TAVOLO delle PROPOSTE e NOTE per il GRUPPO.
paolav:
Citazione di: darwin - Luglio 01, 2008, 12:45:02 am
Scusate il tono di questo post, molto diverso dai miei soliti, però a volte anche piccoli fatti di vita scatenano qualche dubbio.
In partenza era quello che avevo letto dell'intervista di Fasoli e del contrasto culturale e sociale fra giovani e meno giovani, anche fra i giovani fra chi tende ad una identificazione di vita più legata ad una cultura "accademica" e chi si rivolge a fatti semplici della vita.
L'aneddoto è molto banale invece, riguarda un semplice attimo di relax su un terrazzino in questa calda serata estiva fumando (stranamente) una sigaretta.
Fra l'altro sono tornato ad abitare in uno stabile molto vecchio (1886, sì proprio XIX secolo) in cui sono nato e trascorso gli anni della prima giovinezza. Ovviamente la citazione autobiografica non sarebbe pertinente se non fosse per un dubbio.
In quel momento ho apprezzato delle cose molto a buon mercato nella vita, non il superattico iperteconologico, non costosissimi gadget o altri adorati oggetti da moda del lusso irrinunciabile, ma semplicemente un terrazzo su un cortile con del verde, un po' di silenzio (pur essendo in uno dei quartieri più centrali e popolari).
Ho avuto l'idea che la differenza con quei giovani fosse molto lì, in quella aspettativa, che non fosse una fatto legato alla semplice determinazione delle variabili / individui, cioé che fossi io e non altri, perché intorno e nei miei ricordi riscontro sensazioni non molto diverse, per cui mi è sembrato un fatto generazionale o, ahimé, un fatto legato allavanzare dell'età.
Le conseguenze possono essere notevoli: chi tende a dar importanza a fatti sostanziali e ben chiari; chi è freneticamente coinvolto nell'ottenere cosa non sa di preciso, che cerca di raggiungere freneticamente qualsiasi cosa possa sembrare un surrogato di personalità, di essere.
Se a questo aggiungiamo la sadica privazione di una prospettiva serena d futuro come avviene prospettando carriere da precari, sempre a correre (non ne posso più anche di una famosa citazione di Kipling, forse per me buona solo per le Adidas) per ottenere, con la catena al collo che non te lo fa raggiungere mai, forse capiremo meglio i giovani e i loro problemi reali.
Ora fare il sermone sulle cose utili della vita è davvero uno degli esercizi più inutili che la storia ricordi, ce lo propina come facciata anche la buona mamma TV quando non vuol sembrare troppo matrigna.
Quindi prima di fare la guerra al consumismo andrebbe fatta la guerra a tutte quelle situazioni che fanno sentire i giovani a metà fra leoni pronti a sbranare i propri simili e gazzelle disperate che cercano di sfuggire il leone che gli toglie tutto e quindi la vita.
Serve un minimo di giustizia che faccia intendere questo è tuo diritto perché sei nato, questo è tuo dovere perché ci sono anche gli altri.
Qualcosa che dica non devi venderti l'anima perché è tuo diritto vivere.
Contrastare il pescatore sbruffone che dice di poter pescare pesci da meraviglia e che se gli dai l'anima puoi correre e disperarti per cercare di prenderli non è l'esercizio migliore. Cercare di far intravedere una vita più solida forse può modificare maggiormente l'attenzione di quei giovani.
Scusate ho scritto in maniera confusionaria, lo so.
credo di avere capito cosa intendi, Darwin.
credo che sia lo stesso intento che ora mi ha spinge a prestare più attenzione alla qualità della vita anche delle mie ore lavorative piuttosto che alla mansione o addirittura alla sicurezza del posto di lavoro.
In questo momento è più importante per me chi vedo la mattina in ufficio e come mi sento lì dentro, piuttosto di quello che vado a fare.
ed è più importante se posso cavarci dei momenti di piacevolezza e di comunicazione.
il problema è che se non si passa attraverso certe "trappole" non sempre si riesce a capire a priori, purtroppo.
ma ora mancano quasi del tutto modelli saggi e conosciuti dai più a cui chi ancora ha le idee poco chiare possa appigliarsi, in mancanza di esperienza diretta.
una mappa del vivere, insomma.
che non significa ideologia, solo un po' di saggezza.
ciao
paola
darwin:
Ma io il biglietto per andare sul Titanic non lo volevo comprare.
Questo è il primo pensiero che mi viene leggendo l'articolo di Alessia Grossi sull'Unità.
E' preciso e descrive molto bene la situazione attuale.
I signori che hanno votato nel 2001 e nel 2008 la destra avranno sulla coscienza una delle crisi sociali più profonde che abbia mai attraversato questo giovane Paese, ma l'intensità sarà degna di segnare un'epopea.
Esercito in strada e crisi sociale alle porte ....... c'è legna per dire tanto.
Admin:
Darwin e Amic/i/he/ DICIAMOLO.
Aveva ragione chi diceva, qui, che non dobbiamo affrontare le crisi dei massimi sistemi.
Noi siamo la gente (ecco il perchè del mio Arlecchino) studiamo temi ed portiamo approfondimenti socio/politici che parlino alla "gente".
Cominciando a parlarci tra noi.
ciao
gianni.
mammamaria:
Io sono quella gente che stenta ad arrivare all'ultima settimana. E mi rendo conto che il problema va affrontato sotto moltissimi punti di vista: uno lo ha già affrontato darwin con il documento sugli straordinari, che in qualche modo tocca anche il discorso dei redditi.
Bisogna parlare di precariato, e non lo si può fare nei soli termini "solo lavoro a tempo determinato"... significherebbe chiudere gli occhi di fronte alla realtà. La risposta è rendere il precariato flessibilità ma non instabilità, come mi sembra funzionare in paesi come la spagna, ma dovrei documentarmi bene su questo.
BIsogna parlare di mercato, del costo della vita, e quindi anche d iquei servizi che la comunità nn riesce quasi più a fornire, causa soprattutto dei cntinui taglio a comuni e regioni.
Bisogna anche parlare d iquella criminalità organizzata, di cui tanto difficilmente mi sembra si voglia parlare, in quanto viene ad inquinare il mercato, favorendo sempre di più il lavoro nero, e causando sempre di più povertà. Inutile parlare di mafia e camorra nel senso di sconfiggerla... traffico di droga ed armi sono molto al di la della portata delle nostre argometnazioni... ma il pizzo, il racket sarebbe meglio dire, le infiltrazioni nelle P.A. che determinano anche il lievitare dei costi della sanità e dei servizi, l'uso che ne fanno le imprese del nord sono argomenti trattabili.
Credo che questi siano gli argomenti da affrontare.
Admin:
POLITICA
E nel partito nasce un fronte anti magistrati.
Latorre: "Questi qui vogliono farci ballare". Dubbi sulla presenza di Nanni Moretti
I girotondi assediano il Pd "Veltroni vuole lo scontro"
di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA - "La posizione di Walter è stupida", dice la scrittrice Lidia Ravera che pure del Pd è una costituente. "Noi faremmo un regalo a Berlusconi? Ma mi faccia il piacere. Le parole di Veltroni sono un oltraggio", rincara Marina Astrologo, fondatrice dei girotondi. Finirà per ritorcersi contro il Partito democratico la manifestazione di martedì organizzata da Di Pietro e Micromega per contestare le norme ad personam del Cavaliere? Il rischio è molto molto concreto. "Se sarà così la colpa ricadrà tutta su chi dichiara che siamo quattro gatti, che con i nostri cortei non si vince. È Veltroni ad averla messa sul piano dello scontro", insiste la Ravera che per essere in piazza straccerà "un biglietto aereo" e abbandonerà la pace di Stromboli.
Il Pd è stretto tra due fuochi e da giorni il dalemiano Nicola Latorre sente nell'aria il brutto clima della solita sfida a sinistra piazza-partiti. "Ci vorrà la schiena diritta. Perché questi vogliono farci ballare", avverte. La lettera-invito di Antonio Di Pietro, pubblicata ieri sull'Unità, è stata accolta a Largo del Nazareno come una "provocazione". Caro Walter, vieni con noi, la "democrazia è in pericolo", scriveva l'ex pm. Messaggio rinviato al mittente, la nostra opposizione è diversa, ripete Veltroni, che dà appuntamento per la manifestazione d'autunno: "Saremo milioni", prevede.
Ma nel Partito democratico si allarga un altro fronte. Che non è in sintonia con Berlusconi, ma muovendosi in antitesi a Di Pietro e fuori linea rispetto a Veltroni, considera il tema giustizia "una priorità assoluta". Persino l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale fa proseliti.
Per Roberto Giachetti, deputato rutelliano, è un'urgenza. E fin qui tutto nella norma: Giachetti nasce con i radicali. Ma l'ex ds Francesco Tempestini condivide: "Cancellare quella norma è diventato un imperativo". La pensa allo stesso modo il quarantenne Alessandro Maran. E "apre" il magistrato prestato alla politica Lanfranco Tenaglia, che del Pd è ministro ombra della Giustizia: "Sì, si può discutere dell'obbligatorietà dell'azione penale. Ma non con un Berlusconi in pieno conflitto d'interessi giudiziario".
Comunque la disponibilità esiste, anche per una riforma del Csm. "Dovrebbe esistere un gruppo di lavoro del Consiglio che si occupa solo della professionalità dei giudici, per esempio. La separazione dei poteri così netta tra politica e magistratura nasce dall'esperienza del fascismo - spiega Tenaglia -. C'erano leggi speciali, tribunali speciali: era necessario spezzare con la Costituzione il legame tra esecutivo e magistratura. Ma quel sistema va attualizzato".
Capito perché Di Pietro e il Pd non possono calcare la stessa piazza?
Sensibilità diverse, ma un bersaglio comune: Berlusconi. Oltre questa soglia, però, poco unisce Partito democratico e girotondini in vista dell'8 luglio. "L'assenza dei politici? Una garanzia di successo", ironizza Marco Travaglio. "Io spero che ci siano tanti cittadini. E se il Pd sta alla finestra mica scarica Di Pietro, scarica i suoi elettori". Daria Colombo, moglie di Roberto Vecchioni e girotondina della prima ora, difende invece il Partito democratico: "Non andrò a Piazza Navona. Credo nel Pd. Nel 2002 la situazione era molto diversa, i partiti del centrosinistra erano logori, avevano bisogno di una scossa. Adesso bisogna avere fiducia in Veltroni". Perciò il suo omonimo Furio Colombo, deputato Democratico, ci ripensi: "Un parlamentare avrebbe il dovere di attenersi alle indicazioni del segretario. Non sa che così indebolisce il partito?".
Al contrario, la Astrologo pensa che "a forza di prendere le distanze, il Pd si smarrisce, non sa chi è e continua a interrogarsi consultando il suo ombelico". In questo ritrovarsi cinque anni dopo il debutto, manca, per il momento, il grande protagonista dei primi girotondi, l'inventore dello slogan "non perdiamoci di vista". La posizione di Nanni Moretti resta interlocutoria. Dicono dalle parti della Sacher Film: "Moretti non sa ancora se va".
(2 luglio 2008)
da repubblica.it
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