MOVIMENTO 5 STELLE ...
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L'intervista. Il Docente che prepara il programma economico
Il prof che spiega l'economia secondo Grillo «Sì alla patrimoniale. Folle uscire dall'euro»
Gallegati:«Vanno ridotte le disuguaglianze, il sistema non regge più. Abolire stipendi pubblici? Sparata di Beppe»
«Il nostro vero problema è la troppa disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. E poi nessuna uscita dall’euro, sarebbe un dramma, una stupidaggine assurda che diminuirebbe del 30-40% il reddito degli italiani, semmai ci vuole una vera unione politica dell’Europa come gli Stati Uniti, con una banca centrale in grado di svalutare la moneta». A cercare di tranquillizzare i mercati in questi giorni di forte fibrillazione da spread è il professor Mauro Gallegati, braccio destro per le questioni economiche di Beppe Grillo. Ha 55 anni, docente di macroeconomia
all’Università delle Marche, studi a Stanford e al Mit, amico e collaboratore del premio Nobel Joseph Stiglitz col quale ha scritto un paper sulla disuguaglianza che uscirà entro marzo per Micromedia. «E’ un documento importante che spero diventi una lettura di riferimento per i grillini eletti in Parlamento». Gallegati, da oltre dieci anni costretto su una sedia a rotelle per atassia, rivela che sta lavorando insieme a una decina di ricercatori della sua università per creare una task-force economica in grado di sostenere i nuovi deputati e senatori.
E poi parla delle idee che lui proporrà a Grillo come una patrimoniale sulle grandi ricchezze, l’abolizione del contante e lo stop a ogni altro aumento dell’Iva.
Quando ha conosciuto Grillo?
«Nel 1993. Ero a casa del fondatore dell’università Politecnica delle Marche Giorgio Fuà - mio maestro insieme a Paolo Sylos Labini - e quando seppe che andavo a teatro a vedere Grillo mi disse di portagli un libro sul Pil di cui avevano parlato al telefono. Da allora siamo rimasti sempre in contatto. E da quando è sceso in politica ci sentiamo quasi tutti i giorni».
È lei che ha elaborato il programma economico del movimento?
«Non tutto, io con i miei collaboratori ci siamo concentrati sui temi legati al lavoro e alla sostenibilità del sistema».
Si dice che Grillo consulti anche alti economisti come Loretta Napoleoni. Lei la conosce?
«Mai vista. Ma il movimento non è ancora organizzato e Grillo prende da ognuno di noi degli spunti, dei suggerimenti che poi elabora a modo suo. Ma presto faremo un programma condiviso».
Secondo lei quali sono i provvedimenti più urgenti?
«Ci vorrebbe una patrimoniale sull’1% più ricco dei contribuenti, una vera riforma fiscale per far emergere il lavoro nero e una rivoluzione del mercato del lavoro basata sulla partecipazione dei dipendenti alla vita e ai profitti dell’impresa. Stiamo lavorando con un gruppo di tributaristi e tra un paio di settimane usciremo con una proposta. In questa chiave va letto l’attacco che Grillo ha fatto ai sindacati: se i lavoratori entrano nella governance, ci vuole un altro tipo di rappresentanza».
Può essere più preciso sulla patrimoniale?
«Dovrebbe essere del 5-10 per cento su patrimoni di oltre i 10 milioni di euro. L’obiettivo principale, in linea con quanto sostenuto anche da Stiglitz, è la diminuzione delle diseguaglianze. Non si può andare avanti colpendo i soliti lavoratori dipendenti e le case. Lo sa che se va dall’aeroporto a Palermo città ci sono chilometri di case abusive? Insomma pagano, anche con l’Imu che sulla prima casa andrebbe abolita, i soliti noti. Per far emergere il nero credo la soluzione più concreta sia quella di abolire il contante per qualche anno. Tutto diventa tracciabile e tassabile. Così si potrà arrivare a una imposizione massima del 35%. Queste sono tutte idee che verranno messe in rete e vedremo la nostra gente cosa dice».
In questi giorni Grillo ha sostenuto che le pensioni e gli stipendi pubblici vanno aboliti e sostituiti con il reddito di cittadinanza.
È farina del suo sacco?
«Io non ne so nulla. Mi sembra chiaramente una provocazione delle sue. La verità è che occorre combattere il fenomeno del precariato perchè fra 30-40 anni i giovani di oggi che versano contributi bassissimi avranno una pensione risibile con enormi problemi sociali. E poi lottare contro la disuguaglianza. L’Italia in Europa è quella che ha più asimmetria. Anche se non ancora ai livelli Usa dove i sei eredi dell’impero Wal-Mart hanno una ricchezza equivalente al 30% della società statunitense».
E per le banche, vecchio cavallo di battaglia del vostro leader?
«Hanno un potere enorme, bisognerebbe tagliare loro un po' le unghie. Consiglio di leggere il libro di Vitali, Battiston e Glattfelder sui monopoli globali».
Lo sa Grillo che l’ingovernabilità costa cara? Ogni cento punti di spread in più sono circa 3 miliardi di euro all’anno...
«Lo sa benissimo. Ma non può buttare a mare i milioni di voti che ha avuto. Appena possibile penso che bisognerebbe convincere tutti a fare provvedimenti giusti in un arco di tempo compatibile».
Nel senso che anche lei è per un accordo con il Pd?
«Ho visto che sulla rete ci sono molti dissidenti alla linea dura, gente che preferisce cambiare stando dentro il sistema. Io credo che il modello corretto sia quello siciliano dove si decide in base ai provvedimenti proposti. In questa fase mi sembra che l’idea delle intese non sia molto popolare nel movimento».
Quando vi troverete per pianificare proposte economiche?
«Spero presto, sono molto preoccupato. E non solo per l’Italia perché questo modello di sviluppo non regge più. Se tutto il mondo oggi consumasse come gli Usa ci vorrebbero 4 pianeti. L’idea della crescita a tutti i costi non ha più senso».
Anche lei come Latouche per la decrescita?
«Assolutamente no, io sono per una crescita qualitativa e per un calcolo del Pil diverso come ha provato a dimostrare Joseph Stiglitz.
Insieme a Jean-Paul Fitoussi abbiamo scoperto che se oggi il Pil del mondo si fermasse ogni abitante avrebbe un reddito di 400 dollari l’anno. Una situazione insostenibile».
Roberto Bagnoli
28 febbraio 2013 (modifica il 1 marzo 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/politica/13_febbraio_28/intervista-gallegati_12ff076e-81e5-11e2-aa9e-df4f9e5f1fe2.shtml
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Dopo il voto
Goldman Sachs, «entusiasmo» per il M5S
La banca d'affari attaccata da Grillo: novità eccitante, serve un cambiamento.
Don Andrea Gallo: «È la piazza che conta»
MILANO - Il giudizio che non ti aspetti, quello che ti sorprende. Il bacio del «nemico». Jim O'Neill, il guru di Goldman Sachs che ha coniato l'acronimo «Bric» (Brasile, Russia, India, Cina), sostiene (in un commento nello studio «Riforme non vuol dire austerity») di trovare «entusiasmante» l'esito delle Politiche. L'Italia, secondo l'economista, ha «bisogno di cambiare qualcosa di importante» e forse «il particolare fascino di massa del Movimento 5 Stelle potrebbe essere il segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo». Insomma una promozione per Beppe Grillo a pieni voti, proprio da quella banca d'affari che il leader politico del movimento ha attaccato più volte. Anche con post dedicati, come «L'Europa di Goldman Sachs», del gennaio 2012, in cui venivano evidenziati i rapporti tra politici europei e l'istituto americano. Nell'occhio del ciclone (più volte) Mario Monti bollato come un «impiegato» (22 marzo 2012, ndr) della banca.
L'ALLEANZA DEI «PIGS» - Ancor più surreale il fatto che il giudizio di Goldman Sachs arrivi nel giorno in cui viene rilanciata sul web un'intervista di Grillo alla tv greca in cui il leader invita i «Pigs» (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) ad allearsi contro le banche. «Magari faremo una associazione di solidarietà tra noi. Stiamo vicini e facciamo le stesse battaglie - sostiene lo showman -. O creeremo una alleanza tra noi Pigs perché intanto ci abbandonano: appena si saranno ripresi i soldi, le banche tedesche e francesi ci mollano». E ancora: «Se trovate uno come me in Grecia, potete iniziare a fare movimento di rete e fare meet-up, riunirvi e iniziare ad impattare nella politica le idee che avete nelle piazze». Sul blog, come editoriale de «La settimana», Grillo sceglie uno stralcio del «Manifesto per la soppressione dei partiti politici» di Simone Weil: «Il fine primo e, in ultima analisi, l'unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite. Per via di queste caratteristiche ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni».
GRILLO E HITLER - E proprio su Internet sorge un nuovo caso, con un parallelo diffuso sui social network in cui si accosta un discorso di Adolf Hitler ai comizi del capo politico del movimento. Ovviamente, il confronto ha causato la reazione sdegnata dei militanti grillini, impegnati anche ieri nella discussione su un eventuale appoggio a un governo di centrosinistra. A La Zanzara il neosenatore campano Bartolomeo Pepe dichiara: «Per me Chavez è un modello, non Bersani. Molto meglio Chavez, che non vuole smacchiare il Giaguaro». E mentre sul web si dibatte, i neodeputati (in vista del vertice romano in cui verranno decisi linea e incarichi) si affacciano a Montecitorio: cinque eletti si sono presentati ieri alla porta principale del palazzo. Ma da lì non sono stati fatti entrare: per registrarsi, viene spiegato a una di loro, l'entrata da usare è quella sul retro. «È stato come in primo giorno di scuola», hanno detto ai microfoni de Il fatto quotidiano. E in serata militanti e alcuni neoeletti si sono dati appuntamento sempre a Roma in un pub in piazza dell'Esquilino per festeggiare.
DON ANDREA GALLO - Venerdì ha commentato l'esito elettorale anche don Andrea Gallo: «I grillini hanno avuto consenso perché sono scesi in piazza tra la gente, sono entrati in politica dal basso - ha detto il sacerdote -. È la piazza che conta, l'agorà che conta. Si parte da lì. Per mesi Grillo ha riempito le piazze, e gli altri non capivano. Ecco la sua vittoria».
E. Bu.
2 marzo 2013 | 8:04© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/politica/13_marzo_02/goldman-sachs-entusiasmo-grillo_f1169a02-8303-11e2-839d-17a05d1096bb.shtml
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Grillo: "Ok a governo Pd-Pdl, per legge elettorale e tagli"
Il leader 5 stelle in un'intervista al settimanale tedesco Focus: "disposti a sostenerlo se si impegnasse a realizzare queste prime misure".
Ma, aggiunge, "non lo faranno mai, stanno bluffando per guadagnare tempo"
ROMA - Il MoVimento 5 Stelle è disposto a sostenere un governo formato da Pd e Pdl se come prima misura approvasse una riforma elettorale e si impegnasse a tagliare i costi della politica: lo dice Beppe Grillo in un'intervista a Focus.
"Se Bersani e Berlusconi proponessero l'immediata modifica della legge elettorale, la cancellazione dei rimborsi elettorali e la durata massima di due legislature per ogni parlamentare, sosterremmo ovviamente subito un governo del genere", ha dichiarato al settimanale tedesco. Grillo ha detto però di non credere a questa ipotesi, poichè a suo avviso Pd e Pdl "non lo faranno mai, stanno solo bluffando per guadagnare tempo".
Nel corso dell'intervista il leader del M5S ha detto che il sistema economico italiano è ormai al collasso e i fondi dello Stato basteranno per coprire le spese al massimo per i prossimi sei mesi: "Ai vecchi partiti do ancora sei mesi e poi è finita", spiega, sottolineando che "a quel punto non riusciranno più a pagare né le pensioni, né gli stipendi pubblici". Grillo chiede che l'Italia tratti con l'Europa una rinegoziazione del suo debito pubblico: "Siamo schiacciati non dall'euro, ma dai nostri debiti, con 100 miliardi di euro all'anno di interessi siamo morti, non ci sono alternative (alla rinegoziazione, ndr)".
L'ex comico genovese ha paragonato la situazione dello Stato a quella di una società per azioni: "Se ho acquistato azioni di un'azienda e questa
fa bancarotta", ha spiegato, "allora ho avuto sfortuna. Ho rischiato e ho perduto". A suo avviso, se le condizioni non dovessero cambiare, l'Italia dovrebbe uscire dall'euro e tornare alla lira. Il leader di M5S si rallegra poi del fatto di non avere preso ancora più voti di quelli che ha raccolto: "Saremmo stati forse un po' preoccupati se avessimo ottenuto subito la maggioranza. Questa è stata solo la prova generale".
(02 marzo 2013) © Riproduzione riservata
da - http://www.repubblica.it/politica/2013/03/02/news/grillo_a_focus_ok_governo_pd_pdl_per_legge_elettorale_e_tagli-53700529/?ref=HREA-1
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Una simpatizzante del movimento gli ha recapitato una lettera nella villa di Bibbona
«Grillo nostro, liberaci da Berlusconi»
Il remake del Pater Noster della grillina
Si chiama Anna Maria Bacci e dice di riporre grandi aspettative nel movimento 5 Stelle
Passeggiate sul lungomare di Marina di Bibbona, provincia di Livorno. Travestimenti per proteggersi dal flash dei fotografi.
Gag per confondere cronisti e soliti curiosi.
E ora l'ennesima nota di colore sul principale protagonista della scena politica: il comico iracondo e dissacrante Beppe Grillo.
LA LETTERA - Una simpatizzante del Movimento 5 Stelle gli ha lasciato una lettera nella buca per la corrispondenza con su scritto il remake del Padre Nostro in versione grillina. La donna, dopo aver osservato i cronisti ha ritirato fuori un foglietto che ha infilato nella cassetta. «Grillo nostro, che sei al governo, sia fatta la tua volontà», comincia così la preghierina di Anna Maria Bacci, che si conclude con «ma liberaci da Berlusconi». Bacci, una signora di mezza età, ammette di aver votato il Movimento 5 Stelle e sottolinea di riporre «grandi aspettative» nei grillini. L'ho votato, spero che qualcosa cambi. Si allei con chi gli pare, ma faccia qualcosa di buono e ci liberi da Berlusconi», ha concluso tornando alla sua automobile.
Redazione Online
2 marzo 2013 | 13:31© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/politica/13_marzo_02/elettrice-lettera-grillo-berlusconi_2eb0992e-8333-11e2-839d-17a05d1096bb.shtml
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5Stelle, la rivoluzione politica di Meetup: le sezioni al tempo della Rete e quel 25%
Non esiste una sede fisica e ogni volta può cambiare. Solo nello scorso weekend attraverso questa piattaforma sono state organizzate riunioni in 250 luoghi. Qui dal 2005 è iniziata la discussione dei temi più importanti: acqua, ambiente, trasparenza della vita pubblica
di RICCARDO LUNA
ROMA - Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup.
È il Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie sezioni di partito al tempo delle rete. La differenza più evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si vede ogni volta dove capita, in un bar, in una sala in prestito oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In questo momento ci sono 865 gruppi di "amici di Beppe Grillo" in 711 città di tutto il mondo, comprese Londra, Parigi, Ginevra, San Francisco e Perth, in Australia, dove ci sono "tre cittadini in autoesilio volontario".
Alcuni meetup sono vecchi di otto anni, gli ultimi dieci sono appena nati, fra il 1 e il 2 marzo. Complessivamente si tratta di oltre centoventimila cittadini che si impegnano sul loro territorio per quello che considerano essere il bene comune: acqua, rifiuti, ambiente, trasparenza della politica. La seconda differenza con molte sezioni di partito è che i meetup sono attivi davvero. Solo nello scorso weekend attraverso questa piattaforma sono state organizzate riunioni fisiche in oltre 250 luoghi. L'elenco completo è impressionante: ci sono tutte le grandi città, ma anche decine di comuni minuscoli, aree rurali, zone montane. Una capillarità che ricorda quella che i partiti avevano una vita fa. Se poi uno volesse farsi una idea sulla cultura dominante nei meetup, sulla famosa antipolitica, potrebbe restare stupito di trovare fra le icone anche quella del presidente della Repubblica Sandro Pertini che agita il pugno in un momento d'ira. Sono passati trent'anni da quella foto: probabilmente sferzava i partiti.
Senza i Meetup non ci sarebbe stato il moVimento 5 Stelle e senza l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, non ci sarebbe stato Meetup. Il suo fondatore, Scott Heiferman, ai tempi viveva ad un paio di chilometri di distanza da quello che sarebbe diventato Ground Zero. Era uno startupper digitale della prima ora, convinto che con Internet le comunità locali non contavano più nulla. Dopo il crollo delle Torri, rimase stupefatto di scoprire che i newyorchesi sopravvissuti non si ignoravano più: adesso si salutavano e si aiutavano. Volevano incontrare i loro vicini. Lì nacque l'idea di usare Internet per far crescere le comunità locali: per far incontrare le persone con interessi comuni. Nove mesi dopo era nato Meetup che non serve solo alla politica, anzi, ma che in undici anni ha giocato un ruolo imprevedibile nella politica americana che è utile accennare per capire quello che sta capitando in Italia. Secondo Micah Sifry, presidente del New York Tech Meetup, se si fa eccezione per il forte utilizzo che ne fece il candidato democratico Howard Dean nel 2004, con il tempo Meetup ha favorito la formazione di movimenti alternativi quando non apertamente antagonisti al sistema: e quindi Occupy Wall Street e sul fronte opposto il Tea Party. Due numeri a confronto rendono l'idea: ci sono 71 meetup che fanno riferimento al presidente Barack Obama, e più di 700 che si richiamano al Tea Party mentre ben 3007 comunità sono tuttora riunite sotto la bandiera di Occupy Together. Chiosa Sifry: "È improbabile che da Meetup emerga un candidato presidenziale, ma la piattaforma sta giocando un ruolo ancora più importante: portare nuove voci nel dibattito politico. E in un paese dove spesso le differenza fra democratici e repubblicani sono difficili da individuare, questa è una cosa buona per la democrazia".
In Italia i Meetup degli Amici di Beppe Grillo sono nati a partire dal 2005 quando la pressione sul blog beppegrillo.it si è fatta insostenibile: i meetup sono stati un modo per canalizzare e non disperdere le migliaia di commenti che seguivano ogni post del leader e la voglia di partecipazione attiva a livello locale. È da allora che Damien Lanfrey, un giovane ricercatore italiano di stanza alla City University di Londra, si è messo a studiare da vicino la trasformazione di un blog in un movimento civico. Il lavoro è durato sei anni, ha prodotto molte relazioni accademiche approfondite ed oggi, guardandosi indietro, Lanfrey dice che "Meetup, nonostante i difetti della piattaforma, ha permesso ai XXXXXXXX di sviluppare ogni volta una agenda locale diversa che con il tempo è diventata attivismo". La ragione del successo politico sarebbe da rintracciare quindi anche qui in quello che Lanfrey chiama l'ingaggio con la cittadinanza: "Otto anni di reale e costante ingaggio. Dalla assidua e spesso colorita presenza nelle piazze delle città ad un legame costruito fianco a fianco con il mondo dell'associazionismo che, tradizionalmente più vicino ad un ecosistema di sinistra, ha trovato nel Movimento un supporto credibile, duraturo e spesso strategico". No, lo tsunami non è arrivato a sorpresa.
(05 marzo 2013) © Riproduzione riservata
da - http://www.repubblica.it/politica/2013/03/05/news/meetup_rivoluzione-53890946/
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