Giorgio NAPOLITANO.

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Monti sondato da Colle nel 2011, Fi tentata da impeachment.
Napolitano: "Solo fumo"

Dure reazioni alle anticipazioni di un libro di Alan Friedman, confermate dall'ex premier: "Sì, segnali da capo dello Stato già a giugno, ma dov'è l'anomalia?". Romani e Brunetta: "Siamo sgomenti". E Minzolini rincara: "Potremmo aderire all'iniziativa del M5S". Che oggi ha presentato al Comitato nuovi documenti e denuncia: "Vogliono insabbiare tutto". La difesa del Pd: "Sconcertante gazzarra"


ROMA - Forza Italia contro Napolitano dopo le anticipazioni del Corriere della sera sul libro scritto da Alan Friedman. Nel volume il giornalista americano ricostruisce le modalità con cui si arrivò all'avvicendamento a Palazzo Chigi, nel novembre del 2011, tra Silvio Berlusconi e Mario Monti: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe contattato il Professore già nel corso dell'estate. Circostanza confermata dallo stesso ex Commissario europeo in un'intervista al Tg1. "In quell'estate ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un'alternativa se si dovesse porre un problema", osserva Monti.

Ma il presidente della Repubblica replica: "Fumo, solo fumo", scrive in una lettera inviata al Corriere sulle rivelazioni riguardo all'estate 2011, negando che sia stato un "complotto" come accusa Forza Italia.

Le novità sulla crisi che portò alla fine del governo Berlusconi hanno spinto il senatore Augusto Minzolini a ventilare la possibilità di sostenere la richiesta di messa in stato d'accusa del capo dello Stato presentata nei giorni scorsi dal M5S. "Di fronte a queste nuove rivelazioni andrà valutata sempre con maggiore attenzione - non fosse altro come occasione per ricostruire quei mesi e gettare una luce di verità sulla Storia del nostro Paese -  la procedura di impeachment nei confronti del presidente Napolitano promossa da altri gruppi politici in Parlamento".

Letta difende Quirinale. A difesa del presidente interviene il premier Enrico Letta: "Nei confronti delle funzioni di garanzia che il Quirinale ha svolto nel nostro Paese in questi anni, in particolare nel 2011, è in atto un vergognoso tentativo di mistificazione della realtà", si legge in una nota del presidente del Consiglio. "Il Quirinale, di fronte a una situazione fuori controllo, si attivò con efficacia e tempestività per salvare il paese ed evitare - sottolinea Letta - quel baratro verso il quale lo stavano conducendo le scelte di coloro che in queste ore si scagliano contro il presidente Napolitano". Poi ha aggiunto: "Stupisce la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso da tempo da parte del M5s di delegittimare il ruolo di garanzia della presidenza della Repubblica. A questi attacchi si deve reagire con fermezza. E si devono semmai ricordare agli smemorati le vere responsabilità della crisi del 2011, i cui danni economici, finanziari e sociali sono ancora una zavorra che mette a repentaglio la possibilità di aggancio della auspicata ripresa economica", ha aggiunto.

M5s all'attacco. Rivelazioni, quelle pubblicate oggi, che il Movimento 5 Stelle interpreta come una conferma della validità della sua campagna contro il Quirinale. "Cosa altro dobbiamo scoprire perché si apra un'indagine? Dobbiamo forse aspettare ulteriori rivelazioni? Non bastano tutti questi dubbi per avallare la nostra richiesta di aprire un indagine?", afferma Vito Crimi, senatore M5S membro del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa che proprio questa mattina ha ricevuto nuove memorie esplicative e integrative rispetto alla denuncia iniziale.

"Tra ieri e oggi - spiega Luigi Di Maio, deputato 5 Stelle e vicepresidente della Camera - due rivelazioni a mezzo stampa sottolineano le ingerenze di Napolitano negli equilibri di governo (il tentativo di insediare monti a Palazzo Chigi gia a metà 2011) e nelle fasi processuali della trattativa stato-mafia (la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo)". "I fatti - aggiunge Di Maio - sono gravissmi, ma il Comitato ha una fretta maledetta di insabbiare tutto entro domani. È Inaccettabile. Dalle notizie apprese oggi può dipendere il futuro del governo e di questa legislatura (se accertate). Il comitato avvii le indagini e lavori senza pregiudizi".

Forza Italia tentata da impeachment. Posizioni solo in parte condivise all'interno del Comitato da Forza Italia. Secondo il senatore Andrea Mandelli, le argomentazioni mosse dai 5 Stelle, quelle che hanno portato alla convocazione del Comitato parlamentare per la messa in stato d'accusa del Capo dello Stato, possono, tutto sommato, lasciare il tempo che trovano. Meglio, invece, sostiene "approfondire" le rivelazioni nelle anticipazioni del libro di Friedman.
 
Tra gli indignati anche i presidenti dei gruppi parlamentari di Fi, Renato Brunetta e Paolo Romani. "Apprendiamo con sgomento - denunciano - che il capo dello Stato, già nel giugno del 2011, si attivò per far cadere il governo Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti. Lo conferma lo stesso Monti. Le testimonianze fornite da Alan Friedman non lasciano margine a interpretazioni diverse o minimaliste. Tutto questo non può non destare in noi e in ogni sincero democratico forti dubbi sul modo d'intendere l'altissima funzione di presidente della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano".

"Ci domandiamo - proseguono - se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro Paese. Chiediamo al capo dello Stato - concludono - di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un'operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto, mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni".

Il consueto "Mattinale", la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera, conclude infine con una domanda: "Presidente Napolitano, osa ripetere ancora che sarebbe stata la consultazione di partiti ad aver fatto uscire il nome Monti? Chiediamo un'operazione verità dalla cattedra più alta". E il senatore e componente del comitato 'impeachment' Lucio Malan fa sapere che "se domani si dovesse arrivare al voto sulla manifesta infondatezza" della richiesta di messa in stato d'accusa del capo dello Stato "noi voteremo no. Questa - aggiunge - sarebbe una grave forzatura. Noi abbiamo chiesto più tempo perché sarebbe oltremodo sospetto chiudere tutto domani".

Pd con Napolitano. A prendere le difese del Quirinale è invece il Pd.  "Sconcertante l'ennesima gazzarra sollevata contro il Presidente Napolitano. Il 2011 è stato uno degli anni più difficili e la situazione economica e politica preoccupava giustamente la massima istituzione dello Stato", ricorda in una nota il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza. "La verità che Forza Italia deve ricordare - sottolinea - è che Berlusconi e Tremonti hanno nascosto per anni la crisi portando il paese sull'orlo del baratro e ancora oggi gli italiani sono costretti a pagare gli errori di quel disastroso governo".

© Riproduzione riservata 10 febbraio 2014

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/02/10/news/reazioni_napolitano_monti-78180198/?ref=HREA-1

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Napolitano intervistato da Fazio | TESTO INTEGRALE
13 aprile 2014

Fazio: Buonasera Presidente e grazie per l'onore di questo incontro. Dovrei porgere la prima domanda in modo diretto: a che cosa serve l'Europa?

Presidente: Mi permetta di ringraziarla innanzitutto per l'attenzione e per la trasferta : uno spazio in una trasmissione che ho sempre continuato a seguire è un piacere per me. A che cosa serve l'Europa? È importante dire innanzitutto a che cosa è servita perché talvolta si ha l'impressione che l'Europa per molti rappresenti soltanto la politica di austerità degli ultimi cinque anni. Ma l'Europa è nata sessant'anni fa ed è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell'Europa, una pace che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento, e al centro del conflitto, dei due conflitti, c'era stata soprattutto la terribile contrapposizione tra Francia e Germania. Riconciliare Francia e Germania fu il primo capolavoro di coloro che progettarono l'Europa unita.

Fazio: ...e che è stato sintetizzato in qualche modo dall'abbraccio fra Lei e il Presidente Gauck a Sant'Anna di Stazzema.

Presidente: Quella è stata una cosa molto importante. C'era stato già qualche precedente, cioè quello del Presidente tedesco quando gli si è raccontato ciò che è accaduto a Sant'Anna di Stazzema e io gli feci avere la lettera di un superstite. Una cosa molto bella : un superstite della strage, un ragazzino di cinque anni che per miracolo si salvò - tutti i suoi rimasero vittime - e poi per ragioni di lavoro, per necessità, emigrò in Germania. E quando ebbe figli che dovevano scegliere la lingua lui gli fece scegliere il tedesco e scrisse questa lettera al Presidente Gauck - io gliela consegnai - che spiegava: perché a partire da quegli anni mi sono sentito europeo. E il Presidente tedesco è venuto a dire che, dal canto suo, non dimentica quali sono state le responsabilità terribili della Germania nella seconda guerra mondiale.

Fazio : Lei diceva giustamente : "Oggi diamo per scontate delle conquiste che invece sono state lunghe, faticose e dolorose". Se dovesse spiegare che cosa significa sentirsi europei, essere europei, che cosa ci direbbe?

Presidente : Significa innanzitutto avere consapevolezza di una storia e di una cultura comune. La storia dell'Europa ha attraversato anche periodi oscuri, ha presentato lati molto negativi, però c'è un filo, che è quello della grande cultura europea, ed è il filo che in Italia si è richiamato Rinascimento, e non solo. C'è un insieme dunque di valori che hanno rappresentato il tessuto connettivo venuto poi in primo piano anche nella consapevolezza di molti quando si è trasformato in progetto politico : stare insieme all'inizio solo sei paesi europei, quelli dell'Europa occidentale, e poi siamo arrivati a ventotto, poi si è unificato l'intero continente.

Fazio : Nel suo libro non evita nessun argomento anche spinoso, compreso quello che potremmo riassumere nella sensazione di una delusione diffusa nei confronti dell'Europa oggi. Si parla in vari modi addirittura di euroscetticismo. Ci aiuta a trovare le ragioni di questa delusione?

Presidente : Ho cercato in questo libro e in molti interventi che ho fatto da Presidente della Repubblica in questi anni di insistere su due aspetti : primo, la delusione motivata da fatti recenti o relativamente recenti, cioè l'incapacità dell'Unione Europea di dare una risposta soddisfacente alla crisi mondiale che è scoppiata nel 2008, quindi delusione in questo senso anche perché ci si era abituati all'idea che l'Europa significasse star meglio ogni volta rispetto all'anno precedente. Se si pensa ai primi trent'anni della Comunità europea, fino a quando è stata battezzata Unione ed è cambiata col Trattato di Maastricht, è stata una specie di marcia trionfale : ogni anno si cresceva di più, c'era più occupazione e c'erano più diritti. Qualche Paese come la Spagna si trasformò radicalmente, fece uno straordinario balzo in avanti grazie a questa capacità dell'Unione Europea di imprimere nuovo impulso, di esprimere un dinamismo, di trasmettere anche una solidarietà. Quindi per questo c'è delusione, perché invece, di fronte a una crisi di cui non c'erano precedenti nel mondo da molti decenni, l'Unione Europea ha reagito tardi, ha reagito tra molte difficoltà e in modo anche discutibile. L'altro motivo alla base di questa delusione è che l'Unione Europea non è riuscita, le Istituzioni dell'Unione non sono riuscite, a stabilire un rapporto più diretto con i cittadini innanzitutto in termini di informazione, di comunicazione come base di un coinvolgimento, del sentirsi in qualche modo partecipi delle decisioni e delle scelte che venivano fatte. Questo è un grosso tema che è oggi all'ordine

Fazio : Lei pensa che un'elezione a suffragio universale del Presidente o di un Presidente europeo, del Presidente del Consiglio europeo, potrebbe essere significativa per riavvicinare i cittadini europei all'Europa?

Presidente : Penso che questa sia una prospettiva da tenere aperta. Per il momento si fa, proprio ora in queste elezioni, un grosso passo in avanti con la designazione da parte dei partiti europei dei propri candidati al ruolo di Presidente della Commissione europea che sarebbe organo di governo dell'Unione Europea. Tanti anni fa Kissinger diceva : "voglio un numero di telefono per parlare con l'Europa", e si aveva l'impressione che non ce ne fosse nessuno, o meglio che ce ne fossero troppi. Poi si è arrivati, già da alcuni anni, ad avere un Presidente del Consiglio Europeo stabile per due anni e mezzo e che può arrivare fino a cinque anni. Quindi se si vuole un numero c'è, naturalmente sarebbe un numero più capace di rispondere a certe telefonate se fosse quello di un Presidente eletto dai cittadini o anche un Presidente il cui nome scaturisca dai risultati delle elezioni europee.

Fazio: Proprio in questo senso lei ha recentemente incontrato qui il Presidente Obama che riconosce un ruolo unitario all'Europa...

Presidente : Questa è una questione antica. Gli Stati Uniti debbono avere rapporti bilaterali con i Paesi europei e innanzitutto con i maggiori Paesi europei, l'Europa quindi deve apparire loro come - in un'espressione che hanno usato gli americani - una collection of national States, un insieme, una collezione di Stati nazionali e quindi scatta la logica dei rapporti bilaterali, oppure debbono avere un rapporto forte con l'Unione nel suo insieme, con l'Europa unitaria rappresentata dalle istituzioni comuni. Questa è la cosa cui io credo anche gli Stati Uniti tengono molto, sono molto interessati e non dimentichiamo che alle origini ci fu un sostanziale appoggio - parlo di Eisenhower - all'idea dell'Unità Europea. Parlo di Eisenhower che lasciava proprio allora l'Europa dopo essere stato Comandante generale delle Forze alleate in Europa.

Fazio: Visti i suoi rapporti eccellenti con il Presidente Obama mi era venuto in mente che lei in realtà nel 1975 non ottenne il visto per entrare negli Stati Uniti. Kissinger in qualche modo ebbe un ruolo in quella vicenda?

Presidente : Kissinger era Segretario di Stato. Essendo stato invitato da quattro o cinque delle maggiori università americane, presentai la domanda per avere il visto. Occorreva un nulla osta waiver del Segretario di Stato americano se il richiedente era un comunista o un fascista. Io ero il primo caso, ovviamente, e Kissinger non volle prendere in considerazione la concessione del visto. Lui era stato direttore del Centro di Studi europei di Harvard e c'era in quel momento il suo successore professor Stanley Hoffman che era uno dei firmatari dell'invito rivolto a me, e in effetti Kissinger gli fece sapere che era meglio che ritirasse l'invito. Hoffman non lo fece ma il visto non arrivò. I tempi sono molto cambiati. Con Kissinger poi abbiamo avuto uno straordinario recupero di rapporti amichevoli.

Fazio : Che cosa provoca in lei la frase : "ce lo chiede l'Europa" ?

Presidente : "Ce lo chiede l'Europa" non è una cattiva parola però suscita molti equivoci nel senso del significato più nobile o nell'uso più nobile che ne è stato fatto. Fu adoperata anche da uomini di governo italiani europeisti i quali ritenevano che per sbloccare certe situazioni in Italia, per determinare cambiamenti che erano necessari ma che tardavano a venire, occorresse una sollecitazione, una richiesta, una frusta dell'Europa.

Fazio : Tornando all'euroscetticismo, lei nel libro evoca la necessità di una controffensiva europeista. Nel caso di elezioni che vedessero protagonisti in percentuali sensibili i partiti euroscettici che cosa comporterebbe per l'Europa? Lei pensa che sarebbe messa in crisi l'idea d'Europa così com'è? In seconda battuta vorrei chiederle: questa controffensiva europeista da che cosa deve partire?

Presidente : La controffensiva europeista deve partire dalla forte valorizzazione di quello che si è costruito in Europa in questi sessant'anni. Non solo c'è stata la Comunità europea intesa come comunità economica, non solo c'è stato il Mercato Comune, non solo ci sono state tante relazioni di carattere economico-sociale, ma si è costruito un diritto comune ed è una cosa straordinaria perché avere un diritto comune e ventotto Paesi oggi membri dell'Unione Europea è qualcosa, nella sua latitudine, che ricorda il diritto romano. Siamo una comunità che può avere un ruolo internazionale molto serio e quindi si cerca di darci una politica estera comune, se andasse avanti il processo sarebbe un progresso straordinario. Il timore è che se si avessero forti rappresentanze euroscettiche nel Parlamento diventerebbe più faticoso il cammino. Io non credo ad un'Europa che torni indietro, anche con tutti coloro che arrivassero da euroscettici al Parlamento europeo ; forse qualcuno sarebbe anche conquistato da una conoscenza diretta, da una partecipazione diretta, poi ormai quello che si è costruito nei rapporti tra le società, tra le economie, tra le culture e anche tra i sistemi giuridici non può essere distrutto nemmeno da parte di chi lo voglia accanitamente.

Fazio : Lei diceva che uno dei valori fondamentali dell'Europa è il diritto e forse anche la democrazia, l'idea di democrazia così come la conosciamo oggi. Al tempo stesso, nel mondo di oggi la democrazia richiede tempi lenti, per l'appunto, per la sua attuazione, per modo di procedere. In un mondo invece così veloce e interconnesso la democrazia a volte rischia di apparire come un rallentamento, come un ostacolo e quindi c'è il pericolo che i diritti acquisiti, per esempio quello dello Stato sociale, siano a rischio?

Presidente : Senza dubbio sono esposti a un rischio, ma non tanto per la questione della velocità che si impone nei processi decisionali oggi, quanto per il costo che alcuni sostengono non essere più sostenibile da quando l'Europa si trova alle prese con delle altre formidabili grandi presenze economiche nel mondo molto competitive e alle quali deve riuscire a reagire positivamente. Ma quello che è stato scritto nei nostri trattati, il modello vero e proprio che è stato siglato, quello di una economia sociale di mercato, che significa precisamente combinare dinamismo economico, produttività, competitività dell'economia con diritti sociali, è qualcosa di irrinunciabile per l'Europa.

Fazio : Quando diciamo "valori identitari europei", anche secondo i suoi gusti personali, quali sono le cose con le quali lei si identifica con l'Europa? Lei per esempio è un grande intenditore e un grande appassionato di musica...

Presidente : La musica ha avuto più che mai negli anni dell'Unione Europea dei suoi luoghi in cui ci si è riconosciuti tutti europei : pensiamo che cosa è stato ad esempio Abbado direttore della famosa Orchestra Filarmonica di Berlino per tanti anni, oppure pensiamo all'attuale direttore dell'Orchestra di Santa Cecilia a Roma che è stato direttore del Covent Garden a Londra. È un linguaggio che particolarmente si presta alla universalità, ma alla base c'è una lunga evoluzione anche dei vari generi musicali che ha avuto i suoi punti di riferimento essenziali in Europa. E poi ho constatato in questi anni molto fortemente che cosa sia diventato il mondo europeizzato della ricerca scientifica : ho trovato centinaia di ricercatori italiani al Cern a Ginevra e altrettanti ne ho trovati a L'Aia, al Centro di tecnologie e ricerche spaziali. E non sono italiani più francesi, ecc., sono europei, sono ricercatori europei. Abbiamo d'altronde dei programmi quadro europei per la ricerca, abbiamo un Consiglio europeo della ricerca, c'è un approccio comune, c'è un'interconnessione straordinaria.

Fazio: Oggi in Europa ci sono quasi 20 milioni di disoccupati e lei nel libro dice una cosa molto intensa e molto forte, cioè a differenza della grande depressione, la crisi di oggi la pagano soprattutto i giovani con conseguenze imprevedibili anche rispetto alla percezione proprio dell'Europa...

Presidente : E' assolutamente così, è un problema che non può non essere posto in primissimo piano e dovrebbe essere posto in primissimo piano non soltanto a parole. Abbiamo avuto di recente iniziative interessanti, non risolutive ma interessanti, da parte delle istituzioni europee come la cosiddetta "garanzia per i giovani", cioè un programma per offrire lavoro, per offrire opportunità di lavoro ai giovani quando siano al termine del loro ciclo formativo. Vorrei però anche dire, per esempio, che quando si parla di necessità assoluta di ridurre il debito nostro, il debito pubblico in Italia, non si dice abbastanza che lo si deve fare non perché ce l'ha chiesto l'Europa ma perché è un dovere verso i giovani. Quando diciamo che dobbiamo sbarazzarci di questo fardello pensiamo soprattutto a loro, perché in Italia si è stati bravissimi nel gestire questa montagna di debito pubblico, bravissimi nel regolare le emissioni di titoli pubblici, nel controllare i tassi di interesse, ma ce lo portiamo sempre sulle spalle. Se lei pensa che oggi 80 miliardi di euro in un anno vanno pagati per gli interessi sui titoli del debito possiamo lasciare questo fardello sulle spalle dei giovani? Quindi, non solo ai giovani bisogna aprire delle prospettive di realizzazione e di lavoro, ma bisogna anche garantire che non debbano continuare a pagare per il debito che hanno contratto le generazioni più anziane.

Fazio : Vorrei proporle due ricordi personali : il primo risale al 9 novembre del 1989, quando lei incontrò a Bonn lo storico Cancelliere tedesco Willy Brandt a poche ore dalla caduta del muro di Berlino, che mi sembra un altro atto fondativo dell'Europa così come la conosciamo oggi...

Presidente: Io lo incontrai in quanto Presidente dell'Internazionale Socialista, ci eravamo visti in altre occasioni e in quel momento il Partito Comunista Italiano di cui era stato Segretario fino alla morte, nel 1984, Enrico Berlinguer, lavorava per il massimo di collaborazione con i principali partiti socialisti e socialdemocratici europei, anche con grandi partiti di governo come quello tedesco. Quindi ragionammo per due ore esatte, dalle 14:00 alle 16:00, su come realizzare questo avvicinamento col massimo rispetto reciproco tra Partito Comunista Italiano e Internazionale Socialista, e in quelle due ore non arrivò la minima onda di quello che stava per succedere, non si ebbe nessuna percezione. Naturalmente si parlava dei movimenti che si stavano sviluppando nella Germania dell'Est. Appena però terminai di parlare con Willy Brandt volli salutare il Presidente del Partito Socialdemocratico che si chiamava Vogel, e venne a salutarmi uscendo dall'emiciclo, dall'Aula del Bundestag, del Parlamento. Arrivò eccitatissimo ma non per dirmi : "sta per cadere il muro", ma per dire : "abbiamo notizie di straordinarie manifestazioni nella Germania orientale e di manifestazioni per la libertà", non disse "per l'unità", ma "per la libertà". Io partii poco dopo e forse, mentre ero in treno da Bonn a Colonia per prendere l'aereo, accadde quello che sappiamo. Quindi a me è capitato di dire che in quel colloquio fummo sfiorati dal vento della storia senza rendercene conto.

Fazio : Invece poi nella quotidianità, soprattutto in vista delle elezioni, sembra che gli interessi nazionali siano prevalenti nell'indirizzare le politiche complessive dell'Europa, cioè c'è una sorta di egoismo e una contrapposizione quasi rispetto all'Europa. È superabile o è giocoforza che sia così?

Presidente: Gli interessi elettorali o politico-elettorali dei singoli Paesi hanno sempre pesato molto, troppo, nelle elezioni per il Parlamento europeo. Si è finito per parlare molto più di Italia, di Francia, di Germania che di Europa, sono state quasi delle campagne nazionali. Questa volta no, questa volta non si può sfuggire al tema europeo che sarà al centro, magari sarà al centro perché ci sono più avversari del progetto europeo che cercheranno di guadagnare consensi su quella base e bisognerà che i partiti che credono nel progetto europeo e vogliono rilanciarlo, rimotivarlo, anche cambiarlo, non eludano questi temi dando la priorità alle faccende di casa. Poi il discorso degli interessi più sostanziali dei singoli Stati nazionali è sempre il problema centrale. Si è cercato di fare una comunità che potesse addirittura sfociare in una Federazione europea, si è fatta molta strada, però rimangono i particolarismi, anche la preoccupazione che il proprio Paese tragga meno benefici di un altro dalla politica europea. Vale quello che diceva tantissimi anni fa un principale ispiratore del progetto europeo, Jean Monnet : è chiaro che ci sono interessi che ciascun Paese tende a difendere, ma non si può scivolare sul terreno del mercanteggiamento, bisogna individuare l'interesse comune europeo e poi cercare di far convergere il più possibile, in uno spirito di solidarietà, gli interessi nazionali.

Fazio ...anche perché oggi la popolazione europea è rimasta invariata mentre la popolazione mondiale è enormemente cresciuta, rappresentiamo una piccola parte del mondo, quindi l'unione è necessaria...

Presidente : Ma questo cambiamento è la principale necessità di cambiamento che ci si pone e, nello stesso tempo, è la forte nuova motivazione per un balzo in avanti dell'integrazione europea. Se ci intendiamo meglio e di più avremo un ruolo per quello che abbiamo rappresentato storicamente come Europa e per quello che ancora possiamo dare al mondo nel processo di globalizzazione, altrimenti scivoleremo ai margini, declineremo.

Fazio: Un'ultima considerazione personale : qual è stata la prima volta in cui lei ha visto l'Europa, il suo primo viaggio fuori dall'Italia?

Presidente: Il mio primissimo viaggio fu quando da studente ero impegnato all'Università di Napoli - e lo stesso accadeva in altre università - in un movimento per dar vita all'elezione dei Consigli studenteschi. Si fece poi un Congresso nazionale universitario a Roma nel maggio del '46 che elesse una delegazione italiana al primo Congresso studentesco mondiale, nell'agosto 1946, a Praga. Praga non era oltre la cortina di ferro perché non c'era ancora la guerra fredda e infatti parteciparono tutti, anche gli americani, a quel congresso. Quella fu la mia prima uscita dai confini d'Italia. Poi ce ne fu una seconda qualche anno dopo, perché non è che si viaggiasse tanto spesso : andai nel '49 a Parigi al Congresso mondiale della pace, un grande evento a cui parteciparono molti italiani, uno dei relatori fu Pietro Nenni, e grandi personalità della scienza e della cultura. La scoperta di Parigi fu per me sensazionale, ma anche Praga era una bellissima città.

Fazio: Di quel viaggio a Parigi qual è la prima immagine che si ricorda, la primissima?

Presidente: Forse la prima immagine che mi ricordo fu quando, essendo stato invitato - perché era un po' un happening - un gigante nero, Paul Robeson, cantò "Old man river" di fronte a questa massa di delegati di tutti i paesi del mondo, e fu anche quello un momento di fraternizzazione straordinaria.

Da - Fazio ...anche perché oggi la popolazione europea è rimasta invariata mentre la popolazione mondiale è enormemente cresciuta, rappresentiamo una piccola parte del mondo, quindi l'unione è necessaria...

Presidente : Ma questo cambiamento è la principale necessità di cambiamento che ci si pone e, nello stesso tempo, è la forte nuova motivazione per un balzo in avanti dell'integrazione europea. Se ci intendiamo meglio e di più avremo un ruolo per quello che abbiamo rappresentato storicamente come Europa e per quello che ancora possiamo dare al mondo nel processo di globalizzazione, altrimenti scivoleremo ai margini, declineremo.

Fazio: Un'ultima considerazione personale : qual è stata la prima volta in cui lei ha visto l'Europa, il suo primo viaggio fuori dall'Italia?

Presidente: Il mio primissimo viaggio fu quando da studente ero impegnato all'Università di Napoli - e lo stesso accadeva in altre università - in un movimento per dar vita all'elezione dei Consigli studenteschi. Si fece poi un Congresso nazionale universitario a Roma nel maggio del '46 che elesse una delegazione italiana al primo Congresso studentesco mondiale, nell'agosto 1946, a Praga. Praga non era oltre la cortina di ferro perché non c'era ancora la guerra fredda e infatti parteciparono tutti, anche gli americani, a quel congresso. Quella fu la mia prima uscita dai confini d'Italia. Poi ce ne fu una seconda qualche anno dopo, perché non è che si viaggiasse tanto spesso : andai nel '49 a Parigi al Congresso mondiale della pace, un grande evento a cui parteciparono molti italiani, uno dei relatori fu Pietro Nenni, e grandi personalità della scienza e della cultura. La scoperta di Parigi fu per me sensazionale, ma anche Praga era una bellissima città.

Fazio: Di quel viaggio a Parigi qual è la prima immagine che si ricorda, la primissima?

Presidente: Forse la prima immagine che mi ricordo fu quando, essendo stato invitato - perché era un po' un happening - un gigante nero, Paul Robeson, cantò "Old man river" di fronte a questa massa di delegati di tutti i paesi del mondo, e fu anche quello un momento di fraternizzazione straordinaria.

Da - http://www.unita.it/politica/napolitano-intervistato-da-fazio-testo-integrale-1.563396?page=5

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Il confronto

Italia-Germania, Napolitano: «Il dissenso non sia mai meschinità»
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, interviene all’inaugurazione dell’Italian-German High Level Dialogue, a Torino

Di Redazione Online

Italiani e tedeschi devono «reagire senza ulteriore indugio a un pericolo che chiamerei di immeschinimento del clima nel rapporto tra i nostri Paesi». Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo all’inaugurazione dell’Italian-German High Level Dialogue, a Torino. «Le difficoltà ci sono - ha ammesso Napolitano - i dissensi anche, ma occorre superarli attraverso una pubblica discussione che non smarrisca mai il senso del limite e soprattutto il valore dei tanti momenti alti della nostra collaborazione», ha aggiunto. Secondo il capo dello Stato, i buoni rapporti tra Italia e Germania sono fondamentali per la tenuta dell’Europa unita: «Non ci può essere un’Europa senza l’amicizia in pieno rispetto e un dialogo costante tra i nostri due Paesi. Non può esserci un futuro per un’Europa unita nel mondo di oggi e di domani”. Un concetto che commuove Napolitano, a cui la platea riserva un lungo applauso.

Anche le «tensioni nella ricerca di soluzioni condivise» non devono mai scivolare «in definizioni sommarie se non sprezzanti». «Liberiamoci da queste fuorvianti tendenze» e abbandoniamo «la diffidenza reciproca». Questo è il messaggio che il presidente Napolitano ha voluto trasmettere alla Germania, oggi a Torino rappresentata dal presidente federale Joachim Gauck. Il complesso dibattito tra crescita e riequilibrio dei conti «non dovrebbe conoscere polemiche unilaterali e produrre contrapposizioni paralizzanti». Gli obiettivi sono comuni, ricorda il presidente della Repubblica: perché c’è un impegno condiviso in Europa «a sconfiggere la recessione, scongiurare la deflazione, adottare misure idonee a rilanciare la crescita»: ma tutto ciò «senza trascurare la prospettiva del riequilibrio e risanamento delle nostre finanze pubbliche, dei nostri bilanci». E senza dimenticare l’importanza della moneta unica: «È paradossale che allo slancio che ci ha permesso di giungere alla moneta unica - cioè al traguardo finora più avanzato del nostro percorso di integrazione - siano seguiti momenti di massima divaricazione nella Ue», sottolinea il capo dello Stato.

Le cause e le soluzioni
Ma cosa ha deteriorato i rapporti e irrigidito le posizioni, snaturando nel tempo il senso dell’unione? Secondo Napolitano, «la perdita di contatto con il nostro passato che si è venuta da anni via via verificando nelle nostre società va considerata una delle più gravi malattia della nostra epoca. Un morbo contagioso anche per le classi dirigenti, come ci hanno dimostrato questi anni difficili, di crisi economica profonda». Inoltre c’è stata «una complessiva inadeguatezza a padroneggiare le implicazioni della creazione dell’euro e di una politica monetaria sovranazionale, a darvi tutte le proiezioni e gli sviluppi necessari sul piano delle politiche fiscali ed economiche e ad avanzare sul terreno di un’Unione politica». La soluzione? «Uscire da quei limiti fatali - sostiene Napolitano - e sciogliere in questa ottica i nodi di una crisi nata fuori d’Europa, ma degenerata in Europa nella più profonda e ostinata recessione, questa è la nostra responsabilità. Di Italia e Germania in particolare, per il peso che abbiamo avuto nei decenni più fecondi della costruzione europea”. Una posizione criticata fortemente da Renato Brunetta, il presidente dei deputati di Forza Italia.

Da - http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_11/italia-germania-napolitano-il-dissenso-non-sia-mai-meschinita-9c297b8a-8168-11e4-98b8-fc3cd6b38980.shtml

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Napolitano: «Colpire infiltrazioni criminali e corruzione in politica»
10 dicembre 2014

«È ormai urgente la necessità di reagire» a una certa anti-politica, «denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie», ma anche a «riavvicinare i giovani alla politica». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto a una iniziativa dell'Accademia dei Lincei su “Crisi di valori da superare e speranze da coltivare per l'Italia e l'Europa di domani”.

Colpire infiltrazioni criminali e corruzione in politica
«Non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i più diversi canali come in questo momento è emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura nella stessa capitale», ha detto il presidente della Repubblica.

Grave decadimento della politica
Il capo dello Stat ha osservato come in Italia sia in atto una crisi «che ha segnato un grave decadimento della politica, contribuendo in modo decisivo a un più generale degrado dei comportamenti sociali, a una più diffusa perdita dei valori che nell'Italia repubblicana erano stati condivisi e operanti per decenni».

Alle Camere atti che stracciano valori vitali
«Pur essendosi registrati già in periodi precedenti casi gravi di strappi alle regole e al clima abituale nelle aule parlamentari, mai era accaduto quel che si è verificato nel biennio ormai alle nostre spalle, quando hanno fatto la loro comparsa in Parlamento metodi e atti concreti di intimidazione fisica, minaccia, di rifiuto di ogni regola ed autorità, e in sostanza tentativi sistematici ed esercizi continui di stravolgimento ed impedimento della vita politica e legislativa di ambedue le Camere», ha sottolineato il presidente della Repubblica.

Esistono focolai eversivi
In Italia «esistono, magari al di fuori di ogni etichettatura di sinistra - ha detto Giorgio Napolitano - o di destra, gruppi politici o movimenti poco propensi a comportamenti pienamente pacifici. Esiste un rischio nel nostro Paese di focolai di violenza destabilizzante, eversiva, che non possiamo sottovalutare, evitando allo stesso tempo l'errore di assimilare a quel rischio tutte le pulsioni di malessere sociale, di senso dell'ingiustizia, di rivolta morale, di ansia di cambiamento con cui le forze politiche e di governo in Italia debbono fare i conti».

No al carrierismo personale
«La moralità di chi fa politica poggia sull'adesione profonda, non superficiale, a valori e fini alla cui affermazione concorre col pensiero e con l'azione. Altrimenti l'esercizio di funzioni politiche può franare nella routine burocratica, nel carrierismo personale, nella ricerca di soluzioni spicciole per i problemi della comunità, se non nella più miserevole compravendita di favori, nella scia di veri e propri circoli di torbido affarismo e sistematica corruzione», ha detto il presidente della Repubblica.

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Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-10/napolitano-colpire-infiltrazioni-criminali-e-corruzione-politica-173121.shtml?uuid=ABvS8mOC

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Napolitano: «L’anti-politica è ormai quasi una patologia eversiva»
Il capo dello Stato nel discorso all’Accademia dei Lincei: «Urgente riavvicinare i giovani».
E sull’inchiesta nella Capitale: «Fermare infiltrazioni criminali»

Di Redazione Online

«La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva». Arriva decisa la condanna del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad un sistema politico che «da due anni è afflitto dalla patologia dell’antipolitica».Un messaggio che in qualche modo deve far fischiare le orecchie a Beppe Grillo. Che cosi regisce: «Napolitano deve stare molto attento rischia che lo denunciamo per vilipendio del Movimento».

«Necessario reagire all’antipolitica»
«È ormai urgente la necessità di reagire» ad una certa anti-politica, aveva detto il capo dello Stato, «denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie, ma anche a riavvicinare i giovani alla politica» sottolinea ancora il presidente della Repubblica. Il capo dello Stato spiega come negli ultimi tempi, nei confronti della politica e delle istituzioni siano «dilagate analisi unilaterali, tendenziose, chiuse ad ogni riconoscimento di correzioni e di scelte apprezzabili, per quanto parziali o non pienamente soddisfacenti». Un’azione, sottolinea il capo dello Stato, cui non si sono sottratti «infiniti canali di comunicazione, a cominciare da giornali tradizionalmente paludati, opinion makers lanciati senza scrupoli a cavalcare l’onda, per impetuosa e fangosa che si stesse facendo, e anche, per demagogia e opportunismo, soggetti politici pur provenienti della tradizioni del primo cinquantennio della vita repubblicana».

Minacce
«Nel biennio appena trascorso - prosegue il capo dello Stato - c’è stata la comparsa di metodi e di atti concreti di minacce con il rifiuto del riconoscimento delle istituzioni e con l’impedimento» dell’attività parlamentare in entrambe le Camere», sostiene Napolitano, «E dubito che questo sia finito», aggiunge il capo dello Stato. Ultimamente vediamo «svalutazioni sommarie e posizioni liquidatorie» rispetto all’Unione Europea: «gli ingredienti dell’anti-politica si sono confusi con gli ingredienti dell’anti-europeismo» evidenzia ancora il presidente della Repubblica.

Infiltrazioni criminali
Intervenendo ad una conferenza all’Accademia dei Lincei il capo dello Stato ha lanciato anche un monito al sistema dei partiti, spiegando che «Non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i più diversi canali come in questo momento è emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura nella stessa capitale».

10 dicembre 2014 | 17:36
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_10/napolitano-anti-politica-ormai-quasi-patologia-eversiva-29c54b94-8089-11e4-bf7c-95a1b87351f5.shtml

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