ADINOLFI -
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Oggi 18 marzo 2008, 2 ore fa
Diario di un blogger candidato alla Camera - Day 14
Mario Adinolfi.
Va bene, abbiamo fatto tre settimane di campagna elettorale facendo i bravi ragazzi, dicendo che contavano i toni miti e che in fondo l'avversario e gli avversari non erano così male, che tutto cambia perché il cambiamento è il grande partito democratico. Adesso c'è un problema: dobbiamo vincere le elezioni per evitare che torni a Palazzo Chigi il peggiore inquilino avuto dall'Italia repubblicana, quello che si è fatto le leggi a utile proprio, quello che rese legale l'illegale, quello che ha riaperto i rubinetti della spesa pubblica, quello che ha inguaiato i conti appena rimessi in sesto, quello dei condoni fiscali e badate bene che non ho citato il conflitto d'interessi.
Ora sul web credo che dobbiamo spingere la volata finale, per ottenere una vittoria il 14 aprile, non un tenero pareggio foriero di larghe e preoccupanti intese.
Per vincere ci sono quattro mosse da fare:
1. comprendere che il territorio dove si decidono queste elezioni è la rete, il web 2.0 con i suoi quattro milioni di abitanti abituali, che non si abbeverano per l'informazione al Tg2 di Mauro Mazza e neanche al Netmonitor dell'ottimo Vittorio Zambardino su Repubblica. Sono milioni di cittadini non politicizzati, in prevalenza under 40 e privi di qualsiasi logica di appartenenza, centinaia di migliaia sono al primo voto e ancora non abbiamo messo in campo come Pd una proposta politica capace di attrarne l'attenzione;
2. proporre allora un pacchetto di proposte concrete non paracule, non ideologiche e comunicarle adeguatamente sulla rete, con i meccanismi propri del tam tam orizzontale: due proposte Veltroni le ha già messe in campo e sono i 1000 euro per i precari e il diritto alla banda larga ("come fosse la luce o l'acqua"). Bisogna aggiungere l'impegno a non innalzare oltre l'attuale 26% l'assurdo prelievo previdenziale sui precari (inutile a costruire una pensione), impegnarci esplicitamente per l'innovazione con l'obiettivo del 2% sul Pil a favore della ricerca, assicurare l'abbattimento delle barriere d'accesso alle libere professioni, inserire nelle leggi da far approvare nei primi cento giorni quella sulla liberalizzazione del peer to peer non a fini di lucro (annullando dunque gli effetti perversi della legge Urbani);
3. spiegare che il voto alla Sinistra Arcobaleno non è un voto inutile (nessun voto può essere definito così) ma un voto dannoso perché serve solo a favorire la vittoria delle destre peggiori d'Europa;
4 chiedere esplicitamente il voto al popolo dei Meet Up di Beppe Grillo, senza timori o retropensieri, perché rappresentano una parte viva del paese e lo dimostrano anche nell'impegno che hanno messo in campo con serietà nelle liste che hanno presentato alle amministrative. Peraltro i passaggi recenti di Veltroni cui costi della politica, l'attenzione con cui si è evitato di candidare chi ha sentenze passate in giudicato (con qualche rarissima eccezione, ma leggete l'elenco dei condannati in lista nel PdL), la dimensione della partecipazione diretta a cui il Pd ha dato ruolo e sostanza, sono aspetti che mettono in connessione naturale questi due elettorati e io sarei orgoglioso di ottenere alle politiche la fiducia di quel popolo che non ho mai pensato essere "antipolitico".
Comprendere, proporre, spiegare, chiedere.
Per vincere.
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ELEZIONI
ADINOLFI (PD): CHIEDO IL VOTO AI MEETUP DI GRILLO
24-03-2008 14:52
"Quanto ha costruito attraverso il suo blog non va sottovalutato"
Roma, 24 mar. (Apcom) - "Credo che quanto ha costruito Beppe Grillo attraverso il suo blog non vada sottovalutato né demonizzato. Io comunque chiedo esplicitamente ai Meet Up di Grillo di sostenere con il loro voto il Pd". Mario Adinolfi, il blogger candidato alla Camera nelle liste del Pd, in un'intervista pubblicata oggi sul sito di 'Panorama' si rivolge così ai sostenitori del comico genovese.
Quindi, in polemica con gli organi di informazione nazionali che non coglierebbero l'importanza di quanto avviene sul web italiano, Adinolfi aggiunge: "Se Tg1 e Corriere della Sera si guardano bene dal raccontare quel che stiamo combinando sulla Rete, all'estero invece capiscono bene che un blogger eletto in Parlamento sarebbe una piccola rivoluzione per la statica Italia. Che è cambiata grazie alla rete, alla mobilitazione politica nata dai blog, con un filo rosso che parte dal V-Day, passa per le primarie del Pd e arriva a queste elezioni. Non so ancora bene fino a dove ci porterà, ma di certo lontano da dove siamo partiti".
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Il 14 aprile il web italiano potrebbe entrare a Palazzo: potrebbe essere infatti il giorno dell’elezione in Parlamento del primo deputato-blogger. Mario Adinolfi, 36 anni e sito internet da oltre due milioni di contatti, volto noto di Mtv per la trasmissione Pugni in Tasca, è l’unico blogger ad aver resistito alla guerra delle liste. Tra precarie telefoniste e fortunate neolaureate, tra operai e giovani imprenditori, tra duri sindacalisti e falchi confindustriali, spunta anche il suo nome: posto 18° nelle liste del Partito democratico, circoscrizione Lazio 1, potrebbe davvero essere eletto e portare a Montecitorio il Web 2.0.
Adinolfi, c’è solo lei a fare il paladino della rete?
Beh, la mia candidatura era abbastanza naturale, ho fatto il candidato alle primarie del Pd e con i blogger di Generazione U ho raccolto un consenso che credo legittimi il mio stare in lista. Avrei sperato di vedere molti altri blogger candidati, magari in entrambi gli schieramenti.
Alle primarie lei ha usato come slogan sul web “si può fare”. Veltroni ha copiato?
Veltroni ha fatto proprio lo slogan migliore delle primarie del 14 ottobre. Sono lieto che lui e i suoi collaboratori leggano il mio blog. Fanno bene, è una fucina di idee e non per merito mio, ma per via del fatto che migliaia di persone lasciano lì i loro pensieri.
Non è che l’hanno messa in lista per recuperare qualche voto dei grillini?
Non lo so, spero di avere altri meriti. Credo che quanto ha costruito Beppe Grillo attraverso il suo blog non vada sottovalutato né demonizzato. Io comunque chiedo esplicitamente ai Meet Up di Grillo di sostenere con il loro voto il Pd.
Dica la verità Adinolfi, a lei che ha corso come leader nelle primarie del Pd, che effetto fa avere per capolista la giovane Marianna Madia?
Mi dà più fastidio sapere che in posizione di elezione sicura ci sono la segretaria di Fioroni e la figlia di Cardinale.
La polemica tra Radicali e cattolici ha nuociuto al Pd?
Io non ho stappato champagne dopo l’intesa con i Radicali.
Se andrà in Parlamento troverà Luca Barbareschi, con cui ha litigato in tv.
Barbareschi disse delle stupidaggini sul dittatore fascista Francisco Franco e io sono tanto legato al Web 2.0 quanto all’antifascismo, che per me resta un valore.
Time l’ha inserita tra le dieci giovani speranze della Young Italy e il New York Times l’ha intervistata assieme a Grillo nel celebre articolo sul declino italiano. Come spiega questo fascino che la stampa internazionale subisce per i blogger italiani?
Se Tg1 e Corriere della Sera si guardano bene dal raccontare quel che stiamo combinando sulla Rete, all’estero invece capiscono bene che un blogger eletto in Parlamento sarebbe una piccola rivoluzione per la statica Italia. Che è cambiata grazie alla rete, alla mobilitazione politica nata dai blog, con un filo rosso che parte dal V-Day, passa per le primarie del Pd e arriva a queste elezioni. Non so ancora bene fino a dove ci porterà, ma di certo lontano da dove siamo partiti.
Adinolfi, chi vincerà le elezioni?
Siamo indietro, ma ancora in grado di vincerle noi.
da blog.panorama.it
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L'IDENTITA' DEMOCRATICA PER RECUPERARE I GIOVANI
di Mario Adinolfi per Europa
Una difficoltà reale
In questa rubrica avevamo avvertito del rischio, "respirato" in modo empirico, di una distanza del Partito democratico dall'elettorato giovanile. Ilvo Diamanti su la Repubblica della domenica di Pasqua ha certificato demoscopicamente questa difficoltà del Pd ad attrarre consenso under 30. E' una difficoltà reale, che dobbiamo misurare come tale e con cui dobbiamo confrontarci immediatamente, visto che dalla fine della campagna elettorale ci separano ormai poco più di quindici giorni.
Spiega Diamanti
Leggiamo insieme un passaggio della spiegazione di Diamanti: "Negli anni Novanta, infatti, il voto giovanile si era spostato decisamente a sinistra. In particolar modo (come hanno mostrato, in modo esplicito, le indagini di Itanes), alle elezioni del 2001 e, in misura più limitata, nel 2006. Oggi, alla vigilia delle elezioni, si assiste a un sostanziale riallineamento tra le diverse posizioni. Fra i giovani (18-29 anni), infatti, prevale - di poco - l'alleanza guidata dal Pdl. Che supera di circa 5 punti quella guidata dal Pd (indicazioni coerenti provengono da sondaggi di Ipsos ed Eurisko). I due partiti maggiori, in effetti, si equivalgono. Per cui la distanza è determinata dagli apparentamenti. La base giovanile della Lega, infatti, è molto più consistente rispetto a quella dell'Italia dei valori. Non va trascurato, inoltre, che, fra i giovani, la Sinistra Arcobaleno - due anni fa alleata dell'Ulivo - dispone di un consenso rilevante: intorno all'8%".
La questione identitaria
Queste poche righe di Diamanti, tratte da un articolo molto lungo che accompagna tabelle assai esplicative, ci offrono indicazioni preziose. Il consenso giovanile che ci manca è infatti quello "identitario", che non a caso si concentra su partiti che fanno dei tratti "di parte" la loro caratteristica principale. Io credo che nel nostro importante sforzo teso a costruire un partito onnicomprensivo, il partito del "ma anche ", abbiamo tralasciato un passaggio importante: quello di
costruire un'identità democratica. E' un passaggio invece necessario e non in conflitto con l'idea di costruire un grande partito del trenta per cento e oltre. Dc e Pci erano partiti di quelle dimensioni, ma non erano partiti privi di identità. Noi dobbiamo costruire un partito identitario, per prosciugare il consenso della Sinistra arcobaleno e vincere così le prossime elezioni.
La rete è democratica
Tra i tratti di identità possibili, che però non devono essere moltissimi, ricalco quelli che considero decisivi: il modello a rete, la democrazia diretta. Il nostro è l'unico partito, almeno in teoria, dove l'apporto del singolo è prezioso, dove una sola persona può alzarsi e fare la differenza, basta che non sia una persona sola. Il modello delle primarie, anche per l'esperienza personale che ho vissuto, è proprio questo: anche uno solo, ma non da solo. E qui si somma il web come messaggio di orizzontalità della politica, contro le proposte piramidali delle parti a noi avverse. La rete è democratica, abbiamo ripetuto spesso. L'idea di rete è la nostra identità, l'identità democratica.
dal blog di Adinolfi.
Admin:
Mario Adinolfi
27 marzo 2008,
Diario di un blogger candidato alla Camera - Day 23
Un paio di giorni fa ho affrontato nella mia rubrica quotidiana su Europa il tema dell'identità possibile del Partito democratico, invocando il ricalco sul modello della rete, orizzontalità contro verticalità fondamentalmente dispotica dei nostri avversari, principi direttisti incarnati da primarie e referendum contro moglidiemiliofede e fedelissimi del capo. Quella riflessione merita un secondo tempo, nei commenti al relativo post l'avevo promesso, su un tema classico dell'identità "di sinistra", un tema che è una parola: égalité. Uguaglianza.
Il tema dell'uguaglianza discende immediatamente da quelli dell'orizzontalità reticolare e della democrazia diretta che ho provato a introdurre nella riflessione precedente. La sinistra di radice marxista ha sempre confuso, in alcuni casi ha drammaticamente confuso, il significato della parola "uguaglianza" con l'approccio tutto ideologico e dunque dannoso dell'egalitarismo. La grande svolta di un Partito democratico orizzontale e direttista, popolare nel senso alto del termine, credo possa essere nel sapersi riappropriare della funzione storica distintiva che la bandiera dell'uguaglianza assegna a tutti i campi del progressismo virtuoso nel territorio politico internazionale.
E' la bandiera dell'uguaglianza che sventola nello straordinario discorso di Obama in South Carolina, il discorso dello Yes, We Can che poi tanto successo ha avuto musicato e mandato su YouTube. Leggiamolo insieme, questo discorso: Obama cita in rapida successione tutte le grandi battaglie di uguaglianza della storia americana. Parte dagli schiavi, passa agli immigrati, alle donne: cita le loro battaglie per il diritto ad essere uguali, nella libertà, nelle opportunità, nel diritto al voto. Il discorso si apre con un omaggio ai "founding documents" americani, cioè alla Dichiarazione d'Indipendenza del 1776 la cui frase centrale è arcinota: "All men are created equal".
La forza emotiva derivante dal discorso di Obama è proprio in questa sottolineatura estrema dell'idea di uguaglianza, in un territorio della politica e del pianeta dove non c'è neanche bisogno di precisare che quell'idea è quanto di più lontano possa esistere dall'egalitarismo all'italiana, quello dell'assenza di merito, quello del grigiore burocratico, quello del '68 che serviva a rubare la laurea e a portare in condizioni drammatiche la scuola e l'università in questo paese, quella della mediocrità elevata a sistema e ad ideale.
Consiglierei a Veltroni di prendere esempio, in questo scorcio finale della campagna elettorale, da Obama nella capacità di far sventolare la bandiera dell'uguaglianza come radice profonda e identitaria del Partito democratico, tornando alla lezione di Norberto Bobbio e spiegando che siamo coloro che, a differenza dei nostri avversari, crediamo che "all men are created equal". E per questo noi non consigliamo a una giovane precaria di sposare un giovane predestinato, noi le consigliamo di lottare per i suoi diritti, noi non accettiamo questa società dei pochi ricchi sempre più ricchi e della moltitudine di sfruttati sempre più sfruttati, noi non sopportiamo più quest'Italia neofeudale dove la mobilità sociale è azzerata e se nasci figlio di feudatario sarai feudatario mentre il figlio del servo della gleba non può sperare di uscire dal suo destino di servaggio. Noi siamo quelli dell'uguaglianza delle opportunità, per tutti, ricco o povero, figlio di notaio o figlio di operaio, donna o uomo, metrosexual o paesano.
Noi democratici siamo i figli dei figli, i nipoti dei nipoti, della Rivoluzione del 1776. Loro sono i nipotini orwelliani della Fattoria degli Animali, quella in cui "all animals are equal, but some animals are more equal than others". Anche per questo noi ce la possiamo fare.
Yes, We Can.
da marioadinolfi.ilcanocchiale.it
Admin:
29 marzo 2008,
Diario di un blogger candidato alla Camera - Day 25
Mancano ormai appena tredici giorni alla fine della campagna elettorale, tra quindici sapremo se "la più grande rimonta della storia politica italiana" si è compiuta o no, quel che è certo è che non si può lasciare Walter Veltroni da solo in questo tentativo che comincia ad apparire come fattibile. Questo fine settimana i blogger di Generazione U, ma credo tutti i blogger in generale, devono affiancarsi alla straordinaria mobilitazione che vuole riportare nei gazebo il popolo delle primarie: noi quelle primarie le abbiamo vissute da protagonisti e ora siamo di nuovo per strada a realizzare quello in cui crediamo, cioè il protagonismo anche di una sola persona, basta che non resti una persona sola. E' la nostra rilettura dell'idea del personalismo applicata in politica, è quello che noi chiamiamo democrazia diretta.
Personalmente ho organizzato un tour de force che mi vedrà fare tre iniziative in ventiquattro ore come al solito in parti diverse d'Italia: partirò da Pozzuoli dove è candidato al consiglio comunale una delle colonne di Generazione U in Campania, Francesco Aprovitolo; mi sposterò a Giugliano, in piena terra di monnezza e diossina e camorra, per sostenere la candidatura del grande sindaco Taglialatela e per incontrare Marco Giordano (anche lui candidato alla Camera per il Pd in quota Generazione U) e la splendida Tonia Limatola e tutti i tanti amici che dai blog hanno avviato una storia straordinaria che il 14 ottobre scorso li ha visti protagonisti e oggi sono pienamente parte dirigente del Partito democratico.
Mi sposterò poi a Roma per partecipare alla mobilitazione dei circoli nel mio circolo d'appartenenza, in via dei Giubbonari a poche centinaia di metri da casa mia, dove spero di incontrare i tantissimi che animano una delle sezioni con le radici più profonde della politica nella Capitale, dove al direttivo di circolo abbiamo contribuito all'elezione dei giovanissimo Livio Ricciardelli ed è bello pensare che un ragazzo che va ancora a scuola oggi sia tra le persone che guidano un luogo della politica che ha tanta storia sulle proprie spalle.
Io penso che la mobilitazione straordinaria di questo fine settimana possa offrirci la spinta giusta, anche in termini di entusiasmo, per provare a vincere davvero queste elezioni. Mi infastidiscono e non poco le alzate di spalle snob di chi parla di "peggiore campagna elettorale della storia repubblicana". Io trovo che forse non è la migliore, ma certo è la più importante degli ultimi quindici anni. Per la prima volta si prova a cambiare davvero lo schema politico, si annulla la forza dei piccoli partitini ricattatori, si mettono in campo forze nuove: certo, è tutto pieno di contraddizioni e insufficienze, ma è un primo passo di novità importante. Spero che un milione di persone affolli i gazebo, un milione di democratici pronti a fare il miracolo finale, non per loro stessi, ma per l'Italia che ha bisogno di un po' di cazzo di entusiasmo e di fiducia in se stessa. Fiducia nella sua capacità di cambiare, quando ormai cambiare è davvero necessario.
da marioadinolfi.ilcannocchiale.it
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