e stavolta la Lega Nord non stringe alleanze. Si presenta da sola e conquista il 10,4% dei voti a livello nazionale e 87 parlamentari. Questa decisione penalizza il Polo di centrodestra e favorisce la nuova coalizione dell'Ulivo, guidata da Romano Prodi, il quale andò a formare il suo primo governo.
Al momento della ricostituzione dei gruppi parlamentari leghisti, nel maggio 1996, viene introdotto il nome Lega Nord per l'Indipendenza della Padania (dopo la bocciatura di "Lega Parlamento della Padania" al Senato e "Lega Padania indipendente" alla Camera[124]) che diventerà il nuovo nome del partito con la modifica dello statuto approvata il 15 febbraio 1997. In quell'occasione entra nel patrimonio simbolico leghista il Sole delle Alpi in verde su bianco[125].
Forte del consenso elettorale (29% in Veneto, 25% in Lombardia), il 15 settembre la Lega Nord, radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell'Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po il cui culmine si tiene a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove Umberto Bossi, dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi, e proclama unilateralmente l'indipendenza della Padania. A seguito di questa svolta secessionista, alcuni importanti esponenti del Carroccio entreranno in rotta con Bossi: Irene Pivetti è espulsa il 12 settembre 1996 e fonderà Italia Federale, Vito Gnutti lascia la Lega Nord l'11 giugno 1999[126] e fonderà con altri ex leghisti Futuro Nord[127].
Nel frattempo il Parlamento, attraverso i decreti legislativi noti come legge Bassanini, attribuisce numerose funzioni amministrative agli enti locali, e in particolar modo ai comuni. La Lega Nord mostra, fin dalla legge di delegazione (legge 15 marzo 1997 n. 59), di non accontentarsi delle riforme e decide di proseguire nella sua battaglia secessionista, creando un Governo padano.
Mentre il programma secessionista è in atto, il Parlamento (a maggioranza centro-sinistra) approva una riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione, che modifica profondamente il regionalismo italiano. La riforma si fonda sui principi di sussidiarietà - art. 118 - e di leale collaborazione - art. 120 -, indicando espressamente le materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato e concorrente tra Stato e Regioni, e riservando alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni tutte le altre materie.
A partire dall'autunno 1998 si staccano dalla Lega Nord diversi dirigenti e militanti che fondano movimenti regionali autonomi: in Veneto movimenti come la Liga Veneta Repubblica, che nelle tornate elettorali ha raccolto un consenso tra l'1,3% (2005) e il 2,3% (2000) a livello regionale con un piccolo exploit nelle elezioni per il Senato nel 2001 dove ha raggiunto il 5%, sfiorando l'elezione di un senatore, nel 2000 diversi gruppi regionali staccatisi dalla Lega Nord fondano Autonomisti per l'Europa, nel 2001 nasce in Liguria il Movimento Indipendentista Ligure e nel 2006 in Lombardia Max Ferrari, ex direttore di TelePadania, dopo essere stato espulso dalla Lega Nord fonda il partito autonomista Fronte Indipendentista Lombardia raccogliendo però pochi consensi.
La linea apertamente secessionista fatta propria dalla Lega Nord portò, dopo il 1998, a un isolamento del partito nel panorama politico italiano, col risultato che, nelle zone dove il radicamento leghista era minore, i suoi candidati alle elezioni amministrative erano nettamente svantaggiati rispetto a quelli di centrodestra e di centrosinistra, generalmente appoggiati da più liste. Per cercare di rimediare a questa situazione, nel settembre del 1998 Bossi lanciò il cosiddetto Blocco padano, una coalizione formata dalla Lega Nord con diverse liste in rappresentanza di varie categorie sociali e produttive del territorio. Già alle elezioni amministrative dell'aprile 1997 altre liste che si richiamavano apertamente all'indipendentismo avevano affiancato la Lega Nord:
•   Agricoltura padana
•   Lavoratori padani
•   Padania pensione sicura
•   Non chiudiamo per tasse! - Artigianato, commercio, industria
Il risultato di queste liste fu complessivamente molto modesto, e nella maggior parte dei casi esse non riuscirono a portare i candidati leghisti al ballottaggio. Le ultime tre liste ottennero complessivamente l'1,1% al comune di Milano e lo 0,8% al comune di Torino. L'Agricoltura padana ebbe l'1,9% alla provincia di Pavia e i Lavoratori padani lo 0,9% alla provincia di Mantova[128]. Un risultato di un certo rilievo fu però ottenuto dai Lavoratori padani nell'autunno dello stesso anno al comune di Alessandria, dove con il 4,4% contribuirono alla rielezione del sindaco uscente Francesca Calvo ed ebbero diritto a tre consiglieri[129].
Nel 1998 il Blocco padano, di cui il coordinatore doveva essere il parlamentare europeo ed ex sindaco di Milano Marco Formentini, fu annunciato come costituito fondamentalmente da cinque partiti, oltre alla Lega Nord[130]:
•   Terra (evoluzione di Agricoltura padana, con a capo Giovanni Robusti, portavoce dei Cobas del latte)
•   Lavoratori padani
•   Pensionati padani (evoluzione di Padania pensione sicura, con a capo Roberto Bernardelli)
•   Imprenditori padani (evoluzione di Non chiudiamo per tasse!)
•   Cattolici padani (già presentatosi alle elezioni per il Parlamento della Padania del 1997, con a capo Giuseppe Leoni)
A questi si unirono a seconda dei casi anche liste civiche di portata locale, che talvolta ebbero maggior fortuna: a Udine Sergio Cecotti raggiunse il ballottaggio e fu poi eletto sindaco grazie all'apporto di due liste civiche, senza che i partiti "regolari" del Blocco padano fossero presenti[131]. La coalizione nel suo complesso risentì del calo di consensi generalizzato subito dalla Lega Nord, tanto che dopo il 1999 non fu più ripresentata se non in maniera sporadica, anche perché la Lega Nord, entrando a pieno titolo nella Casa delle Libertà, trovò alleati di maggiore consistenza elettorale.
La coalizione con la Casa delle Libertà (1999-2003)
Alle elezioni europee del 1999 il partito raccoglie il 4,5% dei consensi, meno della metà rispetto alle politiche del 1996, ed elegge quattro europarlamentari, di cui uno, Marco Formentini, fautore di un'alleanza con il centro-sinistra, avrebbe presto lasciato il partito per aderire a I Democratici. Quell'anno la Lega Nord organizza una manifestazione a Roma. Il 5 dicembre convergono nella capitale decine di migliaia di militanti, che sfilano nelle strade del centro per gridare la loro opposizione alle politiche dello Stato centrale.
Tra il 1999 e il 2000 la Lega Nord si avvicina nuovamente alla coalizione di centro-destra, rinsaldando i rapporti con Silvio Berlusconi e il suo partito, Forza Italia. La nuova alleanza tra Lega Nord, Forza Italia, AN e centristi, che viene chiamata Casa delle Libertà, muove i primi passi già alle elezioni regionali del 2000, quando la Lega Nord, alleata della CdL, conquista posizioni di rilievo nelle giunte regionali e locali; il successo della CdL provocherà le dimissioni del Governo D'Alema II.
La CdL è riproposta per le elezioni politiche del 2001 come alleanza tra Lega Nord, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico, Cristiani Democratici Uniti, Nuovo PSI e Partito Repubblicano Italiano, vince: Silvio Berlusconi torna Presidente del Consiglio e la Lega Nord torna al governo. I risultati elettorali vedono la Lega Nord in forte calo rispetto al passato: 3,9% dei consensi nella quota proporzionale (dunque di poco sotto la soglia di sbarramento) e solo 47 parlamentari eletti nel maggioritario. Ma l'alleanza con il centrodestra risulta vincente.
La Lega Nord entra nel Governo Berlusconi II con Umberto Bossi che viene nominato Ministro per le riforme istituzionali e devoluzione, Roberto Castelli Ministro della giustizia e Roberto Maroni Ministro del lavoro e delle politiche sociali; e negli uffici di presidenza delle assemblee legislative con Roberto Calderoli, che viene eletto vicepresidente del Senato.
Manifestazione a Milano per il federalismo fiscale e la libertà della Padania
Nel governo la Lega Nord spinge per la realizzazione delle riforme costituzionali, in particolare di quella federalista chiamata "devolution" che valorizza il ruolo delle autonomie regionali, attraverso l'attribuzione di competenze esclusive attinenti alla sanità, alla scuola e alla sicurezza pubblica.
La malattia di Umberto Bossi (2004-2005)
La mattina dell'11 marzo 2004 Umberto Bossi è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale; la riabilitazione lo costringe a una lunga degenza ospedaliera in Svizzera e a una faticosa convalescenza, poi conseguentemente a una lunga interruzione dell'attività politica. Si dimette così da ministro, venendo sostituito dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli.
Nonostante le condizioni di salute (la malattia gli ha lasciato un braccio indebolito, difficoltà a camminare e parlare da cui non si è mai ripreso completamente) Bossi si candida come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Per il seggio di Strasburgo lascia quindi la carica di deputato italiano. Bossi riapparirà solo il 19 settembre nella sua casa a Gemonio[132] e tornerà in pubblico gradualmente prima partecipando il 28 febbraio 2005 nella sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano all'inaugurazione dell'asilo nido interno.[133]
Il 6 marzo Bossi effettua la sua prima uscita pubblica dopo l'ictus nella casa-museo di Carlo Cattaneo a Castagnola[134]. Alla manifestazione di Castagnola prende parte anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (uomo chiave del cosiddetto «asse del Nord» tra Bossi e Berlusconi),[135][136] il ministro Roberto Calderoli, il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, il Ministro del Lavoro e politiche sociali Roberto Maroni e una delegazione della Lega dei Ticinesi, partito politico localista a ispirazione cantonale elvetico guidato dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca[137].
Il 19 giugno 2005 Bossi torna a partecipare ai tradizionali raduni di Pontida[138][139], ma solo dal 15 novembre ritornerà a far politica a Roma ripresentandosi al Senato[140][141]. Nelle elezioni europee del 2004 e nelle elezioni regionali del 2005, la Lega Nord recupera parte dei consensi persi in precedenza, ricevendo rispettivamente il 5,1% e il 5,6% dei suffragi a livello nazionale.
Le elezioni politiche, l'alleanza con MPA e all'opposizione di Prodi (2006)
In vista delle elezioni politiche del 2006, la Lega Nord conferma l'adesione alla Casa delle Libertà, che candida nuovamente Berlusconi a premier, e, per la prima volta, apre anche alle energie provenienti dal Sud Italia, stipulando un accordo con il meridionalista Movimento per l'Autonomia, guidato da Raffaele Lombardo, eurodeputato eletto nelle file dell'UDC e proveniente dalla corrente DC di Calogero Mannino. Esso è composto da esponenti largamente provenienti dalla Democrazia Cristiana, ha il suo radicamento in Sicilia e sostiene politiche in favore del Mezzogiorno, come la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Condivide con la Lega Nord il fattore dell'autonomismo regionale. Si oppone però ad un federalismo fiscale che poggi totalmente sulle spalle delle Regioni.
L'obiettivo dei due partiti alleati, secondo Raffaele Lombardo, è quello di «porre fine alla conflittualità tra autonomia e federalismo» e «trasformare i conflitti in sinergie e collaborazione tra Nord e Sud del Paese144]. La maggioranza dei voti risulta di parere contrario alla riforma costituzionale. In sole due regioni, Lombardia e Veneto, i sì prevalgono sui no[145]. Il progetto federalista della Lega Nord subisce così una battuta d'arresto. Bossi ammetterà di essere «un po' deluso da questa Italia che fa un po' tristezza148] e l'8,06% al Senato[149], in netto rialzo rispetto alle precedenti votazioni.
Nel Governo Berlusconi IV sono ministri: Umberto Bossi alle Riforme per il federalismo, Roberto Calderoli alla Semplificazione normativa, Roberto Maroni all'Interno e Luca Zaia alle Politiche agricole; sono sottosegretari: Maurizio Balocchi alla Semplificazione normativa, Michelino Davico all'Interno, Roberto Castelli alle Infrastrutture e Trasporti e Francesca Martini alla Salute. Rosi Mauro è vicepresidente del Senato.
Elezioni europee del 2009
Risultati elettorali del 2009 in percentuale
Alle elezioni europee del 2009 la Lega Nord ottiene il 10,21%.[150] Elegge per la prima volta un parlamentare europeo nella circoscrizione Centro, l'allora segretario della Lega Nord Toscana Claudio Morganti.[151] In Veneto ottiene il 28,38%[152] e risulta il partito più votato nelle province di Belluno, Treviso, Verona e Vicenza.
Subito dopo le elezioni la Lega Nord, con l'UKIP, è tra i fondatori del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (ELD), creatosi il 1º luglio 2009 dopo lo scioglimento dell'Unione per l'Europa delle Nazioni.[153]
Regionali 2010: la Lega Nord al governo di Piemonte e Veneto
Nelle elezioni regionali 2010 la Lega Nord si è presentata, sempre alleata del PdL, in 8 delle 13 regioni che andavano al voto (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria). In due di queste, Piemonte e Veneto, ha presentato i propri esponenti Roberto Cota e Luca Zaia quali candidati presidenti dei due partiti e risultano entrambi eletti.
Complessivamente la Lega Nord ha ottenuto il 12,28% del totale dei voti validi delle 13 regioni (19,77% nelle otto in cui era presente), con una punta del 35,15% in Veneto, dove è risultata essere il primo partito a livello regionale. Rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005, il partito ha raddoppiato i propri consensi[154] ottenendo «un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle "rosse"156].
Il 30 e 31 maggio successivi la Lega Nord ha partecipato al rinnovo delle otto provincie sarde, presentando proprie liste a Cagliari, Ogliastra, Olbia-Tempio e Sassari. Qui, dove la Lega Nord non è ancora radicata, il partito ha ottenuto 4.179 voti, pari allo 0,58% su scala regionale (0,93% relativamente alle quattro provincie citate).
L'11 febbraio 2014 il Consiglio di Stato annulla definitivamente le elezioni regionali in Piemonte, svoltesi nel 2010, e che avevano visto vittorioso Roberto Cota.
Caduta del Berlusconi IV e passaggio all'opposizione (2011)
Tra il 2010 e il 2011, periodo politicamente turbolento per la maggioranza di centrodestra a causa della scissione di Futuro e Libertà per l'Italia e dell'insuccesso delle amministrative 2011, la Lega Nord garantisce il proprio appoggio al Governo Berlusconi IV.
Alle elezioni amministrative del 2011 infatti la Lega Nord decide di allearsi con PdL solo nelle grandi città, mentre nelle piccole si presenta da sola[157], ma i risultati sia per la Lega Nord che per l'alleanza di centrodestra sono scarsi e viene persa anche la città di Milano.
Successivamente alle dimissioni di Silvio Berlusconi dell'autunno 2011, la Lega Nord è contraria a qualsiasi governo tecnico, chiedendo il ritorno alle urne.[158][159] Alla nascita del Governo Monti la Lega Nord, contrariamente agli ex alleati del Popolo della Libertà, si colloca fin dal primo istante all'opposizione di tale governo: infatti la Lega Nord è stata l'unico partito del Parlamento a votare contro la fiducia d'insediamento del governo tecnico di Mario Monti.
Intanto nel partito i rapporti tra Bossiani e Maroniani diventano sempre più tesi: dopo gli scontri interni al gruppo della camera sulla richiesta di arresto per Cosentino, ma smentite dal capogruppo bossiano Reguzzoni[160], il partito vieta a Maroni di parlare ai comizi[161]. Maroni però non ha intenzione di rispettare il divieto e la base leghista è in rivolta, tant'è che Maroni viene invitato da molte sezioni, e Bossi è costretto a ritirare il divieto[162].
Il caso Belsito e le dimissioni di Bossi (2012)
 Lo stesso argomento in dettaglio: Francesco Belsito § Appropriazione indebita dei rimborsi elettorali e Rosi Mauro § Scandalo Belsito.
Il 5 aprile 2012 Bossi si è dimesso da Segretario Federale del partito a seguito dell'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il tesoriere del partito Francesco Belsito, anche lui dimissionario, e la famiglia dello stesso Bossi, dal momento che parte del denaro della Lega Nord, ottenuto come finanziamento pubblico, sarebbe stato utilizzato dalla famiglia Bossi per scopi privati[163][164].
Tale vicenda coinvolge altri esponenti di spicco della Lega Nord come Rosi Mauro, Roberto Calderoli e Francesco Speroni[165]. La vicenda ha portato, inoltre, il figlio di Bossi, Renzo Bossi, a dimettersi dal Consiglio regionale della Lombardia[166].
Contestualmente alle dimissioni da Segretario, il Consiglio Federale del partito nomina Bossi Presidente Federale, al vertice del partito nomina un triumvirato composto da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, che lo guiderà fino al congresso, e Stefano Stefani nuovo tesoriere[167].
Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord dal 1º luglio 2012 al 15 dicembre 2013
Il coinvolgimento di Rosi Mauro induce i vertici a chiederne le dimissioni dalla carica di vicepresidente del Senato. Il suo rifiuto le costa l'espulsione[168].
Nel maggio 2012 Bossi viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con l'accusa di truffa ai danni dello Stato, unitamente ai figli Renzo e Riccardo, al senatore Piergiorgio Stiffoni e a Paolo Scala[169][170][171]. Nel novembre 2013 Bossi e i propri figli vengono rinviati a giudizio.[172] Il 10 luglio 2017 il tribunale di Milano condanna Umberto Bossi, il figlio Renzo e l'ex tesoriere Belsito.[173]
Alle elezioni amministrative del 2012 la Lega Nord partecipa alle competizioni elettorali generalmente da sola, rinunciando ad un'alleanza col Popolo della Libertà, e vede il proprio esponente Flavio Tosi riconfermato alla guida di Verona.
A Como e a Monza i candidati leghisti non riescono a raggiungere il secondo turno[174][175][176] e, complessivamente, la Lega Nord assiste ad un calo generalizzato del consenso.
Congressi nazionali e Maroni segretario (2012)
Slogan utilizzato dal partito durante e dopo il V Congresso Federale
Prima del V congresso vengono celebrati i congressi nazionali (regionali): in Veneto il maroniano Flavio Tosi batte il bossiano Massimo Bitonci e diventa segretario della Liga Veneta[177]; in Lombardia il maroniano Matteo Salvini batte il bossiano Cesarino Monti diventando segretario della Lega Lombarda[178]; in Liguria la maroniana Sonia Viale batte il bossiano Giacomo Chiappori[179]; in Friuli-Venezia Giulia il maroniano Matteo Piasente batte il bossiano Marco Ubaldi[180]; in Emilia il maroniano Fabio Rainieri batte il bossiano Riad Ghelfi[181]; in Romagna il maroniano Gianluca Pini viene confermato segretario mentre in Trentino è confermato segretario il maroniano Maurizio Fugatti[182].
Durante il V Congresso Federale della Lega Nord che viene celebrato il 30 giugno e il 1º luglio 2012, il primo dopo le dimissioni di Bossi, Roberto Maroni, unico candidato alla segreteria federale al congresso, viene eletto nuovo Segretario Federale della Lega Nord[183]. Maroni innova l'assetto organizzativo nominando tre vicesegretari: il veneto Federico Caner vicesegretario federale vicario con la delega a costruire la scuola di formazione del partito, il lombardo Giacomo Stucchi vicesegretario responsabile dell'Ufficio politico e degli undici dipartimenti e due consulte e la piemontese Elena Maccanti vicesegretario coordinatrice degli enti locali. Roberto Calderoli è responsabile federale organizzativo del territorio[184]. Viene modificato il simbolo del partito: scompare la parola "Bossi", sostituita con "Padania"[185].
Elezioni politiche del 2013, i primi insuccessi e opposizione al governo Letta
 Lo stesso argomento in dettaglio: Coalizione di centro-destra alle elezioni politiche in Italia del 2013.
Alle elezioni politiche del 2013 la Lega Nord decide di correre in coalizione col Popolo della Libert188] per l'elezione della Camera dei Deputati e il 4,33%[189] per il Senato. Il crollo del supporto popolare al partito è molto evidente ad esempio in Veneto, dove la Lega Nord non raggiunge l'11%[190] (meno della metà rispetto alle elezioni politiche del 2008, e circa due terzi in meno rispetto al massimo dei consensi raggiunto in occasione delle regionali del 2010).
In Lombardia al contrario, dove in contemporanea si vota anche per il rinnovo del Consiglio Regionale (a seguito delle dimissioni anticipate del presidente della giunta regionale uscente, Roberto Formigoni), la Lega Nord limita in parte il calo registrato nelle altre regioni del Nord. Grazie al supporto, ritenuto determinante, del Popolo della Libertà e degli altri partiti e liste civiche che compongono la coalizione di centro-destra, il segretario leghista Maroni riesce ad imporsi sul candidato del centro-sinistra Umberto Ambrosoli ed essere eletto governatore. Dopo il colloquio con il presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta, il 25 aprile 2013 il segretario Roberto Maroni ha dichiarato che la Lega Nord sarà all'opposizione del Governo.[191] Il 20 aprile, al sesto scrutinio, la Lega Nord vota per la rielezione a presidente della repubblica di Giorgio Napolitano assieme a Partito Democratico, Popolo della Libertà e Con Monti per l'Italia[192], ma si astiene dal voto di fiducia al Governo Letta in entrambe le camere[193][194] e durante il governo Letta si scaglia duramente contro il ministro di origine congolese Cécile Kyenge, difendendo la legge Bossi-Fini.[195][196] Il 27 novembre la Lega Nord vota al Senato contro la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi causata dalla legge Severino[197].
L'11 dicembre 2013 in occasione del voto di fiducia al governo Letta la Lega Nord perde un componente del suo gruppo al Senato, Michelino Davico, il quale decide di votare, contrariamente alla linea del partito, la fiducia al premier.[198]
Il Congresso Federale Straordinario (2013)
 Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni primarie della Lega Nord del 2013.
Matteo Salvini durante il discorso come candidato segretario della Lega Nord
Il 7 dicembre 2013 si tengono primarie per la segreteria del partito, organizzate da Roberto Calderoli: i candidati iniziali erano Umberto Bossi, Matteo Salvini, Giacomo Stucchi, Manes Bernardini, Roberto Stefanazzi, Flavio Tosi, Gianluca Pini e Erminio Boso. Ma in seguito alla rinuncia di Tosi, alla non ammissibilità delle candidature di Pini e Boso, raggiungono le mille firme necessarie solo Bossi e Salvini[199]. I seggi erano 56 in tutto il centro-nord con la possibilità di voto solo per i soci ordinari con almeno un anno di militanza nel partito che sono 17.747[200].
Il vincitore delle primarie è stato Salvini con l'82% di voti mentre Bossi ha ottenuto il 18%, su un totale di 10.206 votanti[200][201]. L'elezione è stata ratificata dai 300 delegati durante il congresso convocato dal partito il 15 dicembre al Lingotto di Torino[202], proclamando ufficialmente Matteo Salvini nuovo segretario federale del partito.[203]
La segreteria di Matteo Salvini
Matteo Salvini nel 2015
A seguito degli aumenti autostradali che hanno colpito il nord Italia, in media del 3,9%, con punte del 18%,[204] il segretario Salvini ha indetto per l'11 gennaio 2014 un presidio leghista in 30 caselli autostradali per protestare contro gli aumenti.[205][206][207] Presentandosi assieme a un centinaio di militanti, tra cui il presidente Bossi, al casello di Gallarate, Salvini dichiara: «A Roma si circola sul Grande raccordo gratis, la Salerno-Reggio Calabria è gratis. Qui si paga un occhio della testa» e successivamente ha attraversato il casello ritirando lo scontrino per poi strapparlo, affermando che non l'avrebbe pagato.
Il governatore del Veneto Luca Zaia ha commentato a proposito: «Penso che si debba protestare non solo per il pedaggio sull'A28 ma per tutte le realtà in cui lo si paga, perché il Veneto versa a Roma 21 miliardi di tasse all'anno e abbiamo diritto alle autostrade gratuite».[208]
Successivamente, lo stesso giorno, si è svolta una manifestazione a sostegno dell'allora governatore del Piemonte Roberto Cota, pochi giorni dopo la sentenza del Tar piemontese che aveva dichiarato nulla l'elezione dei consiglieri eletti alle elezioni regionali del 2010[209], indicendo così nuove elezioni.
Agli inizi della primavera del 2014 venne lanciata dalla Lega Nord la raccolta firme per cinque referendum, che riguardano l'abrogazione delle leggi Merlin e Mancino e della riforma delle pensioni Fornero e l'abolizione dei concorsi pubblici per gli immigrati e delle prefetture[210]. Il 25 giugno vennero depositate in Cassazione 3 milioni di firme raccolte a sostegno dei cinque referendum, di cui 570 000 per il solo quesito sulla legge Fornero. Tale referendum fu l'unico ad ottenere le 500.000 firme necessarie, ma non si andò mai alle urne a causa della bocciatura della Corte costituzionale, avvenuta nel gennaio successivo.[211]
Dalle elezioni Europee alle Regionali in Emilia-Romagna
Alle Elezioni europee del 2014 la Lega Nord ottiene il 6,2% dei voti, eleggendo cinque europarlamentari al Parlamento Europeo e stringendo un'alleanza con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen con cui condivide gli ideali di abbandonare la moneta unica Euro per riacquistare la sovranità monetaria andando così a formare il Movimento per un'Europa delle Nazioni e della Libertà, a cui si aggiunge il Partito della Libertà Austriaco.
Alle Elezioni regionali del 23 novembre, la Lega Nord raggiunge in Emilia-Romagna, con il candidato governatore Alan Fabbri, il 19,4% dei consensi, divenendo secondo partito e doppiando Forza Italia.
Noi con Salvini
Simbolo elettorale di Noi con Salvini
Il 19 dicembre 2014 Salvini fonda il partito Noi con Salvini come soggetto politico[212] a sostegno del segretario nel Centro e Sud Italia.[213] In quelle regioni si dà una strutturazione territoriale attrave

Pagine: 1 ... 5 6 [7] 8 9 10
Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!