Giorgio NAPOLITANO.

<< < (7/10) > >>

Admin:
«Lessi in Aula la tragica lettera che mai potrò dimenticare»

Di Giorgio Napolitano

Gentile direttore,
Ernesto Galli della Loggia ieri nel suo editoriale «All’origine dell’antipolitica» ha rievocato la tragica vicenda del suicidio del deputato socialista Sergio Moroni e della lettera con cui egli mi comunicò e motivò - il 3 settembre 1992 - il suo terribile gesto. In quella lettera egli denunciò «un clima da pogrom nei confronti della classe politica». Quel momento non si è mai cancellato dalla mia memoria: ne scrissi nel breve libro sui miei due anni di presidenza della Camera («Dove va la Repubblica», ripubblicato da Rcs Libri nel 2006), in cui riprodussi integralmente il testo della lettera di Moroni, e vi diedi ampio spazio nella mia «autobiografia politica» del 2005. Lì scrissi: «fu il momento umanamente e moralmente più angoscioso che vissi da Presidente della Camera». Galli della Loggia sostiene che le parole di Moroni «caddero nel vuoto (...) non furono ritenute degne della benché minima discussione parlamentare». Ma non dice, forse perché non ricorda, che io «resi pubblica quella lettera, indirizzata personalmente a me e nella prima seduta che dopo quel giorno si tenne, la lessi in Aula commentandola con brevi, difficili parole». Non avrei potuto aprire una discussione in Assemblea, ho anche dopo continuato a chiedermi se avrei potuto dire o fare qualcosa di più, ma onestà vuole che non si ignori - con memoria incompleta o non obbiettiva - il modo in cui comunque io personalmente non lasciai «cadere nel vuoto» quella tragica lettera.
Giorgio Napolitano



Non ho ricordato nel mio editoriale che il presidente Napolitano diede lettura all’Aula della missiva inviatagli dall’onorevole Moroni in punto di morte perché mi sembrava che davvero nessuno potesse pensare che non l’avesse fatto.
Ernesto Galli della Loggia

L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera, 14 dicembre 2014).
15 dicembre 2014 | 11:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_15/lessi-aula-tragica-lettera-che-mai-potro-dimenticare-dd2600b4-8441-11e4-b9cc-80d61e8956c5.shtml

Admin:
Quirinale, il saluto di Napolitano: "Voci di scissioni e voto anticipato fanno perdere tempo al Paese"
Il Presidente della Repubblica incontra nel Salone dei Corazzieri le alte cariche dello Stato, per lo scambio degli auguri in occasione del Natale. Lodi al governo su lavoro e riforme. "Dialogo, ma sindacati rispettino scelte". "Mio impegno per la durata semestre Ue". Renzi: "Discorso di alto livello"

16 dicembre 2014
   
ROMA - E' con ogni probabilità l'ultima volta che da presidente rivolge i suoi auguri alle alte cariche dello Stato. Il discorso di saluto di Giorgio Napolitano non è scevro da quello che a tratti appare un vero e proprio endorsement per l'attività di governo, pure se non risparmia critiche al clima di scarso dialogo in una situazione del Paese definita "critica".

Dal semestre europeo a guida italiana al Jobs Act, dalle riforme costituzionali ai provvedimenti anticorruzione, il Capo dello Stato nei 26 minuti del suo intervento ha voluto dare un segnale chiaro: la via per riformare il Paese è quella giusta, bisogna continuare senza stop. "Un discorso di grande respiro, di alto profilo" ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

"Gli auguri che quest'anno ci scambiamo si intrecciano strettamente con gli impegni che tutti condividiamo per il superamento degli aspetti più critici per la situazione economica e sociale", ha detto Napolitano. "Dobbiamo procedere con coerenza e senza battute d'arresto sulla via delle riforme", ha continuato il Capo dello Stato.

Sul semestre italiano di presidenza dell'Ue, Napolitano ha aggiunto: "Il governo italiano, partendo dall'accurato lavoro preparatorio del governo precedente, ha potuto operare validamente e con maggior sicurezza per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei 28, oltre i limiti divenuti soffocanti e controproducenti dell'austerità".

"Tutto richiede continuità istituzionale", quella che "mi sono personalmente impegnato a garantire ancora una volta per tutto lo speciale periodo del semestre di presidenza europea", ha proseguito il Capo dello Stato, alludendo alla fine del suo mandato, ormai prossima.
Condividi 

Quanto alle questioni del lavoro, il presidente della Repubblica ha bollato come "improvvidi" i contrasti sull'articolo 18. E ha invitato i sindacati a "rispettare le prerogative del governo". Al tempo stesso, però, ha avvertito: "Serve più dialogo". Frase che il leader della Cgil Susanna Camusso ha commentato: "Penso che questo invito vada colto".

Sulle riforme costituzionali, Napolitano ha chiarito che "superare il bicameralismo non è un tic da irrefrenabili rottamatori o da vecchi cultori di controversie costituzionali. Non si dica che c'è precipitazione, che si procede troppo in fretta, si è indugiato per mesi, con audizioni e approfondimenti, su questioni di cui si è dibattuto per decenni". Il presidente ha invitato il Pd a restare unito: "Parlare di voto e scissioni porta all'instabilità". E, rivolto ai dissidenti dem, ha aggiunto: "Chi dissente dalle riforme non deve farlo con spregiudicate tattiche emendative".

"Tornare indietro alla ormai sancita trasformazione del Senato - ha continuato Napolitano - significherebbe solo vulnerare fatalmente la riforma. Rispettare la coerenza delle riforme in gestazione, anche quella elettorale, è un dovere di onestà politica e di serietà". Poi a tutte le forze politiche ha raccomandato: "Il governo ha annunciato una non breve serie di azioni di cambiamento, un tasso di volontà riformatrice che ha riscosso riconoscimenti e aperture di credito sul piano internazionale. Si è messo in atto un processo di cambiamento. Non si attenti alla continuità del nuovo corso".

Il Capo dello Stato si è poi soffermato sugli scandali di corruzione: "E' essenziale - ha detto - colpire i soggetti politici coinvolti. Bisogna colpire i bersagli giusti negli intrecci con la criminalità. Solo le generalizzazioni improvvide verso politica vanno evitate perchè fuorvianti".

E al Quirinale si è tenuto anche un insolito siparietto natalizio fra i duellanti Renzi e Camusso. Nell'affollato salone che ha ospitato il rinfresco offerto dalla presidenza della Repubblica alle alte cariche dello Stato i due si sono incrociati prima di salutare il presidente Giorgio Napolitano.

E' stato Renzi a cercare il segretario della Cgil: "Dov'è Susanna? Le voglio fare i saluti", ha chiesto il premier ai giornalisti che lo circondavano. E proprio in quel momento è arrivata la Camusso: "Guarda che anche io stavo chiedendo dove fossi per farti gli auguri". Sorrisi e abbracci tra i due con i giornalisti a chiosare: "Presidente è proprio Natale...". E il premier: "Sì però il 24 facciamo comunque i decreti attuativi del Jobs act...".

© Riproduzione riservata 16 dicembre 2014

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/12/16/news/quirinale_napolitano_saluta_le_alte_cariche_dello_stato-103051065/?ref=HRER1-1

Admin:
Giorgio Napolitano mette la cintura di sicurezza al governo Renzi.
Al Quirinale la foto di chi sale e chi scende in politica

Angela Mauro - L'Huffington Post  |  Di Angela Mauro
Pubblicato: 16/12/2014 20:57 CET Aggiornato: 1 ora fa

Quando Giorgio Napolitano ha finito di parlare al Salone delle Feste del Quirinale, l’argomento che domina nei commenti tra i politici presenti è uno solo: è stato un discorso di totale copertura al governo Renzi. Se lo dicono tra di loro i renziani, scherzando: “Sembra l’abbia scritto Matteo…”. E c’è chi dà di gomito a Pierluigi Bersani: “Tra le righe si intuiva una certa simpatia…”. Il presidente della Repubblica ha appena pronunciato il suo ultimo discorso di auguri alle alte cariche dello Stato. È il primo dei discorsi dell’addio per un capo dello Stato che a metà gennaio terminerà il suo secondo mandato al Colle, subito dopo il 13 gennaio, data in cui si concluderà ufficialmente il semestre italiano di presidenza europea “con il discorso a Strasburgo del nostro presidente del Consiglio”, dice Napolitano. In 11 pagine fitte di discorso, il presidente costruisce una cintura di sicurezza intorno al governo Renzi, redarguisce chi volesse attentare alla “continuità istituzionale”, dai partiti ai sindacati, esclude il voto anticipato (e questo vale anche per il premier, ma è l’unica stilettata, sottile). Di fronte a lui, nelle prime file, i giovani ministri del governo e i giovani emergenti della politica. Relegati in fondo i vecchi big: da Bersani, a D’Alema a Veltroni ed Enrico Letta (alla cui esperienza di governo Napolitano rende omaggio più volte). E’ la fotografia perfetta del chi è salito e chi è sceso in politica nell’ultimo anno.

Il momento è solenne. Allude all’addio ma non lo esibisce. Come i parenti al capezzale di un caro che se ne sta andando. Il paragone è macabro ma regge se lo si vede in chiave solo politica e istituzionale. La successione a Napolitano è già lì, presente nel clima, oltre che nelle persone di diversi aspiranti successori o personalità comunque chiacchierate per il post-Napolitano. In seconda fila, per dire, c’è Giuliano Amato. E al Salone delle Feste non sfugge il riferimento che Napolitano fa a Piercarlo Padoan, ministro di cui “si riconoscono valore e affidabilità”, dice Napolitano. Non manca chi vi legge un’indicazione implicita sul possibile successore al Quirinale. Di certo, tracciando un bilancio dell’ultimo anno, Napolitano ha voluto anche stendere una griglia di lavoro per l’anno che verrà, anche se lui non sarà più presidente.

E allora da qui la “fiducia sulle potenzialità dell’Italia”, il plauso al governo per gli “interventi accorti e tenaci” per “risolvere le crisi di almeno 40 aziende tra febbraio e novembre” e per “il dinamismo” sulle riforme e anche per la linea scelta da Renzi di abolire il “bicameralismo paritario”. Anzi, sull’argomento, tra i più contestati in Parlamento, Napolitano dedica un intero passaggio: “Padri costituenti tra i maggiori, da Meuccio Ruini a Costantino Mortati e studiosi di generazioni successive ma legatissimi alla Carta del 1948, come Leopoldo Elia, parlarono di un punto debole della Costituzione repubblicana, di fallimento di ogni tentativo di razionale differenziazione tra le due Camere, e quindi di un ingombrante ‘doppione’”.

È questo l’argomento che gli fornisce il la per redarguire chi vuole “mantenere dissensi” sulla riforma costituzionale. Napolitano invita caldamente a “non farlo con spregiudicate tattiche emendative che portino a colpire la coerenza sistematica della riforma”. Perché, dice, “si sono in sostanza messi in moto processi di cambiamento all’interno, e un fenomeno di attenzione fiduciosa all’esterno, che mi hanno registrare con un segno positivo la conclusione del 2014”. Quindi insiste: “Non si attenti in qualsiasi modo alla continuità di questo nuovo corso”.

Lo dice ai sindacati, riconoscendo un “clima sociale” fatto di “malessere diffuso tra milioni di famiglie impoverite…”, ma invitando al “dialogo”. Lo dice ai partiti politici, facendo accenni precisi al dibattito degli ultimi giorni, dalle voci sul voto anticipato a quelle sulla scissione del Pd. “Non possiamo essere ancora il paese attraversato da discussioni che chiamerei ipotetiche: se, quando e come si possa o si voglia puntare su elezioni anticipate, da parte di chi e con quali intenti; o se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito di maggioranza relativa. E’ solo tempo e inchiostro che si sottrae all’esame dei problemi reali, anche politici, che sono sul tappeto; è solo un confuso, nervoso agitarsi che torna ad evocare, in quanti seguono le vicende dell’Italia, lo spettro dell’instabilità. E il danno può essere grave”.

Forse l’accenno al voto anticipato è l’unica, velata, critica al governo in carica. Ufficialmente Renzi ha sempre escluso ipotesi di ritorno al voto in primavera, ma i suoi spesso giocano su questa prospettiva sugli organi di informazione. Per il resto, Napolitano si avvia a chiudere il mandato confezionando un pacchetto che copre e tutela l’attività dell’esecutivo. Torna a scagliarsi contro l’antipolitica, contestando la “tendenza a scivolare da una critica, anche la più rigorosa, della politica verso una distruttiva anti-politica, che si risolve in patologia destabilizzante ed eversiva”.

Al Salone delle Feste, il procuratore Giuseppe Pignatone, che con l’inchiesta su ‘mafia capitale’ ha scoperchiato Roma, siede in ultima fila. Tanto che il sindaco Ignazio Marino è costretto a raggiungerlo lì, in fondo, per salutarlo, prima dell’ingresso di Napolitano in sala. Magari sarà anche un caso. Ma certo non è casuale la disposizione tra le prime e le seconde file. Ne esce fuori un quadretto molto eloquente sui cambiamenti dell’ultimo anno, su chi è salito e chi è sceso nella classifica dei palazzi che contano.

Nelle prime due file, al cospetto di Napolitano, ci sono i ministri del governo, dalla Boschi alla Madia e gli altri, ci sono i vicepresidenti delle Camere, da Giachetti a Gasparri, gli emergenti del nuovo corso, come Matteo Orfini, in terza fila. I vecchi big – chiamateli ‘rottamati’ o vecchia guardia - finiscono relegati in fondo. Pier Luigi Bersani è in quinta fila. Racconta di aver preso un doppio Voltaren per curare il mal di schiena che domenica scorsa lo ha tenuto lontano dall’assemblea del Pd. Ad una gentile hostess che gli chiede se vuole andare nelle prime file, risponde con un garbato: “No grazie, va bene così”. Enrico Letta è seduto in settima fila, davanti a Walter Veltroni. Massimo D’Alema sta in nona, esattamente quella dove l’anno scorso era seduto Renzi, che allora si presentò da outsider al Quirinale, in appariscente abito grigio chiaro e che ora, premier in impeccabile abito blu, siede di fianco a Napolitano. D’Alema invece siede tra Gianfranco Fini e il leghista Giacomo Stucchi. E subito dopo la cerimonia, se ne va senza partecipare al ricevimento finale nel Salone degli Specchi, quello dove di solito si stringono mani e si scambiano gli auguri di fine anno. Se ne va, proprio come fece Renzi l’anno scorso.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2014/12/16/giorgio-napolitano-governo_n_6335708.html?utm_hp_ref=italy

Admin:
Napolitano: «Parlare di voto o scissione evoca l’instabilità»
Il saluto del presidente alle alte cariche dello Stato promuove in toto l'operato del governo Renzi: «Procedere senza stop sulla via delle riforme»

Di Redazione Online

Scambio di auguri di fine anno per il presidente Napolitano, alla presenza delle alte cariche dello Stato e militari. Un discorso lungo, ben 26 minuti, e complesso, che soprattutto difende l'opera riformatrice del governo Renzi, compreso il superamento del bicameralismo perfetto. C'è anche un esplicito appoggio alla riforma del lavoro e un ammonimento ai sindacati perché ritorni il dialogo, in un clima di unità e coesione sociale dove non si evochi più lo spettro delle elezioni anticipate. «Un discorso di grande respiro, di grande livello», ha commentato il premier dopo il lungo applauso che ha concluso l'intervento del presidente.

Italia ed Ue
Come primo atto, Napolitano ringrazia i presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini, per «l'intensità» dei lavori dei due rami del parlamento che in queste ore stanno procedendo a votazioni su temi che incidono sulla vita del Paese». Napolitano ricorda che «sta per concludersi il 2014, anno non di ordinaria amministrazione, in cui il governo ha operato bene contro l'austerità, mentre «il consenso» ottenuto dal Pd alle elezioni europee del 25 maggio « ha garantito ascolto all'Italia nel concerto europeo, dove abbiamo lavorato per un cambiamento delle politiche dell'Unione e per una sua guida che favorisse la svolta per la crescita». Tuttavia, «le prove che il sistema Italia e la democrazia italiana devono sostenere sono ancora pesanti sul fronte dell'andamento dell'economia, del pil e delle oscillazioni della disoccupazione; segni di inversione della tendenza nel 2015-2016 ci potranno essere se non si affievolisce la linea concordata da governo e Parlamento».

Bicameralismo non è tic da rottamatori
Anche per questo, dice Napolitano, il programma delle riforme del governo Renzi non è più rinviabile: «In Ue ci siamo presentati con le carte in regola per il rispetto dei vincoli. A ciò deve corrispondere, in primo luogo in Parlamento, la massima serietà e saper passare sempre più da parole a fatti per procedere con coerenza e senza battute di arresto sulle riforme». Per questo, ammonisce Napolitano, sulle riforme «non si dica che c'è precipitazione, che si procede troppo in fretta: si è tornato indugiando per mesi su questioni di riforma in qualche caso individuate da decenni». Occorre soprattutto ricordare che «il superamento bicameralismo non è tic da rottamatori». Napolitano infatti è tornato indietro nel tempo ricordando personalità come Meuccio Ruini e Leopoldo Elia, che anni fa posero il problema della differenziazione del funzionamento delle due Camere. Tema che, anni dopo, hanno ripreso sia Enrico Letta che Matteo Renzi affrontando una riforma che riflette «qualcosa di attuale e concreto in merito all'agibilità del processo legislativo» degradatosi qualitativamente nel corso degli anni anche con voti di fiducia su emendamenti abnormi piuttosto. Riforma che quindi, secondo il presidente, riflette «un bisogno concreto sull'agibilità del processo legislativo». E poi ammonisce: «Chi dissente dalle riforme istituzionali non deve farlo con spregiudicate tattiche emendative».

Sindacati e dialogo
I sindacati rispettino le scelte, ma serve dialogo, dice ancora Napolitano. «Ci deve preoccupare un clima sociale troppo impregnato di negatività, troppo lontano da forme di dialogo e sforzi di avvicinamento parziale che hanno nel passato spesso contrassegnato le relazioni sociali e politico sociali». Per questo, «ai sindacati per i quali sempre auspico che siano costruttivamente uniti chiedo il rispetto delle prerogative delle decisioni del governo e del Parlamento e uno sforzo convergente di dialogo anche su questioni vitali di interesse generale». E se per Napolitano la riforma del lavoro è una buona cosa, improvvidi sono quindi i contrasti nati sull'articolo 18.

Continuità
Per Napolitano è importante non fermare la continuità istituzionale e politica, almeno fino alla fine del semestre europeo, il 13 gennaio 2015. «Si sono messi in moto processi di cambiamento all'interno del paese e di attenzione e fiducia dall'esterno che mi fanno registrare con un segno positivo. Ma tutto richiede continuità istituzionale. E a rappresentarla e garantirla mi ero personalmente impegnato ancora una volta per tutto lo speciale periodo del semestre italiano di presidenza europea».

Elezioni anticipate solo inchiostro
Sul voto anticipato, Napolitano è tranchant: «Il Paese è attraversato da discussioni ipotetiche su elezioni anticipate: solo tempo e inchiostro che si sottrae all'esame dei problemi reali anche politici sul tappeto. È solo un confuso agitarsi che torna ad evocare lo spettro della instabilità».

Corruzione: non generalizzare
È «essenziale colpire i soggetti politici» coinvolti negli scandali di corruzione, ha detto Napolitano a proposito dei recenti fatti emersi con l'inchiesta di Mafia Capitale. «Bisogna colpire i bersagli giusti negli intrecci con la criminalità. Solo le generalizzazioni improvvide verso politica vanno evitate perché fuorvianti. C'è una forte priorità per misure serene e scelte operative contro il mostro della corruzione e la piaga del malaffare. E l'impegno su altri fronti importanti per una azione sistemica di risanamento morale e risanamento dello Stato: un'opera di lunga lena sulla quale ci stiamo inoltrando» anche con i «capitoli che si stanno aprendo sulla scuola e la giustizia».

16 dicembre 2014 | 17:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_16/napolitano-nel-2015-prove-pesanti-il-sistema-italia-b6f7aa72-8541-11e4-bef0-810da32228c1.shtml

Admin:
Napolitano: «Riforme ineludibili. I sindacati rispettino le prerogative del Governo»
16 dicembre 2014

Quello messo in campo sulle riforme è «un programma vasto, ma che ha dato il senso di quale cambiamento fosse divenuto indispensabile e non più eludibile». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella cerimonia di saluto alle alte cariche dello Stato al Quirinale. Il superamento del bicameralismo paritario, ha detto Napolitano, «non è un tic da irrefrenabili rottamatori o da vecchi cultori di controversie costituzionali». Se è tornato di attualità, ha ribadito il capo dello Stato, è perché «riflette qualcosa di drammaticamente necessitato, di lì passa il recupero dell'agibilità e linearità perduta del processo legislativo, da anni degradatosi qualitativamente e degenerato fuori di ogni correttezza costituzionale». Poi ha sottolineato che «chi dissente dalle riforme istituzionali non deve farlo con spregiudicate tattiche emendative». Per il capo dello Stato «tornare indietro alla ormai sancita trasformazione del Senato significherebbe solo vulnerare fatalmente la riforma. Rispettare la coerenza delle riforme in gestazione, anche quella elettorale, è un dovere di onestà politica e di serietà».

Clima troppo impregnato di negatività
«Gli auguri che quest'anno ci scambiamo si intrecciano strettamente con gli impegni che tutti condividiamo per il superamento degli aspetti più critici per la situazione economica e sociale». Il capo dello Stato si è detto preoccupato per un clima sociale «troppo impregnato di negatività, troppo lontano da forme di dialogo e sforzi di avvicinamento parziale che hanno nel passato spesso contrassegnato le relazioni sociali e politico sociali». E ha sottolineato che «sta per concludersi il 2014, anno non di ordinaria amministrazione».
 
I sindacati rispettino le prerogative del Governo
Ai sindacati il capo dello Stato ha chiesto «il rispetto delle prerogative delle decisioni del governo e del Parlamento e uno sforzo convergente di dialogo anche su questioni vitali di interesse generale».

Ancora prove pesanti per sistema Italia e democrazia
«Le prove che noi, sistema Italia e democrazia italiana, abbiamo davanti sono ancora pesanti: il 2014 non si chiude bene dal punto di vista dell'andamento generale dell'economia - mancata ripresa del Pil, andamento ancora negativo dei consumi; oscillazioni con qualche instabile miglioramento, ma a un livello insopportabilmente alto, della disoccupazione e soprattutto di quella giovanile; recessione più duramente radicatasi nel Mezzogiorno», ha detto il presidente della Repubblica, sottolineando che questo «è un quadro che potrà dare dei segni di inversione di tendenza nel 2015 e nel 2016, solo se non verrà dall'Italia - in un processo positivo di cambiamenti in sede europea - nessun affievolimento della linea di condotta complessiva su cui Governo e Parlamento hanno in quest'anno mostrato di voler convergere e impegnarsi».

Le discussioni ipotetiche sul voto anticipato sottraggono tempo ai problemi reali
«Il Paese è attraversato da discussioni ipotetiche su elezioni anticipate, solo tempo e inchiostro che si sottrae all'esame dei problemi reali anche politici sul tappeto», ha detto il Presidente della Repubblica.

Sulla vicenda marò Napolitano fortemente contrariato
Questa mattina una nota del Quirinale ha reso noto che il capo dello Stato è «fortemente contrariato dalle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviluppi della vicenda dei marò, resterà in stretto contatto con il Governo e seguirà con attenzione gli orientamenti che si determineranno in Parlamento».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-16/napolitano-situazione-economica-e-sociale-critica-174951.shtml?uuid=ABnryaRC

Navigazione

[0] Indice dei messaggi

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente