M5S : i nodi del dopo CASALEGGIO...

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Arlecchino:
La Fondazione Casaleggio gestirà il blog M5S.
Lettera postuma: “Siamo prossimi a governare”
Nasce l’associazione Rousseau, ma è solo tappa intermedia.
Il figlio Davide annuncia: «Presto nuova entità intitolata a mio padre».
Sul sito di Grillo l’ultimo scritto del guru

25/04/2016

Prende forma il Movimento 5 Stelle post-Casaleggio. Il figlio Davide annuncia dal blog di Beppe Grillo la nascita dell’Associazione Rousseau, che gestirà la nuova piattaforma dove i 120 mila iscritti possono decidere chi candidare, discutere le leggi e definire punti cardine del programma. Ma l’associazione è solo una tappa intermedia per i mesi necessari a «creare e far riconoscere la Fondazione Gianroberto Casaleggio in cui farò confluire le attività dell’associazione». Davide spiega infatti di sentire «la necessità di intestare a mio padre questa entità».

PROVE DI DEMOCRAZIA DIRETTA 

Casaleggio junior pubblica quindi sul blog di Grillo una lettera del padre, scritta durante gli ultimi giorni di vita in vista del lancio della piattaforma Rousseau: «Tutto è partito da un blog a cui ho dedicato molto del mio tempo ogni giorno negli ultimi 11 anni», afferma Casaleggio padre. «Oggi sono decine le voci autorevoli del MoVimento e per questo è necessaria un’evoluzione di quello che è stata una rivoluzione culturale in Italia: portare il cittadino a decidere del suo destino. Da oggi nasce il Blog delle Stelle, di tutti voi, di tutti noi. Inoltre dopo grande impegno e dedizione è stata completata la prima versione di Rousseau, il primo passo verso un’organizzazione unica di tutti gli strumenti di democrazia diretta e di organizzazione on line che ha portato il MoVimento 5 Stelle alla principale forza di opposizione del Paese e forse la prossima a governare».

IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE 

«Credo che questa piattaforma possa svilupparsi all’interno di un contesto senza scopo di lucro in modo che possa essere supportato da tutti voi, accelerare gli sviluppi richiesti da molti e permettere votazioni più frequenti sui temi importanti per il MoVimento 5 Stelle», scrive Casaleggio padre. «A questo scopo, in attesa della costituzione di una Fondazione, con il coinvolgimento di esponenti del MoVimento 5 Stelle, l’Associazione Rousseau, di recente costituita, fungerà da battistrada per implementare lo sviluppo degli strumenti di democrazia digitale e aiutare il MoVimento 5 Stelle a crescere ancora. Sarà a questa Associazione per ora, e successivamente alla Fondazione, che Casaleggio Associati metterà a disposizione gratuitamente tutta la piattaforma di Rousseau sviluppata fino ad oggi».

E DI MAIO STUDIA DA CANDIDATO PREMIER 

Nel M5S sono giorni di concitazione. A chi andrà lo scettro dopo la scomparsa del cofondatore? Luigi Di Maio ha acceso i riflettori su di sé: ieri sera è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Dopo il lutto il futuro del Movimento 5 stelle basato sulla democrazia informatica inventata e gestita da Casaleggio non sarà affidato per via ereditaria al figlio Davide. «Questo lo dicono i nostri detrattori, Davide continua la gestione della piattaforma informatica implementata, ma non c’è decisione politica». «Beppe Grillo è il custode delle regole che ci siamo dati», ha aggiunto Di Maio. Dal vicepresidente della Camera arrivano risposte mai fuori misura: si mostra fermo, preciso e compassato come conviene ad un premier in pectore. Quanto all’idea che lui sia il candidato premier pentastellato non si sbottona: «Decideranno con una votazione sulla piattaforma i M5s, io spero le elezioni siano prima possibile». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/04/25/italia/politica/cos-la-fondazione-casaleggio-gestir-il-ms-lettera-postuma-siamo-prossimi-a-governare-zLTIijNOMRBbhdzmxpFg4M/pagina.html

Arlecchino:
M5s, Di Maio: "Da Casaleggio solo gestione informatica del Movimento"
Il vicepresidente della Camera, ospite di Che tempo che fa, parla dei rapporti interni ai Cinque Stelle.
Su Grillo: "E' il garante, ma le decisioni politiche le prendiamo negli spazi istituzionali".
A Renzi: "Ascolti Davigo, facciamo insieme una buona legge anticorruzione"

24 aprile 2016

ROMA - A chi andrà la guida dei Cinque Stelle dopo la morte di Gianroberto Casaleggio? Luigi Di Maio, ospite di Fabio Fazio in Che tempo che fa, dice la sua sui rapporti interni al Movimento. A partire proprio dall'enigma sul ruolo futuro di Davide, figlio di Gianroberto. "A Davide Casaleggio va solo la gestione delle piattaforme informatiche ma non la gestione politica", dice. "Il M5S - precisa - decide attraverso Internet, si incontra facendo eventi e dando notizie su internet, siamo nati da un sito internet. Questa piattaforma informatica è stata inventata e gestita da Gianroberto e Davide Casaleggio, oggi che Gianroberto non c'è più, c'è Davide". Insomma, per il vicepresidente della Camera, nessuna successione ereditaria al vertice. "Questo lo dicono i nostri detrattori", precisa. Parole pronunciate a pochi giorni dalla visita di Virginia Raggi a Milano proprio per incontrare il figlio del cofondatore. Quanto a Beppe Grillo, Di Maio dice: "E' la persona garante delle regole fondamentali ma le decisioni politiche noi le prendiamo negli spazi istituzionali dove veniamo eletti oppure insieme agli iscritti che votano sulla nostra piattaforma". Insomma Luigi Di Maio - il più giovane vicepresidente della Camera della storia della Repubblica - prova ad accendere sempre più su di sé i riflettori.

Lancia poi un appello al premier Renzi perché faccia un'occasione dei consigli di Davigo. "Votiamo insieme una legge che preveda l'abolizione della prescrizione e agenti sotto copertura per combattere la corruzione. Facciamo tesoro dei consigli di un magistrato che maneggia la legge da 30 anni".

Un'apertura arriva sull'immigrazione, in particolare sullo ius soli: "Se una persona parla bene italiano, conosce la nostra cultura ed è in Italia, ha diritto di essere cittadino italiano". E definisce quello degli immigrati "un problema non di frontiere ma di quote". Prosegue garantendo che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile. E sottolinea: "Da tre anni, da vicepresidente della Camera, non ho mai mancato di rispetto alla istituzione che rappresento, ce l'ho con chi l'ha utilizzata a fin di male". Quanto all'estrema destra che ha vinto in Austria afferma: "Li conosceremo e vedremo che partito sono". Ma aggiunge: "Da noi i Cinque Stelle hanno impedito che salissero gli estremismi". Insomma, un intervento tutto all'insegna dell'aplomb istituzionale per un leader politico che "studia" in maniera sempre più evidente da candidato premier.

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24 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/24/news/m5s_di_maio_da_casaleggio_solo_gestione_informatica_del_movimento_-138385798/?ref=HREC1-9

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Movimento 5 stelle: "Abbiamo vinto le elezioni, ora il Pd approvi 5 nostre proposte"

L'Huffington Post | Di Redazione

Pubblicato: 23/06/2016 12:06 CEST Aggiornato: 5 minuti fa

In un video-messaggio pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il MoVimento 5 stelle chiede al Partito democratico di approvare in Parlamento cinque sue proposte. A illustrare le cinque idee sono Roberto Fico e i parlamentari Laura Castelli e Stefano Lucidi e lanciano su Twitter la campagna #pdperchènonapprovi invitando tutti i loro simpatizzanti a scrivere ai democratici.

"A queste elezioni hanno vinto in maniera netta e inequivocabile le proposte e le idee del MoVimento 5 stelle - hanno affermato -. Da Nord a Sud, nelle città piccole e nelle città grandi, in quelle disastrate e in quelle in buona salute. Perfino Renzi ha dovuto ammettere la sconfitta del Pd e il fatto che il voto è stato di cambiamento e non di protesta. Ora è il momento di trarre le conseguenze. Il MoVimento 5 stelle ha riempito il Parlamento di proposte che sono diventate realtà nei comuni dove il M5s è al governo. Perché il Pd non le approva? Il popolo si è (finalmente) espresso, è tempo di rispettare la sua volontà e fare gli interessi dei cittadini, non dei banchieri e delle lobby".

"La prima proposta, il primo dei 20 punti del programma del 2013 per uscire dal buio, l'emergenza nazionale che non può continuare a ignorare 10 milioni di poveri è il reddito di cittadinanza - ha spiegato l'esponente del direttorio -. La proposta di legge del M5s è in commissione al senato, deve essere subito portata in aula per la discussione e l'approvazione. A Livorno e Pomezia è già attivo in via sperimentale grazie ai sindaci 5 stelle Nogarin e Fucci. Ma è l'Italia tutta ad averne bisogno. Non si può più rimandare, la politica dei bonus ad cazzum ha fallito".

"La seconda proposta è l'abolizione di Equitalia - ha detto Laura Castelli -. C'è una proposta di legge 5 stelle pronta per essere votata. Il premier aveva detto che sarebbe scomparsa entro il 2018, se si approva la legge del M5s si può fare subito. Già dieci comuni 5 stelle hanno portato la riscossione dei tributi 'in house' e cacciato Equitalia o hanno avviato le pratiche per il 'distacco'".

"La terza proposta riguarda le Pmi e l'abolizione immediata dell'Irap. Con il microcredito 5 stelle sono nate più di 2.000 nuove realtà imprenditoriali. È ora di pensare a una banca pubblica per gli investimenti sulle buone idee degli italiani. Il microcredito è stato finanziato grazie al taglio degli stipendi dei portavoce del movimento 5 stelle. Questa è la quarta proposta: tagliatevi lo stipendio, subito! una proposta di legge del M5s è già incardinata in commissione uno alla camera. Basta votarla per cancellare sprechi e privilegi insopportabili in questo momento di crisi. Pd perché non la voti?", hanno insistito i grillini.

Stefano Lucidi ha illustrato la quinta proposta: "Anticorruzione: gli italiani vogliono onestà nelle istituzioni e lo hanno dimostrato con il voto a candidati incensurati e limpidi. Il M5s ha presentato la carta dell'onestà che contiene le proposte di legge per una riforma organica della lotta alla corruzione. Vanno discusse e approvate. La corruzione deve essere eliminata e i corrotti non devono mettere più piede nelle istituzioni. Daspo ai corrotti? votiamolo subito".

"Queste cinque proposte sono contenute nel programma con il quale il M5s ha vinto le elezioni nel 2013 e in quello presentato ai comuni al voto domenica. Questo è ciò di cui l'italia ha bisogno e che gli italiani vogliono. Con l'approvazione di queste cinque proposte di legge cambiamo tutto. #Pdperchènonapprovi? chiedeteglielo anche voi con un tweet!".

Le 5 proposte saranno anche presentate al Senato in una conferenza stampa sull'analisi del voto delle amministrative alle 16 alla sala Nassirya del Senato da Laura Castelli capogruppo M5s alla Camera, Stefano Lucidi capogruppo M5s al Senato, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/06/23/m5s-5-proposte-pd_n_10627600.html?1466676426&utm_hp_ref=italy

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Chiara e lo strano asse con Chiamparino

19/07/2016
Andrea Rossi
Torino

A differenza di Virginia Raggi, la scalata di Chiara Appendino al piano nobile di Palazzo Civico è stata indolore. I problemi sono venuti dopo. La notte in cui ha archiviato ventitré anni di governo del centrosinistra a Torino, aveva pronta la giunta per nove undicesimi e ha composto le due caselle mancanti nel giro di una settimana. Senza interferenze. Anzi, se c’è un dato che contrappone l’esperienza torinese ai travagli romani è proprio questo: Appendino da mesi può contare sul sostegno compatto della pattuglia di parlamentari piemontesi, sull’appoggio dei consiglieri regionali e della quasi totalità degli attivisti. I (pochissimi) dissidenti sono stati isolati, o si sono emarginati da sé, già molto tempo fa. 

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Ecco perché partire è stato semplice. Giunta di tecnici, scelti attraverso i curricula: un commercialista al Bilancio, un professore di Architettura all’Urbanistica, un ingegnere dei Trasporti alla mobilità, un ex atleta allo Sport. Competenze ma anche segnali trasversali ai vari mondi che l’hanno appoggiata: il suo vice, l’assessore all’Urbanistica Montanari, proviene dai movimenti per i beni comuni e ha un profilo marcato a sinistra; Sergio Rolando, l’uomo dei conti, è stato direttore in Regione ai tempi di Cota ed è vicino al centrodestra.

Il difficile è venuto dopo. Nemmeno il tempo di insediarsi ed è scoppiato il caso Salone del Libro: cambiata l’aria in Comune, gli editori - che da tempo meditavano lo strappo ma sapevano che con Fassino al timone sarebbe stata dura - hanno fatto sapere di voler trasferire la manifestazione altrove e cominciato a flirtare con Milano. 

Appendino aveva due possibilità: fare spallucce, in fondo è appena arrivata e se Torino perdesse il Salone non sarebbe certo colpa sua; oppure battersi per difenderlo sapendo che sarebbe una sconfitta per la città e quindi anche per lei. Ha scelto la seconda opzione e ha fatto asse con il presidente della Regione Chiamparino, in un certo senso il fondatore di quel «sistema Torino» che è stato cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. 

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La coppia sta mostrando una imprevedibile affinità che va oltre la necessità di mantenere buoni rapporti di vicinato e che potrebbe disturbare la base grillina. E invece no. In questo primo mese Appendino ha saputo giocare con naturalezza su più tavoli: pragmatica quando c’era da fare il sindaco e, ad esempio, non perdere i 250 milioni promessi dal governo per il Parco della Salute, progetto che non le è mai piaciuto; barricadera quando voleva lanciare segnali ai suoi. Così si spiega il siluro sganciato sul presidente della Compagnia di San Paolo Profumo il giorno dopo la vittoria: si dovrebbe dimettere. Sapeva di non poterla spuntare (la Compagnia è ente autonomo), ma ha affondato comunque il colpo. E così sulla Tav, altro tema caro ai Cinquestelle: quando il ministro Del Rio ha annunciato il nuovo progetto low cost, ha subito replicato che per lei cambiava nulla, l’opera resta inutile.

Ha sfiorato l’incidente diplomatico anche con la Curia: la delega alle politiche per le famiglie (anziché per la famiglia) istituita in giunta le è costata la reprimenda del vescovo. Gli ha chiesto un incontro chiarificatore ma ha tirato dritto, sfilando, con fascia, in testa al corteo del Torino Pride. Qualche giorno prima era andata alla chiusura del ramadan. In gonna.

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Arlecchino:
Regole, complotti e welfare: l’Italia dei Cinquestelle nelle loro 514 proposte di legge
Commissioni d’inchiesta, economia, pochi diritti civili: dove va il M5S
LAPRESSE
La «restitution», tema populistico legato alla morale pubblica

19/07/2016
Alberto Mingardi

Il Movimento Cinquestelle è una «non-associazione», ha un «non-statuto», per sede legale si è scelto un sito web. Pensato per travolgere nella forma quel che resta dei partiti novecenteschi, nella sostanza dovrebbe avere una «non-ideologia». Il Movimento non vanta un catalogo di idee e proposte, quanto piuttosto un metodo. La sua priorità è riconoscere «alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi». La democrazia diretta dovrebbe superare, dunque, categorie usurate come destra e sinistra.

All’atto pratico, questo si traduce in una sorta di elegante camaleontismo: il Movimento propone il reddito di cittadinanza e l’abolizione di Equitalia, eccita l’elettore «antagonista», vezzeggia la piccola borghesia produttiva. Di per sé è un fenomeno non nuovo, nel nostro Paese. Il liberismo di Berlusconi era sempre «sociale», col crollo del Muro la sinistra postcomunista ha specificato che il suo era un socialismo «democratico», talvolta perfino «liberale». La vecchia politica era un po’ anche questo: partire dai lati e convergere al centro, per conquistarlo mostrando un pragmatismo pacato e riflessivo. 

Il Movimento al contrario non gioca a cucire assieme sensibilità sociale e critica allo Stato massimo, cultura di mercato e attenzione ai ceti più deboli, sentimento di giustizia e aspirazione all’efficienza. Si propone piuttosto come una collezione di realtà non necessariamente comunicanti, tante piccole isole accomunate dall’insofferenza per lo status quo. In un’importante ricerca del 2013, «Il partito di Grillo» (Il Mulino), Elisabetta Gualmini e Piergiorgio Corbetta cercavano di risolverne l’enigma guardando ai flussi elettorali. Ne veniva fuori che quello di Grillo era un partito giovane, col suo zoccolo duro nella fascia d’età 35-44, e trasversale, capace di pescare a sinistra quanto nell’area del non-voto e, al Nord, fra chi aveva dato fiducia alla Lega. Già da quel lavoro emergeva come una quota consistente di pentastellati si autodefinisse di sinistra.

Che cosa dice, invece, della collocazione del Movimento la sua produzione legislativa? Abbiamo provato a catalogare le proposte depositate da deputati e senatori Cinquestelle. Dovrebbe essere il modo migliore, per comprendere quali sono effettivamente attitudini e preoccupazioni di un ceto politico. I criteri seguiti sono inevitabilmente arbitrari: dipendono in tutto e per tutto dalla lettura che, delle proposte di legge in questione, ha dato chi scrive. 
Più welfare che diritti 
Prima di concentrarci su quelle di tema economico, abbiamo diviso le proposte di legge, 360 depositate alla Camera e 154 al Senato, per macro-settori. Alla Camera, il 38% riguarda questioni economiche, il 15% il funzionamento del welfare state, il 6% temi di trasparenza e, per così dire, di «moralità pubblica», il 17% la riforma della politica, il 6% i diritti civili, il 6% politica estera e di difesa, il 7% ambientalismo e diritti degli animali, il 3% la cultura, e il restante 2% non rientra in nessuna di queste categorie. Le proporzioni sono simili, se si guarda all’attività dei senatori: economia 23%, stato sociale 21%, trasparenza e «moralità pubblica» il 19%, riforma della politica 9%, diritti civili 9%, politica estera e di difesa 7%, ambientalismo 2%, cultura 6%, il resto non rientra in nessuna di queste categorie.

L’attenzione ai temi dell’ecologia segnala la vicinanza alla sinistra tradizionale. La componente di proposte di stampo «giustizialista» è corposa, e non poteva essere altrimenti: dal «Vaffa» Day in poi, è il tasto sul quale Grillo e i Cinquestelle hanno più costantemente battuto, proprio per fare valere la propria alterità rispetto alla vecchia politica. Stupisce forse la relativa esiguità di interventi sui temi dei diritti civili: ambito nel quale abbiamo inserito questioni pure eterogenee come l’attribuzione del cognome ai figli, l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, fecondazione assistita, matrimoni fra persone dello stesso sesso. 

Commissioni e complotti 
Un dato forse particolarmente significativo è la passione di onorevoli e senatori pentastellati per le commissioni d’inchiesta. Le commissioni d’inchiesta vengono istituite per via legislativa e sono associate, nella memoria dei più, a eventi particolarmente drammatici nella storia della Repubblica: pensiamo al caso Sindona, alla loggia P2, al terrorismo, alla mafia, fino al dossier Mitrokhin e all’uranio impoverito. L’aspirazione di istituire una commissione d’inchiesta sembra tradire l’idea di aver a che fare non semplicemente con un «fatto», semmai con un evento preordinato e organizzato. Ne «La società aperta e i suoi nemici», Karl Popper definisce «teoria cospirativa della società» quella convinzione per cui «la spiegazione di un fenomeno sociale consiste nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo». Si tratta di un tentativo di leggere la realtà che deriva «dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società - specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta - è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti».

Oltre che su fatti concreti (per esempio le vicende di Alma Shalabayeva e di Mps), il Movimento promuove l’istituzione di commissioni sull’alta velocità Torino-Lione, sulle «agevolazioni fiscali di cui ha goduto il gruppo Fiat» nel secondo Dopoguerra, «sull’affidamento di consulenze a soggetti esterni agli organici delle pubbliche amministrazioni», sul funzionamento delle scuole paritarie, e perfino sulla «deindustrializzazione». I Cinquestelle vorrebbero una commissione d’inchiesta anche sulla «privatizzazione di Telecom» e hanno chiesto a Renzi di sostenerla, dopo che il primo ministro ha stuzzicato di nuovo Massimo D’Alema sulla vicenda dell’Opa e dei «capitani coraggiosi». Renzi attaccava un esponente del fronte del «no»: per i pentastellati in tutta evidenza conta di più fare chiarezza su una «cospirazione», che serrare i ranghi per il referendum.

Un’economia da regolare 
Se guardiamo alle proposte di carattere economico, il 48% prevede maggiori adempimenti di un tipo o di un altro. La categoria è volutamente ampia: comprende sia forme di regolamentazione tutto sommato innocue (tipo l’istituzione di una nuova figura professionale, l’operatore shiatsu), che norme stringenti che avrebbero presumibilmente un impatto rilevante su interi settori (per esempio in materia di attività assicurativa o di utilizzo dei suoli). In generale, emerge l’idea che attività ritenute poco commendevoli (per esempio, il gioco d’azzardo) debbano essere rigidamente regolamentate. Il 13% delle proposte di legge presentate riguarda invece tentativi di incentivare o sussidiare iniziative che sono ritenute encomiabili. Il 12% possono essere invece considerate semplificazioni e il 4% interventi di sostegno fiscale a particolari attività.

È una lista molto eterogenea, ma di per sé questa non è una novità. Gli americani usano l’espressione «pork barrel» per riferirsi a provvedimenti di spesa che vanno a beneficiare una particolare categoria, che in cambio dà il proprio supporto a un certo politico. Che si tratti, dunque, di agricoltori o di estetiste, poco importa.

Emerge però una chiara impronta ideologica. Qualche esempio. Una proposta che mira a dare «sostegno della ripresa demografica ed economica dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti» ne indica le cause del depopolamento in una «economia di rapina che privilegia la speculazione rispetto alla vita delle persone» (al quale la classe politica soggiace solo per la sua «incultura neoliberista»). Un’altra prevede il «diritto del consumatore a conoscere la durata dei prodotti e dei servizi» in risposta a una «obsolescenza programmata» che sarebbe costruita ad arte dai produttori di certi prodotti, per assicurarsi un costante flusso di entrate.

Quando i grillini propongono di semplificare e abolire, lo fanno in larga misura strizzando l’occhio al piccolo commercio. Dall’abolizione di Equitalia a un tentativo di costituzionalizzazione dei principi dello statuto del contribuente, non manca l’idea che quest’ultimo sia una figura negletta quando non vilipesa, dalla vecchia politica. 

Addio al rigore 
C’è da chiedersi, però, quanto sincere possano essere certe dichiarazioni d’intenti, se al contempo i Cinquestelle esprimono la volontà dichiarata di rimuovere gli argini, peraltro assai deboli, all’aumento della spesa. Difficile ridurre le vessazioni per il contribuente, se cresce il bisogno di risorse dello Stato. Forse questo allentare le briglie è un passaggio obbligato, per l’introduzione di un provvedimento costoso oggi ma che essi ritengono possa produrre grandi benefici in futuro, ovvero il reddito di cittadinanza: sulle cui coperture è buio pesto.

Fra le proposte economiche dei deputati pentastellati, sei prendono la forma delle modifiche costituzionali, e di queste due riguardano lo smantellamento del nuovo articolo 81, che prescriverebbe l’equilibrio di bilancio. Norma non proprio efficacissima, se è vero che il Parlamento rimanda il pareggio da che il nuovo articolo 81 è entrato in vigore. Per i grillini esso andrebbe superato del tutto, in omaggio, di nuovo, a una visione cospiratoria della società: quella per cui l’attuale crisi economica «non ha nulla di naturale o di accidentale» (proposta di abolizione del pareggio di bilancio presentata dai deputati Ciprini, Cominardi, Tripiedi, Alberti). Nel luglio 2015, essi si sono espressi anche per una modifica all’articolo 47 della Costituzione, quello sulla tutela del risparmio, affinché esso tuteli «il risparmiatore dal rischio di crisi bancarie». Splendida idea, se non fosse che è un po’ come fare una legge che abolisca i terremoti.
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