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« inserito:: Aprile 22, 2025, 06:56:44 pm » |
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Marco M. Freddi rodpnetosS3c35ltiumgc1u6ugcal938t90th05u6cacu1361tu83c69l0 4 ·
MEDIA E STAMPA – ITALIANA, ISPANICA E INTERNAZIONALE – DESCRIVONO IL PAPA COME UN UOMO DI GRANDE BONTÀ, CAPACE DI AVER RIPORTATO AL CENTRO DEL MESSAGGIO DELLA CHIESA CATTOLICA LA QUESTIONE DEI POVERI.
Ma buono è anche il mio panettiere Bruno, e rimettere i poveri al centro dovrebbe essere il dovere imprescindibile per una Chiesa che si ispira a Cristo. Dunque, cosa c'è stato di davvero rivoluzionario nell'opera di Papa Francesco? Alla morte di ogni pontefice emergono racconti, aneddoti e persino presunti miracoli, spesso rimasti chiusi nei cassetti degli uffici vaticani. Se ne parlerà per mesi: si disquisirà sulla sua missione pastorale e, come sempre, si sottolineerà che servirà tempo – tanto tempo – per misurare davvero la portata della sua eredità e permettere all'istituzione Chiesa di evolvere. Francesco è stato definito "il papa dei poveri, degli ultimi, dei carcerati, delle periferie del mondo". Ma non è il suo titolo a spiegare il suo valore. È il frutto dell'impegno di don Jorge Mario Bergoglio, sacerdote prima ancora che Vescovo di Roma. Don Jorge Mario Bergoglio ha scelto gli ultimi fin dal primo giorno di sacerdozio, ed è per questo che è stato il Papa più contestato, ostacolato e talvolta odiato all'interno della Curia. Da prete lottava per restare fedele a se stesso, ma da pontefice si è ritrovato intrappolato nell'immobilismo ereditato dai suoi predecessori, in un sistema che tutela il potere anziché servire i fedeli che vivono le complessità e le sofferenze della vita reale: divorzi, scelte sul fine vita, orientamenti sessuali, identità di genere e altre realtà esistenziali che la Chiesa fatica a riconoscere. Non è arrivata alcuna riforma coraggiosa su parità di genere, sacerdozio femminile, diritti delle persone LGBT, riconoscimento dei matrimoni gay, aborto, divorzio, eutanasia, rinnovamento della formazione sacerdotale, lotta alla pedofilia, tutela delle consacrate dalla violenza dei sacerdoti o trasparenza finanziaria. Su tutti questi fronti non c'è stato un atto risolutivo, soltanto mere dichiarazioni di principio che forse il suo successore riprenderà. Don Jorge Mario Bergoglio, diventato Papa Francesco, ha vissuto la contraddizione di guidare l'istituzione Chiesa distante dal Vangelo e dagli ultimi, pur essendo un prete convintamente anticlericale. Come i suoi predecessori, non ha saputo compiere quel gesto decisivo capace di avvicinare davvero l'istituzione alle sofferenze dei fedeli. Di Papa Francesco resteranno solo i gesti e le parole. E tra cento anni si ripeterà ancora che alla Chiesa serve tempo per cambiare. Ma è nella natura delle religioni monoteiste, con le loro dottrine rigide scritte nei secoli da uomini "ispirati da Dio", che ogni trasformazione radicale diventa un miraggio: i fedeli – cristiani, musulmani o ebrei – resteranno sempre intrappolati da dottrine e regole che soffocano la libertà di vivere pienamente la propria spiritualità. Non basta più proclamare gesti simbolici o encicliche. Occorrono azioni concrete, atti di rottura, ma se non è accaduto con Papa Francesco che veniva dalla periferia del mondo, come potrà avvenire con il prossimo pontefice? Non sta a me, laico liberato dalle catene della fede, pretendere un cambiamento radicale qui e ora, ma è mia responsabilità chiedere, in nome di chi – come mia madre – ha creduto per l'intera vita nell'istituzione della Chiesa, che il Papa e tutti i vescovi agiscano congiuntamente. Chiedo al successore di Pietro e al collegio episcopale di assumersi la responsabilità storica di quella rivoluzione che parta dall'istituzione del sacerdozio femminile, come antidoto fondamentale alla violenza innata di un sistema clericale chiuso e machista. È questo il primo baluardo contro la pedofilia che è stata ed è un esercizio di potere, di dominio sui minori e sulle consacrate. In nome di mia madre e di tutti coloro che hanno sperato nel Vangelo, nel paradiso e nella risurrezione della carne, incoraggio il prossimo papa e tutti i vescovi a mettere al centro della loro opera la giustizia, la libertà e la sofferenza di singoli e famiglie, di tutti i singoli e di tutte le famiglie, ad avere finalmente il coraggio di leggere la realtà del mondo. Solo così sarà restituita alla Chiesa credibilità e speranza: caro nuovo pontefice, cari vescovi, non conteranno più le parole, solo le vostre azioni.
da FB del 22 aprile 2025
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