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31  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Ho sentito parlare di svenimento in diretta di Giletti e mi si è sbloccato ... inserito:: Luglio 10, 2024, 12:29:55 pm
Accadde oggi
2 anni fa
Gianni Gavioli
  · Contenuto condiviso con: Tutti

Sergio Pistoi
  ·
UN RICORDO SVENEVOLE DI INIZIO SECOLO
Ho sentito parlare di  svenimento in diretta di Giletti e mi si è sbloccato un ricordo. Riguarda un altro mancamento Gilettiano a cui ebbi l'onore di assistere dal vivo, letteralmente da pochi centimetri di distanza.
Anno 2000,  Maratona Televisiva Telethon, io scrivevo i temi  (e a volte i testi)  a contenuto scientifico per i vari ospiti e conduttori che si alternavano. Quell'anno il filo conduttore era assicurato dalla "squadra" di Guardì, autore e regista dei Fatti Vostri- un programma nazionalpopolare del mattino che qualcuno forse ancora ricorda. Il conduttore in forza a Guardì era proprio lui, Giletti. Lavorai a lungo insieme alle  due sue autrici, una delle quali, quando era esasperata da qualche capriccio del suo capo,  gridava "Ao', e'mmerito mio se guello pare n'essere penzante!”. Scritto così non fa effetto ma detto da lei vi assicuro che rappresentava un piccolo capolavoro dadaista.
In quella maratona ebbi la fortuna di assistere al momento che ritengo più alto del genio Gilettiano, almeno per i canoni della TV italiana. Avvenne durante una  intervista a Renato Dulbecco.
In teoria si trattava semplicemente di chiedere a Dulbecco una battuta sul Progetto Genoma, di cui fu uno dei primi proponenti nel lontano 1986 con un articolo su Science.  Situazione dove un un normale umano televisivo  avrebbe iniziato in un altro modo, magari con "professore, lei che aveva preconizzato il Progetto Genoma, bla bla cosa ne pensa?".
Ma Giletti invece  iniziò la domanda con   "...mi ricordo che all'università, se non sbaglio nell'86, lessi su "Science" che lei, Professore, proponeva di leggere tutto il genoma umano, e mi colpì tantissimo!".
Quella cosa di Science, come tutto il resto, naturalmente, l'avevo scritta io: nessuno sano di mente immaginerebbe Giletti leggere "Science" all'università e ricordarsi dell'ancorché famoso articolo di Dulbecco in cui preconizzava il Progetto Genoma Umano.
Questo è normale in TV, vale per quasi tutti i conduttori e per questo esistono gli autori e i consulenti come il sottoscritto.

Eppure,  al  il pubblico a casa  sembrò  che quell'articolo non solo Giletti l'avesse letto da ragazzo, ma che gli avesse pure cambiato la vita. E lui sapeva benissimo che il suo target di riferimento non avrebbe mai fatto 2+2 e capito  quanto fosse improbabile che proprio lui leggesse avidamente Science, tanto per cominciare.
Peraltro, la domanda non doveva farla lui ma Luciano Onder, che in realtà conduceva l’intervista, mentre Giletti doveva fare semplicemente da spalla. L' occasione era evidentemente così ghiotta che Giletti, scorrendo sul momento il foglio con i testi e le note, la vide e non seppe resistere. Particolari, finezze che fanno la differenza tra un normale conduttore e un genio della torsione del reale.
Inutile dire che in quella occasione lo rivalutai moltissimo e compresi il motivo del suo successo, dovuto sicuramente anche ad un istinto eccezionale. Gran parte della TV italiana (e non solo) si basa fondamentalmente sul disprezzo riguardo al livello della audience di riferimento, spesso a buona ragione.
Considerato che gran parte dei telespettatori non capiscono un concetto molto elementare: la TV  è un palcoscenico come un altro, e quello che si vede, in un modo o nell'altro, è quasi sempre costruito. Una costruzione più o meno fedele alla realtà, ma pur sempre una rappresentazione con autori che scrivono, conduttori che danno il tono, regia che decide l'inquadratura, ospiti che devono adeguarsi ad un canovaccio e a un ruolo, colpi di scena quasi sempre concordati.
Ma veniamo allo svenimento. In diretta notturna (era una maratona, ricordate?) ero proprio davanti a Giletti, e dietro la camera, quando il Nostro si accasciò lentamente, quasi in slow motion, senza mai perdere di vista la camera con il suo vispo occhio Gilettiano e facendo naturalmente segno di continuare, che era tutto OK. 


Guardì, che aveva l’abitudine di intervenire in audio dalla regia anche durante la diretta, con tempismo eccezionale entrò in audio e ordinò di staccare sulla pausa pubblicitaria.

Ora io non so se il Nostro stesse davvero male o se fu solo un escamotage per attirare l’attenzione o per togliersi d’impaccio in un attimo  in cui, per qualche strana ragione, non sembrava arrivare alcun input da regia e autori.
Quello che  è certo è che partita la pubblicità, e con grande sollievo di tutti, Giletti si riprese molto rapidamente, pronto a ripartire con la diretta.
So anche che le maratone erano lunghe e pesanti, anche se non scalfirono mai conduttori come l’incrollabile Milly Carlucci, con cui avrei in seguito lavorato.
Insomma, il dubbio su quella caduta mi è rimasto, e mi fa piacere sapere che Giletti anche questa volta si sia ripreso alla grande.

da - fb
32  Forum Pubblico / LA CULTURA, IL MONDO DEL LAVORO, I GIOVANI, L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA. / Stellantis, crolla la produzione in Italia: -25,2% nel semestre. Crisi nera inserito:: Luglio 09, 2024, 09:28:10 pm
Stellantis, crolla la produzione in Italia: -25,2% nel semestre. Crisi nera per Mirafiori e Melfi: -63% e -57%
di Andrea Boeris

Nel primo semestre del 2024 tengono i veicoli commerciali (+2%) ma crollano le auto (-36%). Tra gli impianti si salva solo Pomigliano (+3,5%). I dati emergono dal report Fim-Cisl presentato dal segretario, Ferdinando Uliano | Stellantis, la produzione in Italia era in forte calo (-10%) già nel primo trimestre del 2024

Ultim'ora News
La produzione di Stellantis in Italia è in forte calo nel primo semestre dell’anno: negli impianti italiani il gruppo guidato da Carlos Tavares ha prodotto 303.510 veicoli, un dato che equivale a un -25,2%. Il dato emerge dal consueto report elaborato da Fim-Cisl e presentato a Torino dal segretario nazionale Ferdinando Uliano. Già nel primo trimestre dell’anno la produzione di Stellantis, con 170.415 veicoli realizzati, era scesa del 9,8% rispetto ai 188.910 dei primi tre mesi del 2023.

Le auto fanno -36% nel primo semestre
Il dato semestrale in calo è trainato dal -36% realizzato dalle auto, mentre i veicoli commerciali hanno fatto segnare un +2%. Proiettando questi dati sull’intero 2024, la Fim si attende circa 500 mila veicoli totali prodotti a fine anno da Stellantis in Italia. Un dato che sarebbe pari a circa la metà rispetto all’obiettivo di un milione di veicoli prodotto all’anno in Italia e ben lontano anche dai 751 mila del 2023.

Crisi nera per Mirafiori e Melfi
Guardando agli impianti l’unico con un dato positivo è Pomigliano, che registra nei primi sei mesi un +3,5%. Al contrario i numeri rendono l’idea di quanto sia complessa e drammatica la situazione per Melfi, che registra un -57,6%, e soprattutto per Mirafiori, con un -63%. Il Polo produttivo di Mirafiori perde volumi sulla 500 elettrica e non riesce più a compensare il continuo calo delle Maserati. Gli stabilimenti di Melfi e Cassino, dove la produzione è scesa del 38,7%, subiscono invece l’attesa verso la transizione alle future produzioni sulle due nuove piattaforme Stla Medium e Stla Large previste nel 2025.

Il ritardo degli incentivi ha pesato
Nel suo report la Fim evidenzia che i dati negativi sono condizionati dal ritardo degli incentivi per le auto ecologiche, partiti soltanto un mese fa, e dal rimbalzo negativo dopo un 2023 in crescita una volta superati i problemi nelle forniture determinati dal Covid e dalla mancanza di semiconduttori. Per i veicoli commerciali di Atessa invece si è interrotta la crescita rispetto al 2023 (+2%), che si era riscontrata nel primo trimestre (+28,5%).


Fim chiede incontro a Palazzo Chigi su Stellantis
La Fim-Cisl torna a chiedere una «convocazione immediata» a Palazzo Chigi su Stellantis, ha spiegato il segretario Uliano. L’obiettivo deve essere quello di «definire tutti gli impegni necessari per garantire volumi, occupazione e prospettive». Fim e gli altri sindacati nei vari incontri con azienda e istituzioni, sia nazionali che locali, hanno chiesto che «oltre alle richieste specifiche sulle allocazioni di nuove produzioni negli stabilimenti e i volumi delle future produzioni siano date garanzie sulle funzioni di ricerca e sviluppo assegnate al nostro Paese e sulle forniture relative all’indotto e alla componentistica degli stabilimenti italiani».

(Articolo in aggiornamento)
(riproduzione riservata)

Orario di pubblicazione: 08/07/2024 10:38
Ultimo aggiornamento: 08/07/2024 14:22
33  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, VANNO DIFESE! Anche da Noi Stessi. / Ripeto l’importo: tre miliardi e mezzo di euro. Sono i soldi nostri che la ... inserito:: Luglio 09, 2024, 09:25:55 pm
24 giugno 2024
di Massimo Lorello


Tre miliardi e mezzo di euro stanziati per combattere la siccità in Sicilia. E siamo ancora fermi alle autobotti: un sentito ringraziamento a chi ha governato



 
Cara lettrice, caro lettore,
tre miliardi e mezzo di euro. Ripeto l’importo: tre miliardi e mezzo di euro. Sono i soldi nostri che la Regione siciliana ha avuto a disposizione negli ultimi 17 anni per affrontare e risolvere il plurisecolare problema della siccità. Tre miliardi e mezzo di euro nella disponibilità, in differenti tranche, dei governatori Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta, Nello Musumeci e ora Renato Schifani. Tre miliardi e mezzo di euro per avere oggi reti idriche che perdono, cioè buttano via, il 51,6 per cento di acqua. Tre miliardi e mezzo di euro per dighe vecchie e incapaci di capitalizzare le sempre più rare e preziose precipitazioni temporalesche. Tre miliardi e mezzo di euro per affidarci alle autobotti, come quarant’anni fa. Chiaramente se interpellati, i responsabili di questo disastro, diranno che la colpa è di chi c’era prima o di chi è venuto dopo, di chi guidava l’ufficio al piano di sopra o l’ufficio al piano di sotto. Delegare la colpa è il modo migliore per igienizzare la propria coscienza. Dopo avere dirottato le responsabilità sugli altri, i nostri eroi continueranno a coltivare le loro ambizioni pubbliche e private, continueranno a pontificare sui problemi della Sicilia e su come risolverli. Tanto ci sarà sempre qualcun altro a cui addossare le colpe dello sfascio. Tre miliardi e mezzo di euro: l’importo va ricordato fino alla fine dell’articolo.

Da ACCADE IN SICILIA  la Repubblica
34  Forum Pubblico / ESTERO dopo il 19 agosto 2022. MONDO DIVISO IN OCCIDENTE, ORIENTE E ALTRE REALTA'. / G7, c'è l'accordo: all'Ucraina i 60 miliardi di fondi russi inserito:: Luglio 09, 2024, 09:19:42 pm
G7, c'è l'accordo: all'Ucraina i 60 miliardi di fondi russi
 
Inizia oggi il G7 a Borgo Egnazia, dove la premier Meloni accoglierà i sette Grandi. Tre giorni di sessioni durante i quali si affronteranno le principali questioni internazionali. Venerdì è atteso il Papa, che vedrà Biden. Il presidente americano annuncia nuove sanzioni contro la Russia che colpiranno la Borsa di Mosca e la firma di un accordo per la sicurezza con Zelensky. Più armi per difendere l'Ucraina. Stop al sostegno della Cina a Putin, le cui minacce nucleari sono «irresponsabili». L'obiettivo dominus del G7 a guida italiana è per far sì che il summit a Borgo Egnazia venga ricordato come un indubbio successo. E sembra di ora in ora più vicino. Fonti americane e fonti dell'Eliseo lasciano intendere che il prestito di 50 miliardi di dollari a Kiev sarebbe a un passo, l'uso degli asset russi congelati per aiutare l'Ucraina sempre più a portata di mano: «c'è un accordo» per renderlo possibile entro la fine del 2024. Gli sherpa sono al lavoro, gli italiani -capitanati da Elisabetta Belloni - incassano i complimenti dei francesi per la capacità di mediare, di cercare soluzioni, di arrivare a una sintesi. Perché il nodo da sbrogliare è tutt'altro che semplice, legato a una serie di incognite sul fondo di solidarietà proposto dagli americani per tendere la mano all'Ucraina. Si lavora per superare gli scogli tecnici, perché il problema delle garanzie continua a gettare ombre sull'intesa. A cominciare dal rischio che i tassi possano scendere generando minori extraprofitti; per non parlare di un cambio nell'amministrazione americana, con l'incognita Trump che aleggia nell'aria. La possibilità che prima o poi si arrivi a un accordo di pace, inoltre, porterebbe con sé paradossalmente un problema: uno stop alle sanzioni con il prestito ancora in piedi. La strada è tortuosa, ma l'ottimismo qui in Puglia sembra prevalere. Anche se, alla vigilia del summit, a Borgo Egnazia scoppia una nuova grana. Mentre gli sherpa lavorano alle conclusioni, rimbalzano indiscrezioni circa l'eliminazione, nella bozza, di un passaggio volto a rimarcare l'importanza di garantire «un accesso effettivo e sicuro all'aborto», tra i punti inseriti nel vertice di Hiroshima. Alcuni Stati, tra i quali la Francia, avrebbero chiesto di 'rafforzare' il concetto, rendendolo più incisivo. Una richiesta che avrebbe generato un impasse, tanto da spingere la presidenza del G7 a guida italiana a precisare che «nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all'aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7, così come riportato da alcuni organi di stampa in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso.
Tutto quello che entrerà nel documento conclusivo - si puntualizza - sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7». Vale a dire che la questione è ancora aperta, la quadra da trovare. Il programma di giovedì 13 giugno. Dopo l’arrivo dei leader e l’accoglienza di Giorgia Meloni con foto di rito, oggi, alle 12.45, prende il via la sessione sul Medio Oriente. Su questo punto, dalla bozza circolata in anticipo, risulta che i leader del G7 chiederanno ad Hamas di accettare l'accordo di cessate il fuoco delineato dal presidente Usa Joe Biden. Nel documento gli alleati esorteranno Israele ad allentare l'escalation di una «offensiva militare su vasta scala» a Rafah, in linea con le indicazioni ordinate dalla Corte internazionale di Giustizia. «Esortiamo i Paesi che hanno influenza su Hamas» a contribuire per garantire che accetti un cessate il fuoco, dice la bozza di comunicato G7. Nel pomeriggio, alle 14.15, la terza sessione, prima con Zelensky, poi solo G7 sull'Ucraina: dalla bozza di dichiarazione i leader metteranno in guardia la Russia da minacce nucleari “irresponsabili”. A seguire, alle 16, gli incontri bilaterali: tra questi, un faccia a faccia Meloni-Modi e uno Meloni-Biden. Alle 17 evento su Partnership for global infrastructure and investment. Alle 18 cerimonia delle bandiere, seguita dalla foto di famiglia. In serata, la cena di gala offerta dal presidente Sergio Mattarella al Castello Svevo di Brindisi.

Da -  https://www.msn.com/it-it/notizie/politica/g7-c-%C3%A8-l-accordo-all-ucraina-i-60-miliardi-di-fondi-russi/ar-BB1o8FiD?ocid=nl_article_link
35  Forum Pubblico / Gianni GAVIOLI, con ARLECCHINO EURISTICO, "INVITA alla PARTECIPAZIONE ATTIVA", con vostri Scritti. / ho risposto a un post ricco di parole che, a mio avviso, traevano in inganno inserito:: Luglio 09, 2024, 09:18:09 pm
Pier Giorgio M. io sono sul web (con Arlecchino Euristico) e porto, a mio modo, parole e gesti di comunicazione soprattutto a chi non ha voglia di chiacchiere e di contrapposizioni elitarie, nebbiose e spesso cattive.
Io ho risposto a un post ricco di parole che, a mio avviso, traevano in inganno sui fini da raggiungere, cioè la vecchia patologia di essere sempre “contro” qualcosa o qualcuno (spesso il capitalismo).
Il quel Post i vecchi e futuri pensionati (per fortuna non c’erano i vecchi malati mandati a morire per far posto in reparto. Sarei stato molto più cattivo)
Stop.
Ti preciso che il "ma no non si deve …" = tipo pacca sulle spalle fa parte di un sarcasmo che ho digerito da tempo nei nostri forum sotto la guida di un grande uomo, mancato troppo presto.
Non mi tocca.
ciaooo
36  Forum Pubblico / CULTURA E NUOVO CAPITALISMO. - ECONOMIA, FINANZA, LAVORO. / Valtellina, via alla produzione estiva del Bitto Dop: “Con il Casera un “tesoro” inserito:: Luglio 08, 2024, 04:16:40 pm
Valtellina, via alla produzione estiva del Bitto Dop: “Con il Casera un “tesoro” da oltre 26 milioni di euro”

di Redazione
05 Luglio 2024

Al via stagione produttiva 2024 del Bitto Dop in Valtellina. Sono quarantacinque gli alpeggi coinvolti quest’anno (oltre 11mila ettari di pascoli e prati) che ospiteranno circa 3.000 bovine da latte e 300 capre, per rinnovare l’antico rito estivo della transumanza e creare il formaggio a latte crudo tra i più antichi d’Italia, prodotto da fine giugno a settembre in piccoli caseifici nella provincia di Sondrio e di Lecco (e in alcuni comuni limitrofi della Val Brembana) sulle vette tra i 1.400 e i 2.300 metri. Re della montagna e dei formaggi d’alpeggio, frutto di sapienti mani e di un lavoro faticoso che prevede due mungiture e lavorazioni in loco al giorno, il Bitto è il simbolo dell’intera Valtellina. Ad affiancarlo il Valtellina Casera Dop, il semigrasso di latteria (in dialetto caséra, la casa del lattaio) prodotto principalmente d’inverno quando le mandrie restano a fondo valle.

Due formaggi d’eccellenza e complementari raccontati ora da “Valtellina Casera e Bitto, una storia di unicità e gusto”, la nuova guida pratica del Consorzio, realizzata dall’esperto di enogastronomia Marco Bolasco e che mira a far scoprire ad avventori e appassionati il fascino, l’identità e le specificità dei due formaggi: si va dai consigli di degustazione in purezza – come creare bastoncini da spezzare a metà e portare al naso per sentirne i profumi, rigorosamente a temperatura ambiente – a pairing e accostamenti inaspettati, come quello con le albicocche fresche o con la birra Pale Ale, dalle curiosità, come le tre stagionature per tre diverse sfumature di gusto del Valtellina Casera (dal latte fresco alla nocciola, alla sapidità al fieno) a ricette veloci e facili da preparare. La pubblicazione, totalmente gratuita, è disposizione da oggi sul sito del Consorzio.  All’iniziativa si affiancano inoltre tre nuove ricette inedite, firmate dallo chef Alessandro Negrini (Il Luogo di Aimo e Nadia, 1 stella Michelin): “Bucatino croccante con Bitto e pesteda”, “Asparago bianco con polenta “furmentùn”, salsa di stoccafisso e il Bitto Dop” e “Cannelloni con Valtellina Casera Dop, spinaci selvatici “Paruc” e funghi porcini della Valmalenco”. Le proposte, online da oggi sui social del Consorzio, sono piena espressione della montagna e del mondo delle latterie, intese come ambienti dove si trasforma il latte in formaggio.

“Bitto e Valtellina Casera sono formaggi radicati fortemente nel territorio, nella montagna e legati alla sua economia: da secoli ne narrano il fascino, ne sono l’espressione ma anche il sostentamento – ha detto Marco Deghi, presidente del Consorzio Valtellina Casera e Bitto in occasione dell’avvio dell’annata produttiva –. Oggi queste due Dop rappresentano 650 posti di lavoro per un fatturato alla produzione di 13,9 milioni e oltre 26,2 milioni di euro di valore al consumo, trainate per l’86% dal Valtellina Casera, che nel 2023 ha messo a segno un +3,4% in export. Numeri positivi che spingono a continuare ad investire in promozione e comunicazione dell’identità di questi formaggi, conosciuti dal 27% degli italiani, con una penetrazione al consumo cresciuta in un anno di 3 e 2 punti percentuali. Il Valtellina Casera, pur essendo il meno conosciuto è il più performante sui mercati del Nord Italia e all’estero. Per quest’ultimo ci aspettiamo un’annata sostanzialmente in linea con il 2023: fino a maggio 2024 sono quasi 100mila le forme marchiate Valtellina Casera Dop con un +7,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.”

“Valtellina Casera e Bitto, una storia di unicità e gusto – afferma Marco Bolasco – nasce per valorizzare tutto il bello e anche l’inatteso che c’è dietro Bitto e Valtellina Casera Dop: due formaggi unici e fortemente identitari che, chiusi gli occhi, esprimono appieno i profumi del territorio, dalle montagne alla Valle. Chi li conosce riconosce infatti in loro le note dei pascoli e il latte di montagna, del burro e dello yogurt in fase giovane e i sentori sempre più complessi con l’invecchiamento che vanno dal fieno alla frutta secca per il Valtellina Casera, alla pietra focaia per il Bitto. Il Bitto è poi talmente strutturato, nelle sue versioni dai 300 giorni ai 10 anni, da essere adatto come formaggio da meditazione, oppure solo al centro della tavola, magari affiancato ad una mela. Un pasto frugale per valorizzare il Re dei formaggi di Alpeggio, come facevano e fanno ancora i montanari”.

Da - https://www.cronachedigusto.it/scenari/valtellina-via-alla-produzione-estiva-del-bitto-dop-con-il-casera-un-tesoro-da-oltre-26-milioni-di-euro/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_source_platform=mailpoet

37  Forum Pubblico / CULTURA E NUOVO CAPITALISMO. - ECONOMIA, FINANZA, LAVORO. / Spieghiamo all'euronorevole Piernicola Pedicini - Portavoce M5S al Parlamento... inserito:: Luglio 08, 2024, 12:45:26 am
Costantino de Blasi
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Allora, spieghiamo all'euronorevole Piernicola Pedicini - Portavoce M5S al Parlamento Europeo e al giornalista Vito Lops che cosa non hanno capito del funzionamento degli interessi sugli acquisti di titoli di Stato e perché quello che sostiene il primo sui social e il secondo su Il Sole è una cazzata.

La BCE effettua da anni acquisti sul mercato secondario dei nostri titoli di debito pubblico. Per effettuare gli acquisti si avvale delle 6 banche centrali che fanno parte dell'eurosistema, quindi anche la Banca d'Italia.
Gli attivi della Banca, fra cui anche gli interessi, concorrono al bilancio d'esercizio. Se il bilancio si chiude in utile vengono distribuiti dividendi, se il bilancio si chiude in passivo NON vengono distribuiti dividendi.
NON è vero che gli interessi sul debito pubblico spettano al Dipartimento del Tesoro. La confusione dei due improvvidi paladini della monetizzazione deriva dal fatto che l'art. 38 dello Statuto della Banca d'Italia prevede che gli utili siano così destinati:
fino al 20% a riserva
fino al 6% ai partecipanti al capitale
fino al 20% a riserva straordinaria
il residuo allo Stato
I 7,87 miliardi del 2019 destinati allo Stato sono reali (per la precisione 7.866.849,566) ma non sono interessi sul debito. Sono il residuo degli utili.
Inoltre la quota detenuta da banca d'Italia su un totale di titoli circolanti di 2.000 miliardi è a fine 2019 il 19,8%, 395 miliardi. Il costo per cassa del debito pubblico è il 2,74%; nel 2019 la spesa per interessi è stata di 60 miliardi. Pur ammettendo di recuperare sempre questi 7,8 miliardi (ma prima o poi arriverà il tapering e quanto distribuito entra in parte nel fondo di ammortamento, in parte nel conto di tesoreria e in altra parte nel bilancio del MEF) resta uno squilibrio che per il 2019 sarebbe stato di 52,2 miliardi. Significa che avremmo un costo per cassa invece che del 2,74% del 2,37%; altro che indebitiamoci a tasso zero grazie alla BCE!
Non solo, con il DEF e il decreto liquidità il fabbisogno di nuove emissioni è stato portato da 83 miliardi a 155 miliardi; se, come probabile, la BCEdovesse riequilibrare gli acquisti in base al capital key, la quota di nuovo debito acquistato in base al PEPP sarà prossimo al 12,31%, circa 18 miliardi. Restano scoperti 130 e passa miliardi.
Infine, anche se il costo del debito MES fosse lo 0,8% (ma è inferiore perché l'onorevole imputa a costo il margine di negoziazione) non sarebbe ancora molto più conveniente di quanto paghiamo su quello orgogliosamente domestico?
Fra il 2015 e il 2019 abbiamo speso per interessi 265 miliardi. Non è il caso di avere polluzioni notturne per un risparmio (presunto) di 35
da FB
38  Forum Pubblico / CULTURA E NUOVO CAPITALISMO. - ECONOMIA, FINANZA, LAVORO. / Valtellina, via alla produzione estiva del Bitto Dop: “Con il Casera un “tesoro” inserito:: Luglio 08, 2024, 12:39:42 am
“Terremoto” nel consorzio dell’Oltrepò pavese: lasciano 5 soci del Cda

05 Luglio 2024

“Terremoto” al Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese: i rappresentanti di cinque aziende di primaria importanza (Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Az. Vitivinicola Vanzini e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio) che rappresentano oltre il 30% della produzione dell’Oltrepò Pavese tutelata dalle varie denominazioni, si sono dimessi oggi dal Consiglio d’Amministrazione in polemica con una gestione del Consorzio, a detto loro “poco trasparente, guidata da interessi di parte e caratterizzata da una condotta non sempre rispettosa delle regole statutarie”. “Sono mesi che assistiamo a una gestione del Consorzio, da parte della presidenza e di alcuni membri del Cda, opaca e governata da logiche riconducibili a interessi particolari di qualche azienda, contrarie al rispetto dell’interesse collettivo di tutto il territorio che il Consorzio dovrebbe tutelare – dichiarano i dimissionari – dove è stato mortificato il ruolo del CdA, ridotto a mero luogo di ratifica di decisioni prese in altre sedi, e sono stati adottati provvedimenti che rischiano di portare verso un preoccupante dissesto finanziario”.
Con queste motivazioni, Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Valeria Vercesi hanno rassegnato oggi le proprie irrevocabili dimissioni da Consiglieri del Consorzio con una missiva inviata alla presidente del Consorzio, Francesca Seralvo e al presidente del Collegio Sindacale.
“È stata una decisione sofferta e un passo importante – dichiarano ancora i dimissionari – che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare e che non avremmo voluto adottare, ma che oggi diventa necessaria non solo per tutelare le nostre persone in quanto componenti dell’organo di gestione del Consorzio davanti a pratiche e comportamenti contrari alle regole dettate dallo statuto, ma anche per dare un segnale inequivocabile sulla necessità di cambiare rotta, restituendo al Cda il ruolo di governo del Consorzio che deve mirare alla tutela e salvaguardia degli interessi collettivi di tutti i produttori del territorio”.
Sono state molte in questi mesi le domande lasciate senza risposta, le contestazioni ignorate – relative anche a scelte importanti operate dal Consorzio quali il cambio di direzione, la verifica dello stato finanziario, il corretto utilizzo dei fondi per la promozione, l’adempimento di alcune deliberazioni assembleari – così come i comportamenti adottati da parte del presidente e di alcuni consiglieri che rischiano di compromettere la relazione del consorzio con istituzioni quale Ascovilo e la Regione Lombardia.
“Atteggiamenti non più tollerabili – continuano i dimissionari – che ci obbligano ad una presa di distanza netta soprattutto quando si arriva addirittura a negare la stessa possibilità del confronto, rigettando l’istanza di convocazione di Cda, da noi formulata nei giorni scorsi nel rispetto delle disposizioni statutarie, che è stata respinta con motivazioni pretestuose”. Si apre adesso una fase difficile perché i numeri produttivi e dell’imbottigliato delle aziende dimissionarie sono decisivi per mantenere l’Erga Omnes e la rappresentatività del Consorzio, cioè la possibilità di ricevere ed utilizzare i fondi per la promozione e gestire le attività di tutela che rappresentano i due asset primari dell’attività consortile. “Per senso di responsabilità verso il territorio e la tutela della denominazione – concludono i rappresentanti dimissionari – non siamo usciti dal Consorzio con le nostre imprese, consapevoli che questo gesto avrebbe potuto portare al tracollo del Consorzio stesso. Ma se il governo del Consorzio non cambia indirizzo e non ritorna sui binari della correttezza formale e del rispetto delle regole statutarie, recuperando in primis il Cda alle sue prerogative, ci vedremo costretti a prendere ulteriori provvedimenti”. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese riunisce attualmente 179 aziende in 42 Comuni e oltre 1.700 soci viticoltori; la sua superficie tutelata iscritta all’albo dei vigneti è pari a 13.269 ettari e rappresenta circa il 55% della superficie vitata dalla Lombardia (70% se si considera la rappresentatività della Denominazione “Oltrepò Pavese” rispetto le altre Denominazioni lombarde).

Da - https://www.cronachedigusto.it/scenari/terremoto-nel-consorzio-delloltrepo-pavese-lasciano-5-soci-del-cda/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_source_platform=mailpoet
39  Forum Pubblico / CULTURA E NUOVO CAPITALISMO. - ECONOMIA, FINANZA, LAVORO. / Il ruolo della promozione e della distribuzione nella filiera del libro: . . . inserito:: Luglio 08, 2024, 12:35:44 am
Il ruolo della promozione e della distribuzione nella filiera del libro:
orientarsi nel dedalo dell’editoria italiana


di Elena Ranfa

Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei.

Ne sono contento, perché l’editoria e` una cosa importante nell’Italia in cui viviamo

e l’aver lavorato in un ambiente editoriale che e` stato di modello

per il resto dell’editoria italiana, non e` cosa da poco1.

(Italo Calvino, 1979)

 
Premessa

Il panorama editoriale italiano è un ecosistema complesso, variegato, dove coesistono macro e micro realtà che lavorano, spesso con non poche difficoltà, per cercare di ritagliarsi uno spazio all’interno del mercato del libro. Orientarsi in questo sistema non è semplice: quello dell’editoria è un mondo fatto di incroci e sovrapposizioni (fusioni, acquisizioni, cessioni), dove è difficile stabilire confini precisi tra le tipologie di attività e gli attori che animano la filiera (chi fa cosa); un labirinto dove interessi economici e strategici si intrecciano con la volontà di perseguire un progetto editoriale significativo anche dal punto di vista culturale.
L’occasione di riflettere sullo stato dell’editoria in Italia è stata offerta da una ricerca condotta presso l’Università degli studi di Verona, che si è concentrata sulla promozione e distribuzione del libro e ha coinvolto (con interviste semi-strutturate) circa quaranta professionisti2 della filiera, con ruoli e competenze differenti e impegnati nelle diverse attività del processo editoriale.
Gli interlocutori hanno descritto e motivato le scelte strategiche delle loro aziende e messo in luce punti di forza e criticità del processo distributivo3, non sottacendo, a volte, difficoltà e storture del sistema editoriale nel suo complesso.
La dimensione economica del bene libro

Per cercare di delineare un quadro di come si muova la filiera editoriale nel nostro paese, è necessario innanzitutto collocare l’oggetto privilegiato di tale processo, ovvero il libro, nella sua dimensione economica. Il libro ha infatti di per sé una doppia natura: da una parte è un contenitore di testi capace di trasmettere informazioni, idee in grado di condizionare lo sviluppo sociale e culturale di una comunità, dall’altra è un oggetto di mercato, che sottostà a delle regole e che viene prodotto per portare profitto.
Questo secondo aspetto è quello che interessa la nostra riflessione, anche se il valore culturale e sociale del libro interferisce nella definizione delle sue caratteristiche di bene economico4.
Frutto di un’attività produttiva industriale5 che mira alla realizzazione di un profitto imprenditoriale, il libro si colloca nei meccanismi di mercato dei beni privati; ma allo stesso tempo conserva in sé anche elementi propri del bene pubblico ovvero l’assenza di rivalità nel consumo – un libro ben conservato può essere letto e riletto da più persone – e la non escludibilità dal consumo – un libro conservato in una biblioteca pubblica non può essere precluso a nessun utente –.
Un’ulteriore ambiguità interpretativa risiede nel definire il libro come bene di consumo o di investimento. Classificato come bene di consumo, il libro risponde alla condizione propria di questa categoria perché impiegato per fornire un’utilità diretta al consumatore finale, che sottintende quindi un carattere di immediatezza tra acquisto e consumo: in questo senso la letteratura di intrattenimento (o di consumo) potrebbe rispondere a questa categoria. Ma se pensiamo all’editoria professionale o a quella scolastica, il libro acquista le caratteristiche proprie di un bene di investimento o strumentale che, impiegato all’interno di un processo produttivo, è funzionale alla produzione di altri beni (un libro di testo per la scuola viene consumato al fine dell’apprendimento; un libro professionale accresce competenze che possono essere ‘investite’ per innescare nuove attività di produzione)6.
In base alla modalità di soddisfacimento del bisogno, il libro può essere considerato inoltre un bene durevole o a fecondità ripetuta, in quanto non esaurisce la sua utilità nel momento dell’impiego ma può essere più volte utilizzato.
Inquadrare il libro nella sua dimensione economica, nella sua veste di bene utile a soddisfare una domanda e un bisogno, ci consente di comprendere motivazioni e meccanismi che muovono l’industria editoriale7.
Il processo distributivo del libro e i suoi attori. Definire promozione e distribuzione

Muoversi e orientarsi all’interno del mondo dell’editoria non è sempre un percorso semplice.
Uno degli aspetti che può creare maggiore senso di disorientamento è legato a questioni che in apparenza potrebbero sembrare squisitamente terminologiche, ma in realtà celano quali siano le scelte strategiche di un editore.
Il termine distribuzione, nel suo uso generico, può essere causa di equivoci perché le accezioni che gli vengono attribuite dipendono spesso da come l’editore gestisca il processo distributivo, se in maniera completamente autonoma o terziarizzata, se per alcune fasi in modo diretto e per altre indiretto, se affidi a terzi segmenti di una specifica fase.
Tendenzialmente possiamo dire che il processo distributivo si articoli in tre momenti, in tre differenti tipologie di attività: la promozione, la distribuzione e la logistica. Se le prime due fasi sono in Italia in larga parte terziarizzate dagli editori8, la terza è in maniera quasi totale affidata all’esterno9.
Entrando nel vivo di questi momenti che coinvolgono la vita del prodotto libro, tentiamo di definire cosa si intenda per promozione, detta anche propaganda.
Se intendiamo per promozione libraria esclusivamente l’attività della rete vendita che prevede, su indicazione dell’editore, la presentazione da parte dei suoi agenti/promotori dei nuovi libri in uscita attraverso la cedola10 ai librai e altri rivenditori, ci limiteremo a descrivere un solo aspetto, seppur essenziale, di questa fase decisiva del mercato del libro. La promozione infatti assolve a funzioni strategiche nel determinare il successo di un libro (e di riflesso quello dell’editore e del libraio), come fornire suggerimenti sulla quantità di lancio di una novità11 o sull’appeal della copertina, valutare i parametri tra prodotti proposti e target clientela, raccogliere feedback, comunicare in maniera efficace con il distributore, guidare la gestione degli invenduti ecc.
La centralità dell’azione promozionale nel mercato del libro giustifica il perché gli editori, se possono, la gestiscano in maniera autonoma. La promozione infatti si divide in diretta e indiretta: diretta quando è gestita con personale guidato da funzionari interni alla casa editrice (anche se gli operatori sono spesso agenti mono o plurimandatari) o da una rete vendita dedicata, indiretta quando l’editore si affida a un’azienda terza (che può afferire a grandi gruppi editoriali o essere indipendente)12; le aziende che erogano tale servizio impongono all’editore costi fissi concordati pari mediamente tra il 7% e il 9%, calcolati sul prezzo di copertina.
Una promozione diretta assicura la presenza di un proprio promotore sul territorio che cura in maniera esclusiva gli interessi della casa editrice madre o di riferimento. Ecco perché i maggiori player del settore non rinunciano a una promozione diretta e spesso suddividono i brand di loro proprietà in più linee di vendita e promozione, così da garantire una maggiore visibilità del loro prodotto all’interno dei punti vendita.
Gestire una promozione autonomamente e una rete vendita propria è consentito a pochissimi editori. La maggior parte non ha una forza di fatturato (che alcuni intervistati sostengono debba essere di almeno di 10-15 milioni di euro annui) tale da poterne sostenere i costi e quindi si affida a una società o agenzia esterna, i cui agenti e promotori si trovano a gestire un numero di brand di gran lunga più alto di quello di una conduzione diretta, creando un evidente divario nell’opportunità di promozione del prodotto13.
La fase della distribuzione insieme a quella della logistica consistono nell’insieme dei passaggi attraverso i quali i libri pubblicati dagli editori arrivano nelle librerie e in tutti gli altri punti vendita in cui possono essere acquistati dai fruitori finali. Mentre la logistica si occupa essenzialmente della manipolazione e movimentazione fisica dei prodotti, alla distribuzione spettano tutte quelle «attività amministrative connesse al trasferimento dal magazzino della casa editrice, del distributore o del grossista fino al punto vendita del libro» nonché «il passaggio di informazioni tra i diversi attori che compongono la filiera»14.
Anche la distribuzione15 può essere gestita in maniera autonoma dall’editore, distribuzione diretta16, o attraverso un intermediario che si colloca tra la produzione e la vendita del libro. I servizi che il distributore terzo offre all’editore e al libraio consistono in sintesi nell’organizzare le spedizioni delle novità e delle ristampe, nell’elaborare e soddisfare le richieste dei rifornimenti, nel gestire i flussi delle rese e fornire all’editore i dati di giacenza e di vendita17, nel provvedere alla contabilità del magazzino e nel gestire per conto dell’editore la fatturazione e l’incasso delle partite aperte. Il distributore può anche offrire il servizio di magazzino editoriale, mantenendo in giacenza tutta la produzione dell’editore e rifornendo direttamente le librerie.
La principale azienda di distribuzione che opera sul mercato italiano è Messaggerie libri, che distribuisce oltre 600 marchi editoriali raggiungendo circa 4.00018 punti vendita tra librerie e cartolibrerie. Colosso indiscusso del settore, Messaggerie libri ha tra i suoi clienti circa 20 reti vendita promozionali e tipologie di editori dalle caratteristiche e dimensioni più varie19 e copre circa il 40% del mercato20. Accanto a Messaggerie il secondo più importante distributore è Mondadori distribuzione libri che, oltre agli editori del gruppo, distribuisce più di 10 editori terzi21; segue poi Giunti distribuzione22 e A.L.I. – Agenzia libraria international che distribuisce gli editori promossi dalla propria rete vendita e editori di altre reti, per un totale di circa 150 tra piccoli e medi editori23.
Infine tra le società che operano a livello nazionale nella distribuzione libraria ricordiamo CDA (Consorzio distributori associati) che, con sede in provincia di Bologna, conta 10 filiali che si appoggiano a distributori locali; distribuisce circa 300 editori di piccole dimensioni.


Figura 1 – Le quote di mercato dei distributori24

Come già è stato evidenziato, la logistica è quasi sempre terziarizzata; oltre la metà del mercato è occupato da Ceva logistics25 che serve, tra gli altri, Messaggerie26 e Mondadori.
Tra gli attori del sistema di distribuzione del libro, un ruolo non secondario è giocato dal grossista, ovvero un operatore commerciale che vende libri all’ingrosso senza contratti di distribuzione esclusiva con gli editori; al grossista si rivolgono essenzialmente i punti vendita di piccole dimensioni che non hanno conti aperti con i grandi distributori. A Fastbook (gruppo Messaggerie) che è il grossista che occupa la fetta più ampia del mercato nazionale (oltre il 50%), e a Centrolibri, si affiancano altri grossisti minori (spesso locali).


Figura 2 – Le quote di mercato dei grossisti27

Nel grafico non è riportato Amazon business per le librerie, un nuovo programma del colosso dell’e-commerce, che dall’estate del 2019 offre il suo servizio di rifornimento alle librerie. Il dato su quanto pesi nel mercato dei grossisti non è noto, ma pare che ad oggi non occupi una fetta rilevante28.
Un ulteriore distinguo va fatto poi per la distribuzione di libri e prodotti editoriali nel settore della grande distribuzione organizzata (GDO)29, della quale si occupano intermediari specializzati come Opportunity, sempre del gruppo Messaggerie30.
Vista la varietà dei soggetti e delle professionalità coinvolte nel processo distributivo, viene da chiedersi quanto questo pesi sul prezzo di copertina di un libro. Abbiamo già detto che la promozione ha un costo fisso che si aggira tra il 7% e il 9%, mentre quello della distribuzione (inclusa la logistica) pesa mediamente sul prezzo di copertina tra l’8% e il 14%; se a questi costi aggiungiamo gli sconti di cessione ai rivenditori che possono variare tra il 30% e il 45%, arriviamo a una stima che si aggira intorno al 60% (o oltre) del totale. Un dato che ci dimostra la centralità nella filiera del libro del processo distributivo ma anche la responsabilità che promozione e distribuzione devono avere nel saper cogliere i cambiamenti in atto nel mercato editoriale31, per poter trovare le risposte e le soluzioni adeguate alle necessità dei loro interlocutori (editori e librai).

Questo conferma il ruolo chiave che hanno la distribuzione e la promozione libraria, chiamate a svolgere una funzione sempre più importante nel commercio librario, ma certamente non facile, perché si è di fronte a uno scenario editoriale e di mercato estremamente dinamico, dove i fattori di cambiamento, interagendo tra loro, modificano di continuo le regole, le condizioni e le modalità pratiche del commercio, e di conseguenza finiscono col porre anche alla distribuzione e alla promozione problemi nuovi o col richiedere a esse soluzioni nuove32.
Muoversi tra i numeri dell’editoria. Un quadro della situazione in Italia

Orientarsi tra i dati dell’editoria può essere un percorso piuttosto accidentato. I parametri utilizzati nelle indagini dagli istituti di ricerca, dalle associazioni di categoria, dalle agenzie di ricerca e analisi di mercato, variano e non sempre ci consegnano un dato omogeneo33.
Nell’ultimo rapporto dell’Associazione italiana editori (AIE) sullo stato dell’editoria in Italia 2019, emerge come il mercato del libro in Italia abbia chiuso nel 2018 in leggera34 crescita rispetto all’anno precedente (2,1% in più rispetto all’anno precedente). Con un valore di 3,170 miliardi35 il mercato editoriale continua a confermarsi come la prima industria culturale del paese36.
I titoli commercialmente vivi sono oltre 1,2 milioni (+10,1% rispetto al 2017); la cifra è in costante aumento se si pensa che nel 2000 era pari a 360 mila titoli.


Figura 3 – Aumento numero dei titoli commercialmente vivi (rapporto AIE)

Anche la quantità dei titoli pubblicati fa segnare un aumento del +9,8% rispetto al 2017 e li porta a un numero pari a 78.875 titoli37; il dato poco si discosta da quello pubblicato da ISTAT che rileva 75.758 titoli pubblicati nel 2018 con un aumento, rispetto al 2017, dell’1,1%38. Tra questi il 61,7% è rappresentato da prime edizioni, mentre per il 32,7% si tratta di ristampe e per il 5,6% di edizioni successive, con un’evidente propensione per il mercato editoriale a puntare sulla novità39.
I dati raccolti dall’AIE evidenziano anche un ulteriore dato positivo, ovvero l’aumento (l’1,4% in più rispetto al 2017) del numero delle case editrici che hanno pubblicato almeno un titolo nel 2018. Sono 4.972 le case editrici che cercano di ritagliarsi uno spazio in un mercato piuttosto composito, articolato e complicato.


Figura 4 – Mappa dell’editoria in Italia40

Anche il rapporto ISTAT rileva un aumento degli editori attivi nel 2018 ma arriva a censirne 1.56441, di cui il 51,1% ha pubblicato un numero massimo di 10 titoli all’anno (piccoli editori), il 33,8% fra le 11 e le 50 opere (medi editori) e solo il 15,2% ha pubblicato più di 50 opere annue (grandi editori). I grandi editori coprono quasi l’80% della produzione in termini di titoli e il 90% della tiratura42.
Non stupisce che i primi cinque grandi gruppi editoriali abbiano un peso complessivo sul mercato editoriale italiano pari al 53,4%: Mondadori 27,2%, Gems (compresa Newton Compton) 10,3%, Giunti 8,5%, Feltrinelli 5,7%, De Agostini 1,7%43.


Figura 5 – Quote di mercato degli editori44

Ad avvalorare un quadro che vede una sproporzione tra un altissimo numero di editori presenti nel panorama editoriale e un numero esiguo di gruppi editoriali che si contendono il mercato, di seguito i dati di un’indagine condotta da GFK che nel 2019 ha censito 7.48945 editori, prendendo in considerazione quelli che hanno movimentato almeno una copia. Tra questi i primi quattro gruppi editoriali hanno generato il 55,7% delle copie vendute, i primi 50 (0,66% degli editori) hanno generato l’81,8% delle copie vendute, i primi 100 (33% degli editori) hanno generato l’87,45% delle copie vendute, i primi 500 (6,68% degli editori) hanno generato il 96,58% delle copie vendute. Questo sta a significare che al 93,3% degli editori resta da spartirsi solo il 3,42% delle copie vendute.
Problemi vecchi e nuovi prima e dopo il 9 marzo 2020

Il rapporto dell’AIE sullo stato dell’editoria in Italia ha evidenziato, in base agli indicatori emersi dai dati raccolti del 2018 e di parte del 2019, una sostanziale «evoluzione di un settore che si sta avvicinando progressivamente ai valori registrati prima della crisi»; una visione ottimistica rispetto ai possibili scenari futuri che purtroppo dovrà fare inevitabilmente i conti con la crisi innescata dall’emergenza Covid-1946.
Dall’appello congiunto Ripartire dai libri firmato dai presidenti di AIE, ALI e AIB47, al grido di allarme di alcuni che preannunciano l’estinzione di molti piccoli editori se non vengono adottate adeguate misure di sostegno48, a chi vede nella crisi l’acuirsi di difficoltà che già erano presenti nel sistema editoriale italiano.
Dai dati osservati e soprattutto dalle interviste agli attori della filiera del libro, sono emerse in maniera preponderante due criticità interconnesse tra di loro e legate al processo distributivo.
La prima è quella che è stata definita ‘l’illusione del sell in’. Gli editori facendo distribuire grandi quantità di copie di un libro, confidano nel fatto che una maggiore diffusione e visibilità legata a un assortimento più profondo, corrispondano a una vendita più rilevante. Teoria non del tutto priva di fondamento, ma che non può essere applicata in maniera indiscriminata a tutte le tipologie di libri e a ogni contesto commerciale.
Qui si innesca il secondo grande problema: il meccanismo di rimbalzo delle rese (che superano in media il 30%). Quando l’editore immette titoli sul mercato e i libri, usciti in libreria, vengono fatturati, registra un momentaneo segno positivo; quando le copie tornano indietro il flusso finanziario subisce un segno negativo. Per compensare l’effetto negativo della resa gli editori immettono più titoli nel mercato, che rimanendo invenduti genereranno nuove rese. Questo meccanismo rischia di far indebitare l’editore, che è costretto a chiudere o a essere acquisito da un competitor più forte.
Questi due aspetti ci mostrano, ancora una volta, il ruolo centrale che il processo distributivo riveste nella filiera del libro e in particolare quello della promozione che, soprattutto in una fase così critica per la filiera del libro, dovrebbe saper mettere in atto strategie nuove e efficaci, che non inneschino circoli viziosi (come quello appena descritto) ma virtuosi, cercando di ridurre i costi (ottimizzazione), senza dimenticare un profitto che, per quanto riguarda il prodotto libro, non ha margini così ampi.
Gli attori che operano in queste fasi determinanti del percorso dell’oggetto di mercato libro devono oggi più che mai riuscire a interpretare le idee dell’editore e le aspettative del consumatore finale (il lettore), soddisfare le esigenze del rivenditore, leggere i cambiamenti in atto e tentare di dare risposte adeguate in termini di servizio e di programmazione strategica, contribuendo alla sopravvivenza dei piccoli editori (e librai), così da garantire pluralismo e biodiversità culturale.
NOTE

Ultima consultazione siti web: 12 maggio 2020.
1 Marco D’Eramo, Intervista a Italo Calvino, «Mondoperaio», 6 giugno 1979.
2 Sono stati intervistati direttori editoriali, commerciali e vendite, vicepresidenti, di 25 case editrici, tra grandi, piccole e medie. Un campione esiguo dal punto di vista quantitativo, ma significativo se pensiamo che coprono complessivamente oltre il 60% del mercato editoriale italiano. Le altre interviste si sono divise tra promotori, distributori (anche di e-book), rappresentanti delle associazioni di categoria dei librai, fornitori di servizi informativi per editori e librerie.
3 In questa analisi lo sguardo privilegiato è stato quello sugli editori e sul loro rapporto con la promozione e con la distribuzione. I canali di vendita (librerie di assortimento, di catena, franchising, e-commerce, GDO) e il loro ruolo nel processo editoriale non saranno oggetto di questo contributo.
4 Francesco Silva; Marco Gambaro; Giovanni Cesare Bianco, Indagine sull’editoria: il libro come bene economico e culturale. Torino: Edizioni della Fondazione Agnelli, 1992.
5 Sulla nascita dell’editoria industriale (e dell’impresa editoriale) e sul ruolo che questa abbia giocato nella diffusione e nella ridefinizione della funzione del libro, si vedano le riflessioni di Gian Arturo Ferrari, che evidenzia: «Se i libri hanno potuto nella realtà dei fatti tenere in gran parte fede alla loro vocazione illuminista e progressista e migliorare la vita degli uomini lo si deve in larga misura alla spesso e tanto deprecata editoria industriale», e continua «Nell’editoria industriale cambia il soggetto. Che non è più il libro, ma diviene la produzione, rispetto alla quale il libro singolo figura solo come un elemento, certo importantissimo (specie quando ha successo), ma comunque sempre sostituibile», mettendo in luce le due dimensioni del libro e come queste si condizionino reciprocamente. Gian Arturo Ferrari, Libro. Torino: Bollati Boringhieri, 2014, p. 107-115.
6 Il confine tra bene di consumo e bene di investimento in riferimento al libro è sottile e labile. La lettura di romanzi, che per le loro caratteristiche sono assimilabili a dei beni di consumo, genera (o potrebbe generare) un accrescimento socio-culturale dell’individuo tale da avviare processi virtuosi capaci, magari non nell’immediato, di generare altri beni.
7 Per una definizione di editoria come industria, ma anche come istituzione culturale e come medium, si veda Giovanni Ragone, L’editoria in Italia: storia e scenari per il XXI secolo. Napoli: Liguori, 2005, p. 15-18.
8 Solo alcuni grandi gruppi editoriali gestiscono in maniera diretta oltre alla promozione (questo vale anche per editori di medie dimensioni) anche la distribuzione. La maggior parte degli editori di piccole e medie dimensioni affidano l’insieme di queste attività a società esterne.
9 Fa eccezione il gruppo Giunti che in maniera autonoma controlla l’intero percorso del libro, seguendo un modello industriale che punta alla massima verticalizzazione.
10 La cedola è la ‘carta d’identità’ di ogni libro, dove sono contenuti i dati bibliografici, l’immagine della copertina e un testo di presentazione (circa 1.000 battute) che illustra gli elementi di interesse del libro e le informazioni sull’autore.
11 Programmare e stimare in maniera adeguata la quantità di copie di lancio di una novità evita il rischio all’editore di una resa eccessiva se il numero di copie è sovrastimato, una rottura di stock (ovvero quando si esauriscono le scorte di un determinato libro in magazzino o nel punto vendita con una relativa perdita nelle vendite) se è stato sottovalutato.
12 Tra i principali editori e gruppi editoriali con promozione diretta alcuni esempi sono Mondadori, con una multilinea promozionale che conta circa 25 editori, Giunti multilinea promozionale (20 editori), Feltrinelli con una rete propria, GeMS con Pro libro come rete vendita dedicata, De Agostini con Libromania. Tra le aziende invece che svolgono solo o anche (oltre alle reti vendite dedicate) per conto di editori terzi la promozione indiretta ricordiamo tra tutte PDE (controllata per il 70% da Messaggerie italiane e per il 30% dal gruppo Feltrinelli serve oltre 100 editori), Emme promozione (gruppo Messaggerie oltre 250 editori), Promedi, NW (nata da Promedi srl), Libromania, Pro libro, A.L.I., Goodfellas.
13 Gran parte degli editori intervistati che si rivolgono a un’agenzia esterna hanno evidenziato una sostanziale soddisfazione rispetto al servizio di promozione, mettendo in luce solo alcuni punti di criticità, tra i quali quello più ricorrente risiede nella difficoltà di riuscire a vedere interpretati in maniera adeguata da parte del promotore i valori, la creatività, la mission dell’editore.
14 Francesca Vannucchi, La catena di produzione del libro: dall’autore al lettore. In: Comunicare con il libro: autori, editori, librai, lettori, generi, e-book. Italia 1989-2011, a cura di Michele Rak. Milano: Mondadori Università, 2011, p. 61.
15 Per un confronto con le modalità di distribuzione in altri paesi si veda Frédéric Barbier, Storia del libro in Occidente. Bari: Edizioni Dedalo, 2018, p. 463-466.
16 Nel panorama italiano solo il gruppo Mondadori e Giunti editore possiedono una rete di distribuzione propria.
17 L’aggiornamento dei dati e la possibilità di consultarli consente all’editore (ufficio commerciale) di valutare l’andamento di un titolo, di controllare il rapporto tra sell-in, ovvero il numero di copie entrate in libreria, e quelle effettivamente vendute, sell-out.
18 La cifra è riferita ai codici destinatari, che non necessariamente corrispondono a un punto vendita. Il numero stimato di librerie che viene servito da Messaggerie è pari a circa 2.500 unità.
19 Dalle interviste è emerso che circa i 2/3 dei marchi distribuiti da Messaggerie sono rappresentati da piccoli editori e corrispondono al 4% circa del fatturato complessivo, https://www.messaggerielibri.it/servizi-alleditore/informazioni-utili/gli-editori-distribuiti/.
20 Tra gli editori intervistati (oltre la metà) che si affidano a Messaggerie vedono nella capillarità della distribuzione e l’aggiornamento costante dei dati i punti di forza dell’azienda; l’eccessiva rigidità nella programmazione e l’elevato numero di editori distribuiti sono considerate criticità.
21 Oltre alle case editrici del gruppo (Mondadori, Rizzoli, Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Electa, Fabbri, Elle), altri editori terzi distribuiti da Mondadori sono tra gli altri il gruppo De Agostini, White Star, Usborne, Ancora.
22 Anche Giunti distribuisce editori del gruppo e editori terzi. La particolarità di questo gruppo che si attesta tra i primi tre in Italia (circa il 9% come quota di mercato dal punto di vista produttivo e intorno al 10% come share sul fronte del retail) sta nel controllare autonomamente tutte le attività connesse alla filiera del libro: dalla progettazione alla realizzazione editoriale, dalla produzione industriale alla promozione, dalla distribuzione fino al posizionamento corretto sul retail (in particolar modo nel proprio).
23 A.L.I., oltre ad avere una rete promozionale propria, non esternalizza la logistica gestendola in maniera autonoma. Nella struttura di Cornaredo (Milano) gestisce magazzini, picking, lavorazione rese. Tra gli editori distribuiti da A.L.I. ricordiamo E/O edizioni, promosso da NW.
24 Stima elaborata da Messaggerie.
25 Ceva negli ultimi due anni è stata spesso al centro dell’attenzione mediatica per alcune vicende legate allo sfruttamento dei lavoratori prima (ricordiamo le accuse mosse al consorzio Premium Net al quale Ceva aveva affidato le commesse fino all’estate del 2018 e il commissariamento per caporalato del 2019 revocato a febbraio del 2020), e poi alla richiesta di stabilizzazione e di miglioramento delle condizioni lavorative nei primi mesi del 2019 e del 2020. Il più grande magazzino di libri in Italia, ovvero Città del libro di Stradella (PV), si è più volte fermato per gli scioperi e le proteste (che hanno portato a febbraio a un accordo tra azienda e lavoratori), causando ritardi nell’approvvigionamento dei libri e perdite per editori, librai e distributori. Sui fatti relativi alle proteste del 2020 si veda Angelo Mastrandrea, La vita agra dei facchini dell’editoria, «Il manifesto», 23 febbraio 2020, p. 12. Sulla revoca del commissariamento, Raffaella Calandra, Fine del commissariamento per Ceva logistics, «Il sole 24 ore», 25 febbraio 2020, https://www.ilsole24ore.com/art/fine-commissariamento-ceva-logistics-italia-ACneaoLB.
26 Messaggerie affida parte della logistica anche a Geodis.
27 Stima elaborata da Messaggerie.
28 Silvia Bicci, Se Amazon diventa un grossista per le librerie, «Il manifesto», 31 luglio 2019, https://ilmanifesto.it/se-amazon-diventa-un-grossista-per-le-librerie/.
29 In forte calo rispetto al passato (nel 2008 pesava per il 18%), la GDO rappresenta oggi una quota di mercato che si aggira tra il 7% e il 10%.
30 Altri esempi di intermediari coinvolti nel processo distributivo sono le agenzie commissionarie come Casalini libri (servizi agli enti pubblici e a editori, anche internazionali) e i ‘distributori’ di libri digitali come Edigita (gruppo Messaggerie).
31 Sulle trasformazioni in atto, guidate dal «cambiamento tecnologico e dalla rivoluzione digitale», e sui ‘possibili sviluppi futuri’ dell’editoria si veda Michael Bhaskar; Angus Phillips, The future of publishing: eight thought experiments. In: The Oxford handbook of publishing, a cura di Angus Phillips, Michael Bhaskar. Oxford: Oxford University Press, 2019, p. 411-426.
32 Alberto Cadioli; Giuliano Vigini, Storia dell’editoria in Italia: dall’unità a oggi. Milano: Editrice bibliografica, 2018, p. 185.
33 Questa criticità è stata segnalata dalla gran parte degli intervistati. Un esempio su tutti sono le indagini sul fatturato delle case editrici rispetto alle copie vendute. Utilizzare il prezzo di copertina piuttosto che quello di mercato sposta e non poco i dati risultanti dell’analisi.
34 Dopo tre anni consecutivi positivi con tassi di crescita progressivamente crescenti, il mercato del libro, pur segnando un più, vede un rallentamento rispetto al 2017 (la crescita era stata del 4,5%). Sempre dal rapporto dell’AIE i dati rilevati per i primi otto mesi del 2019 hanno fatto registrare una crescita del +5% a valore rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (dati relativi all’andamento dei canali trade quali librerie, librerie online compresa stima di Amazon, grande distribuzione organizzata, e dell’editoria di varia (nuova) adulti e ragazzi). Questo dato, insieme alla crescita delle copie con un valore del +4% lascia presupporre un consolidamento più accentuato del 2019 rispetto al 2018.
35Nel dato è compreso il peso di Amazon (stimato da AIE) e l’usato (il cosiddetto secondo mercato).
36 Come precisa il rapporto AIE il dato è valutato «a parità di perimetro di mercato e al netto dei ricavi pubblicitari, della spesa per l’acquisto di hardware e dispositivi per l’accesso ai contenuti e dei contributi pubblici».
37 Negli ultimi 40 anni il numero delle novità pubblicate è praticamente quadruplicato. Nel 1980 si pubblicavano meno di 20.000 novità l’anno, nel 2000 erano poco più di 55.000, nel 2010 poco meno di 61.000 e nel 2018 sono state quasi 79.000 (dati GFK). Questo a fronte di un numero di lettori che ha subito minime oscillazioni; l’Italia infatti, pur collocandosi tra i cinque maggiori mercati editoriali europei, è il paese con il più basso indice di lettura di libri tra la popolazione adulta. Tra coloro che dichiarano di leggere solo il 17% è un lettore forte (almeno un libro al mese), mentre il 41% non legge più di tre libri l’anno (dati ISTAT). Per un approfondimento sul fenomeno della lettura, un confronto con i dati passati e per tracciare un profilo del lettore in Italia si vedano Adolfo Morrone; Miria Savioli, La lettura in Italia. Milano: Editrice Bibliografica, 2008, e Giovanni Solimine, L’Italia che legge. Roma-Bari: Laterza, 2010. Per una riflessione sugli ultimi dati sulla lettura si veda inoltre Giovanni Solimine; Giorgio Zanchini, La cultura orizzontale. Bari-Roma: Laterza, 2020, p. 50-61.
38 L’aumento dei titoli pubblicati si concentra tra grandi (+1,2%) e medi editori (+1,7%), mentre i piccoli hanno visto un calo del 3,3%.
39 Una percentuale così alta di novità ha una ricaduta importante sulla durata di vita di un titolo. Come sostiene Paola Dubini «Le prime edizioni esercitano una pressione crescente sulle novità, causando un accorciamento complessivo del ciclo di vita dei titoli. Ciascun titolo dispone quindi sempre di minor tempo […] per farsi conoscere e affermarsi tra i lettori». Paola Dubini, Voltare pagina? Le trasformazioni del libro e dell’editoria. Milano: Pearson, 2013, p. 35.
40 In questa rappresentazione prodotta dal Giornale della libreria (AIE) sono incluse circa il 60% delle 1.416 case editrici italiane che pubblicano più di 10 titoli all’anno; sono mostrate le quote di controllo e la posizione degli editori. Il fitto intreccio, gli incroci, le sovrapposizioni (il dedalo), sono lo specchio di una struttura complessa e articolata qual è quella dell’editoria in Italia, https://www.giornaledellalibreria.it/presentazione--mappa-delleditoria-in-italia-2599.html.
41 L’enorme divario con il dato AIE (4.972 case editrici) è da rintracciare nel fatto che mentre ISTAT censisce un gruppo editoriale come un singolo editore, AIE considera ogni marchio editoriale come una casa editrice a sé stante. Inoltre l’anagrafica di ISTAT faceva riferimento al Catalogo degli editori che dal 2012 non viene più stampato; ISTAT sta lavorando per aggiornare i dati e colmare questo gap.
42 Si veda Cristina Da Rold,Scuola, libri e letture: pochi grandi editori controllano il mercato, «Il sole 24 ore», 18 dicembre 2019, https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/12/18/libri-giornali-lettura-tutti-numeri-delleditoria/?refresh_ce=1.
43 Dati Nielsen, 2019.
44 Stima elaborata da Messaggerie.
45 Il numero delle case editrici risulta così alto rispetto ai dati precedenti perché prende in considerazione gli editori che hanno movimentato almeno una copia senza tener conto se questi abbiano o meno pubblicato un titolo nell’anno in esame.
46 Si veda Giovanni Solimine, Il mondo del libro dopo il Covid-19, «Treccani atlante», 26 aprile 2020, http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Il_mondo_del_libro_dopo_il_COVID-19.html.
47 Alcune tra le richieste dell’appello: «Le associazioni della filiera del libro chiedono interventi a sostegno diretto di imprese, specie le più piccole, biblioteche, lavoratori, autori e traduttori per risolvere la crisi che attraversa l’intera filiera. Il sostegno alla domanda deve esserne una parte importante, e deve avere effetti immediati. Proponiamo (a) fondi alle biblioteche di pubblica lettura per un piano straordinario di acquisti di libri, con particolare attenzione alle librerie del territorio e (b) un sostegno alla domanda tramite strumenti analoghi al bonus cultura, finora dedicato ai diciottenni, da estendersi ad altre fasce della popolazione».
48 Riccardo Cavallero, Editori alla soglia dell’estinzione.

In molti spazzati via, «Corriere della sera», 23 aprile 2020, https://www.corriere.it/cultura/20_aprile_23/editoria-crisi-sem-riccardo-cavallero-a32d2fea-858a-11ea-b71d-7609e1287c32.shtml.

Sul rischio di chiusura delle piccole e medie case editrici si vedano anche i dati raccolti dall’Osservatorio sull’impatto Covid-19 dell’AIE, https://www.aie.it/Cosafacciamo/AIEtiinforma/News/Leggilanotizia.aspx?IDUNI=rbsvhrzx211qhj1mm3ttirnv5899&MDId=10597&RAE=10635;1;102-71-2007.3.16;102-2823-2020.5.11;-1;102;&Skeda=MODIF102-2823-2020.5.11.
40  Forum Pubblico / LA MIA "ISOLA DI ARLECCHINO EURISTICO". TROVARSI SENZA ESSERSI CERCATI. / Anche da noi fine della MALANOVA e della MAL'ORA? inserito:: Luglio 08, 2024, 12:30:38 am
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41  Forum Pubblico / O.P.O.N. PIATTAFORMA. DAL TERRITORIO LA VOCE DELLE PERSONE ATTIVE. / Il MoVimento 5 Stelle è sul punto di trovare casa, o meglio di costruirne una... inserito:: Luglio 07, 2024, 05:51:07 pm
Marco Filacchione  - potsnedSrogh14t f7u5f68hhmft1a8798t5g4451uic6gmt5t8fh0mh5c46  ·

I 5s vanno con il letame europeo.

Non ne avevo dubbi, Setaccioli:
Il MoVimento 5 Stelle è sul punto di trovare casa, o meglio di costruirne una, visto che, secondo quanto riportano diversi organi di stampa, si appresterebbe a fondare un nuovo gruppo nell’Europarlamento, nel quale finirebbero anche vari esponenti delle varie anime del putinismo di sinistra europeo.

Per tutta la campagna elettorale @GiuseppeConteIT si era ben guardato dal rivelare, unico tra i leader dei grandi partiti italiani, la futura collocazione europea del M5S, limitandosi a parlare di campo progressista e paventando l’ipotesi di realizzare anche una nuova aggregazione.
Agli 8 eurodeputati pentastellati, capitanati da Pasquale Tridico, a quanto pare si dovrebbero unire innanzitutto i 6 della tedesca BSW, che sta per Bündnis (cioè “alleanza”) Sahra Wagenknecht, dal nome della sua leader e fondatrice, la quale, fuoriuscita dal partito di estrema sinistra Linke, ha dato vita a questo vero e proprio concentrato di rossobrunismo in purezza. Wagenknecht, come Conte, si professa “pacifista” e proprio come il leader del M5S ritiene che la pace si ottenga disarmando l’Ucraina. Basta scorrere i resoconti dei suoi interventi pubblici per trovare generiche condanne dell’invasione, nei confronti della Russia e assai più specifiche accuse nei confronti di Stati Uniti e NATO, che a suo dire, sarebbero i veri responsabili della guerra. Tra le posizioni di BSW anche lo stop all’immigrazione (decreti sicurezza in salsa teutonica… @ellyesse lo sa?), trovandosi su questo argomento in piena sintonia con l’estrema destra di AfD. Proprio con i colleghi di Alternative für Deutschland i deputati di BSW lo scorso 11 giugno hanno condiviso il gesto clamoroso di abbandonare l’aula del Bundestag non appena il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ospite dell’Assemblea, ha preso la parola.
Altra importante convergenza, sebbene l’apporto sia di un solo europarlamentare è quello del partito antisistema greco “Rotta di Libertà”, nato anch’esso da una costola di una forza di sinistra (Syriza), dopo l’uscita di Zoe Konstantopoulou. Fermamente contraria alle politiche di austerity e piuttosto eurocritica, Konstantopoulou nel 2022 - sarà un caso - ha fortemente criticato l’estradizione verso gli Stati Uniti di Alexander Vinnik, un avvocato accusato di aver riciclato circa 4 miliardi di dollari in criptovalute provenienti dalla Russia.
Ma il vero fiore all’occhiello del gruppo è senza dubbio lo Smer del premier slovacco Fico, esempio da manuale di populismo di sinistra e putinismo praticamente dichiarato.
L’elenco potrebbe continuare ancora con gli indipendentisti catalani di “Junts” e con i due rappresentati del partito euroscettico Ceco “Stačilo!”, presenze che non fanno che rafforzare il profilo molto poco europeista di questo gruppo e che in linea teorica potrebbero anche complicare il riavvicinamento dei pentastellati - che della nuova comitiva rossobruna di Strasburgo sarebbero azionisti di maggioranza - al PD (appena iniziato con le ultime elezioni amministrative) il quale, aderendo ai socialisti europei, al contrario supporta la “maggioranza Ursula” e l’attuale establishment dell’Unione.
Difficile non notare che questo variegato minestrone di putinismo, rossobrunismo, populismo, non solo non ha nulla di “progressista”, ma non è nemmeno quel genere di compagnia del quale dovrebbe circondarsi uno che, come il leader del M5S, si sente predestinato al ruolo di premier di un paese come l’Italia, fondatore dell’UE, terzo per importanza nell’Unione e membro del G7. Impossibile dunque non domandarsi quale strategia abbia a questo punto in mente Conte. Sempre ammesso che, per una volta, ne abbia una.

Da FB del 1 luglio 2024.
42  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI E FEUDALI. / Autonomia differenziata delle Regioni è legge: da Lep a tempi di attuazione, ... inserito:: Luglio 07, 2024, 01:17:21 am
Autonomia differenziata delle Regioni è legge: da Lep a tempi di attuazione, cosa prevede
POLITICA
19 giu 2024 - 09:50
©Ansa

Introduzione
Dopo l’ok del Senato, la Camera ha dato il via libera definitivo al ddl Calderoli con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Il testo, in 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento

Quello che devi sapere
L’autonomia differenziata è legge
L’autonomia differenziata delle Regioni è legge. Dopo l’ok del Senato e una lunga maratona notturna alla Camera, è arrivato il secondo e definitivo sì al disegno di legge. L'Aula di Montecitorio ha licenziato il provvedimento con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Ma cosa prevede il testo?

Per approfondire: Dl autonomia, ok della Camera con 172 sì. La riforma è legge
11 articoli
Il ddl sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario - anche noto come ddl Calderoli - è una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001. In 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Questi i punti principali

Le richieste
Nel testo è specificato che le richieste di autonomia devono partire su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli enti locali. In particolare, si legge: “Si stabilisce che l'atto di iniziativa sia preso dalla Regione interessata, sentiti gli enti locali, secondo le modalità previste nell'ambito della propria autonomia statutaria. L'iniziativa di ciascuna Regione può riguardare la richiesta di autonomia in una o più materie o ambiti di materie e le relative funzioni. Segue il negoziato tra il governo e la Regione per la definizione di uno schema di intesa preliminare”

Le materie
Le materie su cui si può chiedere l’autonomia sono 23. Tra queste ci sono Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio estero. Quattordici sono poi le materie definite dai Lep, Livelli essenziali di prestazione

Determinazione dei Lep
La concessione di una o più “forme di autonomia” - è specificato nel testo - è subordinata alla determinazione dei Lep, cioè i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio
Principi di trasferimento

L'articolo 4, modificato in Aula al Senato da un emendamento di FdI, stabilisce i principi per il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni, precisando che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Dunque senza Lep e il loro finanziamento, che dovrà essere esteso anche alle Regioni che non chiederanno la devoluzione, non ci sarà autonomia

Cabina di regia
Il testo prevede anche una cabina di regia: composta da tutti i ministri competenti, assistita da una segreteria tecnica, collocata presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e all'individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale

I tempi
Il governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima, con un preavviso di almeno 12 mesi

La clausola di salvaguardia
L'undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle Regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del governo. L'esecutivo può sostituirsi agli organi delle Regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica. In particolare, si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali

I 4 ordini del giorno di Forza Italia
Prima del via libera definitivo al provvedimento, la Camera ha approvato i 4 ordini del giorno con cui Forza Italia ha inteso porre la propria impronta al disegno di legge sull'autonomia. Dopo il parere favorevole espresso dal governo per voce del ministro Roberto Calderoli, sono stati accolti i paletti azzurri che prevedono lo stop ai negoziati con le Regioni fino alle definizioni dei Lep con legge delega anche "sugli atti di iniziativa sui quali il confronto sia stato già avviato prima dell'entrata in vigore della presente legge"; la relazione tecnica sull'impatto finanziario da accompagnare ai decreti legislativi sulle intese; l'analisi dell'impatto dell'eventuale trasferimento di materie non-Lep da presentare al vaglio delle Camere; e un'applicazione "rigorosa" della facoltà del Consiglio dei ministri di limitare l'ambito delle materie oggetto di intesa

Leggi anche: Premierato, ecco come la riforma cambia la Costituzione

da - https://tg24.sky.it/politica/2024/06/19/autonomia-differenziata-regioni-cosa-prevede?card=10
43  Forum Pubblico / CULTURA E NUOVO CAPITALISMO. - ECONOMIA, FINANZA, LAVORO. / Centro Casa Severino - Associazione Studi Emanuele Severino inserito:: Luglio 05, 2024, 11:52:31 am

Centro Casa Severino - Associazione Studi Emanuele Severino

Si è sempre abituati a vedere marxismo, comunismo, socialismo da una parte e, dall’altra, il capitalismo. Severino, però, sia ne “La tendenza fondamentale del nostro tempo”, che ne "Gli abitatori del tempo”, ma anche in altre opere come “Téchne. Le radici della violenza” (1979) dimostra come entrambe le parti non siano poi così diverse.
La contraddittorietà del marxismo non è solamente la sua incapacità di critica radicale al capitalismo, perché, in fondo, condividono gli stessi presupposti (entrambi sono espressioni del nichilismo occidentale), ma è anche il fatto che nasca in un orizzonte in cui viene meno la possibilità di un epistéme. Il marxismo si pone come scienza, e, in quanto tale, è ipotetico, ma, allo stesso tempo, pretende che la propria analisi della società sia vera, volendo porla, quindi, come una verità indiscutibile. L’oscillazione del marxismo tra sapere filosofico e sapere scientifico implica un’altra contraddizione: da un lato rifiuta qualsiasi immutabile o verità assoluta ma, al contempo, si edifica proprio su un immutabile, cioè l’esistenza della lotta tra capitale e proletariato. Se il terreno in cui cammina il marxismo è la caduta dell’idea di un sapere epistemico, questo comporta un ulteriore problema: se non si ha un punto fermo a cui far riferimento, come è possibile distinguere la verità dall’errore? Come può la filosofia giudicare la nostra società? E, soprattutto, la filosofia si deve porre necessariamente o dalla parte della borghesia o da quella del proletariato? Il marxismo è solo una delle forme del nichilismo occidentale, la fede che l’ente è niente, e che quindi appartiene a quello che Severino chiama “terra isolata", cioè la terra isolata dal destino della verità.
Ma non per questo la filosofia deve tacere, anzi, per Severino l’ultima parola spetta proprio alla filosofia stessa testimoniando il destino: la filosofia che, smascherando la follia del divenir altro e della volontà di potenza, indica quel contenuto (l’incontrovertibile destino della necessità) che, mantenendosi al di fuori della terra isolata, circondandola, si mantiene al di fuori della volontà di potenza e quindi anche dell’opposizione marxismo-capitalismo.

Da -  Fb del 30 aprile 2024
44  Forum Pubblico / Gianni GAVIOLI, con ARLECCHINO EURISTICO, "INVITA alla PARTECIPAZIONE ATTIVA", con vostri Scritti. / Rispetto i pensieri di altri che meritano d'essere rispettati e le loro parole.. inserito:: Luglio 04, 2024, 07:44:41 pm
Gianni Gavioli
Caro Umberto, rispetto i pensieri degli altri che meritano d'essere rispettati e le loro parole.
Ma amo la sintesi (la virtù degli asini) e da uomo poco colto me lo posso permettere.
Ho vissuto la vita tra mille simboli e decine di realtà. Forse c'erano imbuti o clessidre, c'erano di certo filosofi e culture che non ho conosciuto, che grazie a voi sto sfiorando adesso, da vecchio, se mi interessa ciò che in voi è in altre realtà trovo e rilancio perché li si approfondisca chi può ed é capace di farlo ( Euristica ).
Accaduto raramente, ma i semi resteranno in qualcuno, che li farà rifiorire.
Tornerò a rileggerti.
Siamo alla fine della vita che ci facciamo sul bordo di un abisso?
Occupiamoci del pantano maleodorante che ci circonda creato dalla cattiva politica con molte bandiere, che dopo aver rubato, corrotto, derubato della Serenità di noi semplici, ingannato e rimbecillito masse di nostri vicini, amorfi e delusi senza sapere da chi è per cosa.
Non lasciamoli sul bordo dell'abisso, noi esistiamo, diciamo loro di allontanarsi da quel bordo e vengano ad aiutarci a . . . seminare il futuro.
ciaooo

io su FB del 4 luglio 2024
45  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, VANNO DIFESE! Anche da Noi Stessi. / Salvini scommette sui Patrioti di Orban, Meloni prova a blindare Ecr inserito:: Luglio 04, 2024, 07:28:04 pm
Salvini scommette sui Patrioti di Orban, Meloni prova a blindare Ecr

Grandi manovre a destra al Parlamento Europeo. Il leader leghista sempre più vicino al gruppo fondato dal premier ungherese insieme agli austriaci di Fpo e i cechi di Ano.
E la premier teme che si aggiungano i polacchi del PiS, oggi suoi alleati

Federica Valenti02 luglio 2024
Alessandro Serranò/ AGF - Meloni e Salvini

UE  VIKTOR ORBAN  MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI  ECR

AGI - Matteo Salvini è sempre più vicino ai 'Patrioti' fondati da Viktor Orban. Una "strada giusta" - l'ha definita il segretario leghista -, quella avviata dal primo ministro ungherese, insieme agli austriaci dell'Fpo e i cechi di Ano. L'obiettivo è quello che Salvini insegue da anni: ovvero dare vita a un grande gruppo alternativo alle sinistre in Europa. E il primo passo è la costruzione di una alleanza aperta a chi è stato escluso dall'accordo sui top job tra Ppe, Socialisti e Liberali, definito "colpo di Stato" del vice premier italiano. Il risultato auspicato quindi sarebbe la creazione di un eurogruppo più ampio di Identità e democrazia, dove attualmente la Lega siede insieme ai francesi del Rassemblement national.
Ai 'Patrioti per l'Europà già aderiscono Fpo, storico alleato della Lega, tra i fondatori di Id, e, da oggi, i portoghesi di Chega, di recente molto vicini al gruppo nato dall'intuizione di Salvini e Le Pen. In attesa di vedere cosa farà il Rn - che potrebbe non scegliere prima dell'esito del secondo turno delle legislative di domenica -, quindi, il leghista mette una fiche sul progetto di Orban, che pare invece non interessare ai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, quantomeno allo stato.
PUBBLICITÀ
FdI è in trattativa con gli alleati del PiS, insieme al quale co-presiede i Conservatori europei. I polacchi però potrebbero aderire ai nuovi 'Patrioti', superando le distanze storiche con Orban, considerato un tempo troppo filo-russo. "Siamo in trattativa con Ecr e questo è l'elemento principale che deciderà del nostro futuro", ha detto, nei giorni scorsi, l'ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, specificando che il PiS è tentato di andare "in entrambe le direzioni". "Direi che la probabilità è del 50-50", ha spiegato, aggiungendo che "non è garantito" che il PiS rimanga in Ecr. Entro mercoledì dovrebbe esserci una decisione. In FdI non si crede che alla fine il PiS possa realmente lasciare Ecr ma niente è escluso allo stato. Si tratterebbe di una delle ipotesi meno vantaggiose per il primo partito di governo italiano, perché ridimensionerebbe considerevolmente la consistenza del gruppo che Meloni presiede, che, perdendo i 20 del PiS, passerebbe cosi' da 83 a 63 eurodeputati.
Chi non ha dubbio alcuno di ricollocamento è Forza Italia, parte integrante dei Popolari europei. Per tutta la campagna elettorale, il segretario nazionale di FI Antonio Tajani si è speso a favore dell'apertura di un dialogo tra il Ppe e i Conservatori di Meloni, a discapito dei Verdi. Tajani lo ha ribadito anche in giornata, sostenendo che la maggioranza che sosterrà la nuova commissione di Ursula von der Leyen in Europarlamento dovrà essere solida e avrà quindi bisogno dei voti di FdI.
Von der Leyen oggi ha avuto un primo incontro con i Verdi. La trattativa è appena entrata nel vivo e appare prematura ogni previsione sul voto dei 24 eurodeputati di FdI. Meloni, che si è comunque lasciata la porta aperta astenendosi sulla indicazione di von der Leyen in consiglio europeo, lascia tutte le opzioni sul tavolo in attesa di capire quale ruolo può ottenere per l'Italia nel nuovo esecutivo. L'obiettivo dichiarato della premier è di "fare meglio" di quanto fatto dal Pd nel 2019 e quindi ottenere un portafoglio economico importante e una vice presidenza della commissione per il candidato italiano che sembra essere il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Il voto di FdI in Europarlamento dipenderà tutto da come andrà il negoziato.

Da - https://www.agi.it/politica/news/2024-07-02/orban-patrioti-salvini-meloni-ecr-ue-26981468/
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