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Forum Pubblico / O.P.O.N. PIATTAFORMA VIRTUALE: LE PERSONE COMUNICANO TRA LORO E IL TERRITORIO. / SONO TUTTI IMPEGNATI o con poca voglia di impegni nuovi e diversi. Pazienza.
inserito:: Oggi alle 05:51:39 pm
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Tecnico programmatore e consigliere nel mio impegno sociale sul web CERCASI ciaooo ggianni41@gmail.com |
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Forum Pubblico / "INTESA OLIVO POLICONICO". PROGETTO DECENNALE DI GOVERNO PER SANARE LE PRIORITA'. / Massimo Cacciari Serve un nuovo diritto alla Terra
inserito:: Oggi alle 05:33:52 pm
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Serve un nuovo diritto alla Terra
Massimo Cacciari 14 Ottobre 2024 alle 01:00 Com’era largamente prevedibile tutte le contraddizioni della nostra compagine governativa emergono con i conti di fine d’anno. Dalle promesse ai sacrifici. Scricchiola pure l’antico collante del potere: troppo vistose le differenze in materia di pseudo-presidenzialismo e di pseudo-federalismo. Ma ciò che segna forse il punto di massima miseria cultural-politica della maggioranza che, per così dire, ci guida, è stato toccato, io penso, con la discussione sullo ius scholae. In un mondo in cui una donna di colore diventerà presidente di quella che ancora è la massima potenza mondiale, da noi si discute dopo quanti anni di scuola un ragazzo sia degno di cantare l’inno di Mameli. Qualcuno ha mai dato un’occhiata all’andamento demografico del pianeta nel corso dell’ultimo secolo? Quanto durerà ancora in questo Bel Paese l’ignoranza nei confronti dei formidabili processi di meticciamento che interessano in forme più o meno prepotenti tutto il mondo? È bene, è male che ciò avvenga? Anzitutto, occorre sapere che il fenomeno è inarrestabile. Il problema consiste nel governarlo, non nel rimuoverlo. Politiche di aiuto reale, di integrazione. Credete che con le guerre i processi di sradicamento di interi popoli possano interrompersi? Si moltiplicheranno, invece, nelle forme più anarchiche, come è accaduto dopo l’invasione dell’Iraq, la guerra in Afghanistan, e via piangendo. Una delle ragioni fondamentali per cui è urgente superare questo stato di guerra è proprio questa: solo in condizioni di pace, o almeno in presenza di accordi relativamente stabili tra i grandi spazi culturali-politici sarà possibile tentare di conferire un ordine agli esodi che interessano interi popoli, e che sono – sarebbe onesto riconoscerlo – il prodotto della nostra civiltà, della mobilitazione universale di uomini e mezzi che essa esige, della generalità senza luogo né patria della sua Tecnica e delle sue «leggi» economiche. Mai come oggi il popolo che ami il suolo della patria più della vita è in pericolo di morte: citazione del più grande filosofo ebreo del’900. E amare la vita oggi significa saper affrontare non solo l’incontro, ma il vero e proprio incrocio tra nazioni, culture, etnie. Nella storia è avvenuto e continuerà ad avvenire. È destino che lo possa soltanto attraverso catastrofi e tragedie? Ius Scholae, il sondaggio: quattro italiani su dieci favorevoli alla cittadinanza dopo 5-8 anni alessandra ghisleri Questo discorso riguarda anzitutto l’Europa. L’Europa è vecchia e l’Italia è leader in questo processo di senescenza. Il suo sviluppo nel secondo dopoguerra, fino agli anni’90, è avvenuto in condizioni globali irripetibili, all’ombra dell’indiscusso primato, non solo tecnico-economico, americano e sulla base di uno «scambio» perfettamente ineguale con i Paesi produttori di materie prime. Alla leadership europea più lungimirante già durante la guerra fredda appariva chiaro che queste condizioni sarebbero venute meno. L’Europa doveva costruire un proprio, autonomo grande spazio culturale, politico, economico. Non certo in alternativa a quello atlantico, ma, anzi, proprio per sostenerlo all’interno di un Globo che sempre meno avrebbe potuto essere retto dall’alto di un solo Campidoglio. Così si spiega l’Ostpolitik della Socialdemocrazia tedesca, pur in presenza di una Germania divisa! Così si spiegano i tentativi di dar vita a un’autonoma politica medio-orientale e nei paesi del Maghreb da parte sia italiana che francese. Europa dell’est e Mediterraneo sono i poli irrinunciabili di una politica europea degna di questo nome. I suoi clamorosi fallimenti negli ultimi trent’anni hanno ucciso definitivamente questa prospettiva? Occorre realismo e disincanto anche qui: a prescindere dalle evidenti e immense differenze programmatiche e ideologiche, l’avanzata delle attuali destre europee assume un significato storico opposto a quello che aveva caratterizzato l’affermazione delle destre storiche. Quest’ultime si muovevano ancora nella prospettiva di un’Europa «all’assalto». Un tragico delirio, certo, nelle condizioni geo-politiche successive alla prima Grande Guerra – ma erede, piaccia o no, di una secolare, reale egemonia. La politica delle attuali destre è invece tutta difensiva, idolatria della propria terra, mura al confine. Politica di sopravvivenza. È la grande ondata dell’Occidente tutto che ormai è destinata a rifluire? Se così fosse dobbiamo saperne le conseguenze. La prima è la fine, non semplicemente la crisi della democrazia, in qualsiasi forma la si concepisca. Non c’è democrazia dietro alle barricate, con soltanto nemici e minacce all’intorno. Non c’è democrazia nel clima ossessivo di leggi di sicurezza e inasprimento di pene. Tutto è oscuro pericolo per organismi deboli, incapaci di rinnovarsi difronte alle trasformazioni del proprio ambiente, anche una manifestazione lo diviene. E allora si annaspa tra ordini contraddittori, inflazione di norme, vuote grida di riforme che non giungono mai. Tutte le politiche europee oggi sono politiche di conservazione, e quelle di destre non ne costituiscono che l’espressione estrema. Vogliamo batterle? E allora occorre ripensare al grande spazio politico europeo, dal Mediterraneo all’Est, pensare a costruire accordi e patti tra gli Imperi in conflitto, reagendo all’affossamento degli organismi internazionali di mediazione, pensare a un nuovo Diritto della Terra. Meditare alla vergogna per noi che la voce del noto democratico presidente della Turchia appaia oggi ben più autorevole della nostra nel trattare per la fine della guerra civile europea tra Ucraina e Russia. Da https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2024/10/14/news/serve_un_nuovo_diritto_alla_terra-14714500/?ref=LSHAE-BH-P1-S2-T1 |
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Forum Pubblico / ESTERO. MONDO DIVISO in OCCIDENTE, ORIENTE e ALTRE REALTA'. / Movimento di resistenza nordica (di stampo neonazista).
inserito:: Oggi alle 02:39:35 pm
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Movimento di resistenza nordica
Nordiska motståndsrörelsen Leader Pär Öberg Stato Svezia (bandiera) Svezia Fondazione 2015 Ideologia Nazionalsocialismo Scandinavismo Euroscetticismo Collocazione Estrema destra Seggi Riksdag 0 / 349 Seggi Europarlamento 0 / 18 Colori verde Sito web nordfront.se Modifica dati su Wikidata · Manuale Il movimento di resistenza nordica[1][2] (in svedese Nordiska motståndsrörelsen, "NMR"; in finlandese Pohjoismainen vastarintaliike, "PVL"; in danese Den Nordiske modstandsbevægelse, "NMB") è un movimento politico del nord-Europa presente in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, nonché partito politico in Svezia.[3] L'organizzazione, di stampo neonazista,[4][5] è guidata da Simon Lindberg. L'organizzazione è nota per la sua forte opposizione all'immigrazione non-bianca in Svezia.[6][7] Il ramo svedese del NMR è considerato uno dei principali attori del movimento del potere bianco in Svezia[8] e fra i più pericolosi dal punto di vista della sicurezza.[9] Nel settembre 2020 la Corte suprema finlandese – confermando la decisione di due corti inferiori – ha sciolto l'organizzazione, poiché ha ritenuto che i suoi obiettivi sono contrari ai principi della società democratica e ai loro valori di fondo previsti dalla Costituzione e dal codice penale[10]. Origine Bandiera dell'organizzazione Verso la metà degli anni novanta, alcuni ex-membri della Resistenza Ariana Bianca svedese (Vikt Ariskt Motstånd, VAM) appena usciti di prigione[9] crearono il "Movimento di resistenza svedese".[11] L'organizzazione venne fondata ufficialmente nel 1997 da alcuni membri della stessa VAM, della rivista neonazista Folktribunen e del movimento neofascista National Youth.[11] Sezioni nazionali Movimento di resistenza svedese Manifestazione del movimento di resistenza svedese Il ramo svedese dell'organizzazione, fondato da Klas Lund (condannato per un tentato omicidio) e guidato da Pär Öberg, è noto come Movimento di resistenza svedese[9][12] (Svenska motståndsrörelsen, SMR). L'obiettivo del movimento è quello di stabilire un governo nazionalsocialista/nordista, tramite rivoluzione o elezioni.[8] Hanno inoltre dichiarato che la loro lotta richiederà spargimenti di sangue.[13] Nelle sue pubblicazioni, la SMR elogia Adolf Hitler[14] e fra i principali riferimenti, oltre allo stesso Hitler, figurano Corneliu Codreanu e Robert Jay Mathews.[9] Dal 2015 il movimento svedese è presente anche nelle istituzioni, rappresentato dal partito Nordiska motståndsrörelsen (nome del movimento generale).[3] Movimento di resistenza finlandese Il ramo finlandese dell'organizzazione è noto come Movimento di resistenza finlandese (Suomen vastarintaliike). Il movimento è attivo per certo nelle città di Helsinki, Turku, Tampere, Oulu, Jyväskylä e Pori, ove sono soliti attaccare per le strade adesivi e manifesti di propaganda contenenti messaggi razzisti. In Finlandia, l'organizzazione è nota anche per numerosi episodi di violenza: Nel luglio 2010 i membri del movimento attaccarono la parata del Gay Pride ad Helsinki. I passanti e i partecipanti del Gay Pride vennero assaliti con gas lacrimogeno e spray al peperoncino.[15] Prima delle elezioni finlandesi del 2011 alcuni membri del movimento assalirono un funzionario del Partito di Coalizione Nazionale.[16] Nel luglio 2012, un componente del movimento (già partecipante all'assalimento del 2011)[16] attaccò un evento per i diritti gay a Oulu. Una persona fu ricoverata in ospedale per i danni causati dallo spray al peperoncino.[17] Nel luglio 2013 tre membri del movimento attaccarono un convegno in una biblioteca di Jyväskylä.[18] Tra le violenze vi fu l'accoltellamento di uno degli organizzatori dell'evento. Due dei tre furono arrestati.[19] Nel gennaio 2014, a Vantaa, alcuni componenti assalirono un uomo che criticava i loro volantini.[20] Il 1º maggio seguente, a Pori, si scagliarono con fumogeni, sirene e megafoni contro la parata del primo maggio organizzata dall'Alleanza di Sinistra.[21] La polizia arrestò sette attivisti neonazisti.[22] Nell'agosto 2015, durante una manifestazione del movimento a Jyväskylä, assalirono in gruppo tre persone. Una delle vittime era il portiere della libreria che fu luogo dell'accoltellamento del 2013. La polizia arrestò 32 persone.[23] Note ^ Monica Perosino, Svezia, una donna sfida il corteo di 300 neonazisti, la Stampa, 4 maggio 2016. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2016). ^ Ingrid Carlqvist, Angelita La Spada (tradotto da), Svezia: Aggressioni sessuali nelle piscine, Gatestone Institute, 11 marzo 2016. URL consultato il 5 maggio 2016. (SV) Registrerade partibeteckningar, su val.se, Autorità elettorale svedese. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2016). ^ (SV) Nazisters vapengömma sprängd, in Svenska Dagbladet, 11 marzo 2008. URL consultato il 30 maggio 2013. ^ https://nordfront.se/fredskampen-rudolf-hess.smr ^ (EN) Sara C Nelson, Neo-Nazis Receive Fist Of Defiance From Anti-Racism Protester Tess Asplund, The Huffington Post, 4 maggio 2016. URL consultato il 5 maggio 2016. ^ (EN) Woman confronts 200-strong neo-Nazi rally in Sweden, SBS, 5 maggio 2016. URL consultato il 5 maggio 2016. (SV) Politiskt extremism - Grupper inom vit makt-miljön, Säkerhetspolisen.se (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2010). Dai "democratici" ai neonazisti: le molte facce della destra svedese, la Repubblica, 27 maggio 2012. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2014). ^ (FI) Korkein oikeus: Väkivaltainen uusnatsijärjestö PVL ei nauti sananvapauden suojaa, joten se on lakkautettava, in Yleisradio, 22 settembre 2020. URL consultato il 23 settembre 2020 (archiviato il 22 settembre 2020). (SV) Fakta Sv. Motståndsrörelsen/Nationell Ungdom, Expo (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2007). ^ Quei razzisti venuti dai ghiacci, su anpi.it, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, 18 aprile 2016. URL consultato il 5 maggio 2016. ^ (SV) Exklusiv intervju med första avhopparen från nazistgruppen Svenska motståndsrörelsen, Adaktusson's blogg (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2009). ^ Patriot.nu. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2012). ^ (EN) Charges over the Pride Parade Attack, su yle.fi, Yleisradio, 1º marzo 2011. (EN) Extreme right radicals seeking more visible presence in Finland, su yle.fi, Yleisradio, 2 febbraio 2013. ^ (EN) Pepper spray assault at gay event, su yle.fi, Yleisradio, 20 luglio 2012. ^ (EN) Knifing at event dealing with right-wing extremism, su yle.fi, Yleisradio, 30 gennaio 2013. ^ (EN) One suspect in Jyväskylä stabbing still at large, Helsinki Times, 14 febbraio 2013. URL consultato il 5 maggio 2016. ^ (FI) Arvostelija hakattiin Suomen vastarintaliikkeen katutempauksessa Vantaalla, Helsingin Sanomat, 27 gennaio 2014. ^ (FI) Eetunaukiolta kiinni seitsemän uusnatsia ? epäillään vaaran aiheuttamisesta, Satakunnan Kansa, 1º maggio 2014. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2016). ^ (FI) Poliisi jatkaa vapun rähinöintien tutkintaa ? Eetunaukion uusnatsit vapaiksi, Satakunnan Kansa, 2 maggio 2014. URL consultato il 5 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2016). ^ (EN) Jyväskylän pahoinpitelyn uhri uusnatseille kirjastopuukotuksesta tuttu, su yle.fi, Yleisradio, 2 agosto 2015. Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Movimento di resistenza nordica Collegamenti esterni (SV) Sito ufficiale, su nordfront.se. Modifica su Wikidata (DA) Sito ufficiale, su nordfront.dk. Modifica su Wikidata (NO) Sito ufficiale, su motstandsbevegelsen.info. Modifica su Wikidata (FI) Sito ufficiale, su vastarinta.com. Modifica su Wikidata (EN) Sito ufficiale, su nordicresistancemovement.org. Modifica su Wikidata (IS) Sito ufficiale, su nordurvigi.is. Modifica su Wikidata Portale Danimarca Portale Finlandia Portale Nazismo Portale Norvegia Portale Politica Portale Svezia Categorie: Partiti politici svedesiPartiti neonazistiPolitica della NorvegiaPolitica della FinlandiaPolitica della Danimarca [altre] Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 16 ott 2024 alle 07:08. Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi all |
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Forum Pubblico / ESTERO. MONDO DIVISO in OCCIDENTE, ORIENTE e ALTRE REALTA'. / Andrea Malaguti - L’umanità tra Marte e l’età della pietra.
inserito:: Oggi alle 10:54:25 am
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L’umanità tra Marte e l’età della pietra
Andrea Malaguti 13 Ottobre 2024 “Grazie ai prodigiosi progressi della scienza potremmo mettere fine a ogni calamità, ma la nostra incapacità di gestire i rapporti tra le varie componenti dell’umanità mette in pericolo tutto ciò che abbiamo realizzato”. (Amin Maalouf, presidente dell’Accademia Francese) È la realtà che, ancora una volta, si incarica di liquidare i nostri ideali. Traduco liberamente Amin Maalouf, ascoltato a Parigi alla conferenza per la Pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio: abbiamo a disposizione gli strumenti per vivere come dei, per sconfiggere le malattie, affrontare la transizione ecologica e garantirci un nuovo condiviso salto culturale attraverso immaginifici supercomputer, ma l’atavico istinto animale rischia di spedirci, nel tempo del viaggio di un razzo ipersonico, all’età della pietra. Nuova vita su Marte o ritorno a clave e caverne? Se il Novecento aveva affidato alla politica il ruolo di grande regolatore dei conflitti, noi esseri umani del terzo millennio eravamo certi di poterci appoggiare alla radiosa opportunità dell’accelerazione tecnologica. Il processo scientifico e quello sociale sembravano improvvisamente sintonizzati, il mondo destinato ad un nuovo armonico equilibrio, sorretto dalla potenza rigenerativa dell’Intelligenza Artificiale. Bello, peccato che fosse un’illusione. La violenza di Putin prima, i tagliagole di Hamas poi e l’ira fuori controllo di Netanyahu infine, ci hanno costretto a pensare che la Grande Utopia sia destinata a lasciare il passo a un risorto oscuro medioevo. Usciti dalla seconda guerra mondiale, trascinati dall’onda d’urto scatenata dal Little Boy precipitato dalla pancia dell’Enola Gay, eravamo decisi a lasciarci l’orrore alle spalle grazie alla costruzione di invincibili e condivisi organismi internazionali a trazione americana. Se ottant’anni più tardi l’esercito israeliano, enclave occidentale in Medioriente, spara ripetutamente sui contingenti Unifil in Libano e irride le Nazioni Unite, significa che l’elastico della storia ci ha riportato al centro di una palude avvelenata. Che cosa andiamo cercando mentre ci spariamo tra di noi? È stata la settimana dei Nobel. Due spiegano la divaricazione esistenziale alla quale faccio riferimento. Quello per la Pace, consegnato all’organizzazione non governativa Nihon Hidankyo, che raduna gli “hibakusha”, i sopravvissuti al disastro nucleare di Hiroshima e Nagasaki, e quello per la Fisica, attribuito a uno dei padri dell’Intelligenza artificiale, il settantaseienne Geoffrey Hinton, un genio in fuga, terrorizzato dalla sua stessa creatura, dal sospetto che gli algoritmi finiranno per prendere il sopravvento sull’uomo. Il primo Nobel vuole dire: non ne avete avuto abbastanza? Il secondo è un richiamo alla politica: collaborate con gli scienziati, non trasformateli in apprendisti stregoni. Ammonimenti più che premi. Il punto è che abbiamo perso il controllo. Siamo schiavi della tirannia delle emozioni negative, anticamera di una sempre più vicina disumanizzazione. In una sorprendente eterogenesi dei fini, i social e gli algoritmi, trombettieri assordanti di una supposta democrazia globale, sono diventati il cavallo di Troia dei trionfanti nazionalismi, ipnotizzati dalla più spaventosa delle sirene: possiamo tutto, ma a casa nostra e senza di voi. Un arcipelago di ego in conflitto. Così, derubricati gli scienziati ad élite fuori dal tempo, stiamo riscoprendo la guerra ai nostri confini e, cullati dal miraggio di una Valle dell’Eden Artificiale, rischiamo di dover scappare da casa con i materassi in testa come i nostri nonni. Non lo fanno già i libanesi, i gazawi, gli ucraini, i sudanesi, i siriani e mille altri popoli? Ne parlavo questa settimana in un liceo di Torino, il Regina Margherita, dove si discuteva di intelligenza artificiale con i ragazzi. Dibattito serio, divertente. Assieme ad un collega di Sky e ad uno del Corriere della Sera. Un modo per farsi quelle domande che la politica non si fa più. Una, per esempio: passando le vostre giornate sui social, siete in grado di capire «Chi vi sta dicendo Cosa e Perché?». Avete idea di chi manovra gli algoritmi? Di chi costruisce la vostra sensibilità? Orienta i vostri gusti? Siete voi a usare i social o sono i social a usare voi? Il livello di consapevolezza dei ragazzi mi è sembrato superiore alle aspettative e confesso che il cuore di quello che sto scrivendo me l’ha ispirato uno di loro, che, mentre lasciavo la scuola, mi ha inseguito per dirmi: «Io li capisco i suoi dubbi sull’intelligenza artificiale (credo che il perfido sottotesto fosse: alla sua età è ovvio essere refrattari ai cambiamenti), ma non crede che dovremmo avere più paura della bomba atomica e dello sterminio della vita in Medioriente?». Mi ha folgorato. Gli ho detto una di quelle cose da Bignami dell’ovvio: «Sì, lo credo. Ma la consapevolezza di un pericolo non impedisce di ragionare su un altro». Non ho convinto neppure me stesso. E così ho continuato a pensare alla surrealtà di un mondo sempre più in pericolo e sempre più tecnologico, finendo per arrivare alla solita conclusione: se la politica non governa i processi, sono i processi a governare noi, proprio come per i social. Il fatto è che abbiamo – la politica ha – perso la pretesa di orientare la Storia. Ci muoviamo a compartimenti stagni, dimenticando il sistema. Ci scanniamo sulla finanziaria. Poi passiamo al dossieraggio. Poi ai guai internazionali. Poi al prossimo problema. Come se ogni cosa fosse slegata dall’altra. Non ci sono orizzonti larghi. Solo situazionismo. Uso le parole di Marco Follini: «Un tempo era tutto fortemente ideologico. Non so se fosse un bene, ma permetteva di avere visioni di sistema. Oggi la nostra coscienza non elabora collettivamente quello che ci succede e di conseguenza siamo vittime di chi ha più capacità di forzare il gioco». Riferimento esplicito a Netanyahu, che attaccando l’Onu attacca il mondo. Eppure qualcosa si muove. Sanchez, Macron e Meloni, per esempio, che condannano congiuntamente gli attacchi israeliani alle forze delle Nazioni Unite, come se da qualche parte esistessero ancora dei valori condivisi. Un piccolo risveglio o l’ultimo vecchio arnese dialettico del mercato delle occasioni? Mistero. Lo reggiamo il peso del tempo che ci attraversa? Altro mistero. La «mediocrazia», sostiene il sociologo Byung Chul Han, è al tempo stesso una «teatrocrazia». La politica si esaurisce in messinscena massmediali, in cui le performance contano più degli argomenti. Servono risposte strutturate adesso, prima che l’accelerazione bellica superi quella tecnologica. Almeno per togliersi lo sfizio, una volta ripreso il controllo, di farsi una nuova domanda: se l’Intelligenza artificiale prendesse il sopravvento su quella naturale, porterebbe la pace o alimenterebbe nuove guerre? Sembra un quesito per passare al nuovo livello di un videogame e invece è una questione seria. E ha ragione ancora una volta Amin Maalouf, libanese che presiede l’Accademia di Francia: «All’inizio di questo secolo possiamo aver pensato che la battaglia per la pace nel mondo fosse già vinta. Oggi sappiamo che non è stato così e che avremo ancora bisogno di lucidità, di perseveranza e soprattutto di molta inventiva per mettere il futuro fuori pericolo». Da - https://www.lastampa.it/editoriali/l-editoriale-andrea-malaguti/2024/10/13/news/l_umanita_tra_marte_e_l_eta_della_pietra-14712572/?ref=LSHAE-BH-P1-S1-T1 |
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Forum Pubblico / O.P.O.N. PIATTAFORMA VIRTUALE: LE PERSONE COMUNICANO TRA LORO E IL TERRITORIO. / OPON sarà Indipendente, perché sarà la Gente, non i Tifosi!
inserito:: Oggi alle 10:39:49 am
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Amministratore
Esperto del gruppo in Virtual Reality Accetto in POSTA PRIVATA, RISERVATA E NON PUBBLICABILE, ADESIONI ALLA SOLA IDEA DI O.P.O.N. Arrivati all'adesione di 30 PROTAGONISTI si inizierà la stesura dello Statuto, da proporre alle Gente. I Partiti, i Movimenti politici e gli pseudo-tali saranno esclusi dai lavori di fondazione anche come Liste Private (compreso quelli delle aree cui noi ci rivolgeremo). OPON sarà Indipendente, perché sarà la Gente, non i Tifosi! ggianni41@gmail.com -- Gaetano Giovanni Gavioli Autore Amministratore +2 In questa fase ovviamente, si rischia il fallimento dell'IDEA, nella sua attuazione pratica e concreta, non dell'idea in sè. Per cui ogni adesione personale sarà da me tenuta riservata, anche ad ogni altro singolo aderente. Si conosceranno tra loro e dopo loro autorizzazione soltanto al raggiungimento del numero di 30 Protagonisti. Ai Protagonisti e loro collaboratori accettati nel gruppo, spetterà il compito della Studio preliminare e l'elaborazione dello Statuto. Sempre escludendo elementi ancora attivi nell'attuale Politica. Grazie dell'attenzione. Gianni Gavioli ggianni41@gmail.com |
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Forum Pubblico / "INTESA OLIVO POLICONICO". PROGETTO DECENNALE DI GOVERNO PER SANARE LE PRIORITA'. / PERCHÉ SULLA SANITÀ TUTTI MENTONO. Pubblicato il 18 ottobre - di Luigi Marattin.
inserito:: Oggi alle 10:38:05 am
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PERCHÉ SULLA SANITÀ TUTTI MENTONO.
Pubblicato il 18 ottobre 2024 di Luigi Marattin Difficile capire perché – su un tema così importante come la sanità – le forze politiche sentano sempre questo impellente bisogno di mentire in continuazione. 1) La destra continua a ripetere la cialtronata dei “37 miliardi alla sanità” nel decennio scorso. Il Fondo Sanitario Nazionale è sempre aumentato: nel 2000 era 66 miliardi, ora è più del doppio, ed è sempre costantemente aumentato. Quelli che vengono definiti “tagli”, sono in realtà aumenti minori del previsto (come se io guadagnassi 1.000 euro, aumento a 1.700 ma dico che mi hanno tagliato 300 euro perché mi aspettavo invece di arrivare a 2.000). 2) La destra continua anche a dire che ha “fatto il record” di risorse stanziate sulla sanità. E’ vero. Ma lo aveva fatto anche l’anno scorso. E lo avevano fatto, ogni anno, anche tutti i governi precedenti nell’ultimo quarto di secolo, di ogni colore politico, Perché una linea che cresce sempre, ogni anno, per definizione, “fa il record”. 3) La sinistra continua a dire che si spende poco in sanità perché nel 2020 la spesa era superiore al 7% del Pil, mentre ora è poco più del 6%. Non dice però che nel 2020 il Pil crollo’ di quasi il 9%. E una frazione il cui denominatore scende così tanto, aumenta di tanto. Ma non certo perché si è speso di più in sanità. 4) La sinistra continua anche a dire che il modo corretto per misurare se uno Stato sta spendendo adeguatamente in sanità è vedere se ogni anno questo benedetto rapporto tra spesa sanitaria e Pil cresce o meno. Ma è una falsità. Sarebbe come dire che se l’anno prossimo il mio reddito aumenta di 100 euro, dovrò aumentare di almeno 101 euro rispetto all’anno scorso la cifra che spendo per curarmi. Altrimenti vuol dire che sto trascurando la mia salute. E così mentre la sanità va a rotoli, la commedia politica vi intrattiene con la gara a chi spara la balla più grossa. Da - https://www.luigimarattin.it/2024/10/18/perche-sulla-sanita-tutti-mentono/ Pubblicato in blog Taggato destra, Fondi, governo, Marattin, Sanità, sinistra |
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Forum Pubblico / "INTESA OLIVO POLICONICO". PROGETTO DECENNALE DI GOVERNO PER SANARE LE PRIORITA'. / Luigi Marattin CHI SONO IN UN PO’ DI PIU’ DI DUE RIGHE Sono nato a Napoli . . .
inserito:: Oggi alle 10:34:11 am
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Chi sono
CHI SONO IN DUE RIGHE Un professore universitario con la passione della cosa pubblica. Credo nello studio, nel sacrificio, nella competenza e nel merito. Sono convinto che quasi tutto ciò che in Italia sembra immodificabile in realtà non lo sia (ho detto “quasi”). Tifo Juve, sono un po’ arrogante e dico sempre quello che penso senza preoccuparmi delle conseguenze. Ma oltre a questi pregi, ho anche tanti difetti. CHI SONO IN UN PO’ DI PIU’ DI DUE RIGHE Sono nato a Napoli il 20 Febbraio 1979 da entrambi genitori napoletani, mio padre ingegnere chimico, mia madre casalinga. Mio nonno era originario di San Stino di Livenza (Venezia), era un militare di stanza a Napoli durante la Seconda Guerra Mondiale e fu ucciso da un bombardamento sei mesi dopo la nascita di mio padre. Ho frequentato gran parte delle scuole elementari a Brindisi per poi, all’età di nove anni, trasferirmi con i miei genitori a Ferrara, dove ho completato l’ultimo anno delle scuole elementari alla scuola “Alda Costa” (1988-1989). Ho poi frequentato la scuola media “Torquato Tasso” (1989-1992) e il Liceo Scientifico “Roiti” (1992-1997). In quegli anni nacque la passione politica: sono stato rappresentante di istituto, direttore del giornale studentesco “Acido Roitico”, coordinatore del sindacato studentesco di Ferrara e presidente della Consulta Provinciale degli Studenti. Mi sono diplomato nel luglio 1997 con il punteggio di 60/60. Del mio esame di maturità ricordo particolarmente la prova scritta di italiano, in cui scelsi la traccia che richiedeva un commento su una frase tratta dal libro di Norberto Bobbio “Politica e cultura” (1955). Dopo il liceo scelsi di iscrivermi al nuovo corso di laurea quadriennale in Economia delle Amministrazioni Pubbliche e Istituzioni Internazionali presso l’Università di Ferrara, dove ho fondato e diretto il giornale studentesco di facoltà “La Nuova Economia”. Ho avuto la fortuna di trascorrere l’intero secondo anno all’Università di Birmingham (UK) con il programma Erasmus, che mi fece capire che c’è un mondo, là fuori, tutto da scoprire e da cui imparare. Sono stato uno dei primi due studenti a partecipare alla prima sessione di laurea della facoltà, il 19 luglio 2001, con una sessione di anticipo rispetto alla scadenza dei quattro anni del corso di studio. Ho discusso una tesi dal titolo “L’allargamento dell’Unione Europea: Market Integration e Policy Integration”, laureandomi col punteggio di 110 e lode. Meno di due mesi dopo sono tornato nel Regno Unito dove ero stato ammesso ad un Master of Science in Economics presso l’Università di Warwick, titolo che ho conseguito nel settembre 2002. Il mese successivo sono rientrato in Italia per iniziare un Dottorato di Ricerca in Economia Politica in lingua inglese e della durata quadriennale presso l’Università di Siena. Al terzo anno ho vinto la borsa di studio Fulbright e nel gennaio 2005 mi sono trasferito a New York, dove per sei mesi ho frequentato corsi e ho svolto attività di ricerca presso i dipartimenti di economia della Columbia University, New York University e New School University. Rientrato in Italia, ho iniziato l’attività di assistenza alla didattica al corso di Macroeconomia della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna che ho poi proseguito per i successivi quattro anni. Nel maggio 2007 ho concluso il mio dottorato a Siena difendendo la tesi “Essays on Fiscal Policy” e ho conseguito il titolo di dottore di ricerca in Economia Politica. Dopo il dottorato, proprio a Bologna ho iniziato il periodo di precariato che accompagna l’avvio di ogni carriera universitaria. Sono stato assegnista di ricerca (2005-2007) e poi borsista post-dottorato (2007-2008) e a dicembre 2008 ho vinto il concorso da ricercatore a tempo indeterminato in Economia Politica. Nel 2013 ho conseguito l’Abilitazione Nazionale a Professore Associato e a Professore Ordinario, e nel 2020 ho preso servizio come Professore Associato di Economia Politica. Negli anni ho tenuto corsi in lingua italiana e inglese di Macroeconomia, Microeconomia, Economia Internazionale, Politica Monetaria Avanzata, Strumenti e Mercati Finanziari. Ho anche tenuto dei corsi presso la LUISS Guido Carli e la James Madison University di Firenze. I miei interessi di ricerca si concentrano sulla macroeconomia, sui principali temi di finanza pubblica e sui meccanismi di trasmissione della politica fiscale. Essendo convinto che nessun lavoratore pubblico che prenda sul serio il proprio impegno debba aver paura della valutazione, su questo stesso sito potete trovare l’elenco dei miei lavori di ricerca e i risultati dei questionari di valutazione della didattica che i miei studenti compilavano prima della fine di ogni corso. Dal marzo 2018 ho interrotto ogni attività didattica, essendo in aspettativa obbligatoria per mandato parlamentare. Il mio percorso accademico mi ha insegnato tante cose. Le principali sono il rigore nel lavoro e nel ragionamento, la curiosità verso le cose che non conosco, l’importanza della solidità dei contenuti e una passione sconfinata per l’insegnamento. IL MIO PERCORSO POLITICO Fin da ragazzo mi sono definito un liberale progressista. Fin dai primi Anni Novanta ho cercato un partito autenticamente liberale, ma non sono mai riuscito a trovarlo. Allora decisi di unirmi ad una minuscola corrente liberale dei Democratici di Sinistra (si chiamava “Libertà Eguale” ed esiste ancora), che nei congressi faticava a raggiungere il 3% dei consensi ma che diceva le cose in cui credevo allora e in cui credo ancora adesso: la necessità di una rivoluzione liberale, di riforme istituzionali in senso maggioritario, di una liberalizzazione dei mercati e della fine delle rendite di posizione, del ripristino dei meccanismi di formazione, selezione e ricambio della classe dirigente, della rottura di alcuni vecchi tabù della politica tradizionale e dello statalismo. Ho partecipato da subito alla fondazione del Partito Democratico: il 14 ottobre 2007, alle primarie fondative di quel partito, sono stato eletto all’Assemblea Nazionale nelle liste a sostegno della candidatura di Walter Veltroni a segretario nazionale; sono poi stato rieletto membro dell’Assemblea Nazionale alle primarie del 8 dicembre 2013 a sostegno della candidatura di Matteo Renzi, di cui ho appoggiato l’esperienza politica sin dal 2008. Il 23 marzo 2018 sono stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito Democratico nella circoscrizione Parma-Piacenza- Reggio Emilia. Nel settembre 2019 ho partecipato alla fondazione di Italia Viva (qui ho spiegato le ragioni per cui sono uscito dal Pd) di cui sono membro della cabina di regia nazionale e responsabile economico, ruoli confermati dopo il primo congresso nazionale dell’autunno 2023 (al quale ho partecipato presentando questo documento politico a sostegno della candidatura di Matteo Renzi). Sono stato uno dei sostenitori più convinti dell’avvio di un percorso di collaborazione e integrazione con Azione, nell’ottica della formazione di un vero e proprio partito liberal-democratico (qui un mio “manifesto”). Alle elezioni del 25 settembre 2022 sono stato rieletto alla Camera dei Deputati nella lista unica “Italia Viva-Azione”, come capolista nel collegio plurinominale Cuneo-Asti-Alessandria. Per i quattro mesi in cui è stata in piedi, sono stato membro del comitato politico della federazione Iv-Azione, con delega alla politica economica. La rottura traumatica del cosiddetto “Terzo Polo” (aprile 2023) e la successiva decisione di Italia Viva di abbandonare il progetto di costruzione di un partito liberal-democratico e riformatore e aderire strutturalmente alla coalizione di centro-sinistra (luglio 2024) hanno comportato il mio abbandono di Italia Viva nel settembre 2024 e la fondazione dell’associazione di cultura politica “Orizzonti Liberali”, dedicata alla continuazione del progetto politico liberal-democratico. IL MIO PERCORSO ISTITUZIONALE Il mio debutto fu a vent’anni alle elezioni del consiglio circoscrizionale “Giardino-Arianuova- Doro” di Ferrara del giugno 1999, dove risultai il primo dei non eletti. A 25 anni, nel giugno 2004, sono stato eletto in consiglio comunale, e per cinque anni ho fatto parte della Commissione Bilancio e della Commissione controllo sui servizi pubblici locali. Nell’ottobre 2009, il sindaco mi nominò nel Consiglio di Amministrazione di Holding Ferrara Servizi, la neo-costituta holding per razionalizzare e riorganizzare le partecipazioni societarie del comune di Ferrara. Dopo più di un anno, fui nominato assessore al Bilancio e alle Partecipazioni, carica che ho rivestito per circa quattro anni. In quel periodo – molto complicato a causa dei forti tagli ai trasferimenti ai comuni – riuscimmo a diminuire la spesa corrente, diminuire le tasse comunali e soprattutto a ridurre di più di un terzo il debito del comune, che era diventato troppo elevato. Dieci anni nell’amministrazione locale, in tre ruoli diversi, mi hanno consegnato un inestimabile patrimonio di esperienza, perché impari sul campo cosa realmente significa occuparsi della cosa pubblica per la tua comunità. Tanto che, ancora oggi, so riconoscere dopo pochi minuti se la persona che ho di fronte ha avuto un’esperienza amministrativa a livello locale oppure no. Nel settembre 2014 l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi mi chiamò a Roma a far parte del suo team di consiglieri economici, un incarico che ho mantenuto anche sotto il suo successore Paolo Gentiloni, fino a marzo 2018. In quei quasi quattro anni ho lavorato a tutti i principali dossier economici di finanza pubblica, in particolare quelli attinenti i rapporti con gli enti locali (la fine dei tagli ai trasferimenti, la riforma delle regole fiscali con la sostituzione del Patto di Stabilità interno con la regola del pareggio, l’abbandono del criterio della spesa storica, l’inizio della semplificazione dei vincoli). Dal marzo 2016 al giugno 2018 ho anche ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Tecnica sui Fabbisogni Standard. Dopo l’elezione in Parlamento nel marzo 2018, sono stato Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio, e poi dal settembre 2019 al marzo 2021 vicecapogruppo d’aula di Italia Viva. Fino al 29 marzo 2022 sono stato membro della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ma mi sono dimesso per divergenze sulla sua conduzione (qui trovate le mie ragioni). Nel giugno 2020 ho ricoperto il ruolo di relatore di maggioranza del Decreto “Rilancio” che – con 55 miliardi di indebitamento netto e 150 di saldo netto da finanziare – è stato il provvedimento economico più corposo degli ultimi decenni. Il 30 luglio 2020 sono stato eletto presidente della Commissione Finanze della Camera, ruolo che ho svolto fino alla conclusione della legislatura, nell’ottobre 2022. Essendo convinto che la politica non debba necessariamente essere sempre il luogo dell’approssimazione e dello slogan, nell’autunno 2020 mi sono fatto promotore di una approfondita iniziativa parlamentare per iniziare un cammino rivolto a giungere – a mezzo secolo dall’ultima riforma strutturale – ad una complessiva ma meditata rivisitazione del sistema fiscale italiano. Così, assieme alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato, l’11 gennaio 2021 abbiamo dato il via ad una lunga indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario, che ha visto 61 audizioni, 12 memorie scritte inviate, la presentazione di position paper da parte di tutti i partiti e lunghi e approfonditi dibattiti nelle commissioni. Il 30 giugno 2021 abbiamo approvato a larghissima maggioranza un documento conclusivo (trovate tutto qui) che il Governo Draghi ha quasi integralmente trasposto nel disegno di legge delega sulla riforma del sistema fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 ottobre 2021 e dalla Camera dei Deputati nel giugno 2022. La caduta del governo Draghi nel luglio 2022 – e il rifiuto di alcuni partiti di calendarizzare comunque l’approvazione in Senato – hanno poi impedito che diventasse legge dello Stato. Una piccola parte della riforma (la riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 4 e l’abolizione dell’Irap circa un milione di persone fisiche) è comunque entrata in vigore con la Legge di Bilancio 2022. L’anno seguente – nella nuova legislatura – gran parte del lavoro svolto è stato comunque utilizzato dalla legge delega di riforma fiscale presentata dal governo Meloni e approvata dal Parlamento nell’agosto 2023. Dopo essere stato per due anni capogruppo di Italia Viva nella Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, dal settembre 2024 ho aderito al Gruppo Misto Da - https://www.luigimarattin.it/chi-sono/ |
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Forum Pubblico / O.P.O.N. OPINIONE PUBBLICA ORGANIZZATA NAZIONALE. FARO DI INDIPENDENZA. / Sulla riforma resta il divario tra un Nord possibilista e un Sud più ...
inserito:: Novembre 24, 2024, 07:14:24 pm
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Il sondaggio
L’Autonomia differenziata piace solo a 3 italiani su 10 Sulla riforma resta il divario tra un Nord possibilista e un Sud più preoccupato, il 25% non risponde. La divisione del Paese e la burocrazia i timori più frequenti. Nell’opposizione i più contrari votano M5S Alessandra Ghisleri 14 Ottobre 2024 alle 01:00 L’autonomia differenziata è un concetto che si riferisce alla possibilità di alcune regioni di avere maggiore indipendenza rispetto alle decisioni centrali del governo nazionale. In realtà in Italia esistono regioni a statuto speciale che godono già di un livello di autonomia stabilito dalla Costituzione. Queste amministrazioni hanno ottenuto il loro status speciale come riconoscimento di particolari esigenze storiche, culturali o geografiche. Con la proposta del ministro agli affari regionali Roberto Calderoli ci si riferisce invece alla possibilità che anche le regioni a statuto ordinario possano ottenere una maggiore autonomia attraverso un processo negoziale. In Italia oggi, questo tema è particolarmente rilevante nel contesto delle riforme, in cui le regioni possono richiedere maggiori poteri in aree come l’istruzione, la sanità e lo sviluppo economico. Giorgetti, Autonomia differenziata: nessun impatto sui conti pubblici La varietà territoriale del nostro Paese, passando dalle montagne al mare attraverso le colline, i laghi, le pianure, gli appennini, i vulcani, le isole, offre all’autonomia differenziata l’opportunità di rispondere meglio alle esigenze locali attraverso leggi e politiche mirate. Tuttavia questo dibattito suscita delle opinioni contrastanti che ad oggi rimangono cristallizzate nei sondaggi tra un 33,8% di coloro che si dichiarano favorevoli, perché sostengono che possa portare ad un miglioramento dei servizi erogati, e un 41,2% identificati come fortemente scettici, perché temono che si possano accentuare quelle diseguaglianze tra le regioni – che già esistono – minando l’unità nazionale. Su questa linea i più favorevoli si ritrovano concentrati nel nord Italia mentre dal centro al sud fino alle isole i contrari alla proposta risultano in grande maggioranza. Tra chi non condivide si riconoscono anche coloro che sono convinti che un sistema maggiormente decentralizzato possa aumentare la burocrazia e i costi amministrativi, rendendo ancora più complessi e costosi i coordinamenti tra le varie regioni e il governo centrale. Addirittura in alcune situazioni affiora il sospetto che l’autonomia differenziata possa permettere ai governi locali di adottare delle politiche che non rispecchino gli interessi o i valori della popolazione nel suo complesso, ma solo alcuni nuclei di interesse. La quota di coloro che non hanno saputo o voluto rispondere è intorno al 25%. Questo significa che un cittadino su 4 potrebbe non avere informazioni sufficienti sui vantaggi o sugli svantaggi dell’autonomia differenziata, il che potrebbe portare a preoccupazioni basate su malintesi o informazioni incomplete. Autonomia differenziata, Mattarella promulga la legge Calderoli Le indicazioni politiche fornite dai leader di partito guidano anche i giudizi degli elettori: se gli elettori della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia trovano in maggioranza importanti vantaggi nella possibile applicazione dell’autonomia differenziata a livello regionale, gli azzurri di Forza Italia sono più incerti dividendosi tra chi indica maggiori benefici (42,2%) e chi proietta la possibilità di danni (40%). I partiti di centro sinistra – come si può immaginare – guardano con molto scetticismo all’idea di una maggiore autonomia regionale ad eccezione di Azione di Carlo Calenda che, con il 53% delle preferenze si schiera sui vantaggi della proposta pur sostenendo l’importanza della centralità dello Stato. Nel complesso il 36,4% degli italiani intravede maggiori svantaggi, mentre il 34% ne intuisce i vantaggi. Sullo sfondo esiste anche il timore che una maggiore autonomia possa sfociare in un aumento del nazionalismo regionale minando ulteriormente l’unità del Paese. Per un cittadino su 3 (31,3%) questo argomento potrebbe essere uno dei fattori di rischio per la stabilità del governo. Lo stesso Matteo Renzi spinge su questa posizione dichiarando in più interviste che Giorgia Meloni rischia molto sull’autonomia, perché secondo il suo punto di vista fa male alle imprese del nord e alla sanità del sud. E sono proprio questi gli argomenti che dividono l’opinione pubblica nazionale. Una migliore gestione delle risorse, i servizi del territorio e di conseguenza le tasse locali, emergono come importanti benefici possibili soprattutto nel Nord Italia – dal Piemonte all’Emilia Romagna-, mentre nel centro Italia – Toscana, Lazio Umbria e Marche – ciò che spicca come possibile vantaggio è la migliore gestione delle risorse locali. La responsabilità e l’attenzione degli amministratori sono i lati positivi indicati dai cittadini del Sud. Significativo è il fatto che tali identificazioni non compaiano in nessuna dichiarazione registrata nelle altre parti d’Italia. Questo sembra riflettere il desiderio di cercare rappresentanti che mettano al centro delle loro politiche le esigenze della gente, rispondendo ai loro bisogni, agendo con integrità e trasparenza. Le motivazioni di coloro che si dichiarano contrari all’autonomia differenziata si alzano a gran voce nel grido che chiama in causa la disparità tra sud e nord. Ed è la dimensione e la modalità del fenomeno che cattura l’attenzione, proprio sui servizi con al centro una delle voci più sentite dalla popolazione, ovvero quella della sanità. Questo richiamo aumenta il suo volume da nord verso sud insieme a scuola, istruzione e servizi come principali voci. In un mondo che mette al centro l’Io e il benessere individuale, il timore di non poter accedere a servizi essenziali risulta motivato da questioni legate alla sicurezza, all’economia, alla salute e al benessere sociale, ma soprattutto dai rumors politici di fono, tutti aspetti che rendono la questione autonomia differenziata cruciale per il funzionamento di una società coesa e prospera. Da - https://www.lastampa.it/politica/2024/10/14/news/autonomia_differenziata_sondaggio_italiani-14714454/?ref=LSHA-BH-P4-S1-T1 |
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Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Note non freschissime, ma . . .
inserito:: Novembre 23, 2024, 07:00:25 pm
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4 Ottobre 2024
Il fatto di domani La giornata in cinque minuti LIBANO, ISRAELE LANCIA 73 TONNELLATE DI ESPLOSIVO SUI BUNKER DI HEZBOLLAH. A BEIRUT FUORI SERVIZIO TRE OSPEDALI. YEMEN, TRE RAID USA SUGLI HOUTHI. L’esercito israeliano ritiene di aver eliminato “250 terroristi di Hezbollah” da quando ha avviato le operazioni nel Paese dei cedri. Beirut è stata colpita da 73 tonnellate di esplosivo, indirizzate sul bunker di al-Marija, nel quartiere Dahiyeh, definito il “principale quartier generale dell’intelligence”. Secondo alcuni media israeliani, Hashem Safieddine designato come successore di Hassan Nasrallah, si trovava nella struttura assieme ad altri ufficiali dell’organizzazione sciita filo-Iran. E a proposito di Iran, i pasdaran minacciano di colpire le raffinerie e i giacimenti di gas israeliani se lo Stato ebraico dovesse attaccare i siti nevralgici di Teheran. La possibilità di raid su obiettivi iraniani viene ancora discussa da Israele e Stati Uniti, con particolare attenzione agli impianti petroliferi iraniani per una risposta alla pioggia di missili lanciati dagli sciiti su Israele, martedì scorso. Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente – due soldati israeliani sono stati uccisi, e 24 feriti, dall’attacco di un drone giunto dall’Iraq – sui raid americani per colpire gli Houthi in Yemen, ed una intervista sul tema dell’informazione. UCRAINA, MOSCA AVANZA NEL DONETSK E KIEV COLPISCE NELLA REGIONE RUSSA DI VORONEZH. LA CACCIA DEGLI 007 DI ZELENSKY A CHI COLLABORA CON IL NEMICO. La guerra iniziata con l’invasione russa, nel febbraio 2022, prosegue seguendo, per il momento, una traccia definita. L’esercito di Mosca avanza nel Donbass e preme sull’acceleratore prima che arrivi la stagione fredda che, con pioggia e neve, metterà in difficoltà gli spostamenti. Gli ucraini hanno quasi terminato l’evacuazione dei civili da Pokrovsk, la città considerata uno snodo strategico, sia stradale che ferroviario. I combattimenti, molto intensi, si sono spostati a Selydove e a Kurakhove, sempre nel distretto di Pokrovsk. L’Ucraina risponde con i raid sulle regioni russe, stavolta un drone ha centrato il deposito di carburante a Voronezh. Ma il conflitto si gioca anche su altri piani; i servizi di intelligence ucraini (Gur) danno la caccia a coloro che reputano collaborazionisti. Sul Fatto di domani potrete leggere un approfondimento su questo tema, che riguarda in particolare due episodi. L’attentato nei confronti di Andriy Korotkyi, capo della sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che “avrebbe fornito ai russi gli elenchi dei dipendenti della centrale con i loro dati personali, indicando i cittadini con una posizione filo-ucraina” e la bomba fatta esplodere per eliminare Vitalii Lomeiko, un magistrato che a Berdiansk sarebbe passato – secondo l’accusa di Kiev – a lavorare con l’amministrazione nemica. ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA, FIGLIUOLO FIRMA TRE ORDINANZE PER LA RICOSTRUZIONE. MA ERANO ATTESE DA FEBBRAIO. La notizia in apparenza è positiva. Tre nuove ordinanze sono state firmate dal commissario per la ricostruzione post alluvione Francesco Paolo Figliuolo, con l’obiettivo di accelerare la ricostruzione, come aveva richiesto la presidente della Regione, Irene Priolo, dopo l’ennesima catastrofe. La prima delle tre ordinanze dà il via a una serie di interventi come il ripristino della linea ferroviaria Marradi-Faenza, i ponti del Boncellino e di Sant’Agata sul Santerno, la soluzione del nodo idraulico di Modigliana, fra i torrenti Ibola, Acerreta, Tramazzo e Marzeno. Finanziate anche la progettazione del ponte della Motta e delle Grazie. La seconda ordinanza servirà a rendere più veloce l’assunzione da parte dei Comuni del personale tecnico-amministrativo, dando la possibilità di attingere a graduatorie di altre amministrazioni o di assumere con selezioni fatte solo per titoli. La terza, inserita nell’ambito del Pnrr, recepisce l’investimento di un miliardo e 200 milioni per interventi finalizzati alla gestione del rischio alluvioni e alla riduzione del rischio idrogeologico, che erano stati al centro delle polemiche nelle ultime settimane. Sul giornale di domani leggerete come questa attività del commissario non è stata proprio all’insegna della celerità; ci sono volute tre alluvioni nella zona di Faenza perché il governo si attivasse. I disagi, purtroppo, non sono finiti: nuova falla nell’argine del Lamone nella zona di Traversara. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Chiara Ferragni, ingiusto profitto di 2 milioni e 200 mila. I pm di Milano hanno chiuso l’inchiesta a carico dell’influencer, l’ipotesi di reato è di truffa aggravata. “Le indagini hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche”. Oltre al profitto, secondo i magistrati Ferragni avrebbe ottenuto benefici non calcolabili “dal ritorno di immagine” legato alle iniziative benefiche. Operaio investito sui binari, nuovi disagi per i passeggeri. Stamattina un incidente sul lavoro ha mandato in tilt la tratta Bologna-Venezia: secondo una prima ricostruzione, “per cause ancora da accertare, al momento dell’investimento il tecnico si sarebbe spostato al di fuori dell’area interessata dalle lavorazioni”. L’incidente ha comportato gravi ripercussioni sulla linea ferroviaria. Bergamo, egiziano arrestato per apologia di terrorismo: inneggiava al jihad. Un cittadino egiziano di 22 anni è stato arrestato a Bergamo con l’accusa di apologia del terrorismo. L’inchiesta è iniziata un mese fa. Il giovane era molto attivo sui social, esaltando lo Stato Islamico, il martirio, la Jihad Islamica Palestinese; inoltre, aveva pubblicato anche foto personali mentre imbracciava armi. I messaggi avevano inoltre un contenuto antisemita, e ricordavano che “una volta sconfitti gli ebrei, i musulmani combatteranno i cristiani”. L’egiziano era da pochi mesi in Italia e il suo permesso di soggiorno era in scadenza. da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-4-ottobre-2024/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2024-10-04 |
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Forum Pubblico / L'ITALIA RIDOTTA ad ARCIPELAGO di FEUDI REGIONALI e GRUPPI di POTERE LOCALI. / Estrema Sinistra - Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
inserito:: Novembre 23, 2024, 06:07:31 pm
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Estrema sinistra
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Disambiguazione – "Sinistra radicale" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Sinistra radicale (disambigua). La neutralità di questa voce o sezione sugli argomenti politica e filosofia è stata messa in dubbio. Motivo: Voce costituita come una gigantesca Ricerca Originale, che mescola insieme larghissime sezioni senza fonti e frasi con a supporto testi in lingue straniere (quasi sicuramente copiati e incollati da un'altra edizione di Wikipedia senza procurarsi il contenuto), testi senza alcuna indicazione della pagina (impossibile quindi risalire all'informazione nella fonte), libri dalla rilevanza tutta da dimostrare e un continuo POV contrapposto fossilizzatosi negli anni. A questo vanno aggiunte le numerosissime modifiche effettuate da IP e utenze neo-iscritte nel corso degli anni senza modificare però le fonti, creando così un discrasia tra il testo e il reale contenuto della fonte. Necessaria una profondissima revisione della voce ________________________________________ Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti dei progetti di riferimento 1, 2. Questa voce o sezione sull'argomento politica è ritenuta da controllare. Motivo: La voce soffre di recentismi, trascurando inoltre quelle sfumature di sinistra che includono dottrinalmente la lotta armata nella loro prassi politica ________________________________________ Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. L'estrema sinistra, chiamata a volte anche sinistra rivoluzionaria[1] o sinistra radicale[2], è un'area politica molto vasta e diversificata composta da correnti di pensiero e organizzazioni, nell'ambito della sinistra italiana e mondiale, che hanno come obiettivo comune il superamento del capitalismo tramite una rivoluzione culturale, e l'instaurazione di una società egualitaria, collettivista, in cui non è consentita la proprietà privata dei mezzi di produzione[3][4][5][6][7]. Nell'ambito della discussione sulle forme di governo, esponenti della sinistra estrema, sia in Italia che all'estero, hanno spesso negato valore al parlamentarismo liberale, visto come espressione del potere capitalista contro il proletariato, facendo talvolta appello alla lotta armata contro qualsiasi istituzione reputata repressiva (terrorismo rosso).[8][9]. Gran parte di tali correnti e organizzazioni fanno in effetti riferimento al pensiero marxista e/o anarchico (a loro volta divisi nelle varianti del trotskismo, marxismo-leninismo, stalinismo, comunismo, anarco-comunismo e, a partire dal XX secolo, femminismo e ambientalismo ecosocialista).[10][11][12][13][14] Caratteristiche Questa voce o sezione sull'argomento politica non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. ________________________________________ Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Nell'estrema sinistra vi sono essenzialmente due filoni: uno socialista-comunista (vedi leninismo, ecosocialismo e trotskismo) e l'altro anarchico (vedi anarco-comunismo, mutualismo).[senza fonte] Fra le tante organizzazioni e movimenti dell'estrema sinistra, si hanno sostanziali differenze nei metodi con cui ottenere i propri obiettivi. Vi sono partiti politici come Die Linke (Germania), Partito della Rifondazione Comunista (Italia) e Coalizione della Sinistra Radicale (Grecia) che intendono abbattere il capitalismo (a differenza della sinistra riformista che intende solo migliorarlo a favore delle classi lavoratrici) per via parlamentare, accedendo al potere tramite elezioni. Altre organizzazioni si dichiarano prettamente rivoluzionarie, ritenendo che - al di là di eventuali usi di strumenti elettorali e parlamentari - il capitalismo debba essere abbattuto come intero sistema assieme a tutte le sue regole di potere attraverso una effettiva rivoluzione popolare; tra questi si collocano i movimenti anarchici e trotskisti.[15] Altre organizzazioni invece si costituiscono come gruppi clandestini militarizzati che mirano a scatenare una lotta armata per la presa del potere da parte del popolo . Anche in ambito artistico-culturale si è parlato di estrema sinistra, ad esempio riferendosi al situazionismo. All'inizio del XXI secolo all'interno dell'estrema sinistra[16] oltre alla difesa dei diritti dei lavoratori si sono affermati in modo crescente il pacifismo, l'ambientalismo, la critica all'imperialismo e al capitalismo, la solidarietà verso i popoli del terzo mondo e verso le fasce più deboli della popolazione (come gli immigrati), la lotta per i diritti LGBT (non sempre condivisa da tutta l'estrema sinistra[17]). Ciò ha contribuito allo sviluppo del variegato movimento no-global.[senza fonte] Far-left, extreme-left, radical left Luke March, politologo dell'Università di Edimburgo, definisce estrema sinistra («far-left») in Europa come coloro che si pongono alla sinistra della socialdemocrazia, da loro considerata insufficientemente di sinistra. March divide l'estrema sinistra in due diverse categorie: tra la sinistra radicale(«radical left») che accetta il sistema democratico, ma chiede un cambiamento fondamentale del sistema capitalista; ed extreme left (tradotto in italiano sempre come "estrema sinistra"[18]), ostile alla democrazia liberale e che denuncia ogni compromesso con il capitalismo. March individua inoltre quattro sottogruppi all'interno della politica europea contemporanea di estrema sinistra, ovvero comunisti, socialisti democratici, socialisti populisti e populisti sociali.[19] Un'ulteriore differenza tra radical left ed extreme left secondo March sarebbe anche un approccio più pragmatico della prima, rivolto essenzialmente a modificare le condizioni di vita in cui si vive, al contrario della seconda incentrata invece in dibattiti dottrinali.[18] Vít Hloušek e Lubomír Kopeček aggiungono caratteristiche secondarie a quelli identificati da Luke March e Cas Mudde, come l'antiamericanismo, l'antiglobalizzazione, l'opposizione alla NATO e il rifiuto dell'integrazione europea.[20] L'aggettivo «radical» (radicale) viene utilizzato nella letteratura in lingua inglese dal XVIII secolo per indicare quei partiti politici che esprimono favore o perseguono strategie volte prevalentemente al riformismo e al mutamento dell'ordine sociale. Durante il XIX secolo iniziò a essere impiegato sia come riferimento a quelle formazioni politiche di sinistra di stampo progressista e sia nell'espressione «radical left» (sinistra radicale) per indicare le organizzazioni e i movimenti di estrema sinistra impegnati anche in azioni terroristiche, come le italiane Brigate Rosse[21][22] e la tedesco-occidentale Rote Armee Fraktion[23]. Intorno agli inizi degli anni 2000 sulla falsariga dell'utilizzo statunitense del termine radicale il suo significato viene sempre più legato al fenomeno dei nuovi movimenti di massa come quello no-global o del cosiddetto popolo di Seattle.[senza fonte] Sinistra radicale ed estrema sinistra La definizione di March è stata ripresa anche nella pubblicistica in lingua italiana da politologi come Marco Damiani. Il termine "sinistra radicale" è usato da un lato come termine-ombrello che racchiuderebbe "tutte le forze che si oppongono alle politiche neoliberiste", e che dal punto di vista operativo raggrupperebbe i partiti che si collocano alla sinistra dei partiti socialisti e socialdemocratici. D'altra parte però oltre a questa prima definizione l'autore distingue ulteriormente tra l'"estrema sinistra", che raggrupperebbe i partiti che intendono operare una trasformazione rivoluzionaria del sistema politico, e la "sinistra radicale" in senso proprio, che invece, pur criticando alla radice le élites politiche dei sistemi capitalisti, accetta le regole e i metodi della democrazia. Tali forze propugnerebbero quindi il ricorso a riforme di sistema, laddove l'"estrema sinistra" non escluderebbe invece il ricorso alla violenza. La differenza della "sinistra radicale" rispetto alla "sinistra riformista" sarebbe quindi soltanto nel grado di radicalità delle riforme proposte.[18] Se quindi le forze di estrema sinistra sarebbero definibili come forze "antisistema", secondo la definizione di Giovanni Sartori (ossia forze la cui ideologia si contrappone al sistema dominante e ne ostacola il funzionamento), le forze di sinistra radicale ricaderebbero invece nella categoria dei partiti anti-establishment, ossia forze che criticano radicalmente il sistema politico (democratico) dominante ma non se ne collocano al di fuori.[18] Come esempio idealtipico della differenza tra queste due collocazioni politiche viene portato il sistema politico greco di inizio anni Duemila, che vede un partito di estrema sinistra, il Partito Comunista Greco e un partito di sinistra radicale, il Synapismos, poi trasformatosi in Syriza. Come mostra il caso greco, le forze di sinistra radicale sono inoltre disposte ad assumere, a certe condizioni, incarichi di governo in sistemi politici liberaldemocratici accettando trattative e compromessi con forze di altro tipo, cosa che invece le forze di estrema sinistra, anche laddove raggiungano risultati significativi, rifiutano.[18] L'estremismo Lo stesso argomento in dettaglio: Sinistra comunista e Ultrasinistra. Nell'ambito di quell'area politica diversificata definita generalmente come estrema sinistra si individuano particolari orientamenti e organizzazioni politiche che sono stati storicamente descritti con i termini "ultrasinistra" o "estrema sinistra" (in un senso specifico). Si avanza in questi casi la critica di estremismo quando i livelli di trasformazione della realtà perseguiti sono ritenuti esagerati, o risultano inopportunamente eccessivi i metodi di lotta politica, o si riscontra il rifiuto di impegnarsi per obiettivi che non siano immediatamente connessi al traguardo fondamentale (massimalismo), o si rileva una chiusura settaria in sé stessi rifiutando unità d'azione con forze di orientamento affine ma divergente in qualche aspetto (settarismo). L'ultra-sinistra («ultra-gauche» in francese e «ultra-leftism» in inglese) è una particolare corrente del comunismo marxista che è strettamente correlata al comunismo dei collettivi o comitati («council communism») e al comunismo di sinistra. Le correnti di estrema sinistra sono spesso oggetto di critiche da parte di altre fazioni della sinistra. L'organizzazione comunista International Communist Current rifiuta di lavorare con i gruppi della sinistra tranne che con altri comunisti o anarchici. Gilles Dauvé (noto anche come Jean Barrthot), un teorico comunista di sinistra, sostiene che tutti i regimi borghesi dovrebbero essere contrastati e che i rivoluzionari non dovrebbero difendere la democrazia liberale dal fascismo. In francese il termine «ultra-gauche» viene usato per definire un movimento comunista sviluppatosi a partire dal pensiero di teorici come Amadeo Bordiga, Otto Rühle, Anton Pannekoek, Herman Gorter e Paul Mattick e successivamente Jacques Camatte e Gilles Dauvé. Questo punto di vista comprende due tradizioni principali, una tradizione olandese-tedesca tra cui Rühle, Pannekoek, Gorter e Mattick e una tradizione italiana a partire da Bordiga. Queste tradizioni si sono unite nell'ultra-sinistra francese dagli anni 1960.[24] Il teorico politico Nicholas Thoburn definisce queste tradizioni «l'attualità [...] dell'ultra-sinistra storica».[25] Il termine ebbe origine negli anni 1920 nei movimenti operai tedeschi e olandesi, originariamente riferendosi a un gruppo marxista contrario al bolscevismo e alla socialdemocrazia e con alcune affinità con l'anarchismo.[26] L'estrema sinistra è definita in particolare dalla sua posizione di marxismo antiautoritario che generalmente implica un'opposizione allo Stato e al socialismo di Stato, così come alla democrazia parlamentare e al lavoro salariato. In opposizione al bolscevismo l'estrema sinistra pone in genere forte enfasi sull'autonomia e l'auto-organizzazione del proletariato. Secondo Dauvé: L'estrema sinistra nacque e crebbe in opposizione alla socialdemocrazia e al leninismo, che era diventato lo stalinismo. Contro di loro affermava la spontaneità rivoluzionaria del proletariato. La sinistra comunista tedesca (in effetti tedesco-olandese), e i suoi derivati, sostenevano che l'unica soluzione umana risiedeva nell'attività propria dei proletari, senza che fosse necessario educarli o organizzarli... Ereditando il mantello dell'estrema sinistra dopo la guerra, la rivista Socialisme ou Barbarie apparve in Francia tra il 1949 e il 1965.[27] Le idee dell'ultra-sinistra storica vennero ampiamente riproposte nella nuova sinistra degli anni 1960 e in particolare dal maggio 1968 nei movimenti socialisti libertari come Big Flame, situazionismo e autonomismo. Il termine ultra-sinistra viene inoltre usato in modo dispregiativo per attaccare quelle posizioni ritenute massimaliste e non in relazione con il contesto o le risorse disponibili. La tradizionale critica marxista di tale posizione iniziò con L'estremismo, malattia infantile del comunismo di Vladimir Lenin, il quale attaccò quanti (come Anton Pannekoek o Sylvia Pankhurst) nella nascente Internazionale Comunista rifiutavano di lavorare con i socialisti parlamentari o riformisti. Lenin caratterizzava l'ultra-sinistra come una politica di purezza, la dottrinale «ripetizione delle 'verità' del puro comunismo».[28] I leninisti usavano tipicamente questo termine contro i loro rivali a sinistra. Per esempio, Betty Reid del Partito Comunista della Gran Bretagna scrisse in un opuscolo del 1920 iintitolato Ultra-Leftism in Britain che il partito non portava «alcuna rivendicazione esclusiva di essere l'unica forza a sinistra», ma rigettava i gruppi alla sua sinistra come ultra-sinistra, con Reid che delinea l'estrema sinistra come gruppi che erano trotzkisti, anarchici o sindacalisti o che «sostengono la linea del Partito Comunista Cinese».[29] I trotzkisti e altri valutano il Terzo Periodo dell'Internazionale Comunista in cui descriveva i partiti socialdemocratici come socialfascisti come una strategia dell'ultra-sinistra.[30] Il termine è stato reso popolare negli Stati Uniti dal Partito Socialista dei Lavoratori al tempo della guerra del Vietnam, usando il termine per descrivere gli oppositori del movimento contro la guerra, incluso Gerry Healy.[31] L'ultra-sinistra è spesso associata al settarismo di sinistra, condizione i cui critici giudicano essere quella di un'organizzazione socialista che sembri anteporre i propri interessi in una visione a breve termine agli interessi a lungo termine della classe operaia e dei suoi alleati.[senza fonte] Partiti politici e movimenti Europa Lo stesso argomento in dettaglio: Estrema sinistra in Europa. Francia Lo stesso argomento in dettaglio: Estrema sinistra in Francia. Secondo Irene Pereira, "Le nozioni di" sinistra radicale" o "sinistra della sinistra" sono prima di tutto il risultato del declino del blocco orientale e del fatto che il Partito comunista non era quindi più in grado di attrarre l'intera sinistra. È anche la necessità di situarsi in relazione al Partito Socialista Francese, che diventa un partito di governo dagli anni '80, che giustifica il loro uso[32] ”. Designati come "sinistra radicale", "sinistra combattiva" o "sinistra anticapitalista" dagli scienziati politici, questi gruppi si trovano alla "sinistra della sinistra" dei movimenti riformisti e antiliberali. Italia Lo stesso argomento in dettaglio: Estrema sinistra in Italia. L'estrema sinistra, che prese in vari periodi anche il nome di sinistra rivoluzionaria o sinistra extraparlamentare o nuova sinistra, si presentò a partire dagli anni '60 del XX secolo in forma di numerosi gruppi politici che si distinguevano dalla sinistra riformista (Partito Socialista Italiano e Partito Socialista Democratico Italiano) e anche dallo stesso Partito Comunista Italiano (che pur rifiutava, almeno ufficialmente, ogni "cedimento" al riformismo), ritenendo che questi avessero abbandonato le istanze rivoluzionarie presenti nel movimento dei lavoratori. Il termine "extraparlamentare" fu molto usato negli anni del Sessantotto in quanto le organizzazioni dell'estrema sinistra non erano presenti in parlamento e rifiutavano la democrazia parlamentare, considerata obsoleta e inefficace per risolvere i problemi della società moderna, nonché strumento della borghesia per esautorare le masse dall'iniziativa politica. Successivamente però alcune di esse, senza mutare tale giudizio, si presentarono alle elezioni politiche e amministrative per utilizzare quegli spazi come tribuna per farsi conoscere ed esporre le proprie posizioni. Americhe Canada In Canada, c'è il Partito socialista canadese, un piccolo partito marxista (tendenza detta impossibilista e che rifiuta il riformismo) fondato nel 1904-1905 dalla fusione della Lega socialista canadese e del Partito socialista della Columbia Britannica. Va anche citato il Partito comunista canadese (marxista-leninista), un partito anti-revisionista che iniziò come maoista prima di passare alla cosiddetta corrente " filo-albanese ", considerando la Repubblica popolare cinese come "revisionista". Stati Uniti Copertina di un opuscolo antirazzista pubblicato nel 1931 dal Partito Comunista degli Stati Uniti d'America. L'estrema sinistra americana era molto attiva negli anni '60 e '70. Si distingue a livello ideologico da una lotta più marcata (e talvolta violenta) per i diritti delle minoranze. Possiamo citare, tra gli altri, l'American Indian Movement, il Black Panther Party, il National Black United Front o il Revolutionary Communist Party - United States. L'American Indian Movement (AIM) è un gruppo di diritti civili dei nativi americani negli Stati Uniti. È stato fondato a Minneapolis - Saint Paul da Dennis Banks e Clyde Bellecourt con il sostegno dell'avvocato Douglas Hall e dell'avvocato del Black Panther Party Matt Eubanks. Nel 1972 il movimento occupò il quartier generale del Bureau of Indian Affairs a Washington. È noto soprattutto dall'occupazione di Wounded Knee nel 1973. Il Black Panther Party è un movimento rivoluzionario afroamericano formato in California nel 1966 da Bobby Seale e Huey Newton. Ha raggiunto una scala nazionale prima di declinare a causa delle tensioni interne e delle azioni svolte dallo Stato. L'organizzazione è nota per il suo programma " Free Breakfast for Children", l'uso del termine "pigs" per descrivere gli ufficiali di polizia corrotti e per aver portato armi da fuoco nel parlamento californiano. Il National Black United Front è un movimento afroamericano formato nel giugno 1980 a Brooklyn (New York).[33] Secondo la NBUF, quasi 1 500 persone provenienti da 35 Stati negli Stati Uniti e da 5 altri Paesi hanno formato questo collettivo nel 1980, il gruppo è passato in cinque anni da 5 locali a più di 18, essendo presenti in più di 40 città. Oltre alle sue attività nazionali, il gruppo ha poi sostenuto Maurice Bishop, leader del governo popolare rivoluzionario di Grenada assassinato nel 1983 (evento che ha provocato l'invasione americana ) , nonché gruppi anti- apartheid come il Congresso Nazionale Africano o il Congresso Panafricano di Azanie. L'NBUF stabilisce inoltre contatti con Cuba e l'Iraq. È stato descritto come un movimento cristiano di sinistra, più o meno vicino al nazionalismo nero, che lavora nella continuazione di Million Man March e Malcolm X. Nel 1979, la NBUF fu presieduta da padre Herbert Daughtry, che salutò la fuga di Assata Shakur, attivista del Black Liberation Army, in un articolo pubblicato sul New York Amsterdam News dal titolo "Run Hard Sister, Run Hard" (Corri veloce sorella, corri veloce!). Herbert McClosky e Dennis Chong sostengono che negli Stati Uniti d'America i gruppi di estrema sinistra sono profondamente estranei alla società statunitense e molto critici nei confronti di ciò che percepiscono come la degenerazione spirituale e morale delle istituzioni e considerano la società statunitense come dominata da forze cospirative che lavorano per sconfiggere i loro obiettivi ideologici.[34] America latina Movimenti di estrema sinistra si sono impiantati nell'America meridionale dagli anni '30, in particolare formazioni guidate dai trotskisti sotto la guida di leader carismatici come gli argentini Nahuel Moreno o J. Posadas. In Brasile, il partito comunista brasiliano e il Partito Socialismo e Libertà, derivante da una divisione della sinistra del Partito dei Lavoratori guidato dal senatore Heloísa Helena, nonostante le sue recenti battute d'arresto elettorali, detiene diversi incarichi di deputati e senatori e ha quasi 150.000 membri. Ci sono anche gruppi armati come le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo, il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru o l'M-19 (Movimiento 19 de Abril), ad esempio, spesso accusati di essere finanziati dal Traffico di droga e dal rapimento di ostaggi (come Íngrid Betancourt). Che Guevara e Fidel Castro erano figure dell'estrema sinistra sudamericana. Il Partito Comunista di Cuba, al potere nel Paese dalla sua creazione nel 1965 e l'unico partito autorizzato, è considerato di estrema sinistra da Le Monde diplomatique[35]. Ci sono anche partiti più democratici come il Movimento della Sinistra Rivoluzionaria in Cile, creato da studenti e sindacalisti, anche se il suo passato gli ha dato più di un profilo di gruppo armato fino al 1995, o il Movimento rivoluzionario orientale, un partito della politica uruguaiana con una storia relativamente simile a quella del MIR cileno prima di diventare democratico nel 1985. Il Fronte Ampio, che desidera porre fine al tradizionale bipartitismo della classe politica cilena, è una coalizione eterogenea che raggruppa i movimenti e le formazioni politiche dei cittadini che vanno dall'estrema sinistra[36],[37] alla centro-sinistra e che punta all'integrazione o reinserimento dell'estrema sinistra nel gioco politico democratico. Asia Corea del Nord Assieme a Cuba, Laos, Cina e Vietnam, la Corea del Nord è uno degli ultimi cinque Stati socialisti al mondo. Dall'indipendenza nel 1948, il Paese è stato guidato dal Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria, una coalizione di tre partiti, di cui il Partito del Lavoro di Corea è il partito dominante. È il principale partito di estrema sinistra nel Paese[38][39] e detiene di fatto il potere tramite la famiglia Kim. Le altre due componenti minori della coalizione politica sono il Partito Chondoista Chongu e il Partito Socialdemocratico di Corea, entrambi di sinistra. Il Partito del Lavoro segue l'ideologia di Juche, un sincretismo delle idee marxiste-leniniste adattato al nazionalismo coreano e articolato attorno all'autonomia militare, all'autosufficienza economica e all'indipendenza politica per consentire l'emergere di una società socialista[40]. India I principali partiti dell'estrema sinistra in India sono il Partito Comunista d'India, il Partito Comunista d'India (Marxista) che ha 9 rappresentanti al Lok Sabha e 11 al Rajya Sabha, e il Partito Comunista d'India (maoista)[41] che sta conducendo una lotta armata contro lo Stato. Alcuni partiti di estrema sinistra si sono uniti ad altri partiti di sinistra e di centro-sinistra nel Fronte di Sinistra. Il naxalismo è un movimento composto da diversi gruppi rivoluzionari attivi in quindici Stati federati e territori dell'India. I Naxaliti cercano di organizzare i contadini per giungere a una riforma agraria tramite metodi radicali, inclusa la violenza. Il termine "Naxal" deriva da Naxalbari, un villaggio situato nel distretto di Darjeeling, a nord del Bengala Occidentale, dove ha avuto origine il movimento. Il movimento è considerato "terrorista" dalle autorità e combattuto, ma è comunque popolare con la maggior parte della popolazione dei territori colpiti dal conflitto[42]. La guerriglia naxalita gode di un significativo supporto nelle regioni in cui è presente. Secondo uno studio del quotidiano The Times of India, il 58% delle persone ha una percezione positiva della guerriglia, rispetto a solo il 19% per il governo. Israele e territori palestinesi • I movimenti di estrema sinistra sono piuttosto rari in Israele. Spesso hanno come rivendicazioni principali l'indipendenza dello Stato di Palestina e migliori condizioni sociali, come l'Hadash (Fronte democratico per la pace e l'uguaglianza), un movimento che raggruppa diverse associazioni comuniste e si allea con la Lista Comune araba e gli anarchici contro la barriera di separazione israeliana. • Il parlamento palestinese ha 3 partiti considerati di estrema sinistra: il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina e il Partito Popolare Palestinese. Sono radicalmente antisionisti, a volte accostati al neoantisemitismo, anticapitalisti, sostenitori del marxismo-leninismo, hanno compiuto attacchi armati e il FPLP ha commesso anche attacchi terroristici contro i civili israeliani (come il massacro dell'Aeroporto di Lod, l'attentato all'interscambio di Geha e l'incidente del bus 300)[43][44][45][46]. Hanno 5 deputati. I movimenti palestinesi di estrema sinistra hanno legami molto forti con le loro controparti europee, francesi in particolare[47]. Laos Il Partito Rivoluzionario del Popolo Lao (Lao: Phak Pasason Pativat Lao) è il partito comunista del Laos. Dal 1975 è l'unico partito politico autorizzato nel Paese. Gli organi decisionali sono il Politburo e il Comitato centrale. Ogni cinque anni si tiene un congresso che elegge i membri del Politburo e del comitato centrale. Anche il Congresso ha eletto un segretariato, ma questo organo è stato abolito nel 1991. Il partito ha le sue origini nel Partito Comunista Indocinese fondato da Ho Chi Minh nel 1930. Nel febbraio 1972, durante il secondo congresso del partito, il nome del Partito popolare laotiano fu cambiato in "Partito rivoluzionario popolare laotiano". Vietnam Il Partito Comunista del Vietnam (Đảng Cộng Sản Việt Nam) è il partito al potere in Vietnam. Segue il modello marxista-leninista. Il partito è stato fondato nel 1931 con il nome di Partito Comunista Indocinese (PCI). Il PCI creò quindi nel 1941 la lega del Viet Minh per guidare la sua lotta per l'indipendenza del Vietnam. I comunisti vietnamiti nel Nord, incluso Ho Chi Minh, annunciano lo scioglimento del PCI, l'11 novembre 1945, per motivi tattici. Il partito continua comunque ad esistere, in quanto organo di governo del Viet Minh. Fu ricostituito nel 1951 con il nome di Partito dei lavoratori del Vietnam. Prende il nome attuale nel 1976. Africa Sudafrica Il Partito Comunista Sudafricano è stato fondato il 30 luglio 1921 a Città del Capo. È il prodotto dell'unione tra la Lega socialista internazionale, la Federazione socialdemocratica di Città del Capo, il Partito comunista di Città del Capo, la Società ebraica e socialista di Città del Capo, la Società ebraica e socialista di Johannesburg, il Club marxista di Durban e alcuni altre entità locali in Sudafrica. Secondo il suo manifesto, proclama la sua fede nell'avvento di un Sudafrica di lavoratori, bianchi e neri, in un Paese libero dal sistema capitalista e dalla distinzione tra classi sociali. William H. Andrews, un sindacalista ed ex parlamentare laburista che si oppose alla guerra al fianco del Regno Unito nel 1914, fu quindi eletto come primo segretario generale del partito. Il movimento principale che afferma di essere dell'estrema sinistra è quello dei Economic Freedom Fighters, un partito che afferma di essere anticapitalista e panafricano, guidato da un dissidente del Congresso Nazionale Africano, Julius Malema. Si conta inoltre tra le file dell'estrema sinistra il Partito Comunista Sudafricano e i vari movimenti ad esso associati. Alcuni scienziati politici considerano Nelson Mandela di estrema sinistra per i suoi legami con i movimenti comunisti.[48] L'organizzazione piattaformista Fronte comunista anarchico di Zabalaza investe in lotte di base con una prospettiva anarco-comunista e rivoluzionaria in Sudafrica e nel resto dell'Africa meridionale[49]. • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su estrema sinistra • V · D · M Spettro politico sull'asse "destra-sinistra" V · D · M Organizzazioni politiche internazionali Controllo di autorità BNF (FR) cb11948045k (data) • Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 17 set 2024 alle 12:22. • Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su estrema sinistra |