ADINOLFI -
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Ieri 30 maggio 2008, 13.51.19
A piazza Montecitorio
marioadinolfi
Il 7 giugno alle 12 ci ritroveremo a piazza Montecitorio, due anni un mese e un giorno dopo quel 6 maggio 2006 in cui prese il via in un inaspettato bagno di folla la storia di Generazione U. Cominciano a uscire delle indiscrezioni di stampa su quel che sarà il nostro raduno, che ha come principale novità quella di vedere tra i protagonisti dell'iniziativa alcuni nomi che portano Gu oltre i propri confini stabiliti alle ultime primarie: penso a Lorenza Bonaccorsi, a Francesco Soro, a Paolo Zocchi, ai blogger di Marioemario, tutti esponenti di primo piano del mondo democratico under 40, che alle primarie hanno preferito sostenere la candidatura di Walter Veltroni. La simpatia con cui ci siamo ritrovati attorno al tavolo per dirci in pochi minuti che eravamo d'accordo nell'esprimere in forma comune una linea contundente rispetto all'immobilismo del Pd, è la prima garanzia di verità e di forza di un percorso. Se si sorride insieme, si è sempre un passo avanti.
Così è nata l'iniziativa del 7 giugno, così ne è nato il titolo: "Per un nuovo Pd".
A piazza Montecitorio ripeteremo quel che sui nostri blog leggete ormai da settimane. Mi sembra di poter sintetizzare le questioni in tre punti.
1. Il Partito democratico ha perso le elezioni, la sua dirigenza ha accelerato il percorso verso lo showdown delle urne rivitalizzando un Berlusconi alla frutta: sia l'accelerazione che la sconfitta, con l'aggravante pesante del tracollo romano, ricadono come responsabilità politica sul gruppo che ha guidato il Pd. Come dicemmo già il 6 maggio 2006 facendo eco ad altri, con questi dirigenti non vinceremo mai. Noi vogliamo un nuovo Pd, che faccia marciare le idee nuove su gambe nuove adeguate, sul modello del New Labour blairiano, che riportò al successo il centrosinistra britannico pensionando un personale politico inadeguato ai tempi e con radici indigeste a giovani e ceti moderati.
2. Il rinnovamento, non solo generazionale, promesso da questo gruppo dirigente è stato insufficiente e costruito con il meccanismo della cooptazione pura, provocando risultati grotteschi. Noi siamo contrari a ogni percorso cooptativo e ci impegniamo a valutare la nostra forza solo nel confronto democratico e nel conflitto delle idee che genera consenso. Non ci interessa compiacere alcuno dei potenti attuali del Pd, abbiamo delle idee diverse sul rinnovamento e le faremo valere nelle sedi proprie. Chiediamo, ovviamente, regole certe e aperte per il confronto vero e non basato sui soliti pacchetti di tessere dei capibastone. Chiediamo democrazia diretta, siamo direttisti.
3. Siamo nettamente contrari al neoconsociativismo con Berlusconi e con le destre, pensiamo che il Pd debba concentrarsi sulla creazione di una propria identità ideale, valoriale, programmatica, cogliendo la grande occasione dell'opposizione per andare in battaglia con qualche libro in mano. Riteniamo che liberalizzazioni vere, investimenti in ricerca e opposizione, tutela dei diritti del lavoratore precario, lotta contro ogni discriminazione, denuncia della creazione di un clima di paura, riforme istituzionali per garantire più e non meno democrazia, siano un territorio dove caratterizzare le ragioni di esistenza del Partito democratico, senza cercare una legittimazione da Berlusconi che avrà come corollario ulteriormente negativo di consegnarci a una sconfitta elettorale certa e potenzialmente fatale per l'esistenza stessa del Pd tra un anno alle europee.
Per questi tre semplici motivi il 7 giugno ci incontreremo per avviare la creazione di una nuova classe dirigente, di un'alternativa possibile per un nuovo Pd. Porteremo le idee elaborate a piazza Montecitorio all'assemblea costituente del 20 e 21 giugno, le preciseremo nel contrasto e nel dialogo con le idee altrui, ma a chi pensa a ennesime operazioni di finto rinnovamento calate dall'alto e gradite al Loft (penso alla solita operazione dei Mille che si affidano di nuovo a Giovanna Melandri, ma che davvero, ma allora non volete capire?) opporremo un rifiuto ancora più forte di quelli del passato: l'alternativa si costruisce nella lotta politica, facendo maratona e non prendendo l'autobus. E' più faticoso? Sì, forse. Ma è l'unico modo.
Forza, il futuro c'è.
dal blog di Mario Adinolfi.
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2 giugno 2008,
Mario Adinolfi
Ho fatto molte cose in questo fine settimana lungo, mi sono dedicato ai quattro pilastri.
Ho giocato. Ho completato le statistiche di stagione della scommessa collettiva in vista degli europei e ho preparato le qualificazioni ai campionati mondiali di poker che si giocano giovedì, arrivando al tavolo finale nel torneo più tecnico (123 partecipanti) del circolo Liegi, ormai di gran lunga il più importante circolo di poker sportivo d'Europa per numero di associati. Il blog del circolo celebra la performance affibbiandomi il soprannome: il soprannome, per un giocatore di poker, è il preludio alle grandi imprese. Da Dario "Supernova" Minieri a Chris "Jesus" Ferguson, ogni grande giocatore ha il suo. Io arrivo alle qualificazioni per i mondiali con il mio nuovo nickname: il Mago. Mi piace.
Sono andato a vedere il Divo. Un film bello, che ha capito alcune cose in profondità, su altre non ha capito un cazzo e il miscuglio fa effetto. Non so se Toni Servillo ha costruito la sua migliore intepretazione, di certo Paolo Sorrentino ha edificato il suo secondo milestone dopo Le conseguenze dell'amore.
Sono andato a vedere anche Sex and the City (non ditelo a quelli dell'altro blog, avevo proclamato che non ci sarei mai andato) che è un filmetto un po' così, la serie televisiva aveva un altro spessore, qui si capisce che l'operazione è di puro business, ma qualche indicazione sull'amore arriva. Per esempio io ho capito che per quanto scombiccherata sia sempre la vita sentimentale, per quanti casini io sia stato capace di combinare in anni e anni di matrimoni e separazioni e convivenze e riseparazioni e amori veri e propri, poi alla fine da qualche parte si sfocia. Basta essere mister Big. Quello che si piega solo quando decide di piegarsi.
Mi pare una buona lezione, non solo per l'amore, a pensarci bene.
Ho fatto molte altre cose in queste fine settimana lungo, ma mica vorrete i dettagli? Voi, piuttosto, tutto bene?
A piazza Montecitorio
venerdì 30 maggio 2008, 13.27.00
Il 7 giugno alle 12 ci ritroveremo a piazza Montecitorio, due anni un mese e un giorno dopo quel 6 maggio 2006 in cui prese il via in un inaspettato bagno di folla la storia di Generazione U. Cominciano a uscire delle indiscrezioni di stampa su quel che sarà il nostro raduno, che ha come principale novità quella di vedere tra i protagonisti dell'iniziativa alcuni nomi che portano Gu oltre i propri confini stabiliti alle ultime primarie: penso a Lorenza Bonaccorsi, a Francesco Soro, a Paolo Zocchi, ai blogger di Marioemario, tutti esponenti di primo piano del mondo democratico under 40, che alle primarie hanno preferito sostenere la candidatura di Walter Veltroni. La simpatia con cui ci siamo ritrovati attorno al tavolo per dirci in pochi minuti che eravamo d'accordo nell'esprimere in forma comune una linea contundente rispetto all'immobilismo del Pd, è la prima garanzia di verità e di forza di un percorso. Se si sorride insieme, si è sempre un passo avanti.
Così è nata l'iniziativa del 7 giugno, così ne è nato il titolo: "Per un nuovo Pd".
A piazza Montecitorio ripeteremo quel che sui nostri blog leggete ormai da settimane. Mi sembra di poter sintetizzare le questioni in tre punti.
1. Il Partito democratico ha perso le elezioni, la sua dirigenza ha accelerato il percorso verso lo showdown delle urne rivitalizzando un Berlusconi alla frutta: sia l'accelerazione che la sconfitta, con l'aggravante pesante del tracollo romano, ricadono come responsabilità politica sul gruppo che ha guidato il Pd. Come dicemmo già il 6 maggio 2006 facendo eco ad altri, con questi dirigenti non vinceremo mai. Noi vogliamo un nuovo Pd, che faccia marciare le idee nuove su gambe nuove adeguate, sul modello del New Labour blairiano, che riportò al successo il centrosinistra britannico pensionando un personale politico inadeguato ai tempi e con radici indigeste a giovani e ceti moderati.
2. Il rinnovamento, non solo generazionale, promesso da questo gruppo dirigente è stato insufficiente e costruito con il meccanismo della cooptazione pura, provocando risultati grotteschi. Noi siamo contrari a ogni percorso cooptativo e ci impegniamo a valutare la nostra forza solo nel confronto democratico e nel conflitto delle idee che genera consenso. Non ci interessa compiacere alcuno dei potenti attuali del Pd, abbiamo delle idee diverse sul rinnovamento e le faremo valere nelle sedi proprie. Chiediamo, ovviamente, regole certe e aperte per il confronto vero e non basato sui soliti pacchetti di tessere dei capibastone. Chiediamo democrazia diretta, siamo direttisti.
3. Siamo nettamente contrari al neoconsociativismo con Berlusconi e con le destre, pensiamo che il Pd debba concentrarsi sulla creazione di una propria identità ideale, valoriale, programmatica, cogliendo la grande occasione dell'opposizione per andare in battaglia con qualche libro in mano. Riteniamo che liberalizzazioni vere, investimenti in ricerca e opposizione, tutela dei diritti del lavoratore precario, lotta contro ogni discriminazione, denuncia della creazione di un clima di paura, riforme istituzionali per garantire più e non meno democrazia, siano un territorio dove caratterizzare le ragioni di esistenza del Partito democratico, senza cercare una legittimazione da Berlusconi che avrà come corollario ulteriormente negativo di consegnarci a una sconfitta elettorale certa e potenzialmente fatale per l'esistenza stessa del Pd tra un anno alle europee.
Per questi tre semplici motivi il 7 giugno ci incontreremo per avviare la creazione di una nuova classe dirigente, di un'alternativa possibile per un nuovo Pd. Porteremo le idee elaborate a piazza Montecitorio all'assemblea costituente del 20 e 21 giugno, le preciseremo nel contrasto e nel dialogo con le idee altrui, ma a chi pensa a ennesime operazioni di finto rinnovamento calate dall'alto e gradite al Loft (penso alla solita operazione dei Mille che si affidano di nuovo a Giovanna Melandri, ma che davvero, ma allora non volete capire?) opporremo un rifiuto ancora più forte di quelli del passato: l'alternativa si costruisce nella lotta politica, facendo maratona e non prendendo l'autobus. E' più faticoso? Sì, forse. Ma è l'unico modo.
Forza, il futuro c'è.
dal blog di Mario Adinolfi
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Del perché non andrò ad ascoltare Veltroni
19 giugno 2008, 17.30.00
Andate in giro per la blogosfera, troverete molto dissenso che comincia ad affacciarsi, certo con ragioni che ancora mancano di profondità di analisi politica, che si attaccano a qualche dettaglio organizzativo, ma che alla fine arrivano a una conclusione simile a quella da noi elaborata: questi dirigenti, quelli del tracollo alle politiche, quelli del disastro di Roma, quelli del Pd cancellato in Sicilia (regione più popolosa d'Italia dopo la Lombardia), sono arrivati al capolinea e stanno inventando di tutto con il solo obiettivo di permanere.
E allora, se vogliono permanere e fare giochini di potere interno (l'assemblea costituente del Pd sabato sarà chiamata ad acclamare il solito organismo interno spartito nel caminetto), che se li facciano senza di noi, questi dirigenti asserragliati nel bunker.
Io domani ad ascoltare Veltroni che cambia l'ennesima linea politica alla caccia della permanenza in sella, non ci vado. Andrò dopo, ad ascoltare cos'hanno da dire i delegati. E poi, se ci saranno regole democratiche, a contestare e votare contro l'ennesimo gruppetto di oligarchi nominati e non eletti.
Fin dall'inizio, noi ci siamo spesi senza tregua per il Partito democratico. Per quell'aggettivo continua la nostra battaglia, con ogni mezzo a disposizione e far trovare a Veltroni una bella platea vuota mi sembrerebbe un atto intelligente da parte di un popolo del Pd che credo non ne possa più.
Senatus mala bestia
martedì 17 giugno 2008, 15.39.00
Davanti allo spettacolo spudorato della maggioranza berlusconiana che prova a far passare l'ennesima legge vergogna, si fa sempre più strada in me l'idea che la democrazia con le sue forme rappresentative ancorate a schemi di due secoli fa, sia arrivata veramente al capolinea.
Messina 83, Palermo 81, Catania 77
lunedì 16 giugno 2008, 19.27.00
No, non sono numeri al lotto. Sono le percentuali del centrodestra che sta vincendo ovunque le amministrative siciliane.
Io ho dettato una dichiarazione alle agenzie.
"Credo che venerdì in assemblea costituente dovremmo risparmiarci i rituali e discutere seriamente. Il tracollo siciliano boccia la linea post-elettorale di Veltroni. Va bene che ormai siamo abituati a tutto, che questo gruppo dirigente del Pd ha salutato con un'alzata di spalle e una determinazione a permanere degna di miglior causa sia la sconfitta di dieci punti alle politiche che il disastro del Campidoglio, ma ora che vediamo il Pdl veleggiare tra il settanta e l'ottanta per cento in tutta la Sicilia, qualche dubbio comincia a sorgere in Veltroni e Bettini? In assemblea costituente voglio discutere la linea veltroniana, l'idea della permanenza a ogni costo legittimata attraverso il neoconsociativismo con il governo Berlusconi. Abbiamo abbandonato del tutto il territorio dell'opposizione, abbiamo scelto di sostenere l'ovvio e di non caratterizzare il partito su nessun versante identitario. Questo voto siciliano è l'ultimo campanello d'allarme prima delle europee, dove rischiamo la sconfitta fatale. Molliamo Berlusconi, non solo per via del lodo Schifani, ma per costruire un partito identitario di opposizione tra la gente partendo dai contenuti che ci differenziano dalle destre. Altrimenti tra un anno arriverà una sconfitta che cancellerà il Pd. I dati siciliani ne sono l'antipasto".
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L'ultima sigla
sabato 14 giugno 2008, 11.17.00
Questa è la sigla di Streetcam, ultima mia fatica televisiva che andrà in onda con una seconda puntata sperimentale martedì prossimo. La pubblico perché è il solito lavoro di gruppo, dove per altro sono citate persone belle e di grande qualità che creano un piccolo prodotto che prova di nuovo a calcare strade non battute.
E' l'ultima sigla, l'ultimo segno di un anno vissuto pericolosamente: dal 18 luglio 2007, data di annuncio della candidatura alle primarie, a oggi.
E' accaduto di tutto e io adesso ho tanta voglia di riposare. Il 25 giugno parto per gli Stati Uniti e vediamo cos'altro ci riserva il destino. Intanto grazie a tutti coloro, e sono veramente tanti, che hanno percorso con me almeno un pezzo di strada in quest'anno comunque meraviglioso.
Ogni incontro è stato prezioso.
Ma come si fa?
venerdì 13 giugno 2008, 14.14.00
Ho già spiegato sull'altro mio blog le ragioni per cui non si può che ricorrere a lui.
Avrei dovuto tratteggiare l'inevitabile tirata sociologica e politicamente corretta sui significati che vanno oltre il calcio, sull'amicizia tra italiani e romeni, ma adesso come adesso non me ne frega niente e vorrei solo vincere quattro a zero.
Con Del Piero in campo, che non è mai stato tipo da partite decisive e sparisce sotto tensione, ci andrà di lusso se dopo una sofferenza infinita porteremo a casa i tre punti.
Con Cassano avremmo riso di gioia tutto il tempo, perché avrebbe provato le giocate impossibili ed è solo con l'impossibile reso realtà che ognuno di noi può appassionarsi. Il grigiore di chi non sa reggere la tensione e si schianta, ci delude.
E non c'è niente di peggio di rimanere delusi, la passione svanisce e si torna all'ordinario.
Per fortuna Donadoni se ne renderà conto e all'inizio del secondo tempo metterà in campo Cassano. Vero? Perché, come si fa a non mettere dentro l'unico in grado di cambiare davvero le cose?
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A note for uncle Walter
giovedì 12 giugno 2008, 18.33.00
ECONOMIST, VELTRONI È TROPPO BUONO CON BERLUSCONI HA IDEA DELL'OPPOSIZIONE PER NIENTE BRITANNICA
(ANSA) - LONDRA, 11 GIU - Per l'Economist Walter Veltroni «rischia di essere troppo buono con Silvio Berlusconi» e il suo governo-ombra potrebbe diventare «un'opposizione fantasma». Nel numero da domani in edicola, il settimanale britannico critica fortemente il leader del partito democratico e gli rinfaccia di essersi lasciato sfuggire «una serie di occasioni per mettere in imbarazzo il governo» e di aver così contribuito al rafforzamento della popolarità di Berlusconi. Tra le occasioni perse, l'Economist cita la mancata richiesta di maggiori dettagli sulle accuse mosse al presidente del Senato Renato Schifani dal giornalista Mario Travaglio per "rapporti di affari con persone poi condannate per mafia" e i mancati affondi contro il governo per il caso Alitalia, per le "aspre misure su immigrazione e sicurezza" e per la "messa al bando di gran parte delle intercettazioni telefoniche compiute dalla polizia". "Veltroni ha un'idea dell'opposizione che non appare assolutamente britannica", sottolinea la rivista, memore del fatto che nel Regno Unito l'opposizione non perde mai un'opportunità per attaccare il governo in carica. A giudizio dell'Economist Berlusconi ha senz'altro da guadagnare dalla politica del dialogo tenacemente portata avanti da Veltroni mentre "i benefici per la sinistra sono meno evidenti". "Ancor prima delle elezioni, Veltroni - spiega il periodico londinese ai suoi lettori - ha detto di volere la cooperazione con Berlusconi sulle riforme elettorali e costituzionali allo scopo di rendere l'Italia più facile da governare. È un obiettivo nobile ma è una strada che è stata tentata prima, con conseguenze disastrose". Secondo l'Economist la strategia elettorale di Veltroni è fallita, così come si è dimostrata "dolorosamente sbagliata" la candidatura di Francesco Rutelli a sindaco di Roma e la politica del dialogo impedisce quella "sofferta autopsia" di cui avrebbe bisogno un partito che ha le sue radici "nello screditato credo dell'eurocomunismo e in un movimento screditato come la Democrazia Cristiana".(ANSA). LQ 12-GIU-08
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La scommessa
mercoledì 11 giugno 2008, 11.45.00
Il primo turno degli europei ci ha regalato un'Italia umiliata, una Spagna in gran forma, una Svezia che sarà la sorpresa degli europei, una Francia che li vincerà. Scommettiamo?
A proposito di scommesse, mi state facendo una testa tanta chiedendo via email e via cell i pronostici da giocare su Betfair. Lo dico a tutti, il primo turno di un campionato non si gioca mai, troppe sono le potenziali sorprese, quindi fino a domani tutti fermi. Dal prossimo turno qualche scommessina prudente bancando le squadre evidentemente più deboli, per fare il grosso all'ultimo turno di qualificazione, sempre bancando (cioè giocando due risultati su tre, opzione che solo su Betfair è di default con quote accettabili).
Ovviamente, come al solito, chi volesse avere la password per ottenere i 30 euro di bonus da Betfair non ha che da scrivermi una email (adinolfi@gmail.com) o da chiedere consiglio ai soci della Scommessa Collettiva, che in due anni e mezzo grazie a questo sito di betting così particolare nel funzionamento, hanno avuto modo di farsi come minimo le vacanze gratis.
In tempo di guerra ogni buca è trincea e noi ci siamo parati il culo giocando, il che è una discreta soddisfazione.
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Streetcam e l'Italia che affonda
martedì 10 giugno 2008, 14.40.00
Oggi parte un nuovo capitolo del mio lavoro televisivo, con un numero zero in onda, in diretta su Nessuno Tv (canale 890 di Sky, visibile anche in streaming web) dalle 18.30.
Il programma si intitola Streetcam, nasce dalla collaborazione con un bel gruppo di autori della Link University coordinati dall'autore di Unomattina Maurizio Gianotti. Per me è un un altro tassello del mosaico del giornalismo partecipativo a cui ho dedicato la mia vita professionale: studio con pubblico e ospiti, interventi di giovanissimi inviati armati di telefonino, servizi realizzati con i telefonini stessi. Talk show e interazione visiva all'avanguardia, comunicazione da Web 2.0 non in una logica di puro flusso (tipo Current Tv), ma di racconto corale.
E' un esperimento e oggi parliamo dell'Italia sconfitta, di calcio parrebbe, ma non solo. Ovviamente questo blog e i vostri commenti saranno parte integrante della trasmissione.
Facebook e il Giornale
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lunedì 9 giugno 2008, 16.20.00
Due notiziole su quello che combino.
La prima è che ho aperto il mio profilo su Facebook, senza capire bene perché, ma lo fanno tutti (un po' come stare davanti alla partita dell'Italia stasera) e ho voglia di comportarmi secondo sano e italico conformismo. Su, diventiamo amici virtuali.
La seconda è che ho rilasciato un'intervista a Luca Telese del Giornale, dopo che ieri in prima pagina lo stesso direttore del quotidiano, Mario Giordano, aveva invocato la necessità di un'opposizione vera del Pd, segnalando alcune cose che andiamo dicendo da tempo. Questo il testo dell'intervista.
Scusi Adinolfi, ma lei ce l'ha con Veltroni?
Assolutamente no.
Da due mesi chiede la sua testa.
Guardi, conosco Veltroni da anni. Ho simpatia umana per lui. Non è una questione personale, ma un problema politico.
Se le fosse antipatico cosa farebbe?
Sono convinto che anche lui sia consapevole che se si continua così, fra un anno arriveremo alla disfatta. Le spiego perché.
Mario Adinolfi è l'unico membro del comitato nazionale del Partito democratico che dopo le elezioni abbia chiesto ufficialmente le dimissioni del segretario del partito. Ha poco più di 35 anni, è un blogger molto noto per la sua verve polemica, ha una corporatura possente, vagamento ferrariana. Alle primarie corse contro Veltroni, alle politiche è arrivato primo dei non eletti del Lazio e l'ex sindaco di Roma lo ha lasciato a terra optando per lo stesso collegio (lasciando posto, altrove, all'onorevole Mantini, un molto più anonimo e più docile margheritino). Nell'ultima riunione del massimo organismo direttivo del Pd, Adinolfi è arrivato a chiedere che Veltroni se ne andasse. La maggior parte dei giornali non l'hanno nemmeno scritto, la riunione è finita dopo il suo intervento. Così Adinolfi ha riunito la sua corrente all'hotel Nazionale, ha ribadito la linea e spiega: "Adesso diamo fastidio, tra pochi mesi ci daranno ragione".
Adinolfi, torno a chiederlo: cosa avrebbe dovuto fare Veltroni?
Avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di una sconfitta che c'è stata ed è stata molto più dura di quello che si dovrebbe far credere.
E questo avrebbe cambiato le cose?
Avrebbe permesso un'analisi delle cause profonde che l'hanno prodotta, un'analisi che adesso purtroppo è del tutto assente. Il Pd non discute.
Veltroni si è trovato sulle spalle la pesantissima eredità di Prodi. Lo nega?
Non lo nego affatto. I due anni di governo sono stati devastanti. Peccato che nessuno, lui compreso, in questo partito lo abbia detto.
Era impossibile, ovviamente: voleva il suicidio?
Però è quello che dopo il voto hanno detto: è colpa di Prodi. Allora anche quello è un suicidio, non trova? Ripeto, io non voglio processi. Bisogna pensare alle cause, sennò la rivincita è impossibile.
E' così pessimista?
Chiunque abbia girato le sezioni del Pd sa che questa è l'impressione prevalente dei militanti. Quella di una sconfitta ir-re-di-mi-bi-le! Ma non basta.
C'è altro?
La sconfitta di Roma dove la mette? Veltroni aveva vinto contro Alemanno con il 70%. Poco più di due anni dopo, quello vince con il 9% di stacco. Questa impresa di ribaltamento dvela la sconfitta di un modello, più che di un candidato.
E qual era il limite del modello Roma?
Se devo sintetizzare, direi il rapporto legittimante con i poteri forti della città. Che poi è lo stesso difetto di oggi.
Ovvero?
Invece di costruire una nuova classe dirigente cogliendo l'opportunità dell'opposizione per reiventarsi una politica, si cerca dal governo una legittimazione a permanere.
Quindi non è questione di una legislatura?
In Inghilterra il blocco sociale della Thatcher ha governato 15 anni.
Non crede che il Pd si riprenderà prima?
Se non cambia rotta, non credo. Anzi, il problema sono le europee.
Non crede che il partito recupererà?
Sta scherzando? Molti voti andranno a Di Pietro, che fa la voce grossa. Un'altra fetta torna alla Sinistra Arcobaleno, per convinzione o perché il voto utile non c'è più. Un'altra fetta di centristi credo che dirà: il governo sta lavorando, facciamolo governare.
Morale della favola?
Se a Roma c'è stata una Caporetto, a Bruxelles potrebbe esserci una disfatta. E le polemiche sul gruppo europeo ci dicono che il partito, in questo scenario, potrebbe persino dissolversi.
E per questo, aggiungo oggi, noi ci battiamo con tanta veemenza: per salvare l'esitenza stessa del Pd.
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Rieccola
domenica 8 giugno 2008, 18.32.00
Sabato, come promesso, abbiamo riavviato il dibattito nel Partito democratico e abbiamo riesposto il nostro simbolo: la tessera numero uno del Pd che firmammo tutti insieme come dichiarazione comune d'impegno il 6 maggio 2006, data di nascita di Generazione U.
Eravamo di nuovo all'hotel Nazionale, di nuovo in una sala piena di gente libera. Ora porteremo quell'impegno e l'idea di Pd direttista che abbiamo coltivato fin dall'inizio, all'assemblea costituente del 20 e 21 giugno. Chiediamo la fine dell'idea neoconsociativa, di un Partito democratico veltroniano che si legittima solo nel sostegno sostanziale al governo Berlusconi, per salvare un Pd che altrimenti tra un anno alle europee andrà al disastro.
Chiediamo l'avvio di una fase di opposizione vera, incredibilmente oggi la chiede persino Il Giornale di Berlusconi in prima pagina, indicando in quanto abbiamo affermato noi all'hotel Nazionale l'unico reale contraltare al neoconsociativismo.
La battaglia politica continua, siamo sempre di più e non molliamo mai. Perché noi vogliamo far vivere e vincere il nostro Pd, nostro fin da quando firmammo tutti insieme la tessera numero uno prima che il Pd esistesse.
(un ringraziamento particolare a Valerio Lo Monaco e a Radio Alzo Zero che hanno realizzato il video integrale scaricabile della manifestazione, un altro a Erasmo Catavolo che ha aperto un link YouTube con la sintesi degli interventi)
dal blog di Mario Adinolfi
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21 giugno 2008,
Quelli che hanno un blog
Del blog noi abbiamo fatto strumento di lotta politica, è la caratteristica direttista di Generazione U, sul piano personale è stata una scelta compiuta il 2 giugno 2003 quando su queste pagine comparve la prima riga di testo e a seguire arrivarono gli amici che avevano condiviso l'esperienza di Democrazia Diretta alle elezioni del 2001 e dello stesso 2003, un'esperienza forse troppo in anticipo sui tempi che però aveva in nuce tutte le ragioni e le idealità che poi si sono espanse fino a oggi.
Del blog noi continuiamo a fare strumento di lotta politica oltre che di racconto del nostro quotidiano e l'intreccio è spesso inscindibile. Su queste pagine e attraverso i portali di foto e di videosharing, attraverso i social network, io ho avuto la fortuna di sperimentare in prima persona quanto potente sia il messaggio contenuto in questo mezzo. Da qualche riga sul blog è nata l'esperienza straordinaria vissuta alle primarie e tutto quello che ne è derivato.
Del blog noi faremo strumento di lotta politica, come abbiamo fatto ieri, annunciando il dissenso rispetto al rito veltroniano officiato in un'assemblea costituente dove al posto delle migliaia di cittadini eletti si sono ritrovati solo il ristretto numero di qualche centinaio di affiliati alle varie bande oligarchiche. Le nostre parole hanno tracimato, le trovate oggi sul Corriere della Sera, o nelle pagine web di Panorama e Polis. Sono parole nate in rete e nelle rete vivono, circolano come sono circolati dissensi analoghi di Marta o di Ivan, anche loro membri della assemblea costituente del Partito democratico che ieri, in quella nuova Fiera di Roma simbolo vivente del fallimento di un modello politico-amministrativa, non c'erano e non per caso.
Eppure ieri qualcosa di importante è comunque successo, qualcosa da guardare in positivo mentre la sera eravamo in festa al Caffè Letterario e avevo Lorenza di fianco, davanti a me Zoro, vedevo Sara e Valeria ciacolare liete, Luciano e Andrea essere brillanti come solo i Marioemario sanno essere, poi Marco e tutti gli under 30 e tante persone che mi sono ritrovato "amiche" su Facebook e finalmente ci sono (ciao Leontina), poi Gianluca e Luigi e Roberto e centinaia di altri.
Ecco, ieri sera ho pensato che qualcosa di importante sta accadendo, che ce lo ricorderemo questo 20 giugno 2008 tra l'assemblea costituente che vedeva Gianni Cuperlo portare un bell'attacco a un Veltroni che non ha voluto spendere una parola sulle ragioni del tracollo, ormai ridotto a re Travicello mentre correnti e correntine scavano trincee per l'ormai prossimo combattimento, la direzione nazionale che vede tra i suoi componenti persino Luca Sofri e il sottoscritto, il Corriere della Sera che ho comprato di notte per leggere in prima pagina che i quarantenni stanno vivendo il loro Midas.
Manca solo un tassello per cominciare a vincere davvero. Mettere da parte ogni stupida rivalità tra noi e fare rete tra chi dalla rete sta traendo linfa vitale per la battaglia. Siamo quelli che hanno un blog, siamo quelli che hanno imparato a condividere ormai per default: Gianni, Luca, Diego, Marta, Ivan, tutti i Marioemario, gli under 30, iMille, Innovatori europei, Donnelibertàdistampa, Generazione U.
Siamo tanti, ora dobbiamo solo essere uniti e sorridenti come ieri sera, perché questa è la nostra stagione e per salvare il paese dalle destre peggiori del mondo non possiamo farla passare senza aver tentato. Loro, i cinquantacinquenni, sono stanchi e non ci credono più. Noi non ci crediamo ancora.
Ma forza, un passo insieme ed è fatta. Il futuro c'è.
PS: Questa è l'immagine inviata dalla veltronianissima Democratica Tv mentre Veltroni era nel pieno del suo inutile discorso di ieri.
Ma neanche davanti alla platea che gli è rimasta vuota gli oligarchi hanno smesso di fare gli oligarchi.
dal blog di Mario Adinolfi
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domenica 22 giugno 2008,
Oltre Parisi, oltre Veltroni
Arturo Parisi in un'intervista molto netta ha detto a chiare lettere a Walter Veltroni che deve lasciare. Il mugugno simile di moltissimi altri è ormai udibile. Noi, che queste cose le andiamo dicendo senza perifrasi dal 14 aprile, dovremmo semplicemente provare il gusto di chi vede altri avvicinarsi alle proprie idee.
E invece no, noi ci mettiamo sotto a lavorare, senza perdere tempo: perché ora il problema e l'occasione è quella di costruire un'alternativa vera.
Un'alternativa di classe dirigente che dopo Veltroni non ci riporti indietro e che Veltroni stesso dovrebbe e potrebbe agevolare.
Io su questo ieri ho provato a dire alcune cose.
PD/ ADINOLFI: PRONTA UNA NUOVA GENERAZIONE DIRIGENTI
"Da Cuperlo a Sofri, i blog selezionano il dopo Veltroni"
Roma, 21 giu. (Apcom) - "La giornata di ieri è stata una giornata importante, nonostante la platea con duemila delegati assenti. Ieri si è fatta vedere la nuova generazione dirigente del Pd ed è nata da internet e dai blog". Mario Adinolfi, membro della neonominata direzione nazionale del Partito democratico in qualità di candidato segretario alle primarie, rivolge un appello: "Da Gianni Cuperlo a Luca Sofri al sottoscritto a tanti altri, nel nuovo organismo dirigente del Pd si affacciano esperienze che hanno tratto dalla rete la lezione del condividere".
"Ora - prosegue l'esponente democratico - dobbiamo unire le forze, superare piccole gelosie e tentativi di gestione di rendite di posizione, per rendere evidente che una nuova generazione per il Pd c'è e si candida ad incarnare il dopo Veltroni. Siamo i quarantenni, anno più anno meno, che dicono ai cinquantacinquenni, anno più anno meno, che se sono stanchi e non ci credono più, noi non siamo stanchi e ci crediamo ancora".
"Veltroni - sostiene Adinolfi - è apparso privo di slancio, proprio nel momento in cui il Pd ha bisogno invece del massimo di visione di futuro. I blog, la rete, ci hanno regalato una capacità di scorgerlo con più immediatezza, questo futuro. I blog hanno selezionato un'alternativa possibile e basta passare un attimo sulle pagine web di Cuperlo, di Sofri, di Zoro, di Marta Meo, di Ivan Scalfarotto o sulle mie per capire quanta tenacia ci sia nel credere al futuro del Partito democratico. Deve essere un futuro diverso da questa oligarchica gestione dell'esistente e le idee nuove devono camminare su gambe nuove. La novità che da ieri queste gambe nuove cominciano ad essere molte e visibili. Ora - conclude - devono solo decidersi a marciare insieme verso un comune obiettivo".
dal blog di Mario Adinolfi
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