LA-U dell'OLIVO
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 81 
 inserito:: Marzo 13, 2025, 11:46:38 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Andrea B. - meglio costruirle noi le armi, che ci sono indispensabili finché il Male si nasconde dietro il suffragio universale e l'ipocrisia del potere al popolo. Tutte balle per farci dominare da mostriciattoli. L'ultima balla? Chiamare una Esigenza Urgente RIARMO. Proprio da scemi, o da putiniani! ciaooo

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Gianni Gavioli
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Si sperava nelle donne ma, . . . non è un problema di genere.
Occorre mettere il pd in Stato di Insolvenza e successivamente in amministrazione straordinaria come fosse una grande azienda e non un partito con troppi "confusi".
Io ho proposto la OPON apartitica, in soccorso di una Cattiva politica dominata da oltre 20 anni da Sfascisti figli del berlusconismo, ma non mi è riuscito di farla nascere.
Non ci resta che sperare che il  PD si prenda la responsabilità di un Governo Ombra, sia per cominciare a ragionare su temi emergenziali concreti da presentare agli elettori, sia proprio solo per ragionare!
ggiannig
ggianni41@gmail.com
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Gianni Gavioli
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Sin quando ci saranno "esclusi" non ci sarà giustizia sociale.
Comunque bravi!
Ma, . . . occorre aiutare gli ESCLUSI.
ciaooo
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Gianni Gavioli
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Il pesce comincia a puzzare dalla testa.
Perché il centrosinistra continua a chiamarsi tale.
Ma sinistra chi?Che?!?
ggg
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Gianni Gavioli
Amministratore
Esperto del gruppo in Realtà virtuale

Stiamo vivendo una Crisi!
Che sia importante oppure una guasconata cosmica che oggi ci agita, per tra qualche mese sgonfiarsi dopo aver modificato alcune gravi fetenzie ereditate dal passato, é presto per scriverlo (ma immaginarlo si può).
Ai nostri giovani raccomando:
sul termine RIARMO e sue conseguenze, non state ad ascoltare nessun politico riconoscibile in un partito o movimento.
Sono di Parte non di TUTTI NOI.
Ma neppure dei giornalisti TV, quelli tifosi del loro editore illiberale o antidemocratico, immersi negli applausi di poveri cristi comandati a farlo ad ogni frase dell'ospite, sono ridicoli con i loro numerini ripetuti ogni volta che cambia l'ospite.
Ciò di cui troppi stanno inondandoci di fabulatine taroccate, sono fanfaronate o falsità ingannevoli, mentre noi vogliamo sapere quali realtà corrono verso una Pace Attiva, anche se momentanea. Con la speranza di poter dire tra qualche mese “acta e fabula” (la commedia è finita).
Avendo capito finalmente, che a parte le morti e le distruzioni note ma non definitive, che speriamo siano finite per un po’, noi cittadini normali sappiamo a chi caricare l’infamia di averli provocati, abbiamo coscienza delle ricostruzioni da fare e le serenità da restituire alle popolazioni vittime delle aggressioni.
Abbiamo anche consapevolezza e coscienza dei miliardi di dollari che si sono ulteriormente accumulati nei tasconi delle finanziarie e loro soci.
NO, quello Europeo NON È UN RIARMO!
Si tratta della prima DOTAZIONE UNIFICATA EUROPEA, del Complesso di uomini, di mezzi e di materiali di cui deve disporre un’organizzazione militare (forze armate) o civile (istituzioni statali) per il SUO FUNZIONAMENTO.
Ogni nazione ne è dotata in misura diversa!
L’Europa è in grave ritardo per non essere riuscita a svilupparla per tempo, unitariamente, in modo d’essere pronta alla difesa antiaggressione, anche in previsione del tradimento di uno o più alleati.
Noi uomini liberi, a rischio di sottomissione da parte di poteri extra-europei avversari o nemici, non dobbiamo farci mettere nel “trappolone” dai soliti Infiltrati Predoni della nostra libertà (dopo dei nostri soldi). Oppure da elementi non all’altezza di capire la tremenda realtà che da DEBOLI dovremmo subire.
Gianni Gavioli - ciaooo

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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona sempre più attiva

Tenere disarmata l'Europa è il compito di  5Stelle, Lega di Salvini e Destre, che farebbe comodo a Putin e ai suoi Federati.
È un servizio di "Lungo Corso" che si sono auto-affidato per l'Italia allo scopo di avere il cattivo consenso degli scontenti
Dura da anni, ma se gli scontenti continuano a votarli durerà ancora sino all'estinzione dell'Europa . . . o della loro.
Per Trump la cosa è diversa e riguarda gli Stati Uniti, ci devono pensare gli Americani.
Come autodifesa!
ggg

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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona sempre più attiva

Permettetemi due notazioni:
1 ) Precisazione: Quando NOI parliamo o scriviamo di EUROPA intendiamo EUROPA OCCIDENTALE e ATLANTICA.
Quindi Economica, Politica, Sociale e Culturale, oltre l'attuale Unione.
2 ) Considerazione: risulta EVIDENTE che, anche in riferimento al N.O.M. mal avviato e peggio condotto da tempo, l'Europa Occidentale debba avviare nuovi colloqui con la CINA, oltre a quelli attuali non soltanto commerciali, sul tema: Scambio bilaterali di pareri sulla nuova situazione voluta da Trump e concessa da Putin, rispetto alla GeoPolitica e le conseguenze futuribili e possibili nella definizione di rapporti tra la Cina e Europa Occidentale, nelle dimensioni e condizioni per noi  immaginabili, dopo le prese di posizione di Trump e la ormai nota inimicizia della Federazione Russa di Putin.
ggg

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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona sempre più attiva

L'Europa si affretti a dotarsi di ciò che le manca, inoltre, dico io preghiamo per la buona salute di Putin.
Perché se dovesse ammalarsi e venire a mancare, il dopoPutin sarebbe peggio per il Mondo.
ggiannig
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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona sempre più attiva

Le chiacchiere NON fatturano e NON producono effetti concreti!
Meno cattjva politica, meno politici-mezzecalzette e, selezionando i meno peggio, ricerchiamo i nostri nuovi personaggi di riferimento.
DOBBIAMO tornare a votare.
Noi Astensionisti per protesta e per libertà di pensiero, dobbiamo farlo con raziocinio, non siamo tifosi amiamo i Progetti.
MOBILITIAMOCI ed eliminiamo dai nostri tavoli di lavoro e di ascolto i Traditori trumputinisti.
ggg

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Gianni Gavioli
Amministratore
Persona sempre più attiva

Utilissimo leggere sino in fondo.
Sforzandosi di capire.
Oltre le colonne d'Ercole della propria personale, malafede unita all'atavica indifferenza.
ciaooo
Giulio Anichini
orsStdeopn:1cr8e0 5all0erig4h1 hm8h194 c12lafoz22a6l23 8toa3  ·
Mi definisco un pacifista* praticamente da sempre. Ho scelto una professione che mi permettesse di aiutare il prossimo e per dovere professionale curerei tanto un ucraino quanto un russo.
*perché l’asterisco, allora? Perché sono anche convito che esistano momenti, nella storia, in cui rimanere a braccia conserte a predicare la pace equivale a convalidare i bulli psicopatici del pianeta. L’esempio storico più ovvio è l’intervento degli alleati contro l’asse durante WWII.
Non sono molti, questi momenti, ma ora rischiamo seriamente di viverne un altro. Nella fattispecie, a tutti i filoputiniani e ritrovati pacifisti senza asterisco va posta la seguente domanda: cosa vi fa pensare che la classe dirigente russa si fermerà? Sulla base di quali fatti?
Vale la pena di contestualizzare:
- tre invasioni di Stati sovrani e due feroci repressioni interne (Cecenia 1994 e 1999, Georgia 2008, Ucraina 2014 e Ucraina 2022) da quando la Federazione Russa esiste, tralasciando per carità di patria quelle sovietiche e quelle zariste dal 1300 in avanti (sì, contano anche quelle perché è un tratto della mentalità russa trasversale ai regimi che esiste da secoli);
- un numero non precisato di operazioni di cyberattacks, avvelenamenti in patria e fuori, avversari politici gettati dai grattacieli;
- una TV di stato che ospita talk shows su come nuclearizzare NY e Londra;
- dal vertice di Ryad di qualche settimana fa, il regime russo ha intensificato i bombardamenti sull’Ucraina anziché diminuirli;
- Lavrov ha dichiarato che le truppe europee di peacekeeping POST accordo sarebbero un atto di guerra, salvo che le truppe nord coreane in Ucraina già ci sono.
Quindi la domanda va ribadita: cosa fa pensare a chicchessia che il regime russo non voglia continuare una politica di espansione in est Europa? Quali elementi esistono a supporto di questa teoria?

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13 marzo 2025
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 82 
 inserito:: Marzo 13, 2025, 12:50:18 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Gianni Gavioli
Condiviso con Tutti

Molte riflessioni da fare:
sulla situazione in atto, sul come e perché ci siamo arrivati, nel farle si dovrà andare indietro nel tempo da dimensioni e parti diverse.
Cosa da non fare Qui! Questo è un Regime.  
A me interessa il futuro, che non vedrò, ma fino all’ultimo lo voglio immaginare. Immaginare, Conoscere e Realizzare era il mio mestiere.

Molti commenti di persone normalmente disinformate, sono da non trascurare, non soltanto per gentilezza tra utenti di questo "calvario" chiamato Facebook.
Ma non pensiate che il futuro sia nelle mani di questi 2 + 1 dominatori della Scena e dell’attuale Cronaca.
NO!

Molto si deciderà alle loro spalle e loro non se ne accorgeranno.
ggg


 83 
 inserito:: Marzo 11, 2025, 11:36:35 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Marco Taradash

L’Europa che sogniamo, l’Europa che piangiamo, oggi nell’ennesimo fondamentale intervento di Draghi al Pe.
L’Europa che stiamo perdendo ma che potremmo riconquistare se trovassimo un leader politico a fianco di Draghi.


Mario DRAGHI, ex primo ministro italiano ed ex presidente della Banca centrale europea.

Grazie. È un vero piacere essere di nuovo qui al Parlamento europeo per discutere il seguito della relazione sulla competitività dell'Europa.

Il contributo dei rappresentanti eletti è stato fondamentale nel processo di preparazione della relazione e molti membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali mi hanno contattato dopo la sua pubblicazione. Le vostre reazioni sono state inestimabili per aiutare a perfezionare le proposte e creare lo slancio per il cambiamento. Il vostro impegno sottolinea la forza delle democrazie europee e come abbiamo bisogno che tutti gli attori lavorino insieme per trasformare l'Europa. Da quando è stato pubblicato il rapporto, i cambiamenti avvenuti sono sostanzialmente in linea con le tendenze che vi sono state delineate. Ma il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale sostenuto dal rapporto è è diventato ancora maggiore.
Innanzitutto, il ritmo dei progressi nell'intelligenza artificiale, AI, ha subito una rapida accelerazione. Abbiamo visto modelli di frontiera raggiungere quasi il 90% di precisione nei test di riferimento per il ragionamento scientifico, superando i punteggi degli esperti umani. Abbiamo anche visto modelli diventare molto più efficienti, con costi di formazione che sono diminuiti di un fattore dieci e costi di inferenza di oltre un fattore dieci.
Per ora, la maggior parte dei progressi avviene ancora al di fuori dell' Europa. Otto degli attuali dieci migliori modelli linguistici sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due provengono dalla Cina. Ogni giorno che passiamo, la frontiera tecnologica si allontana da noi. Ma la riduzione dei costi è anche un'opportunità per noi di recuperare più velocemente. In secondo luogo, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40% da settembre e i margini sulle importazioni di GNL dagli Stati Uniti sono aumentati significativamente dall'anno scorso,
superando il 100%. Anche i prezzi dell'energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agiamo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica.
Ad esempio, durante la grave Dunkelflaute [verificarsi simultaneo di assenza di vento e oscurità] del dicembre dello scorso anno, quando l'energia solare ed eolica è scesa quasi a zero, i prezzi dell'energia elettrica in Germania sono aumentati di oltre dieci volte il prezzo medio annuale. Ciò, a sua volta, ha causato forti picchi di prezzo in Scandinavia,
con paesi che hanno dovuto esportare energia per colmare il divario, portando alcuni di loro a considerare la possibilità di rinviare i progetti di interconnessione. Parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche, sottolineando l'imperativo di sicurezza per sviluppare e proteggere le nostre reti.
Terzo, quando il rapporto è stato scritto, il tema geopolitico principale era l'ascesa della Cina. Ora l'UE dovrà affrontare le tariffe della nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, probabilmente. Ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione.
Inoltre, le tariffe statunitensi più elevate sulla Cina reindirizzeranno la sovrapproduzione cinese in Europa, colpendo ulteriormente le aziende europee. In effetti, le aziende più grandi dell'UE sono più preoccupate di questo
effetto che della perdita di accesso al mercato statunitense. Potremmo anche trovarci di fronte a politiche ideate per attirare le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. L'espansione della capacità industriale negli Stati Uniti è una parte fondamentale del piano del governo per garantire che i dazi non abbiano un effetto inflazionistico. E se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa.
Occorre far fronte a queste sfide. È sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un grado senza precedenti di coordinamento tra tutti gli attori, i governi nazionali e i parlamenti, la Commissione e il Parlamento europeo. La risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte. Con l'economia europea in stagnazione, mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla dimensione delle sfide e deve essere focalizzata sui settori che guideranno la crescita. Velocità, portata e intensità saranno essenziali. Dobbiamo creare le condizioni per far crescere le aziende innovative in Europa, piuttosto che farle rimanere piccole o trasferirle negli Stati Uniti.
Ciò significa abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere
per un mercato dei capitali più equo. Spesso siamo il nostro peggior nemico in questo senso. Abbiamo un mercato interno di dimensioni simile a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenzialeper agire su larga scala. Ma il FMI stima che le nostre barriere interne equivalgano a una tariffa del 45% circa per il settore manifatturiero e del 110% per quello dei servizi. E abbiamo scelto un approccio normativo che ha dato priorità alla precauzione rispetto all'innovazione, soprattutto nel settore digitale. Ad esempio, si stima che il GDPR [General Data Protection Regulation] abbia aumentato i costi dei dati del 20% per le aziende dell'UE. Abbiamo anche molti risparmi in Europa che potremmo usare per finanziare l'innovazione.Ma con poche eccezioni degne di nota, i nostri paesi si affidano principalmente ai prestiti bancari che generalmente non sono adatti a questo compito. Questo ci porta a inviare più di 300 miliardi di euro ogni anno in risparmi all'estero, perché qui mancano opportunità di investimento.
Dobbiamo aiutare le nostre aziende leader a recuperare il ritardo nella corsa all'innovazione indirizzando maggiori investimenti verso le infrastrutture informatiche e le reti digitali. L'iniziativa dei campioni dell'intelligenza artificiale dell'UE, recentemente annunciata, è un buon esempio di come il settore pubblico e quello privato possano lavorare insieme per contribuire a colmare più rapidamente il divario in termini di innovazione. Se agiamo con decisione e rendiamo l'Europa un luogo attraente per l'innovazione, abbiamo l'opportunità di invertire la fuga di cervelli che ha
attirato molti dei nostri migliori scienziati oltre Atlantico.
Il rapporto identifica diversi modi per espandere la nostra capacità di ricerca e, se lo faremo, la nostra tradizione di libertà accademica, l'assenza di orientamento culturale nei finanziamenti governativi, potrà diventare il nostro vantaggio comparativo. Successivamente, dobbiamo abbassare i prezzi dell'energia. Questo è diventato imperativo non solo per
le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. Si stima che il consumo energetico dei data center in Europa sarà più che triplicato entro la fine del decennio. Ma è anche sempre più chiaro che la stessa decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono portati avanti. Il rapporto individua una serie di ragioni per gli elevati prezzi dell'energia in Europa, al di là del fatto che l'UE non è un grande produttore di gas naturale.
Tra queste ragioni vi sono il coordinamento limitato dell'approvvigionamento nazionale di gas, il funzionamento del mercato dell'energia, i ritardi nell'installazione di capacità rinnovabile, le reti sottosviluppate, la tassazione elevata e gli alti margini finanziari. Questi e altri fattori sono tutti opera nostra e quindi possono essere modificati se abbiamo la volontà di farlo. Il rapporto propone diverse misure in tal senso: la riforma del mercato dell'energia, una maggiore trasparenza nel commercio dell'energia, un uso più esteso dei contratti di fornitura a lungo termine e degli acquisti a lungo termine di gas naturale, nonché massicci investimenti nelle reti e nell'interconnessione.
Chiede inoltre non solo una più rapida installazione delle energie rinnovabili, ma anche investimenti nella generazione di carico di base pulita e in soluzioni di flessibilità a cui possiamo attingere, laddove le energie rinnovabili non
generano energia. Allo stesso tempo, dobbiamo garantire condizioni di parità per il nostro settore delle tecnologie pulite, in modo che possa trarre vantaggio dall'opportunità della transizione. La decarbonizzazione non può significare la perdita di posti di lavoro verdi perché le aziende dei paesi con un maggiore sostegno statale possono conquistare quote di mercato.
Infine, il rapporto ha affrontato diverse vulnerabilità in Europa, una delle quali è il nostro sistema di difesa, dove la frammentazione della capacità industriale lungo le linee nazionali impedisce la necessaria scala. Anche se siamo collettivamente il terzo maggiore spenditore al mondo. Non saremmo in grado di soddisfare un aumento della spesa per la difesa attraverso la nostra capacità produttiva. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati. In alcune parti chiave della catena di fornitura, questo è uno dei tanti esempi in cui l'Unione Europea è meno della somma delle sue parti. Oltre ad agire per modernizzare l'economia europea, dobbiamo gestire la transizione per le nostre industrie tradizionali. Queste industrie rimangono importanti in Europa.
Dal 2012, i primi dieci settori con la crescita più rapida della produttività sono stati costantemente i cosiddetti settori della meat tech, come anche l'automotive e i macchinari. Il settore manifatturiero impiega anche circa 30 milioni di persone, rispetto ai 13 milioni degli Stati Uniti. E in questo mondo in cui le relazioni geopolitiche si evolvono rapidamente e il protezionismo è in aumento, mantenere industrie come quelle dell'acciaio e chimiche che forniscono input all'intera economia e sono fondamentali per la difesa, è diventato strategico.
Il sostegno alle industrie tradizionali è spesso descritto come una scelta binaria. Possiamo scegliere di lasciarle andare e permettere alle risorse di spostarsi verso nuovi settori, oppure possiamo sacrificare lo sviluppo di nuove tecnologie e alla fine rassegnarci a una crescita permanentemente bassa. Ma la scelta non deve essere così netta. Se realizziamo le riforme per rendere l'Europa più innovativa, molti dei compromessi tra questi obiettivi si allenteranno. Ad esempio, se sfruttiamo le economie di scala del nostro mercato UE e integriamo il nostro mercato energetico, i costi di produzione diminuiranno ovunque. Saremo quindi in una posizione migliore per affrontare le potenziali ricadute, ad esempio fornendo energia a basso costo alle industrie ad alta intensità energetica. Se offriamo un tasso di rendimento più competitivo in Europa e in mercati dei capitali più efficienti, i nostri risparmi rimarranno naturalmente in patria.
Avremo quindi una più ampia disponibilità di capitali privati per finanziare sia le nuove tecnologie che le industrie consolidate che mantengono un vantaggio competitivo. E se rimuoviamo le nostre barriere interne e aumentiamo la nostra produttività, la crescita contribuirà ad aumentare il nostro effettivo spazio fiscale. Questo ci darà una maggiore capacità di finanziare progetti che servono il bene pubblico, ma che il settore privato difficilmente toccherà, come la decarbonizzazione dell'industria pesante.
Per fare un esempio, il rapporto ha stimato che aumentare la produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe i costi fiscali per i governi, finanziando così gli investimenti necessari di un terzo. Allo stesso tempo, rimuovere le barriere interne renderà i moltiplicatori fiscali di questi investimenti. È ampiamente dimostrato che i moltiplicatori fiscali diminuiscono con l'apertura commerciale, poiché una parte dell'impulso fiscale sarà compensata da maggiori importazioni. E l'economia europea è molto aperta al commercio. Più del doppio del livello degli Stati Uniti, il che è sintomo dei nostri elevati dazi interni. Con l'espansione del nostro mercato interno, effettivamente limitato, le aziende dell'UE hanno cercato all'estero opportunità di crescita, mentre le importazioni sono diventate relativamente
più attraenti a causa della riduzione delle tariffe esterne. E se decidessimo di abbassare queste barriere interne, assisteremmo a un forte riorientamento della domanda verso il nostro mercato.
In questo modo l'apertura commerciale diminuirebbe naturalmente e la politica fiscale diventerebbe proporzionalmente più potente.
La Commissione ha recentemente lanciato la sua bussola della competitività, che abbraccia questo programma. Gli obiettivi della sono pienamente in linea con le raccomandazioni del rapporto e segnalano un necessario riorientamento delle principali politiche europee.
È ora importante che la Commissione riceva tutto il supporto necessario, sia nell'attuazione di questo programma che nel suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario è enorme, 750-800 miliardi all'anno, è una stima prudente.
Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione propone una gradita razionalizzazione degli strumenti di finanziamento dell'UE, ma non sono previsti nuovi fondi UE. Il metodo proposto consiste nel combinare gli strumenti dell'UE con un uso più flessibile degli aiuti di Stato, coordinati da un nuovo strumento europeo. Anche se speriamo che questa contrazione fornisca il sostegno finanziario necessario, il successo dipenderà dal fatto che gli Stati membri
utilizzino lo spazio fiscale di cui dispongono e siano disposti ad agire in un quadro europeo.
Ma la Commissione è solo un attore. Può fare molto per garantire aree di competenza esclusiva, come il commercio, la concorrenza politica. Ma non può agire da sola. Il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i governi nazionali devono stare al suo fianco. Il Parlamento ha un ruolo chiave nel rendere più rapide le decisioni dell'UE.. Se seguiamo le nostre consuete procedure legislative, che spesso richiedono fino a 20 mesi, le nostre risposte politiche potrebbero essere superate non appena prodotte.
Contiamo anche sul Parlamento affinché agisca da protagonista, costruisca unità politica, crei slancio per il cambiamento, richieda conto delle esitazioni ai responsabili politici e realizzi un programma d'azione ambizioso. Possiamo far rivivere il nuovo, lo spirito del nostro continente. Possiamo riacquistare la nostra capacità di difendere i nostri interessi e possiamo dare speranza ai nostri cittadini. I governi nazionali e i parlamenti del nostro continente, la Commissione europea e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in questo momento cruciale della storia europea. Se uniti, saremo all'altezza della sfida e vinceremo. Grazie.


da facebook

 84 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 05:31:37 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Gianni Gavioli
Andrea O. tutto vero e lo dice la Storia anche se ancora molto si deve meglio definire storicamente e socialmente.
Ma ricordare e raccontare questa data, per tutti questi anni festeggiata sempre più debolmente, oggi non può essere motivo di festa nel vero significato del termine.
Oggi non c'è nulla da festeggiare se non l'auspicio che tutto cambi in questa Repubblica ridotta all'ombra di ciò che poteva essere e non è.
Nulla da festeggiare se non la speranza di un futuro che completi l'attuale incompletezza della nostra Democrazia.
Rispetto per la nostra Nazione e per la sua Popolazione SI! QUESTO sì.
Ricordo doloroso dei nostri morti da quelli voluti dal nazifascismo a quelli caduti per vincerlo e liberarci da quel Male, questo sì.
Pietà e dolore per gli oltre Duecentomila concittadini costretti a finire la loro vita in modo atroce dalla pandemia ma anche da errori della politica e delle amministrazioni contro la Sanità inadeguata perché depredata, questo sì.
Nulla da festeggiare per moltissimi di noi Cittadini consapevoli, se non la promessa soprattutto dei nostri giovani ma non solo loro, di CAMBIARE in meglio il nostro vivere questa società tanto ferita, ritrovando l'amore di patria, l'amore per la famiglia, l'amore verso il prossimo ma solo se lo merita, in poche parole l'amore per la nostra umanità tanto vilipesa dalle forze del Male che stanno sommergendoci.
L'impegno al cambiamento dovrà essere la festa!
La festeggerete questo sì, ... ma domani.
Oggi alle nobili parole del Presidente Mattarella e del Presidente Draghi festeggiamo .... onorandoli con il nostro silenzio.

Da FB Andrea O. 2 giugno 2021


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Cronologia delle modifiche

Silvia De Luca
Gianni Gavioli, peccato però che il mondo, meglio sarebbe l'umanità, non è un circuito elettrico ne un sistema a compartimenti per specifiche competenze..
Il mondo, l'Umanita' , è un organismo unico ed integrato, se ho ben inteso la sua 'linea di confine', che si scompensa o si compensa , potremmo dire in termini tecnici, sulla base di flussi osmotici e attivi in cui GL'INTELLETTUALI, sono recettori e trasmissori di segnali.
I POLI esistono solo nelle città commerciali, negli ospedali, nelle stazioni ferroviarie di ultima GENERAZIONE.
Le nazioni non sono (soltanto) aziende da amministrare ma flussi osmotici da riequilibrare e senza una visione aerea, intellettuale se preferisce, che si fa carico di una PROFEZIA, non è possibile né immaginare il futuro né costruirlo.
I 'fatti' sono azioni...non passatempo, e non si basano su sani principi e slanci emotivi ma sull'uso dell'intelletto. Dunque, sullo studio razionale della geografia dei tempi.
Dai libri, mi creda, si deve sempre cominciare: il professor Giancane è un intellettuale senza il quale il processo di degradazione OGGI sarebbe ancora più avanzato. Sono proprio quelli come LUI che i grandi 'poteri' temono.

Controversia tra utenti di FB.

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 inserito:: Marzo 10, 2025, 12:38:27 pm 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Gianni Gavioli
Condiviso con Tutti

Molte riflessioni da fare:
sulla situazione in atto, sul come e perché ci siamo arrivati, nel farle si dovrà andare indietro nel tempo da dimensioni e parti diverse.


Cosa da non fare in Facebook! E' un Regime. 
A me interessa il futuro, che non vedrò, ma fino all’ultimo lo voglio immaginare.

ICR Immaginare, Conoscere e Realizzare fu il mio mestiere.

Su FB molti commenti di persone normalmente disinformate, non sono da trascurare, non soltanto per gentilezza tra utenti di quel "calvario".
Ma non pensate che il futuro sia nelle mani di questi 2 + 1, dominatori della Cronaca e dell’attuale scena.

NO!

Molto si deciderà negli Stati Uniti, alle loro spalle e non se ne accorgeranno.
ggg


 86 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 12:00:08 pm 
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Fenomenologia della lingua
Marzo 2024

MOMENTO RIFLESSIONE

Mio padre nel 1942, all’età di 22 anni, è partito per fare la guerra in Africa. Lì è stato fatto prigioniero dagli inglesi ed è tornato a casa solo nel 1946.
Io sono un baby-boomer. Sono del ‘54. Sono stato, insieme a milioni di europei, un ragazzo fortunato. Non ho dovuto fare guerre. Non ho mai patito il freddo e la fame. Non so che cosa siano i geloni sulle mani, i crampi dello stomaco vuoto. Non so cosa sia la paura dei bombardamenti. Non ho mai avuto paura di essere ucciso. Non ho mai dovuto sparare, se non al Luna Park.
Mi chiedo se abbiamo usato bene la nostra fortuna, noi baby boomer. Abbiamo creduto che bastasse goderci la pace per far sparire la guerra. Il classico pensiero magico.
La guerra non è mai finita. Dal ‘45 a oggi le guerre nel mondo, tra grandi e piccole, sono state quasi trecento. I morti decine di milioni, probabilmente il conto totale supera quello della Seconda Guerra mondiale, che fece sessanta milioni di morti. E’ enormemente aumentata la percentuale delle vittime civili.
Le principali guerre in corso sono in Yemen, Etiopia, Siria, Sudan, Mianmar, Libia, Iraq, e naturalmente Ucraina. I conflitti cosiddetti minori, dove comunque si spara e si muore, sono decine.
Si è sentito dire, in questi giorni, “incredibile, la guerra torna nel cuore dell’Europa”. Ma ci era già tornata, trent’anni fa, nella ex Jugoslavia, di fianco a casa nostra. E’ stata una guerra feroce, tribale. Più di centomila morti. L’assedio di Sarajevo è durato quasi quattro anni. A Srebrenica ottomila civili, bosniaci musulmani, musulmani d’Europa, sono stati rastrellati e sterminati dai serbo-bosniaci del generale Mladic. Ottomila maschi, adulti e bambini. Dai 12 ai 77 anni. C’è un sacrario, a Srebrenica. Con ottomila nomi.
Per fortuna c’è chi la guerra non l’ha mai dimenticata. Non perché la fa, ma perché ci lavora in mezzo. I soccorritori, i medici, i volontari, i funzionari che si occupano dei profughi, dei feriti, degli orfani. Il paradosso è che li abbiamo sempre considerati dei sognatori, degli utopisti, sbagliando di grosso. Il loro è realismo.
Loro sono quelli che affondano le mani nella realtà. Che ci stanno dentro fino al collo. La vera utopia, semmai, è stata la nostra lunga illusione di pace.
Quell’illusione è finita. Ci tocca vivere come se la guerra non fosse una cosa lontana nello spazio e nel tempo, una cosa che, qui in Europa, ha riguardato solamente i nostri padri. La guerra riguarda i nostri figli. Sono i ragazzi, quelli che partono per la guerra.
Mio padre non era mio padre, nel 1942. Era un ragazzo. Mio padre, nel 1942, era un figlio. Era mio figlio.

(Fonte Michele Serra a Che Tempo Che Fa)
Per altre curiosità visita il sito ufficiale
www.fenomenologia.net

 87 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 11:58:09 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Gli USA non sono Trump.
Noi siamo alleati degli USA, non di Trump.
Molto presto se lo ricorderanno, negli Stati Uniti, facendo l'elenco dei loro problemi interni, i vecchi non risolti durante la prima presidenza ma soprattutto quelli nuovi creati dal duo satanico.
ggg

 88 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 11:55:42 am 
Aperta da Admin - Ultimo messaggio da Admin
Fenomenologia della lingua
Marzo 2024

MOMENTO RIFLESSIONE

Mio padre nel 1942, all’età di 22 anni, è partito per fare la guerra in Africa. Lì è stato fatto prigioniero dagli inglesi ed è tornato a casa solo nel 1946.
Io sono un baby-boomer. Sono del ‘54. Sono stato, insieme a milioni di europei, un ragazzo fortunato. Non ho dovuto fare guerre. Non ho mai patito il freddo e la fame. Non so che cosa siano i geloni sulle mani, i crampi dello stomaco vuoto. Non so cosa sia la paura dei bombardamenti. Non ho mai avuto paura di essere ucciso. Non ho mai dovuto sparare, se non al Luna Park.
Mi chiedo se abbiamo usato bene la nostra fortuna, noi baby boomer. Abbiamo creduto che bastasse goderci la pace per far sparire la guerra. Il classico pensiero magico.
La guerra non è mai finita. Dal ‘45 a oggi le guerre nel mondo, tra grandi e piccole, sono state quasi trecento. I morti decine di milioni, probabilmente il conto totale supera quello della Seconda Guerra mondiale, che fece sessanta milioni di morti. E’ enormemente aumentata la percentuale delle vittime civili.
Le principali guerre in corso sono in Yemen, Etiopia, Siria, Sudan, Mianmar, Libia, Iraq, e naturalmente Ucraina. I conflitti cosiddetti minori, dove comunque si spara e si muore, sono decine.
Si è sentito dire, in questi giorni, “incredibile, la guerra torna nel cuore dell’Europa”. Ma ci era già tornata, trent’anni fa, nella ex Jugoslavia, di fianco a casa nostra. E’ stata una guerra feroce, tribale. Più di centomila morti. L’assedio di Sarajevo è durato quasi quattro anni. A Srebrenica ottomila civili, bosniaci musulmani, musulmani d’Europa, sono stati rastrellati e sterminati dai serbo-bosniaci del generale Mladic. Ottomila maschi, adulti e bambini. Dai 12 ai 77 anni. C’è un sacrario, a Srebrenica. Con ottomila nomi.
Per fortuna c’è chi la guerra non l’ha mai dimenticata. Non perché la fa, ma perché ci lavora in mezzo. I soccorritori, i medici, i volontari, i funzionari che si occupano dei profughi, dei feriti, degli orfani. Il paradosso è che li abbiamo sempre considerati dei sognatori, degli utopisti, sbagliando di grosso. Il loro è realismo.
Loro sono quelli che affondano le mani nella realtà. Che ci stanno dentro fino al collo. La vera utopia, semmai, è stata la nostra lunga illusione di pace.
Quell’illusione è finita. Ci tocca vivere come se la guerra non fosse una cosa lontana nello spazio e nel tempo, una cosa che, qui in Europa, ha riguardato solamente i nostri padri. La guerra riguarda i nostri figli. Sono i ragazzi, quelli che partono per la guerra.
Mio padre non era mio padre, nel 1942. Era un ragazzo. Mio padre, nel 1942, era un figlio. Era mio figlio.

(Fonte Michele Serra a Che Tempo Che Fa)
Per altre curiosità visita il sito ufficiale
www.fenomenologia.net

 89 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 11:48:49 am 
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Come scrivo da tempo, la Pace Attiva deve essere Positiva.
 
Nemica del Male.

Rispettosa delle Popolazioni,
ma per difendersi deve prevedere anche la Guerra, contro i Predatori di Democrazia.

ggg


 90 
 inserito:: Marzo 10, 2025, 11:44:24 am 
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https://www.worldenergynext.com/articolo/2025-01-10/una-potenza-in-bilico-29459104

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Un nuovo attore sulla scena globale

Una potenza in bilico
di Roberto Di Giovan Paolo
N° 63 - New equilibria
Se saprà superare le divisioni interne e definire una strategia internazionale coerente, L’INDIA potrebbe finalmente conquistare un ruolo centrale nel mondo


Il 2024 sarà ricordato come l’anno delle grandi elezioni globali. Tra i protagonisti c’è l’India, “la più grande democrazia del mondo”, come retoricamente si definisce, dove Narendra Modi ha conquistato il suo terzo mandato come premier. Tuttavia, il leader del BJP ha dovuto fare i conti con un calo significativo del consenso: il suo partito ha ottenuto solo il 36,9 percento dei voti, mentre il Partito del Congresso è salito al 21,4 percento. Il sistema elettorale maggioritario ha garantito a Modi la maggioranza parlamentare, ma in una coalizione più frammentata che lo costringerà a compromessi.

Il sorpasso demografico
Il 2024 segna un traguardo storico: l’India è diventata il Paese più popoloso al mondo, superando la Cina. Questo dato, che Modi ha sfruttato per rafforzare l’identità nazionale, rappresenta un’opportunità per trasformare il Paese in una potenza globale, pronta a decollare tra i grandi del mondo. Le premesse ci sono, tuttavia, le sfide restano enormi: un’istruzione non all’altezza, disuguaglianze sociali profonde e un sistema economico ancora fragile rispetto alle sue ambizioni.

Il sistema educativo e il nodo delle caste
Con il 67 percento della popolazione sotto i 35 anni, l’India è un Paese giovane. Tuttavia, il sistema educativo, che pure presenta delle eccellenze, fatica a produrre diplomati e laureati in numero sufficiente. Il peso del sistema delle caste rimane un ostacolo strutturale, che continua a condizionare il Paese. Nel 2023, un sondaggio dell’Istituto statistico nazionale ha rivelato che ben il 98 percento degli indiani si identifica ancora in una casta, con il 69 percento che ritiene di appartenere alle “caste basse”. Questo perpetua disuguaglianze che rallentano la piena valorizzazione del potenziale giovanile.

L’India vanta eccellenze tecnologiche e un fiorente ecosistema di start-up (il Paese ha davanti solo USA e Cina per numero di start-up da almeno un miliardo di dollari di fatturato), ma il quadro economico generale rimane disomogeneo
 
Le contraddizioni dell’economia
L’India vanta eccellenze tecnologiche e un fiorente ecosistema di startup (il Paese ha davanti solo USA e Cina per numero di startup da almeno un miliardo di dollari di fatturato!), ma il quadro economico generale rimane disomogeneo. Il 45 percento della forza lavoro è impiegato in agricoltura, che produce solo il 16 percento del PIL. Il 25 percento lavora nel manifatturiero e il 48 percento nei servizi. Inoltre, il lavoro informale rappresenta l’80 percento degli impieghi, segnale di un mercato del lavoro ancora lontano dalla stabilità necessaria per una potenza globale.

Le alleanze internazionali e la politica  del “pendolo”
L’India di Modi si muove tra contraddizioni sullo scenario internazionale: è difficile dire quale sia ad oggi la prospettiva delle sue alleanze. È membro fondatore dei BRICS, ma mantiene relazioni tese con la Cina e si avvicina agli Stati Uniti attraverso il “Quad”, l’alleanza anticinese con Giappone e Australia. Questa politica “a pendolo” le consente una certa autonomia, ma la relega anche a un ruolo ambiguo tra le grandi potenze. Potenza certamente lo è e non solo nucleare: oltre alle 170 testate nucleari dichiarate il Paese si situa al primo posto mondiale anche per importazioni di armi “tradizionali”, per cui impiega quasi 87 miliardi di dollari l’anno, ovvero il 2,4 percento del PIL. 

Una potenza “a sé stante”?
Modi in questi anni ha reagito a chi gli chiedeva conto di queste contraddizioni invitando a guardare all’India come a una potenza nucleare, economica e sociale “a sé stante”. Ma questo è anche uno dei motivi di sottovalutazione o di “prudenza” diplomatica che ispira sia Russia e Cina che USA, nel trattare l’India come una potenza di secondo livello. Paradossalmente i migliori rapporti l’India continua a mantenerli con l’UE e la Gran Bretagna, gli acerrimi nemici ex colonizzatori, che mantengono nei suoi confronti un rispetto dovuto ai numeri sia della popolazione che economici, considerando gli alti livelli di interscambio importazione/esportazione e la forte presenza di comunità indiane in Europa. 

Benares, la città sacra sul fiume Gange. Il sistema delle caste rappresenta un ostacolo strutturale, che continua a condizionare il Paese, perpetuando disuguaglianze e rallentando la piena valorizzazione del potenziale giovanile
 
L’inevitabile confronto con la Cina
Nonostante il sorpasso demografico, l’India rimane lontana dalla Cina in termini economici: il suo PIL pro-capite è un quinto di quello cinese. Inoltre, il Paese ha perso il ruolo di leader del Terzo Mondo, storicamente associato all’ideologia terzomondista di Nehru, sostituito da un nazionalismo indù che limita le ambizioni internazionali. L’interlocuzione indiana ha cercato altre vie: alla COP26 di Glasgow nel 2021, da esempio, Modi ha difeso il diritto dell’India e di altri Paesi in via di sviluppo a una transizione energetica “giusta”, sottolineando la necessità di bilanciare crescita economica e sostenibilità. Questa visione potrebbe rafforzare il ruolo dell’India nel guidare i Paesi emergenti verso politiche climatiche più inclusive. Glasgow 2021 è stato forse il momento di massimo spicco per la politica di potenza della “Nuova” India. 

Cinque anni per decidere il futuro
Modi ha davanti a sé anni decisivi per dimostrare che l’India può essere una potenza mondiale a tutti gli effetti. Per farlo il Paese dovrà uscire dal bozzolo ideologico autarchico che lo ha circondato e protetto in questi anni evitando che il nazionalismo diventi un freno anziché un acceleratore per le sue ambizioni. Il rischio è che una Nazione immensa con grandi potenzialità umane, sociali ed economiche possa perdere la partita della crescita e dello sviluppo, che cerca dal primo giorno della sua indipendenza, nel 1947.

 
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