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Forum Pubblico / DOMANESIMO: N.O.M. NAZIONI e STATI CONTRO IL CAOS PROVOCATO DA IMPERIALISTI AL POTERE. / Giorgia ha ammansito Donald, ma non l’ha certo addomesticato
inserito:: Aprile 17, 2025, 11:52:14 pm
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Editoriali il commento Trump tiene banco, Meloni tiene testa Giorgia ha ammansito Donald, ma non l’ha certo addomesticato Stefano Stefanini 17 Aprile 2025 alle 21:37 Trump tiene banco, Meloni tiene testa Giorgia Meloni non ha perso punti con Donald Trump. Dall’incontro sono emersi due leader soddisfatti. Dopo di che il Presidente americano ha colto l’occasione per uno show televisivo in cui ha fatto molta politica interna, in particolare con l’attacco frontale a Jerome Powell – in pratica un ultimatum: o riduci i tassi (sull’esempio della Bce) o ti dimetti. Alla Presidente del Consiglio, tenendosene saggiamente alla larga, è rimasto il ruolo di controcanto. Sull’Ucraina, tuttavia, Meloni è stata ferma e coerente ribadendo «è la Russia che ha invaso». Non è stato banale riaffermarlo di fronte a Trump, seduta nella stessa poltrona dove qualche settimana fa Volodymir Zelensky era stato preso a pesci in faccia. È stato l’unico punto non solo di disaccordo, che però ha visto sulla difensiva Donald (“non sono un fan di Zelensky”) non Georgia. A conferma che Trump rispetta chi, con le dovute maniere, gli tiene ragionevolmente testa. Alla Presidente del Consiglio è stato relativamente agevole grazie a un’ampia convergenza specie sul piano della cultura politica, vedi anti-woke. Sul tema dell’immigrazione è poi andata nozze nel dar ragione a Trump quanto a necessità che l’Europa stringa i freni. Posizioni che espresse nell’Ufficio Ovale le danno dividendi riscuotibili a Roma. PUBBLICITÀ Meloni a Trump: "Sono qui per invitarla in Italia, sono sicura che possiamo raggiungere un accordo " Dalla Casa Bianca Meloni porta casa due importanti risultati, oltre al rapporto bilaterale privilegiato. Innanzitutto, Trump ha assicurato di volere un accordo sui dazi con l’Unione europea. Vedere per credere – Trump ha snocciolato i dazi in vigore come fonte di entrate per 600 miliardi dollari, senza alcun accenno a riduzioni della «tariffa reciproca» oltre il 10%. Non aspettiamoci troppo. Ma di più non poteva fare, non sta a lei negoziarli. Ha gestito abilmente il tallone d’Achille della spesa italiana per la difesa, attestandosi sul 2% in vista del vertice Nato di giugno. Poi, ha lasciato intendere, si vedrà. PUBBLICITÀ Sono passi utili all’Italia e all’Europa. Giorgia ha ammansito Donald ma non l’ha certo addomesticato. Non era né il suo compito né nelle sue capacità (né in quelle di chiunque altro…). Il bilancio degli incontri fra leader si misura dai seguiti. Meloni a Trump: "Il mio obiettivo è fare insieme l'Occidente grande di nuovo" I commenti dei nostri abbonati Video del giorno Venezia, vaporetto contro ponte di Rialto: nessun ferito Guarda anche L'arrivo di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Trump alla stampa: "È una persona eccezionale" L'arrivo di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Trump alla stampa: "È una persona eccezionale" Che tempo che fa, Michele Serra: "Il bullismo di Trump è solo stupidità" Che tempo che fa, Michele Serra: "Il bullismo di Trump è solo stupidità" Atletica: fantastico Gout Gout, a 17 anni sfonda il muro dei 20" nei 200 metri. La beffa del vento Atletica: fantastico Gout Gout, a 17 anni sfonda il muro dei 20" nei 200 metri. La beffa del vento © Riproduzione riservata La guida allo shopping del Gruppo Gedi i CAPELLI BIANCHI ADDIO Stop ai capelli bianchi: ecco la molecola che riattiva il colore naturale della tua chioma LIFTING IMMEDIATO Creme lifting per il viso: ecco le 5 che danno un effetto immediato Cronaca Economia Esteri Politica Sport Torino Scrivi alla redazione Pubblicità Dati Societari Contatti Cookie Policy Privacy CMP Sede Dichiarazione di accessibilità Riserva TDM GEDI News Network S.p.A. Via Ernesto Lugaro n. 15 - 10126 Torino - P.I. 01578251009 Società soggetta all'attività di direzione e coordinamento di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A. I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l'adattamento totale o parziale. |
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Forum Pubblico / ESTERO. MONDO DIVISO in OCCIDENTE, ORIENTE, MULTINAZIONALI e ALTRE REALTA' come la CHIESA CATTOLICA. / Ursula von der Leyen ha ragione, ma è colpa anche sua
inserito:: Aprile 17, 2025, 11:48:13 pm
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Editoriali Ursula von der Leyen ha ragione, ma è colpa anche sua Marco Revelli 17 Aprile 2025 alle 01:00 La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen Su un punto Ursula von der Leyen ha detto la verità nell’ampia intervista rilasciata al settimanale tedesco Die Zeit, quando ha affermato che «l’Occidente come lo conoscevamo non esiste più». Affermazione di per sé devastante, perché se presa alla lettera significa che “non sappiamo più chi (né cosa) siamo”. Che un punto cardinale della nostra geografia politica si è dissolto. D’altra parte è difficile negarlo: nel giro di un paio di mesi, o poco più, le due sponde dell’Atlantico si sono allontanate drammaticamente. L’ombrello americano sotto cui l’Europa aveva vissuto per otto decenni, si è chiuso bruscamente. I rispettivi linguaggi si sono fatti scortesi quando non esplicitamente ostili. Gli stessi interessi, da apparentemente convergenti, si sono rivelati improvvisamente contrapposti. I comportamenti delle rispettive leadership, nei due continenti, sono diventati incomprensibili gli uni agli altri, con gli europei convinti che a Washington si sia istallato un gruppo di caratteriali gravi e gli americani convinti che i governanti europei (pressoché tutti) siano una banda di velleitari scrocconi. Come nelle peggiori crisi coniugali, non ci si riconosce più. Von der Leyen: "L'era della pace è finita, la Russia verso un'economia di guerra" Le guerre, lo sanno bene gli storici più avvertiti, soprattutto le guerre perse, portano alla superficie trasformazioni epocali che erano state a lungo sommerse. E questa che è ancora in corso col suo quotidiano tributo di sangue in Ucraina, è una guerra perduta (comunque finisca). Essa ha rivelato, con la brutalità che le è propria, da una parte la grande debolezza degli Stati Uniti come potenza imperale e insieme, dall’altra parte, l’irrilevanza dell’Europa come realtà politica nello scacchiere internazionale. Le convulsioni attuali derivano da questo inedito scenario. Ed è a quello scenario che ci si riferisce quando si dice che l’Occidente «non esiste più». Certo l’America di Donald Trump non si risparmia nulla nel lavoro di picconatura e decostruzione della propria immagine tradizionale e delle consolidate alleanze, non solo con la politica dei dazi, rozzamente gestita come nelle peggiori negoziazioni affaristiche, ma con le minacce di invasione e annessione di Stati sovrani, e con l’uso di un linguaggio offensivo e scurrile. Un vento di pazzia. Ma con lo Shakespeare dell’Amleto, possiamo dire che c’è della logica in questa follia. Il deficit della bilancia commerciale Usa che sfiora ormai i 30 trilioni di dollari non è più sostenibile. Come d’altra parte il debito pubblico e soprattutto privato americano. Il costo di un’egemonia imperiale come quella passata non è più accettabile. Quel che accade, aldilà delle forme, ha una sua relativa inevitabilità. Ma anche l’Europa non scherza, con la sua classe politica “percossa e attonita” di fronte all’shock del cambiamento di scenario. Incapace di leggere i propri errori, e d’immaginarne ragionevoli vie d’uscita, un po’ come capita nel caso di quella sindrome chiamata dell’“arto fantasma” che fa credere a chi ha subito una mutilazione di essere ancora integro. Con i suoi principali leader – Starmer e Macron in primis, quelli che non hanno ancora elaborato il lutto della perdita dei propri imperi –, a illudersi di poter prolungare la guerra in solitudine, facendo il tifo in modo neppur tanto discreto per il fallimento dei tavoli negoziali. E con i Commissari economici incerti tra fare i duri con i contro-dazi o blandire le pretese del tycoon, e tentati fuori tempo massimo, come ha dichiarato la von der Leyen, di cercare nuovi mercati, magari con la Cina, o l’India, o quei Brics che mentre qui si enfatizzava la potenza di fuoco della Nato se ne andavano da un’altra parte. Soprattutto illudendosi che la via della potenza militare e del riarmo possa salvarci del cul de sac in cui ci si è cacciati. In questo senso Ursula von der Leyen non dice la verità quando afferma, con una sorta di coazione a ripetere, che «l’Europa è ancora un progetto di pace». Perché il retropensiero della sua Commissione è all’opposto quello di tentare di rimontare il fallimento della propria attuale irrilevanza con una velleitaria politica di riarmo, come se fallita la costruzione dell’Unione per via politica se ne debba tentare una per via militare. Via che peraltro, a conti fatti, solo la Germania sarebbe in grado di permettersi. Col bel risultato di trovarcela di nuovo armata nel cuore d’Europa, a ciclo compiuto, tra 5 anni, nel fatidico 2030 indicato da Ursula come l’anno in cui si sarà finalmente pronti alla guerra. Di chi con chi? Con la Russia di Putin, impero già ampiamente declinato? La Cina ancora così lontana? Con l’occupante di un qualche territorio irredento se gli ultranazionalisti di AfD dovessero ancora crescere? Non si sa. Sappiamo solo che i precedenti “riarmi tedeschi”, quello del primo decennio del’900 e quello degli Anni ’30, finirono ognuno con una guerra mondiale. Da cui l’Europa uscì ridimensionata e semidistrutta. Un incubo che ci auguriamo di poter ancora evitare © Riproduzione riservata GEDI News Network S.p.A. Via Ernesto Lugaro n. 15 - 10126 Torino - P.I. 01578251009 Società soggetta all'attività di direzione e coordinamento di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A. I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l'adattamento totale o parziale. |
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Forum Pubblico / ESTERO. MONDO DIVISO in OCCIDENTE, ORIENTE, MULTINAZIONALI e ALTRE REALTA' come la CHIESA CATTOLICA. / De Angelis: "Trump, l’illusione è finita. Né pace né prosperità. ...
inserito:: Aprile 17, 2025, 07:17:39 pm
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De Angelis: "Trump, l’illusione è finita. Né pace né prosperità. E ora tocca a Meloni" ALESSANDRO DE ANGELIS Aveva promesso prosperità e la fine delle guerre. Ma i dazi hanno già seppellito l’illusione di una nuova età dell’oro, e la Domenica delle Palme insanguinata ha cancellato ogni speranza di pace. Vladimir Putin rilancia l’offensiva in Ucraina e sigla nuovi accordi per produrre armi. A Gaza, l’ultimo ospedale è stato bombardato: curarsi non è più possibile. Benjamin Netanyahu prosegue nella distruzione sistematica della Striscia, mentre si moltiplicano i sospetti su progetti immobiliari targati Trump. In questo scenario di guerra e cinismo, giovedì 17 aprile Giorgia Meloni volerà da Donald Trump. La domanda è inevitabile: cosa farà la premier italiana? 14/04/2025 02:10 |
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Forum Pubblico / DEMOCRATURA, UNA REALTA' DA RESPINGERE, SAREMMO SUDDITI DI UN IMPERO. / Biella, Cirio giustifica l'invasione in Russia dell'Italia
inserito:: Aprile 17, 2025, 07:12:47 pm
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Biella, Cirio giustifica l'invasione in Russia dell'Italia In questo video promozionale dell'Adunata degli Alpini a Biella, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio scivola sulla storia ricevendo critiche sui social. Parlando degli Alpini e della campagna di Russia, ha infatti voluto ricordare gli italiani che riposano sulle rive del Don affermando che quella tragica campagna in cui il fascismo mandò a morire migliaia di italiani fu per "difendere la nostra libertà". In realtà eravamo invasori della Russia, al fianco dell'alleato nazifascista. Video Facebook 16/04/2025 02:24 |
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Forum Pubblico / ESTERO. MULTINAZIONALI, MUSK, TRUMP e la CINA, NON SONO TUTTO IL MONDO. / 2025. Figli di serie A e figli di serie B. Nel nome del vincolo sacro.
inserito:: Aprile 17, 2025, 07:00:25 pm
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Post della sezione Notizie
Davide Dellarole Sprnodeost0eIg6l6li2hr00l2tlt0010a7m:1c321 fmiaaafi70281hle · 2025. Figli di serie A e figli di serie B. Nel nome del vincolo sacro. Nel 2025, nella Repubblica Italiana – uno Stato che, almeno sulla carta, dovrebbe essere laico – ci troviamo di fronte a un caso di palese discriminazione istituzionale, sancita nero su bianco da una norma di legge approvata da questo Parlamento. Si tratta della legge che regola i risarcimenti alle famiglie delle vittime del crollo del ponte Morandi, tragedia che ha segnato una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. Eppure, alla sofferenza si aggiunge oggi l’ingiustizia. Perché quella norma, frutto di un compromesso bipartisan, stabilisce che i figli nati all’interno del matrimonio hanno diritto a un risarcimento pieno. Gli altri – figli nati da coppie non sposate, figli non consacrati dal “sacro vincolo del matrimonio” – valgono meno. Ricevono meno. Come se l’amore, la perdita, il lutto e la dignità potessero essere misurati con un metro ecclesiastico in un’aula legislativa. È inaccettabile. Lo è ancora di più se si considera l’ipocrisia feroce e perversa di chi ha votato questa legge: parlamentari che spesso si dichiarano paladini della tradizione, della famiglia “naturale”, dell’ordine morale – e che nella loro vita privata collezionano divorzi, convivenze extraconiugali, figli nati fuori dal matrimonio, e storie finite sulle pagine di cronaca rosa o giudiziaria. Un doppio standard vergognoso, che umilia non solo le vittime e i loro familiari, ma la stessa dignità dello Stato. Nel 2025, ci troviamo ancora a fare i conti con una visione medievale della società, che introduce caste non dichiarate anche nell’elaborazione del dolore. Una legge che non rispetta la Costituzione, che afferma l’eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Viene da chiedersi se, dopo secoli di storia travagliata, il Vaticano non possa finalmente fare ritorno ad Avignone – simbolicamente o realmente. Ma soprattutto: non sarebbe il caso che ci andassero, insieme a quella visione retriva e discriminatoria, anche tutti quei parlamentari che hanno tradito la fiducia dei cittadini per obbedire a un dogma che nulla ha a che vedere con il diritto? Perché di questo si tratta: non di religione, ma di diritto. Di giustizia. Di civiltà. E di fronte a questo ennesimo sopruso, non resta che una parola: vergogna. E anche oggi #buongiornouncazzo |
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Forum Pubblico / ESTERO. MONDO DIVISO in OCCIDENTE, ORIENTE, MULTINAZIONALI e ALTRE REALTA' come la CHIESA CATTOLICA. / “La Svizzera deve prepararsi a una guerra”, dice generale americano
inserito:: Aprile 17, 2025, 12:07:17 pm
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“La Svizzera deve prepararsi a una guerra”, dice generale americano Keystone-SDA La Svizzera deve prepararsi a una guerra: lo sostiene Ben Hodges, generale americano in pensione che in passato ha ricoperto il ruolo di comandante delle truppe statunitensi in Europa. Questo contenuto è stato pubblicato al 16 marzo 2025 - 09:30 (Keystone-ATS) “Il modo migliore per prevenire un conflitto è prepararlo”, afferma il 66enne in un’intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick (SoBli). “Lo sappiamo da 5000 anni di storia: chiunque non sia preparato – fisicamente, moralmente o mentalmente – invita all’aggressione”. “Ogni guerra è improbabile all’inizio”, prosegue l’alto graduato. “Tre anni or sono nessuno credeva che la Russia avrebbe sferrato un grande attacco all’Ucraina. Anche la Svizzera dovrebbe prepararsi”. Ma la Confederazione – ribattono i giornalisti del domenicale – è una nazione neutrale. “Non credo che la Russia rispetti la neutralità elvetica”, argomenta l’intervistato. “Questo non significa necessariamente che un giorno i carri armati russi entreranno in Svizzera. Ma possiamo vedere, ad esempio, come la Russia stia interrompendo il libero scambio nel Mar Nero e nel Mare del Nord – in altre parole, conducendo una guerra ibrida. La Svizzera non è immune da tutto ciò”. Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app. Cosa consigliare quindi all’esercito elvetico? “In primo luogo, imparare a dispiegare e a difendersi dai droni su un’ampia area. In secondo luogo, investire pesantemente nella difesa aerea. La Russia utilizza un’enorme quantità di artiglieria, bombe plananti e missili per distruggere le infrastrutture del nemico. Terzo: allenarsi a manovre su larga scala. Il tempo delle piccole operazioni mirate è finito. Come nella Guerra Fredda, dobbiamo imparare di nuovo a combattere un esercito russo altamente equipaggiato”. Hodges è convinto che il presidente americano Donald Trump darà seguito alla minaccia di ritirare le truppe statunitensi dall’Europa. “L’unica domanda è quando e quanti soldati ritirerà”. Perché farlo? “Poiché vuole dislocare le truppe altrove. Ogni nuova amministrazione rivede i luoghi in cui impiegare le proprie forze armate. Questo è necessario perché le risorse non sono sufficienti per tutte le esigenze. E da quello che sento dire da Washington, l’Europa non è più una priorità. Trump vede la Cina come il principale avversario. Per questo vuole che l’Europa si armi finalmente. A quel punto gli Stati Uniti potranno anche spostare le loro truppe di stanza nella regione indo-pacifica”. È davvero nell’interesse dell’America lasciare l’Europa a se stessa? “No, non lo è”, replica il generale a tre stelle. “Le truppe statunitensi non sono in Europa principalmente per proteggere la Germania, la Francia o la Svizzera. L’Europa è un avamposto strategico per gli Stati Uniti, da cui vengono coordinate le operazioni in Africa, Medio Oriente ed Eurasia. Si tratta di una difesa avanzata. L’America non può proteggersi solo dal Texas o dalla Carolina del Nord”. A suo avviso se la presenza degli Stati Uniti in Europa si riduce, aumenta il rischio che il presidente russo Vladimir Putin estenda il conflitto ad altri europei. “Se Putin riuscirà ad avere la meglio in Ucraina, credo sia molto probabile che la Russia si spinga in Moldavia o negli stati baltici, per esempio. I propagandisti russi ne parlano in continuazione. Non si tratta quindi di una preoccupazione infondata, ma di un’intenzione del Cremlino che è stata espressa più volte senza mezzi termini”. Attualmente però – osservano i cronisti di SoBli – l’Europa ha poco da offrire dal punto di vista militare. “Questa narrazione viene diffusa ovunque, ma è un’idea sbagliata”, replica il milite con trascorsi anche in Iraq e Afghanistan. “Francia e Gran Bretagna – entrambe potenze nucleari e membri della Nato – sono spesso dimenticate. Ci sono migliaia di tedeschi e olandesi di stanza in Lituania, britannici in Estonia e canadesi in Lettonia. Anche Italia, Francia e Germania hanno eserciti forti, per non parlare di Finlandia e Polonia. Nel complesso, si tratta di una forza armata considerevole”. “L’economia dell’Ue è enormemente più grande di quella della Russia”, insiste l’ex comandante. “Se i Capi di Stato e di governo europei raccolgono la volontà politica di fare ciò che è necessario, possono dissuadere la Russia anche senza gli Stati Uniti”, conclude. Da - https://www.swissinfo.ch/ita/%22la-svizzera-deve-prepararsi-a-una-guerra%22%2c-dice-generale-americano/89017137 |
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Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, VANNO DIFESE! Anche da Noi Stessi. / Se non si torna ad essere Partito, rinnegando com'era.
inserito:: Aprile 17, 2025, 12:24:09 am
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Gianni Gavioli
Autore Amministratore Se non ci guardiamo in faccia, senza delegare ai più chiassosi nulla, perché presi singolarmente nulla valgono e nulla si meritano. Se non si torna ad essere Partito, rinnegando com'era. Se non sentiamo come nostro Leader e Capo ognuno di noi tra Persone Sociali Attive, come possiamo impedire che ci derubino dei nostri tesori? La Repubblica, la Costituzione, incastonate come Grani con loro precise Regole, in un Rosario di Cultura Laica, chiamato Democrazia Autorevole. Splendente di Libertà. ggiannig |
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Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, VANNO DIFESE! Anche da Noi Stessi. / La Tregua di Trump? Cerchiamo di mettere a fuoco la cosa: ...
inserito:: Aprile 16, 2025, 11:35:05 pm
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Orio Giorgio Stirpe
La Tregua di Trump? Naturalmente è ancora presto per discuterne approfonditamente, ma sembra stia emergendo una bozza di “piano” americano di base per portare Kyiv e Mosca a una trattativa. Cerchiamo di mettere a fuoco la cosa: si tratta di un piano DI BASE: non è la soluzione finale del conflitto, ma semplicemente la base su cui impostare una successiva trattativa; trattativa che a sua volta dovrebbe condurre ad un cessate il fuoco, non alla “pace”. Quindi la risoluzione politica del conflitto sarebbe comunque rimandata a data da destinarsi, e cioè ad un momento in cui le condizioni politiche generali evolvessero ad un livello tale per cui fosse possibile addivenire ad una soluzione definitiva accettabile dalla comunità internazionale: in sostanza, una soluzione “tedesca”, dove la DDR è sopravvissuta fintanto che l’Unione Sovietica ha potuto mantenerne il controllo militare. Trattandosi di una proposta di “piattaforma contrattuale” e non di un “piano” finalizzato, è ovviamente molto generico e pieno di punti da chiarire in sede di trattativa. Nelle sue forme generali però di massima suddivide il territorio ucraino in tre zone principali: tutti i territori a ovest del Dnipro cadrebbero sotto la protezione armata di una “coalizione di volenterosi” su base europea (per ora anglo-francese), e sostanzialmente sarebbe coperta dall’equivalente dell’”Art.5” dell’Unione Europea; la Russia manterrebbe il controllo militare e dunque l’amministrazione dei territori attualmente occupati; l’Ucraina manterrebbe l’esclusivo controllo militare dei territori residui fra la sponda orientale del Dnipro e l’attuale linea del fronte. Ovviamente l’amministrazione di tutto il territorio ucraino non occupato sarebbe esclusiva pertinenza ucraina; la linea del fronte diventerebbe una “linea di demarcazione” e potrebbe prevedere – ovunque o in determinati tratti – una “fascia smilitarizzata” larga fino a 30 chilometri. Per una volta, assistiamo alla presentazione di una “piattaforma” relativamente realistica: innanzitutto sarebbe militarmente fattibile e sostenibile, poi scontenterebbe entrambi i contendenti quanto basterebbe a rendere la trattativa almeno ipotizzabile, lasciando ad entrambi la possibilità di reclamare una “vittoria” più o meno verosimile. Detto questo, vediamo le implicazioni militari di questa piattaforma. Innanzitutto la natura della “Forza dei Volenterosi”: non si tratterebbe di “peacekeepers”, non sarebbero sotto l’ONU, e soprattutto non sarebbero schierati nella “fascia smilitarizzata”, come abbiamo cercato di spiegare per mesi. Si tratterebbe di una forza da combattimento e di dissuasione, come le forze NATO schierate a suo tempo nella Repubblica Federale tedesca per dissuadere un’invasione da parte del patto di Varsavia: a parte elementi da ricognizione, queste forze erano dislocate in profondità, a distanza di sicurezza da un attacco di sorpresa, e in grado di reagire con prontezza ad un’aggressione. Di fatto, con la loro presenza sul terreno queste forze offrirebbero all’Ucraina una garanzia equivalente all’Art.5 della NATO su tutto il territorio a ovest del Dnipro, garantendo definitivamente la sopravvivenza, indipendenza e sovranità dell’Ucraina nell’ambito della EU. Per quanto riguarda la “fascia smilitarizzata”, il suo controllo dipenderebbe da “peacekeepers” che nulla avrebbero a che fare con la “Forza dei Volenterosi”: si tratterebbe in questo caso sostanzialmente di osservatori militari, magari assistiti da elementi leggeri per il sostegno logistico e la protezione immediata, presumibilmente sotto responsabilità ONU e probabilmente forniti da Nazioni quali India, Nigeria o Brasile. Il suo scopo sarebbe esclusivamente monitorare la situazione, investigare eventuali violazioni e tenere fisicamente separati i contendenti: un po’ come a Cipro. In alternativa, potrebbe anche essere una fascia più ristretta e semplicemente abbandonata, intensivamente minata e sottoposta al controllo da remoto delle forze contrapposte, come in Corea. È anche facilmente presumibile che questa “fascia” non esisterebbe in corrispondenza del settore dove la linea di contatto corrisponde al fiume Dnipro, e probabilmente nemmeno dove coincide con la frontiera di Stato internazionalmente riconosciuta, dove sarebbe al massimo ridotta a pochi metri. Un gran numero di aspetti collaterali, primo fra tutti il controllo dello spazio aereo, sarebbero lasciati alle successive trattative. Fin qui, quanto si riesce a capire al momento sulla proposta americana, come ventilata dal generale Kellogs. Esiste anche la versione rilanciata da Mosca, secondo cui la zona lasciata in mano russa dovrebbe corrispondere agli attuali confini occidentali degli Oblast unilateralmente annessi da Mosca nel 2022, ma si tratterebbe di un “non-start”, in quanto è assolutamente escluso che Kyiv possa anche solo sedersi a un tavolo dove la discussione partisse da una piattaforma che richiedesse un preventivo arretramento ucraino. Ma si tratta di una piattaforma credibile? Come detto sopra, per la prima volta si tratta di una proposta realistica: non prevede arretramenti da parte di nessuno dei due contendenti, se non in misura minima, e non ha la pretesa di risolvere definitivamente il conflitto ma unicamente di addivenire ad un “cessate il fuoco” più o meno stabile. Ove avesse successo, l’Ucraina otterrebbe il definitivo riconoscimento della sua sovranità accompagnato da una solida garanzia e dalla certezza della successiva integrazione in ambito europeo e occidentale, e dovrebbe in cambio rinunciare PROVVISORIAMENTE al ristabilimento dell’integrità territoriale; la provvisorietà sarebbe indefinita (Mesi? Anni?), e il vantaggio sarebbe la fine del conflitto guerreggiato, nella considerazione che la riconquista dei territori occupati potrebbe richiedere molto tempo e molte ulteriori perdite. Di contro, la Russia otterrebbe il controllo a tempo indeterminato dei territori occupati e accederebbe ad un “confine” militarmente più difendibile del precedente, con la conseguente possibilità di millantare una “vittoria” sul campo grazie all’acquisizione di territori precedentemente non occupati. A questo punto, la discriminante circa la convenienza o meno di questa piattaforma per l’Ucraina andrebbe individuata sul mantenimento o meno delle sanzioni alla Russia: se queste fossero tolte, nel giro di quattro anni un rinnovo dell’aggressione russa ai danni della zona NON coperta dalla garanzia europea sarebbe estremamente probabile in quanto porterebbe la Russia a controllare un “confine” (anche se non internazionalmente riconosciuto) ancora più favorevole. Se invece fossero mantenute, una ripresa militare russa sarebbe virtualmente impossibile e il degrado economico russo procederebbe fino ad un probabile collasso in tempi difficilmente prevedibili ma comunque non troppo distanti: collasso che consentirebbe un successivo reintegro pacifico dei territori occupati. Ogni eventuale “via di mezzo” circa le sanzioni andrebbe valutata ragionando fra questi due estremi. Fin qui, la diplomazia. Poi però c’è la situazione sul campo. La situazione sul campo – quella puramente militare – si presenta sempre più grave per i russi e sempre più promettente per gli ucraini, soprattutto in campo aereo. Il post è già lungo abbastanza senza riproporre ancora una volta gli aspetti tecnici che supportano questa mia affermazione, per i quali rimando all’audizione del generale Cavoli al Congresso, ma la sostanza del discorso è che in base all’attuale tendenza di sviluppo delle capacità ucraine e di sostegno occidentale, sarà possibile addivenire al collasso militare russo in tempi assai più brevi rispetto al collasso economico raggiungibile per via diplomatica mantenendo le sanzioni. Quello che però occorre ricordare, è che tanto l’Europa quanto l’America intendono evitare ad ogni costo che la Russia raggiunga un collasso sociale, le cui catastrofiche conseguenze sommergerebbero di profughi l’intero continente e costringerebbero a spese militari spaventose per stabilizzare la Federazione Russa. Alla luce di quanto sopra, mi azzardo a prevedere che gli ucraini potrebbero accettare di trattare sulla base della piattaforma sopra esposta, probabilmente nell’intento di prolungare le trattative abbastanza a lungo da addivenire nel frattempo al collasso militare russo, con l’intento eventuale di accettare l’accordo e aspettare quello economico ove quello militare non si verificasse abbastanza presto. ORIO GIORGIO STIRPE da Fb del 12 aprile 2025 |
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Forum Pubblico / ESTERO. MULTINAZIONALI, MUSK, TRUMP e la CINA, NON SONO TUTTO IL MONDO. / Orio Giorgio Stirpe La Tregua di Trump? Naturalmente è ancora presto per ...
inserito:: Aprile 12, 2025, 05:37:43 pm
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Orio Giorgio Stirpe La Tregua di Trump? Naturalmente è ancora presto per discuterne approfonditamente, ma sembra stia emergendo una bozza di “piano” americano di base per portare Kyiv e Mosca a una trattativa. Cerchiamo di mettere a fuoco la cosa: si tratta di un piano DI BASE: non è la soluzione finale del conflitto, ma semplicemente la base su cui impostare una successiva trattativa; trattativa che a sua volta dovrebbe condurre ad un cessate il fuoco, non alla “pace”. Quindi la risoluzione politica del conflitto sarebbe comunque rimandata a data da destinarsi, e cioè ad un momento in cui le condizioni politiche generali evolvessero ad un livello tale per cui fosse possibile addivenire ad una soluzione definitiva accettabile dalla comunità internazionale: in sostanza, una soluzione “tedesca”, dove la DDR è sopravvissuta fintanto che l’Unione Sovietica ha potuto mantenerne il controllo militare. Trattandosi di una proposta di “piattaforma contrattuale” e non di un “piano” finalizzato, è ovviamente molto generico e pieno di punti da chiarire in sede di trattativa. Nelle sue forme generali però di massima suddivide il territorio ucraino in tre zone principali: tutti i territori a ovest del Dnipro cadrebbero sotto la protezione armata di una “coalizione di volenterosi” su base europea (per ora anglo-francese), e sostanzialmente sarebbe coperta dall’equivalente dell’”Art.5” dell’Unione Europea; la Russia manterrebbe il controllo militare e dunque l’amministrazione dei territori attualmente occupati; l’Ucraina manterrebbe l’esclusivo controllo militare dei territori residui fra la sponda orientale del Dnipro e l’attuale linea del fronte. Ovviamente l’amministrazione di tutto il territorio ucraino non occupato sarebbe esclusiva pertinenza ucraina; la linea del fronte diventerebbe una “linea di demarcazione” e potrebbe prevedere – ovunque o in determinati tratti – una “fascia smilitarizzata” larga fino a 30 chilometri. Per una volta, assistiamo alla presentazione di una “piattaforma” relativamente realistica: innanzitutto sarebbe militarmente fattibile e sostenibile, poi scontenterebbe entrambi i contendenti quanto basterebbe a rendere la trattativa almeno ipotizzabile, lasciando ad entrambi la possibilità di reclamare una “vittoria” più o meno verosimile. Detto questo, vediamo le implicazioni militari di questa piattaforma. Innanzitutto la natura della “Forza dei Volenterosi”: non si tratterebbe di “peacekeepers”, non sarebbero sotto l’ONU, e soprattutto non sarebbero schierati nella “fascia smilitarizzata”, come abbiamo cercato di spiegare per mesi. Si tratterebbe di una forza da combattimento e di dissuasione, come le forze NATO schierate a suo tempo nella Repubblica Federale tedesca per dissuadere un’invasione da parte del patto di Varsavia: a parte elementi da ricognizione, queste forze erano dislocate in profondità, a distanza di sicurezza da un attacco di sorpresa, e in grado di reagire con prontezza ad un’aggressione. Di fatto, con la loro presenza sul terreno queste forze offrirebbero all’Ucraina una garanzia equivalente all’Art.5 della NATO su tutto il territorio a ovest del Dnipro, garantendo definitivamente la sopravvivenza, indipendenza e sovranità dell’Ucraina nell’ambito della EU. Per quanto riguarda la “fascia smilitarizzata”, il suo controllo dipenderebbe da “peacekeepers” che nulla avrebbero a che fare con la “Forza dei Volenterosi”: si tratterebbe in questo caso sostanzialmente di osservatori militari, magari assistiti da elementi leggeri per il sostegno logistico e la protezione immediata, presumibilmente sotto responsabilità ONU e probabilmente forniti da Nazioni quali India, Nigeria o Brasile. Il suo scopo sarebbe esclusivamente monitorare la situazione, investigare eventuali violazioni e tenere fisicamente separati i contendenti: un po’ come a Cipro. In alternativa, potrebbe anche essere una fascia più ristretta e semplicemente abbandonata, intensivamente minata e sottoposta al controllo da remoto delle forze contrapposte, come in Corea. È anche facilmente presumibile che questa “fascia” non esisterebbe in corrispondenza del settore dove la linea di contatto corrisponde al fiume Dnipro, e probabilmente nemmeno dove coincide con la frontiera di Stato internazionalmente riconosciuta, dove sarebbe al massimo ridotta a pochi metri. Un gran numero di aspetti collaterali, primo fra tutti il controllo dello spazio aereo, sarebbero lasciati alle successive trattative. Fin qui, quanto si riesce a capire al momento sulla proposta americana, come ventilata dal generale Kellogs. Esiste anche la versione rilanciata da Mosca, secondo cui la zona lasciata in mano russa dovrebbe corrispondere agli attuali confini occidentali degli Oblast unilateralmente annessi da Mosca nel 2022, ma si tratterebbe di un “non-start”, in quanto è assolutamente escluso che Kyiv possa anche solo sedersi a un tavolo dove la discussione partisse da una piattaforma che richiedesse un preventivo arretramento ucraino. Ma si tratta di una piattaforma credibile? Come detto sopra, per la prima volta si tratta di una proposta realistica: non prevede arretramenti da parte di nessuno dei due contendenti, se non in misura minima, e non ha la pretesa di risolvere definitivamente il conflitto ma unicamente di addivenire ad un “cessate il fuoco” più o meno stabile. Ove avesse successo, l’Ucraina otterrebbe il definitivo riconoscimento della sua sovranità accompagnato da una solida garanzia e dalla certezza della successiva integrazione in ambito europeo e occidentale, e dovrebbe in cambio rinunciare PROVVISORIAMENTE al ristabilimento dell’integrità territoriale; la provvisorietà sarebbe indefinita (Mesi? Anni?), e il vantaggio sarebbe la fine del conflitto guerreggiato, nella considerazione che la riconquista dei territori occupati potrebbe richiedere molto tempo e molte ulteriori perdite. Di contro, la Russia otterrebbe il controllo a tempo indeterminato dei territori occupati e accederebbe ad un “confine” militarmente più difendibile del precedente, con la conseguente possibilità di millantare una “vittoria” sul campo grazie all’acquisizione di territori precedentemente non occupati. A questo punto, la discriminante circa la convenienza o meno di questa piattaforma per l’Ucraina andrebbe individuata sul mantenimento o meno delle sanzioni alla Russia: se queste fossero tolte, nel giro di quattro anni un rinnovo dell’aggressione russa ai danni della zona NON coperta dalla garanzia europea sarebbe estremamente probabile in quanto porterebbe la Russia a controllare un “confine” (anche se non internazionalmente riconosciuto) ancora più favorevole. Se invece fossero mantenute, una ripresa militare russa sarebbe virtualmente impossibile e il degrado economico russo procederebbe fino ad un probabile collasso in tempi difficilmente prevedibili ma comunque non troppo distanti: collasso che consentirebbe un successivo reintegro pacifico dei territori occupati. Ogni eventuale “via di mezzo” circa le sanzioni andrebbe valutata ragionando fra questi due estremi. Fin qui, la diplomazia. Poi però c’è la situazione sul campo. La situazione sul campo – quella puramente militare – si presenta sempre più grave per i russi e sempre più promettente per gli ucraini, soprattutto in campo aereo. Il post è già lungo abbastanza senza riproporre ancora una volta gli aspetti tecnici che supportano questa mia affermazione, per i quali rimando all’audizione del generale Cavoli al Congresso, ma la sostanza del discorso è che in base all’attuale tendenza di sviluppo delle capacità ucraine e di sostegno occidentale, sarà possibile addivenire al collasso militare russo in tempi assai più brevi rispetto al collasso economico raggiungibile per via diplomatica mantenendo le sanzioni. Quello che però occorre ricordare, è che tanto l’Europa quanto l’America intendono evitare ad ogni costo che la Russia raggiunga un collasso sociale, le cui catastrofiche conseguenze sommergerebbero di profughi l’intero continente e costringerebbero a spese militari spaventose per stabilizzare la Federazione Russa. Alla luce di quanto sopra, mi azzardo a prevedere che gli ucraini potrebbero accettare di trattare sulla base della piattaforma sopra esposta, probabilmente nell’intento di prolungare le trattative abbastanza a lungo da addivenire nel frattempo al collasso militare russo, con l’intento eventuale di accettare l’accordo e aspettare quello economico ove quello militare non si verificasse abbastanza presto. ORIO GIORGIO STIRPE da Fb del 12 aprile 2025 |
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Forum Pubblico / N.O.M. NUOVO ORDINE MONDIALE, POLI DI ATTRAZIONE ECONOMICA E POLITICA O NEOIMPERI. / Le Monde: “Tentativo Trump di far capitolare l'Ucraina è fallito”.
inserito:: Aprile 09, 2025, 11:47:35 pm
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Gianni Gavioli
Amministratore Esperto del gruppo in Realtà virtuale Mariano Giustino Ora bisogna prendere quel bandito di #Trump a muso duro! L’#Europa non si faccia intimidire da quel gangster. Le Monde: “Tentativo Trump di far capitolare l'Ucraina è fallito”. Mentre in Italia si sentono sproloqui assurdi sull'immaginaria “sconfitta ucraina”, Zelensky continua a rifiutare l'accordo con gli USA sui minerali, in più Canada e altri paesi si allineano a Francia e Gran Bretagna. Ma perché la Russia freme per dichiarare una vittoria su territori che non controlla neppure? Lo spiega in un editoriale odierno sul quotidiano francese Marie Mendras, politologa, tra le maggiori esperte di affari russi: «Le richieste stravaganti di Vladimir Putin rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra russa. Il presidente russo ha fretta di firmare un cessate il fuoco perché ha bisogno di una pausa. È urgente sottolineare le difficoltà che la Russia incontra nel portare avanti da sola un conflitto a lungo termine. Il folle tentativo di Trump di costringere gli ucraini a capitolare è fallito. Di fronte al tradimento americano, europei e canadesi stanno serrando i ranghi e non allentano la pressione sulla Casa Bianca. Vladimir Putin spera nella revoca delle sanzioni statunitensi, che determineranno una ripresa del rublo, ma i tassi di interesse restano molto elevati. La politica americana è imprevedibile. Intanto la guerra continua. La Russia è l'attore principale in questo conflitto. E tuttavia la situazione nel paese aggressore resta ad un punto morto. Il Cremlino coltiva la nostra ignoranza, tra il rumore e la furia delle bombe e degli attacchi informatici. Discorsi arroganti, minacce e bugie creano l'illusione di una macchina da guerra di Putin ben funzionante. È urgente tornare ai fatti e sottolineare i limiti della capacità russa di guidare da sola un conflitto a lungo termine in Europa. Vladimir Putin ha fretta di firmare un cessate il fuoco, alle sue condizioni, perché ha bisogno di una pausa. Lusingato da Donald Trump, ha mostrato le sue carte. Chiede un accordo che preveda la resa immediata e la smilitarizzazione di tutta l'Ucraina, nonché la messa al bando delle forze di mantenimento della pace, la revoca delle sanzioni occidentali e le dimissioni del presidente Zelensky. Costo considerevole. Queste richieste esagerate rivelano le vulnerabilità della macchina da guerra e le disfunzioni del potere, che si rinchiude nella propria disinformazione. Le unità combattenti sono stremate dalle offensive in prima linea. Nel 2024 sono riusciti a conquistare circa lo 0,6% del territorio ucraino, a un costo considerevole: centinaia di migliaia di morti e feriti, ingenti perdite di equipaggiamento e armi, rappresaglie ucraine in territorio russo, tra cui l'occupazione di parte della regione di Kursk. Nei territori occupati, i russi hanno incontrato molti ostacoli: bombardamenti, sabotaggi, carenze di rifornimenti, mancanza di denaro. Le popolazioni in cattività non collaborano.» Lunedì Macron cercherà di riportare Trump in carreggiata, e se non dovesse riuscirci, l'Europa continuerà a supportare Kiev fino al completo logoramento della macchina bellica russa. L'amministrazione Trump rischia dunque una doppia figuraccia internazionale, qualora la scommessa europea dovesse rivelarsi vincente. Per di più Trump passerà alla storia – non per aver tagliato la spesa pubblica americana – ma per aver taglieggiato con richieste usuraie un popolo in difficoltà, ma che aveva ancora amici che gli hanno consentito di continuare a combattere per la libertà. Radio Radicale #Turchia |