M5S : i nodi del dopo CASALEGGIO...

<< < (2/6) > >>

Arlecchino:
Grillo "cameriere" in pizzeria: "I candidati sindaci, anche quello di Genova, li sceglierà la rete"
Il leader dei Cinque Stelle in corso Italia per una cena di autofinanziamento: due turni, alcune centinaia di persone a tavola: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno"

Di MICHELA BOMPANI
13 ottobre 2015

"Dovremmo lanciare dei derivati swap per avere soldi per le manifestazioni. E non c'è da scartare l'idea che ci quoteremo in borsa". Così ironizza Beppe Grillo arrivando ad una pizzeria di Corso Italia, la passeggiata a mare di Genova, dove si svolge una cena di autofinanziamento del movimento al termine della quale, è stato annunciato, lui stesso servirà amaro e limoncello ai Beppe Grillo. L'iniziativa è stata indetta, come in altre città, per raccogliere fondi per l’evento del prossimo fine settimana all’autodromo di Imola, “Italia 5 Stelle”.

Grillo parla del caso-Marino ma anche degli scandali in Lombardia: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno. Ormai è diventata la normalità. Il candidato sindaco? Dovete mettervi in testa che qui nei Cinque Stelle non ci sono leader, ma abbiamo solo 4 regole. Il candidato sindaco di Roma lo sceglierà la rete. Abbiamo quattro consiglieri laureati capaci, che studiano da due anni e sanno tutto".
Quindi, amplia lo sguardo alle altre città: "Anche a Milano, Torino e Genova il candidato sindaco lo sceglieranno gli iscritti. Metteremo persone poco note alla magistratura e che cambieranno il sistema. Noi siamo una base senza leader, Renzi invece è un leader senza base"

Dentro il ristorante “Il veliero” di corso Italia si è riunito tutto il mondo M5S genovese. Due i turni per cenare, nella pizzeria stracolma: arrivano giovani e persone anziane, alcuni anche con il cagnolino.

Era già successo cinque mesi fa, nello stesso locale: Grillo aveva indossato i panni del cameriere e insieme a lui il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, grande promotore della candidata, la portavoce Alice Salvatore, alla vigilia delle elezioni regionali. Sia la Salvatore che Grillo indossano la maglietta "Il portavoce che ti serve", così come tutti i consiglieri regionali, comunali e municipali. Il leader si chiude con i partecipanti alla cena, resta fuori Alice Salvatore, capogruppo in Regione, che commenta: " Se il caso Mantovani fosse accaduto dopo la riforma del Senato, Mantovani avrebbe potuto godere dell'immunità parlamentare".

Dopo il saluto se ne va invece Paolo Putti, capogruppo in consiglio comunale a Genova: "E' il compleanno delle donne della mia famiglia" precisa per tagliar corto sulle possibili polemiche: nel comunicato stampa non era annunciato e in passato qualche scontro con Grillo, proprio alla vigilia delle regionali, lo aveva avuto.

Proprio ieri Beppe Grillo aveva scritto una mail a tutti gli attivisti italiani del M5S per chiedere un ultimo sforzo per la raccolta fondi per Imola. «A Imola discuteremo insieme di come sarà il governo del M5S per il nostro Paese! Il M5S ha rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali in coerenza con il referendum del 1993, si mantiene solo con le piccole donazioni di attivisti e simpatizzanti come te», ha inviato. Al momento sono stati raccolti 303.000 euro.

Due le opzioni offerte al mondo M5S, per menù a prezzi popolari. Opzione A oppure B: ovvero trofie al pesto o pizza, con birra piccola e caffè a 20 euro. Oppure penne al profumo di tartufo frittura di pesce calice di vino o birra piccola dessert e caffè a 25 euro. L’ammazzacaffè, appunto, viene offerto dal Movimento, e da Grillo in persona.

Schierati tutti i portavoce regionali: Alice Salvatore, capogruppo in consiglio regionale e trionfatrice alle elezioni regionali, con i suoi compagni di seggio in Regione Marco De Ferrari, Gabriele Pisani, Fabio Tosi, Francesco Battistini e Andrea Melis. Ci sono i portavoce comunali: Andrea Boccaccio e Stefano De Pietro. Presente anche Emanuela Burlando e Mauro Muscarà. Presenti anche alcuni portavoce municipali.

I mal di pancia. Del resto i mal di pancia interni, non sono mancati anche dopo le elezioni, che hanno portato il Movimento Cinque Stelle a posizionarsi come secondo partito in Regione e primo partito nella città di Genova, con oltre il 27%, ad esempio, dove sono già cominciate le manovre per impostare la campagna elettorale del dopo Marco Doria.

Durante la prima assemblea ligure del M5S dopo le elezioni regionali, che si è svolta all’inizio di ottobre, ha messo in evidenza, scritto nero su bianco in una lettera, malumori che riguardano proprio i nuovi consiglieri regionali e la portavoce Alice Salvatore. Un gruppo di attivisti genovesi e savonesi, una trentina, li accusano innanzitutto di non restituire le “eccedenze” rispetto al tetto di stipendio di 2500 euro. E di essersi adagiati, nelle nomine in Regione, sul “modus operandi” dei partiti tradizionali.

Nel mirino è finita infatti la prima nomina “pesante” che ha dovuto fare il Movimento, in Filse, la strategica società operativa e finanziaria della Regione: é stato nominato infatti dal M5S Enrico Maria Nadasi, che però è anche formalmente segretario del Movimento, nonché commercialista di fiducia di Beppe Grillo, anche se ha un curriculum davvero molto qualificato.

© Riproduzione riservata
13 ottobre 2015

Da - http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/10/13/news/beppe_grillo-125007060/?ref=HREC1-28

Arlecchino:
M5s. Leadership, gestione sul territorio e piattaforma attivisti: i nodi del dopo Casaleggio

Con l'addio al cofondatore del Movimento 5 stelle si apre una nuova fase.
In campo restano tre protagonisti: Beppe Grillo, il direttorio e il figlio dell'imprenditore Davide.
Disponibile da oggi anche il sistema operativo Rousseau che però non permette la totale autonomia degli iscritti.
C'è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti grilline

Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Potranno dire tutto, ma non che erano preparati. I parlamentari del Movimento 5 stelle piangono la morte di Gianroberto Casaleggio e si trovano soli all’improvviso ad affrontare il terremoto. Due mesi prima delle elezioni amministrative, un anno e mezzo dopo il passo indietro di Beppe Grillo e la nomina di un direttorio con 5 nomi per avere più contatto con il territorio: il M5s ora dovrà farcela con le sue gambe. Sono tre i protagonisti che restano in campo. Per prima cosa le telecamere cercano il comico, l’ultimo padrone di casa rimasto che proprio oggi sarebbe dovuto essere in tournée a Napoli. Lo sguardo va poi al direttorio e ai suoi esponenti più rappresentativi, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. E infine c’è Davide Casaleggio, il figlio del cofondatore più volte indicato come il braccio destro che di fatto già faceva funzionare la macchina.

Poco dopo la notizia dell’addio di Casaleggio è stata pubblicato online Rousseau, la piattaforma per la partecipazione dal basso degli iscritti M5s. Promessa da mesi come evoluzione di quella già esistente è stata lanciata per dare un messaggio: ora la palla passa agli attivisti. Il nuovo sistema operativo riunisce alcune vecchie funzioni e ne aggiunge altre: la partecipazione alla stesura delle leggi (Lex regionale, nazionale, Europa), il voto delle liste e dei candidati e il fund-raising. La struttura però è ancora gestita dalla Casaleggio associati: è lì che si decide quanto, come e su cosa votare; gli iscritti non hanno autonomia di proposte e ancora non c’è una società terza che certifichi le votazioni. Morale: la struttura dal basso non può ancora funzionare senza una testa che dirige.

Gli attivisti ora sperano di non essere abbandonati da Beppe Grillo. Della coppia incredibile comico-guru è rimasto solo il primo. Che della politica ormai ne vuole sapere solo quanto basta, che da giorni è impegnato nel suo tour in giro per l’Italia con il nuovo spettacolo. E’ da sempre il front-man, il nome e la garanzia, ma di sicuro la gestione più o meno ordinata del Movimento non è mai dipesa da lui. Anzi. C’è chi racconta che più di una volta è caduto dalle nuvole a chi gli chiedeva notizie su un post sul suo blog: c’era il suo nome sì, ma non per forza doveva lui dare il via libera. Grillo ha troppe cose per la testa, non sa da dove partire per gestire un’azienda (o un gruppo parlamentare) e lo ha detto più volte senza tanti giri di parole: ora tocca agli altri, lui ha dato anche troppo.

Per questo è nato il direttorio: eminenza di 5 parlamentari, tutti deputati e tutti del centro-sud, sono i moschettieri fidati voluti da Casaleggio per aiutarlo a gestire il Movimento. Obiettivo era quello di concentrarsi sul territorio e sulle tematiche più importanti, perché il M5s è sempre più complesso. Il leader indiscusso è ormai Luigi Di Maio, ma fino a questo momento è stato marcato stretto dai fondatori. Il deputato piace ed è sempre piaciuto, ma è stato anche più volte invitato a stare al suo posto. Nel Movimento c’è questa continua contraddizione tra il fare politica e il pensarla: Di Maio sa parlare con gli altri partiti, ha la sensibilità strategica di gestione del gruppo, ma non può esporsi troppo. Perché il M5s non può avere leader per definizione e proprio il deputato non deve bruciarsi prima del tempo. Ora tutto potrebbe cambiare e la sua esperienza sul campo farà la differenza. I colleghi hanno avuto prestazioni più o meno buone: sono arrivati un po’ tardi e sono diventati il punto di appoggio di centinaia di realtà. Per questo, e lo pensava anche Casaleggio, il direttorio dovrà allargarsi, annettere nuove persone con nuove responsabilità e incrociare le dita perché tutto funzioni.

Sullo sfondo ma nemmeno troppo c’è Davide Casaleggio. Figlio del primo matrimonio, è proprietario per il 30 per cento della Casaleggio associati (stessa quota del padre che ora potrebbe ereditare). Se l’imprenditore era timido e riservato, il figlio lo è ancora di più. La stampa lo ha conosciuto solo negli ultimi mesi, ma lui è sempre stato al fianco del padre. E’ suo il numero che chiama gli espulsi dal Movimento, è sua la voce che certifica o meno le liste 5 stelle. Non è una sorpresa per molti: era al teatro Smeraldo a Milano in uno dei primi incontri M5s nel 2009. E tanto per fare un esempio, era dietro le quinte a Imola durante l’ultimo raduno dei 5 stelle. Lui ha consapevolezza della gestione della Casaleggio associati, ma il passaggio di consegne non è per nulla scontato e lui per primo potrebbe opporsi.

Il Movimento ha un problema di gestione, ma soprattutto all’improvviso anche un vuoto di leadership. Viene in mente la richiesta ormai quasi ossessiva del sindaco M5s Federico Pizzarotti di fare un’assemblea nazionale per fare il punto generale: non lo ha mai ascoltato nessuno, ma potrebbe essere una soluzione. Casaleggio non voleva essere un leader, non voleva essere definito responsabile della linea politica, ma di fatto era tutte quelle cose insieme. Con una differenza che era insieme la sua forza e la sua debolezza: non essere direttamente eletto in Parlamento, non avere a che fare con la politica “giocata” ed essere un capo solo a distanza. Il M5s orfano ora deve diventare grande e farlo in fretta: c’è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti del Movimento.
Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/12/m5s-leadership-gestione-sul-territorio-e-piattaforma-attivisti-i-nodi-del-dopo-casaleggio/2629873/

Arlecchino:
Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: tra omologazione e disintegrazione

Pubblicato: 12/04/2016 18:50 CEST Aggiornato: 4 ore fa

“E’ come se fosse morto Marx o Osho… Chi può raccogliere l’eredità spirituale di Gianroberto Casaleggio?”, si chiede un dirigente Pd a taccuini chiusi. La morte del guru del Movimento 5 Stelle ferma la politica e la cambia. Piomba in Transatlantico in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, lo accelera perché le opposizioni ritirano l’ostruzionismo, lo indirizza veloce verso il voto finale, roba che il premier Matteo Renzi, oggi in visita in Iran, non poteva certo prevedere o immaginare. La scomparsa di Casaleggio imbalsama il dibattito, lo riavvolge fino al punto di partenza: cos’è e cosa sarà ora del M5s? Nei capannelli dei parlamentari delle altre forze politiche tracimano gli interrogativi insieme al cordoglio e al rispetto per la morte.

“Sono nel guado a metà tra rischio omologazione e disintegrazione. Peccato che entrambi siano esiti nefasti per una forza come i cinque stelle”, ragiona un deputato Dem. Casaleggio non è Berlinguer, riflettono un po’ tutti. E’ oltre. E’ un capo col carisma, certo, come l’ex segretario del Pci. Ma “non lascia un’eredità politica e ideologica o almeno non solo quella. Lascia un’eredità anche spirituale. Già sarebbe difficile sostituire un segretario carismatico. Nel caso di Casaleggio è ancora più difficile”, dicono in casa Pd.

Nel Pd Matteo Renzi è quasi l'unico ad attenersi al semplice cordoglio: "Voglio esprimere tutto il sentimento di umanità e di vicinanza da parte mia e del governo" per la morte di Casaleggio, dice il premier da Teheran, "Noi abbiamo avuto un radicale dissenso su molte cose ma davanti al dolore esprimiamo un sentimento di prossimità mia e del governo. Voglio esprimere il cordoglio anche a nome del Pd alla famiglia di Casaleggio, al Movimento 5 stelle, a Grillo".

I Dem invece dicono di Casaleggio quello che non hanno mai detto prima della sua morte.

Luigi Zanda: “Roberto Casaleggio non è stato solo un imprenditore. E' stato anche un leader che, con la sua personalità, ha inciso sulla politica italiana in una fase molto difficile della storia della Repubblica". Rosi Bindi: “Si potranno o meno condividere le sue idee ma non c'è dubbio che Casaleggio ha provato a dare una risposta alla crisi del rapporto tra cittadini e politica e molti italiani lo hanno capito”. Francesco Boccia: “Pur non condividendo spesso le sue strategie, né il suo modo di porsi dinanzi alle esigenze del Paese, va dato atto a Casaleggio d'aver intuito e posto con forza la questione della partecipazione collettiva alla vita pubblica e d'aver vinto la scommessa che aveva fatto nel portare semplici cittadini reclutati sulla rete nei palazzi istituzionali del nostro Paese. Tutto ciò resterà nei libri di storia”. Persino Giuseppe Fioroni si spende: “Al di là delle idee politiche con Casaleggio muore un uomo intelligente, timido ed arguto. Una perdita per il suo movimento e per la politica".
Pierluigi Bersani non usa giri di parole: “Voglio anche fare le condoglianze al Movimento 5 stelle e dirgli quel che scrisse Orazio: 'Nabis sine cortice', nuoterai senza salvagente".

Ecco appunto. E dunque? “Nell’immediato non succederà nulla: hanno perso la mente certo, ma Casaleggio non era il loro volto pubblico. Quello è ancora Grillo”, pronostica invece un dirigente di Sinistra Italiana. “E poi – continua - non ci sono passaggi chiave in vista che richiedano una capacità decidente come quella esercitata da Casaleggio in momenti difficili come per esempio il dibattito sulle unioni civili”, quando all’improvviso il movimento, diviso dai richiami discordanti della base, decise di non votare la stepchild adoption lasciandola naufragare nelle incertezze della maggioranza di governo. “Nell’immediato potrà anche esserci un effetto emotivo che li porti a vincere la sfida delle amministrative”, dice un deputato Dem. “Ma quando arriveranno i passaggi complicati, chi deciderà? Solo Casaleggio era in grado di esercitare quel potere di decisione su tutto il movimento, lui era in grado di riparare le divisioni interne che ora rischiano di esplodere”.

Così li vedono da fuori gli altri, gli avversari che certo nel giorno della morte evitano di intestarsi ragionamenti di prospettiva pur obbligati di fronte a un fatto politico come la scomparsa del leader carismatico di un movimento inedito nella storia della Repubblica. “Per giunta Casaleggio era anche quello che aveva contatti con pezzi di potere italiano, con le ambasciate, gli imprenditori: un tassello non indifferente nella strategia a cinque stelle”. Possono sbandare? Dalla Lega per dire vedono anche questo rischio: “Casaleggio era indubbiamente una persona centrale nel movimento. E decideva spesso guardando a destra. Ora potrebbero invece prevalere le pulsioni di sinistra più forti nei gruppi parlamentari”, ci dice il deputato leghista Massimiliano Fedriga.

Omologazione o disintegrazione? I conti del Transatlantico si presentano un po’ sfacciati, tagliano a fette una realtà di difficile interpretazione proprio perché del tutto nuova. “Qui non c’è un partito tradizionale, non c’è un’assemblea che elegga un altro leader, non lo hanno mai fatto…”, continuano in casa Dem. Appunto. “Si omologano agli altri partiti, magari candidando Di Maio alla premiership? Potrebbe non bastare per far funzionare un movimento come il loro, potrebbe essere letale… Si disintegrano?”. In Transatlantico gli interrogativi restano a mezz’aria, mentre l’aula vara la riforma costituzionale di Renzi: mai voto finale fu meno contestato dall’opposizione. C’è altro cui badare. C’è da trovare la ‘terza via’ anche per cinquestelle. “Omologazione, disintegrazione… O forse – azzarda un altro Democratico – potrebbero trovare un punto di riferimento spirituale nel nuovo segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo”. Lui che nel giro di tre giorni ha già fatto scintille con il premier. Chissà.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/morte-casaleggio-m5s_n_9671230.html

Arlecchino:
I grillini da Mattarella cercano una sponda ma trovano un incidente diplomatico su Verdini

Pubblicato: 20/04/2016 16:56 CEST Aggiornato: 2 ore fa

L’incontro tra i 5Stelle e Sergio Mattarella, già alla vigilia, non sembrava dovesse avvenire sotto i migliori auspici. Poi, dopo il colloquio, c’è stato qualcosa in più di un malinteso. I capigruppo del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato sono usciti dal Quirinale, dopo un’ora di incontro con il Capo dello Stato, lasciando intendere di aver trovato una “sponda” nel presidente della Repubblica: “Abbiamo parlato della maggioranza che c'è in Senato e del voto di ieri del gruppo dei verdiniani contro la mozione di sfiducia. Il presidente ha riconosciuto che Verdini fa parte della maggioranza”. In fondo quest'ultimo è uno leitmotiv dei 5Stelle ogni qualvolta attaccano il premier Matteo Renzi. Ma le parole di Michele Dell’Orco e di Nunzia Catalfo sono state a stretto giro smentite da una nota del Colle, che ha precisato di non aver fatto tale considerazione.

Secondo i grillini, il presidente avrebbe parlato di “una maggioranza, quella dei verdiniani, aggiuntiva e non sostitutiva”, cioè non ancora determinante ai fini della tenuta del governo: “Al momento il gruppo di Ala è aggiuntivo. La maggioranza si è allargata e questo è un dato di fatto riconosciuto da Mattarella", hanno riferito i grillini aggiungendo che "se il gruppo Ala diventerà sostitutivo, il Presidente interverrà in qualche modo”.

Il Colle, irritato per quella che viene considerata una libera interpretazione che non corrisponde alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica, precisa così: “L'Ufficio Stampa del Quirinale riferisce, per completezza di informazione, che le parole del Presidente Mattarella riguardo alla maggioranza di governo sono state le seguenti: ‘Voi mi dite che alla maggioranza di governo si è aggiunto un gruppo che non ne faceva parte. Il mio parametro di comportamento è la Costituzione. Se ravvisassi motivi per intervenire secondo la Costituzione, lo farei. Non li ho ravvisati”. In pratica il Capo dello Stato si sarebbe limitato ad ascoltare i due capigruppo grillini senza entrare nel merito della composizione della maggioranza (“aggiuntiva” o meno), come invece i capigruppo hanno riferito lasciando il Colle. E comunque Mattarella ha fatto presente di non aver ravvisato motivi che lo porterebbero adesso, nel rispetto delle prerogative del Capo dello Stato, a intervenire. Inoltre, in ambienti del Quirinale si apprende che Mattarella, nel corso dell'incontro ha definito la presentazione di mozioni di sfiducia al governo "un legittimo diritto dell'opposizione" e non "sacrosante" come invece affermato dai due esponenti dei 5 Stelle.

L’intento dei grillini, alla vigilia dell’incontro, era chiedere a Mattarella di agire per fare in modo che Renzi aprisse una crisi di governo dal momento che “la maggioranza è cambiata rispetto all’inizio della legislatura e che i verdiniani sono stati fondamentali al Senato per l’approvazione delle Riforme”. Ma stando alla nota ufficiale del Colle, questa sponda, che i grillini avrebbero voluto giocarsi a loro favore, non è stata offerta. Sta di fatto che questa frizione tra Quirinale e 5Stelle potrebbe essere solo l'antipasto in vista del referendum costituzionale e la bellicosità dei grillini verso il Colle potrebbe aumentare e avere una escalation.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/20/colle-smentisce-5stelle_n_9738180.html?1461164227&utm_hp_ref=italy

Arlecchino:
M5s, Raggi a Milano incontra Casaleggio Jr. Di Maio: "Abbiamo premier e squadra di ministri ma nessun leader"
Nel pomeriggio assemblea congiunta dei parlamentari Cinque stelle a Montecitorio su mozione di sfiducia al governo
18 aprile 2016

ROMA - Beppe Grillo torna in prima linea alla guida del Movimento e l'asse Milano-Roma si rafforza, anche se con un leggero spostamento del baricentro verso la Capitale: sono i primi effetti tangibili nel M5S dopo la morte di Gianroberto Casaleggio.

Oggi, ad esempio, la candidata sindaco a Roma, Virginia Raggi, è a Milano per un incontro con Davide Casaleggio, il figlio maggiore dell'ideologo dei Cinque stelle che ha preso il timone dell'azienda del padre. "Siamo qui per parlare di campagna elettorale - ha detto arrivando alla sede della Casaleggio Associati - Adesso il nostro imperativo, ancora di più è vincere, e vincere per Gianroberto". E ha assicurato che la linea non cambierà: "Davide ha un ruolo di garanzia, esattamente come è sempre stato - ha chiarito - L'ultima parola la abbiamo tutti, ce l'avrò io ma le decisioni vengono prese di concerto come sempre. Ci stiamo preparando a una cosa grandissima, a vincere a Roma, quindi è importante farlo tutti insieme".

"Da Previti alla Casaleggio per farsi dare la linea e le liste. Roma merita di più, non è una succursale del blog", è la critica su Twitter del senatore Pd Francesco Scalia nel commentare la visita di Raggi a Milano.

Nel pomeriggio, invece, deputati e senatori pentastellati terranno una assemblea congiunta a Montecitorio su referendum e mozione di sfiducia al governo e per preparare l'incontro di mercoledì con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale.

Quella che comincia oggi si prospetta, dunque, come una settimana chiave per capire se e come sono cambiati i rapporti all'interno del M5S. E questa mattina Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, intervenendo a Montecitorio al convegno 'Open Democracy', ha chiarito: "Tutti parlano di leader. Noi ci candideremo alle prossime elezioni e ci presenteremo con una squadra di ministri e un candidato presidente del Consiglio prima delle elezioni perché vogliamo giocare a carte scoperte. Però non c'è un leader perché questo movimento sta puntando all'autogoverno, attraverso strumenti di democrazia diretta a partecipata. Il leader del M5S è il M5S stesso, che prenderà le sue decisioni attraverso la piattaforma Rousseau".

A proposito del referendum, il componente del direttorio 5 stelle ha aggiunto: "Un referendum come quello celebrato ieri diventa, ed è diventato, l'ennesimo terreno di scontro tra bande del Pd. E quando i cittadini hanno capito che lì dentro non si discuteva di trivelle ma erano solo correnti le une contro le altre, hanno snobbato" il voto. Quando travolgi "la democrazia per guerre di potere interne alla fine ne risente la democrazia".

© Riproduzione riservata
18 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/18/news/m5s_dopo_casaleggio_leadership_e_sfiducia_governo-137878569/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_18-04-2016

Navigazione

[0] Indice dei messaggi

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente