EUROPA.

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Arlecchino:
La Francia e la Slovenia ieri hanno scelto l'Europa, infliggendo un duro colpo ai sostenitori della democrazia illiberali che vorrebbero minare l'Ue dall'interno. In Francia Emmanuel Macron ha superato nettamente Marine Le Pen nel secondo turno delle presidenziali. Il presidente uscente ha ottenuto il 58 per cento contro il 42 per cento della candidata del Rassemblement National. In Slovenia un nuovo partito ecologista e liberale, il Movimento per la libertà di Robert Golob, ha ottenuto la maggioranza relativa in Parlamento e dovrebbe riuscire a cacciare dal potere il primo ministro uscente, il populista di destra Janez Jansa. Il Movimento per la Libertà ha conquistato il 34 per cento e 40 seggi sui 90 del Parlamento sloveno contro il 24 per cento e 28 seggi del Partito democratico sloveno di Jansa (il Partito popolare cristiano ha ottenuto 8 seggi, i Socialdemocratici 7, la Sinistra 5, le minoranze 2). Fuori dai confini francesi e sloveni ci sono un vincitore e due sconfitti dopo i voti di ieri. A vincere è l'Ue, che avrà in Macron un leader europeista per i prossimi cinque anni, potenzialmente in grado di far avanzare ulteriormente il progetto comunitario. A perdere sono Vladimir Putin e Viktor Orbán. Il presidente russo non è riuscito a destabilizzare le elezioni in Francia. Il premier ungherese non solo ha scommesso sul cavallo sbagliato per l'Eliseo, ma vede ridursi il gruppo dei suoi potenziali alleati dentro il Consiglio europeo con l'uscita di Jansa.

Nelle ultime due settimane, l'Ue aveva iniziato a prendere seriamente il rischio di un successo di Le Pen e del terremoto che avrebbe provocato. Il sollievo per la vittoria di Macron è diventato subito evidente dalle dichiarazioni che sono state pubblicate appena uscite le proiezioni ieri. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sono stati i più rapidi a fare le congratulazioni. "Un bravo caloroso caro Emmanuel Macron. In questo periodo tormentato, abbiamo bisogno di un'Europa solida e di una Francia totalmente impegnata per un'Ue più sovrana e più strategica", ha detto Michel. "Mi rallegro di poter continuare la nostra eccellente cooperazione. Insieme faremo avanzare la Francia e l'Europa", ha detto von der Leyen. Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberto Metsola, ha voluto detto di non vedere "l'ora di continuare a lavorare nell'ambito della presidenza francese del Consiglio dell'Ue e al di là per affrontare le sfide di un mondo sempre più incerto e inquietante". Sintomo del rischio sistemico che una vittoria di Le Pen in Francia avrebbe potuto rappresentare per la zona euro, anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, si è congratulata spiegando che "la forte leadership (di Macron) è essenziale in questi tempi incerti e la (sua) dedizione instancabile sarà molto necessaria per affrontare le sfide che abbiamo di fronte in Europa".

Quasi tutti i capi di stato e di governo dei ventisette si sono congratulati ieri sera con Macron. Per il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, gli elettori francesi hanno inviato un messaggio di "impegno forte per l'Europa".  Il premier olandese, Mark Rutte, si è rallegrato di poter proseguire "l'ampia e costruttiva cooperazione in seno all'Ue e alla Nato e rafforzare l'eccellente relazioni tra i nostri paesi". Secondo il premier belga, Alexander De Croo, i francesi hanno fatto "una scelta forte: hanno optato per delle certezze e per dei valori illuministici". Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha detto di voler continuare a lavorare con Macron "per rafforzare ulteriormente l'europa e la Nato e difendere i valori democratici". Per il premier portoghese, Antonio Costa, “è cruciale contare sulla Francia per difendere il multilateralismo, la sicurezza, la lotta contro il cambiamento climatico e per impegnarsi nella costruzione di un'Europa umanista, più giusta, verde e prospera”. Fuori dall'Ue, anche il premier britannico, Boris Johnson, che con Macron ha avuto una relazione difficile a causa dei conflitti sulla Brexit, si è detto "felice di continuare a lavorare" con lui, spiegando che la Francia è uno degli alleati "più vicini" al Regno Unito.

La vittoria di Macron non risolve i problemi della Francia. Le Pen ha ottenuto il miglior risultato di sempre di un candidato dell'estrema destra. Per poter governare con le mani libere, Macron ha bisogno di una maggioranza anche all'Assemblea nazionale. Le elezioni legislative di giugno si annunciano ancor più combattute delle presidenziali. I partiti tradizionali sono praticamente scomparsi. Il panorama politico francese è diviso in tre blocchi di dimensioni simili: i centristi di Macon, l'estrema destra attorno a Le Pen ed Eric Zemmour e l'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Ieri sera ai Campi di Marzo, Macron ha inviato un messaggio proiettato al futuro, circondandosi di bambini e giovani prima di salire sul palco davanti alla Tour Eiffel per il suo discorso di vittoria. Gli elettori hanno "fatto la scelta di un progetto umanista, ambizioso per l'indipendenza del nostro paese e per l'Europa", ha detto Macron. Ma, appena rieletto, il presidente ha promesso "una nuova era" che "non sarà la continuità" degli ultimi cinque anni. "Nessuno sarà lasciato sul bordo della strada", ha assicurato Macron. Il suo prossimo governo potrebbe essere orientato molto più a sinistra dei due precedenti.

Anche la Slovenia dovrebbe spostarsi a sinistra, ma partendo da molto più a destra, quella di Janez Jansa, che in questi ultimi due anni di premier è stato accusato di minare le fondamenta della democrazia e dello stato di diritto del suo paese. Golob, il leader del Movimento per la libertà che ha sorpreso tutti superando di 10 punti il Partito democratico sloveno di Jansa, ha spiegato che "i cittadini vogliono davvero cambiare". Lo conferma il dato sull'affluenza che, al 68 per cento, è inusualmente alto per la Slovenia. Il Movimento per la libertà, che è nato solo a gennaio, dovrebbe allearsi con il Partito socialdemocratico o la Sinistra per formare il prossimo governo. Golob ha promesso di migliorare la sanità e una transizione a un'economia più verde. Soprattutto la Slovenia dovrebbe riallinearsi nell'Ue ai governi europeisti. La sconfitta di Jansa è quella del sovranismo orbanista. "I risultati sono quello che sono. Congratulazioni al vincitore relativo", ha detto ieri Jansa.

Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di lunedì 25 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


In arrivo il sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue contro la Russia - Superate le elezioni presidenziali in Francia, questa settimana la Commissione dovrebbe inviare ai governi dell'Unione europea la sua proposta per il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Secondo le nostre fonti, tra le nuove misure dovrebbero esserci alcune restrizioni sulle importazioni di petrolio, anche se un embargo totale e immediato è improbabile. La Commissione ha lavorato a diverse opzioni sul petrolio: da un'uscita graduale (come accaduto per il carbone) a limitazioni per il greggio trasportato via mare e via terra (per preservare gli oleodotti che arrivano in Germania e alcuni paesi dell'est). Un'altra ipotesi è utilizzare una forma di tetto per il prezzo del petrolio russo, anche se la misura è di difficile applicazione. Un aiuto al campo anti embargo è arrivato dal segretario al Tesoro, Janet Yellen, che ha lanciato un avvertimento contro un divieto totale immediato perché “avrebbe un impatto dannoso sull'Europa e su altre parti del mondo”. Il sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue potrebbe colpire anche Sberbank, una delle due banche con Gazprombank che finora non sono state escluse dal sistema di pagamenti internazionali Swift.

Michel ritiene che Putin non sia informato dalla sua cerchia - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, venerdì mattina ha avuto una telefonata di novanta minuti con il suo omologo russo, Vladimir Putin. La discussione è stata “difficile”, ci ha detto una fonte dell'Ue, sottolineando che Michel è stato “inequivocabilmente chiaro” sul fatto che l'Ue fornirà “tutto il sostegno possibile all'Ucraina”. In un editoriale Il Foglio spiega che finalmente l'Ue ha deciso di parlare il linguaggio della forza con Putin. Fatto degno di nota: Michel ha elencato a Putin gli errori di calcolo che, a suo avviso, la Russia ha commesso e le perdite subite nell'offensiva contro l'Ucraina. Il presidente del Consiglio europeo è convinto che “non tutte le informazioni sono state condivise in modo trasparente con Putin” dai suoi sottoposti, ci ha detto la nostra fonte dell'Ue. Michel ha spiegato “le conseguenze brutali dell'aggressione sulla società russa. L'impressione è che non riceva le stesse informazioni dalle persone che lo circondano”, ha spiegato la fonte dell'Ue.

Gli europei pronti a offrire una garanzia di sicurezza limitata all'Ucraina - Nella sua conversazione con Putin, Michel ha anche testato il terreno sulla disponibilità del presidente russo ad accettare la neutralità dell'Ucraina e garanzie di sicurezza da parte degli occidentali in caso di accordo di pace. A quanto ci è stato riferito non c'è stata una risposta chiara di Putin. Ma siamo riusciti a capirne di più su che tipo di garanzia di sicurezza gli europei sono pronti ad offrire a Kyiv. Come spieghiamo sul Foglio, non sarà una clausola di difesa stile Nato in caso di aggressione, ma la promessa di fornire armi per permettere all'Ucraina di difendersi da sola.

Ue e Stati Uniti minacciano conseguenze per la Cina - Unione europea e Stati Uniti intendono continuare “a esortare la Cina a non eludere o indebolire le sanzioni contro la Russia e a non fornire alcuna forma di sostegno all'aggressione della Russia contro l'Ucraina”. Lo hanno detto il vicesegretario di Stato americano, Wendy Sherman, e il segretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Stefano Sannino, in una dichiarazione congiunta al termine delle loro discussioni di giovedì e venerdì. Ma la frase più interessante del comunicato è quella successiva: Ue e Stati Uniti riaffermano “che tale sostegno avrebbe conseguenze sulle nostre rispettive relazioni con la Cina”.

Von der Leyen corteggia Modi con negoziati di libero scambio - La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, potrebbe offrire al primo ministro indiano, Narendra Modi, di rilanciare i negoziati su un accordo di libero scambio per tentare di allontanarlo dalla Russia di Vladimir Putin. Ieri von der Leyen ha iniziato una visita di due giorni in India. L'incontro con Modi è previsto per oggi. Secondo Bloomberg, con l'offerta dell'Ue di rilanciare i negoziati commerciali, permetterebbe di offrire un'alternativa all'India per diversificare la sua economia e le sue catene di approvvigionamento. Von der Leyen dovrebbe proporre anche la creazione di un consiglio tecnologia per discutere di protezione dei dati personali e digitalizzazione.

Kyiv irritata con l'Austria per il “no” allo status di candidato - Un portavoce ministero degli Esteri ucraino ieri ha espresso il suo disappunto per la possibilità che l'Austria metta il veto alla concessione dello status di paese candidato. Secondo diversi media, in un discorso sabato, il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg avrebbe detto di essere contrario alla concessione dello status di candidato al Consiglio europeo di giugno e all'adesione dell'Ucraina, preferendo altre forme di associazione con l'Ue.

Anche la Moldova ha risposto al questionario sull'adesione - Dopo l'Ucraina, venerdì anche la Moldova ha risposto alla prima parte del questionario sottoposto dalla Commissione sulla sua domanda di adesione all'Unione europea. “Facciamo un passo per avvicinarsi alla candidatura di adesione all'Ue”, ha detto la presidente moldava Maia Sandu, dopo aver consegnato il questionario all'ambasciatore dell'Ue, Janis Mazeiks. “Siamo pronti a fare la nostra parte rapidamente e diligentemente per dare alla Moldova una chance di un futuro migliore, più sicuro e più prospero”, ha detto Sandu.

Accordo sul Digital Services Act! - I negoziati del Parlamento europeo e la presidenza francese del Consiglio dell'Ue hanno raggiunto un accordo politico sul regolamento del Digital Services Act (Dsa), che insieme al Digital Markets Act (Dma) fisserà le nuove regole per operare nel settore digitale nell'Ue. "Con il Dsa aiutiamo a creare un ambiente online sicuro e responsabile. Le piattaforme dovranno essere trasparenti sulle loro decisioni di moderazione dei contenuti, impedire che la disinformazione pericolosa diventi virale ed evitare che prodotti non sicuri vengano offerti sui mercati", ha spiegato la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager: "Con l'accordo di oggi garantiamo che le piattaforme siano ritenute responsabili dei rischi che i loro servizi possono comportare per la società e i cittadini". Per la relatrice del Parlamento europeo, la socialista danese Christel Schaldemose, "i cittadini avranno un migliore controllo sul modo in cui i loro dati saranno utilizzati sulle piattaforme online e dalle grandi società digitali". "Con il Dsa, l'epoca in cui le grandi piattaforme online si comportano come se fossero 'troppo grandi per preoccuparsene' sta volgendo al termine", ha detto il commissario al Mercato interno, Thierry Breton: "Il Dsa non sarà una tigre di carta" e "siamo il primo continente a farlo". Il testo dell'intesa che deve essere confermata dalla plenaria del Parlamento europeo e dai governi al Consiglio.

Cosa prevede il Digital Services Act - Il Dsa si applicherà sia alle piattaforme (dai social network come Meta ai marketplace come Amazon) sia ai motori di ricerca (come Google), che dovranno adottare una serie di misure per proteggere gli utenti contro i contenuti, i prodotti e i servizi illeciti. Secondo il testo dell'intesa, i giganti del digitale dovranno reagire più rapidamente per ritirare i contenuti illeciti. I marketplaces come Amazon dovranno assicurarsi che i venditori forniscano informazioni affidabili e condurre maggiori controlli. Le piattaforme, compresi i motori di ricerca, dovranno essere più trasparenti sui sistemi di raccomandazione dei contenuti agli utenti e mettere a disposizione almeno un sistema di raccomandazione di contenuti che non sia basato sulla profilazione. La pubblicità mirata fondata su dati sensibili (orientamento sessuale, religione o origine etnica) sarà vietata, così come quella diretta ai minori. Il Dsa contiene anche nuovi obblighi sui contenuti pericolosi e la disinformazione: le  grandi piattaforme dovranno valutare e attenuare i rischi sistemici e sottoporsi ad audit indipendenti. In caso di crisi - come una minaccia alla sicurezza o alla salute pubblica - la Commissione potrà chiedere alle grandi piattaforme di circoscrivere la minaccia per un periodo limitato a tre mesi.  Le piattaforme e i motori di ricerca rischiano una multa fino al 6 per cento del fatturato mondiale, in caso di non rispetto delle regole. Per le grandi piattaforme con più di 45 milioni di utenti nell'Ue, sarà la Commissione ad avere il potere esclusivo di far rispettare le regole. Per le piccole e medie imprese online sono previsti tempi più lunghi per adeguarsi alle regole.



Il calendario della settimana in Europa

Lunedì 25 aprile
•   Commissione: la presidente von der Leyen in India incontra il premier Narendra Modi e interviene al Raisinia Dialogue
•   Commissione: la vicepresidente Jurova a Ginevra incontra l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet
•   Commissione: discorso del commissario Breton all'Industrial Forum
•   Commissione: il commissario Varhelyi a Zagabria
•   Commissione: il commissario Sinkevičius in Colombia (fino al 27 aprile)
•   Parlamento europeo: audizione dei commissari Urpilainen e Lenarcic alla commissione Sviluppo
•   Banca centrale europea: discorso di Fabio Panella alla Columbia University a New York
•   Eurostat: dati sulla produzione nel settore delle costruzioni; dati sul commercio extra-Ue delle materie prime nel 2021; dati sul trasporto modale nel 2020
Martedì 26 aprile
•   Commissione: il vicepresidente Timmermans e la commissario Johansson ricevono il sindaco di Firenze, Dario Nardella
•   Commissione: discorso del vicepresidente Schinas al Wilfried Martens Centre su come è cambiata la sicurezza europea dopo gli attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles
•   Commissione: il commissario Breton a Roma
•   Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
•   Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla durata massima dei controlli alle frontiere interne di Schengen); sentenza sulla direttiva sul diritto d'autore)
•   Corte dei conti dell'Ue: rapporto speciale sulla protezione della proprietà intellettuale nell'Ue
•   Eurostat: pubblicazione delle eurostatistiche e dell'inflazione nel 2021; dati sul commercio internazionale di auto nel 2021; dati sulle cause di morte per gruppo di età nel 2019
Mercoledì 27 aprile
•   Commissione: riunione settimanale del collegio dei commissari
•   Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in Cile (fino al 1 maggio)
•   Commissione: il commissario Varhelyi a Skopje
•   Commissione: il commissario Sinkevičius in Brasile (fino al 30 aprile)
•   Commissione: discorso della commissaria McGuinness alla Convenzione annuale dei mercati finanziari del Consiglio economico tedesco
•   Consiglio: riunione del Coreper
•   Corte di giustizia dell'UE: sentenza su Airbnb e la trasmissione dei dati sul volume d'affari delle transazioni turistiche)
•   Comitato delle regioni: sessione plenaria (dibattito sull'Ucraina con i sindaci di Mariupol e Melitopol, i commissari Ferreira e Lenarcic e il sindaco di Roma Gualtieri; dibattito sui rapporti con il Regno Unito con il commissario Sefcovic)
•   Eurostat: dati sulla mortalità e l'aspettativa di vita nel 2020
Giovedì 28 aprile
•   Commissione: il vicepresidente Timmermans riceve il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri
•   Commissione: la commissaria Johansson a Varsavia
•   Commissione: il commissario Varhelyi a Tirana
•   Parlamento europeo: conferenza dei presidenti con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg
•   Parlamento europeo: dibattito alla commissione Economica sul rapporto annuale della Bce con il suo vicepresidente Luis de Guindos
•   Parlamento europeo: audizione del vicepresidente Sefcovic davanti alla commissione Affari costituzionali
•   Parlamento europeo: audizione della commissaria Dalli davanti alla commissione Occupazione e affari sociali
•   Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
•   Comitato delle regioni: sessione plenaria (dibattito sulla promozione dei valori democratici con la commissaria Suica)
•   Banca centrale europea: pubblicazione del rapporto annuale 2021
•   Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul trattamento dei dati personali da parte di Meta; sentenza sui vini importanti dalla Moldavia)
•   Eurostat: dati sui conti delle famiglie nel quarto trimestre del 2021; tasso di occupazione nel 2021; dati sulla fertilità nel 2020; dati sulle scuole nel 2020
Venerdì 29 aprile
•   Conferenza sul futuro dell'Europa: sessione plenaria (a Strasburgo)
•   Consiglio: riunione del Coreper
•   Eurostat: stima flash dell'inflazione ad aprile; stima flash del Pil della zona euro e dell'Ue nel primo trimestre del 2022; dati sui prezzi dell'elettricità e del gas nel secondo semestre del 2021; dati sulla disoccupazione regionale nel 2021; rapporto mensile sull'asilo a gennaio del 2022; dati sul trasporto aereo nell'agosto del 2021
•   Eurostat: webinar sulle statistiche nel mercato del lavoro
Sabato 30 aprile
•   Conferenza sul futuro dell'Europa: sessione plenaria (a Strasburgo)
Domenica 1 maggio
•   Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell a Panama (fino al 3 maggio)



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Arlecchino:
Nonostante la vittoria di Emmanuel Macron su Marine Le Pen domenica, l'Unione europea si prepara ad altri due mesi di batticuore in vista di quello che in Francia chiamano “il terzo turno delle presidenziali”.
I francesi torneranno alle urne il 12 e 19 giugno per eleggere la nuova Assemblea nazionale. Il terzo turno delle presidenziali sono i due turni delle elezioni legislative. Con la nuova configurazione emersa dal voto presidenziale, con tre poli costituiti dal centro, dall'estrema destra e dall'estrema sinistra, la paura è che Macron si ritrovi costretto alla coabitazione con un governo antisistema o con un'Assemblea senza maggioranza. “La coabitazione sarebbe un problema per l'approvazione di alcune misure faro della legislatura europea”, ci ha detto ieri una fonte dell'Ue.
La Francia si troverebbe rappresentata da Macron al Consiglio europeo e da ministri di tendenze completamente diverse al Consiglio dell'Ue, che deve approvare le singole misure legislative. “Il pericolo è la paralisi”, ci ha spiegato la nostra fonte. Un esempio: è difficile immaginare che un governo guidato da Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon accetti di dare il via libera a un accordo di libero scambio concluso dall'Ue. Ma il pericolo appare fortemente esagerato.

Il primo sondaggio sul terzo “turno delle presidenziali” è stato realizzato da Harris Interactive per Challenges. Al primo turno delle legislative, La République En Marche di Macron dovrebbe ottenere il 24 per cento, davanti al Rassemblement National di Le Pen con il 23 per cento e la France Insoumise di Mélenchon con il 19 per cento. Più indietro arrivano i gollisti dei Républicains con (8 per cento), i Verdi (8 per cento), la Reconquete di Eric Zemmour (7 per cento) e il Partito socialista (3 per cento). Il risultato in termini di seggi potrebbe sembrare sorprendente alla luce del primo turno delle presidenziali, ma non per chi conosce le meccaniche elettorali in Francia. Ci sono due scenari. Nel primo, senza alleanze tra i vari partiti dei tre poli, La République En Marche otterrebbe tra i 328 e i 368 seggi. Il Rassemblement National si fermerebbe a 75-105 seggi. I Républicains avrebbero 35-65 seggi. La France Insoumise strapperebbe solo 25-45 seggi, poco più del Partito socialista con 20-40 seggi. Nel secondo scenario, con alleanze compatte attorno ai tre poli, i centristi di Macron (con i gollisti) otterrebbero tra i 326 e i 366 seggi. Il polo di estrema destra attorno a Le Pen (con Zemmour) avrebbe 117-147 seggi. Il polo di estrema sinistra di Mélenchon (con i socialisti e i Verdi) si fermerebbe a 73-93 seggi. Sul Foglio Mauro Zanon racconta come alle legislative destra e sinistra radicali vogliono la rivincita contro Macron. Ma, in entrambi gli scenari, Macron avrebbe la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale.

Due mesi sono lunghi e tutto può cambiare. Ma anche a livello europeo i timori di Macron con le mani legate da una coabitazione potrebbero essere esagerati. Il presidente siede comunque al Consiglio europeo e ha libertà di scegliersi il primo ministro e il ministro degli Esteri. La politica estera e i grandi orientamenti sull'Ue rimarrebbero di prerogativa di Macron. Sul Foglio spieghiamo che la rielezione di Macron apre le porte a un nuovo periodo di ristrutturazione dell'Ue. Ci sono i cantieri già aperti su impulso del presidente francese. Anche i più scettici si sono convinti della necessità dell'autonomia strategica. Ci sono nuovi cantieri da aprire, compresa l'ipotesi di una riforma dei trattati sull'onda della Conferenza sul futuro dell'Europa. In campagna elettorale, Macron non ha delineato le sue intenzioni europee. Le nuove proposte di Macron sull'Ue potrebbero arrivare il 9 maggio, festa dell'Europa e giorno di chiusura della Conferenza sul futuro dell'Europa. Il momento è doppiamente simbolico, e probabilmente dunque anche i contenuti. Quel giorno Vladimir Putin farà sfilare i carri-armati per le strade di Mosca per celebrare la Giornata della Vittoria in piena guerra contro l'Ucraina.

Nel frattempo in Francia si discute molto di come sarà il secondo mandato di Macron sul piano nazionale. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega come il presidente ambisca al monopolio dei cuori percorrendo la strada dei dibattiti per ricucire una Francia a pezzetti. Sempre sul Foglio Marina Valensise ha interrogato Nicolas Baverez: il politologo spiega che per federare le anime diverse dei francesi e colmare le fratture della società serve meno Jupiter e più proximité. Fuori dai confini francesi e dell'Ue, il premier britannico, Boris Johnson, ieri ha lasciato intendere di volere un reset delle relazioni con Macron. "Condividiamo una prospettiva comune, molto simile, e l'unità dell'Occidente, l'unità della Nato, è assolutamente vitale per la posizione che abbiamo preso contro Putin. E questo ora continuerà", ha detto Johnson. Ma non sarà una nuova intesa cordiale. "La nostra prima sfida non è la relazione tra il Regno Unito e la Francia", ha già detto il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire.



Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 26 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.



La Commissione aspetta il nuovo governo in Slovenia prima di congratularsi - Contrariamente a quanto accaduto per Emmanuel Macron, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non ha inviato un messaggio di congratulazioni al vincitore delle elezioni in Slovenia. Robert Golob, con il suo neonato Movimento per la libertà, è riuscito a cacciare il premier nazionalista, Janez Jansa, liberando l'Ue di un orbaniano. Una fonte ci ha spiegato che la Commissione intende aspettare la formazione del nuovo governo sloveno prima di congratularsi. Così vuole la prassi. Il caso francese è diverso perché l'elezione del capo dello stato avviene per suffragio universale diretto e non c'è bisogno di un voto di fiducia in Parlamento.
 
Per Lavrov il pericolo di un conflitto nucleare è "reale" - La Russia di Vladimir Putin è tornata ieri a minacciare implicitamente un conflitto nucleare con l'occidente per il suo sostegno all'Ucraina, come sempre a modo suo, attribuendo ad altri la responsabilità. "Non voglio alzare questi rischi artificialmente. Molti lo vorrebbero", ha detto il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, in un'intervista televisiva, secondo la trascrizione fornita dal suo ministero. "Il pericolo è serio, reale. E non dobbiamo sottovalutarlo", ha detto Lavrov, aggiungendo che la Russia vuole ridurre i rischi di conflitto nucleare. Sul Foglio Cecilia Sala spiega che nel Donbas l'offensiva della Russia va a rilento, in una ripetizione degli errori della prima fase della guerra di Putin.
 
Esplosioni in Transnistria - Alcune esplosioni hanno colpito ieri la sede dei servizi di sicurezza della Transnistria, due giorni dopo che la Russia ha parlato della possibilità di un intervento in questa regione separatista della Moldova denunciando l'oppressione dei russofoni. La Transnistria è controllata da separatisti pro-russi e ospita basi e depsoiti di armi russe al confine occidentale dell'Ucraina. Sul Foglio Micol Flammini spiega i rischi di trascinare anche la Moldova nella guerra contro l'Ucraina.
 
La candidatura di Finlandia e Svezia alla Nato a metà maggio - La guerra della Russia contro l'Ucraina sta spingendo Finlandia e Svezia a correre sempre più veloce per proteggersi sotto l'ombrello di sicurezza della Nato. Secondo il quotidiano finlandese Iltalehti, i governi di Finlandia e Svezia potrebbero presentare la loro domanda di adesione alla Nato a partire dal 16 di maggio per poter ottenere il via libera al vertice dell'Alleanza atlantica di giugno. Nel frattempo, secondo il giornale svedese Aftonbladet, la Svezia avrebbe ottenuto da Stati Uniti e Regno Unito garanzie di sicurezza nel lasso di tempo che interverrà tra la domanda di adesione e l'ingresso effettivo nella Nato.

La leader della Spd chiede a Schröder di dimettersi dal partito - La leader della Spd in Germania, Saskia Esken, ha chiesto all'ex cancelliere Gerhard Schröder di lasciare il partito, dopo che in un'intervista al New York Times l'ex cancelliere ha confermato di non avere l'intenzione di dimettersi dalla presidenza di Rosneft e Nord Stream. Dimettersi da questi incarichi "sarebbe stato necessario per salvare la sua reputazione di ex cancelliere", ha detto Esken alla Deutschlandradio: "Purtroppo non ha seguito questo consiglio". A Esken è stato chiesto se Schröder debba rinunciare alla sua iscrizione alla Spd. "Dovrebbe", è stata la risposta. Secondo Esken, "Schröder ha agito per diversi anni come uomo d'affari e dobbiamo smettere di considerarlo come un vecchio statista, un ex cancelliere. Ha guadagnato soldi con il lavoro per le imprese di stato russe e la sua difesa di Vladimir Putin dall'accusa di crimini di guerra è assolutamente assurda", ha spiegato Esken, che condivide la leadership della Spd con Lars Klingbeil. In un editoriale Il Foglio spiega che la Spd si è finalmente svegliata su Schröder, ma dovrebbe svegliarsi anche su Olaf Scholz.

Un nuovo mandato a Eurojust per i crimini di guerra - La Commissione ieri ha proposto di modificare il regolamento Eurojust per dare all'agenzia la possibilità di raccogliere, conservare e condividere prove di crimini di guerra. La proposta arriva nel contesto della guerra della Russia contro l'Ucraina. Secondo la Commissione, a causa del conflitto, è difficile stoccare e conservare le prove in sicurezza in Ucraina ed è dunque meglio portarle fuori dal paese per permettere di sostenere le inchieste e i procedimenti delle autorità giudiziarie europee e internazionali contro i responsabili di crimini di guerra. “Dobbiamo rafforzare Eurojust affinché disponga degli strumenti necessari per far fronte all'ampiezza delle atrocità commesse in Ucraina”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Vera Jourová. Il mandato di Eurojust sarà modificato anche per permettere all'agenzia di cooperare direttamente con la Corte penale internazionale.

Von der Leyen corteggia l'India con la carta rivalità con la Cina - L'esito della guerra della Russia contro l'Ucraina “non determinerà solo il futuro dell'Europa, ma avrà un impatto profondo anche sulla regione Indo-Pacifico”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in una visita a Nuova Delhi per rafforzare i legami tra l'Ue e l'India. Nei suoi incontri con il premier Narendra Modi e in un discorso pubblico, von der Leyen ha giocato la carta della rivalità con la Cina per cercare di allontanare l'India dalla Russia. “La Russia e la Cina hanno forgiato un patto senza restrizioni”, ha spiegato von der Leyen: “Hanno dichiarato che la loro amicizia è senza limiti (…)”. Ue e India “sono le due più grandi democrazie al mondo” e “dobbiamo tutti scegliere se vogliamo che una Terra Nova sia un luogo selvaggio, pericoloso e invivibile o una casa migliore per tutta l'umanità. Sono convinta che le democrazie avranno un ruolo cruciale da svolgere nella definizione del mondo di domani”, ha detto von der Leyen nel suo discorso al Raisina Dialogue.

Von der Leyen offre a Modi un Consiglio commercio e tecnologia - Nel loro incontro di ieri von der Leyen e Modi hanno annunciato un accordo per lanciare un Consiglio Ue-India per il commercio e la tecnologia. Fatto simbolico: “Questo è il secondo Consiglio commercio e tecnologia dopo quello con gli Stati Uniti”, ha spiegato la portavoce della Commissione: “Questo dimostra l'importanza che diamo alla relazione con l'India”. Questo meccanismo di coordinamento strategico dovrebbe consentire a entrambi i partner di discutere le sfide legate al commercio, alle nuove tecnologie e alla sicurezza sicurezza, rafforzando in tal modo la cooperazione in questi settori. Secondo il comunicato della Commissione, von der Leyen e Modi hanno “riconosciuto come il rapido evolversi del contesto geopolitico evidenzi la necessità di un impegno strategico congiunto e approfondito” tra Ue e India: “L'istituzione del Consiglio Ue-India per il commercio e la tecnologia è un passo fondamentale nella direzione di un partenariato strategico rafforzato”. Il portavoce della Commissione, tuttavia, non ha precisato quando e come verrà lanciato il nuovo Consiglio Ue-India.

Il Twitter di Musk alla prova del Dsa - Elon Musk da ieri sera è il nuovo e unico proprietario di Twitter, dopo che il consiglio di amministrazione del social network ha accettato un'offerta da 44 miliardi di dollari. Musk ha subito twittato il suo programma: "La libertà di parola è il fondamento di una democrazia funzionante, e Twitter è la piazza digitale dove questioni vitali per il futuro dell'umanità sono dibattute". Musk vuole migliorare Twitter con nuove funzioni, rendere gli algoritmi open source per aumentare la fiducia, sconfiggere i bot che spammano e autenticare tutti gli utenti umani. "Twitter ha un potenziale tremendo", ha detto Musk. Ma sulle due sponde dell'Atlantico c'è preoccupazione che la libertà di parola versione Musk si trasformi in libertà di disinformazione, propaganda e odio. La trasformazione di Twitter con Musk potrebbe rivelarsi il primo banco di prova del Digital Services Act (Dsa), su cui Parlamento europeo e governi hanno appena trovato un'intesa. "Ci sono cose interessanti in quello che Musk vuole fare per Twitter, ma ricordiamo che il Dsa - e dunque l'obbligo di lottare contro la disinformazione, l'odio online, eccetera - si applicherà a prescindere dall'ideologia del suo proprietario", ha detto il segretario di stato francese per la Transizione digitale, Cédric O.

La Commissione approva 2 miliardi di aiuti di stato per la 5G in Italia - La Commissione ieri ha approvato un regime da 2 miliardi di euro di aiuti di stato che l'Italia ha messo a disposizione attraverso il piano nazionale per la ripresa e la resilienza per la diffusione di reti mobili 5G ad alte prestazioni. Grazie a questi aiuti “i consumatori e le imprese potranno accedere a servizi 5G di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del paese e agli obiettivi strategici dell'Ue relativi alla transizione digitale”, ha detto la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager. Gli aiuti, validi fino al 2026, assumeranno la forma di sovvenzioni dirette a favore dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica per finanziare la realizzazione di reti di backhaul e delle stazioni di base necessarie alla fornitura di servizi mobili 5G.

Veicoli a motore e giocattoli in cima alla lista dei prodotti pericolosi - Il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, ieri ha presentato la relazione annuale sul Safety Gate, il sistema di allarme rapido dell'Ue per i prodotti non alimentari pericolosi. In base alle segnalazioni notificate nel 2021, per la prima volta le automobili figurano in cima all'elenco dei prodotti pericolosi, seguite dai giocattoli e dagli apparecchi e dispositivi elettronici. Lo scorso anno, le segnalazioni nel sistema Safety Gate sono state 2.142. Per i veicoli a motore si è fatto prevalentemente ricorso al richiamo del prodotto a causa di problemi tecnici, mentre per i giocattoli ci si è incentrati sulla presenza di sostanze chimiche pericolose e di pile a pastiglia. I problemi più comuni segnalati per gli apparecchi e dispositivi elettrici riguardavano parti in tensione esposte e surriscaldamento. Inoltre, secondo la Commissione, nel contesto della pandemia di Covid-19, i dispositivi di protezione come le mascherine rappresentano ancora una parte considerevole dei prodotti pericolosi. In questo contesto, e dato il ruolo che giocano le piattaforme nelle vendite online, la Commissione  anche annunciato un nuovo strumento di vigilanza elettronica chiamato "web crawler" che aiuterà le autorità nazionali a intercettare le offerte online dei prodotti non sicuri segnalati nel Safety Gate.

La produzione nel settore delle costruzioni in crescita in febbraio - Da gennaio a febbraio la produzione nel settore delle costruzioni è cresciuta del 1,9 per cento nell'area euro e dell'1,1 per cento nell'Ue a 27, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Tra gli stati membri, gli aumenti maggiori sono stati registrati in Ungheria (+13,3 per cento), Slovenia (+8,4 per cento) e Austria (+5,3 per cento). L'Italia ha segnato un aumento del 3,9 per cento. Per contro la produzione nel settore delle costruzioni è scesa in Svezia (-11,4 per cento), Polonia (-6,0 per cento) e Germania (-0,7 per cento).


Da - https://mailchi.mp/ilfoglio/ue-terzo-turno-francia?e=fbfc868b87

Arlecchino:
Roberto Cocchis ha commentato.
CroniStoria

30 Aprile 1943

Durante la Seconda guerra mondiale va in scena l'Operazione Mincemeat: il sottomarino britannico HMS Seraph emerge nel Mediterraneo al largo della costa spagnola rilasciando un cadavere con addosso falsi piani di invasione e vestito con un'uniforme da ufficiale del controspionaggio britannico
Ideata dal capitano della marina britannica Ewen Montagu, il quale pare si ispirò ad un racconto di Ian Fleming al tempo suo collega nel servizio segreto navale di Sua Maestà, l'Operazione Mincemeat, tradotta dall'inglese "Carne trita", fu un piano condotto dai Servizi segreti britannici allo scopo di far credere all'esercito nazista l'imminenza di sbarchi alleati in Grecia e Sardegna e che la Sicilia sarebbe stata utilizzata a sua volta come semplice diversivo per distrarre le forze dell'asse dai veri obiettivi principali degli anglo-americani. Il piano inglese e statunitense consistette nel far giungere alla deriva, sulla costa Spagnola nei pressi di Huelva, il corpo esanime di quella che sembrava la vittima di un incidente aereo, un tale "William Martin" (il corpo in realtà era quello del suicida gallese, Glyndwr Michael, morto per avvelenamento da topicida) vestito con la divisa di maggiore dei Royal Marines ed appartenente al Combined Operation Command alleato e con indosso alcuni documenti top-secret, chiaramente dei falsi, nella speranza che i servizi segreti nazisti abboccassero all'inganno e fossero depistati. I due documenti chiave che dovevano essere ritrovati dai nazisti e che vennero creati appositamente per confezionare l'inganno erano due lettere: la prima, il documento principale, era quella del vicecapo di stato maggiore imperiale Archibald Nye indirizzata al comandante del 18º Gruppo di Armate Harold Alexander e faceva riferimento ad un'offensiva contro la Grecia e indicava falsamente come finto obiettivo la Sicilia.

Inoltre, in aggiunta, vennero indicati due (falsi) assalti chiamati operazione Husky (nome che venne dato poi effettivamente all'operazione di sbarco in Sicilia e che invece nella lettera veniva associato alla Grecia in modo che se i tedeschi avessero intercettato dei messaggi contenenti tale nome, avrebbero pensato ad un'operazione nel paese balcanico) ed operazione Brimstone (totalmente inventata e riferita ad un non precisato punto del Mediterraneo); la seconda, una missiva inviata dall'ammiraglio Louis Mountbatten, capo del Combined Operations, all'ammiraglio Cunningham, comandante navale alleato del Mediterraneo e nella quale Martin veniva indicato come un esperto di guerra anfibia in prestito all'esercito fino a quando "l'assalto è finito". Il documento inoltre conteneva una goffa battuta sulle sardine, che Montagu aveva inserito appositamente nella speranza che i tedeschi avessero visto questa come un riferimento a una probabile invasione della Sardegna. Infine, per rendere più credibile la messinscena sul cadavere vennero aggiunti numerosi effetti personali falsificati appositamente come le lettere della falsa fidanzata Pam, del padre e addirittura una falsa lettera di sollecito della Lloyds Bank.
La gendarmeria spagnola, una volta recuperato il cadavere, provvide a fare delle copie degli incartamenti che il presunto cadavere conteneva in una cartelletta legata alla cintura del suo trench e inviò tali documenti all'Abwehr Alolf Clauss che, consideratili autentici, provvide immediatamente ad informare i suoi diretti superiori. L'intero bluff ebbe successo e i nazifascisti disposero parte delle loro difese proprio come speravano gli alleati lasciando in parte sguarnita la Sicilia: il 14 maggio 1943 l'ammiraglio Karl Dönitz incontrò Hitler per discutere delle questioni relative all'avanzamento della guerra e della recente incontro avuto con il leader italiano Benito Mussolini e riferendosi ai documenti rinvenuti in Spagna ed appartenenti al maggiore William Martin come "ordine anglosassone", registrò che:
"Il Führer non è d'accordo con Mussolini che il punto di invasione più probabile è la Sicilia. Inoltre, ritiene che l'ordine anglosassone scoperto confermi l'assunto che gli attacchi pianificati saranno diretti principalmente contro la Sardegna e il Peloponneso"

Hitler, infatti, comunicò all'alleato italiano che la Grecia, la Sardegna e la Corsica dovevano essere difese "a tutti i costi" e che le truppe tedesche sarebbero state nella posizione migliore per svolgere tale lavoro. Verso la fine di giugno, il contingente delle truppe tedesche in Sardegna era raddoppiato a 10.000 unità, con aerei da combattimento come supporto; due divisioni panzer furono trasferite nei Balcani dal fronte orientale e siluri tedeschi furono trasferiti dalla Sicilia alle isole greche.

Infine, Sette divisioni tedesche si trasferirono in Grecia, portando il numero presente a otto, e in totale dieci divisioni furono inviate nei Balcani, portando il numero complessivo a diciotto. Il 9 luglio del 1943 gli alleati invasero la Sicilia dando il via all'Operazione Husky. Sembrerebbe che per un periodo considerevole successivo allo sbarco Hitler fosse ancora convinto dell'imminenza di un attacco alleato diretto ai Balcani e alla fine di luglio inviò il generale Erwin Rommel a Salonicco per preparare la difesa dell'intera regione. Quando l'Alto Comando tedesco comprese l'errore, era ormai troppo tardi per correre ai ripari.

Da Fb del 30 aprile 2022

Arlecchino:
Dibattito:
La Ue e i Balcani: la scommessa dell'allargamento
I Balcani Occidentali richiedono un grande impegno dell’Europa e dell’Italia

Lodovico Sonego
Già Presidente della Delegazione parlamentare italiana presso la Central European Initiative

Oltre il desiderio e la retorica
Il CeSPI propone un aggiornamento sui Balcani Occidentali con un documento che, premesse varie affermazioni, sollecita il dibattito con alcune domande. Fra le affermazioni vi è: “Una piena appartenenza della Serbia all’Unione europea potrà evitare il rischio che Belgrado sia attratta in altre orbite”, e poi “E’ l’inclusione europea che sollecita Serbia e Kosovo a normalizzare le loro relazioni.”. Le asserzioni citate vanno discusse.
L’europeismo dei paesi fondatori, a volte collocato in un’area che sta tra desiderio e retorica, ritiene che l’ingresso nelle istituzioni comunitarie sia di per sé un fattore stabilizzante e di adesione ai valori liberaldemocratici dell’Occidente. Gli anni più recenti e le esperienze di Polonia, Ungheria, Cechia hanno svelato che per i longevi governi eletti in quei paesi l’Ue è certamente una scelta di campo occidentale, ma non liberaldemocratica. Ancor più recentemente si è realizzato che vi sono paesi - i Frugali, Olanda in primis - che considerano certamente l’adesione all’Unione come una scelta di campo occidentale, liberaldemocratica, di utile partecipazione al più grande mercato unico ma assai meno come condivisione di un comune progetto propriamente politico. Oggi, in altri termini, ciò che davvero accomuna senza riserve i ventisette dell’Ue è l’opzione occidentale e del mercato unico; per unione politica e liberaldemocrazia ci sono geometrie e sfumature variabili.


È tuttora vero che The Balkans produce more history than they can consume, ossia che quella regione d’Europa è in grado di esportare consistenti criticità nell’intero continente ed è per questo, volendo invertire la bilancia commerciale della politica, che si cerca di indurre i Balcani ad importare l’opzione occidentale e la liberaldemocrazia tramite il processo di adesione all’Ue. Serbia e Bosnia Erzegovina, in misura minore il Kosovo per ragioni che vedremo, sono il banco di prova di questo programma di integrazione.
Serbia
Dal 1° marzo 2012 il Paese gode dello status di candidato all’Ue e dei 35 capitoli dell’istruttoria 2 sono stati provvisoriamente chiusi, 17 sono aperti e in corso d’esame; un processo da incoraggiare e sostenere. Molto difficile fare previsioni sul timing dell’intera istruttoria perché dipende dalla celerità delle riforme domestiche. Vi è tuttavia un’ulteriore questione, non formalizzata ma non per questo meno cogente. L’accesso all’Ue di tutti i paesi dell’ex blocco sovietico e della disciolta Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia è sempre stato preceduto dalla membership della NATO, l’unica eccezione è la Bulgaria che compie le due adesioni lo stesso giorno. L’ingresso in Europa è sempre preceduto cioè da un’opzione occidentale – transatlantica - netta e formalizzata ed è per questa ragione che oggi l’Unione appare divisa su molti aspetti ma non sull’appartenenza al blocco geostrategico di riferimento.
La Serbia non entra nella NATO perché non lo vogliono i cittadini e nemmeno le élite, la memoria dei bombardamenti su Belgrado comandati dal quartier generale di Mons ha del resto il suo peso, ma vi è di più; per varie ragioni che non vengono qui nemmeno richiamate il sentiment diffuso non è tale da consentire la scelta occidentale e la collocazione del Paese è pertanto quella di una discutibile neutralità, non certamente la neutralità dell’Austria di cui non è dubitabile la collocazione occidentale. Belgrado ha firmato accordi di collaborazione con la NATO ma la cooperazione militare con Mosca è molto più operativa e si traduce in forniture di alcuni MIG 29, vari carri T72 ed altro ancora. Gli incontri fra i due capi di stato e i due governi sono frequenti. Da un punto di vista formale accesso all’UE e adesione alla NATO sono del tutto disaccoppiati, ma quel decoupling è destinato ad esaurirsi man mano che l’Unione procede sulla strada di una politica estera comune che per forza di cose implica anche un’unica politica della sicurezza: e il momento della convergenza tra vecchi e nuovi requisiti di adesione potrebbe essere meno lontano di quanto si pensi.

Lo scorso 17 giugno il Consiglio dell’Unione Europea ha varato ambiziose Conclusions on Security and Defence: lecito prevedere che in assenza della Gran Bretagna quel programma potrà camminare con meno ostacoli e se paesi come gli ex Patto di Varsavia o Slovenia e Croazia lo criticheranno lo faranno semmai chiedendo maggiore assertività. La questione occidentale come argomento geostrategico assumerà un ruolo crescente nella vicenda serba e balcanica.
Bosnia ed Erzegovina
Dayton 1995 ha miracolosamente stabilizzato l’intera area dei Balcani occidentali dopo la stagione dei genocidi e della guerra guerreggiata. In realtà quell’intesa fu l’esito del massiccio ricorso NATO alla forza delle armi che consentì, in particolare, la complessa composizione dei rapporti nazionali e istituzionali che organizzano l’odierna statualità della Bosnia ed Erzegovina: due entità, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina, la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e poi il Distretto di Brčko. Il miracolo Dayton si sta progressivamente esaurendo perché la complicata ingegneria istituzionale del Paese, frutto dell’accordo, impedisce qualsiasi evoluzione politica, economica, sociale, istituzionale. L’ordinamento costituzionale è tale, per fare solo un esempio, da permettere alla Republika Serpska di impedire l’adesione della BIH alla NATO invocando certe competenze demaniali che stanno in capo esclusivamente a ciascuna delle due entità. In queste condizioni sarà proibitivo dare corso alle riforme per entrare nell’UE il cui accesso è stato chiesto il 15 febbraio 2016.
La situazione non può che deteriorarsi. La Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina che raccoglie la quasi totalità dei serbi del Paese è rilevante per il ruolo interno ma merita attenzione pure per l’influenza che esercita su Belgrado; la Serbia e il suo Capo di stato Aleksandar Vučić sono i tutori della confinante entità serba ma volendo e dovendo svolgere questa funzione - anche quando il leader di quell’entità Milorad Dodik esaspera la contesa - finiscono per essere prigionieri della politica di Banja Luka per evitare di apparire troppo poco nazionalisti. Ne esce un legame abbastanza inestricabile tra le dinamiche bosniaco erzegovesi e quelle serbe, è una prigionia che indebolisce Vučić che qualche anno fa veniva percepito come un conservatore evoluzionista.
Dunque, una parte della vicenda serba si declina in Bosnia Erzegovina e mette in luce che anche per questa ragione i due grandi nodi dei Balcani occidentali stanno a Belgrado e Sarajevo.
Lungimiranza suggerisce che il secondo vada affrontato con un Dayton-2 che riscriva la costituzione della Bosnia Erzegovina; si tratta naturalmente di un notevole grattacapo che tuttavia è meno problematico del lento ma esiziale deterioramento che si è menzionato. Una nuova Dayton richiede un consistente ruolo politico dell’Europa ma, come nel 1995, l’imprescindibile ruolo politico, e non solo, degli Stati Uniti che confermano anche in questo modo la loro rilevanza nella regione. Di questo dirò qualcosa al punto successivo.
Le diplomazie
Lo scorso 10 luglio la questione kosovara è stata oggetto di un video vertice fra il Presidente francese Emmanuel Macron, la Cancelliera Angela Merkel, il Presidente serbo Aleksandar Vučić e il Primo ministro kosovaro Avdullah Hoti in supplenza del Presidente Hashim Thaci, chiamato in causa dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia per crimini di guerra (l’azione della Corte dell’Aia è la ragione che ha causato il rinvio sine die del vertice convocato per il 27 giugno scorso a Washington dall’Inviato Speciale Presidenziale Richard Grenell. Vi avrebbero dovuto partecipare Aleksandar Vučić e Hashim Thaci. Il secondo ha rinunciato al viaggio proprio a causa dell’inchiesta penale internazionale). La conversazione non ha prodotto esiti se non un programma di ulteriori incontri che si svolgeranno con il patrocinio dell’alto rappresentante UE Josep Borrell e la collaborazione del suo inviato speciale Miroslov Lajcak. Viste le complessità l’esito era previsto, ma giova notare che il summit segna un utile rilancio del dialogo. Necessaria invece qualche presa d’atto di contesto.
In primo luogo, il tandem franco tedesco assume la guida del processo di normalizzazione ed integrazione dei Balcani. Ciò accade, in maniera apparentemente paradossale, poco dopo la “gaffe” con cui nel 2019 la Francia impresse una brusca frenata al processo di adesione, suscitando nell’Europa del Sud Est un sentimento antifrancese e disillusione verso l’Europa. In realtà, alla luce delle considerazioni espresse al punto 2, lo stop francese assume il significato del realismo e della prudenza a cui ha poi fatto seguito, e significativamente proprio su proposta francese, un nuovo approccio della Commissione europea, che il 5 febbraio 2020 lancia una politica per Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali.


Il tandem franco tedesco non esclude il Processo di Berlino ma certamente lo ridimensiona con conseguenze che riguardano anche la funzione politica dell’Italia, che pure nei Balcani ha una presenza economica importante a cominciare dal ruolo dei propri gruppi bancari, di Terna, di varie imprese manifatturiere.
In altri termini si pone la questione di un profilo italiano che, ferma restando la condivisibile impostazione di fondo, sia più assertiva; ciò richiede alla guida politica del MAECI un’autorevolezza che negli anni è stata intermittente. Cancelleria, MAECI e Bundestag hanno utilmente riscoperto la crucialità dei Balcani nel 2014 dopo anni di negligenza motivata dalla presunzione che Dayton avesse risolto l’argomento; Berlino ha ripreso l’impegno ma a volte con conoscenza e comprensione discutibili. È accaduto per esempio che Cancelleria ed entrambe le ali del Bundestag appoggiassero con un filo di ingenuità la proposta di Aleksandar Vučić che puntava ad un’area di libero scambio tra Albania e i paesi dell’ex Jugoslavia non ancora Ue. Uno Zollverein propedeutico all’Ue. Ipotesi del tutto propagandistica se solo si pensa che implicava il riconoscimento serbo del Kosovo oppure l’esclusione di questi dall’accordo con vari risvolti, fra cui un problema in Albania. L’Austria, al contrario, esprime da sempre competenza e comprensione per le dinamiche balcaniche nonché uno sforzo organizzato per la propria presenza economica nella regione. L’elezione di Donald Trump con la ritirata degli Stati Uniti da molti scenari esteri ha fatto temere il disimpegno di Washington dal Sud Est europeo. In realtà il deep state di Pentagono e Dipartimento di Stato, nonché entrambi gli schieramenti del Congresso, hanno da subito confermato alle rappresentanze diplomatiche americane dell’area la continuità dell’impegno USA. A rafforzare l’ingaggio vi è stata la nomina due special envoy: l’Inviato Speciale Presidenziale Richard Grenell e il rappresentante Speciale per I Balcani occidentali Matthew Palmer. Entrambi molto attivi.
Vale la pena di aggiungere che nell’affollata varietà dei format diplomatici presenti nell’area vi è il 16+1 che include fra i sedici tutti i paesi del Sud Est Europa accanto agli stati membri Ue dell’ex blocco sovietico, e dove il +1 è Xi Jinping in persona, nonché la Three Seas Initiative nata su impulso di Croazia e Polonia e che ora include Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. La TSI è nata per iniziativa dei due paesi europei ma è ben presto stata molto influenzata dagli Stati Uniti: il Partito Repubblicano e il Presidente Donald Trump vi attribuiscono una considerevole importanza.
L’Unione Europea non apprezza, la Germania nemmeno, e a ragione.
Il Presidente della Commissione Romano Prodi completò con successo e sulla base di un percorso accelerato l’adesione di tutta la regione europea centro-orientale; l’allargamento, effettivamente assai rapido, fu poi criticato sotto più aspetti e il rimprovero riemerge anche oggi quando con riferimento ai newcomers si discute dello stato di diritto. La vera molla che spinse Prodi a quell’accelerazione fu il desiderio tutto politico di includere quei paesi di neonata democrazia nel contesto istituzionale, economico, di mercato regolamentato, valoriale dell’Unione Europea per evitare che diventassero una vasta regione del continente inclusa nello schema di un liberismo senza freni di tipo statunitense e dominato direttamente dalla leadership di Washington. Una grande regione europea che agisce da succursale USA. La TSI a guida americana si ripropone oggi quell’obiettivo in chiave anti Ue ed antirussa trovando orecchie attente per entrambi gli scopi.
NATO
Torniamo brevemente sulla questione dell’opzione occidentale discussa al punto 2. La NATO non è solo un’intesa difensiva, è una coalizione politico-militare in cui l’aspetto politico del binomio manifesta il rilievo della scelta di campo occidentale. In questa luce l’adesione all’Alleanza di Albania (2009), Montenegro (2017) e Macedonia del Nord (2020) costituisce una facilitazione per l’ingresso dei tre paesi nell’Ue. Comprensibile l’irritazione di Mosca per la scelta di Podgorica e soprattutto di Skopje.
Kosovo
Viene solitamente trascurato il fatto che il Paese sta faticosamente transitando dalla fase bellica a quella di una difficile pacificazione democratica grazie all’indispensabile supporto stabilizzante della lunga presenza militare NATO, la Kosovo Force. Il contingente attuale è composto da truppe di ventisette paesi per un totale di 3.500 effettivi, le due aliquote più numerose sono quelle americana (660) e italiana (550). Dal settembre 2013 il comando della KFOR è stabilmente italiano dopo la fase dei comandi a rotazione. Le autorità kosovare stanno da tempo cercando di dare vita ad una propria piccola forza armata ma la cosa suscita vari contrasti, fra cui la scontata contrarietà di Belgrado, sottolineando ulteriormente la funzione del contingente multinazionale che gestisce fra l’altro l’importante emittente radiofonica Radio KFOR, che trasmette in diretta h24 fornendo intrattenimento ma anche preziosa informazione slegata dalle fazioni serba e skipetara.


L’Islam
Il conflitto serbo bosgnacco degli anni Novanta provoca un mutamento dell’identità dell’Islam dei Balcani Occidentali; si assiste infatti all’introduzione di elementi di radicalismo che contrastano con una lunga tradizione di secolarizzazione diffusa. Il fenomeno riguarda, con modalità e toni differenti, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord e anche Albania. L’argomento è motivo dell’interesse del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e dei suoi rapporti al Parlamento. Fra i vari aspetti che connotano la questione va richiamato il ruolo degli investimenti esteri effettuati nella regione da soggetti che rimandano al mondo islamico: spesso ONG ma anche direttamente schemi finanziari conducibili ad organizzazioni statali. L’intento degli investimenti è duplice: promuovere il mutamento della natura di un antico Islam europeo, ciò che accade soprattutto su sollecitazione del Wahhabismo, ed esercitare un ruolo geopolitico dentro l’Europa. In tale contesto si assiste anche ad una competizione tra l’Islam influenzato da Ryad e quello riconducibile ad Ankara. Volendo sintetizzare si può dire che nell’area vi è un eccesso di investimenti islamici e che il fenomeno è oggetto di attenzione da più parti. Dal canto loro le autorità degli Stati interessati replicano senza nascondere l’approccio mercantile dicendo che per ciò che non ottengono da Bruxelles possono sempre rivolgersi alla Turchia, al Golfo, alla Cina; un altro argomento di riflessione per l’Ue.
Da - https://www.cespi.it/e

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I vertici delle nazioni e delle varie combriccole salvapoltrone devono mettersi nella condizione di capire che, se il fine ultimo e lo scopo principale del NOM (nuovo ordine mondiale) consiste nella creazione di POLI di influenza, economica condivisi, per arrivare alla PACIFICAZIONE TRA NAZIONI, alla SALVEZZA DELL'AMBIENTE e alla ELIMINAZIONE DELLE INGIUSTIZIE NELL'UMANITÀ, non è importante come si definisce una nazione, perché il suo popolo l'ha scelta come tale.

Importante che tutte le nazionalità che formano i Poli siano coerenti in azioni e opere a quanto determinato nel Nuovo Ordine Mondiale.
É una Utopia?
Certamente sì!
Ma o si lavora da subito per realizzare L'UTOPIA o si sparisce dalla faccia della Terra.
Ggiannig

Da ILFOGLIO.IT
La Commissione europea chiude gli occhi sulla Polonia

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