MOVIMENTO 5 STELLE ...
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I PARTITI
Grillo alle Regionali preannuncia la resa: «In Calabria il 2%»
In Emilia una sola uscita: lontani i tempi del V-day L’assenza Il deputato Morra: la sua assenza è una sfida che dobbiamo imparare a gestire
Di Emanuele Buzzi
MILANO Il conto alla rovescia è iniziato, ma la campagna elettorale ancora langue per i Cinque Stelle (e non solo). A dieci giorni dal voto per le Regionali in Calabria ed Emilia-Romagna, a colpire è sempre Beppe Grillo, ma stavolta in modo inaspettato. Il leader del Movimento affida il suo invito al voto ai calabresi a un video che viaggia tra l’ironia e la rassegnazione: «Le comunali di Reggio Calabria? Abbiamo scherzato per noi il 2,5% è una enormità. Con le Regionali magari prenderemo il 2,2%». E ancora: «Credo che sia giunto il momento di fare qualcosa di diverso... anche per noia! Fate uno scatto di curiosità, provate una giunta 5 Stelle! Provateci, magari mettiamo lì due-tre consiglieri, non si tratta di prendersi la Regione, non ce la faremo, sennò rimarrete lì con mancu li cani».
Sebbene ripeta che «è una questione di tempo, ce la faremo in Calabria», l’effetto sembra un altro. Da «Vinciamo noi» a «mancu li cani», slogan elettorali a confronto a soli sei mesi di distanza, come a segnare il passo dalle Europee a oggi. Il leader Cinque Stelle per la prima volta si defila: non sarà al Sud e molto probabilmente si limiterà a un blitz a Bologna prima del voto. Un approccio molto diverso rispetto al post-Politiche 2013, quando si spese in un mini-tour massacrante per le Regionali in Friuli Venezia Giulia.
«L’assenza di Grillo è una sfida che dobbiamo imparare a gestire - sostiene Nicola Morra -, è una questione di maturità. Se abbiamo necessità della balia ancora un pochino, dobbiamo crescere. Il video? Grillo ha solo usato l’ironia per smuovere i calabresi». Per il senatore 5 Stelle la sfida in Calabria, nonostante sondaggi poco lusinghieri, è ancora aperta: «Ci giochiamo la partita coinvolgendo i potenziali astenuti». Secondo Sebastiano Barbanti, che rappresenta l’altra anima del M5S in Calabria, «le carte sono parecchio sparigliate, a parte il Pd che la fa da padrone». Il deputato rivendica l’importanza del leader: «Capisco Beppe, ma ci è mancato e ci mancherà. Un suo giro elettorale sarebbe stato un toccasana».
Apparizioni limitate (forse una sola) anche in Emilia-Romagna, culla del Movimento e del V-Day. Tempi che sembrano lontani: «Grillo meno impegnato nella campagna elettorale si sente, ma in questa regione molti l’hanno identificato come un problema - afferma Max Bugani -. Il M5S però non può prescindere da lui». Il consigliere comunale guarda oltre l’ostacolo (del voto): «Dobbiamo crescere, imparare dagli errori e presentarci pronti per governare tra cinque anni». Bugani sottolinea come i parlamentari stiano «facendo un grande sforzo». Sono loro, in questa fase, a fare le veci del leader: ieri è stato annunciato un mini tour di deputati e senatori, per rilanciare il sostegno dei Cinque Stelle alle Pmi. Tra le tappe, Bologna e quattro comuni in Calabria. Sempre ieri il M5S ha presentato in Cassazione la legge di iniziativa popolare per un referendum consultivo sull’euro. «Poi partirà la campagna per la raccolta di firme che durerà sei mesi», ha annunciato Vito Crimi.
15 novembre 2014 | 07:54
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_novembre_15/grillo-regionali-preannuncia-resa-in-calabria-2percento-f6238908-6c93-11e4-b935-2ae4967d333c.shtml
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Grillo e Casaleggio al Quirinale, incontro con Mattarella. "Governo Renzi prevaricatore"
Nella delegazione M5s anche Luigi Di Maio e una giovane attivista siciliana.
Il confronto richiesto dalla maggiore forza di opposizione per evidenziare l'anomalia di un Parlamento bypassato dal continuo ricorso del governo a decreti legge e voti di fiducia. Al termine del confronto, Grillo e Casaleggio sul blog: "Cordiale e costruttivo"
26 febbraio 2015
ROMA - Beppe Grillo al Quirinale per l'annunciato incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da Milano è arrivato Gianroberto Casaleggio, che assieme a Maria Teresa Lucia Furia, 18enne attivista siciliana, ha costituito con Grillo la delegazione del Movimento 5 Stelle ricevuta al Quirinale. L'incontro con Mattarella è durato una cinquantina di minuti, poi la delegazione M5s ha lasciato il palazzo presidenziale da un'uscita secondaria e non si è fermata per rilasciare dichiarazioni alle numerose telecamere e ai cronisti appostati nella piazza. Il Quirinale ha emesso una nota per certificare l'avvenuto faccia a faccia "tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella" e "il leader del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, con Gianroberto Casaleggio e Maria Teresa Lucia Furia". Grillo e Casaleggio hanno successivamente diffuso un comunicato sul blog.
"Oggi vi è stato l'incontro al Quirinale con il pdr Sergio Mattarella e la delegazione del M5s - scrivono -. L'incontro è stato cordiale e costruttivo e, da parte del M5s, si spera che in futuro ve ne siano altri. Al pdr è stato lasciato un breve documento riassuntivo delle nostre proposte che è riportato a margine di questo post". "Vogliamo ringraziare il pdr - aggiungono Grillo e Casaleggio - per l'incontro, per la simpatia e per il permesso di portare al Quirinale una persona iscritta al M5s non eletta ancora in alcuna istituzione in rappresentanza di tutti gli iscritti e attivisti che ogni giorno operano sul territorio per rendere migliore l'Italia. E' la più giovane iscritta al M5s, è siciliana, nata nel 1996. Si chiama Maria Teresa. In alto i cuori".
Il confronto si inquadrava nell'ambito delle richieste di incontro che le opposizioni hanno rivolto al presidente della Repubblica, per sottolineare lo squilibrio tra il Parlamento e un governo che bypassa il potere legislativo con il continuo ricorso a decreti legge e voti di fiducia. Ma, come aveva anticipato Beppe Grillo, l'incontro con Mattarella sarebbe servito anche a "esporre le necessità più urgenti per il Paese e per chiedergli, per quanto nelle sue possibilità, di intervenire". Infatti, al comunicato sul blog di Grillo è allegato un documento in cui si elencano i temi che il M5s ha esposto al presidente della Repubblica.
"Salvaguardia, formale e sostanziale, della forma di governo parlamentare delineata dalla nostra Carta costituzionale"
"Arginare la prevaricazione governativa nel procedimento legislativo: caratterizzata - si legge - da decretazione d'urgenza, maxiemendamenti e fiducie parlamentari. Il Governo Renzi ha sinora presentato alle Camere 28 decreti-legge (media di 2,3 al mese) e ha posto 34 questioni di fiducia (media 2,8 al mese)"
"Nell'ambito della decretazione d'urgenza scrupoloso rispetto sia dell'articolo 77 Cost., ovvero dei requisiti di necessità e urgenza, sia dell'articolo 15 della legge numero 400 del 1988: 'I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo"
"Riforma costituzionale: al netto dell'illegittimità costituzionale dell'attuale composizione del Parlamento, sancita dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 1 del 2014, che non gli consente lo scardinamento della forma di Stato e di governo vigenti, e al netto delle questioni di merito evidenziate dal Movimento 5 Stelle nelle Aule parlamentari, è opportuno sottolineare al Presidente della Repubblica l'opinione espressa dallo stesso PdR nel 1983 sul bicameralismo. Questi i passaggi più rilevanti:
'La lentezza del processo di produzione legislativa attribuita al bicameralismo è un presupposto in parte inesistente sia perché il Parlamento è meno lento di quanto si creda (se lo fosse veramente non produrrebbe tante leggi) sia perché gli arresti del procedimento di formazione delle leggi solo marginalmente sono imputabili al bicameralismo.[...] Se fosse vero, quindi (ma secondo noi non lo è), che le regioni soffrono di sotto rappresentazione non è detto che il rimedio migliore sia quello della Camera rappresentativa delle Regioni. In definitiva [...] i guasti del sistema italiano solo in piccola parte sono addebitabili al bicameralismo. Per quanto irrazionale possa sembrare il modello italiano e per quanto anomalo sia rispetto agli schemi dominanti altrove, esso ha trovato un suo modus vivendi'.
"Riforma elettorale: al di là dei profili di incostituzionalità (rilevati puntualmente dal Gruppo Parlamentare Movimento 5 Stelle in Senato con la presentazione di una Questione Pregiudiziale), valutare la promulgazione della norma, dal momento che disciplina l'elezione soltanto di una Camera, a costituzione vigente"
"Lotta alla corruzione e alla mafia: come noto, definite dal PdR Mattarella 'priorità assolute'. Sollecitare, anche con formale messaggio alle Camere (di cui art. 87 Cost.), la dolosa inerzia parlamentare nell'esame dei disegni di legge in materia, perdurante da due anni"
"Soppressione dei vitalizi parlamentari ai mafiosi e ai condannati: proposta soltanto dal Movimento 5 Stelle al Consiglio di Presidenza del Senato e all'Ufficio di Presidenza della Camera, ma puntualmente rinviata e non esaminata"
"Reddito di cittadinanza: il disegno di legge del Movimento 5 Stelle, attualmente all'esame della Commissione Lavoro del Senato, è stato indicato come 'disegno di legge presentato da un Gruppo parlamentare di opposizione', al fine di una sua calendarizzazione immediata in Assemblea, ai sensi della procedura di cui all'art. 53, comma 3, Reg. Sen."
"Potenziamento del rinvio presidenziale delle leggi (di cui all'art. 74 Cost.), che costituisce una funzione di controllo preventivo, posto a garanzia della complessiva coerenza del sistema costituzionale"
"Supporto all'autonomia e all'indipendenza della magistratura da ogni altro potere statuale"
"Riforma della Rai. E' necessaria - scrive il M5s - un'accelerazione della riforma dell'informazione del servizio pubblico televisivo volta a evitare sprechi e duplicazioni e a promuovere sinergie tra le attuali testate giornalistiche, inoltre a favorire un aumento della qualità e della diversificazione dell'offerta e a una razionalizzazione delle risorse della Rai, attingendo alle professionalità interne, per procedere a un progetto di riposizionamento dell'offerta informativa della Rai nel nuovo mercato digitale e assicurare un rafforzamento dei principi di oggettività, imparzialità, completezza e lealtà dell'informazione che devono connotare il servizio pubblico evitando ingerenze dei partiti. Vanno introdotte per la nomina dei direttori delle testate giornalistiche procedure trasparenti che prevedano la pubblicazione sul sito dell'azienda di un avviso pubblico rivolto sia ai propri dipendenti sia a professionisti esterni alla Rai, cui sia data la più ampia pubblicità. L'avviso dovrebbe contenere il possesso di una pregressa esperienza giornalistica di eccellenza, che attesti la fondata capacità potenziale ad assumere la direzione di una testata giornalistica e dovrebbe dimostrare doti innovative e apertura alle esigenze della modernità. Gli organi competenti potranno poi procedere alla nomina, secondo le vigenti disposizioni normative, sulla base di una valutazione comparativa dei curricula trasmessi.
"Nomine dei giudici costituzionali in tempi rapidi e senza condizionamenti dei partiti"
© Riproduzione riservata 26 febbraio 2015
Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/02/26/news/quirinale_consultazione_grillo_mattarella-108224561/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_26-02-2015
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Un gruppetto di ex 5 Stelle al lavoro per un “matrimonio di interessi” con l’area critica del Pd
Il progetto di Francesco Campanella per un nuovo gruppo in Senato
05/05/2015
Francesco Maesano
La scaramanzia prima di tutto. Francesco Campanella, senatore siciliano ex Cinquestelle, quasi non vorrebbe parlare del progetto che ha in piedi con l’area critica del Pd. Un matrimonio di interessi tra gli ex M5S che ambiscono a fare gruppo per contare di più e alcuni senatori ispirati da Pippo Civati, che sperano così di obbligare Renzi a sbilanciarsi a destra. «È tanto che provo a formare un gruppo al Senato. Non lo voglio dire troppo ad alta voce ma forse siamo alla volta buona».
Sconfigga la scaramanzia. A che punto siete?
«Interlocutorio. Siamo in attesa che da parte loro si chiuda questo travaglio. I tempi sono maturi».
Per cosa?
«Per aprire anche in parlamento il cantiere della sinistra. Un’area che vada da Landini a Civati tenendo dentro l’Altra Europa».
Per fare gruppo dovete essere in dieci. Mi risulta che siate in sette.
«I numeri sono quelli. Ci mancano almeno tre senatori, ma ci stiamo lavorando in queste ore».
Quanti ex M5S?
«Almeno 5».
E i tempi? Prima o dopo le regionali?
«Io auspicherei prima. Avrebbe più senso sotto ogni punto di vista. L’importante però è arrivare».
Indossa la spilletta di Italia Lavori in Corso. Tra un po’ dovrà cambiarla.
«Eh, infatti non ne sto facendo più».
@unodelosBuendia
Da - http://www.lastampa.it/2015/05/05/italia/politica/un-gruppetto-di-ex-stelle-al-lavoro-per-un-matrimonio-di-interessi-con-larea-critica-del-pd-iJBO3F7Gzg3YYKkNtALt6O/pagina.html
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Rivolta M5S, l’assemblea boccia la responsabile della comunicazione alla Camera
Niente rinnovo del contratto per Ilaria Loquenzi.
Il rapporto con i media resta il vero nervo scoperto della creatura politica di Grillo e Casaleggio
24/06/2015
Francesco Maesano
L’assemblea dei deputati del M5S ha votato contro il rinnovo del contratto del capo della comunicazione alla Camera, Ilaria Loquenzi. Nonostante durante l’incontro della settimana scorsa Gianroberto Casaleggio avesse ribadito che né la sua posizione né quella di Rocco Casalino, suo omologo al Senato, fossero in discussione, i parlamentari del M5S hanno deciso per la bocciatura. Il punto è semplice: la Casaleggio Associati ha l’ultima parola sulla selezione del personale che si occupa della comunicazione, ma dato che gli stipendi vengono erogati dal gruppo parlamentare è l’assemblea a decidere sui contratti. E stavolta, smentendo Casaleggio, ha deciso per il no.
Nei minuti immediatamente successivi al risultato il Movimento ha cercato di stendere un cordone sanitario attorno alla notizia. In tempo reale sulla chat dei deputati arriva perentorio l’ordine dell’ufficio della comunicazione: non rilasciare dichiarazioni sul voto appena consumato. Ma la tensione è altissima. Roberta Lombardi, prima capogruppo del Movimento alla Camera, abbandona la conversazione comune. La sua è una delle poche voci a filtrare. «Inutile parlare di Mafia capitale, domani i giornali non parleranno d’altro», ha scritto lasciando la conversazione comune.
Se ora Ilaria Loquenzi dovesse lasciare l’incarico si tratterebbe del terzo responsabile della comunicazione sostituito dal Movimento in 2 anni di legislatura, dopo gli addii di Caris Vanghetti, che aveva deciso di lasciare l’incarico di sua sponte, e del suo successore, Nicola Biondo, che era stato sostituito al termine di una lotta intestina con il gruppo della comunicazione del Senato. Sintomo che il rapporto con i media resta il vero nervo scoperto della creatura politica di Grillo e Casaleggio e prova evidente degli spazi sempre maggiori di agibilità politica che i parlamentari del Movimento si stanno ritagliando rispetto ai due fondatori.
@unodelosBuendia
Da - http://www.lastampa.it/2015/06/24/italia/politica/rivolta-ms-lassemblea-boccia-la-responsabile-della-comunicazione-alla-camera-N9Gmv1kdBXOAcGDJ4vdBbO/pagina.html
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Casaleggio striglia Di Maio: lavorate male, sono deluso
Dopo la sfiducia dell’assemblea dei deputati alla Loquenzi, l’ira del cofondatore.
Ora il delfino deve scegliere, o stare con il cofondatore o con i “suoi” parlamentari
26/06/2015
Jacopo Iacoboni
Il golpe contro Casaleggio è in corso, ed è avvenuto quello che era stato segnalato: alla fine Ilaria Loquenzi, la capa della comunicazione del M5S alla Camera che tutti i deputati (poche volte si è sentita tale unanimità di giudizio) ritengono «priva di qualunque autorevolezza», e molti segnalano «anche priva dei titoli per quell’incarico», è stata sfiduciata. Contro di lei nella tarda serata di mercoledì hanno votato in 26 deputati (17 a favore, 14 astenuti; una trentina, attenzione, ha fatto in modo di risultare assente). Ma le conseguenze (e soprattutto i veri autori) di questo clamoroso attacco rivolto al cofondatore del Movimento vanno indagate e spiegate bene, nei limiti del possibile.
Non è che la Loquenzi fosse - contrariamente alla vulgata - particolarmente vicina a Casaleggio (semmai è vicina a Roberta Lombardi, che non s’è mai vista così fuori giri come ieri, investiva a male parole tutti quelli che considera responsabili dell’«agguato», definendoli «pezzi di m», e faceva girare la voce di un ruolo, inesistente, di Massimo Artini nell’operazione). Semplicemente, appena dieci giorni fa il cofondatore dei cinque stelle aveva riconfermato sul blog, e a doppia firma con Grillo, che lei e Casalino al Senato restavano i capi degli staff di comunicazione. Per un motivo: perché sono i suoi tramite (specialmente il secondo, in realtà) con i parlamentari. La comunicazione nel M5S ha quasi la funzione di un ufficio di super-capogruppo, e sicuramente di trait d’union tra Roma e due capi che non sono a Roma. Difendere a muso duro Loquenzi e Casalino significa - per Casaleggio - difendere il principio che lui e Grillo restano, nonostante tutto, i terminali ultimi del Movimento. Ma è ancora questa la realtà dei fatti? Questa vicenda dimostra che, come minimo, al manager Casaleggio sfugge ormai la dinamica tutta politica della sua creatura. Un mese fa lui stesso aveva detto al direttorio - che gli esponeva la necessità di «sostituire o affiancare» la Loquenzi - «se fate questo io me ne vado e vi lascio al vostro destino».
Ieri la reazione del manager milanese è stata, se possibile, ancora più furiosa, e proprio contro il direttorio: ha tenuto costanti contatti con Luigi Di Maio, il leader dei cinque. L’ha così strigliato che il giovane napoletano si aggirava con l’espressione di un ragazzo bastonato e arrabbiato. Il direttorio, attenzione, ha votato compatto a favore della Loquenzi; ma Casaleggio a questo punto è adirato in primis con loro, «siete stati incapaci, lavorate male, sono deluso da voi». E voleva pubblicare subito sul blog un post feroce, sia contro i deputati, sia contro il direttorio, per il modo in cui è stata gestita l’intera operazione. A finire nel mirino sarebbero non solo quelli che hanno votato contro, ma anche quelli che - consentendo che si svolgesse l’assemblea - agli occhi di Milano hanno creato le premesse per il crac. Tra i voti contro ci sono stati quelli della capogruppo Francesca Businarolo, del vicecapogruppo Giorgio Sorial (che da mesi si vanta del fatto che la Casaleggio verrà esautorata), dell’ex capogruppo Fabiana Dadone, dei liguri. Ma potrebbe essere rimosso, dal ruolo di presidente dei deputati, il veneto Federico D’Incà, uno dei volti «francescani» nei fatti (non a parole) del Movimento. Che ha votato a favore di Loquenzi pur non stimandola.
Cosa farà adesso Casaleggio? Ragiona su due opzioni-ponte. Fare Rocco Casalino, l’ex del grande fratello, capo anche alla Camera. La controindicazione è che Casalino non è granché amato dai deputati, e probabilmente finirebbe anche lui sotto attacco. Oppure, piano B, nominare capa Silvia Virgulti, che viene dal network della Casaleggio, è molto vicina politicamente a Luigi Di Maio, e nei mesi scorsi ha raccontato in giro che «Casaleggio voleva nominarmi capa della comunicazione, ma io ho detto di no». Se succedesse questo sarebbe una vittoria di Di Maio, o una perfidia di Casaleggio, che renderebbe a Di Maio molto più difficile il rapporto col gruppo parlamentare?
Il giovane leader del direttorio è in una tenaglia: deve scegliere se stare dalla parte dell’assemblea, sempre più anti-Casaleggio e vogliosa di autonomia (e magari usarla sottilmente assecondando la scalata, che coinciderebbe con la sua ascesa di leader in proprio), o restare al fianco di Casaleggio. Una scelta da cui dipende la sua stessa carriera politica.
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