PRODI

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Prodi: «Lascio la politica italiana»

di Nicoletta Cottone

«Lascio la politica, ma il mondo è pieno di occasioni». Intervistato da SkyTg24, il presidente del Consiglio Romano Prodi parla del suo futuro, che vede lontano dalla politica. «Il futuro è sempre sereno perchè ci sono cose da costruire. Io ho chiuso con la politica italiana e forse con la politica in generale. Ma il mondo è pieno di occasioni, ma anche di doveri. C'è tanta gente che aspetta una parola di pace e di aiuto, e quindi c'è più spazio adesso di prima». Prodi ha ricordato che negli ultimi mesi si è molto parlato del fatto che i politici dovessero avere la capacità e il senso del bene comune anche nel momento in cui lasciavano, «io lo sto facendo con profondità e serietà». Commenta poi il gesto del leader dell'opposizione Silvio Berlusconi che ieri a Milano ha strappato il programma elettorale del Pd, bollandolo come carta straccia. «Vedere una campagna elettorale dove si strappano i programmi mi intristisce molto», dice Prodi, perché i programmi sono il cuore della campagna elettorale.

Prodi ha anche affrontato il tema dell'ordinaria amministrazione. «Un'ordinaria amministrazione così lunga crea problemi al Paese, tante cose che si dovevano fare ed erano pronte non si possono portare in porto. Cerco di fare un'ordinaria amministrazione piena, sempre rispettando i limiti».Cerco di aiutare le imprese, aggiunge Prodi, «ma è singolare che si chiami ordinaria amministrazione un processo che duri così a lungo». Sui prezzi Prodi ha chiesto più controlli, ma senza che si crei angoscia. «Benzina e petrolio sono cresciuti come mai dal Dopoguerra. Cerchiamo di controllare i prezzi, il comportamento degli intermediari e più concorrenza nel sistema, ma non spargiamo ogni giorno dell'angoscia perché è troppo comodo farlo». Le liberalizzazioni sono comunque servite, «ma se il prezzo del grano aumenta di oltre il 70% e se il petrolio arriva fino a 105 dollari, allora c'è un problema».

Il presidente del Consiglio ha parlato anche del rilascio da parte delle autorità libiche dell'equipaggio del perschereccio di Mazara del Vallo sequestrato. «Mi ha telefonato l'ambasciatore libico - spiega Prodi - dicendomi che il colonnello Gheddafi ha deciso di rilasciare tutti i nostri pescatori e anche il natante, e quindi potranno tornare a Mazara del Vallo.

Questo mi ha reso molto contento anche perchè avevo incontrato i familiari, angosciati e tristi». Una nota di Palazzo Chigi sottolinea come la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo sia avvenuta per intervento diretto del leader libico, in segno di amicizia nei confronti del Presidente del Consiglio italiano. Gheddafi ha ribadito la richiesta che non si effettuino in futuro altre violazioni delle acque territoriali libiche da parte di pescherecci italiani. 


 9 marzo 2008
da ilsole24ore.com

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10/3/2008 (7:6) - PERSONAGGIO: "NON CI SARO' NE' ALLE POLITICHE NE' ALLE EUROPEE"

Il Professore: politica addio
 
Romano Prodi lascia la politica

«Ho chiuso con le questioni italiane», e pensa a una Fondazione alla Clinton

FABIO MARTINI


ROMA
In casa lo sanno bene. La faccia paciosa e la parlata lenta di Romano Prodi celano una inquietudine psico-motoria che tiene il Professore in continuo movimento (bici, convegni, dossier) anche nei momenti di riposo. Tanto è vero che un mese fa, quando Prodi disse «lascio la politica e faccio il nonno», in casa nessuno gli credette fino in fondo. Certo la moglie Flavia, i due figli, i fratelli sapevano che il loro Romano era sincero quando annunciava che non si sarebbe ricandidato in Parlamento e che non avrebbe messo su fantomatiche liste, concetto che ieri il Professore ha riconfermato per l’ennesima volta in un’intervista a Sky e che per le bizzarre regole dell’informazione è stata rilanciata, con enfasi e come fosse nuova, dai principali Tg.

Ma chi conosce bene Prodi non ha mai creduto per lui ad un futuro da consumare ai Giardini Margherita a dondolare il passeggino dei nipotini e lo stesso Prodi lo ha fatto capire dai microfoni di Sky: «Io ho chiuso con la politica italiana e forse con la politica in generale, ma il mondo è pieno di occasioni dove c’è gente che aspetta aiuto e pace».

Quel «forse» e quelle «occasioni» parlano chiaro: Prodi si sta già guardando intorno. Assottigliati gli impegni istituzionali, da qualche giorno il Professore sta accarezzando un progetto: metter su una Fondazione internazionale, un po’ sul modello di quella di Bill Clinton. Certo, quella dell’ex presidente americano - la William J. Clinton Foundation - è una Fondazione opulenta e ambiziosa che gode di finanziamenti corposi e adesioni prestigiose, ma in Europa sono pochissimi i personaggi che godono della rete di conoscenze di Prodi. Gli otto anni da presidente dell’Iri, i cinque da presidente della Commissione europea, i quattro da presidente del Consiglio, esperienze spalmate su un arco di 26 anni hanno consentito al Professore di stringere relazioni con i principali leader politici, finanziari e anche imprenditoriali. Una rete che gli tornerà utile nel progetto della “Fondazione Prodi" e anche nell’ipotesi che il Professore gradirebbe, di una "chiamata" per un incarico ad hoc da parte di un grande organismo internazionale, in primo luogo l’Onu. Una cosa è certa: quando Prodi ribadisce che con la politica lui ha chiuso, intende dire che nel suo futuro non ci saranno più elezioni popolari. «Anche su questo - ha spiegato Prodi ai suoi - voglio che non ci siano equivoci: non mi ripresento per il Parlamento italiano ma il prossimo anno non ci sarò neppure alle Europee». Un "non possumus" che esclude l’ipotesi che era stata ventilata, di un futuro incarico da Presidente del Parlamento europeo. In compenso, ieri dai microfoni di Sky, Prodi ha confessato di sentirsi «molto intristito» dal gesto di Berlusconi che ha strappato il programma del Pd. Ma la battuta del Professore si preannuncia episodica, perché Prodi non ha intenzione di rubare la scena a Veltroni, né di aiutare Berlusconi nella speranza di centrare la sua campagna contro il governo uscente.

Dietro le quinte si è consumata una separazione consensuale tra Prodi e Veltroni che potrebbe portare ad una estrema conseguenza sorprendente: quindici giorni fa il leader del Pd aveva chiesto al Professore di partecipare a «due, tre iniziative della campagna», ma a questo punto a Palazzo Chigi si sta meditando se rinunciare del tutto a farsi vedere in campagna elettorale, con l’unica eccezione della manifestazione di chiusura l’11 aprile a piazza del Popolo a Roma. Certo, la quasi totale rimozione di Prodi dalla campagna elettorale del Pd non fa piacere al Professore, quasi che il premier uscente sia qualcuno di cui vergognarsi, ma il tenersi nell’ombra (evitando il tormentone della Cdl) non dispiace a Prodi.

Che però nei suoi ripetuti addii alla politica attiva, non ha mai annunciato di voler lasciare l’unica "poltrona" che gli resterà a partire dai primi di maggio: quello di presidente del Partito democratico. Un incarico che Prodi intende "onorare".

da lastampa.it

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Prodi. "Grazie amici, per la Fondazione c'è tempo"

DIRE - 12 Marzo 2008   


(DIRE) Bologna, 12 mar. - "Grazie amici, per la Fondazione c'e' tempo". Romano Prodi si rivolge cosi' ai suoi fidi collaboratori bolognesi ("io li chiamo con il loro nome, per la stampa sono i cosiddetti 'prodiani'") dalla prima pagina del "Corriere di Bologna", l'inserto locale del Corsera. In poco piu' di 20 righe, scritte in forma di lettera al direttore, il presidente del Consiglio dimissionario vuole dunque frenare gli entusiasmi di chi ipotizza "vari progetti di Romano Prodi" per il prossimo futuro.

"In questi giorni- scrive il Professore- si sono fatte le ipotesi piu' disparate su di me e sul mio futuro. Si e' parlato e scritto anche di una Fondazione o un think tank che si occuperebbe di politica internazionale e che avrebbe sede a Bologna. Lasciatemi pero' cogliere l'occasione per fugare ogni dubbio: cio' che sento e che leggo- e' la conclusione- lo considero solo un segno d'affetto nei miei confronti".

Nei giorni scorsi il Corriere di Bologna ha ospitato "interventi di carissimi amici", come li definisce lo stesso Prodi, che ipotizzavano, appunto, l'imminente nascita di una Fondazione dedicata a temi di politica estera in particolare, con base a Bologna, anche con l'obiettivo di preparare il rilancio del Professore sulla scena internazionale.

"Programmi- commenta oggi Prodi- che io interpreto come attestati di stima e di affetto. Di questo, e per questo, ringrazio tutti".
Infatti "la volonta' di immaginarmi un percorso futuro, dopo aver camminato insieme nel passato, e' certo appagante dal punto di vista umano non meno che dal punto di vista professionale".

Ma al momento, lascia intendere il Professore, e' prematuro parlare di progetti concreti.

Quindi "grazie amici- come sintetizza il titolo dell'intervento- ma per la Fondazione c'e' tempo".

da www.ulivisti.it
 

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All'Università di Friburgo per la laurea ad honorem

Prodi: niente conferenza stampa finale

"Mi occuperò delle tensioni nel mondo"

Lettera a Petruccioli: il capo del governo non dovrebbe dare un «indebito vantaggio» alla sua parte politica



ROMA - Non c'è proprio più spazio per la politica nella vita del premier «in scadenza» Romano Prodi. Con una lettera al presidente della Rai Claudio Petruccioli ha espresso l'intenzione di rinunciare alla conferenza stampa al termine della campagna elettorale. Il motivo: tener fede al principio che il capo del governo non dovrebbe dare un «indebito vantaggio» alla sua parte politica. Cosa che peraltro il professore contestò all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel 2006.

TENSIONI NEL MONDO - Il Presidente del Consiglio dimissionario ha detto in tutte le lingue che non intende più entrare nell'agone politico. Farò il nonno, aveva annunciato tempo fa. E ora, alla platea dell'Università di Friburgo che gli ha assegnato la laurea ad honorem in Scienze politiche, ha detto che nel suo futuro c'è spazio per "le tensioni del mondo". «Vacanze, riposarmi e dare, se possibile, un contributo anche informale alle tensioni che abbiamo nel mondo. Io sono sempre stato interessato alle relazioni con l'Asia, la Cina, l'India, il Medio Oriente e l'Africa, quindi questo è chiaramente qualcosa che merita di essere approfondito e di essere coltivato in futuro». La laurea a Prodi è stata motivata col fatto che lui «è un grande europeo» e c'è »la speranza che assuma un qualche ruolo internazionale».


28 marzo 2008

da corriere.it

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Cena di addio a palazzo Chigi raccontata su «la stampa»

Prodi: ecco chi ha fatto cadere il governo

La sinistra si arrabbia: inaccettabile

La colpa è di chi «ha minato continuamente l'azione dell'esecutivo».

E Mastella: «Non ti ho tradito io»

 
 
ROMA - A due mesi e mezzo dalla caduta del governo Prodi si consuma la rottura tra il Professore e quelli che lui considera i responsabili della fine di una stagione di estenuanti compromessi, sempre alla ricerca della mossa giusta da fare in una specie di Risiko in cui era in gioco la credibilità del Paese. La Sinistra Arcobaleno e i Verdi fanno muro contro le dichiarazioni di Prodi riportate in un articolo della Stampa, in cui Fabio Martini ricostruisce la cena di addio a Palazzo Chigi tra il Professore e i suoi fedelissimi.

ATTACCO ALLA SINISTRA - Questa volta non si parla del futuro ma del passato, quello che finora è stato minimizzato, reso accettabile e non traumatico grazie all'aplomb del Professore. Ma adesso basta. Chi ha fatto cadere il governo? I giornali sempre pronti ad attaccare, i poteri forti, Mastella, la Chiesa? Clemente «ha tradito, non c'è dubbio. E il modo in cui l'ha fatto dimostra mancanza di senso dello Stato» spiega Prodi, ma la colpa vera è di chi «ha minato continuamente l’azione del governo, di chi ha fatto certe dichiarazioni istituzionalmente opinabili». Non una parola su Bertinotti, ma un elogio a Veltroni, che «ha fatto la scelta giusta: correre da soli». Eccola, la dolorosa verità. Parole appuntite come spade, che non passano lisce - questa volta no - sulla schiena di chi è chiamato direttamente o indirettamente in causa.

BERTINOTTI: «NON HA CAPITO» - Lo stesso Bertinotti risponde da una videochat sul sito della Stampa: «Per Prodi è più grave dimostrare di non aver capito la ragione della crisi del suo governo, più ancora che averla subita». Il candidato premier della Sinistra Arcobaleno sottolinea: «Il governo è caduto perché gli sono venute a mancare la basi del consenso di massa e questo perché era caduto nella trappola della politica dei due tempi: prima il risanamento, poi la giustizia sociale, che non viene mai. Prodi ha subito il condizionamento di quelle forze moderate che poi lo hanno fatto cadere».

«INACCETTABILE» - La Sinistra giudica inaccettabili le parole del Professore e rifiuta la responsabilità di aver fatto cadere il governo. Di «colossale balla» parla Fabio Mussi, ospite di una videochat su Corriere.it. E Pino Sgobio del Pdci: «È francamente inaccettabile e ingeneroso l'attacco di Prodi alla Sinistra Arcobaleno. La verità inoppugnabile è che il governo Prodi non ha tenuto fede a tutte le promesse fatte agli elettori. La Sinistra Arcobaleno ha sempre chiesto l'applicazione integrale del programma di governo, in particolare per quanto riguarda l'aumento di salari e pensioni». Giovanni Russo Spena: «Le accuse di Prodi a Bertinotti sono completamente prive di fondamento. Affermare che il governo è caduto per colpa della Sinistra Arcobaleno mentre le responsabilità del Pd sono evidenti, così come l’inciucio tra la destra della coalizione e Berlusconi, significa pensare che gli elettori sono stupidi o non hanno memoria».

«PAROLE INGRATE» - «Sono sgradevoli e fuorvianti le dichiarazioni del presidente del consiglio Romano Prodi che alludono a una responsabilità della sinistra nelle difficoltà incontrate dal governo - dice Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista -. Prodi sa perfettamente che i problemi sono stati creati sempre e soltanto dalle aree moderate della coalizione, in particolare, dal Pd. Ricordiamo che i punti di sofferenza del governo sono stati sulle pensioni, sulla redistribuzione sociale, sui diritti civili. Non è un caso se si tratta proprio di quei punti sui quali oggi si è aperta una sfida tra la Sinistra Arcobaleno e il Pd sulla vera alternativa alla destra di Berlusconi e Fini». I Verdi: «Le parole di Prodi sono da ingrato e una vera e propria menzogna: noi l'abbiamo sempre sostenuto nei momenti più difficili quando una parte consistente del Pd non lo gradiva» afferma il capogruppo alla Camera Angelo Bonelli, che parla di «una una pugnalata al popolo della sinistra che aveva creduto in lui come garante dell'applicazione del programma dell'Unione».

«MANDATO A CASA DA VELTRONI» - Loredana De Petris, capolista della Sinistra l'Arcobaleno nel Lazio per il Senato: «La prova che Prodi sia stato mandato a casa dal suo stesso partito è data dal fatto che Veltroni ha cominciato la sua campagna elettorale già un mese prima della caduta dell'esecutivo. La sua campagna elettorale era già pronta da tempo, con pullman annessi e spazi elettorali prenotati con grande anticipo». «Evidentemente Prodi non ha ancora capito per colpa di chi è caduto. Ha assecondato per due anni i capricci di Mastella e Dini, finito poi a destra. Le forze politiche della sinistra lo hanno sostenuto lealmente anche nei momenti in cui suoi ministri del Pd compivano scelte impopolari» rincara Titti di Salvo, capogruppo di Sd alla Camera.

MASTELLA: «NON HO TRADITO IO» - E Mastella, l'unico (con i diniani) chiamato in causa con nome e cognome. «Caro Romano, non sono io ad averti tradito, ma chi ha lavorato per mandarti a casa logorando la tua e la nostra azione di governo» risponde il segretario nazionale dei Popolari-Udeur -. Condivido in larga parte le considerazioni di Prodi, soprattutto quando individua in alcune forze politiche la responsabilità di aver minato l'azione dell'esecutivo con dichiarazioni e atteggiamenti istituzionalmente opinabili. Quanto a me, ricordo di essere stato oggetto, sin dal mio insediamento, di una campagna di delegittimazione portata sistematicamente avanti da una parte della coalizione e assecondata da quegli stessi organi padronali dell'informazione, acerrimi nemici del professore bolognese, che strumentalizzando inchieste giudiziarie, rilevatesi poi prive di ogni fondamento, hanno decretato la mia panchina politica».


08 aprile 2008

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