LEGA e news su come condiziona il governo B.
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26/10/2008 (10:25) - Il CASO
Federalismo, scintille nel governo
Miccichè: «Sud suddito del Nord».
Lombardo: così non va, reagiremo.
Calderoli: Miccichè? Non lo conosco
ROMA
Il federalismo che la maggioranza si appresta a varare a Gianfranco Miccichè «non piace».
Ha un dubbio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio: non si fida di un «federalismo fatto dagli "amici" della Lombardia e da gente come quella della Lega» perchè gli sembra che in generale «nel Mezzogiorno si è sudditi nei confronti dei poteri del Nord».
Miccichè attacca: «Vogliono lo scontro tra territori, ma se questo ci deve essere - aggiunge - allora che sia alla pari: uno scontro politico e non territoriale perchè loro sono più forti di noi anche nella demagogia». Miccichè dice di «sapere bene che gli unici fondi disponibili che ci sono per il momento sono quelli per il Mezzogiorno» e che in «un momento di difficoltà se i soldi servono per altro non c’è alcunchè di scandaloso» nell’impiegarli diversamente. Ma, proprio perchè «si parla di soldi del Sud», non gli sta bene «l’attacco» di Roberto Formigoni e Letizia Moratti sul finanziamento di 140 milioni di euro al Comune di Catania stanziati dal Cipe per evitare il dissesto finanziario dell’Ente. E non fa nulla per nascondere di sentirsi come tradito: «È una vigliaccata: noi abbiamo dato 1,4 miliardi di euro all’Expo di Milano con i nostri soldi, quelli destinati al Fas per il Mezzogiorno».
L'affondo di Miccichè scuote la maggioranza. La reazione della Lega non si fa attendere: «Miccichè chi? Non lo conosco - dice Calderoli -. Per me in Forza Italia i punti di riferimento sono Berlusconi, Schifani, Prestigiacomo, Alfano. Non posso commentare le dichiarazioni di chi non conosco». Il ministro per la Semplificazione normativa getta acqua sul fuoco: «A me sembra di aver sentito il presidente Lombardo, che per me è il riferimento dell’Mpa, parlare del federalismo in termini completamente diversi». L’attacco di Miccichè sembra collocarsi nell’ambito di una antica, ma pare mai sopita idea, dell’esponente di Forza Italia: il partito del Sud da contrapporre alla Lega, federato con il Pdl. Così ai giornalisti che gli chiedono se pensa ancora a quel progetto replica convinto «sì e ne parlo sempre di più».
A condividere la tesi di Miccichè sul federalismo è anche il presidente della Regione Siciliana e leader del Mpa, Raffaele Lombardo, sottolineando che «ormai bisogna capire che i contrasti politici non si basano su divergenze tra Sinistra e Destra: il confronto è tra Nord e Sud». «Se questo federalismo - avverte Lombardo - dovesse andare avanti così a via di scandali e di rivendicazioni inesistenti, come quelle di presidenti di regione e sindaco del nord sostenuti da un sistema economico e di informazione volgarmente parziale, saremo costretti a reagire». Il leader del Mpa si dice però «certo che il presidente Berlusconi saprà essere buon arbitro della maggioranza, che è fatta di forze politiche della Lombardia e della Sicilia». Così, per Lombardo, «per oggi il bicchiere resta mezzo pieno perchè questa è l’unica soluzione. Per oggi però...».
da lastampa.it
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Condono per ladri d'arte? Il Parlamento vuol sapere
Stefano Miliani
Apollo con grifone, restituito dal Getty all'Italia nel 2007, foto della mostra "Nostoi. Capolavori ritrovati"Il Pdl prepara due emendamenti alla Finanziaria a firma Gabriella Carlucci che, in sostanza, scaricherebbero da ogni rischio chi ha traffica illegalmente reperti archeologici o monete antiche? Che depenalizza il possesso illecito di pezzi anteriori al 476 dopo Cristo? Un condono per chi smercia o trafuga pezzi d'archeologia? Sì, denuncia la Uil Beni culturali, abbiamo i documenti. Non è vero, ribatte l'onorevole che indignata smentisce e minaccia azioni legali: «Non ho mai presentato nessun emendamento alla Finanziaria avente ad oggetto sanatorie, più o meno mascherate, a favore di tombaroli e ladri di opere d'arte». In realtà, li ha ritirati. Lo segnala nel resoconto della riunione del 28 ottobre il presidente della quinta commissione bilancio e tesoro Giancarlo Giorgetti.
Sia come sia, la vicenda ha suscitato un indignato articolo del direttore della Normale e presidente del Consiglio superiore dei beni culturali Salvatore Settis su Repubblica, ha provocato un'interrogazione parlamentare del deputato Pd Ermete Realacci e di altri parlamentari dell'opposizione e una petizione di Legambiente sul sito www.lanuovaecologia.it.
Nelle pieghe della Finanziaria 2009 starebbero per filtrare dunque due emendamenti per «la riemersione di beni culturali in possesso di privati». Tenete conto che, dalla legge di tutela del 1909, ogni testimonianza della cultura e d'arte trovata sotto terra appartiene al Demanio e dunque allo Stato e va prontamente denunciata.
Stando al provvedimento, finora rimasto negli uffici parlamentari, basterebbe dichiarare di avere, magari in cantina o in un armadio, un reperto entro 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto, dire di esserne in possesso in buona fede e pagare le spese di catalogazione (che oscillerebbero tra i 300 e i 10mila euro) per diventare legittimi proprietari di quel pezzo di statua etrusca o romana o di quel capitello della Magna Grecia. Secondo la denuncia tale disegno depenalizzerebbe i reati di furto, ricettazione e incauto acquisto (cioè l'aver comprato senza sapere la provenienza del pezzo).
Nel 2004 un parlamentare dell'allora Forza Italia, Conte, tentò di inserire un emendamento analogo ma fu stoppato dopo la denuncia pubblica del direttore della Normale di Pisa Salvatore Settis, con l'intervento dell'allora ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani. Anche stavolta l'attuale ministro di settore, Bondi, sarebbe estraneo all'idea.
Un'idea devastante o sensata per portare a galla quanto è nascosto? «Ci sono due livelli - risponde Pier Giovanni Guzzo, archeologo, soprintendente di Pompei e Napoli, passato anche per la Soprintendenza di un territorio a rischio come la Calabria - In teoria l'acquisizione di conoscere quanto c'è potrebbe essere positivo, in realtà l'esperienza insegna che dall'autodenuncia non escono pezzi eccezionali, quelli vanno all'estero tranquillamente in modo illecito.L'eventuale teorico vantaggio sarebbe di fatto soffocato».
E depenalizzare reati così potrebbe servire? «Un'idea lontanissima dal costume generale. Inoltre, con le restituzioni del Getty e di altri musei americani, si è parlato così tanto di opere trafugate che chi ha qualcosa non può far finta di non sapere di avere qualcosa che appartiene allo Stato. La verità - conclude - è che se vogliamo combattere gli scavi clandestini bisogna ampliare le risorse delle soprintendenze perché possano condurre indagini archeologiche. I tombaroli se la vedrebbero più brutta se potessimo essere davvero presenti».
Pubblicato il: 29.10.08
Modificato il: 30.10.08 alle ore 10.26
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SCUOLA & GIOVANI L'INTERVISTA /
Calderoli: "In passato ho sbagliato anch'io cambiando la nostra Costituzione a colpi di maggioranza"
"Chiamiamo subito Veltroni certe riforme si fanno uniti"
di PIERO COLAPRICO
MILANO - La prima persona che Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione, chiamerebbe a parlare di università è, così dice, "Walter Veltroni".
E perché vuole aprire a Veltroni sui temi dell'università?
"So di aver commesso un errore in passato, quando ho fatto di tutto per cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza. Dagli errori bisogna imparare, sulla scuola ci vuole un discorso unitario".
In nome di che cosa?
"È un settore che gode di una propria autonomia e questo tema deve rientrare nel discorso più generale delle riforme costituzionali".
Su quali elementi spera che Veltroni entri nel dibattito?
"Anche Veltroni non può non considerare che nelle università ci sono 5.300 corsi, o che a Firenze c'è un corso per un solo studente e tredici professori. Bisogna prendere insieme delle decisioni, non per premiare o punire qualcuno, ma per creare una base reale di ragionamento e ripartire".
C'è mezza Italia che protesta. Almeno nella comunicazione, forse il governo ha sbagliato.
"Sicuramente. Nelle strade e in parlamento si sta protestando per cose che risalgono a luglio e agosto. Si è utilizzato il decreto Gelmini che nulla c'entra con un euro tolto alle università per sollevare il problema. Ma c'erano tre mesi per far capire le cose e non s'è fatto".
Studenti e professori intanto contestano i tagli.
"Sono d'accordo con gli universitari quando chiedono più formazione e più ricerca. La ricerca è stata "sottotagliata" rispetto a tutti gli altri settori, ma con gli sprechi che ci sono da decenni, se tagli 60 milioni è come tagliarne 600".
Il ministro Maroni chiede di identificare chi occupa le scuole.
"Se uno fa attenzione ai video dei cortei e degli occupanti, si rende conto visivamente che il numero dei fuori corso o dei pluribocciati è enormemente salito e non corrisponde agli studenti. Mi sembra di vedere le facce delle curve degli stadi. Se l'identificazione è un modo per impedire che i professionisti della contestazione possano interferire, ben venga".
Bossi dice che "la sinistra ha perso il potere sugli operai e cerca l'appoggio degli studenti". Può suonare una tesi un po' di comodo.
"Purtroppo è vero. Quando si è schierato con le banche e la grande industria, il centrosinistra è diventato incompatibile con gli operai, che si sono schierati con la sinistra arcobaleno, che è fallita. Alla fine hanno votato Lega, perché dopo decenni di proclami si sono trovati con lo stipendio che non basta mai".
A qualcuno questa contestazione ricorda il '68. Anche a lei?
"Come partenza forse, ma quello - e so di tirarmi addosso gli d'insulti dei miei - era un grosso momento culturale e senza il '68 non ci sarebbe stato quel grande movimento di emancipazione della donna. Purtroppo è degenerato nella violenza. La storia ha bisogno di più tempo per compiersi al meglio, oggi non mi pare ci siamo cambiamenti culturali in vista".
Anche la mancanza di futuro sembra un buon collante.
"Riconosco che quest'ansia c'è, ma contrasta con i numeri. Se uno verifica c'è un continuo incremento dell'occupazione, la disoccupazione è in calo. Il futuro che c'è, però, non è come dovrebbe essere e abbiamo una responsabilità di fronte a questo dramma. Per questo invoco Veltroni e un'opposizione seria, per dare quello che si può dare".
Condivide il decreto Gelmini?
"Sì, non è una riforma, ma un intervento limitato sulla scuola dell'obbligo, per riconsiderare voti, condotta, maestro prevalente. Purtroppo la scuola è stata utilizzata per diventare un ammortizzatore sociale. Ma esistono dei parametri europei, teniamone conto. Diamo più soldi al maestro prevalente e utilizziamo gli altri, pagandoli un po' meno, per aumentare il tempo pieno dei nostri figli. L'insegnante precario protesta legittimamente, ma i suoi non sono e non erano diritti acquisiti".
(3 novembre 2008)
da repubblica.it
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L’orizzonte della Lega è lo zerbino
Maria Novella Oppo
Ogni occasione è buona per far brillare sotto le luci delle telecamere provincialismo e servilismo della destra nostrana. E, dove non arrivano i berluscloni, ci pensano i leghisti. Così, dentro l’incredibile dibattito sull’obamismo postumo o preventivo, che esprime l’assoluta incapacità di misurarsi con la dimensione planetaria degli eventi, si colloca il localismo della Lega Nord. Anzi, a dire la verità, si dovrebbe parlare di localismo immaginario e razzismo reale, visto che il luogo tanto mitizzato come patria non esiste nemmeno.
Trattasi, come noto, di una padania di comodo, che per i leghisti diventa una sorta di utero pro domo sua, un ventre protettivo di interessi domestici che si sintetizzano nello slogan «padroni a casa propria».
E la casa è l’origine e il perno di tutto il mondo leghista, che ha nello zerbino il suo orizzonte etico ed estetico. Come rivela la straordinaria dichiarazione fatta ieri mattina ad Omnibus da Carolina Lussana: «In Italia non abbiamo bisogno di Obama perché il cambiamento lo incarna già Bossi».
Pubblicato il: 07.11.08
Modificato il: 07.11.08 alle ore 8.31
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6/12/2008
Ma sulle moschee la Lega garantisce i diritti
ROBERTO COTA
Egregio Direttore,
in riferimento all’editoriale di Marcello Sorgi Bloccare le moschee? pubblicato il 4 dicembre scorso, vorrei proporre alcune precisazioni.
Sorgi afferma che la moratoria sulla costruzione di nuove moschee proposta dalla Lega «non aiuta la soluzione del problema».
Su questo punto non sono d’accordo, ma soprattutto vorrei che si entrasse nel merito della nostra proposta prima di criticarla.
La questione della costruzione delle moschee e dei presunti centri culturali è un problema grave, molto sentito sul territorio, perché spesso vanno a insediarsi nelle zone più inadatte delle nostre città, si diffondono come funghi e, al disopra di tutto, all’interno vi si svolgono attività di ogni tipo, sottratte a qualsiasi controllo o regolamento. Nella migliore delle ipotesi si tratta di esercizi commerciali abusivi, ma nella peggiore di attività di fiancheggiamento al terrorismo islamico. I fatti di cronaca testimoniano ciò. E a fronte di questo dobbiamo fare chiarezza. Abbiamo chiesto una moratoria affinché il Parlamento approvi in fretta una legge per regolamentare quei culti che non abbiano sottoscritto intese con lo Stato. Su questo punto sappiamo di avere dalla nostra la gente ed anche gli amministratori locali, che si trovano a dover fronteggiare fenomeni più grandi di loro.
Ma entriamo nel merito. Abbiamo presentato una proposta di legge per cui si demanda alle Regioni la potestà di autorizzare la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto per le confessioni che ne fanno richiesta. La costruzione deve essere autorizzata presentando alla Regione un’apposita domanda corredata del progetto edilizio e del piano-economico finanziario, con l’elenco degli eventuali finanziatori italiani e stranieri per controllare da dove vengono le risorse di cui spesso non si capisce l’origine. Chiediamo inoltre che sia prevista l’approvazione di tali insediamenti tramite referendum da parte della popolazione del comune interessato. Le confessioni e le associazioni religiose che presentano la domanda, secondo la nostra proposta, devono depositare uno statuto che riconosca, tra l’altro, la democraticità e la laicità dello Stato e che impegni al rispetto della dignità dell’uomo, della famiglia, e all’uguaglianza uomo donna. Inoltre si specifica il divieto di svolgimento di attività non strettamente collegate alla pratica religiosa e il divieto dell’uso di lingue diverse dalla nostra in tutte le attività pubbliche che non siano strettamente collegate all’esercizio del culto.
Mi sembrano principi di buon senso e, se qualcuno ha qualcosa da dire, per favore entri nel merito e non faccia finta che il problema non esista o non sia affrontabile. Così come smettiamola di invocare, spesso a sproposito, il rispetto dei diritti che, peraltro, vengono assolutamente garantiti, di chi arriva trascurando il diritto alla sicurezza dei nostri cittadini. Su questo punto usciamo anche dall’equivoco di una presunta integrazione che non si realizza proprio perché in queste moschee spesso si fa di tutto e di più e si sviluppa uno Stato nello Stato al di fuori della legalità.
A fronte di tutto questo che cosa è ragionevole? Fermarci a riflettere posto che non c’è assolutamente una carenza, ma un sovraffollamento di moschee? Oppure ignorare la realtà e trovarci a non essere riusciti a prevenire ciò che fino ad oggi siamo riusciti a sventare?
Presidente deputati Lega Nord
da lastampa.it
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