ADINOLFI -
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Oggi 1 aprile 2008,
Diario di un blogger candidato alla Camera - Day 28
Mi impressiona una cosa della "confessione" del Berlusconi troppo vecchio per guidare un paese moderno.
Mi impressiona il fatto che dalle parti di Tocqueville, cioè nel luogo dove i blogger di destra si sono organizzati non senza un qualche acume (anche se da queste parti abbiamo sempre spiegato che per loro in rete non c'è futuro, il berlusconismo è l'esatto opposto della forza del web, la rete è democratica o bloggare è di sinistra, se preferite), non s'è alzato un fiato.
Anzi, nella home page di Tocqueville, della sempre più bombardata e sedicente Città dei Liberi, compare il solito banner propagandistico per, udite udite, una bella "Pdl 2.0", iniziativa nientepopodimenoche con Deborah Bergamini e Giorgia Meloni.
Ora, io voglio dire, se fai una bella mobilitazione per candidare un blogger alla Camera e ti sbattono la porta in faccia; se il sincero Paolo Bonaiuti ammette che "il centrodestra è assente dalla rete" dimostrando che la tua esistenza è sostanzialmente irrilevante; se poi arriva pure il Grande Capo a dire che di internet non ne capisce una mazza e se la ride e manco gliene frega niente; se, insomma, ti dicono dalla mattina alla sera in piena campagna elettorale che non sanno che farsene del tuo pestare l'acqua nel mortaio, ma è possibile che non alzi neppure un ditino per prendere la parola e provare a difenderti?
Noi ci siamo presi a cornate tante di quelle volte con i nostri "capi", YouTube ancora scarica i vari video che Generazione U ha messo in rete per contestare con nomi e cognomi i comportamenti che consideravamo intollerabili nei confronti del web, degli under 40, del popolo di centrosinistra in generale: siamo andati a contestare il leader dei Ds quando era leader dei Ds, il leader della Margherita quando era leader della Margherita e alla fine ci siamo pure candidati alle primarie contro Walterino. Sì, è vero, lì per lì non l'hanno presa bene ma poi tutto sommato hanno capito che qualche ragione era dalla nostra parte e allora siamo diventati soggetti di un partito che prova davvero a cambiare l'Italia.
Cosa serve ai blogger di destra, cos'altro deve capitare perché Andrea Mancia o Cristina Missiroli, Edoardo Colombo o Gianmario Mariniello, dicano: "Adesso avete rotto, pretendiamo rispetto!"? Un consiglio davvero amichevole: dovete farlo. Vi regaliamo la nostra esperienza, bisogna essere capaci di franchezza e di soggettività politica. Altrimenti vi ridurrete ancora a lungo a suonare i tamburi in curva, a dire che il vostro ultrasettantenne capo "non si discute, si ama". Ma così non crescerete mai e non servirete a niente e a nessuno, neanche al vostro tanto amato Berlusconi. E continuerete a pestare l'acqua, infiammandovi per questioncelle banali o creando polemiche inutili via web, accontentandovi della vostra ormai un po' patetica autoreferenzialità.
Cari abitanti della Città dei Liberi, ora è il momento di raddrizzare la schiena, cari blogger di destra ora provate a far vedere che ha un senso per voi esistere in questi territori di idee e di bit. In fondo, aspettiamo un vostro ruggito da anni e ci farebbe piacere scoprirvi coraggiosi.
dal blog di Mario Adinolfi
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15 aprile 2008,
Tempi supplementari
La situazione è questa: nella circoscrizione Lazio 1 il Pd ha eletto sedici deputati, io sono al numero diciotto. Walter Veltroni e Giovanna Melandri sono eletti anche in altre circoscrizioni.
Se optassero per altre circoscrizioni, il 29 aprile avremmo realizzato il sogno di avere un blogger in Parlamento.
A noi devono sempre far faticare oltremodo ogni cosa ma, insomma, la partita non è ancora finita.
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Diario di un blogger candidato alla Camera - Risultati
15 aprile 2008,
Abbiamo perso le elezioni, le abbiamo anche perse male: il 33% è poco, nove punti di distacco dalla coalizione avversaria è troppo.
Io dovrei essere il secondo dei non eletti, alla fine dei giochi.
Seguirà analisi politica approfondita, per ora sono deluso e un po' triste, ma la vita continua.
Questo diario si chiude qui.
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Diario di un blogger candidato alla Camera - Election Night
14 aprile 2008, 11.59.00
Ci sono un milione di motivi per cui ci si può appassionare di politica e io qui tralascerò di indicare quelli ovvi. Ricordo però benissimo il motivo di fascino che mi spinse il 4 marzo 1985 a entrare nella sezione di un partito, a tredici anni, anche allora alle soglie di una elezione primaverile. Anzi, i motivi erano due: la campagna elettorale e la sera delle elezioni.
La campagna elettorale è sempre bella e chi segue questo blog sa che attraverso i vari quotidiani diari del candidato, tra primarie e politiche, ho trascorso in questa particolare sospensione dell'anima 131 degli ultimi 266 giorni della mia vita. Certo, quando ti ritrovi a girare da Biella a Rende, da Pozzuoli a Follonica, da Copenhagen a Nizza, con un calcolo approssimativo di diciannovemila chilometri "viaggiati" in treno, aereo, automobile e bus, la prima impressione che offri è che dovresti essere affaticato. E invece no. Chiaramente, appartenere ad un gruppo come quello di Generazione U, che ti permette si sentirti a casa e con amici veri in qualsiasi landa ti trovi, aiuta. Non può pesarti correre a Giugliano per sostenere un giovane sindaco che merita di essere confermato o fare mezzanotte a Livorno con ragazze e ragazzi straordinari, dopo essere stati a Follonica a evocare Obama con la nostra "nuova leva" minorenne che trova anche il tempo di costruire un video, che si affianca così al video della nostra delegazione in piazza per il Tibet Libero, ai reportage blog-fotografici dei mitici pietralatesi del Mare di Stelle, alla chat democratica con il circolo Pd Obama, alla videochat con Dario, agli innumerevoli blog che fin dall'inizio supportano e sopportano ogni nostra iniziativa. Questa è la campagna elettorale e questo è un motivo di fascino della politica intesa alla nostra maniera, intesa con lo spirito che è ancora quello di quel tredicenne: stare in una comunità di donne e di uomini che condividono la tua visione del mondo. Su questo si fonda l'amicizia. Non a caso ho sempre chiamato le persone con cui dialogavo in spirito di militanza, "amici".
Dopo la campagna elettorale viene la sera delle elezioni, quella dei risultati che ti fanno gridare di gioia e quella che ti fa sprofondare nell'amarezza. E' sempre una sera densa d'emozioni, lo sarà anche questa. Ne ricordo una del 1988, le mie prime elezioni da candidato per il "distretto scolastico", vittoria e record assoluto di preferenze davanti al fidanzato di Marianna Madia, Giulio Napolitano. Ricordo la vittoria del 1996, quando convinsi il segretario del Ppi a prendere le nostre bandiere bianche e andare in piazza Santi Apostoli mentre Luigi Berlinguer si sgolava con un improprio "erano cinquant'anni che aspettavamo" e venne travolto dall'applauso al nostro Gonfalone. Era nato l'Ulivo e aveva vinto, era l'inizio di tutto.
La novità di questi mesi è che le campagne elettorali sono state vissute qui, con voi, in una dimensione comunitaria che ha reso questo luogo non più il mio blog, ma un territorio di confronto tra tante persone che hanno qualcosa da dire.
Io sarò in giro per radio e tv oggi (alle 14.45 su Nessuno Tv - canale 890 di Sky - anche tramite Libmagazine e 41 televisioni locali, dalle 17 su Radio Città Futura, dalle 21.30 in una diretta Rai-Sole 24 ore che coinvolge i blogger, all'1 di nuovo a Nessuno Tv, dalle 3 fino all'alba su la7) ma con il mio smartphone il commento ai dati elettorali lo farò prevalentemente con voi.
Ci racconteremo indiscrezioni, sensazioni, dati, qualsiasi essi siano. Sarà un altro tassello di un percorso comune, verso la consapevolezza e la passione politica, che si rafforzano in un dialogo costante tra noi, comunque la pensiamo.
La forza di questo luogo è dunque raccontata, è il motivo di fascino in più, quello che ci convince che davvero no, non è un esercizio inutile.
da marioadinolfi.ilcannocchiale.it
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Ieri 28 aprile 2008, 16.47.40
Televisione direttista (e non solo)
La mia amica Anna Masera ha scritto ieri su La Stampa che la democrazia diretta è in realtà populismo. L'ha scritto prendendo spunto dal V2-Day di Beppe Grillo che ha riempito in modo straordinario la piazza della città in cui Anna abita e tutta quella gente che grida a comando gli insulti proclamati da un comico, lo ammetto, può far paura.
Resta un problema: se la forma della democrazia diretta rischia di trasformarsi in populismo, in cosa rischia di trasformarsi l'attuale forma della democrazia rappresentativa?
Non darò la stessa risposta di Grillo, che sostiene l'equiparazione tra l'attuale contesto e il fascismo. Io so che c'è una differenza, una differenza significativa, tra qualsiasi forma di totalitarismo e questa forma di democrazia. Ma so allo stesso tempo che questa forma di democrazia è profondamente insufficiente. Lo so da tanti anni, lo scrivo da tanti anni, mi batto in nome della democrazia diretta da tanti anni, dal 2001 abbiamo innalzato un simbolo direttista che è la chiocciola di internet ed ora la battaglia direttista la proseguiamo insieme a tutti coloro che sanno che la democrazia è valore-in-sé e ora questo valore-in-sé è a rischio, perché prevale in molti l'idea che si possa fare a meno della democrazia se questa pregiudica l'efficienza. Ecco, è questa l'anticamera di ogni fascismo.
C'è una porzione politica della battaglia direttista (presenza di Democrazia Diretta in forma autonoma alle elezioni dal 2001 al 2003, lotta direttista con candidatura interne al centrosinistra alle elezioni del 2004 e 2005, costruzione da protagonisti della casa comune del Partito Democratico con Generazione U dal 2006, con il passaggio decisivo delle primarie 2007 e delle elezioni 2008). C'è poi il segmento mediatico di questa battaglia per la consapevolezza, forse il segmento più importante, aperto nel giugno 2003 con l'ingresso dei blogger direttisti nella comunità del Cannocchiale e l'indubbio successo che questa operazione ha avuto trasformando decine di giovani e giovanissimi provenienti da DD e GU in opinion leader autorevoli della blogosfera.
C'è poi un azzardo tutto personale, che ha a che fare con il mio mestiere, che è portare l'idea direttista nella costruzione del mezzo di comunicazione che ha nei presupposti l'approccio opposto: la televisione. Una sorta di "attacco al cuore" del sistema mediatico che procede per meccanismi top-down e punta sullo spettatore come oggetto inerte di un flusso di comunicazione. L'azzardo è trasformare lo spettatore-oggetto in spettatore-soggetto di tale flusso, renderlo centrale nell'azione e nello svolgimento della riflessione televisiva. E' un'operazione che ho sperimentato su Mtv con Pugni in Tasca, di fatto utilizzando il blog come "stazione di scambio" e ricordo ancora con piacere la prima puntata, quella con il ministro Fioroni messo a contatto con gli studenti che lo contestavano.
Ora forzo ancora di più la mano, grazie alla libertà garantita dalla televisione satellitare dove faccio il vicedirettore: per la prima volta nella storia della tv nazionale, la settimana scorsa abbiamo aperto le linee telefoniche ai telespettatori, abbiamo inviato reporter a registrare "l'analisi del voto" dei cittadini comuni, abbiamo mescolato le loro opinioni a quelle dei big della politica. In tv il telespettatore viene utilizzato al massimo come opinionista sportivo o risponditore di quiz idioti, io (tra i dubbi anche di qualche amico e collega) volevo e voglio trarre da lui il meglio della sua capacità di riflessione. La sfida è stata vinta, sono arrivate opinioni di grande qualità da tutta Italia, senza alcuna forma di filtro e senza limiti di tempo per chi interviene, tra una telefonata di Leoluca Orlando e una di Francesco Storace e nessuno ha notato la differenza: tutti sullo stesso piano.
Ripetiamo l'esperimento oggi, allungando il tempo a disposizione di questo esempio di televisione direttista: centocinquanta minuti dalle 17 su Nessuno Tv (canale 890 di Sky, anche in streaming) faremo insieme l'analisi del voto per il Campidoglio e oltre a commentare qui potrete intervenire in diretta chiamando il numero verde 800.19.86.67.
La trasformazione che può regalarci la democrazia diretta è quasi quella della fata di Cenerentola: da oggetti di indifferenza a soggetti del gran ballo. Questo mio approccio alla politica e alla televisione non piace a tutti, il critico televisivo Aldo Grasso a ogni apparizione mi bastona e per sovrappiù mi ha bastonato anche come candidato alle primarie, perché sono "un blogger" e perché ho messo il mio telefono cellulare in rete a disposizione di tutti. Io ho risposto con un "Aldo Grasso non conta più un cazzo", piuttosto maleducato e allora lo invito a prendere quel caffè che ci siamo promessi via Magazine del Corsera, magari uno convince l'altro.
Ma Grasso e Masera e quelli che dicono che "la democrazia diretta è populismo" o "la cultura non la fa il popolo" sono in buona fede, solo una cosa devono spiegarmi: sicuri, proprio sicuri, che una politica o una televisione o una cultura che mantengono la loro dimensione di élite-che-parla-a-una-platea-che-ascolta, stiano dando buona prova di sé? Possibile che il pensiero debba seguire solo la direttrice verticale e non possa invece espandersi più efficacemente (mi verrebbe da dire, più naturalmente) seguendo il percorso orizzontale con eguali opportunità di incidenza per tutti e per ciascuno?
Non è, in fondo, di questa idea di uguaglianza delle opportunità che è intrisa la stessa ragione d'essere della civiltà occidentale? Non ammainiamo questa bandiera di égalité, spingiamone più in là i confini, altrimenti arretreremo drammaticamente e il pericolo dietro l'angolo non è la democrazia diretta e il populismo, ma l'assenza di democrazia e il totalitarismo.
Io, per quel poco che conta, continuerò a dare battaglia. Qui, in politica, sui mezzi di comunicazione, nel contatto interpersonale. Ognuno è decisivo, anche una sola persona, basta che non sia una persona sola.
dal blog di Mario Adinolfi
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Oggi 30 aprile 2008,
Due parole a Virzì
Paolo Virzì al Riformista di oggi: "Dal Pd mi sarei aspettato ben altra lungimiranza, a partire dalla scelta dei candidati. Steso un velo pietoso su quella simpatica ragazza bionda, piena di candore e di capelli, mi chiedo: se si voleva il ricambio non era meglio puntare su giovani come Scalfarotto e Adinolfi?”.
Due parole di risposta al regista. Una, ovviamente, è: grazie. L'altra è: oligarchia. L'oligarchia si differenzia dall'idea più nobile di "gruppo dirigente" perché tende a non rendere possibili le alternative a se stessa.
Così oggi il motto, caro Virzì, buono forse pure per raccontare in un film lo sfacelo dell'oligarchia democratica (che bell'ossimoro) è scritto in romanesco.
Nun se movemo da come stamo.
Chi c'era al Senato, Finocchiaro? Resta Finocchiaro. Ma ha preso sette punti meno di Rita Borsellino in Sicilia? Sì, ma se movemo poi casca tutto. E allora, Finocchiaro. Alla Camera, c'era Soro? Soro. E Rutelli? Un premio pure al senatore umbro che ha trionfato al Campidoglio, dai: vicepresidente a Palazzo Madama.
Nun se movemo da come stamo.
Ma abbiamo perso le elezioni di dieci punti, il nord è leghista, Roma è postfascista, il sud è di Lombardo, l'Italia è di Berlusconi.
Nun se movemo da come stamo.
E Walter? Walter è bravo, Walter è il garante, Walter è il punto d'equilibrio del castello di carte, si muove lui e casca tutto.
Nun se movemo da come stamo.
E poi, qual è l'alternativa? Non c'è, non ci sarà mai, nel silenzio non ci sarà mai. Bisogna continuare e continuiamo. Ad andare. Dove? Quello, proprio, non si sa. Nun se movemo da come stamo, è meglio. Caro Virzì, loro dicono che è meglio.
Poveri noi.
(io mi prendo quattro giorni di pausa, lunedì ricomincio con i miei faccia a faccia in tv e ho voluto a Contro Adinolfi Paolo Villaggio, che è il più grande scrittore italiano vivente anche se voi non lo sapete)
dal blog di Adinolfi.
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Oggi 8 maggio 2008,
Quello che non è riuscito a noi
All'inizio degli anni Novanta quelli di noi che avevano avuto la strana idea di farsi democristiani da adolescenti, vedendo che la casa andava a fuoco, decisero che non avrebbero fatto costruire quella nuova ai decrepiti responsabili della rovina e fecero quello che si fa in questi casi drammatici: si unirono in un gruppo, capirono il senso di quel verso dell'inno che parla di "stringersi a coorte", diedero battaglia. Devo a quel gruppo un paio di belle gioie politiche personali: essere stato il più giovane costituente del Partito popolare e subito dopo il presidente nazionale dell'organizzazione giovanile. A capo degli "adinolfiani" della provincia di Agrigento c'era un ragazzo brillante con una capigliatura ricciolina che oggi non ha più: Angelino Alfano. Venne tacciato di tradimento, ovviamente, quando si fece sedurre dall'avvio dell'avventura berlusconiana. In realtà Angelino ha sempre avuto doti di analisi politica non comuni e aveva capito prima di noi che i responsabili del disastro democristiano non avrebbero mollato e avrebbero fatto colare a picco anche il Ppi. Mi disse: "Scelgo di scommettere la mia vita su qualcosa di veramente nuovo". A me sembrava una follia amorale e un calcolo sbagliato. Invece.
Angelino Alfano oggi è il Guardasigilli della Repubblica italiana e fatevi dire da chi un po' lo conosce che sarà un grande ministro di Grazia e Giustizia. Così come credo che questo governo sia destinato, almeno in una prima fase, a fare bene. E' un governo costruito secondo uno schema che avrei voluto vedere nei governi di centrosinistra: leadership forte che accompagna la crescita di una nuova generazione di dirigenti politici. E' la battaglia della mia vita. E' riuscito a loro quello che non è riuscito a noi: oggi il passaggio di consegne al ministero delle Politiche Giovanili tra una Giovanna Melandri che va verso i cinquant'anni e una Giorgia Meloni che ha da poco passato i trenta, fotograferà la vittoria della loro scommessa e la sconfitta ulteriore della nostra nomenklatura.
Saranno buoni ministri anche Gelmini, Zaia, Fitto, Carfagna che rappresentano la vittoria degli under 40 di centrodestra che arrivano al potere dopo un percorso di formazione politica solido e militante. Non c'è nella scelta di sei ministri che hanno meno di quarant'anni quella sensazione di meccanismo casuale, di biglietto della lotteria vinto, che accompagna il fragile rinnovamento del Pd.
Ma c'è ancora un territorio dove posizionare la nostra sfida. Questo ricambio, questa nascita di una nuova generazione di governo, trae la propria legittimazione da un percorso di obbedienza e affidabilità ai voleri del capo: Alfano, Gelmini, Carfagna e Fitto non hanno alcuna autonomia rispetto al volere di Berlusconi, Meloni non ne ha rispetto a Fini, Zaia non ne ha rispetto a Bossi. Arrivano al ministero per conto terzi e amministreranno per conto terzi.
Agli under 40 del Partito democratico è consegnata una sola arma: il conflitto politico. Se dovessimo accettare come ineludibile il meccanismo cooptativo (la vulgata secondo cui un Veltroni buono contro gli oligarchi cattivi farà piovere il rinnovamento dall'alto) perderemo un'altra occasione. Ora, per dimostrare la forza della nostra sfida e non soccombere davanti alla dimostrazione che a loro è riuscito quello che non è riuscito a noi, possiamo solo rilanciare. Io ci sono abituato, momenti drammatici come questo non sono mancati nella mia esperienza politica, riprenderò lo spirito di quei primi anni Novanta, quelli in cui imparammo cosa voleva dire "stringersi a coorte". I più cantano quel verso sbagliandolo, sono convinti che inviti a "stringersi a corte".
Su quella semplice lettera in più o in meno passa tutta intera la sfida delle prossime settimane e dei prossimi mesi.
Intanto, buon lavoro al governo Berlusconi.
dal blog di Mario Adinolfi
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