PRODI
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POLITICA
Una lettera a Veltroni scritta il giorno di Pasqua con l'impegno reciproco a renderla pubblica dopo le elezioni
Prodi lascia la presidenza Pd "Serve un forte rinnovamento"
Il premier replica sul Commissario Ue: "Se Frattini opta per il Parlamento la nomina spetta me.
Ho fatto 5 nomi a Berlusconi, nessuna risposta"
dall'inviato MARCO MAROZZI
ROMA - Romano Prodi si è dimesso dalla presidenza dell'assemblea costituente del Partito Democratico. La notizia, smentita questa mattina dal suo portavoce Silvio Sircana, è stata confermata dallo stesso premier che si trova a New York per la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Prodi ha messo per iscritto la sua decisione in una lettera inviata a Veltroni il giorno di Pasqua: "Il giorno di Pasqua ho ribadito con una lettera a Walter Veltroni che il mio impegno per il Partito democratico stava per terminare e sarebbe terminato il giorno delle elezioni. L'ho fatto perchè fosse chiaro che non dipendesse dal risultato elettorale". A un'ulteriore domanda, ha risposto: "E' chiaro che il Pd dovrà cercare un altro presidente".
Lo stesso premier, dunque, ha concordato con il segretario del Pd di rendere nota la decisione dopo le elezioni. Nella missiva, Prodi spiega di voler continuare a dedicare le sue energie al partito e alla politica ma di avver maturato la scelta di dimettersi per dare una risposta alla necessità di rinnovamento della politica. "Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni - ha sottolineato - perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd".
Nella lettera, in cui ringrazia Veltroni per la conduzione della canmpagna elettorale, Prodi ha aggiunto che intende restare "supporter forte e leale del partito, cercando di lavorare su riflessioni e proposte".
Commissario Ue. Il premier ha anche parlato della delicata questione della nomina del commissario Ue, carica che diventa vacante con l'elezione di Franco Frattini a deputato nelle fila del Pdl. Prodi, rispondendo a una domanda sull'eventualità che potesse essere l'eurodeputato di Fi, Antonio Tajani, ha spiegato di aver cercato in tutti i modi di parlarne con Berlusconi e Gianni Letta senza ricevere indicazioni: "Nei giorni scorsi ho ripetutamente cercato di trovare un commissario bipartisan" ma questo non è stato possibile: "Ho chiesto a Berlusconi - ha detto Prodi - il quale mi ha rinviato a Letta, il quale Letta mi ha risposto che la decisione doveva essere di Berlusconi. Ho fatto una rosa di cinque nomi, ma non mi è giunta nessuna risposta".
Su Tajani, il premier è stato netto: "La nomina del nuovo commissario spetta a me, a meno che Frattini non rinunci al suo ruolo di parlamentare italiano". Il premier ha ribadito la sua disponibilità a fare "una
nomina condivisa" ma anche il suo "diritto ad avere una risposta alle proposte fatte".
Insomma, ha concluso Prodi, "non voglio sapere dai giornali che idea ha il nuovo governo" per il prossimo commissario europeo. "Ho il diritto ed il dovere di discuterlo assieme".
(16 aprile 2008)
da repubblica.it
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A breve previsto un incontro con Veltroni.
E Bonaiuti: «A lui l'onore delle armi»
Prodi abbandona la presidenza del Pd
Il premier da New York: lo avevo anticipato a Pasqua.
«Tiro da vent'anni, ora vadano avanti altri»
NEW YORK - Ne è stato di fatto l'ispiratore, dando vita al progetto dell'Ulivo che del Pd è stato il primo embrione. E non a caso fino ad oggi del nuovo partito è stato anche il presidente. Ma ora Romano Prodi sceglie di farsi da parte. E conferma così le voci di un suo completo abbandono della vita politica attiva, almeno sul fronte italiano.
«AVANTI GLI ALTRI» - Dopo le indiscrezioni circolate nelle ore successive al voto, arriva da New York, dove il premier ha in agenda un intervento alle Nazioni Unite, la precisazione del Professore: «Ruoli di responsabilità all'interno del Pd - dice - adesso spettano ad altri». Prodi spiega di aver preso la decisione e di averla già comunicata a Walter Veltroni con una lettera inviata già il giorno di Pasqua, lo scorso 23 aprile, nella quale aveva assicurato che rimarrà comunque «supporter forte e leale del partito, cercando di lavorare su riflessioni e proposte». La decisione di comunicare con largo anticipo la decisione di lasciare la presidenza del partito, spiega ancora Prodi, è stata presa per evitare che questa potesse essere messa in relazione con l'andamento della campagna elettorale o con il risultato delle elezioni.
«E ORA UNA VACANZA» - E' stata invece una scelta «molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente - precisa il presidente del Consiglio -: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd». «Una scelta coerente - osserva ancora Prodi - esige scelte coerenti successive». Una scelta con qualche rimpianto? Prodi risponde con un sorriso e poi, indicando il Palazzo di vetro, sede dell'Onu, spiega che «la vita è fatta di futuro, la vita non è fatta di passato». E quanto al suo, di futuro, il Professore sottolinea: «Per ora penso a qualche mese di vacanza sono 20 anni che tiro».
«PD E DEMOCRAZIA» - Quanto poi all'esito del voto, Prodi sottolinea che «senza un Pd forte avrei timori per la democrazia». E definisce «estremamente coraggiosa e forte» la campagna elettorale condotta da Walter Veltroni. Prodi evidenzia che il Pd «ha avuto una buona performance alle elezioni, ed ora deve rafforzarsi, lavorando sui programmi e consolidando il suo ruolo di unica alternativa riformista in Italia». Perché di questo, conclude «ci sarà estremamente bisogno».
INCONTRO CON VELTRONI - In ogni caso la questione sarà discussa a tu per tu tra Prodi e Veltroni, che si incontraranno al rientro a Roma del premier. Lo spiega l'ufficio stampa del Pd che in una nota precisa che i due leader «avevano concordemente deciso di riparlare insieme dopo il voto. L'incontro - si legge ancora nel comunicato -, previsto a breve, avverrà nello spirito di coesione e di grande unità che si è visto in questi mesi e che è confermato dalle parole di oggi di Prodi».
GLI AUGURI DI BONAIUTI - La notizia delle dimissioni è stata commentata in diretta da Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, durante una trasmissione di Skytg24: «Onore delle armi a Romano Prodi e auguri al suo successore quando si saprà chi è».
16 aprile 2008
da corriere.it
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16/4/2008 (15:23) - L'ADDIO DEL PREMIER
Prodi lascia la presidenza del Pd
Romano Prodi, per due volte presidente del Consiglio
Il Professore ha già scritto a Veltroni: «Non dipende dal risultato elettorale»
ROMA
Romano Prodi ha lasciato la presidenza del Pd.
Dopo una giornata di indiscrezioni e la smentita di Silvio Sircana, la conferma arriva direttamente dal premier, impegnato a New York. «La vita è fatta di futuro» ha detto il Professore. «Per ora penso a qualche mese di vacanza sono 20 anni che tiro», ha aggiunto.
Le dimissioni di Prodi sono state recapitate a Veltroni in una lettera datata 23 marzo, «a prescindere dal risultato delle elezioni», sottolinea il premier.
Per Prodi alle elezioni«c’è stata una buona performance» del Partito democratico che adesso però «deve rafforzarsi e continuare ad essere l’unica seria alternativa riformista per l’Italia, perchè in futuro ce ne sarà estremamente bisogno». Il presidente del Consiglio ha definito la sua scelta delle dimissioni dalla presidenza del Pd coerente con quella di non ripresentarsi alle elezioni per un seggio in Parlamento. «Rimarrò un supporter forte e leale del Partito democratico - ha assicurato Prodi conversando con i giornalisti a New York - anche se non in un ruolo di responsabilità in quanto questo spetta ad altri affinchè il Pd possa nascere forte e guardare al futuro, perchè questo è il suo problema».
Il premier è intervenuto anche sulla nomina del successore di Frattini, prossimo ministro degli Esteri nel governo Berlusconi, nel ruolo di commissario Ue. «Nei giorni scorsi - ha detto - ho ripetutamente cercato di trovare un commissario bipartisan. Ho chiesto a Berlusconiil quale mi ha rinviato a Letta, il quale Letta mi ha risposto che la decisione doveva essere di Berlusconi. Ho fatto una rosa di cinque nomi, ma non mi è giunta nessuna risposta».Intanto, scatta la corsa alla successione di Prodi. Per il Tg de La7 il nuovo presidente del Pd potrebbe essere Rosy Bindi, ma il dalemiano Latorre nicchia: «Si valuterà».
da lastampa.it
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Prodi contro il Pd del Nord: siamo già partito federale
Annunciando le dimissioni dalla presidenza del partito, lo aveva messo in chiaro: non rinuncio a dire la mia. Detto, fatto. Romano Prodi boccia senza appello la proposta di dar vita ad un Partito Democratico del Nord: «Il Pd è nato come partito su base federale e regionale - sottolinea- allora non si possono cambiare le basi ogni due mesi. Seguiamo le regole del Pd, e andiamo avanti».
Una presa di posizione netta. Il leader democratico Walter Veltroni, che lunedì riunirà a Milano i segretari regionali, ha invece preferito tenersi fuori dalla querelle. Il Pd, si limita a rispondere «è una grande forza che si è insediata. Ci sono elezioni che segnano la fine di un percorso e altre in cui inizia, e queste sono state elezioni da cui si inizia».
A sostenere, pur con accenti e ipotesi organizzative diverse, la proposta del Pd del Nord sindaci e amministratori delle regioni padane. Non senza contrasti, come quelli che dividono da una parte il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, sostenitore di un partito del settentrione federale basato su “macroregioni” ma senza leader, e dall’altra il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che chiede di tenere l’Emilia fuori dal progetto e rivendica una leadership autonoma.
Intervistata dal quotidiano la Stampa, la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, afferma che un Pd del Nord si può e si deve fare «senza chiedere il permesso a Roma», e sottolinea come già da prima delle elezioni alcuni esponenti («io, Chiamaparino, Cacciari, Penati») avevano iniziato un «percorso in questa direzione».
Pubblicato il: 19.04.08
Modificato il: 19.04.08 alle ore 14.36
© l'Unità.
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Il sindaco replica: «Lo rispetto ma non cambio idea»
Prodi boccia il Pd del nord
Il Professore contro il modello proposto da Cofferati: «Non si possono cambiare le basi ogni due mesi»
ROMA - «Il Pd è nato come partito su base federale regionale. Allora non si può cambiare le basi ogni due mesi, seguiamo le regole del Pd e andiamo avanti».
IL NO DEL PROFESSORE - Così il presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi, interviene da Bologna nel dibattito innescato da alcuni sindaci, primo fra tutti Sergio Cofferati, circa l'ipotesi di strutturare il partito guidato da Walter Veltroni secondo una impostazione federale, ma che segua delle macro regioni. Secondo Prodi, dunque, la struttura del Pd deve restare sulla misura regionale e federale, e non secondo l'idea di Cofferati che riguarda zone geografiche più ampie, divise fra Nord, Centro e Sud. «Il Partito democratico è nato regionalista e federale. La sua base sono le regioni», ripete il premier ai cronisti «il Pd deve semplicemente tenere fede al suo statuto, che è la sua legge e la sua regola». «È così, non deve diventare niente, deve far fede alle sue radici, e adempiere - specifica - i compiti del suo statuto».
CONTI - Prodi torna a ribadire che il proprio governo lascia alla nuova compagine governativa «i conti in ordine». «Noi abbiamo lasciato i conti in ordine. Il nuovo governo dovrà fare quello che abbiamo fatto noi per il paese. Non potrà certamente scialacquare», sottolinea il premier ai cronisti che gli chiedono se Berlusconi troverà l'extragettito di cui si è parlato, «e quindi - conclude - mi auguro che la buona amministrazione continui».
COFFERATI - In serata arriva la replica di Cofferati. «Ho il massimo rispetto e considerazione per l'opinione del presidente, ma non cambio idea» dice il sindaco. «La proposta che ho fatto di futuro assetto del Partito democratico non credo abbia bisogno di modifiche statutarie - ha spiegato Cofferati - ma, se anche così fosse, se il cambiamento è utile, non vedo perché non ipotizzare anche un adeguamento dello statuto. Un solo partito, un solo segretario: E il nuovo assetto federale, insieme al radicamento in ogni territorio, è utile che aggiunga un coordinamento politico delle macroaree che hanno forti identità e relazioni sociali ed economiche tra di loro, a cominciare dal nord».
19 aprile 2008
da corriere.it
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