PRODI

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Colpo di scena nell’udienza al Tar sul ricorso del Codacons: il Governo uscente ha tentato di rimettere l’ultima decisione sulla base Usa a quello nuovo 

Prodi "scarica" il Dal Molin su Berlusconi 

Ma i giudici amministrativi avrebbero respinto la richiesta di dilazione ordinando la consegna degli atti
 

Vicenza
Punto a favore dei No Dal Molin davanti al Tar del Veneto. La prima sezione dell'organo di giustizia amministrativa ha accolto la richiesta di accesso ai documenti sul raddoppio della base Usa presentata, insieme al ricorso contro l'ampliamento della caserma Ederle, dal Codacons, dai comitati "No Dal Molin" e dall'Ecostudio Alexander Langer. Mentre secondo indiscrezioni avrebbe respinto una richiesta, giuntale in mattinata, con la quale il ministero della Difesa proponeva di sospendere il procedimento giudiziario rinviando tutto al prossimo governo. La richiesta è contenuta in una concisa lettera firmata dal capo di gabinetto del ministero, generale di corpo d'armata Biagio Abrate, che scrive: "si chiede il rinvio dell'udienza, al fine di consentire alla nuova compagine governativa di prossimo insediamento un'ulteriore valutazione". Uguale decisione di rimettere la questione al prossimo esecutivo, secondo fonti romane, sarebbe stata formalizzata qualche settimana fa dal ministro Parisi.

La lettera è stata consegnata al collegio giudicante dai legali dell'Avvocatura di Stato che difendono, oltre che il governo, anche il Comune e la Provincia di Vicenza. Ma secondo il presidente del Codacons, l'avvocato Carlo Rienzi che rappresenta l'associazione di fronte al Tar, "il collegio presieduto dal giudice Bruno Amoroso ha respinto la richiesta di rinvio". Ciò confermerebbe però che il governo Prodi abbia giocato, tra gli ultimi atti della sua amministrazione, la carta di affidare all'esecutivo che verrà formato da Berlusconi una non meglio precisata "valutazione ultima" sull'ampliamento della base americana.

Potrebbe arrivare già nella serata di oggi, invece, l'ordinanza del Tar sull'argomento principale del ricorso, cioè la richiesta di sospendere il nulla osta governativo all'ampliamento e gli altri atti connessi emanati dalla Regione Veneto e dal Comune di Vicenza. Atti in parte ancora non divulgati, tanto che ieri, alla fine di un'udienza durata poco meno di venti minuti, il Tar ha deciso di imporre all'Avvocatura di Stato il loro invio. In questo modo gli atti dovrebbero essere portati a conoscenza, entro venti giorni, dei legali che ricorrono contro l'ampliamento della Ederle.

L'esistenza di un nulla osta rilasciato dal governo Prodi era stata al centro di altre udienze di fronte al Tar del Veneto. "In una prima occasione l'Avvocatura di Stato l'aveva smentita - dice Rienzi - mentre nell'udienza del 4 settembre scorso, pur ammettendo l'esistenza del documento, non lo aveva presentato, tanto che nel nostro stesso ricorso non ne abbiamo potuto citare gli estremi".

Pierluigi Tamburrini
 
da gazzettino.quinordest.it

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LO SCRIVE IL giornale russo KOMMERSANT considerato molto vicino a Gazprom

Prodi alla guida del gasdotto «South Stream».

Il Professore: «Per ora no grazie»

L'offerta avanzata dal numero uno di Gazprom

 
 
ROMA - «No grazie». Romano Prodi sembra insistere nella scelta di voler fare il nonno e rifiuta l'offerta del numero uno di Gazprom, Alexei Miller, di diventare presidente di South Stream Ag, la società di diritto svizzero costituita dall'Eni e dalla stessa Gazprom per la realizzazione del gasdotto dal Mar Nero all'Europa». Dell'offerta a Prodi ne parla «Quotidiano energia», testata online di settore (www.quotidianoenergia.it), citando il russo «Kommersant», secondo cui il colosso del gas russo «intenderebbe seguire per il South Stream lo stesso schema utilizzato per il gasdotto Nord Stream attraverso il Baltico», presieduto dall'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.

LA VISITA - «Secondo «Kommersant» (giornale considerato molto vicino a Gazprom)- scrive Qe- l'obiettivo della visita di Miller a Roma è essenzialmente quello di convincere Prodi ad accettare l'incarico». Inoltre, ricorda «Quotidiano Energia», il mese scorso «la stampa ungherese aveva ventilato l'ipotesi che la presidenza del South Stream potesse andare al primo ministro magiaro Ferenc Gyurcsany, il cui Governo era in bilico a seguito di un referendum che ha bocciato il nuovo piano sanitario dell'esecutivo». La crisi «è stata tuttavia scongiurata in questi giorni con il defenestramento del ministro della Sanità, Agnes Horvath».

SIRCANA - Quella di presiedere la società che si occuperà della realizzazione del gasdotto South Stream è «un'offerta già fatta nei recenti incontri con Putin, ma Prodi gli ha detto che al momento» la soluzione «non è praticabile». Silvio Sircana, portavoce del presidente del Consiglio uscente Romano Prodi, commenta così quanto scrive il quotidiano russo «Kommersant» sul fatto che il numero uno di Gazprom, Alexei Miller, sia lunedì a Roma per offrire la presidenza di South Stream AG a Prodi. «Sappiamo solo che Miller ha chiesto un appuntamento- dice Sircana - ma il contenuto non è detto sia quello».


28 aprile 2008

da corriere.it

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In eredità i conti in regola

L'Europa cancella la procedura d'infrazione per deficit eccessivo

Mercoledì 30 Aprile 2008

"Il miglioramento strutturale dei conti pubblici cumulato nel 2006 e nel 2007 dal governo Prodi è prossimo al 3% del Pil, cioè ben oltre il minimo di 1,6% raccomandato dal Consiglio", si legge nel documento che sarà presentato alla riunione dell'esecutivo europeo. Grazie a questi risultati ottenuti del governo Prodi verrà archiviata, per l'Italia, la procedura d'infrazione per eccesso di deficit ereditata dal governo di centrodestra.
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Lettera del Presidente del Consiglio ai dipendenti della Presidenza del Consiglio in occasione dell'imminente commiato

Venerdì 2 Maggio 2008

Carissime e carissimi tutti,

In questi due anni ho avuto modo di inviare tante lettere di ufficio e di lavoro. Quella di oggi è forse meno "istituzionale", ma per molte ragioni ancora più importante. Desidero infatti che giunga a tutti i dipendenti della Presidenza del Consiglio il mio saluto e il mio ringraziamento.

Non si tratta del "solito" messaggio di fine governo. Non lo è perché nello scrivere queste righe salgono forti alla mente i ricordi e le emozioni di tante giornate trascorse insieme a dirigenti, funzionari, tecnici e addetti. Mai, in nessuno di voi, ho trovato disattenzione o scarso attaccamento all'istituzione che servite con continuato orgoglio.

E questo orgoglio è quello che provo oggi, nel salutarvi e ringraziarvi, perché questo è il vero volto della Pubblica Amministrazione, spesso alla ribalta per esecrabili casi di malfunzionamento ma che nel suo complesso è all'altezza delle sfide più difficili e moderne.

Per la seconda volta nella mia vita ho avuto il privilegio di "abitare" Palazzo Chigi. E per la seconda volta mi sono davvero sentito a casa. La dedizione e la serietà di tutto il personale non sono cose che si dimenticano. Dai piccoli gesti del mattino alla pazienza per le lunghe attese serali ho capito quanto importante sia il ruolo che rivestite. Dalla accurata preparazione dei dossier e degli atti normativi ho verificato la qualità di chi svolge l'oscuro ruolo di servitore dello Stato.

A tutti va davvero il mio abbraccio più forte e sincero. Sono stati altri due anni di grande lavoro, portati avanti anche grazie a voi. Siete davvero all'altezza della migliore Italia!

Con affetto e amicizia

Romano Prodi

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Il Retroscena

E Prodi spinse per il rinvio: «Niente dati prima del voto»

La pubblicazione doveva essere l’ultima sfida sulle tasse

L’uscita sulla Rete, prevista per gennaio, fu sospesa per la crisi


ROMA — La svista tecnica si è trasformata alla fine in errore politico. La decisione di pubblicare sul web le dichiarazioni dei redditi degli italiani doveva essere una sorta di sfida al nuovo governo in tema di tasse. L’ultimo atto del viceministro Vincenzo Visco, che ha sempre legato il suo impegno pubblico alla battaglia contro l’evasione fiscale. In questo modo si voleva dimostrare che «la trasparenza è anche un deterrente per chi sceglie di non pagare oppure di denunciare meno di quanto guadagna», come lo stesso Visco aveva chiarito ai suoi collaboratori più stretti. Il fine era chiaro: noi stabiliamo la procedura, vediamo se sarà revocata da chi arriverà dopo. E invece è stato lui a essere costretto alla marcia indietro con quel comunicato che in serata conferma «la sospensione della pubblicazione». La scelta di rendere accessibili i dati era stata presa nel gennaio scorso.

Visco l’aveva concordata con Massimo Romano, il direttore dell’Agenzia dell’entrate che nel 2006 aveva richiamato dopo la «pausa» imposta durante il governo Berlusconi. Poi c’è stata la crisi di governo e, seguendo anche le indicazioni arrivate da Palazzo Chigi, si era deciso di soprassedere. Del resto proprio in quel periodo lo stesso Visco, agendo in tandem con Romano, aveva fatto sapere di aver ricevuto dalle autorità tedesche la lista degli italiani che fino al 2002 avevano trasferito soldi in Liechtenstein provocando infuocate polemiche con l’opposizione. Ieri mattina, quando la notizia della pubblicazione on line è diventata pubblica, Visco si è stupito di fronte alle accuse dei parlamentari della nuova maggioranza che lo hanno addirittura accusato di «essersi vendicato degli italiani che lo hanno mandato a casa ». «È un fatto di trasparenza— ha spiegato—una questione di democrazia e non vedo problemi.

Basta guardare qualsiasi telefilm americano per scoprire che anche negli Stati Uniti e nel resto del mondo si fa così». Una posizione che ha cercato di tenere anche dopo l’intervento del garante della privacy. Mentre i collaboratori di Tommaso Padoa-Schioppa spiegavano che «il ministro non è stato informato, ma non c’è nulla di strano perché si tratta di materia delegata al suo vice», Visco è andato a Palazzo Chigi da Romano Prodi. Ha tentato di difendere la propria scelta. Quando è apparso chiaro che la pubblicazione non era stata concordata con chi si occupa di tutelare la privacy degli italiani, ha cercato di sostenere che ormai non c’era alcun bisogno di prendere ufficialmente posizione perché tanto il sito dell’Agenzia delle entrate era ormai inaccessibile.

L’obiettivo era palese: non smentire il provvedimento che in calce porta la firma del direttore Romano. Prodi è stato però categorico: «Non possiamo far finta di niente. Stiamo per andar via e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità ». Pochi minuti dopo la nota che «prende atto delle osservazioni del garante» è stata resa pubblica.

Fiorenza Sarzanini
01 maggio 2008


da corriere.it

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POLITICA

Il premier dimissionario sceglie il palco radicale per il suo ultimo intervento

Il segretario del Pd parla all'assemblea delle Acli: "Servono nuove allenze"

Prodi: "Il Paese era zimbello in Ue"

Veltroni: "Vicepresidenza a Udc"

Per la Camera si sussurrano i nomi di Rosy Bindi e Rocco Buttiglione

"I due vicepresidenti del Senato dovranno essere indicati da Pd e Italia dei Valori"

 
ROMA - "La politica economica severa del governo è stata moralmente necessaria. Senza di essa avremmo sfasciato il bilancio e messo a rischio il Paese". Romano Prodi, davanti all' "Assemblea dei mille" convocata dai radicali, difende caparbio e convinto l'operato del suo esecutivo: "Abbiamo salvato il Paese che era lo zimbello della Ue. Con noi sono diminuite le controversie con l'Europa" E avverte: "Con il centrodestra il contributo attivo alla Ue si affievolirà sicuramente".

Il premier dimissionario sceglie il podio offerto dai Radicali a Chianciano terme per quella che assomiglia alla sua ultima uscita pubblica e che comunque è senz'altro la sua prima uscita pubblica dopo la doppia sconfitta del Pd. Sono le prime ore del pomeriggio. Pochi minuti dopo il segretario del Pd Walter Veltroni sceglie invece il podio offerto a Roma dalle Acli, la più grande associazione dei lavoratori cattolici, per riprendere le file del discorso politico. Un filo che passa anche - come dimostra la scelta del luogo, degli interlocutori e dell'altro speaker il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini - "da un nuovo sistema di alleanze e dalla costruzione di nuove convergenze con le diverse opposizioni". Così, Veltroni annuncia che per le vicepresidenze di Camera e Senato il Pd proporrà un nome del Pd e uno dell'Udc per Montecitorio e uno del Pd e un altro dell'Italia dei Valori per palazzo Madama.
Nel primo caso sono forti le indiscrezioni sui nomi di Rosy Bindi e Rocco Buttiglione

Prodi difende il suo governo. Il professore rendendo omaggio ai radicali ("Grazie per la lealtà, siete gli ultimi giapponesi") difende con forza le scelte dell'esecutivo in questi venti mesi: "Abbiamo ridotto la disoccupazione al minimo storico, abbiamo lottato contro l'evasione fiscale non con i proclami ma con un impegno serio. Questo ha aumentato l'impopolarità del governo ma il nostro è stato un atto di coraggio per la democrazia". Prodi ha quindi rilevato che l'azione del governo è stata "condizionata dalle tensioni di una maggioranza composita". In definitiva per Prodi anche le liberalizzazioni sono un punto forte dell'azione di Palazzo Chigi, "anche se l'ultima parte di questo capitolo è rimasto dinanzi alle Camere".

"Il Pd deve avere più coraggio". Prodi difende anche quella che considera "la sua creatura". "Nel Partito democratico ho sempre creduto come pure nella sua capacità di dare una nuova forma al riformismo. Ho fatto quello che dovevo fare ma ora spetta ad un'altra leva". Quella che lascia è un'"eredità morale impegnativa. Il Pd può essere il punto di riferimento per l'azione riformista, ma deve avere coraggio, non deve avere paura". Tra i nodi futuri che il Pd dovrà affrontare Romano Prodi indica la "necessaria redistribuzione del reddito perchè le differenze sociali si allargano sempre di più. Il Pd dovrà affrontare anche questo tema".

(2 maggio 2008)

da repubblica.it

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