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1  Forum Pubblico / LA NOSTRA COLLINA della più BELLA UMANITA', quella CURIOSA. / Notizie e opinioni dalla redazione di Open! inserito:: Novembre 30, 2023, 12:16:16 pm
Chi lucra sulle guerra tra Hamas e Israele?
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2  Forum Pubblico / NOI CITTADINI ATTIVI PER UNA GIUSTA PACE NEL MONDO E ALLEATI NELLE GIUSTE CAUSE. / “I Racconti della domenica”, la storia di un siciliano perbene – DgCinews inserito:: Novembre 30, 2023, 12:02:11 pm
“I Racconti della domenica”, la storia di un siciliano perbene – DgCinews

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
   20:08 (4 ore fa)      
 
a me
 
   
https://www.dgcinews.it/i-racconti-della-domenica-la-storia-di-un-siciliano-perbene/

3  Forum Pubblico / LA MIA ITALIA NAZIONE, PROTAGONISTA IN EUROPA, NEL MEDITERRANEO, NEL MONDO. / Noi Vecchi attivisti e ForumUlivisti Indipendenti, ci consideriamo Ulivisti. inserito:: Novembre 30, 2023, 12:51:45 am
Gianni Gavioli
donpreosSti85ig1414a1i7mtlahn0l8t0u5074g1i556m1a7t354860 l2l  ·
Contenuto condiviso con: Tutti

Il termine ULIVO è la cronaca Politica ormai diventata Storia.
Noi Vecchi attivisti e ForumUlivisti Indipendenti, ci consideriamo Ulivisti.
Con tutto il carico di delusioni e tradimenti che la Storia deciderà di CESELLARE.
Il termine OLIVO potrebbe essere preso in considerazione, anche da noi Vecchi, per Progetti partoriti da una Nuova Sinistra democratica e da un Nuovo Centro progressista.

In questa ipotesi alcuni di noi (io e pochi altri) stiamo convincendoci quanto sia inadeguato al nuovo modo di agire, verso simpatizzanti futuri elettori, definirci con lo stesso termine che ha subito l'ignominia del tradimento e dell'inganno, dopo meritate vittorie.

Per noi contano le radici DELL'IDEA e i valori etico morali e sociali dell'Ulivo, che NON vogliamo abbandonare ma soltanto aggiornare.

Quindi l'idea del termine OLIVO e meglio ancora OLIVO SELVATICO nella sua emanazione territoriale, trova un certo gradimento.
MERITEVOLE un sano approfondimento.

ciaooo
ggiannig - forum.laudellulivo.org
postato su Facebook il 29 novembre 2023
4  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO "AL SERVIZIO DELLA PARTECIPAZIONE". Attraverso gli Scritti. / Per noi contano le radici DELL'IDEA e i valori etico morali e sociali dell'Ulivo inserito:: Novembre 30, 2023, 12:48:08 am
Gianni Gavioli
donpreosSti85ig1414a1i7mtlahn0l8t0u5074g1i556m1a7t354860 l2l  ·
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Il termine ULIVO è la cronaca Politica ormai diventata Storia.
Noi Vecchi attivisti e ForumUlivisti Indipendenti, ci consideriamo Ulivisti.
Con tutto il carico di delusioni e tradimenti che la Storia deciderà di CESELLARE.
Il termine OLIVO potrebbe essere preso in considerazione, anche da noi Vecchi, per Progetti partoriti da una Nuova Sinistra democratica e da un Nuovo Centro progressista.

In questa ipotesi alcuni di noi (io e pochi altri) stiamo convincendoci quanto sia inadeguato al nuovo modo di agire, verso simpatizzanti futuri elettori, definirci con lo stesso termine che ha subito l'ignominia del tradimento e dell'inganno, dopo meritate vittorie.

Per noi contano le radici DELL'IDEA e i valori etico morali e sociali dell'Ulivo, che NON vogliamo abbandonare ma soltanto aggiornare.

Quindi l'idea del termine OLIVO e meglio ancora OLIVO SELVATICO nella sua emanazione territoriale, trova un certo gradimento.
MERITEVOLE un sano approfondimento.

ciaooo
ggiannig - forum.laudellulivo.org
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5  Forum Pubblico / CENTRO e SINISTRA DEMOCRATICA, Essenziali all'ITALIA FUTURA. / Il termine ULIVO è la cronaca Politica ormai diventata Storia. inserito:: Novembre 30, 2023, 12:39:35 am
Gianni Gavioli
donpreosSti85ig1414a1i7mtlahn0l8t0u5074g1i556m1a7t354860 l2l  ·
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Il termine ULIVO è la cronaca Politica ormai diventata Storia.
Noi Vecchi attivisti e ForumUlivisti Indipendenti, ci consideriamo Ulivisti.
Con tutto il carico di delusioni e tradimenti che la Storia deciderà di CESELLARE.

Il termine OLIVO potrebbe essere preso in considerazione, anche da noi Vecchi, per Progetti partoriti da una Nuova Sinistra democratica e da un Nuovo Centro progressista.

In questa ipotesi alcuni di noi (io e pochi altri) stiamo convincendoci quanto sia inadeguato al nuovo modo di agire, verso simpatizzanti futuri elettori, definirci con lo stesso termine che ha subito l'ignominia del tradimento e dell'inganno, dopo meritate vittorie.

Per noi contano le radici DELL'IDEA e i valori etico morali e sociali dell'Ulivo, che NON vogliamo abbandonare ma soltanto aggiornare.

Quindi l'idea del termine OLIVO e meglio ancora OLIVO SELVATICO nella sua emanazione territoriale, trova un certo gradimento.
MERITEVOLE un sano approfondimento.


ciaooo

ggiannig - forum.laudellulivo.org
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6  Forum Pubblico / NOI CITTADINI ATTIVI PER UNA GIUSTA PACE NEL MONDO E ALLEATI NELLE GIUSTE CAUSE. / Avrei bisogno di collaboratori. Convinto del mio modesto ruolo Euristico non... inserito:: Novembre 27, 2023, 07:40:17 pm
Cari Conoscenti in Facebook, VI aspetto, anche soltanto come lettori, nella mia rasségna tematica e bibliografica:
http://forum.laudellulivo.org/index.php

Da oltre 25 anni è il mio angolo SOCIAL personalissimo.
Il mio nickname Arlecchino (oggi Arlecchino Euristico) è nato, partorito dalla mia voglia di indipendenza, quando sono stato accettato da partecipante attivo, nel Forum dell’Ulivo.
Ma appena ho percepito i limiti e la precarietà di una Coalizione tra elementi partitici troppo diversi, negli scopi reali e negli intenti sottaciuti, ho pensato fosse opportuno creare uno spazio mio in cui imparare a fornire ai miei lettori (e ai robot predoni) mie cognizioni della realtà.       
Oggi vorrei consolidare e perfezionare questa mia partecipazione ormai storica (vecchia), sul WEB, ma da solo mi é impossibile.

Avrei bisogno di collaboratori.
Convinto del mio modesto ruolo Euristico non li ricerco ma se li trovassi, potremmo formare un bel Tavolo di Lavoro sotto L’EGIDA (non della pelle della capra Amaltea di Zeus e di Atena) ma più semplicemente, di Arlecchino
.

Vi abbraccio.
Gianni Gavioli – ggianni41@gmail.com
7  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, LA SOCIETA', IL MONDO DEL LAVORO E DELLA PRODUZIONE. / Il mio nickname Arlecchino (oggi Arlecchino Euristico) è nato, partorito ... inserito:: Novembre 27, 2023, 07:35:48 pm
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Ma appena ho percepito i limiti e la precarietà di una Coalizione tra elementi partitici troppo diversi, negli scopi reali e negli intenti sottaciuti, ho pensato fosse opportuno creare uno spazio mio in cui imparare a fornire ai miei lettori (e ai robot predoni) mie cognizioni della realtà.       

Oggi vorrei consolidare e perfezionare questa mia partecipazione ormai storica (vecchia), sul WEB, ma da solo mi é impossibile.
Avrei bisogno di collaboratori.


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Vi abbraccio. ciaooo
Gianni Gavioli – ggianni41@gmail.com
8  Forum Pubblico / LA MIA "ISOLA DI ARLECCHINO EURISTICO". TROVARSI SENZA ESSERSI CERCATI. / Cari Conoscenti in Facebook, VI aspetto, anche soltanto come lettori, nella ... inserito:: Novembre 27, 2023, 07:32:27 pm
Cari Conoscenti in Facebook, VI aspetto, anche soltanto come lettori, nella mia rasségna tematica e bibliografica:
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Da oltre 25 anni è il mio angolo SOCIAL personalissimo.
Il mio nickname Arlecchino (oggi Arlecchino Euristico) è nato, partorito dalla mia voglia di indipendenza, quando sono stato accettato da partecipante attivo, nel Forum dell’Ulivo.

Ma appena ho percepito i limiti e la precarietà di una Coalizione tra elementi partitici troppo diversi, negli scopi reali e negli intenti sottaciuti, ho pensato fosse opportuno creare uno spazio mio in cui imparare a fornire ai miei lettori (e ai robot predoni) mie cognizioni della realtà.       

Oggi vorrei consolidare e perfezionare questa mia partecipazione ormai storica (vecchia), sul WEB, ma da solo mi é impossibile.
Avrei bisogno di collaboratori.

Convinto del mio modesto ruolo Euristico non li ricerco ma se li trovassi, potremmo formare un bel Tavolo di Lavoro sotto L’EGIDA (non della pelle della capra Amaltea di Zeus e di Atena) ma più semplicemente, di Arlecchino.

Vi abbraccio. ciaooo
Gianni Gavioli – ggianni41@gmail.com
9  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO "AL SERVIZIO DELLA PARTECIPAZIONE". Attraverso gli Scritti. / È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, ... inserito:: Novembre 27, 2023, 07:26:13 pm
IL TEMPO DEL DISAMORE

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.
Vera Slepoj, psicologa, scrittrice e editorialista, parla della storia di Giulia e Filippo. Buona lettura!

Quello di Barcis è un piccolo lago in mezzo alle montagne e per arrivarci la strada costeggia rupi, montagne solitarie, paesaggi piuttosto isolati, ed è difficile immaginarsi un corpo, quello di Giulia. che abbiamo conosciuto in questi giorni, con l’ansia che almeno questa vicenda non fosse come le altre, che potesse avere un finale diverso, e invece il corpo è lì, abbandonato o buttato, adagiato o sospeso al giudizio che possiamo darne.
È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, quelli che chiamiamo amori tossici. A Giulia, pur con tutte le attenuanti, il dolore per il lutto recente della madre, il traguardo della laurea, il desiderio di lottare, guarire, uscire, rigenerarsi, risorgere, tutto questo non è bastato.  L’epilogo è stato lo stesso, quello che dell’amore ancora la mente collettiva non riesce a distinguere, ad avere quegli strumenti per intercettare il male, il pericolo che sta dentro la spirale dell’amore che sconfina spesso e velocemente nell’ossessione, nell’egoismo di chi pensa che siccome si ama si ha diritto sull’«altro».
Giulia, anima bella, non vede il pericolo, non lo sente e così è per tutte le vittime di questo tipo di violenza. Credono che bastino le parole, l’accompagnamento alla separazione. Giulia, anima generosa, guardava avanti e pensava bastasse la sua solidarietà per gestire una situazione imprevista, e spesso questo meccanismo fa precipitare l’amore nel baratro, quello dell’altro, preso dall’ossessione, da quel pensiero che fa vedere l’altro come l’unica soluzione della propria vita.
L’amore purtroppo si può raccontare, forse anche educare, ma non è proprio così, non è uno strumento che si può imparare a usare, è il sentimento più controverso, meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Dovremmo capire che siamo nel tempo del disamore, esattamente il suo contrario. Amare è l’esperienza comportamentale più importante che ci fa transitare nel mondo dell’altro, che fa attraversare il proprio egotismo, è il sentimento più importante per imparare il limite di noi stessi. L’amore è la libertà nel bene dell’altro. Si ama a prescindere dall’epilogo, dalla sua destinazione, chi ama dovrebbe essere felice che l’altro esiste, ma non si esiste perché l’altro ti ama.
L’amore non può essere una risposta ai nostri desideri, alle nostre utopie, ai nostri bisogni, non può essere la soluzione di ciò che non hai e forse di chi non sei. L’amore, ricordiamoci, non è dipendenza, è autonomia, è incontro con la verità della vita. E su questi temi il mondo virtuale - internet e dintorni - purtroppo non ha nessuna influenza. L’amore non è passione e le farfalline famose che dovrebbero comparire sono una strada infantile, trasposizione di ciò che in realtà è l’emozione. L’amore passionale, in realtà, spesso è fuorviante perché ti toglie il sonno, il ragionamento, ma alla fine si trasforma in un legame malato che vuol dire appunto non esisto.
Giulia adesso è morta, accanto ad un lago triste, come quel sentimento di un ragazzo, Filippo. Ma ha dato a Giulia troppe responsabilità perché chi fallisce deve imparare a capire che l’amore non è una vittoria o una sconfitta, è un evento che ha molto a che fare con tutta la nostra storia, la nostra crescita, dove il rispetto per l’altro non è solo una faccenda sentimentale. Infine, ci sono quelle terribili macchie di sangue, il simbolo più eclatante della violenza, c’è sempre il meccanismo della vendetta in quelle persone che rinunciano alla realtà ed entrano nell’ossessione e costruiscono nella responsabilità dell’altro non solo la violenza ma l’eliminazione di colui che ritengono responsabile del proprio stato mentale.

E poi il grande discorso sull’affettività, quella relazione che si impara dall’infanzia ed è la costruzione della possibilità di avere la capacità di amare correttamente e riguarda il ruolo dei genitori, di tutti i genitori: è necessario comprendere che i propri comportamenti determinano l’evoluzione negli amori tossici o nell’anaffettività. I bambini vanno amati, non adorati, vanno accompagnati, educati al sentimento; andare bene a scuola non ci salva dal tumulto dei sentimenti inesatti che spesso si trasformano nell’evoluzione più tremenda, quella di lottare per lottare per la propria vita e di perderla nel tentativo di aiutare il nostro peggiore nemico: l’«ex».

Se volete scriverci la mail è: web@corriereveneto.it

LE NOTIZIE DI OGGI
Venezia, i «corvi» del Patriarcato: «Nella Chiesa locale due lobby, una gay e una degli affari»
Torri del Benaco, la nuova stangata (un anno dopo) ai multati dell’autovelox killer: non avevano indicato chi guidava
Vicenza, guarita la ragazzina colpita da encefalite: «Il brutto è passato, ora sogno di passare il Natale a Casa»
Governatori e social, Luca Zaia re dei post: il nuovo record è su TikTok
 
Dal - Corriere del Veneto.
10  Forum Pubblico / IL MIO N.O.M. NUOVO ORDINE MONDIALE, Pace Attiva. Umanità. No Ingiustizie. Si Ambiente! / I piani segreti di Mario Draghi ed Enrico Letta per la Ue. inserito:: Novembre 26, 2023, 11:30:28 am
I piani segreti di Mario Draghi ed Enrico Letta per la Ue.
Con un occhio alla poltrona di presidente del Consiglio europeo

Posta in arrivo
A-ICR.opinionis.
e
Arlecchino Euristico
25 nov 2023, 17:37
a me

Leggilo in esclusiva su 

https://www.milanofinanza.it/news/i-piani-segreti-di-mario-draghi-ed-enrico-letta-per-la-ue-con-un-occhio-alla-poltrona-di-presidente-del-202311242212408864

Inviato da Posta per Windows

 
11  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI. / L’ondata di emozione e sdegno che sta attraversando il Paese dopo il ... inserito:: Novembre 24, 2023, 12:44:47 pm
21 novembre 2023
 
Benvenuti nella newsletter Diario Politico che per due volte a settimana vi propone un punto di vista sui fatti politici. Potete registrarvi qui e scrivere all’indirizzo: newsletter.politica@rcs.it
   
L’ondata di emozione e sdegno che sta attraversando il Paese dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin non poteva non coinvolgere anche la politica. La premier Meloni ha deciso di accelerare su due fronti: la scuola da un lato e il Parlamento dall’altro. Il piano del governo sull’ «educare alle relazioni» sarà presentato domani dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. C’è attesa per capire i contenuti del provvedimento, su cui già si intravedono i distinguo. Il vicepremier Matteo Salvini, leghista come il ministro Valditara, ha dato voce ai perplessi: «La scuola non può arrivare ovunque. Sono la mamma e il papà che devono capire se hanno in casa qualcuno che può diventare un problema». Al contrario la sinistra teme che il programma governativo per le scuole superiori – incontri di gruppo su base volontaria - sia insufficiente rispetto alla vastità del problema. In Senato intanto rush finale per il ddl anti violenza: l’obiettivo è approvare le nuove norme entro il 25 novembre, giornata contro la violenza di genere indetta dall’Onu e che, prevedibilmente, sarà caratterizzata in Italia da diverse manifestazioni di piazza. Anche sulla «filosofia» delle misure è in corso un confronto tra i partiti. La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha fatto un appello alle opposizioni per votare subito e insieme il provvedimento. La leader del Pd Elly Schlein ha risposto chiedendo che nel testo siano inserite anche misure di prevenzione – «educazione all’affettività e al rispetto delle differenze» nelle scuole. «La repressione da sola non basta» ha concluso.   (di Massimo Rebotti)
   
Antisemitismo, un pregiudizio a sinistra
   
di Antonio Polito
 
...
   
di Cesare Zapperi
 
Sono tre le città capoluogo di provincia (Bergamo, Pavia e Cremona) al voto in Lombardia nel 2024. E tre sono i partiti di centrodestra che aspirano a schierare un loro rappresentante come candidato sindaco. Ma il tentativo di incastrare le caselle non riesce. Sulla carta, lo schema sembrava filare: Pavia alla Lega (con il sindaco uscente Fabrizio Fracassi), Bergamo a Fratelli d'Italia (con il segretario provinciale Andrea Tremaglia, deputato da un anno, nipote dell'ex ministro Mirko e figlio dell'ex assessore regionale Marzio, che ha calato ufficialmente il nome di Andrea Pezzotta, principe del foro, rampollo di una famiglia di tradizione democristiana, uno zio sindaco della città negli anni Settanta e il padre presidente degli Ospedali Riuniti) e Cremona ancora al partito di Giorgia Meloni (i papabili sono diversi).
Ma c'è stato un intoppo, e non di poco conto, perché la coordinatrice regionale di FdI Daniela Santanché si è messa di traverso e ha dichiarato pubblicamente: «A Pavia il candidato sindaco lo decidiamo noi». Un'uscita che ha irritato gli alleati leghisti, fermi al mantra enunciato ripetutamente da Matteo Salvini: «Squadra che vince non si cambia». Che a Pavia significa conferma di Fracassi, seppur nei giorni scorsi sia stato impallinato dalla sua stessa maggioranza.
Si è così creata una situazione di stallo che sta provocando forti malumori a Bergamo, dove il centrodestra vorrebbe rompere gli indugi per mettere in campo il candidato che sfiderà l'ex deputata pd Elena Carnevali, già designata dal centrosinistra (senza il Terzo polo, per ora) come possibile erede di Giorgio Gori. La partita è tra FdI e Lega, ma Forza Italia è pronta ad approfittarne qualora i meloniani puntassero su Pavia (i leghisti non paiono interessati a Bergamo). Se sfumerà l'opzione Pezzotta, gli azzurri sono pronti a mettere sul tavolo in alternativa tre nomi: Alessandra Gallone (già deputata), Gianfranco Ceci (ex assessore) e Carlo Saffioti (ex consigliere regionale). E la scelta, lungi dall'essere risolutiva, sarebbe un altro bel rompicapo. C'è chi ha proposto le primarie, ma dai vertici del partito è arrivato uno stop, forse anche perché un preferito, tra i tre che hanno dato la loro disponibilità a correre, c'è ed è Saffioti.

Sondaggio tra gli studenti delle università italiane: per il 46 per cento «Israele si comporta come i nazisti»
 
Qatargate, la realpolitik dei giudici belgi. Tenevano ai domiciliari Cozzolino e «liberavano» il gran corruttore

   
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Da corriere della sera
12  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI. / Oggi dobbiamo pedalare con un bicicletta senza sella, per colpa loro. inserito:: Novembre 24, 2023, 12:36:30 pm
Mosè L. NON IL PAESE ha consentito, ma una Popolazione che ha dato il consenso a dei furbacchioni che hanno dichiarato sin dall'inizio di volerlo Sfasciare, questo Paese.

Con l'aggravante, a nostro danno, di una sinistra spezzatino di sapore rancido, che per lo stesso scopo (Sfasciare l'esistente) ha consentito una legge elettorale IngannaPopolo.
Oggi dobbiamo pedalare con un bicicletta senza sella, per colpa loro.

ggiannig - ciaooo
13  Forum Pubblico / NOI CITTADINI ATTIVI PER UNA GIUSTA PACE NEL MONDO E ALLEATI NELLE GIUSTE CAUSE. / IL TEMPO DEL DISAMORE. Vera Slepoj, psicologa, scrittrice e editorialista, ... inserito:: Novembre 24, 2023, 12:31:57 pm
IL TEMPO DEL DISAMORE

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.

Vera Slepoj, psicologa, scrittrice e editorialista, parla della storia di Giulia e Filippo. Buona lettura!

Quello di Barcis è un piccolo lago in mezzo alle montagne e per arrivarci la strada costeggia rupi, montagne solitarie, paesaggi piuttosto isolati, ed è difficile immaginarsi un corpo, quello di Giulia. che abbiamo conosciuto in questi giorni, con l’ansia che almeno questa vicenda non fosse come le altre, che potesse avere un finale diverso, e invece il corpo è lì, abbandonato o buttato, adagiato o sospeso al giudizio che possiamo darne.
È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, quelli che chiamiamo amori tossici. A Giulia, pur con tutte le attenuanti, il dolore per il lutto recente della madre, il traguardo della laurea, il desiderio di lottare, guarire, uscire, rigenerarsi, risorgere, tutto questo non è bastato.  L’epilogo è stato lo stesso, quello che dell’amore ancora la mente collettiva non riesce a distinguere, ad avere quegli strumenti per intercettare il male, il pericolo che sta dentro la spirale dell’amore che sconfina spesso e velocemente nell’ossessione, nell’egoismo di chi pensa che siccome si ama si ha diritto sull’«altro».
Giulia, anima bella, non vede il pericolo, non lo sente e così è per tutte le vittime di questo tipo di violenza. Credono che bastino le parole, l’accompagnamento alla separazione. Giulia, anima generosa, guardava avanti e pensava bastasse la sua solidarietà per gestire una situazione imprevista, e spesso questo meccanismo fa precipitare l’amore nel baratro, quello dell’altro, preso dall’ossessione, da quel pensiero che fa vedere l’altro come l’unica soluzione della propria vita.
L’amore purtroppo si può raccontare, forse anche educare, ma non è proprio così, non è uno strumento che si può imparare a usare, è il sentimento più controverso, meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Dovremmo capire che siamo nel tempo del disamore, esattamente il suo contrario. Amare è l’esperienza comportamentale più importante che ci fa transitare nel mondo dell’altro, che fa attraversare il proprio egotismo, è il sentimento più importante per imparare il limite di noi stessi. L’amore è la libertà nel bene dell’altro. Si ama a prescindere dall’epilogo, dalla sua destinazione, chi ama dovrebbe essere felice che l’altro esiste, ma non si esiste perché l’altro ti ama.
L’amore non può essere una risposta ai nostri desideri, alle nostre utopie, ai nostri bisogni, non può essere la soluzione di ciò che non hai e forse di chi non sei. L’amore, ricordiamoci, non è dipendenza, è autonomia, è incontro con la verità della vita. E su questi temi il mondo virtuale - internet e dintorni - purtroppo non ha nessuna influenza. L’amore non è passione e le farfalline famose che dovrebbero comparire sono una strada infantile, trasposizione di ciò che in realtà è l’emozione. L’amore passionale, in realtà, spesso è fuorviante perché ti toglie il sonno, il ragionamento, ma alla fine si trasforma in un legame malato che vuol dire appunto non esisto.
Giulia adesso è morta, accanto ad un lago triste, come quel sentimento di un ragazzo, Filippo. Ma ha dato a Giulia troppe responsabilità perché chi fallisce deve imparare a capire che l’amore non è una vittoria o una sconfitta, è un evento che ha molto a che fare con tutta la nostra storia, la nostra crescita, dove il rispetto per l’altro non è solo una faccenda sentimentale. Infine, ci sono quelle terribili macchie di sangue, il simbolo più eclatante della violenza, c’è sempre il meccanismo della vendetta in quelle persone che rinunciano alla realtà ed entrano nell’ossessione e costruiscono nella responsabilità dell’altro non solo la violenza ma l’eliminazione di colui che ritengono responsabile del proprio stato mentale.

 

E poi il grande discorso sull’affettività, quella relazione che si impara dall’infanzia ed è la costruzione della possibilità di avere la capacità di amare correttamente e riguarda il ruolo dei genitori, di tutti i genitori: è necessario comprendere che i propri comportamenti determinano l’evoluzione negli amori tossici o nell’anaffettività. I bambini vanno amati, non adorati, vanno accompagnati, educati al sentimento; andare bene a scuola non ci salva dal tumulto dei sentimenti inesatti che spesso si trasformano nell’evoluzione più tremenda, quella di lottare per lottare per la propria vita e di perderla nel tentativo di aiutare il nostro peggiore nemico: l’«ex».

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Venezia, i «corvi» del Patriarcato: «Nella Chiesa locale due lobby, una gay e una degli affari»
Torri del Benaco, la nuova stangata (un anno dopo) ai multati dell’autovelox killer: non avevano indicato chi guidava
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14  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI. / Contro la violenza sulle donne serve una rivoluzione civile. inserito:: Novembre 22, 2023, 12:39:08 pm
Contro la violenza sulle donne serve una rivoluzione civile.

C’è un precedente: la rivolta di Palermo che si ribellò alla mafia

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Accade in Sicilia
   
   mar 21 nov, 16:43 (19 ore fa)

Abbiamo tutti il dovere di agire, non si può più restare a guardare
Accade in Sicilia
- La Repubblica
15  Forum Pubblico / IL MIO N.O.M. NUOVO ORDINE MONDIALE, Pace Attiva. Umanità. No Ingiustizie. Si Ambiente! / Discorso di Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957 inserito:: Novembre 16, 2023, 06:38:22 pm
Discorso di Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957

di From Les Prix Nobel en 1957, Editor Göran Liljestrand, [Nobel Foundation], Stockholm, 1958 Copyright © The Nobel Foundation 1957
Fonte: I giorni e le notti
Testo tradotto

Sire, Madame, Altezze Reali, signore, signori,
Ricevendo il premio di cui la vostra libera Accademia ha voluto onorarmi, la mia grande gratitudine era tanto più profonda quanto più misuravo fino a che punto la ricompensa oltrepassava i miei meriti personali. Ogni uomo, e a maggior ragione ogni artista, desidera ottenere dei riconoscimenti. Anch’io lo desidero, ma non mi è stato possibile apprendere la vostra decisione senza confrontare la sua grande rinomanza con quello che io realmente sono, un uomo quasi giovane, ricco soltanto dei suoi dubbi e di una opera ancora in cantiere, abituato a vivere nella solitudine del lavoro o nel rifugio dell’amicizia, come potrebbe non apprendere con una specie di panico una decisione che lo porta d’un colpo, solo e quasi ridotto a se stesso, al centro di una luce sfolgorante? Con quale animo poteva ricevere quest’onore nell’ora in cui in Europa altri scrittori, fra i più grandi, sono ridotti al silenzio e nel momento stesso in cui la sua terra natale è tormentata da una continua sventura?
Ho conosciuto questo smarrimento e questo turbamento interiore. Per ritrovare la pace insomma ho dovuto rimettermi in regola con una sorte troppo generosa. E poiché non potevo farlo facendo leva sui miei soli meriti ho trovato, come aiuto, ciò che mi ha sostenuto nelle circostanze più difficili durante la mia vita: l’idea che mi son creata della mia arte e della missione dello scrittore. Lasciate che in un sentimento di riconoscenza e di amicizia vi dica, con la massima semplicità, quale sia questa idea.
Personalmente non potrei vivere senza la mia arte, ma non l’ho mai posta al di sopra di tutto: se mi è necessaria, è invece perché non si estranea da nessuno e mi permette di vivere come sono al livello di tutti. L’arte non è ai miei occhi gioia solitaria: è invece un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie di tutti. L’arte obbliga dunque l’artista a non isolarsi e lo sottomette alla verità più umile e più universale. E spesso chi ha scelto il suo destino di artista perché si sentiva diverso dagli altri si accorge ben presto che potrà alimentare la sua arte e questo suo esser diverso solo confessando la sua somiglianza con tutti: l’artista si forma in questo rapporto perpetuo fra lui e gli altri, a mezza strada fra la bellezza di cui non può fare a meno e la comunità dalla quale non si può staccare. È per questa ragione che i veri artisti non disprezzano nulla e si sforzano di comprendere invece di giudicare: e se essi hanno un partito da prendere in questo mondo, non può essere altro che quello di una società in cui, secondo il gran motto di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, sia esso lavoratore o intellettuale.
La missione dello scrittore è fatta ad un tempo di difficili doveri; per definizione, non può mettersi oggi al servizio di coloro che fanno la storia: è al servizio di quelli che la subiscono. O, in caso contrario, lo scrittore si ritrova solo e privo della sua arte. Tutti gli eserciti della tirannia con i loro milioni di uomini non lo strapperanno alla solitudine anche e soprattutto se si adatterà a tenere il loro passo. Ma il silenzio di un prigioniero sconosciuto ed umiliato all’altro capo del mondo sarà sufficiente a trarre lo scrittore dal suo esilio, ogni volta, almeno, che arriverà, pur nei privilegi della libertà, a non dimenticare questo silenzio e a divulgarlo con i mezzi dell’arte.
Nessuno di noi è abbastanza grande per una simile vocazione. Ma in tutte le circostanze della sua vita, ignorato o provvisoriamente celebre, imprigionato nella stretta della tirannia o per il momento libero di esprimersi, lo scrittore può ritrovare il sentimento di una comunità vivente che lo giustifichi, alla sola condizione che accetti, finché può, i due impegni che fanno la grandezza della sua missione: essere al servizio della verità e della libertà. Poiché la sua vocazione è quella di riunire il maggior numero possibile di uomini, egli non può valersi della menzogna e della schiavitù che, là dove regnano, fanno proliferare la solitudine. Qualunque siano le nostre debolezze personali, la nobiltà del nostro mestiere avrà sempre le sue radici in due difficili impegni: il rifiuto della menzogna e la resistenza all’oppressione.
Per più di vent’anni di storia folle, perduto e privo di soccorso, come tutti gli uomini della mia età, nelle convulsioni del tempo, sono stato sorretto dal sentimento oscuro che scrivere era oggi un onore, perché questo atto impegnava, e non impegnava a scrivere soltanto. Mi obbligava in particolare a portare, come potevo e secondo le mie forze, con tutti quelli che vivevano la stessa storia, la sventura e la speranza di cui eravamo partecipi. Questi uomini, nati all’inizio della prima guerra mondiale, che hanno avuto vent’anni quando si installavano ad un tempo il potere hitleriano e i primi processi rivoluzionari e che sono stati in seguito messi alla prova, per completare la loro educazione, nella guerra di Spagna, nella seconda guerra mondiale, nell’universo “concentrazionario”, nell’Europa della tortura e della prigione, debbono oggi allevare i loro figli e le loro opere in un mondo minacciato dalla distruzione nucleare. Nessuno, suppongo, può chieder loro di essere ottimisti. E sono convinto che dobbiamo comprendere, pur senza abbandonare la lotta contro di loro, l’errore di quelli che, per troppa disperazione, hanno rivendicato il diritto al disonore e si sono gettati a capofitto nel nichilismo del nostro tempo. Ma è anche vero che la maggior parte di noi, nel mio paese e in Europa, hanno rifiutato questo nichilismo e si sono messi alla ricerca di una legittimità; hanno dovuto costruirsi un’arte per vivere in tempi calamitosi, per nascere una seconda volta e lottare poi a viso scoperto contro l’istinto di morte sempre presente nella nostra storia.
Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga. Erede di una storia corrotta in cui si fondono le rivoluzioni fallite e le tecniche impazzite, la morte degli dei e le ideologie portate al parossismo, in cui mediocri poteri, privi ormai di ogni forza di convincimento, sono in grado oggi di distruggere tutto, in cui l’intelligenza si è prostituita fino a farsi serva dell’odio e dell’oppressione, questa generazione ha dovuto restaurare, per se stessa e per gli altri, fondandosi sulle sole negazioni, un po’ di ciò che fa la dignità di vivere e di morire. Davanti ad un mondo minacciato di disintegrazione, sul quale i nostri grandi inquisitori rischiano di stabilire per sempre il dominio della morte, la nostra generazione sa bene che dovrebbe, in una corsa pazza contro il tempo, restaurare fra le nazioni una pace che non sia quella della servitù, riconciliare di nuovo lavoro e cultura e ricreare con tutti gli uomini un’arca di alleanza. Non è certo che essa possa mai portare a buon fine questo compito immenso ma è certo che, in tutto il mondo, è già impegnata nella sua doppia scommessa di verità e di libertà e che, all’occasione, saprà morire senza odio. Per questo merita quindi di essere salutata e incoraggiata dovunque si trovi e soprattutto là dove si sacrifica. È su di essa, comunque, che, certo del vostro assenso profondo, vorrei far ricadere l’onore che mi avete fatto.
Nello stesso tempo, dopo aver proclamato la nobiltà del mestiere di scrivere, avrei ricollocato lo scrittore al suo vero posto, non godendo lui di altri titoli all’infuori di quelli che divide con i suoi compagni di lotta, vulnerabile ma ostinato, ingiusto e appassionato di giustizia, costruttore della sua opera senza vergogna né orgoglio al cospetto di tutti, diviso sempre fra il dolore e la bellezza votato infine a trarre dalla sua duplice esistenza le creazioni che ostinatamente tenta di edificare in mezzo al moto distruttore della storia. Chi, dopo tutto ciò, potrebbe attendere da lui soluzioni bell’e fatte e belle morali? La verità è misteriosa, sfuggente, sempre da conquistare. La libertà è pericolosa, dura da vivere quanto esaltante. Dobbiamo marciare verso questi due obiettivi, con fatica ma decisi, ben consci dei nostri errori in un così lungo cammino. Quale scrittore dunque oserebbe, in buona coscienza, farsi predicatore di virtù? Quanto a me devo dire una volta di più che non sono niente di tutto questo. non ho mai potuto rinunciare alla luce, alla felicità di esistere, alla vita libera in cui sono cresciuto. Ma benché questa nostalgia spieghi molti dei miei errori e delle mie colpe, essa mi ha aiutato senza dubbio a comprendere meglio il mio mestiere, mi aiuta ancor oggi a tenermi, ciecamente, vicino a tutti quegli uomini silenziosi che non sopportano nel mondo una vita che per loro è fatta soltanto del ricordo o del ritorno di brevi e libere gioie.
Ricondotto così a ciò che realmente sono, ai miei limiti, ai miei doveri, alla mia difficile fede, mi sento più libero di testimoniarvi, per finire, l’importanza e la generosità del premio che mi avete conferito; più libero di dirvi anche che vorrei riceverlo come un omaggio reso a tutti quelli che, combattendo la stessa battaglia, non ne hanno ricevuto alcun privilegio, ma hanno invece conosciuto sventura e persecuzione. Non mi resta altro che ringraziarvi dunque dal profondo del cuore e fare a voi pubblicamente, come testimonianza personale di gratitudine, la stessa vecchia promessa di fedeltà che ogni vero artista, ogni giorno, fa a se stesso, in silenzio.
 
Testo originale
Sire, Madame, Altesses Royales, Mesdames, Messieurs,
En recevant la distinction dont votre libre Académie a bien voulu m’honorer, ma gratitude était d’autant plus profonde que je mesurais à quel point cette récompense dépassait mes mérites personnels. Tout homme et, à plus forte raison, tout artiste, désire être reconnu. Je le désire aussi. Mais il ne m’a pas été possible d’apprendre votre décision sans comparer son retentissement à ce que je suis réellement. Comment un homme presque jeune, riche de ses seuls doutes et d’une œuvre encore en chantier, habitué à vivre dans la solitude du travail ou dans les retraites de l’amitié, n’aurait-il pas appris avec une sorte de panique un arrêt qui le portait d’un coup, seul et réduit à lui-même, au centre d’une lumière crue ? De quel cœur aussi pouvait-il recevoir cet honneur à l’heure où, en Europe, d’autres écrivains, parmi les plus grands, sont réduits au silence, et dans le temps même où sa terre natale connaît un malheur incessant ?
J’ai connu ce désarroi et ce trouble intérieur. Pour retrouver la paix, il m’a fallu, en somme, me mettre en règle avec un sort trop généreux. Et, puisque je ne pouvais m’égaler à lui en m’appuyant sur mes seuls mérites, je n’ai rien trouvé d’autre pour m’aider que ce qui m’a soutenu tout au long de ma vie, et dans les circonstances les plus contraires : l’idée que je me fais de mon art et du rôle de l’écrivain. Permettez seulement que, dans un sentiment de reconnaissance et d’amitié, je vous dise, aussi simplement que je le pourrai, quelle est cette idée.
Je ne puis vivre personnellement sans mon art. Mais je n’ai jamais placé cet art au-dessus de tout. S’il m’est nécessaire au contraire, c’est qu’il ne se sépare de personne et me permet de vivre, tel que je suis, au niveau de tous. L’art n’est pas à mes yeux une réjouissance solitaire. Il est un moyen d’émouvoir le plus grand nombre d’hommes en leur offrant une image privilégiée des souffrances et des joies communes. Il oblige donc l’artiste à ne pas se séparer ; il le soumet à la vérité la plus humble et la plus universelle. Et celui qui, souvent, a choisi son destin d’artiste parce qu’il se sentait différent apprend bien vite qu’il ne nourrira son art, et sa différence, qu’en avouant sa ressemblance avec tous. L’artiste se forge dans cet aller retour perpétuel de lui aux autres, à mi-chemin de la beauté dont il ne peut se passer et de la communauté à laquelle il ne peut s’arracher. C’est pourquoi les vrais artistes ne méprisent rien ; ils s’obligent à comprendre au lieu de juger. Et s’ils ont un parti à prendre en ce monde ce ne peut être que celui d’une société où, selon le grand mot de Nietzsche, ne règnera plus le juge, mais le créateur, qu’il soit travailleur ou intellectuel.
Le rôle de l’écrivain, du même coup, ne se sépare pas de devoirs difficiles. Par définition, il ne peut se mettre aujourd’hui au service de ceux qui font l’histoire : il est au service de ceux qui la subissent. Ou sinon, le voici seul et privé de son art. Toutes les armées de la tyrannie avec leurs millions d’hommes ne l’enlèveront pas à la solitude, même et surtout s’il consent à prendre leur pas. Mais le silence d’un prisonnier inconnu, abandonné aux humiliations à l’autre bout du monde, suffit à retirer l’écrivain de l’exil chaque fois, du moins, qu’il parvient, au milieu des privilèges de la liberté, à ne pas oublier ce silence, et à le relayer pour le faire retentir par les moyens de l’art.
Aucun de nous n’est assez grand pour une pareille vocation. Mais dans toutes les circonstances de sa vie, obscur ou provisoirement célèbre, jeté dans les fers de la tyrannie ou libre pour un temps de s’exprimer, l’écrivain peut retrouver le sentiment d’une communauté vivante qui le justifiera, à la seule condition qu’il accepte, autant qu’il peut, les deux charges qui font la grandeur de son métier : le service de la vérité et celui de la liberté. Puisque sa vocation est de réunir le plus grand nombre d’hommes possible, elle ne peut s’accommoder du mensonge et de la servitude qui, là où ils règnent, font proliférer les solitudes. Quelles que soient nos infirmités personnelles, la noblesse de notre métier s’enracinera toujours dans deux engagements difficiles à maintenir : le refus de mentir sur ce que l’on sait et la résistance à l’oppression.
Pendant plus de vingt ans d’une histoire démentielle, perdu sans secours, comme tous les hommes de mon âge, dans les convulsions du temps, j’ai été soutenu ainsi : par le sentiment obscur qu’écrire était aujourd’hui un honneur, parce que cet acte obligeait, et obligeait à ne pas écrire seulement. Il m’obligeait particulièrement à porter, tel que j’étais et selon mes forces, avec tous ceux qui vivaient la même histoire, le malheur et l’espérance que nous partagions. Ces hommes, nés au début de la première guerre mondiale, qui ont eu vingt ans au moment où s’installaient à la fois le pouvoir hitlérien et les premiers procès révolutionnaires, qui furent confrontés ensuite, pour parfaire leur éducation, à la guerre d’Espagne, à la deuxième guerre mondiale, à l’univers concentrationnaire, à l’Europe de la torture et des prisons, doivent aujourd’hui élever leurs fils et leurs œuvres dans un monde menacé de destruction nucléaire. Personne, je suppose, ne peut leur demander d’être optimistes. Et je suis même d’avis que nous devons comprendre, sans cesser de lutter contre eux, l’erreur de ceux qui, par une surenchère de désespoir, ont revendiqué le droit au déshonneur, et se sont rués dans les nihilismes de l’époque. Mais il reste que la plupart d’entre nous, dans mon pays et en Europe, ont refusé ce nihilisme et se sont mis à la recherche d’une légitimité. Il leur a fallu se forger un art de vivre par temps de catastrophe, pour naître une seconde fois, et lutter ensuite, à visage découvert, contre l’instinct de mort à l’œuvre dans notre histoire.
Chaque génération, sans doute, se croit vouée à refaire le monde. La mienne sait pourtant qu’elle ne le refera pas. Mais sa tâche est peut-être plus grande. Elle consiste à empêcher que le monde se défasse. Héritière d’une histoire corrompue où se mêlent les révolutions déchues, les techniques devenues folles, les dieux morts et les idéologies exténuées, où de médiocres pouvoirs peuvent aujourd’hui tout détruire mais ne savent plus convaincre, où l’intelligence s’est abaissée jusqu’à se faire la servante de la haine et de l’oppression, cette génération a dû, en elle-même et autour d’elle, restaurer, à partir de ses seules négations, un peu de ce qui fait la dignité de vivre et de mourir. Devant un monde menacé de désintégration, où nos grands inquisiteurs risquent d’établir pour toujours les royaumes de la mort, elle sait qu’elle devrait, dans une sorte de course folle contre la montre, restaurer entre les nations une paix qui ne soit pas celle de la servitude, réconcilier à nouveau travail et culture, et refaire avec tous les hommes une arche d’alliance. Il n’est pas sûr qu’elle puisse jamais accomplir cette tâche immense, mais il est sûr que partout dans le monde, elle tient déjà son double pari de vérité et de liberté, et, à l’occasion, sait mourir sans haine pour lui. C’est elle qui mérite d’être saluée et encouragée partout où elle se trouve, et surtout là où elle se sacrifie. C’est sur elle, en tout cas, que, certain de votre accord profond, je voudrais reporter l’honneur que vous venez de me faire.
Du même coup, après avoir dit la noblesse du métier d’écrire, j’aurais remis l’écrivain à sa vraie place, n’ayant d’autres titres que ceux qu’il partage avec ses compagnons de lutte, vulnérable mais entêté, injuste et passionné de justice, construisant son œuvre sans honte ni orgueil à la vue de tous, sans cesse partagé entre la douleur et la beauté, et voué enfin à tirer de son être double les créations qu’il essaie obstinément d’édifier dans le mouvement destructeur de l’histoire. Qui, après cela, pourrait attendre de lui des solutions toutes faites et de belles morales ? La vérité est mystérieuse, fuyante, toujours à conquérir. La liberté est dangereuse, dure à vivre autant qu’exaltante. Nous devons marcher vers ces deux buts, péniblement, mais résolument, certains d’avance de nos défaillances sur un si long chemin. Quel écrivain, dès lors oserait, dans la bonne conscience, se faire prêcheur de vertu ? Quant à moi, il me faut dire une fois de plus que je ne suis rien de tout cela. Je n’ai jamais pu renoncer à la lumière, au bonheur d’être, à la vie libre où j’ai grandi. Mais bien que cette nostalgie explique beaucoup de mes erreurs et de mes fautes, elle m’a aidé sans doute à mieux comprendre mon métier, elle m’aide encore à me tenir, aveuglément, auprès de tous ces hommes silencieux qui ne supportent, dans le monde, la vie qui leur est faite que par le souvenir ou le retour de brefs et libres bonheurs.
Ramené ainsi à ce que je suis réellement, à mes limites, à mes dettes, comme à ma foi difficile, je me sens plus libre de vous montrer pour finir, l’étendue et la générosité de la distinction que vous venez de m’accorder, plus libre de vous dire aussi que je voudrais la recevoir comme un hommage rendu à tous ceux qui, partageant le même combat, n’en ont reçu aucun privilège, mais ont connu au contraire malheur et persécution. Il me restera alors à vous en remercier, du fond du cœur, et à vous faire publiquement, en témoignage personnel de gratitude, la même et ancienne promesse de fidélité que chaque artiste vrai, chaque jour, se fait à lui-même, dans le silence.
 
From Les Prix Nobel en 1957, Editor Göran Liljestrand, [Nobel Foundation], Stockholm, 1958 Copyright © The Nobel Foundation 1957
Fonte: I giorni e le notti
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