LEGA e news su come condiziona il governo B.

<< < (19/24) > >>

Admin:
Borghezio chiede luce e riscaldamento per i rom


ROMA (19 settembre) - «Ho telefonato al dottor Lucarelli a cui ho chiesto un impegno per i bambini del Casilino 900 che vanno a scuola ma non hanno corrente elettrica per poter studiare. Il dottor Lucarelli mi ha assicurato che con urgenza verrà affrontato il problema dal Comune di Roma e che verranno allestiti locali all'interno del campo con luce e riscaldamento proprio per far studiare i bambini. Si parla tanto di integrazione e poi vediamo situazioni come questa di oggi».

È l'onorevole Mario Borghezio della Lega nord che crea il colpo di scena alla fine della visita al Casilino 900 del Comitato libertà civili dell'Europarlamento.

È lui a raccontare che, nell'incontro avuto in giornata dalla delegazione di Strasburgo con il ministro dell'interno Maroni, il titolare del Viminale si è impegnato a realizzare, dopo la fine del censimento previsto per il 15 ottobre, «strutture alternative ai campi con luce, acqua e riscaldamento».

da ilmessaggero.it

Admin:
Maroni a Vespa: per ora stop aiuti alla Libia


ROMA (21 settembre)

Gli sbarchi di clandestini dalla Libia non diminuiscono e così, per ora, niente barche italiane per la polizia libica.

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, nel corso di una conversazione con Bruno Vespa sullo stato dell'immigrazione che sarà pubblicato nel nuovo libro del giornalista Un'Italia diversa. Viaggio nella rivoluzione silenziosa” in uscita da Mondadori-Rai Eri il 3 ottobre, si dice contrariato perché nella prima metà di settembre gli sbarchi di clandestini provenienti dalla Libia non sono diminuiti rispetto allo scorso anno, nonostante il trattato di amicizia firmato il 30 agosto a Bengasi da Berlusconi e Gheddafi.

Così il ministro afferma di aver deciso di condizionare alcuni finanziamenti previsti dal trattato alla effettiva attuazione degli accordi. «Per ora - ha detto il ministro a Vespa - ho bloccato a La Spezia una nave che avrebbe dovuto portare in Libia trenta piccole imbarcazioni ad uso della polizia libica. Il nostro accordo prevede due misure per arginare l'immigrazione clandestina: il controllo delle frontiere meridionali della Libia per evitare l'arrivo di profughi da Eritrea, Etiopia, Somalia e Ciad e l'invio di sei motovedette italiane con equipaggio misto italo-libico che pattuglino le coste settentrionali della Libia per rimandare indietro le barche sfuggite ai controlli. L'Unione europea avrebbe dovuto finanziare il primo progetto, ma non l'ha fatto. Lo finanzieremo noi con trecento milioni di euro e la tecnologia di Finmeccanica che provvederà all'installazione di una rete satellitare di controllo. Ma Finmeccanica non comincerà i suoi lavori se contestualmente non saranno partite le motovedette. Conto che tutto possa avvenire all'inizio di ottobre, dopo la conclusione del Ramadam e sarò io stesso a bordo di una motovedetta per il viaggio inaugurale».

da ilmessaggero.it

Admin:
Al voto senza razzismo

Paolo Soldini


Un gentlemen agreement, un patto tra gentiluomini di tutte le forze politiche democratiche perché dalla campagna per le elezioni europee di giugno siano banditi argomenti, toni, suggestioni, riferimenti, anche indiretti o sotto traccia, di stampo razzista, antisemita, anti-islamico e xenofobo. La proposta viene dal Tavolo di coordinamento della Società Civile, un organismo creato per volontà della Commissione europea e della sua rappresentanza in Italia per dare voce, negli affari dell’Unione europea, ai rappresentanti di grandi gruppi e movimenti di opinione presenti nella società.

A cominciare dagli ambientalisti, i consumatori, il volontariato, le Ong che si occupano di lotta alla povertà e di tutela dei diritti umani. Il gentlemen agreement anti-razzismo ha qualche precedente che ha funzionato, a suo tempo, ottimamente. La prima volta fu stretto tra i partiti democratici del Belgio (socialisti, cristiano-democratici, raggruppamenti fiamminghi e valloni) nel 1986, quando per la carica di borgomastro a Schaerbeek, comune della conglomerazione brussellese, si presentò un liberale “dirazzato” con un’aspra campagna contro l’“ondata” di stranieri, turchi, maghrebini e africani, che avrebbe compromesso il carattere “belga” del comune e di tutta Bruxelles. L’accordo fu poi rinnovato negli anni ‘90, quando una formazione apertamente xenofoba, il Vlamse Blok, riuscì a conquistare addirittura il primato nella seconda città del Belgio: Anversa, con il suo porto cosmopolita e la sua numerosa comunità ebraica. Accordi simili furono poi sottoscritti nei Paesi Bassi, dove un ruolo di promozione lo ebbero i democratici cristiani, i laburisti e i liberal-democratici, e in Germania dopo l’unificazione, dove l’iniziativa partì dal sinodo della chiesa evangelica. Che prospettive ha oggi la proposta rilanciata dal Tavolo della Società civile? Sarebbe ingenuo nascondersi la circostanza che il Paese in cui si incontrerebbero le maggiori resistenze è proprio l’Italia. Qui un partito esplicitamente xenofobo non solo è al governo, ma controlla vari ministeri, tra cui quello dell’Interno. Una circostanza che non si è mai verificata prima in nessuno dei grandi Paesi dell’Unione, salvo che in Austria quando la Fpö di Jörg Haider fu associata dal cancelliere cristiano-democratico Wolfgang Schüssel alla guida del Paese, tra le preoccupazioni e le proteste del resto d’Europa. Va ricordato che per l’Austria fu addirittura evocato, allora, il ricorso all’art. 6 del Trattato, che prevede la sospensione temporanea di uno stato membro in cui si verifichino gravi violazioni dei princìpi di democrazia e di eguaglianza. Con allarme furono considerati anche certi toni antisemiti e ultranazionalisti che si diffondevano nella Polonia dei gemelli Kaczynski e non c’è dubbio che l’atteggiamento dell’opinione europea ebbe un ruolo nella sconfitta elettorale del loro partito.

Il fatto che la Lega Nord italiana appaia assai poco propensa ad aderire a un patto che le toglierebbe l’arma demagogica che i suoi esponenti usano nelle piazze e che cercano di tradurre, grazie al ministro Maroni, anche in leggi dello Stato, non blocca comunque i rappresentanti della società civile.

Se la proposta diventerà ufficiale e verrà fatta propria da un partito o da una istituzione (i cattolici pensano anche all’assemblea dei Vescovi), non sarà tanto facile per i partiti di governo che non sono la Lega opporle un “no” e spiegarlo all’opinione pubblica.

Al di là delle furbizie propagandistiche, delle ipocrisie e di molti, e gravi, scivolamenti di cultura politica, né Alleanza nazionale né Forza Italia potrebbero permettersi di sfuggire, almeno formalmente, all’impegno. Il loro “sì” non eliminerebbe il veleno che certi organi di stampa, certe tv berlusconiane (e non solo), certi sindaci e molti amministratori ed esponenti politici continuano irresponsabilmente a diffondere verso gli immigrati, i rom, le minoranze, ma sarebbe un’utile remora contro le strumentalizzazioni più becere da parte dei dirigenti più in vista.

Una controindicazione, per il Pdl, sarebbe certamente l’ostilità dell’alleata Lega. Ma ci sarebbero anche dei vantaggi.

An, aderendo al gentlemen agreement, acquisterebbe un credito presso quei (molti) partiti del Ppe che vedono con inquietudine l’arrivo, tra le loro file, di una formazione la cui conversione democratica è tanto recente e, in fatto di giudizi sul fascismo, ancora assai zoppicante. Il Pdl avrebbe qualche chance in più di farsi accettare dal composito mondo democratico-cristiano, nonostante le enormi e giustificate diffidenze nei confronti del suo inquietante padre-padrone. Insomma, qualche buona carta nel mazzo c’è, e vale la pena provare a giocarla.

Pubblicato il: 25.09.08
Modificato il: 25.09.08 alle ore 8.40   
© l'Unità.

Admin:
Fini si sfoga contro i pianisti: ci vorrebbero i parà.

Ma per la Lega i deputati di maggioranza possono votare per due

di Mario Ajello


ROMA (2 ottobre) - Sensazionale innovazione nel mondo della musica: se il "pianista" è del Pdl (o della Lega), il suo suono è puro come quello di Johann Sebastian Bach. Se invece è del Pd, la sua musica è degenerata.

La scoperta si deve a un leghista nato a Messina - sì, esiste anche questo strano ircocervo geopolitico - che si chiama Matteo Brigandì, è un marcantonio di quasi due metri con pizzetto bianco alla Nino Bixio e porta cravatta verde e pochette dello stesso colore più camicia rosa. Fra un po’, lo vedremo scagliarsi addosso a un dipietrista nei banchi di Montecitorio, ma prima il nostro musicologo d’Aula - che in realtà è un’avvocato o meglio: è l’avvocato di Bossi e «quando il Senatur lo difendo io si salva sempre in tutte le cause» - espone davanti ai deputati la sua innovativa teoria sul "pianismo", che in gergo parlamentare significa votare, negli scrutini in Aula, non solo a proprio nome ma anche per il vicino di posto che non c’è perché rimasto a casa per una pennichella o andato alla buvette o al wc o in giro chissà dove. Insomma, ecco il lodo Brigandì: «Se i deputati di maggioranza votano per due, possono farlo per ragioni politiche. Invece quelli di opposizione che attuano questa pratica lo fanno solo per intascare la diaria. E ciò si chiama truffaaa!!!!».

La nuova teoria musicologica si deve al fatto che i dipietristi s’erano infuriati per l’alto numero di ”pianisti” presenti nei banchi del centro-destra, e allora Brigandì replica tirando fuori questa sua teoria. Riassumibile così: se il ”pianista” è nero (anzi, più esattamente: azzurro pidiellino o verde leghista) è un virtuoso; se il "pianista" è bianco (o rosa Pd, o scudocrociato Udc, o celestino Idv), va espulso dalla sala del concerto parlamentare per indegnità, incapacità, truffaldineria. E adesso, alla luce della nuova teoria Brigandì, Jane Champion dovrà girare di nuovo il suo film «Lezioni di piano» e così Giuseppe Tornatore con «La leggenda del pianista sull’oceano» e Roman Polanski con «Il pianista». In più, in «Animal crackers», Groucho chiedeva al fratello Chico Marx: «Quanto chiedete, ragazzi, per suonare il piano?». «Dieci dollari l’ora, va bene?». I "pianisti" virtuosi del centro-destra meriterebbero molto di più. I "pianisti" immorali del centro-sinistra meriterebbero molto di meno, secondo un ideale tariffario Brigandì.

Comunque, appena la nuova teoria musicale rimbomba nell’emiciclo, il dipietrista Antonio Borghesi comincia a urlare e a offendere: «Chi ha appena parlato», cioè Brigandì, «ha passato qualche mese nelle patrie galere». A quel punto, lasciando un attimo da parte la sua scoperta scientifica, il Brigandì si alza dal suo posto e si avvia verso Borghesi, seduto davanti a Di Pietro, per fare baruffa. Lo placcano, a fatica, vista la mole del nostro, i custodi. Lui sembra un leone in gabbia, e - come narra il cronista dell’Ansa - ruggisce verso l’avversario: «Infame! Fascista! Str...! Pezzo di...!». «Buffone, buffone!», gridano quelli dell’Idv. Tacciono quelli del Pd. Poi Borghesi chiederà scusa: «Non sapevo che Brigandì era stato assolto nelle sue vicende giudiziarie». Di Pietro chiede la pace: «Stringo la mano a Brigandì». E Fini è sconsolato per il brutto show: «Vi ricordo che qui sopra, nella tribuna del pubblico, ci sono dei ragazzi che ci guardano». Sì, c’è una scolaresca cui subito le maestre si rivolgono così: «Ragazzi, state calmi... Non vi impressionate...». E li porta via, anche se non sembrano sotto choc. Poi arrivano altri studenti, di una scuola media umbra, ma ormai la situazione è pacificata e loro un po’ se ne dolgono: «Mannaggia, se arrivavamo prima vedevamo la rissa. Sarà stata bella come quelle fra politici in tivù?».

Ma il "pianismo" - che ieri è servito a coprire i vuoti nei banchi della maggioranza - non sembra sradicabile dall’Aula. Almeno finchè non sarà introdotto, e ciò accadrà dopo Natale, il sistema delle impronte digitali. Nel frattempo, davanti al caos dodecafonico finito in quasi rissa, Fini si sfoga con il deputato Paglia, un ex della Folgore: «Chiama i paracadutisti, qui ce n’è bisogno!».

da ilmessaggero.it

Admin:
«Addio grande amico», la Lega piange Haider


«Dopo quella di Lazzaro, credo che la mia sia la risurrezione più clamorosa nella storia». Firmato Jorg Haider. Lo aveva detto dieci giorni fa in un'intervista al "Giornale", ricordando il recente successo del suo nuovo partito alle elezioni in Austria.

Nella stessa non aveva nascosto le sue simpatie per la Lega di Umberto Bossi: «Siamo, per certi aspetti, l'equivalente della Lega». E difatti dal partito di Bossi arriva un coro di reazioni solidali per la scomparsa del «grande amico».

Il più nostalgico è l'europarlamentare Mario Borghezio della Lega Nord. «Muore, con Joerg Haider, un grande europeo, uno strenuo combattente dell'Europa dei popoli contro la deriva centralista dell'Europa di Bruxelles. Un risvegliatore di popoli, come Bossi, un grande amico della Padania, ingiustamente calunniato dai servi sciocchi del politicamente corretto e dell'antirazzismo ipocrita», Borghezio poi annuncia la commemorazione all'inaugurazione a Milano del corso di preparazione politica della "Fondazione federalista per l'Europa dei popoli".

Per Umberto Bossi «era uno che vinceva. E quando si è capaci magari si finisce con il dare fastidio a tanta gente». Bossi ha anche ricordato di avere visto per caso, recentemente, la giovane figlia dell'uomo politico austriaco «alla festa della birra che si è svolta all'ambasciata tedesca a Roma».

Valanga di telefonate di rimpianto e commemorazione su Radio Padania libera, emittente della Lega Nord. Tre ore di trasmissione in diretta, condotta dal deputato Matteo Salvini, che è anche vice segretario della Lega Lombarda, sul filo del ricordo e della testimonianza da parte di molti ascoltatori che avevano conosciuto o incontrato il politico austriaco, il quale, alcuni anni orsono era anche intervenuto come ospite a feste leghiste in Veneto.

Una ascoltatrice, Fiorenza, che ha chiamato dal Veneto ha raccontato, in lacrime, che nella sua camera tiene sul comodino tre foto «quella di Bossi, quella di Papa Luciani e quella di Haider». Definito da molti ascoltatori «un amico della identità dei popoli e della Padania», ricordato da Duilio di Udine come «una persona semplice e molto affabile, lo avevo incontrato in agosto in montagna e subito mi era risultato simpatico». Haider è stato difeso da quasi tutti gli intervenuti: «è ora di finirla di dipingerlo come un razzista e uno xenofobo, era solo un difensore dei popoli».

Moltissimi sono stati anche gli ascoltatori che hanno espresso il desiderio di partecipare a titolo personale ai funerali del politico austriaco, chiedendo anche una rappresentanza ufficiale della Lega alle esequie.

Per il conduttore-deputato Matteo Salvini «Haider ha lasciato un ricordo profondo da parte di chi ha capito che non era un leader xenofobo come invece si era cercato di dipingerlo».

Per l'ex ministro e ora eurodeputato Francesco Speroni «è una grande perdita, soprattutto in un momento cruciale come questo».

Per il capogruppo al Senato Federico Bricolo, Haider «ha dimostrato che quando si è convinti delle proprie idee e in nome di esse si porta avanti una battaglia con coraggio senza indietreggiare di fronte agli attacchi di tutti, alla fine si è premiati dal popolo e dal territorio e si ottiene successo».

Haider però aveva estimatori anche a destra. E Francesco Storace lo ha subito celebrato sul suo blog. «Crediamo che Haider abbia interpretato la voglia di una parte del suo popolo di ribellarsi al pensiero unico, di riappropriarsi di un'etica che proprio nei giorni della crisi finanziaria mondiale torna alla ribalta come necessità di riscatto morale.».

Non da meno vuole essere Luca Romagnoli, segretario nazionale della Fiamma Tricolore. «L'improvvisa scomparsa di Joerg Haider ci lascia sgomenti», il governatore della Carinzia, ha ricordato, «ha rappresentato per decenni la destra in Austria».


Pubblicato il: 11.10.08
Modificato il: 11.10.08 alle ore 18.05   
© l'Unità.

Navigazione

[0] Indice dei messaggi

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente