MOVIMENTO 5 STELLE ...
Arlecchino:
Caso Loquenzi: Casaleggio impone retromarcia, si rivota su capo staff comunicazione M5s
Dopo la bocciatura, i deputati grillini tornano a esprimersi sulla responsabile dei rapporti con i media considerata vicina al cofondatore del Movimento.
Avevano votato per il suo licenziamento in 26
30 giugno 2015
ROMA - Si terrà stasera, a fine aula, l'assemblea dei deputati M5s chiamati a votare nuovamente su Ilaria Loquenzi, il capo dello staff comunicazione di Montecitorio 'silurata' mercoledì scorso dagli stessi deputati grillini, che avevano bocciato la sua conferma con 26 voti contro 17. Gianroberto Casaleggio, furente dopo la bocciatura di Loquenzi, ha riproposto il suo nome, e, riferiscono fonti parlamentari, il via libera dell'assemblea viene ormai dato per scontato.
In questi giorni, il direttorio ma anche alcuni tra i fedelissimi - Manlio Di Stefano e Daniele Del Grosso in primis - hanno lavorato affinché si evitasse lo scontro frontale, invitando i contrari a cambiare idea sull'operato di Loquenzi, mal vista dai più soprattutto per la visibilità concessa ad alcuni a presunto danno di altri.
Stasera, dunque, i deputati grillini dovranno esprimere nuovamente un voto sul suo nome, pur non menzionato nell'ordine del giorno (è riportata solo la 'votazione su proposta di Grillo e Casaleggio'). I 'mediatori', per evitare nuove grane, si sono appellati soprattutto al 'non statuto' degli eletti M5s che al riguardo parla chiaro: sulla comunicazione decide lo staff di Grillo, quindi la 'Casaleggio associati'.
E anche chi la settimana scorsa aveva votato contro Loquenzi oggi sembra aver cambiato idea: "Effettivamente - dice uno dei 26 all'Adnkronos - noi deputati siamo chiamati solo a ratificare i nomi sulla comunicazione, non a decidere". Secondo i più maliziosi, il cambio di rotta sarebbe legato anche alle voci che si sono diffuse insistentemente tra i 5 Stelle subito dopo la bocciatura di Loquenzi: chi ha votato contro di lei rischia di bruciarsi la possibilità di un secondo mandato in parlamento.
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30 giugno 2015
Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/06/30/news/m5s_e_caso_loquenzi_casaleggio_impone_retromarcia_si_rivota_su_capo_staff_comunicazione-118002175/?ref=HREC1-2
Arlecchino:
Il M5S squassato china la testa e ratifica la volontà di Casaleggio
Ma ora il cofondatore e il direttorio sono sotto tiro e a rischio guerriglia
30/06/2015
Jacopo Iacoboni
Alla fine, a tarda sera, i deputati del Movimento cinque stelle hanno chinato amaramente la testa e ratificato passivi la volontà di Casaleggio. Sono riusciti - magra consolazione - a non votare, perché il voto li avrebbe definitivamente squassati, ma squassati lo sono già: il direttorio è imbarazzatissimo e sculacciato dal cofondatore del Movimento e in definitiva Gianroberto Casaleggio si riprende il pallone e azzera il voto di sfiducia che gli era arrivato contro la scorsa settimana. Ma la storia, com’è evidente, avrà un mucchio di strascichi e non finisce così. Questa è solo una puntata, per quanto sintomatica e rivelatrice.
Ilaria Loquenzi, la contestatissima - e molto poco amata - responsabile della comunicazione del Movimento alla Camera resta al suo posto, ma lo scontro che s’è consumato è stato durissimo: tra parlamentari e Casaleggio, tra parlamentari e direttorio, e all’interno degli stessi parlamentari. Ieri sera, in un’assemblea che non finiva mai e che è stata ovviamente molto aspra, si sono create (almeno) due grandi fazioni: da una parte il direttorio e diversi parlamentari che spingevano perché si rivotasse, pur sapendo che questo avrebbe definitivamente spaccato in due il gruppo, ma il loro guadagno era farsi belli con Milano e acquisire peso agli occhi di Casaleggio. Dall’altra chi mercoledì aveva votato no, stanco delle imposizioni di Casaleggio, ma anche tantissimi astenuti, o gente che non ne voleva assolutamente sapere di prender parte a quella contesa, mortale per l’affiatamento e le speranze di compattezza del gruppo. Nel primo voto, ricordiamolo, gli assenti erano stati una trentina: tanti.
Il dato è che Casaleggio ha imposto una volontà, e ribadito che il Movimento lo comanda lui, come un manager che dirige un’azienda. Ma uno scontro consumato in questa maniera è destinato a lasciare una traccia pesantissima anche sugli sviluppi futuri. «Guardate che a Milano si ricorderanno di chi ha votato contro Casaleggio», Di Battista catechizzava così i contrari, quasi uno a uno. I quali l’hanno vissuta ovviamente come una minaccia di non esser ricandidati da Milano. In un partito normale fa parte del cinismo della politica che il capo minacci di non ricandidare i parlamentari che gli vanno contro, ma nel Movimento?
È chiaro che alla fine di questa clamorosa frattura tra parlamentari e Casaleggio quello che viene sancito è la metamorfosi, forse definitiva, del Movimento cinque stelle, la sua trasformazione da movimento in partito. Resta sul campo anche l’ambizione di leadership di Luigi Di Maio, che forse ha pensato di poter gestire il malcontento antiCasaleggio, ma si ritrova bastonato dal manager milanese, e dimidiato nell’autorevolezza - coi suoi deputati - in vista delle prossime tappe di questa guerra.
Da - http://www.lastampa.it/2015/06/30/italia/politica/il-ms-squassato-china-la-testa-e-ratifica-la-volont-di-casaleggio-geUhxZcvxkAfPBNzY3pcXI/pagina.html
Admin:
Le parole di Di Maio nell’assemblea fatta rifare da Casaleggio.
Che cosa sta succedendo nel M5S?
01/07/2015
Cosa sta succedendo davvero nel Movimento cinque stelle? Cosa c'è dietro la rivolta antiCasaleggio - consumata nel primo voto dei deputati contro Ilaria Loquenzi, responsabile della comunicazione, e poi rientrata con una seconda assemblea, imposta dal manager milanese e finita con la ratifica della sua decisione?
La domanda diventa interessante se consideriamo che stiamo parlando comunque del secondo partito in Italia, ancora al venti per cento dei voti, forse qualcosa in più, e in gioco - almeno teoricamente - per andare al ballottaggio, con l'Italicum. Ma in questa domanda il punto cruciale è: il voto contro Casaleggio delineava una scalata bella e buona (una specie di golpe interno), o qualcosa che è accaduto soltanto per una somma di incapacità (del direttorio e dei deputati), una somma di casualità che hanno portato a un esito irripetibile?
Racconta Javier Cercas in un libro fenomenale, Anatomia di un istante, che i golpe sono tali solo in atto, mentre qualcuno li sta tentando. Quando falliscono, i golpisti negheranno di aver mai anche solo pensato a un golpe. Nel caso del voto contro Casaleggio, bisogna risalire almeno al 20 maggio scorso, per capire le cose, quando La Stampa racconta con qualche anticipo che esiste un caso-Loquenzi, e che, soprattutto, su questo si è consumato uno scontro molto forte tra Casaleggio e il direttorio, in particolare Di Maio. Il gruppo guidato dal giovane leader aveva rappresentato al cofondatore una richiesta dell'assemblea: sostituire o affiancare la responsabile della comunicazione del M5S alla Camera, spiegando che era malvista da quasi tutti i deputati. In sostanza il direttorio, anziché stoppare questa operazione dell'assemblea, provava a rappresentarla. La risposta di Casaleggio fu durissima: "Se fate questo io me ne vado e vi lascio al vostro destino". Di Maio e il direttorio apprendono in quel momento (a maggio) che Casaleggio vive l'attacco a Loquenzi come un attacco alla sua stessa figura di leader. Il direttorio, da allora, sa; dobbiamo pensare che capisca. Non c'è molto da capire, del resto: gli viene detto chiaramente, e a brutto muso, da Casaleggio.
Cosa potrebbero fare allora i cinque? Se stanno con Casaleggio, lavorare subito per far rientrare i malumori contro la Loquenzi. Se vogliono indebolire Casaleggio, assecondare l'assemblea, sapendo che silurerà Loquenzi (è matematico, e La Stampa lo prevede al millimetro). Invece cosa succede? Il direttorio resta in una posizione non chiarissima: nel primo voto vota ovviamente per difendere Loquenzi, ma fa poco e male per convincere i deputati, cioè per fare il suo lavoro di trait d'union tra Milano e Roma. Nella migliore delle ipotesi, lavora male; nella peggiore lascia montare una rivolta stando a vedere cosa ne esce. Magari qualcosa di buono per alcune delle tante ambizioni in campo in questa partita.
Quando Casaleggio, è storia recentissima, cala il pugno di ferro, si riprende incredibilmente il pallone, azzera la prima assemblea e ne fa rifare un'altra, il direttorio è in una tenaglia. Come ne esce? L'assemblea di ieri sera meriterebbe di esser raccontata per filo e per segno, con tanti racconti a parte, e almeno citando un paio di interventi su tutti, quelli di Di Maio e quello di Matteo Mantero, opposti (Mantero fa accuse durissime al direttorio, su cui potremmo tornare in futuro). Ma qui - per la nostra analisi - è importante citare cosa dice il primo, il giovane leader campano. Di Maio si presenta davanti ai deputati e dice, anche con lieve autoironia: "Scusatemi se mi sono permesso in questi giorni di fare qualche telefonata agli amici, per spiegare meglio come stavano le cose. Forse abbiamo sbagliato noi, non siamo stati capaci di far capire abbastanza bene all'assemblea che il voto sulla Loquenzi veniva vissuto a Milano come un voto di fiducia personale su Casaleggio". Per questo, e solo per questo, sostiene Di Maio, si è creato il corto circuito disastroso di questa vicenda.
A questo punto però in sala in tanti si chiedono: dopo che Casaleggio - un mese fa! - aveva chiaramente minacciato il direttorio di andarsene se avessero insistito sul tema della sostituzione di Loquenzi, come mai, fedeli come sono, non si sono messi alacremente all'opera per convincere subito l'assemblea che quello diventava un voto su Casaleggio, e hanno invece lasciato fare? Sono incapaci, poco avveduti, o magari sono stati un po' meno fedeli del previsto, cioè fedeli a metà? Assistevano a un golpe pronti a schierarsi, eventualmente, con chi l'avesse vinto?
Certamente no; questo lo direbbe Cercas.
follow @jacopo_iacoboni
Da - http://www.lastampa.it/2015/07/01/blogs/arcitaliana/le-parole-di-di-maio-nellassemblea-fatta-rifare-da-casaleggio-HtiXGoXWd8DPQT3S8g7hpO/pagina.html
Admin:
Casaleggio non vuole profughi vicino alla propria abitazione
Il "guru" del movimento 5 Stelle scrive al presidente Chiamparino all'assessore regionale all'immigrazione: non mettete i migranti nell'albergo di Settimo Vittone
Di DIEGO LONGHIN E SARA STRIPPOLI
08 luglio 2015
Tanto rumore per nulla, ma intanto il guru del Movimento 5 stelle Roberto Casaleggio si agita e ci prova ad allontanare l’ipotesi che a Settimo Vittone, il paese eletto a suo buen retiro fra Ivrea la Valle d’Aosta, arrivino i profughi. In una lettera scritta dal suo avvocato, Alessandro Orsenigo, e indirizzata al presidente della Regione Sergio Chiamparino e al sua assessore all’Immigrazione Monica Cerutti, Casaleggio espone tutte le sue “perplessità” rispetto alla possibilità che un gruppo di immigrati provenienti dal Nord Africa possa essere ospitato a Settimo Vittone in un albergo in località Caney. Una voce che gira nel paese. Il guru pentastellato non avrebbe «nulla da obiettare a che la Comunità locale di Settimo Vittone si faccia carico nei limiti delle proprie capacità e possibilità di tale emergenza sociale », ma Casaleggio, che nel paese in provincia di Torino possiede una villetta circondata da tre ettari di terreno, sottolinea attraverso il suo legale che si tratta «di un immobile dismesso e fatiscente, privo dei minimi requisiti igienico sanitari e che di alberghiero ha solo la denominazione e la destinazione d’uso». Insomma, quello stabile non va bene.
Una presa di posizione, inviata anche al sindaco di Settimo, alla Asl e alla prefettura di Torino, che il legale inquadra in un «senso di umanità». Forse c’è anche la voglia di evitare di avere a poche centinaia di metri dal cortile di casa un gruppetto di profughi. Casaleggio, però, può stare tranquillo. La voce che gira nel paese in provincia di Torino è solo una voce. Nulla di vero. Nessuno ha intenzione di usare il vecchio albergo di Settimo Vittone.
A rispondere all’avvocato del guru del Movimento 5 Stelle è l’assessora Cerutti. «I soggetti istituzionali da noi interpellati non sono a conoscenza di questa possibilità paventata e che deve aver turbato il suo assistito».
Cerutti fa presente anche al legale di Casaleggio che da parte della Regione c’è molta attenzione alla gestione dei gruppi che arrivano dal Sud Italia: «Il senso di umanità oltre che il rispetto di adeguate condizioni igienico sanitarie, inducono tutti gli attori a opportune verifiche preventive circa la sussistenza dei requisiti minimi per poter offrire una dignitosa ospitalità a chi fugge da situazioni estreme di fame, guerra ed epidemie », scrive l’assessora della giunta Chiamparino.
Insomma, i profughi non vengono stipati alla bene meglio dove capita o in strutture fatiscenti, soprattutto dopo ciò che hanno passato per arr
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08 luglio 2015
Da - http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/07/08/news/casaleggio_non_vuole_profughi_vicino_alla_propria_abitazione-118615126/?ref=fbpr
Arlecchino:
Il corsivo del giorno
I 5 Stelle si astengono sullo «ius soli» per loro c’è sempre una legge «migliore»
Di Massimo Rebotti
In un mondo un po’ più lineare, di fronte a un provvedimento come lo ius soli «temperato», votato due giorni fa alla Camera, o si è favorevoli o si è contrari. Le nuove norme riguardano i figli di immigrati e prevedono che da ora in poi per diventare cittadino italiano non conti più solo «il diritto del sangue», e cioè essere nato qui da almeno un genitore italiano, ma anche «il diritto del suolo e della cultura», cioè vivere e aver completato nel Paese almeno un ciclo scolastico. Insomma è uno di quei temi che sollecitano una scelta di campo: e infatti lo ius soli «è una conquista di civiltà» per la presidente della Camera Laura Boldrini o «una schifezza» per il leader della Lega Matteo Salvini.
Tutti i partiti hanno scelto come schierarsi tranne uno, il M5S, che si è astenuto. Hanno spiegato che la legge è «aggrovigliata», «una scatola vuota che riguarda poche persone rispetto ai 5 milioni di migranti che vivono in Italia». Ogni deputato del M5S è sicuramente in grado di spiegare perché il testo «non convince», ma di fronte alla nuda domanda — siete favorevoli o contrari al principio dello ius soli? — probabilmente cambierebbe discorso. I motivi sono due.
Il primo è che Grillo si è detto contrario. Sui temi dell’immigrazione lui e Casaleggio, che non vogliono lasciare campo libero a Salvini, hanno richiamato più di una volta all’ordine gruppi parlamentari troppo «permissivi». Il secondo è di ordine generale: i Cinquestelle, alla fine, cercano di votare il meno possibile insieme «agli altri», anche quei provvedimenti che in teoria recepiscono alcuni punti fermi del Movimento. C’è sempre una legge «migliore» a cui tendere rispetto al compromesso che viene raggiunto in Aula. Successe con il disegno di legge sulla corruzione a cui i senatori del M5S avevano a lungo lavorato insieme al Pd: prima del voto chiesero un’opinione al web e il web disse di no. Stavolta, per decidere di astenersi, non c’è stato nemmeno bisogno del referendum online tra i militanti.
15 ottobre 2015 (modifica il 15 ottobre 2015 | 07:25)
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Da - http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_15/i-5-stelle-si-astengono-ius-soli-loro-c-sempre-legge-migliore-40e3c5de-72fb-11e5-b973-29d2e1846622.shtml
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