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Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / FEDERICO RAMPINI. Gli Usa, tra prove tecniche di normalità e il fantasma ...
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inserito:: Marzo 07, 2021, 07:10:53 pm
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Outlook | Gli Usa, tra prove tecniche di normalità e il fantasma dell'inflazione
Posta in arrivo
Federico Rampini - La Repubblica Annulla iscrizione ven 5 mar, 19:46 (2 giorni fa) a me
Rep: Outlook di Federico Rampini 5 marzo 2021
Gli occupati americani fanno segnare un +379.000 a febbraio, il dollaro si rafforza e i mercati vedono una ripresa americana sempre più robusta. Ottima notizia per un presidente in carica da poco più di un mese, che viene baciato dalla congiuntura economica e potrà appropriarsi il merito di una crescita che riduce la disoccupazione (anche se la ripresa era già in atto da molti mesi). Tuttavia questo pone anche un problema a Joe Biden, che vorrebbe incassare durante il weekend l’approvazione definitiva del Congresso per la sua maxi-manovra di spesa pubblica da 1.900 miliardi di dollari. Era nata come una manovra anti-recessione, quando lui la annunciò in campagna elettorale, ma la recessione è un ricordo del 2020. Attaccata da più parti come eccessiva, la manovra ha già perso alcuni pezzi e questo attira un coro crescente di critiche contro Biden. Prima il Presidente ha dovuto rinunciare a inserire in quel disegno di legge il raddoppio del salario minimo federale da 7,25 a 15 dollari orari, facendo infuriare l’ala sinistra del suo partito. Poi ha accettato che i versamenti diretti dal Tesoro ai cittadini, pari a 1.400 dollari, siano meno generosi sulle fasce di reddito medie. Nella nuova versione il versamento pieno di 1.400 dollari spetta solo a chi guadagna meno di 75.000 dollari annui, o alle coppie fino a 150.000 dollari (che ricevono il doppio, cioè 2.800 dollari). Sopra quella soglia di reddito l’aiuto decresce rapidamente e si esaurisce per il single che guadagna 100.000 annui o la coppia che ha un reddito di 200.000. In una versione precedente la platea era ancora più vasta. Però anche in questa nuova versione ridotta gli aiuti arriveranno comunque a tre quarti della popolazione americana. E questo nonostante a gennaio il reddito delle famiglie sia aumentato del 10%. Non stupisce che stia crescendo il coro dei critici – dall’economista democratico Larry Summers fino alla totalità del partito repubblicano – che accusa Biden di regalare aiuti non più necessari, col rischio di far esplodere il deficit federale e di rilanciare l’inflazione. E’ significativo che a questo coro di critici si sia aggiunto uno dei massimi responsabili della politica monetaria cinese. Da Pechino Guo Shuqing, capo della vigilanza bancaria, e uno dei massimi dirigenti della Banca Centrale, ha messo in guardia contro i pericoli insiti in un mix troppo espansivo tra politica di bilancio e politica monetaria della Federal Reserve. La Cina teme un contagio, stavolta di natura finanziaria, se l’euforia per la ripresa americana dovesse lasciare il posto a un’instabilità dei mercati. In effetti gli investitori americani continuano a credere che l’inflazione sia dietro l’angolo, questo spiega la non-reazione alle parole di ieri di Jerome Powell. Il presidente della Federal Reserve ha assicurato che la politica monetaria non cambia, continuano sia i tassi zero sia gli acquisti di bond sul mercato (al ritmo di 120 miliardi al mese). Nonostante queste rassicurazioni i rendimenti di mercato continuano a salire: è un segnale di fiducia nella crescita, ma anche di scetticismo sulle parole di Powell. Da parte loro sia la Fed, che il Tesoro, ribadiscono che il mercato del lavoro avrà ancora una lunga convalescenza davanti a sé, perché c’è tanta disoccupazione nascosta, tanta sottoccupazione creata dalla crisi dell’anno scorso. Ma la manovra Biden ha anche un’altra motivazione, tutta politica. Dopo essersi appropriato del sovranismo di Trump, con lo slogan Buy American, ora Biden si appropria anche del populismo. Distribuire soldi a tre quarti della popolazione americana significa mantenere l’ultima promessa di Trump, che voleva erogare le stesse somme nell’ultima manovra natalizia, e non ci riuscì. Mancano solo venti mesi alla prossima tornata elettorale, le legislative di mid-term in cui si rinnova tutta la Camera e un terzo del Senato. Viste le maggioranze risicate di cui gode nei due rami del Congresso, Biden rischia di esaurire presto il suo capitale politico. Il ciclo elettorale, non quello economico, sta diventando la motivazione principale di questa manovra. L’ala sinistra del suo partito può attaccarlo quanto vuole, il vecchio Joe sta facendo quel che può per non diventare un presidente di minoranza come accadde a Barack Obama appena due anni dopo la sua elezione nel 2008.
Oggi riaprono i cinema a New York, e ci andrò subito. E' un passo simbolico ma anche importante, tra un mese tocca a teatri e concerti; finalmente l'industria culturale rinasce. Insieme con la netta accelerazione nella distribuzione dei vaccini (25% della popolazione inoculata, il ritmo supera i 2 milioni al giorno, ed è in costante aumento), il ritorno alla normalità dell'America sta cambiando la vita della nazione. Come si addice al sistema federale, ogni Stato ha i suoi calendari, ci sono le "fughe in avanti" come quella del Texas dove quasi tutto è già riaperto e il governatore toglie perfino l'obbligo di mascherina (però molte aziende private lo mantengono per dipendenti e clienti). Non mancano le polemiche come quella di Biden contro il "pensiero di Neanderthal" del governatore texano. Malgrado i dubbi degli esperti e le inevitabili controversie, la direzione di marcia è chiara, verso l'uscita dalle restrizioni. Altro dato interessante: New York per i viaggiatori vaccinati abolisce l'obbligo di test e quarantena. È un embrione di passaporto sanitario. Se tutto dovesse andare per il meglio, da una parte e dall'altra dell'Atlantico, quel che sta accadendo qui potrebbe essere una "roadmap" che prefigura il lieto fine anche per l'Europa, quando i ritardi nei vaccini saranno superati.
Nonostante le riserve di molti esperti non siamo di fronte a un bis di altre riaperture fallite nel 2020. Anzitutto perché c’è la grossa novità dei vaccini, che offrono un’immunità come alternativa concreta al lockdown. Poi perché il tasso di ideologia sta diminuendo. Lo scontro fra Biden e il governatore del Texas fa parte del “teatro Kabuki” della politica americana, ma la mappa delle riaperture non segue la divaricazione tra Stati democratici e Stati repubblicani. La California, roccaforte della sinistra, dopo avere avuto i lockdown più severi d’America adesso sta riaprendo molto rapidamente: il governatore Gavin Newsom vuole tutti i bambini a scuola dal primo aprile, e sta allentando molte altre regole. Il Connecticut governato dai democratici (e dove abitano molti pendolari che lavorano a New York), pur mantenendo l’obbligo delle mascherine, per il resto ha deciso una riapertura di tipo texano: quasi tutto torna alla normalità, anche i parchi divertimento, le competizioni sportive, feste e festival. Il governatore democratico del Connecticut toglie le restrizioni anche sulla quantità di clienti ammessi nei ristoranti e negozi. Se Texas e Florida hanno fatto da apripista con largo anticipo, altri Stati cominciano a imitarlo anche perché i dati non supportano la tesi che i lockdown più duri, stile California, abbiano portato a un divario sostanziale nei contagi, nei ricoveri, nei decessi. Inoltre la liberalizzazione del Texas può aver contribuito a rafforzare l’esodo di aziende, manodopera e famiglie dalla California: attirate da un clima più favorevole all’attività economica, oltre che dalla pressione fiscale inferiore. Comunque la differenza texana non è così estrema come sembra dai proclami politici sulle mascherine. L’obbligo di indossare maschere, benché abolito dal governatore repubblicano, viene mantenuto dalle sale cinematografiche multiplex Amc, dagli alberghi Hyatt, dai caffè Starbucks, dai supermercati Target, dalle catene di farmacie drugstore Cvs.
Il comportamento del settore privato sarà cruciale anche su un altro fronte: il ritorno dei dipendenti negli uffici. Al momento si stima che solo il 25% della forza lavoro impiegatizia stia andando regolarmente in ufficio, con punte di oltre un terzo in Texas, e dei minimo sotto il 20% a New York, San Francisco, Chicago. Quante aziende vorranno rinunciare rapidamente allo smart working e richiamare i dipendenti in massa negli uffici? Le risposte saranno molto varie da un settore all’altro. Già si segnalano casi di aziende che offrono premi e incentivi ai dipendenti che si fanno vaccinare.
In questo clima di ritorno alla normalità, si segnala il disaccordo di molti esperti. La principale autorità sanitaria federale, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), ammonisce che si stanno levando le restrizioni troppo presto. Dal Cdc arriva un allarme perché il forte calo dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, che era in corso da un paio di mesi, sembra dare segni di stallo e forse preannuncia un’inversione di tendenza. Potrebbe essere in arrivo la quarta ondata, insomma, nel qual caso la fine dei lockdown sarebbe un errore. Però non siamo più nell’era di Donald Trump, quando questo tipo di pareri della comunità scientifica diventavano armi da usare nello scontro politico. Con i governatori democratici decisi a togliere le restrizioni, quasi quanto i repubblicani, l’equilibrio politico è cambiato. E soprattutto c’è la novità della campagna vaccinazioni, che continua ad accelerare con l’apertura di nuovi centri.
In Asia tutti gli occhi sono puntati sul grande raduno politico di Pechino, ma non bisogna sottovalutare quel che sta accadendo in India. Il premier Narendra Modi ha presentato un vasto piano di privatizzazioni e di incentivi alla creazione di nuove imprese. Si aggiunge a una politica fortemente protezionista, a base di dazi. Il messaggio alle imprese straniere è questo: la seconda maggiore nazione del mondo è un vasto mercato, destinato a diventare più aperto alla competizione privata, ma per chi viene a produrre sul territorio indiano. E’ un tentativo di candidare l’India a catturare investimenti da parte di aziende che vogliono diventare meno dipendenti dalla Cina.
New York, 5 marzo 2021.
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Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / Il patto Draghi-Macron
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inserito:: Marzo 06, 2021, 07:48:52 pm
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Il patto Draghi-Macron Posta in arrivo Rep: | Luci da Parigi ven 5 mar, 19:49 (23 ore fa) a me Rep: Luci da Parigi di Anais Ginori 5 marzo 2020 Buongiorno da Parigi, la corsa del Covid continua a preoccupare il governo. Il 60% dei nuovi contagi è ormai composta da varianti, ma “per adesso non c'è la crescita esponenziale che temevamo” dice il premier Jean Castex. La curva si attesta su un livello alto, in una forchetta tra 20 e 30mila nuovi contagi al giorno, un tasso di positività al 7% e un tasso di incidenza medio a 22. Le autorità francesi hanno varato il lockdown nei weekend ora anche nel Pas-de-Calais, dopo averlo già dichiarato nelle province di Nizza e Dunkerque. I dipartimenti sotto “sorveglianza rafforzata” sono aumentati a 23 (con l'ingresso Hautes-Alpes, Aisne e Aube) ma tra questi ci sono piccoli segni di speranza. In Mosella e nelle Bouches-du-Rhône, infatti, è cominciata una diminuzione dei casi. Qui sotto l'ultimo bollettino di giovedì e la curva su due mesi. Il calo dei ricoveri di anzianiIl dato più incoraggiante è la diminuzione dei ricoveri in ospedale di pazienti con più di 85 anni: un calo del 17,5% nelle ultime settimane, grazie all'effetto della campagna di vaccinazione. “La Francia è il primo paese in Europa per la vaccinazione delle persone più vulnerabili” dice Castex, dato contestato da alcuni ma è indubbio che da gennaio il governo ha scelto di dare una netta priorità ai più anziani. Negli Ephad, l'equivalente delle nostre Rsa, la percentuale dei vaccinati è pari all'85%. Al livello totale, il numero delle persone che hanno ricevuto almeno una dose è di 3,2 milioni di persone (di cui 1,7 milioni con due dosi). Entro metà aprile il governo conta di aver vaccinato 10 milioni di persone, 20 milioni a maggio e 30 milioni entro l'estate. Anche se sono dati che sfigurano rispetto allo sprint dei britannici, la Francia ha accelerato, tanto che il portavoce del governo ha promesso che a metà aprile si potrà cominciare a pensare ad allentare le restrizioni e “ritrovare una certa normalità”. L'altro punto della strategia francese confermato è la tutela dell'istruzione in presenza. Dopo le due settimane di vacanze d'inverno le scuole hanno riaperto anche nella Capitale. Secondo uno studio Unesco, la Francia è uno dei paesi dove bambini e ragazzi hanno perso meno lezioni in presenza: 41 giorni contro 93 dell'Italia. Il patto Draghi-MacronGli sherpa sono al lavoro per invitare Mario Draghi nella capitale francese. Emmanuel Macron vorrebbe essere il primo leader europeo a incontrare di persona il nuovo premier italiano, suggellando così l’intesa con Super Mario. Niente di ancora definito, la crisi del Covid che torna a mordere da un lato e l’altro della Alpi rende tutto complicato. Ma proprio per questo c’è una sensazione di urgenza. Draghi deve correre per la stesura del Recovery Plan, mentre Macron si è portato avanti e potrebbe offrire preziosi consigli. Draghi ha una solida "french connection" che risale a quando fu candidato dalla Francia alla Bce. Il Presidente era allora Nicolas Sarkozy. È presto per parlare di asse Roma-Parigi, ma una cosa è già chiara: la coppia Draghi-Macron guiderà l’Europa nella transizione post-Merkel. La battaglia di Sarkò“Sono innocente, combatterò fino alla fine”. Così Sarkozy commenta la condanna a 3 anni (di cui due con la condizionale) per corruzione di magistrato e traffico di infuenze. Sarkozy ha fatto appello, quindi la pena è sospesa, ma intanto il 17 marzo lo aspetta un nuovo processo. "È un doppio shock, per la politica francese nel suo insieme e per la destra in particolare" commenta il politologo Pascal Perrineau, convinto però che l'ex leader della destra "non sia politicamente morto". Non ci poteva essere momento migliore, o peggiore. A poche ore dalla sentenza di condanna di Sarkozy, con l’ex ministro che va in tv per denunciare l'“accanimento” dei giudici, il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti lancia una riforma della Giustizia in cui tra l’altro vengono messi nuovi paletti per intercettazioni e indagini segretate. Nel mirino c'è anche il ruolo del Parquet Nationale Financier (Pnf), la Superprocura creata dal governo di sinistra nel 2013, che ha scoperchiato molti scandali politici e considerata dalla destra come un covo di "toghe rosse". Lo stesso Guardasigilli si è scagliato contro il Pnf. Turbolenze per il caccia del futuro Non decolla il faraonico progetto per il sistema integrato del caccia del futuro battezzato da Emmanuel Macron e Angela Merkel. Proprio nei giorni in cui l'autonomia strategica dell'Europa viene invocata dai leader nel Consiglio Europeo di Bruxelles, viaggia in mezzo a turbolenze uno dei simboli della cooperazione militare franco-tedesca, inserita nel trattato bilaterale di Aix-la-Chapelle due anni fa. Anche se è un cantiere di lungo periodo, proiettato nel 2045, i lavori preliminari procedono a rilento. Il progetto, che vale oltre 100 miliardi di euro, finora non ha neppure un nome condiviso. I tedeschi usano l'acronimo inglese Fcas (Future Combat Air System), i francesi parlano invece di Scaf (Système de combat aerien du futur). Intanto i negoziati diplomatici sull'Iran passano anche da una scuola parigina. Nell'istituto internazionale del quindicesimo arrondissement Jeannine Manuel hanno studiato sia il nuovo Segretario di Stato Anthony Blinken, che l'inviato speciale Robert Malley, entrambi diplomati nel 1980. Il dato biografico potrebbe sembrare marginale se non fosse che i contatti tra Washington e Parigi sono sempre più intensi, facilitati anche da una french connection. Il nuovo Medio Oriente"La combinazione tra pandemia e crollo del petrolio ha provocato un cataclisma in Medio Oriente". Il 2020 è stato un anno di svolta nella regione più tormentata del pianeta come racconta l'intellettuale Gilles Kepel nel nuovo saggio "Il Profeta e la pandemia" appena pubblicato da Gallimard e in corso di traduzione da Feltrinelli. Rispetto al suo precedente libro, "Uscire dal caos", nel quale tornava su mezzo secolo di storia della regione, Kepel firma adesso quasi un instant book, presentando la cronologia degli eventi del 2020 - dagli Accordi di Abramo alle nuove tensioni nel Mediterraneo - in una documentata analisi e una vasta cartografia. Docente all'École Normale Supérieure e all'università italiana di Lugano, Kepel è ormai un punto di riferimento fisso nel dibattito francese sull'Islam. L'ultimo strilloneL'ultimo strillone di Parigi va in pensione. Alì Akbar, il pachistano che da 40 anni vendeva Le Monde e altri giornali nelle strade del quartiere latino, abbandona il suo storico lavoro. I suoi finti titoli sensazionalistici e presunti scoop urlati nelle strade facevano parte del folklore di Saint-Germain-des-Prés, dove Alì appariva sempre verso ora di pranzo con le copie fresche del quotidiano della sera. La crisi del Covid ha aggravato le difficoltà dello strillone che senza café e ristoranti ha perso gran parte della sua clientela. Alì ha dovuto rassegnarsi ad abbandonare il suo lavoro che ha sempre considerato come una "vocazione". Grazie a una colletta in Rete è riuscito a ricomprarsi un piccolo chiosco davanti ai giardini del Luxembourg. Potrà vendere a famiglie e turisti (quando torneranno) bibite e gelati. Ma non è detto che sul bancone non ci sia anche qualche copia di giornale. Luci da Parigi torna venerdì prossimo. Mi potete mandare messaggi e segnalazioni sulla mia email ( a.ginori@repubblica.it). Buon weekend. Anaïs Ginori--- Ricevi questa e-mail perché hai prestato a GEDI Digital S.r.l., Società controllata del Gruppo GEDI S.p.a., il consenso al trattamento dei dati.
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Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Sprecare il denaro pubblico con incapaci, evasori fiscali e altri parassiti, ...
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inserito:: Marzo 05, 2021, 10:02:29 pm
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Affiancare con benefici pubblici soltanto le aziende ben in grado di sviluppare posti di lavoro ed efficienti, è interesse di tutti. E' una bella cosa. Si sostiene chi vale e lo dimostra con i fatti.
Sprecare il denaro pubblico con incapaci, evasori fiscali e altri parassiti, sarebbe un crimine sociale.
A chi merita e offre garanzie di successo nella creazione di lavoro, lo Stato potrebbe far concedere onesti fidi adeguati all'impresa, dalle banche, in anticipo sul procedere dei risultati.
In corso d'opera lo Stato trasferisce i benefici approvati seguendo il progredire del piano aziendale. Cioè prima risultati, poi denari a saldo del tutto ciò previsto perché concesso.
ggiannig
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Forum Pubblico / ESTERO fino al 18 agosto 2022. / Se perdiamo lo Stretto di Sicilia.
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inserito:: Marzo 05, 2021, 09:56:15 pm
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Se perdiamo lo Stretto di Sicilia Limes Premium < sito@limesonline.com> Annulla iscrizione 13:22 (4 ore fa) A me Questa newsletter è in esclusiva per gli abbonati a Limesonline Care abbonate e cari abbonati, "Lo Stretto di Sicilia è stato raggiunto dai venti della competizione geopolitica che spazzano da tempo ogni quadrante del Mar Mediterraneo. In questo imbuto marino rovesciato con testa sull’arcipelago maltese e strozzatura incastonata fra Mazara del Vallo, in Sicilia, e la penisola di Capo Bon, in Tunisia, attori regionali e potenze esterne competono ormai apertamente per la primazia e per irradiare la propria influenza sulle terre attigue. Dalle sabbie libiche fino ai massicci tunisini, senza dimenticare i giganti nordafricani di Algeria ed Egitto – traballanti su terra eppure accomunati dalla medesima volontà di compiere una storica torsione marittima. Nel mezzo c’è l’Italia, con la sua proverbiale introversione terragna, che fatica a cogliere il senso delle partite strategiche circostanti. Così l’ampio spazio di mare antistante i nostri confini meridionali può trovare posto nell’elenco delle aree critiche del Mediterraneo, comprendenti la Zee algerina a ovest, l’accordo turco-tripolino a sud-est di Creta e le acque del Levante a est. Con il risultato nient’affatto secondario di spostare sempre più verso la costa della Sicilia la faglia fra il mondo civilizzato di Ordolandia e le aree instabili o in aperto conflitto di Caoslandia. E con conseguenze dirette sull’equilibrio di potere nei flutti e sulla nostra sicurezza. L’Italia vive da sempre un rapporto tribolato con questa porzione di Mar Mediterraneo, passaggio inaggirabile per ogni genere di collegamento marittimo fra i poli di Gibilterra e di Suez stante la peculiare conformazione assunta dal «mare fra le terre» in questo preciso punto di passaggio. Qui transitavano le grandi rotte commerciali e imperiali del passato, come la miriade di connessioni locali dei giorni nostri, senza dimenticare la giugulare che bipartisce il Medioceano per connettere i sistemi dell’Atlantico e dell’Indo-Pacifico. Benché perno naturale della regione, il nostro paese non ha mai controllato appieno il suo canale meridionale, pur sovrastandolo fisicamente e avendogli prestato il nome della sua isola maggiore per battezzarlo come è più diffusamente noto. Nessun governo italiano dai tempi dell’Unità ha saputo mettere a sistema il possesso dei principali gruppi di isole dell’arcipelago siciliano per trasformare lo Stivale nell’egemone locale. Marchio indelebile della nostra difficoltà a pensare il mare. È un’anomalia su cui conviene riflettere e che ha diverse cause, di tipo storico, culturale e strategico, ma che chiarisce in modo lampante l’effettiva taglia geopolitica che ci compete, specialmente in ambito marittimo..." Oggi #IdeaLimes è un'anticipazione da L'Italia al fronte del caos, il numero in edicola venerdì prossimo ma già disponibile sul nostro sito. Il suo curatore Alberto de Sanctis illustra l'instabilità che minaccia lo Stretto di Sicilia, area di gravitazione fondamentale degli interessi marittimi italiani. L'articolo prosegue qui. Buona lettura Niccolò Locatelli Coordinatore di Limesonline
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