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Autore Discussione: IL PD - Partito Democratico  (Letto 72280 volte)
Arlecchino
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« Risposta #75 inserito:: Maggio 10, 2018, 08:35:25 pm »

Chi voleva "domare" i 5Stelle, potrebbe recarsi a lavorare in un circo ... di quelli che lavorano ancora con gli animali.

Non fare del PD un circo equestre.

ciaooo
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« Risposta #76 inserito:: Maggio 10, 2018, 08:36:36 pm »

Ci sono diversi modi di praticare l'Auto-castrazione Morale (ma non solo) nel PD.

C'è chi vuole addomesticare i grillini mettendosi carponi vicino all'algoritmo di Grillo e soci.

Altri vogliono far rientrare in modo organico i marxisti-leninisti dopo anni di azioni Guasta-Centrosinistra … per ridare loro la possibilità opporsi a tutto ciò che profuma di buon senso politico.

ciaooo
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« Risposta #77 inserito:: Maggio 10, 2018, 08:58:03 pm »

Al PD non serve il "confessionale" noi che li seguiamo da anni i perchè li conosciamo.

Gli elettori che sono tra gli astenuti o per protesta hanno votato 5Stelle ritorneranno.

Sono anni che indico la necessità di un Programma elettorale da far approvare agli elettori e la conseguente realizzazione di un dialogo e di un impegno verso i Cittadini tutti.

Oggi con la strada indicata sulle riforme da fare, abbiamo un argomento in più.

Ovviamente sarebbe una azione intelligente non limitarsi ad un Progetto PD ma assolutamente il rilancio per un Nuovo CentroSinistra ricostruito.

Come dico da tempo non una coalizione ma un Progetto Italia che raccoglie le adesioni attive di tutte le componenti di Centro e di Sinistra legati, non alla politica del giorno per giorno, ma alla realizzazione del Progetto ... non altro!

ggiannig
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« Risposta #78 inserito:: Maggio 13, 2018, 05:50:22 pm »

Il Pd si interroga per progettare una riscossa: “Dobbiamo essere presenti come forza politica”

Pubblicato il 11/05/2018 - Ultima modifica il 10/05/2018 alle ore 23:00

ANDREA CARUGATI
ROMA

Un pomeriggio intero alla ricerca della “fiammella” della sinistra, travolta dalle urne del 4 marzo. Molti big di quelli che furono i Ds si ritrovano in un teatro di Roma nelle ore in cui prende forma il governo Lega-M5S. Invitati da Goffredo Bettini, arrivano Anna Finocchiaro, Antonio Bassolino, Livia Turco, Massimo Brutti, Mario Tronti. Ci sono i giovani Andrea Orlando e Nicola Zingaretti, che prende appunti diligentemente. Si fa l’analisi del voto, «quella che nel Pd ancora non siamo riusciti a fare», ma soprattutto si progetta la riscossa. Dentro o fuori il Pd, questo si vedrà. «Accenderemo un forte conflitto politico», mette in guardia Finocchiaro. «Questo non è odio o spirito di divisione, ma un parto doloroso per essere legittimati a giustificare la nostra pretesa di esserci come forza politica». Secondo l’ex ministra, infatti, chiudendo a ogni dialogo col M5S, il Pd «si è condannato all’irrilevanza, dimostrando una incapacità politica che va valutata con serietà».

La decisione imposta da Renzi al Pd, quella di fare gli “osservatori” e non gli “attori” della scena politica, viene bombardata in ogni modo. Bettini è sarcastico: «Moro parlava di come Dc e Pci si fossero positivamente influenzati, Togliatti addirittura si rivolgeva ai ragazzi di Salò. E con quelli non ci si era insultati, si sparava…il Pd invece guarda con malcelata soddisfazione alla nascita del peggiore governo della storia repubblicana…». «Tra i dirigenti si nota la mancanza di sofferenza per la sconfitta», fa notare Bassolino. «Abbiamo dato alla destra la più larga base di massa dal Dopoguerra, i milioni di elettori del M5S», attacca Orlando. «Come fai ad annunciare opposizione durissima se hai fatto il tifo perché questo governo nascesse?».

In oltre tre ore di discussione tornano parole come “lotta di classe”, “critica al capitalismo”, “subalternità al dominio del mercato”. Si fa autocritica per non aver capito le conseguenze della globalizzazione, l’aumento della forbice tra ricchi e poveri, per aver trascurato la “questione sociale”. Bassolino squaderna un concetto caro a molti: non è solo il renzismo a essere stato travolto nelle urne. «In discussione c’è un’intera storia a partire dall’Ulivo, ora dobbiamo ridare al Paese una sinistra». Massimo Brutti è ancora più lapidario: «Oggi non c’è in Italia una forza politica erede del movimento operaio e capace di stare vicino ai più deboli». 

E’ questo l’assillo per i mesi che verranno. I dubbi circolano insistenti. «La spinta propulsiva del Pd si è esaurita», dice Roberto Morassut. Andrea Orlando, che tiene le conclusioni, mette un punto interrogativo: «Il Pd è ancora uno strumento utile?». Massimo Brutti lo accusa: «Come puoi pensare di costruire nuovo consenso se non riuscite neppure a dare battaglia in direzione e votate all’unanimità?». Orlando non si scompone: «Abbiamo votato la relazione di Martina, che ha garantito un percorso ordinato alla discussione verso il congresso». Una discussione, dice Orlando, che «può portare anche a conseguenze radicali». E quando dal palco Ugo Papi racconta le difficoltà a spiegare agli amici della Corea del Sud le vicende del Pd, Il ministro uscente della Giustizia dalla platea suggerisce: «Devi dire che il Pd è un partito della Corea del Nord…».


La convivenza tra Renzi e il gruppo degli ex Pci sembra sempre più appesa a un filo. Tornano i Ds? «Magari», sorride Livia Turco. Zingaretti se ne sta in fondo e non interviene. Ma gli viene tributato un lungo applauso. E’ lui, il governatore del Lazio, ex giovane diessino, con la sua candidatura alle primarie, l’ultima possibile scommessa per tenere questo popolo dentro il Pd. «La sua presenza ci fa pensare a una possibile ripartenza dentro il Pd», conclude Bettini. «Non siamo ancora al de profundis…». 

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Da - http://www.lastampa.it/2018/05/11/italia/il-pd-si-interroga-per-progettare-una-riscossa-dobbiamo-essere-presenti-come-forza-politica-NNTo82CzwnLhIJQbzGV43J/pagina.html
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« Risposta #79 inserito:: Maggio 17, 2018, 11:39:14 am »

Renzi ok, ma il 4 marzo è passato oggi dobbiamo coesistere nella situazione che si è creata anche a causa di nostre (PD) azioni di governo inefficaci e comportamenti sociali guasconeschi (o peggio lobbistici).

La situazione in Italia, oggi, appare complessa perchè tracciata da due regie:

1) una regia, i 5Stelle, è gestita da un algoritmo aziendalista con obiettivi di abbattimento dello statu quo nazionale (il Caos) con ampie possibilità di mistificare e di adattarsi al mutare degli avvenimenti (non sono, né di sinistra, né di destra), in fondo né carne né pesce, basta alzare polvere e illudere i fedeli.

2) l'altra regia, la Lega, con obiettivi di pura presa del potere, per arrivare a realizzare una gestione simil-fascista e localista nelle Regioni (riuscita in parte nelle aree ricche) e, alla lunga, del Paese tutto ... se ci riuscissero con ogni mezzo. Obiettivi che intendono raggiungere con un populismo nostrano, dove i valori del localismo vengono "usati" non per essere valorizzati ma come armi "contro" lo Stato.
Stato Nazionale, nato dal Risorgimento, ostacolato da due guerre mondiali (una nazifascista), soccorso dalla Resistenza (guerra civile contro il nazifascismo) e alla fine nobilitato (sulla carta) dalla ancora irrealizzata completamente Costituzione.

Quindi che si fa, noi di area SocialDemocratica?

Ci si impicca alla tela di ragno del PD, o finalmente si crea una situazione favorevole all’apertura verso altre realtà di Centro e di Sinistra (Democratica), lavorando per un Nuovo CentroSinistra, capace di contrastare Movimenti opportunisti senza anima e Coalizioni post fasciste?

ggiannig

Dal sito di Matteo Renzi 17/05/2018
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« Risposta #80 inserito:: Maggio 20, 2018, 11:46:31 am »

Cosa significa che il Pd si è autocongelato e perché non c’è il nuovo segretario

Alla assemblea nazionale passa la linea dei renziani: no all'elezione di un nuovo segretario.

Ma il partito si spacca ancora di più

19 maggio 2018, 17:45

Primo round, Renzi. Apparentemente. I lavori dell’assemblea nazionale, che i suoi oppositori intendevano come luogo della resa dei conti, iniziano in forte ritardo, e con un colpo di scena. Prima che prenda la parola Maurizio Martina, segretario reggente ed aspirante cesaricida, il renzianissimo presidente del partito Matteo Orfini mette ai voti la variazione dell’ordine del giorno.

Il punto primo doveva essere l’indicazione di un nuovo segretario, ed invece a larga maggioranza si rimanda tutto sine die, o quasi. Poi il dibattito comincia, ma il Pd ne esce ancora più diviso di ieri, e con una geografia interna che non è quella di un anno fa.

L’opposizione esulta, “vittoria comunque: Renzi è più debole”
Recita il testo approvato: l'assemblea del Partito Democratico prende atto delle "dimissioni irrevocabili" di Matteo Renzi dalla segreteria e rimanda a una nuova Assemblea la decisione fra segretario eletto nell'assise o eletto al congresso. I numeri sono stati 397 a 221. Che, tradotto, potrebbe suonare maggioranza per Renzi. Ma il risultato finale certifica che la maggioranza a disposizione dell'ex segretario è scesa da circa il 70 per cento di un anno fa al 57 per cento.

Dario Franceschini
"E' la fine dell'era Renzi nel Pd", si sottolinea fra i sostenitori di Martina, tra le fila dei delegati fedeli a Dario Franceschini e Andrea Orlando. Dove si fa notare che un aggettivo cambia tutto: le dimissioni di Renzi, infatti, sono “irrevocabili”. Come dire: è fuori dalla stanza dei bottoni. È il motivo per cui anche tanti dissidenti hanno votato a favore.

Martina attacca a testa bassa
A prendere la parola subito dopo la votazione è proprio Maurizio Martina, che prende di petto il tema delle liste: un errore da non ripetere. Il riferimento è alle liste elettorali delle ultime elezioni, a forte impronta renziana, che tante tensioni hanno provocato nel partito fino alla minaccia delle minoranze di ritirare i propri candidati. Assieme a questo, però, Martina ha voluto lanciare un avvertimento: "Il congresso si farà" e "sarà un congresso anticipato, ma non si può limitare ad essere una domenica al gazebo”.

Maurizio Martina 
“Il Pd non è superato”
Martina tocca, indirettamente, un altro tasto dolente: l’idea che qualcuno (leggi Renzi) possa portare il Pd verso derive macroniane, con un ulteriore cambiamento sia di denominazione, sia di collocazione politica.

"Il congresso e le primarie potrebbero essere una grande occasione, ma io trovo il dovere di confermare che non basta una domenica al gazebo, abbiamo bisogno di fare un congresso di tipo nuovo, profondo e costituente”, spiega, “Non credo che il Pd debba essere superato, che debba andare oltre o fare passi indietro. Dobbiamo confermare e aggiornare lo sforzo fatto dieci anni fa e credo a un centrosinistra alternativo a cinque stelle e a Forza Italia”.     

Parole sottolineate da una ovazione da parte della platea che, poi, accompagna la conclusione del discorso di Martina con il coro "segretario, segretario!". La partita è all’inizio.

Passa la relazione di Martina, e parte lo scontro prossimo venturo
Alla fine della relazione del reggente si passa ad una nuova conta. I vioti a favore sono 294, 8 gli astenuti e nessun contrario: l'assemblea del Pd approva.

Paolo Gentiloni (Afp)
"L'Italia ha di fronte un periodo ricco di incognite. Serve l'opposizione del #Pd. Faremo presto un Congresso per rilanciare il centrosinistra di governo. Ora fiducia in @maumartina", scrive immediatamente in un tweet il Presidente del Consiglio dimissionario, Paolo Gentiloni.

C'è però chi la vede in modo diverso. "Alle 13,30 gli accreditati con diritto di voto all'Assemblea nazionale del Pd erano 829. Alla fine dell'Assemblea hanno votato la relazione 294 persone: questo significa che senza i voti dei renziani la relazione del segretario reggente Maurizio Martina non sarebbe passata", sottolineato fonti vicine all'ex segretario Matteo Renzi. Il futuro del partito è ancora tutto da scrivere.

Da - https://www.agi.it/politica/pd_renzi_martina_franceschini_assemblea_segretario_primarie-3920665/news/2018-05-19/
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« Risposta #81 inserito:: Maggio 22, 2018, 06:31:28 pm »

I big Pd avvertono Zingaretti, attento che Matteo vuole bruciarti

Pubblicato il 21/05/2018 - Ultima modifica il 21/05/2018 alle ore 11:24

CARLO BERTINI
ROMA

«La mia sarà una candidatura totalmente fuori dalla logica delle correnti, nel segno di un totale rinnovamento», mette in chiaro Nicola Zingaretti con i suoi interlocutori. Che si sono fatti sempre più pressanti.

Da quando ieri mattina è venuto fuori infatti con evidenza che Zingaretti si è incontrato con Renzi e che addirittura quest’ultimo potrebbe appoggiarlo al congresso, diversi big del Pd lo hanno chiamato per metterlo sull’avviso. Siccome sul suo fronte sono già ben posizionati in vista del congresso ex segretari come Franceschini e Fassino, il capo della minoranza Pd Andrea Orlando, o personaggi del calibro di Gentiloni e Veltroni, si può ben capire quanto il rapporto con Renzi e le voci di un suo possibile sostegno sia diventata esiziale: specie per chi teme che Zingaretti possa essere fagocitato da Renzi in una sorta di abbraccio che avrebbe il sapore di un commissariamento. 

Il timore dei non renziani 
«Facci capire che sta succedendo Nicola», è stato il leit motive delle varie telefonate. Sono in molti a voler mettere sull’avviso il governatore, «stai attento che Matteo fa sempre così con tutti, è una sua tattica». Della serie: l’ex leader adombra un suo eventuale appoggio per scolorire il profilo della candidatura di Zingaretti, insomma per macchiarla con la sua impronta. Che invece altri vorrebbero tenere lontana da un candidato, unico vincitore del centrosinistra il 4 marzo, che ha tutte le carte in regola per imporsi ai gazebo: mestiere, esperienza, capacità di unire e non ultimo un cognome popolare in tutta Italia.

«Se mi candiderò - ha risposto il governatore - la mia sarà una candidatura totalmente sganciata dalle correnti. Dobbiamo salvare il Pd e farlo in un rapporto nuovo con L’Italia». Come a dire che anche se ci fosse un appoggio di Renzi e del suo giglio magico, «sarà a una candidatura in totale discontinuità con questi anni, per rigenerare tutto». E in ogni caso nessuno nell’entourage del governatore è sicuro che le cose andranno proprio così.

Nicola contro Matteo 
Molti scommettono infatti che l’ex leader alla fine si ricandiderà in prima persona. Ascoltando le impressioni riportate da Zingaretti dopo i suoi colloqui con Renzi - perché c’è ne è stato più d’uno nelle ultime settimane - gli uomini del governatore continuano a ripetere che «non è affatto da escludere che alle primarie sarà Nicola contro Matteo».

Di questo Zingaretti non sembra preoccuparsi, anche se di certo non gli dispiacerebbe affatto godere dell’appoggio di Renzi invece di avercelo contro. Ma in ogni caso, non servirà anticipare le primarie a ottobre in gran corsa per farlo desistere: questo ha spiegato l’ultima volta all’ex segretario. E che sia già in pista lo svelano altri dettagli. Il tenore delle sue uscite pubbliche ad esempio, con la prima parola chiave, «disuguaglianza».

Una fase politica si è chiusa 
«Nel contratto di governo, la parola disuguaglianza non compare e non poteva comparire viste le scelte antisociali che contiene contro le fasce più deboli. C’è molto da lavorare e il congresso deve rappresentare una netta discontinuità nei contenuti, nelle pratiche e nelle forme politiche del passato per una rigenerazione di un campo di forze politiche associative civiche e per un nuovo progetto di innovazione dell’Italia». E ancora: «L’assemblea di ieri conferma che una fase politica si è chiusa e bisogna con chiarezza voltare pagina. C’è un altro tipo di futuro per l’Italia e il Pd deve saperlo interpretare».

Il nuovo partito “alla Macron” 
Ora, è vero che è tutto molto prematuro, specie se il congresso - come comincia a girare - si terrà entro le europee, ovvero magari a febbraio. Per poter poi fare le liste con le quote ridefinite. Ma dalle parti dell’ex segretario c’è chi non esclude che l’interessamento verso Zingaretti possa essere tattico; insomma, dovuto al fatto che a Renzi manca il candidato e che invece tutta l’area che lo contrasta lavora da mesi alla candidatura unitaria del governatore del Lazio; e chi addirittura adombra la possibilità che «se Zingaretti rifacesse i Ds tornando indietro, allora Matteo farebbe forse un suo partito sulla falsariga di Macron».

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Da - http://www.lastampa.it/2018/05/21/italia/i-big-pd-avvertono-zingaretti-attento-che-matteo-vuole-bruciarti-4tWB4FJ45qNr0RQylLZE4I/pagina.html
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« Risposta #82 inserito:: Giugno 01, 2018, 08:59:32 pm »

Pd: offerta di Renzi per evitare la conta. No di Orlando. Calenda: "Emiliano indecente, va mandato a casa"

Tentativo di mediazione, a poche ore dall'inizio dell'assemblea. Il ministro dello Sviluppo attacca il governatore pugliese che ha dichiarato il suo sostegno al contratto M5s-Lega

Di ALBERTO CUSTODERO
18 maggio 2018

ROMA - A 24 ore dall'appuntamento a cui guardano tutti i big del Pd, Matteo Renzi avrebbe deciso di tentare la strada della mediazione. Non si esclude infatti che l'ex segretario possa rinunciare all'annunciato intervento di apertura domani in assemblea. Un gesto per porre fine alle liti interne: nel momento in cui M5s e Lega stanno chiudendo l'accordo di governo - e dopo l'appello dei professori cattolici che al Pd "Fermiamoci: stiamo andiamo in direzione opposta rispetto all'idea dell'Ulivo" - è doveroso evitare di parlare delle diatribe nel Pd e puntare invece alle proposte da avanzare per mettere al sicuro l'Italia. Ma alla vigilia di una assemblea che si vuole pacifica, arriva il no di Orlando. E scoppia una lite tra Carlo Calenda (insieme ad alcuni deputati dem), e Michele Emiliano che ha dichiarato il suo sostegno al contratto M5s-Lega. "È indecente, va mandato a casa", tuona il ministro dello Sviluppo.

A proposito delle dinamiche interne alle anime dem in vista dell'assemblea di domani, l'ex segretario è sempre convinto della necessità di tenere un congresso vero, ma sui tempi frena. La decisione di quando organizzare il congresso può essere anche posticipata tra qualche mese perché al momento la priorità è quella di rispondere al contratto del governo giallo-verde. Maurizio Martina, secondo lo schema disegnato dai renziani, dovrebbe prendersi comunque l'impegno per convocare il congresso in autunno, passando per una nuova assemblea da convocare dopo i ballottaggi delle amministrative.

A tenere i contatti con le varie aree del partito, per concretizzare questa soluzione, in queste ore è Lorenzo Guerini, ma sarebbe d'accordo anche una buona parte dei big del partito. Contraria invece l'area che fa capo ad Andrea Orlando: "Mi auguro che tutti siano coerenti con gli impegni assunti nell'ultima direzione nazionale e che domani Martina venga eletto segretario", dice il coordinatore dell'area, Andrea Martella. "Si tratta di un passaggio indispensabile, sia per il delicato momento politico che il Paese sta attraversando sia per la necessità che il Pd venga traghettato rapidamente verso un congresso che finalmente faccia chiarezza sulla sconfitta strategica del 4 marzo e sulle relative responsabilità e che apra una fase costituente, per la costruzione di una nuova e moderna sinistra", conclude Martella.

Questo nuovo tentativo di distensione arriva dopo le dichiarazioni di ieri del responsabile della comunicazione del Pd, Matteo Richetti, secondo cui "il congresso serve e lo si fissa. Ma Martina può essere il traghettatore di questo partito se non sarà candidato al congresso". Sempre sul partito Richetti aveva precisato: "Mai come in questo momento c'è bisogno del Pd e mai come in questo momento il Pd non è pronto a questa risposta. Questo tema non risponde a una data o al mese del congresso o a una persona che si candida. Risponde a un progetto politico".



• CALENDA CONTRO EMILIANO: "È INDECENTE, VA RIMANDATO A CASA"
"Un signore che inneggia al programma di governo di Lega-M5s, che fa campagna per loro, che accusa il governo Pd di essere corrotto e responsabile delle morti dell'Ilva, ma non ha la dignità di andarsene perché altrimenti perde la poltrona deve essere mandato a casa. #indecente". Lo scrive Carlo Calenda sul suo profilo Twitter, rispondendo a un utente che gli chiede delle parole di Michele Emiliano sul contratto Lega-M5s chiedendo però di non "cacciare" per questo il governatore pugliese dal Pd.

Il ministro dello Sviluppo risponde poi (mettendo in copia Martina) con un esplicito "ma quando vogliamo suonare il gong" al tweet del deputato dem Ivan Scalfarotto che attacca: "Leggo che @micheleemiliano sostiene 'dalla prima all'ultima clausola il 'contratto' gialloverde. Ne tragga dunque le conseguenze e si iscriva, a sua scelta, alla #Lega o a #M5S. Magari prima dell'Assemblea di domani, sarebbe un bel segnale di coerenza. Aspettiamo fiduciosi".

"È davvero stupefacente che Emiliano affermi di condividere il contratto di governo tra M5S e Lega", dice poi la senatrice del Pd Simona Malpezzi, aggiungendo tra le altre cose: "Io mi auguro che non l'abbia letto e che le sue siano dichiarazioni superficiali. Se così non fosse mi chiedo come lui possa militare nel Pd. Quel contratto con il nostro partito non ha nulla a che vedere".

Sulla stessa linea la deputata Alessia Morani, che sullo stesso tema scrive su Twitter scrive: "Quindi mi pare di capire che Emiliano è d'accordo a fare il condono fiscale, a discriminare i bambini stranieri negli asili nido e contemporaneamente ad abolire l'obbligatorietà dei vaccini. Solo per fare alcuni esempi, andiamo di bene in meglio".

Su Facebook, il deputato Gianluca Benamati scrive: "Sono assolutamente stupito dalla dichiarazione di Michele Emiliano, che condivide il cosiddetto 'contratto' fra Lega e Movimento 5 Stelle. Un programma che si scontra non solo con le nostre politiche e i nostri impegni in campagna elettorale ma con la realtà stessa".

• EMILIANO: "CONTRATTO COMPATIBILE CON PROGRAMMA PUGLIA"
"Ho letto il programma e l'avrei sottoscritto dalla prima all'ultima clausola - ha affermato Emiliano a SkyTg24 - nella sostanza e nella forma è compatibile con il programma della Puglia e compatibile con istanze di progresso. Il M5s non ha niente a che fare con Viktor Orban. Il Pd poteva stare al tavolo e contribuire a scrivere quel programma, ma Renzi non ha voluto".
© Riproduzione riservata
18 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/18/news/assemblea_partito_democratico_19_maggio_elezione_segretario_pd_dem_nuovo_governo_matteo_renzi_maurizio_martina_consultazioni-196750764/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S4.3-T1
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« Risposta #83 inserito:: Giugno 12, 2018, 06:17:42 pm »

Circola, circola, circola, che Salvini te se magna ... (scherzo, ma state perdendo anche la visione della realtà in cui ci avete cacciato!).
Se non sapete che "Pesce" prendere, capace di portarci fuori da questa melma (ho scritto MELMA non altro) chiediamo a Renzi di tornare alla sue responsabilità e si riparte da zero.
Tanto a zero ci arrivate se i mollaccioni non si muovono o si muovono male (specie in TV).
ciaooo   
al Pd su Fb del 12 giugno 2018
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« Risposta #84 inserito:: Giugno 17, 2018, 09:14:22 pm »

Dopo anni che si è patito in pessimo modo il problema (se non fosse stato per Minniti di recente) Renzi non può rincorrere Salvini, dandogli del "bullo"!
A parte la personalità di Salvini (nota sin da quando era ragazzo) lui non sta facendo affatto il bullo, lo è da sempre, ma oggi gli abbiamo regalato la possibilità di portare avanti un discorso avviato da Maroni anni fa.
Quindi la possibilità di realizzare, a suo modo, un preciso progetto politico, che se non gli riesce sconterà di persona.
Questo tipo di "opposizione" da casa di ringhiera, ha due fattori negativi, a parte una classe non eccelsa:
se gli riesce il cambiamento dei termini del problema anche se non la soluzione totale, facciamo la figura dei "rosicatori sciocchi".
Se non gli riesce o gli riesce solo in parte la gente, che non ci ama più e anche l’altra, dirà: almeno lui ci ha provato con grinta e determinazione.
La politica dei buonismi mollacchioni non è più di moda ... è stata la Valeriana dei vertici dei partiti ma non ha portato benefici ai Cittadini.

ggiannig

PS: se poi dovessero essere confermate le voci di una vita a bordo non drammatica … anzi. Immaginate le risate del “bullo”.
Non rischiamo brutte figure con il “vecchio modo di ragionare”, lo consigliava anche Einstein bisogna cambiare il modo di ragionare che non ha funzionato. 

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« Risposta #85 inserito:: Giugno 17, 2018, 09:15:33 pm »

Da vecchio Ulivista mi considero un "amante" dell’idea di CentroSinistra più che dell'attuale PD "ristretto" e non mi riferisco alla percentuale di voti ottenuti o alla “perdita benedetta dei fuorusciti di contro tutti”; ma alla sua attuale capacità di reazione, contro le peggiori ipotesi di “cambiamento” in negativo.

Cioè, un CAMBIAMENTO antidemocratico, anti-occidentale e anti-europeo.

Per affrontarlo e batterlo occorre un Nuovo CentroSinistra, capace di idee riformiste, con un pensiero politico aperto a tutte le realtà socio-politiche di Centro e di Sinistra Democratica.

Spero che Calenda riesca a dirci qualcosa di concreto al riguardo.

Una cosa voglio raccomandare: non si può affrontare l’emergenza attuale usando sui Media interventi da vecchio PD fatti di critiche banali, di infantilismi ripetitivi, da presunzioni meritevoli di analisi psichiatriche, da mollezze da oratorio anni 50, ecc. ecc.

Il pericolo del Cambiamento in peggio, richiede impegno di ben altro livello, soprattutto un Progetto preparato a tavolino e approfondito tra persone capaci di immaginazione libera ma costruttiva.
Meno chiacchiere e più Aziendalismo, orientato ad ottenere obiettivi precisi come deciso in un Progetto marketing oriented, che ci faccia evolvere da un PD oggi all'opposizione e ci prepari ad un CentroSinistra di Governo.

Si tratta di modificare le attuali logiche da partiti politici perdenti (chiusi nelle logiche logore e litigiose) per farne una rinascita da Partiti moderni, capaci di farsi guidare dalla partecipazione attiva dei Cittadini.
Partiti capaci di darsi una organizzazione e un metodo di LAVORO attualizzato e moderno che renda protagonisti gli elettori nella quotidiana vita dei Partiti.

Protagonisti che guarderanno con interesse ai risultati da raggiungere e al come li si raggiunge.

Il Marketing è uno strumento di lavoro ma anche un’arma, che si può usare per il bene dei Cittadini, ma anche per opachi interessi di parte, egoistici e maligni … sino a diventare antidemocratici.

ggiannig

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« Risposta #86 inserito:: Giugno 20, 2018, 05:24:49 pm »

Oliviero Toscani spiega la sua discesa in campo

Intervista al fotografo che, dopo essersi iscritto al Pd, lancia la mobilitazione contro Salvini e arruola il centrosinistra per uno scatto che faccia da base a un "grande manifesto di resistenza"

Di RICCARDO LUNA 20 giugno 2018,07:50

 “Ha visto? Mi stanno rispondendo tutti. Gentiloni, Bonino, Delrio, Calenda. Tutti. La faccio questa foto e iniziamo la resistenza”. Parlando con AGI, Oliviero Toscani ripercorre le sue ultime concitate giornate politiche: venerdì l’iscrizione in una sezione romana del PD; sabato e domenica la sua grande campagna stampa per Benetton in cui gli “united colors” sono quelli dei migranti e dei soccorritori; e ieri il tweet in cui ha proposto ad alcuni leader del centro-sinistra di unirsi un una storica fotografia che segnali “la resistenza a quello che dice e fa il ministro dell’Interno.

Perché ce l’ha con Salvini?
“Salvini è anche il mio ministro, il ministro di tutti gli italiani, e allora faccia il ministro e la smetta con la propaganda”.

A 76 anni ha deciso di iscriversi al PD: cosa l’ha mossa?
“Perché dobbiamo opporci a certe cose, che sono gravissime, e se non facessi resistenza sarei un collaborazionista”.

Sono termini da Ventennio….
“Purtroppo è vero. Ma siamo ancora in una società democratica, non c’è stato un colpo di Stato no?, e mica possiamo saltare tutti sul carro del vincitore anche se fa cose orrende. E non dobbiamo avere paura di schierarci, anche se certi commenti sui social alla campagna che ho fatto per Benetton erano spaventosi”.

Si è spaventato?
“Trovo sconcertante che uno possa essere attaccato in quel modo per una intervista. Ma non ho paura dei commenti: le critiche intelligenti le leggo e rispondo, le minacce no…”.

Benetton non teme ritorsioni per l’azienda? In fondo la maggioranza del paese in questo momento sembra sostenere il leader leghista.

“Intanto la Lega il 4 marzo ha preso meno voti del PD, non ce lo scordiamo…”.
Ma adesso i sondaggi la danno al 29 per cento…

” Non ci credo e comunque vedremo alla fine chi vincerà. Anche Renzi a un certo punto ha avuto il 40 per cento no? Quanto a Benetton, certe cose le faccio e le posso fare solo perché alla guida dell’azienda è tornato Luciano, il fondatore, figurarsi se lì ci fossero ancora certi manager…”

Qualcuno ha osservato che fra i nomi invitati a far parte della “storica fotografia” manca Matteo Renzi.

“Non è vero, ho messo tre puntini”.

Tre puntini per Renzi?
“Tre puntini per tutti, per chi ci sta”.

Perché siamo arrivati a questo punto?
“Perché come italiani abbiamo perso una certa etica, abbiamo paura di perdere la nostra piccola ricchezza, abbiamo paura del diverso, paura del futuro. Non siamo più un paese di brava gente, non tutti almeno. Ma non è finita, non finisce qui, vedremo chi vincerà”.

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Da - https://www.agi.it/politica/intervista_oliviero_toscani_pd_twitter-4045888/news/2018-06-20
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« Risposta #87 inserito:: Giugno 20, 2018, 05:26:38 pm »

I fans di Salvini si distinguono tra "pro" e "contro".

Tutte e due le categorie di fans, citandolo, gli sono utili in quanto lo "reclamizzano" (quelli "contro" in modo spesso incivile, perchè offensivi contro la persona).

I suoi veri avversari, sono migliori, lo ignorano addirittura cancellando i post degli ingenui che lo citano.

ciaooo
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« Risposta #88 inserito:: Giugno 20, 2018, 05:39:41 pm »

Il M5Stelle, è quasi pronto per sedersi al tavolo, senza arroganza, per discutere con il PD, su come creare una alternativa a Salvini.

Ma il PD nel frattempo dovrebbe presentarsi come CentroSinistra non da solo.

Oggi è moscio e senza testa.

ciaooo
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« Risposta #89 inserito:: Giugno 24, 2018, 11:36:13 am »

Conoscevamo da anni le loro intenzioni anti-europee, inserite in un probabile piano internazionale, più grande di loro.

Nonostante ciò abbiamo seguitato (fatte le debite eccezioni) nel gestire male il potere che avevamo.

Adesso, a peggiorare le cose e deluderci ancora di più, assistiamo alla pessima reazione da oppositori con continue, inutili, critiche lapalissiane e meschine, senza uno straccio di Progetto di CentroSinistra che consenta di recuperare la nostra dignità.

Il PD attuale si deve dissolvere in un CentroSinistra aperto alla società, in difesa della Democrazia e capace di ridare benessere agli italiani.

Cosa si aspetta?

ggiannig
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