EUROPA.
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EUROPA ORE 7
L'Ue aveva promesso a sé stessa più autonomia strategica e lo Strategic compass doveva essere lo strumento per guidare la politica di difesa e sicurezza del prossimo decennio verso un futuro di indipendenza europea. I ministri degli Esteri e della Difesa oggi si riuniscono per approvare lo Strategic compass (in italiano "Bussola strategica"), prima della benedizione formale dei capi di stato e di governo durante il Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Ma la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina ha modificato in modo sostanziale l'orientamento dello Strategic compass: la Nato e dunque gli Stati Uniti tornano a essere centrali per la sicurezza dell'Ue, secondo l'ultima bozza che è stata discussa venerdì dagli ambasciatori dei ventisette. “La partnership strategica dell'Ue con la Nato è essenziale per la nostra sicurezza euro-atlantica, come dimostrato ancora una volta nel contesto dell'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina nel 2022”, si legge nel documento: “L'Ue resta pienamente impegnata a rafforzare ulteriormente questo partenariato fondamentale anche per promuovere il legame transatlantico”.
La guerra di Putin ha costretto funzionari del Servizio europeo di azione esterna e diplomatici degli stati membri a rivedere in profondità l'ultima bozza (la quarta) dello Strategic compass. La prima frase del documento è significativa: “Il ritorno della guerra in Europa, con l'aggressione ingiustificata e non provocata della Russia contro l'Ucraina, così come i grandi cambiamenti geopolitici stanno mettendo alla prova la nostra capacità di promuovere la nostra visione e difendere i nostri interessi”. In questo contesto, "le relazioni transatlantiche e la cooperazione Ue-Nato (...) sono fondamentali per la nostra sicurezza globale". L'Ue intende rafforzare la cooperazione con la Nato su "dialogo politico, condivisione delle informazioni, operazioni di gestione delle crisi, sviluppo delle capacità militari e mobilità militare. Approfondiremo il nostro lavoro comune per migliorare la sicurezza marittima e contrastare le minacce ibride, compresa la manipolazione delle informazioni straniere e la protezione del cyberspazio". L'Ue vuole anche ampliare la collaborazione su "tecnologie emergenti e dirompenti, cambiamenti climatici e difesa, resilienza e spazio". La Nato rimane “il fondamento della difesa collettiva”, mentre “gli Stati Uniti restano il partner strategico più fedele e importante dell'Ue e sono una potenza globale che contribuisce alla pace, alla sicurezza, alla stabilità e alla democrazia nel nostro continente”.
Concretamente cosa significa? Nello Strategic compass l'Ue indica diversi strumenti per rafforzare la partnership con la Nato: organizzare riunioni congiunte di alto livello frequenti, avere incontri regolari tra il suo Comitato politico e di sicurezza e il Consiglio Nord Atlantico, effettuare scambi di personale, condividere valutazioni dell'ambiente di sicurezza e scambiare informazioni non classificate e classificate. Dal punto di vista militare, lo Strategic compass vuole andare oltre le esercitazioni parallele e coordinate attuali e passare a esercitazioni congiunte e inclusive come "vero motore" per una maggiore cooperazione Ue-Nato “così da creare fiducia, migliorare l'interoperabilità e approfondire il nostro partenariato”. La Nato è spesso citata nel documento anche a proposito delle minacce ibride, le interferenze straniere e la cyber-difesa. Per l'interoperabilità, il documento cita esplicitamente la necessità per gli stati membri dell'Ue di essere in linea con gli standard della Nato.
La prima bozza dello Strategic compass iniziava con una frase a effetto: “L'Europa è in pericolo”. Oggi “l'Europa è ancora più in pericolo”, ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. Con la guerra di Putin “in gioco non c'è solo la sopravvivenza dello stato ucraino, ma l'ordine di sicurezza dell'Europa”. Il testo dello Strategico compass ha subìto altre modifiche significative per tenere conto della guerra in Ucraina su spesa per la difesa, uso della Peace facility per fornire armi a paesi terzi, cyber-difesa, mobilità degli armamenti. Quello che doveva essere il simbolo del rilancio dell'Europa della difesa – la creazione di una forza d'intervento rapido fino a 5 mila uomini – è ancora presente nello Strategic compass, ma la sua portata è significativamente ridimensionata dalla sfida alla sicurezza collettiva posta da Putin. “Servirà per evacuazioni e altre piccole operazioni sotto comando dell'Ue”, ci ha spiegato un diplomatico di uno stato membro. Ma lo Strategic compass sarà la risposta all'invasione russa? “No” ha risposto il diplomatico: “Ci permetterà di fare più operazioni nel limite inferiore dello spettro” militare. Per quello superiore, l'Ue non può fare a meno della Nato. In un editoriale Il Foglio spiega perché alla difesa dell'Ue serve una nuova Triplice: Francia, Germania e Italia.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di lunedì 21 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
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Michel vuole un Fondo di solidarietà per l'Ucraina - Per una volta il protagonista del prossimo Consiglio europeo sarà un leader non europeo. Giovedì i riflettori saranno puntati su Joe Biden, che arriverà a Bruxelles non solo per la riunione con i capi di stato e di governo dell'Ue, ma anche per i vertici straordinari di Nato e G7. Nel frattempo, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha rilanciato la sua proposta di una conferenza internazionale dei donatori per l'Ucraina. Dopo una conversazione telefonica con Volodymyr Zelensky, Michel ha espresso sostegno per "la creazione di un Fondo di solidarietà per l'Ucraina per fornire servizi di base e andare incontro alle necessità immediate dei cittadini". In effetti il governo di Kyiv non è più in grado di finanziare sui mercati il suo sforzo di guerra Il Fondo - secondo Michel - dovrebbe dare "liquidità per continuo sostegno alle autorità e nel lungo periodo servire come spina dorsale per la ricostruzione di un'Ucraina libera e democratica quando le ostilità si saranno fermate. I partner potrebbero contribuire al Fondo di solidarietà dell'Ucraina attraverso una conferenza internazionale dei donatori". Il tema sarà affrontato dai leader al Consiglio europeo.
La Germania vuole rilanciare il Ttip - Il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, ha lanciato un appello per resuscitare i negoziati sul Ttip, l'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti che era stato seppellito dall'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. "Dovremmo riprendere i negoziati su un accordo transatlantico di libero scambio", ha detto Lindner a Handelsblatt. "Soprattutto ora nella crisi (ucraina), sta diventando chiaro quanto sia importante il libero scambio con partner in tutto il mondo che condividono i nostri valori", ha spiegato Lindner: "L'attuale crisi dimostra che Usa e Germania, e Unione europea, sono partner indispensabili".
L'Ue pronta al via libera ad altri 500 milioni di armi all'Ucraina - I ministri degli Esteri dell'Ue oggi dovrebbero dare il via libera politico a sbloccare altri 500 milioni di euro della Peace facility per finanziare le forniture di armi all'Ucraina. La decisione dovrebbe essere formalizzata in settimana, dopo che mercoledì il Bundestag avrà autorizzato il governo di Olaf Scholz ad approvare la proposta dell'Alto rappresentante, Josep Borrell. La decisione sul raddoppio degli stanziamenti all'Ucraina è stata preceduta da una serie di polemiche. Alcuni stati membri si sono lamentati che Charles Michel e Borrell abbiano fatto l'annuncio sui 500 milioni aggiuntivi al vertice di Versailles, senza che ci fosse stata una discussione tra i 27. Alcuni paesi, tra cui la Germania, si sono lamentati che i primi 500 milioni non erano ancora stati interamente spesi. “In termini di validazione” delle forniture che possono essere finanziate dalla Peace facility “siamo sotto i 500 milioni, ma ci arriveremo presto”, ci ha detto una fonte dell'Ue. “Per questo è importante avere già pronti ulteriori fondi”.
Il quinto pacchetto di sanzioni si svuota –
Venerdì, diversi diplomatici hanno cercato di ridimensionare le aspettative sul quinto pacchetto di sanzioni che l'Ue potrebbe adottare questa settimana. “Non sarà un pacchetto vero e proprio”, ci ha detto una fonte di uno stato membro: “Ormai è un lavoro continuo. La priorità è chiudere le falle per evitare che le sanzioni siano aggirate”. I Paesi Bassi insistono per un'azione dell'Ue per reprimere i trust, nei quali gli oligarchi possono piazzare i loro beni prima vengono congelati dalle sanzioni. Per il momento, solo Polonia e paesi Baltici sono favorevoli a un embargo sull'energia. “E facile dire sanzioni sul petrolio, ottenere un articolo sui giornali. Ma poi dietro c'è un mondo complicato di cui tenere conto”, ci ha detto un altro diplomatico. Tuttavia, tutto potrebbe cambiare in caso di un attacco chimico o nucleare da parte di Putin o un massacro su vasta scala di civili. Nell'Ue sta crescendo il livello di allerta per questa possibilità.
Johnson paragona la resistenza dell'Ucraina al voto della Brexit - Le parole del primo ministro britannico, Boris Johnson, alla conferenza di primavera del partito Tory hanno provocato dure polemiche nell'Ue. Johnson ha spiegato che con la guerra di Putin il mondo è confrontato a una scelta tra "libertà e oppressione" e che non si devono fare compromessi "con la tirannia". Tutto bene, salvo che poi Johnson ha aggiunto questa frase: "So che è l'intento del popolo di questo paese, come del popolo dell'Ucraina, di scegliere ogni volta la libertà. Vi possono dare un paio di esempi famosi recenti. Quando i britannici hanno votato a favore della Brexit, non penso che sia stato perché erano ostili agli stranieri. E' perché volevano essere liberi". Il parallelo tra l'Ue e la tirannia non è piaciuto a nessuno oltre Manica, tanto più che l'Ucraina ha chiesto una procedura di adesione rapida all'Ue. "Boris Johnson paragona la lotta degli ucraini al voto dei britannici per la Brexit. Mi ricordo ancora l'entusiasmo di Putin e Trump dopo il referendum. Boris, le tue parole offendono gli ucraini, i britannici e il buon senso", ha risposto su Twitter l'ex presidente del Consiglio europeo e attuale leader dell'opposizione in Polonia, Donald Tusk. "Il paragone di Johnson della coraggiosa battaglia dell'Ucraina con la Brexit è folle", ha detto l'europarlamentare di Renew, Guy Verhofstadt: "Gli ucraini vogliono più libertà e vogliono entrare nell'Ue!".
Il fronte del "no" al tetto del prezzo del gas - Oggi o domani la Commissione presenterà una serie di opzioni per tentare di tenere sotto controllo i prezzi dell'energia. Ma non aspettatevi troppo. Non ci saranno proposte, perché ciascuna opzione comporta costi e rischi. Politicamente, per la Commissione è impossibile trovare una via di mezzo tra due gruppi di paesi che spingono in direzioni diverse sul tetto al prezzo del gas al mercato all'ingrosso. Italia e Spagna sono in prima fila per chiedere questa misura. Ma Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Danimarca, Finlandia ed Estonia sono contrari. Secondo le nostre fonti, almeno metà degli stati membri sono scettici su un tetto al prezzo del gas. “Trovare soluzioni sarà estremamente difficile”, ci ha detto un diplomatico. Germania e Paesi Bassi sono anche contrari a disaccoppiare i prezzi del gas da quelli dell'elettricità, perché metterebbe a rischio gli investimenti nelle rinnovabili.
L'Austria reintroduce l'obbligo di mascherine al chiuso - Il governo austriaco ha deciso di reintrodurre da mercoledì l'obbligo di mascherina Ffp2 al chiuso, dopo il recente aumento di casi di Covid-19. L'Austria è il primo paese dell'Ue a imporre nuove restrizioni di fronte all'attuale ondata della pandemia. Il ministro della Sanità, Johannes Rauch, ha ammesso che alcune delle restrizioni erano state tolte troppo presto. Tuttavia il governo austriaco ha anche allentato alcune regole sull'isolamento del personale sanitario positivo per evitare problemi di gestione negli ospedali.
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Da - https://mailchi.mp/ilfoglio/nato-centro-strategic-compass?e=fbfc868b87
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Europa ore 7
A una settimana dalle elezioni politiche in Ungheria, Viktor Orbán sembra sicuro di ottenere la quarta vittoria consecutiva e prolungare il suo lungo regno. Ma la deriva del primo ministro ungherese verso Vladimir Putin, la sua politica pro Cina e la contestazione sempre più aperta della democrazia liberale e dello stato di diritto stanno compromettendo le relazioni di Orbán con i suoi alleati storici nell'Unione europea. Il gruppo dei quattro di Visegrad (il V4 come viene chiamata l'alleanza informale tra Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) si sta sfaldando.
Nel corso del 2021 i governi di Praga e Bratislava avevano preso le distanze da Budapest e Varsavia sullo stato di diritto. Tuttavia Orbán poteva ancora contare sulla relazione speciale con il premier polacco, Mateusz Morawiecki, e il Partito Legge e Giustizia (PiS) al governo in Polonia, grazie alla causa comune nel braccio di ferro comune contro Bruxelles nello stato di diritto. La guerra in Ucraina ha lasciato Orbán completamente isolato. Il veto dell'Ungheria alle sanzioni contro gas, petrolio e carbone e il rifiuto del premier ungherese di fornire e far transitare armi sul suo territorio hanno provocato una rottura difficilmente sanabile sia con la Polonia sia dentro il V4.
Venerdì è stata la ministra della Difesa della Repubblica ceca, Jana Černochová, ha sparare una salva politica contro Orbán annunciando il boicottaggio di una riunione del V4 in Ungheria per protestare contro le scelte del premier ungherese sull'Ucraina. “Non andrò personalmente in Ungheria per un incontro dei ministri della Difesa del V4 mercoledì e giovedì”, ha spiegato Černochová su Twitter. La ministra è esponente del Partito democratico civico di centrodestra (Ods), diretto dal primo ministro ceco, Petr Fiala, che aveva deciso di partecipare al viaggio in treno a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky organizzato da Morawiecki.
Černochová ha lasciato intendere che l'incontro del V4 è a fine di propaganda elettorale: “Hanno le elezioni la prossima settimana e non è giusto che io partecipi alla campagna lì. Ho sempre sostenuto il V4”, ma “mi dispiace molto che il petrolio russo a buon mercato sia più importante per i politici ungheresi del sangue ucraino”, ha detto Černochová. La scorsa settimana, Orbán ha annunciato il veto su un embargo dell'Ue su petrolio e carbone russi perché metterebbero “a repentaglio la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Ungheria”.
Giovedì, come spiega Paola Peduzzi sul Foglio, era stato Zelensky ad attaccare direttamente Orbán durante il suo straordinario intervento al Consiglio europeo. Rivolgendosi ai capi di stato e di governo, il presidente ucraino ha ringraziato uno per uno ventisei stati membri dell'Ue per il sostegno più o meno intenso all'Ucraina di fronte all'aggressione di Putin. Poi è arrivato al ventisettesimo. “Ungheria, mi voglio fermare qui ed essere onesto. Una volta e per tutte. Tu devi decidere da solo con chi stai. Sei uno stato sovrano”, ha detto Zelensky rivolgendosi a Orbán. “Sono stato a Budapest. Adoro la tua città. L'ho visitata molte volte. E' bellissima e che accoglienza la gente. Avete avuto momenti tragici della nostra storia. Ho visitato il memoriale, le scarpe sulla riva del Danubio sulle uccisioni di massa”, ha detto Zelensky: “Ascolta Viktor, sai cosa succede a Mariupol? Per favore, se puoi, vai sulla riva del fiume. Guarda quelle scarpe. E vedrai come le uccisioni di massa possono accadere di nuovo. E' quello che fa la Russia oggi. Le stesse scarpe, A Mariupol, ci sono gli stessi esseri umani. Adulti e bambini, nonni e sono migliaia. E migliaia sono morti. E tu esiti a imporre sanzioni o no? Esiti a far passare delle armi? Esiti a fare commercio o meno? Non è tempo di esitare. E' tempo di decidere”, ha concluso Zelensky.
Orbán ieri ha reagito screditando il presidente ucraino. “Sono un giurista, che lavora con le conoscenze che ho raccolto nel mondo del diritto. Qualcuno che è un attore lavora con le conoscenze che ha raccolto come attore”, ha detto Orbán. L'opposizione in Ungheria ha reagito con un comunicato: “Secondo Orbán, Zelensky è un attore. Secondo noi, è uno statista. Secondo Orbán, lui è un giurista. Secondo noi è un ladro”. Il clima è quello di campagna elettorale.
Il candidato dell'opposizione Péter Márki-Zay, sta cercando di presentare il voto di domenica come un referendum tra Putin e l'Ue. Márki-Zay ha accusato il primo ministro di aver tradito gli ungheresi scegliendo Putin al posto dell'Ue e della Nato. “Non lasciate che l'Ungheria venga dirottata” dal suo percorso occidentale. “Il 3 aprile scegliamo l'Europa!”, ha detto Márki-Zay. Gli ultimi sondaggi, che risalgono a un mese fa, davano il Fidesz leggermente in testa sulla coalizione dell'opposizione. Ma, per come sono stati disegnati i collegi elettorali, Márki-Zay avrebbe bisogno di vincere con almeno 4 punti percentuali di vantaggio per ottenere la maggioranza assoluta dei deputati.
Macron contro Biden sul macellaio Putin - Il presidente americano, Joe Biden, aveva partecipato ai vertici di Nato, G7 e Ue per mostrare l'unità del fronte occidentale. Ma un paio di frasi di troppo di Biden durante la sua visita in Polonia sabato hanno provocato nuove fessure. Prima il presidente americano ha definito Vladimir Putin un "macellaio". Poi Biden ha detto che "questo uomo non può restare al potere" (costringendo anche la Casa Bianca a chiarire che l'obiettivo non è un cambio di regime). A Varsavia e in altre capitali dell'Europa orientale, Biden è stata applaudito. Ma nell'Europa occidentale le sue parole sono state accolte con grande freddezza. "Non utilizzerò questo tipo di espressioni perché continuo a discutere con il presidente Putin", ha detto Emmanuel Macron. "Non bisogna lanciarsi nell'escalation, né con le parole né nell'azione", ha detto Macron. Il presidente francese ha annunciato che nei prossimi giorni parlerà con Putin per cercare di convincerlo a dare il via libera a una missione umanitaria organizzata da Francia, Turchia e Grecia per evacuare Mariupol.
Von der Leyen e Trudeau lanciano una colletta per i rifugiati ucraini - La Commissione e il governo del Canada hanno annunciato sabato il lancio di una campagna mondiale per raccogliere fondi a favore delle persone che fuggono dall'invasione dell'Ucraina, in partenariato con l'organizzazione Global Citizen. L'obiettivo della campagna - battezzata "Agire per l'Ucraina" - è di mobilitare governi, istituzioni, artisti, imprese e cittadini privati. "L'Ue risponde ai bisogni di milioni di rifugiati che accoglie. E faremo ancora di più. Ma i bisogni sono talmente importanti" che serve "la solidarietà dei cittadini e dei governi del mondo intero", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
I leader lanciano una consultazione pubblica sull'energia - I capi di stato e di governo venerdì hanno passato quasi otto ore a discutere di come rispondere all'aumento dei prezzi dell'energia. Tra scontri, minacce di alzarsi dal tavolo e mediazioni, alla fine è uscita una dichiarazione finale molto ambigua. Il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione e ai ministri dell'energia di contattare con urgenza gli attori del settore energetico e “discutere, se e come, le opzioni di breve periodo presentate dalla Commissione (…) contribuiscano a ridurre il prezzo del gas e affrontare il suo effetto contagio sui mercati dell'elettricità”. Quali opzioni? Bonus ai consumatori, riduzioni fiscali, acquisti comuni, riduzione di accise e Iva, tetto ai prezzi, misure regolamentari. Le decisioni dovrebbero non dovrebbero arrivare prima di maggio. Come spieghiamo sul Foglio, uno degli ostacoli principali a una svolta sulle politiche dell'Ue sull'energia è la Germania. Il governo di Olaf Scholz vuole uscire dalla dipendenza dagli idrocarburi (“è irreversibile”, ha detto il cancelliere), ma teme la recessione e lo smantellamento dell'attuale mercato europeo dell'energia con i suoi incentivi per il Green deal. Nel dibattito a porte chiuse, Mario Draghi e Pedro Sánchez hanno espresso tutta la loro irritazione verso le posizioni di Germania e Paesi Bassi.
La Spagna strappa una piccola concessione sull'elettricità - Almeno al Consiglio europeo è stata raggiunta un'intesa sulla proposta della Commissione di stoccaggio di gas per l'inverno (80 per cento entro il primo novembre e 90 per cento dell'anno prossimo) e la possibilità di acquisti congiunti volontari (in particolare per il Gas naturale liquefatto). Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, tuttavia ha ottenuto una piccola concessione e una possibile eccezione per la penisola Iberica sul sistema del prezzo marginale che lega il prezzo dell'elettricità a quello del gas. Ma le condizioni sono talmente strette che non è detto che la Commissione accetti l'eccezione iberica. Lorenzo Consoli, storico giornalista della sala stampa dell'Ue, su Askanews ha tutti i dettagli della vittoria dimezzata di Sanchez.
Accordo sul nucleare molto vicino (o forse no) - Sabato l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha detto che un'intesa con l'Iran per salvare l'accordo nucleare del 2015 è "molto vicino". "Spero sarà possibile", ha detto Borrell al Doha Forum, spiegando che l'intesa potrebbe essere "una questione di giorni". Ieri il vicesegretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Enrique Mora, era a Teheran per incontrare il capo-negoziatore iraniano, Bagheri Kani, e cercare di chiudere gli ultimi dettagli. Nelle stesse ore, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, era in Israele per rassicurare il premier, Yair Lapid, che i due paesi "continueranno a lavorare insieme per impedire un Iran nucleare". Ed ecco che, sempre ieri, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Hossein Amir-Abdollahian, in un successivo incontro ha detto a Mora che la mancanza di una decisione politica degli Stati Uniti sulla fine delle sanzioni rappresenta un ostacolo per l'intesa.
Il laburista Abela vince le elezioni a Malta - Il primo ministro maltese, Robert Abela, ieri ha rivendicato la vittoria per il suo Partito laburista nelle elezioni legislative a Malta. Il vantaggio sul partito nazionalista guidato da Bernard Grech sarebbe ulteriormente aumentato rispetto alle precedenti elezioni del 2017, malgrado i diversi scandali che hanno colpito il predecessore di Abela, Joseph Muscat, compreso l'assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia. I risultati definitivi sono attesi in mattinata. Davanti a una folla di migliaia di persone, Abela ha promesso "umiltà" alla guida del prossimo governo. Abela ha anche chiesto all'opposizione e ai suoi sostenitori di "lavorare insieme in spirito di unità nazionale per continuare a portare avanti il nostro paese".
La Spd di Scholz strappa il Saarland alla Cdu - La Spd di Olaf Scholz ieri ha trionfato nelle elezioni regionali del Saarland strappando questo Land al confine con la Francia alla Cdu per la prima volta in 23 anni. Secondo i risultati preliminari, la Spd ha ottenuto il 43,5 per cento dei voti, il 13,9 per cento in più di cinque anni fa, mentre la Cdu si è fermata al 28,5 per cento, 12,2 punti in meno rispetto al 2017. Tra gli altri partiti solo l'estrema destra di Alternativa per la Germania ha superato la soglia di sbarramento con il 5,7 per cento, mentre i Verdi e i liberali della Fdp non avrebbero superato il 5 per cento per pochi voti. Per Scholz è il primo successo dopo le elezioni federali di settembre. La perdita del Saarland è uno schiaffo enorme per il nuovo leader della Cdu, Friedrich Merz, e il premier uscente del Land, Tobias Hans, che dovrà lasciare il posto alla socialdemocratica, Anke Rehlinger.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di lunedì 28 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Arlecchino:
ARLECCHINO Euristico.
Pubblicato da Gianni Gavioli · 01tm4u9ip0aofs0o0r ehl ·
Esistono diversi modi di "fare male" all'Europa:
Massacrarne una parte importante, invadendola, non importa se possederla tutta e subito. Basta fare danni e ricattarla con armi improprie per un mondo civile che non esiste.
Farla invadere da milioni di profughi provenienti da paesi più diversi, a loro volta vittime di guerrafondai.
Lasciare che la malavita organizzata l'invada di droghe d'ogni tipo e con il ricavato si infiltri nei segmenti produttivi.
Ma l'Europa soffre anche di una malattia interna, la carenza di personalità da grande Potenza confederata dotata di precise configurazioni unitarie.
Nelle ammucchiate umane c'è sempre qualcuno, poco sensibile all'igiene personale, che disturba.
Nell'Unione Europea ci sono Stati che l'armonia di intenti pensano sia il tintinnare dei soldi, che carpiscono, dal mucchio.
Esattamente come certe Regioni in Italia.
ciaooo
da – Meta del 30 marzo 2022
Arlecchino:
L'ho pensato appena ho espresso questo pensiero su come uscire dalla guerra di Putin.
Neutralità dell’Ucraina garantita con pesanti penali per chi la infrange.
Che poi è ovvio visti i vicini che si ritroveranno.
Avevo anche aggiunto che uno dei garanti al tavolo della Pace Ucraina dovesse essere la CINA.
Non so se sono visibili i post di cui parlo, ne ho avuto diversi cancellati o mai pubblicati da Meta/FB .
Ma non importa lo scrivo di nuovo adesso.
Speriamo si faccia!
ciaooo
da Fb/Meta Marzo 2022
Admin:
A una settimana dalle elezioni politiche in Ungheria, Viktor Orbán sembra sicuro di ottenere la quarta vittoria consecutiva e prolungare il suo lungo regno. Ma la deriva del primo ministro ungherese verso Vladimir Putin, la sua politica pro-Cina e la contestazione sempre più aperta della democrazia liberale e dello stato di diritto stanno compromettendo le relazioni di Orbán con i suoi alleati storici nell'Unione europea. Il gruppo dei quattro di Visegrad (il V4 come viene chiamata l'alleanza informale tra Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) si sta sfaldando.
Nel corso del 2021 i governi di Praga e Bratislava avevano preso le distanze da Budapest e Varsavia sullo stato di diritto. Tuttavia, Orbán poteva ancora contare sulla relazione speciale con il premier polacco, Mateusz Morawiecki, e il Partito Legge e Giustizia (PiS) al governo in Polonia, grazie alla causa comune nel braccio di ferro comune contro Bruxelles nello stato di diritto. La guerra in Ucraina ha lasciato Orbán completamente isolato. Il veto dell'Ungheria alle sanzioni contro gas, petrolio e carbone e il rifiuto del premier ungherese di fornire e far transitare armi sul suo territorio hanno provocato una rottura difficilmente sanabile sia con la Polonia sia dentro il V4.
Venerdì è stata la ministra della Difesa della Repubblica ceca, Jana Černochová, ha sparare una salva politica contro Orbán annunciando il boicottaggio di una riunione del V4 in Ungheria per protestare contro le scelte del premier ungherese sull'Ucraina. “Non andrò personalmente in Ungheria per un incontro dei ministri della Difesa del V4 mercoledì e giovedì”, ha spiegato Černochová su Twitter. La ministra è esponente del Partito democratico civico di centrodestra (Ods), diretto dal primo ministro ceco, Petr Fiala, che aveva deciso di partecipare al viaggio in treno a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky organizzato da Morawiecki.
Černochová ha lasciato intendere che l'incontro del V4 è a fine di propaganda elettorale: “Hanno le elezioni la prossima settimana e non è giusto che io partecipi alla campagna lì. Ho sempre sostenuto il V4”, ma “mi dispiace molto che il petrolio russo a buon mercato sia più importante per i politici ungheresi del sangue ucraino”, ha detto Černochová. La scorsa settimana, Orbán ha annunciato il veto su un embargo dell'Ue su petrolio e carbone russi perché metterebbero “a repentaglio la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Ungheria”.
Giovedì, come spiega Paola Peduzzi sul Foglio, era stato Zelensky ad attaccare direttamente Orbán durante il suo straordinario intervento al Consiglio europeo. Rivolgendosi ai capi di stato e di governo, il presidente ucraino ha ringraziato uno per uno ventisei stati membri dell'Ue per il sostegno più o meno intenso all'Ucraina di fronte all'aggressione di Putin. Poi è arrivato al ventisettesimo. “Ungheria, mi voglio fermare qui ed essere onesto. Una volta e per tutte. Tu devi decidere da solo con chi stai. Sei uno stato sovrano”, ha detto Zelensky rivolgendosi a Orbán. “Sono stato a Budapest. Adoro la tua città. L'ho visitata molte volte. E' bellissima e che accoglienza la gente. Avete avuto momenti tragici della nostra storia. Ho visitato il memoriale, le scarpe sulla riva del Danubio sulle uccisioni di massa”, ha detto Zelensky: “Ascolta Viktor, sai cosa succede a Mariupol? Per favore, se puoi, vai sulla riva del fiume. Guarda quelle scarpe. E vedrai come le uccisioni di massa possono accadere di nuovo. E' quello che fa la Russia oggi. Le stesse scarpe, A Mariupol, ci sono gli stessi esseri umani. Adulti e bambini, nonni e sono migliaia.
E migliaia sono morti.
E tu esiti a imporre sanzioni o no? Esiti a far passare delle armi? Esiti a fare commercio o meno? Non è tempo di esitare. È tempo di decidere”, ha concluso Zelensky.
Orbán ieri ha reagito screditando il presidente ucraino. “Sono un giurista, che lavora con le conoscenze che ho raccolto nel mondo del diritto. Qualcuno che è un attore lavora con le conoscenze che ha raccolto come attore”, ha detto Orbán. L'opposizione in Ungheria ha reagito con un comunicato: “Secondo Orbán, Zelensky è un attore. Secondo noi, è uno statista. Secondo Orbán, lui è un giurista. Secondo noi è un ladro”. Il clima è quello di campagna elettorale.
Il candidato dell’opposizione Péter Márki-Zay sta cercando di presentare il voto di domenica come un referendum tra Putin e l'Ue. Márki-Zay ha accusato il primo ministro di aver tradito gli ungheresi scegliendo Putin al posto dell'Ue e della Nato. “Non lasciate che l'Ungheria venga dirottata” dal suo percorso occidentale. “Il 3 aprile scegliamo l'Europa!”, ha detto Márki-Zay. Gli ultimi sondaggi, che risalgono a un mese fa, davano il Fidesz leggermente in testa sulla coalizione dell'opposizione. Ma, per come sono stati disegnati i collegi elettorali, Márki-Zay avrebbe bisogno di vincere con almeno 4 punti percentuali di vantaggio per ottenere la maggioranza assoluta dei deputati.
Macron contro Biden sul macellaio Putin - Il presidente americano, Joe Biden, aveva partecipato ai vertici di Nato, G7 e Ue per mostrare l'unità del fronte occidentale. Ma un paio di frasi di troppo di Biden durante la sua visita in Polonia sabato hanno provocato nuove fessure. Prima il presidente americano ha definito Vladimir Putin un "macellaio". Poi Biden ha detto che "questo uomo non può restare al potere" (costringendo anche la Casa Bianca a chiarire che l'obiettivo non è un cambio di regime). A Varsavia e in altre capitali dell'Europa orientale, Biden è stata applaudito. Ma nell'Europa occidentale le sue parole sono state accolte con grande freddezza. "Non utilizzerò questo tipo di espressioni perché continuo a discutere con il presidente Putin", ha detto Emmanuel Macron. "Non bisogna lanciarsi nell'escalation, né con le parole né nell'azione", ha detto Macron. Il presidente francese ha annunciato che nei prossimi giorni parlerà con Putin per cercare di convincerlo a dare il via libera a una missione umanitaria organizzata da Francia, Turchia e Grecia per evacuare Mariupol.
Von der Leyen e Trudeau lanciano una colletta per i rifugiati ucraini - La Commissione e il governo del Canada hanno annunciato sabato il lancio di una campagna mondiale per raccogliere fondi a favore delle persone che fuggono dall'invasione dell'Ucraina, in partenariato con l'organizzazione Global Citizen. L'obiettivo della campagna - battezzata "Agire per l'Ucraina" - è di mobilitare governi, istituzioni, artisti, imprese e cittadini privati. "L'Ue risponde ai bisogni di milioni di rifugiati che accoglie. E faremo ancora di più. Ma i bisogni sono talmente importanti" che serve "la solidarietà dei cittadini e dei governi del mondo intero", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
I leader lanciano una consultazione pubblica sull'energia - I capi di stato e di governo venerdì hanno passato quasi otto ore a discutere di come rispondere all'aumento dei prezzi dell'energia. Tra scontri, minacce di alzarsi dal tavolo e mediazioni, alla fine è uscita una dichiarazione finale molto ambigua. Il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione e ai ministri dell'energia di contattare con urgenza gli attori del settore energetico e “discutere, se e come, le opzioni di breve periodo presentate dalla Commissione (…) contribuiscano a ridurre il prezzo del gas e affrontare il suo effetto contagio sui mercati dell'elettricità”. Quali opzioni? Bonus ai consumatori, riduzioni fiscali, acquisti comuni, riduzione di accise e Iva, tetto ai prezzi, misure regolamentari. Le decisioni dovrebbero non dovrebbero arrivare prima di maggio. Come spieghiamo sul Foglio, uno degli ostacoli principali a una svolta sulle politiche dell'Ue sull'energia è la Germania. Il governo di Olaf Scholz vuole uscire dalla dipendenza dagli idrocarburi (“è irreversibile”, ha detto il cancelliere), ma teme la recessione e lo smantellamento dell'attuale mercato europeo dell'energia con i suoi incentivi per il Green deal. Nel dibattito a porte chiuse, Mario Draghi e Pedro Sánchez hanno espresso tutta la loro irritazione verso le posizioni di Germania e Paesi Bassi.
La Spagna strappa una piccola concessione sull'elettricità - Almeno al Consiglio europeo è stata raggiunta un'intesa sulla proposta della Commissione di stoccaggio di gas per l'inverno (80 per cento entro il primo novembre e 90 per cento dell'anno prossimo) e la possibilità di acquisti congiunti volontari (in particolare per il Gas naturale liquefatto). Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, tuttavia ha ottenuto una piccola concessione e una possibile eccezione per la penisola Iberica sul sistema del prezzo marginale che lega il prezzo dell'elettricità a quello del gas. Ma le condizioni sono talmente strette che non è detto che la Commissione accetti l'eccezione iberica. Lorenzo Consoli, storico giornalista della sala stampa dell'Ue, su Askanews ha tutti i dettagli della vittoria dimezzata di Sanchez.
Accordo sul nucleare molto vicino (o forse no) - Sabato l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha detto che un'intesa con l'Iran per salvare l'accordo nucleare del 2015 è "molto vicino". "Spero sarà possibile", ha detto Borrell al Doha Forum, spiegando che l'intesa potrebbe essere "una questione di giorni". Ieri il vicesegretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Enrique Mora, era a Teheran per incontrare il capo-negoziatore iraniano, Bagheri Kani, e cercare di chiudere gli ultimi dettagli. Nelle stesse ore, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, era in Israele per rassicurare il premier, Yair Lapid, che i due paesi "continueranno a lavorare insieme per impedire un Iran nucleare". Ed ecco che, sempre ieri, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Hossein Amir-Abdollahian, in un successivo incontro ha detto a Mora che la mancanza di una decisione politica degli Stati Uniti sulla fine delle sanzioni rappresenta un ostacolo per l'intesa.
Il laburista Abela vince le elezioni a Malta - Il primo ministro maltese, Robert Abela, ieri ha rivendicato la vittoria per il suo Partito laburista nelle elezioni legislative a Malta. Il vantaggio sul partito nazionalista guidato da Bernard Grech sarebbe ulteriormente aumentato rispetto alle precedenti elezioni del 2017, malgrado i diversi scandali che hanno colpito il predecessore di Abela, Joseph Muscat, compreso l'assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia. I risultati definitivi sono attesi in mattinata. Davanti a una folla di migliaia di persone, Abela ha promesso "umiltà" alla guida del prossimo governo. Abela ha anche chiesto all'opposizione e ai suoi sostenitori di "lavorare insieme in spirito di unità nazionale per continuare a portare avanti il nostro paese".
La Spd di Scholz strappa il Saarland alla Cdu - La Spd di Olaf Scholz ieri ha trionfato nelle elezioni regionali del Saarland strappando questo Land al confine con la Francia alla Cdu per la prima volta in 23 anni. Secondo i risultati preliminari, la Spd ha ottenuto il 43,5 per cento dei voti, il 13,9 per cento in più di cinque anni fa, mentre la Cdu si è fermata al 28,5 per cento, 12,2 punti in meno rispetto al 2017. Tra gli altri partiti solo l'estrema destra di Alternativa per la Germania ha superato la soglia di sbarramento con il 5,7 per cento, mentre i Verdi e i liberali della Fdp non avrebbero superato il 5 per cento per pochi voti.
Per Scholz è il primo successo dopo le elezioni federali di settembre. La perdita del Saarland è uno schiaffo enorme per il nuovo leader della Cdu, Friedrich Merz, e il premier uscente del Land, Tobias Hans, che dovrà lasciare il posto alla socialdemocratica, Anke Rehlinger.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di lunedì 28 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
Da - https://mailchi.mp/ilfoglio/orban-affossa-v4-per-putin?e=fbfc868b87
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