EUROPA.
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Nazioni Zecche piccole e meno piccole, invadono a turno, lo spezzatino Europa.
L'Europa incapace di una disinfestazione salutare, rischia di essere impreparata quando, nel dopo Putin, si dovranno formare, sia il Polo EuroAfricano, sia una eventuale Federazione CentroEuropea radunata intorno all'Ungheria o all'Ucraina a seconda delle condizioni finali, in ogni caso, tremende in cui si troverà.
Bruxelles deve progettare rapidamente il futuro prossimo dell'Europa di migliore condizione, eliminando, sia le suddette Zecche succhiasangue, sia le cicatrici delle infezioni provocate dagli infiltrati ProPutin.
Senza la vicinanza e "comprensione" degli Usa non sarà facile per i popoli europei rasserenarsi senza affidarsi con le elezioni a Vertici di Stato forti e determinati verso Democrazie Autorevoli.
ggiannig
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Gianni Gavioli ha condiviso un link.
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Sempre più difficoltoso e aperto a ricatti, per l'Europa, l'agire insieme!
Questo condizionerà in negativo la formazione di un POLO EUROPA-NORDAFRICA, nel Nuovo Ordine Mondiale.
Con questa incapacità costruttiva, il rischio d'essere compressi tra POLI ORIENTALI e POLO USA, INGHILTERRA e Altri, sarà inevitabile.
Compressi e divisi, sarà sempre più difficile mantenere l'indipendenza, dei singoli Stati.
ggiannig
Arlecchino:
Crimea: la resistenza dei tatari
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Mustafa Džemilev, storico leader dei tatari di Crimea - Review News / Shutterstock.com
A seguito dell'occupazione russa della Crimea la comunità tatara è sotto forte pressione. Un'analisi della situazione attraverso uno sguardo al passato e l'opinione dei rappresentanti tatari eletti recentemente nel parlamento ucraino
09/08/2019 - Martina Napolitano
(Questo articolo è frutto di una collaborazione editoriale tra OBCT e EastJournal )
I tatari di Crimea sono una comunità nazionale turcofona e musulmana che vive almeno dal XV secolo sulla costa settentrionale del Mar Nero e, in particolare, nella penisola della Crimea. Il Khanato di Crimea ebbe il suo momento di massimo splendore tra XV e XVIII secolo sotto la dinastia, discendente di Gengis Khan, dei Giray. Lo stato era allora protetto dall’Impero ottomano: quando quest’ultimo entrò in conflitto con l’Impero zarista in espansione fu la fine per questa grande potenza e raffinata cultura. Da allora perseguitata e repressa, la comunità che ancora oggi vive nella penisola rifiuta strenuamente l’occupazione russa del proprio territorio.
I tatari di Crimea nel nuovo Parlamento ucraino
La comunità tatara, nonostante l'occupazione della Crimea da parte della Russia, sta mantenendo una propria rappresentanza nelle istituzioni dell'Ucraina. Ci sono infatti anche tre rappresentanti della comunità tatara di Crimea tra i deputati eletti nella nuova Rada, il parlamento ucraino, lo scorso 21 luglio. "Per noi è una conquista: nella scorsa legislatura gli interessi dei tatari di Crimea al parlamento erano rappresentati solo da me e Refat Čubarov”, dichiara Mustafa Džemilev, il settantacinquenne che è guida e leader dei tatari di Crimea fin dall’epoca sovietica.
Čubarov, presidente del Mejlis (il più alto organismo di rappresentanza dei tatari, vietato in Russia, e quindi in Crimea, dal 2016 in quanto ritenuto “estremista”), questa volta è rimasto fuori: il partito con cui si era candidato, Sila i Čest’ (Forza e Onore), non ha superato la soglia di sbarramento del 5%.
Džemilev e il vice-presidente del Mejlis Achtem Čijgoz sono invece tra i 24 deputati eletti del partito dell’ex-presidente Petro Porošenko, "Solidarietà europea". Rustem Umerov, delegato del Kurultaj (assemblea del popolo tataro) e terzo rappresentante dei tatari di Crimea nella nuova Rada, si era invece candidato con il partito Holos (Voce) del rocker Svjatoslav Vakarčuk.
"Avevamo solo un unico principio in questa tornata elettorale: non candidarci assolutamente con il partito filorusso 'Piattaforma di opposizione - Per la vita' - afferma con decisione Džemilev - tutti gli altri partiti invece li abbiamo sentiti". Il leader tataro non ha avuto molti dubbi nel presentarsi ai suoi elettori al fianco del presidente uscente Porošenko, per il quale nutre profonda stima e di cui apprezza molto l’operato, soprattutto a livello internazionale: "Penso che il presidente Porošenko sia riuscito a risolvere in maniera ottimale tutte le questioni più importanti; dal nulla ha creato un esercito e ha saputo edificare una potente coalizione internazionale filoucraina".
L’importante, per Džemilev e gli altri rappresentanti tatari, è che il neo-eletto presidente Zelenskij e la sua squadra di governo non invertano il corso politico per l’Ucraina inaugurato da Porošenko: la desovietizzazione, il rafforzamento militare, l’orientamento a ovest verso Ue e Nato. "Tutto ciò permetterà una più rapida liberazione della Crimea”, afferma dal canto suo Achtem Čijgoz. Aggiungendo: "Certamente, un ruolo di non poca importanza gioca l’ottenimento per la Crimea dello status di autonomia nazionale", un punto su cui da tempo i rappresentanti tatari insistono.
"Sono felice che Zelenskij abbia dichiarato l'intenzione di creare un Comitato per la liberazione dei territori ucraini. Sarebbe un passo importante - continua Džemilev - tuttavia alcune affermazioni di Zelenskij mi sconcertano. Ad esempio, l’idea di indire un referendum sull’adesione alla Nato. Ma quale referendum: il corso euroatlantico sta ben scritto nella Costituzione ucraina!".
Mustafa Džemilev e la lunga repressione dei tatari di Crimea
Mustafa Džemilev è uno dei più noti dissidenti e difensori dei diritti umani della storia sovietica, famoso soprattutto per uno sciopero della fame durato 303 giorni, il più lungo nella storia dei movimenti per i diritti civili. Nel 2016 un giovane regista tataro, Ahmed Sarychalil, ha dedicato un documentario alla sua affascinante figura, titolato "Mustafa".
Džemilev ha consacrato la propria vita alla lotta per i diritti del suo popolo, in primo luogo quello di tornare nella propria terra, scontando per questo oltre quindici anni nei gulag sovietici. Oggi la sua missione non è cambiata: una volta lasciata nel novembre del 2013 la carica di presidente del Mejlis, che guidava dal 1991, ha continuato a rappresentare la voce dei tatari di Crimea a Kiev (dal 1998 è membro della Rada) e, soprattutto, dal 2014 porta avanti una nuova lotta - quella di riportare la sua terra, annessa forzatamente dalla Russia - all'Ucraina. Da allora gli è vietato l’ingresso in Crimea (così come in Russia); il suo nome è sulla lista - rinnovata lo scorso inverno - delle persone bandite dalla penisola e dalla Federazione russa.
Non è tra i soli che hanno lasciato la Crimea occupata dal 2014, forzatamente o meno: si stimano tra i 15.000 e i 30.000 i tatari di Crimea che hanno abbandonato da allora la propria casa. Nonostante l’apparente riconoscimento dei diritti alla comunità (la lingua tatara è riconosciuta sulla carta, ad esempio, come ufficiale, accanto a russo e ucraino), la repressione nei loro confronti continua. Sono circa 130 i prigionieri politici tatari oggi nelle carceri russe; arresti e perquisizioni continuano ogni giorno. "Se confrontiamo le procedure di perquisizione dei tempi sovietici con quelle di oggi, noteremo molte differenze - racconta Džemilev - da me sono venuti a perquisire una decina di volte in epoca sovietica, ma almeno allora arrivavano e dicevano: ‘Ecco l’autorizzazione del procuratore o del giudice, abbiamo tutte le ragioni di ritenere che lei abbia della letteratura antisovietica. Le chiediamo di consegnarcela volontariamente, altrimenti procederemo con la perquisizione’. Mentre ora non ci sono autorizzazioni: fanno irruzione nelle case, tutti a terra e iniziano a cercare arrecando danni materiali; anche se le porte sono aperte preferiscono scavalcare. Visto da fuori, pare che abbiano scovato un covo di terroristi, mentre in realtà si tratta di gente comune".
Nato nel 1943, Džemilev all’età di sei mesi venne deportato con la famiglia dalla Crimea all’Asia Centrale, in Uzbekistan. Sono oltre 183.000 i tatari di Crimea cui venne riservato in quegli anni lo stesso destino. Furono la comunità nazionale più colpita tra quelle che vennero accusate (o solo sospettate, è lo stesso) di alto tradimento ai danni dello stato sovietico. Per tutte la pena fu la stessa: il trasferimento forzato sugli Urali e in Asia Centrale con il divieto di far ritorno nella propria terra. Il 46% dei deportati tatari morì durante il tragitto o subito dopo. La deportazione puntò a distruggere, a cancellare la cultura del popolo tataro, la sua stessa identità. A tal proposito, oggi viene contestato un manuale di storia utilizzato nelle scuole della Crimea russa, nel quale i tatari vengono definiti dei collaborazionisti durante la Seconda guerra mondiale e conseguentemente nemici dello stato sovietico. Un modo per giustificare la loro deportazione: il 18 febbraio scorso il consiglio dei tatari di Crimea si è rivolto al governatore della regione Aksionov affinché il manuale venga ritirato.
Gli anni Sessanta, epoca di quel disgelo breve e precario inaugurato da Nikita Chruščiov, risvegliarono gli animi anche della comunità tatara; si iniziò a parlare di genocidio. Cinquemila tatari si trasferirono nella seconda metà del decennio a Mosca per tener vivo il movimento di rinascita, per far sentire più forte la propria voce nel centro del potere sovietico. E ottennero alcuni risultati: nel 1967 venne emanato il decreto che riabilitò i tatari di Crimea; eppure, nella loro penisola, nel frattempo ripopolata di nuovi cittadini sovietici, non riuscirono a rientrare e le repressioni non si arrestarono. Notizie sulla situazione dei tatari di Crimea cominciarono intanto a giungere oltrecortina, grazie alle voci di dissidenti (soprattutto russi).
Il 6 luglio 1987 fu una giornata importante per i tatari di Crimea: furono circa 150 in piazza Rossa a manifestare (ma le testimonianze sono discordanti e parlano anche di 500 persone) e il sit-in durò tutta la notte. Tra loro c’era anche la moglie di Mustafa, Safinar. L’evento portò i suoi frutti e i rappresentanti dei manifestanti vennero convocati da Andrej Gromyko in persona, allora presidente del presidium del Soviet Supremo dell’Urss.
Nel 1989 la repressione dei tatari di Crimea venne ufficialmente riconosciuta come “illegale e criminale”. Džemilev, eletto quell’anno capo del Movimento nazionale dei Tatari di Crimea, tornò nella penisola, seguito da altri 250.000 membri della comunità.
Prima o poi la Crimea tornerà ucraina
La fontana di Bachčisaraj, immortalata dal sommo poeta russo Aleksandr Puškin nell'omonimo poema (1824), era ridotta a un “tubo di ferro arrugginito” quando il poeta visitò il leggendario palazzo dei Khan nei primi anni Venti dell’Ottocento. La splendida e raffinata residenza dei sovrani tatari era stata distrutta nel 1736 dall’“orda” dei russi, i conquistadores della penisola di Crimea. Puškin se ne rammaricò e fece rivivere la perduta bellezza nel suo poema, rendendo eterna - grazie alla sua poesia - la civiltà tatara, checché ne pensassero i suoi compatrioti.
"L’unica possibilità perché vengano sollevate le sanzioni alla Russia è l’instaurazione a Kiev di un governo pronto ad accettare l’occupazione e a riconoscere la Crimea come russa. A Putin questo non è riuscito e speriamo non ci riesca mai - conclude Mustafa Džemilev - per questo, prima o poi, la Crimea tornerà ucraina”.
Da https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Crimea-la-resistenza-dei-tatari-195916?fbclid=IwAR1e8UYZCCWviropqPTKqhky-fyFmNe1rYui4rW71HfdT2NJDSWa-Nsxxt0
Arlecchino:
Per la prima volta dal 1991 la Germania registra un deficit mensile della bilancia commerciale a causa dell'aumento dei costi delle importazioni energetiche e della perturbazione degli scambi con Russia e Cina. La cifra pubblicata ieri dall'agenzia federale delle statistiche non è da capogiro: il deficit commerciale tedesco a maggio è stato di meno di un miliardo di euro. Le esportazioni della Germania sono calate dello 0,5 per cento tra aprile e maggio per un valore di 125,8 miliardi. Per contro, il valore delle importazioni è cresciuto del 2,7 per cento a 136,7 miliardi. Ma, anche se limitato, il dato rappresenta uno choc per il motore economico dell'Europa, la cui crescita è stata alimentata dalle esportazioni e da un saldo estremamente positivo della bilancia dei pagamenti. Di chi è la colpa? Si può darla alle sanzioni, alla guerra o all'abilità di Vladimir Putin di usare il gas come arma contro l'occidente. Ma dietro a tutto questo c'è l'azzardo morale della Germania, che non ha mai voluto tenere conto delle potenziali conseguenze economiche negative della sua dipendenza energetica dalla Russia.
“Azzardo morale” era l'accusa che la stessa Germania lanciava contro la Grecia e gli altri paesi del sud durante la crisi del debito sovrano della zona euro. Protetti dai bassi tassi di interessi che erano garantiti dall'appartenenza all'euro, i vari governi di Atene, Roma, Madrid e Lisbona avevano lasciato correre la spesa pubblica, incuranti delle conseguenze di ritrovarsi con debiti insostenibili. Con i governi di Gerhard Schröder e Angela Merkel, la Germania ha fatto la stessa cosa con la Russia sul fronte energetico: interi settori industriali, così come la politica climatica, sono stati costruiti su misura sul gas russo. Anche la scelta di abbandonare le centrali nucleari si era fondata sulla convinzione che la Russia non avrebbe mai chiuso il rubinetto del gas. Gli avvertimenti degli Stati Uniti e dei paesi dell'est sono caduti nel vuoto. Ancora oggi alcuni diplomatici tedeschi sostengono che “a Putin non conviene tagliare il gas”, perché la Russia si ridurrebbe da sola le entrate. Ma, contrariamente alle leadership tedesche, il presidente russo non dissocia progetti politici ed economici. Nord Stream 1 e 2 sono sempre stati immaginati dalla Russia come armi per esercitare la sua influenza sulla Germania.
L'attuale cancelliere, Olaf Scholz, oggi si ritrova di fronte a una crisi senza precedenti. Nord Stream 1 sarà in manutenzione dalla prossima settimana e alcuni temono che non rientrerà in funzione. Il prossimo passo dei piani di emergenza del governo di Berlino è il razionamento. Nel frattempo, Scholz sta valutando due misure fino a poco tempo fa impensabili: il salvataggio di Uniper, una delle grandi utility (e principali clienti di Gazprom) i cui conti sono in profondo rosso a causa dell'aumento del prezzo del gas; e l'imposizione di una tassa straordinaria sui consumatori per compensare gli aumenti dei costi per i fornitori di energia. Ma le conseguenze delle scelte della Germania sul gas russo si ripercuoteranno sul resto dell'Ue. Se le industrie tedesche si fermeranno per penuria di gas o per prezzi troppo alti, i loro fornitori in Italia saranno costretti a fare altrettanto. Eppure il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, continua a rigettare gli appelli ad adottare un approccio meno rigido sia sulle regole sul debito interno alla Germania sia sulla possibilità di un nuovo strumento di debito dell'Ue per fronteggiare le ripercussioni economiche della guerra.
Oltre al ministero delle Finanze tedesco, anche la Bundesbank si oppone ad altri strumenti straordinari per aiutare i paesi più in difficoltà. Parliamo della Banca centrale europea, che nella prossima riunione del Consiglio dei governatori dovrebbe lanciare il nuovo strumento anti-frammentazione per evitare un'impennata degli spread di Italia, Grecia e altri paesi del sud. Secondo Reuters, nella riunione straordinaria del Consiglio dei governatori che si è tenuta il 15 giugno, il presidente della Buba, Joachim Nagel ha espresso la sua opposizione al nuovo scudo anti-spread. Ieri Nagel ha confermato tutte le sue perplessità, chiedendo che lo strumento anti-frammentazione sia usato solo "in circostanze eccezionali e sotto condizioni strettamente definite". Il presidente della Buba si è detto "cauto" di fronte alla possibilità di usare "strumenti di politica monetaria per limitare il premio del rischio". Secondo Nagel, è "virtualmente impossibile" stabilire se un aumento dello spread tra membri della zona euro sia giustificato o meno. La riunione del Consiglio dei governatori del 21 luglio si annuncia surriscaldata, anche se la posizione di Nagel sembra essere minoritaria.
Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 5 luglio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.
L'Ucraina chiede 750 miliardi per la ricostruzione - Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ieri ha chiesto 750 miliardi di dollari per finanziare la ricostruzione del paese, nel momento in cui la comunità internazionale ha iniziato a discutere della strategia per rimettere in piedi l'Ucraina nella Conferenza di Lugano. Secondo Shmyhal, è la Russia che deve pagare il conto della guerra. "Le autorità russe hanno scatenato questa sanguinosa guerra e causato questa massiccia distruzione, e dovrebbero esserne ritenute responsabili", ha detto il premier ucraino, spiegando che l'obiettivo del suo governo è di “costruire un nuovo paese”. Shmyhal ha delineato un piano in tre fasi per la ripresa: una fase immediata incentrata sulla ricostruzione di infrastrutture chiave; una seconda fase che prevede la costruzione di scuole e alloggi temporanei; e una fase finale mirata alla trasformazione di lungo periodo dell'Ucraina e della sua economia. Restano tuttavia da trovare i soldi.
Von der Leyen offre una piattaforma stile Recovery (ma niente soldi) - Alla Conferenza di Lugano, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri non è stata in grado di offrire impegni finanziari per la ricostruzione dell'Ucraina. L'annuncio più importante di von der Leyen è la proposta di creare una “piattaforma per la ricostruzione” gestita dalla stessa Commissione per combinare soldi, riforme e investimenti sul modello del Recovery fund (ma i soldi dovrebbero arrivare anche da molti altri donatori). Il vicepresidente, Valdis Dombrovskis, ha spiegato che la piattaforma dovrebbe essere "un organo di governo strategico per coordinare e dare priorità agli sforzi e alle risorse di ricostruzione". I suoi compiti dovrebbero essere di lavorare sui finanziamenti per la ricostruzione, progettare i veicoli, le istituzioni e gli strumenti, sviluppare la governance e creare meccanismi di responsabilità per aumentare la trasparenza e ridurre i rischi di uso improprio dei fondi. "La piattaforma monitorerà anche i progressi nell'attuazione del piano di ripresa dell'Ucraina", ha detto Dombrovskis. In un editoriale Il Foglio spiega che la ricostruzione deve essere un'occasione per ancorare e far entrare l'Ucraina nell'Ue.
Oggi la firma del protocollo di adesione di Finlandia e Svezia alla Nato - La Finlandia e la Svezia ieri hanno completato i negoziati di adesione alla Nato, dopo il via libera dei leader dell'Alleanza atlantica nel vertice di Madrid. Entrambi i paesi hanno formalmente confermato la loro volontà e capacità di rispettare gli obblighi e gli impegni politici, giuridici e militari derivanti dall'adesione alla Nato. Oggi i membri della Nato firmeranno i protocolli di adesione per la Finlandia e la Svezia presso la sede della Nato. Prima dell'ingresso effettivo, i protocolli dovranno essere ratificati dai Parlamenti di ciascuno stato membro della Nato. Il segretario generale, Jens Stoltenberg, terrà una conferenza stampa oggi con i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia, Pekka Haavisto e Ann Linde. Nel frattempo ieri Stoltenberg ha partecipato alla cerimonia di insediamento del nuovo Comandante alleato supremo in Europa, il generale americano Christopher Cavoli, che prende il posto del generale Tom Wolters. “Ti unisci a noi in un momento di svolta per la sicurezza transatlantica, segnato dalla crescente concorrenza strategica e dal ritorno di un conflitto brutale in Europa”, ha detto Stoltenberg a Cavoli: "So che continuerai a servire la Nato con la stessa leadership e dedizione che hai sempre dimostrato".
La Norvegia aumenta la produzione di gas - La Norvegia ha approvato un aumento della produzione di gas dei suoi principali giacimenti per aiutare l'Ue a compensare la riduzione delle forniture dalla Russia. Il ministero norvegese dell'Energia ieri ha annunciato di aver concordato la revisione dei permessi per i giacimenti di Troll, Gina Krog, Duva, Oseberg, Asgard e Mikkel in modo da mantenere la produzione a pieno regime fino al prossimo anno. "La cosa più importante che la Norvegia può fare nella difficile situazione energetica odierna per l'Europa e il mondo è facilitare le aziende che estraggono in modo che possano mantenere l'elevata produzione odierna", ha detto il ministro del Petrolio e dell'energia, Terje Aasland.
Il primo rimpasto di Macron senza maggioranza e senza fiducia - Il presidente francese, Emmanuel Macron, alla fine ha scelto di fare un rimpasto di governo quasi tutto macronista, dopo che gli altri partiti si sono rifiutati di entrare in una coalizione con la sua maggioranza. Sul Foglio Mauro Zanon spiega che Macron e il suo primo ministro hanno dato maggio peso solo agli alleati del Modem e di Horizons. La principale novità per l'Ue è il trasloco di Clément Beaune, prima consigliere di Macron all'Eliseo sull'Europa e poi ministro per gli Affari europei. Al suo posto è arrivata la capo-economista dell'Ocse, Laurence Boone. Beaune è stato nominato ministro dei Trasporti. Il primo ministro, Elisabeth Borne ha annunciato che non sottoporrà il governo a un voto di fiducia all'Assemblea nazionale. Troppo alto il rischio di una maggioranza assoluta contro. Il suo governo cercherà una maggioranza "testo dopo testo", ha detto il nuovo portavoce, Oliver Véran, dopo una riunione del consiglio dei Ministri. Nel frattempo, la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon ha annunciato che presenterà una mozione di censura. Per far cadere il governo avrà bisogno dei voti di tutti i partiti d'opposizione.
La Bulgaria svela le mazzette russe per giornalisti e politici - Il governo bulgaro nel fine settimana ha accusato la Russia di pagare 2 mila euro al mese a personalità pubbliche, giornalisti e politici per diffondere la propaganda russa nel paese. Lena Borislavova, portavoce del governo e capo dell'ufficio del primo ministro, ha spiegato a Darik radio che i servizi segreti bulgari hanno dati che dimostrano i pagamenti da parte di Mosca. Tra i destinatari, oltre a politici e giornalisti, ci sono analisti, scienziati politici e altre personalità che sono regolarmente ospitate nei media. Euractiv ha tutti i dettagli di queste presunte rivelazioni, che arrivano mentre la Bulgaria attraversa una crisi politica interna (che ha portato alle dimissioni del premier Kiril Petkov) e un conflitto diplomatico con la Russia (con la minaccia di Mosca di chiudere l'ambasciata dopo l'espulsione di 70 diplomatici russi).
Un'altra candidata per il posto di Segretario generale del Pe - Ieri vi abbiamo spiegato che Alessandro Chiocchetti è il favorito nella corsa per prendere il posto di Klaus Welle come segretario generale del Parlamento europeo. E in serata l'Ufficio di presidenza (Bureau) dell'istituzione si è riunito per aprire il bando per il posto. Non sono escluse sorprese. Politico.eu ha scritto che "la reazione da parte dell'amministrazione e di alcuni deputati è stata così negativa che i gruppi, in particolare Verdi, Renew e la Sinistra che devono sostenere l'accordo, potrebbero abbandonare la nave" che sostiene Chiocchetti. Ci sono altri due uomini potenzialmente candidati: il vicesegretario generale del Parlamento europeo, il tedesco Markus Winkler (area socialista), e il direttore generale della Comunicazione, lo spagnolo Jaume Duch (area popolare). Una fonte ci ha detto che una donna potrebbe entrare nella corsa: il direttore generale per l'Interpretazione e le Traduzioni, Agnieszka Walter-Drop. Problema: gli interpreti sono appena entrati in sciopero per le loro condizioni di lavoro durante la pandemia e non garantiscono più l'interpretazione per chi interviene da remoto. In termini procedurali, sarà la presidente Roberta Metsola a fare la proposta al Bureau, che poi potrà accettarla per consenso o votare a maggioranza semplice.
La Corte dei Conti chiede più azione contro le frodi nella Pac - La Politica agricola comune (Pac), che costituisce nel suo complesso la maggiore componente di spesa a carico del bilancio dell’Ue, comprende alcuni regimi di spesa particolarmente esposti ai rischi di frode, secondo una relazione pubblicata ieri dalla Corte dei conti, che chiede alla Commissione di essere più proattiva nel settore. Per i giudici contabili dell'Ue, "i frodatori potrebbero sfruttare le debolezze presenti nei controlli degli stati membri". I principali rischi individuati dalla Corte sono connessi all’occultazione, da parte dei beneficiari, di violazioni delle condizioni di ammissibilità, alla complessità delle misure finanziate e alle forme illegali di “accaparramento dei terreni” (falsificazione di documenti, coercizione, uso di influenze politiche o informazioni privilegiate, manipolazione delle procedure o pagamento di tangenti). La Corte dei conti raccomanda alla Commissione di migliorare il monitoraggio delle misure antifrode nazionali, di fornire orientamenti più concreti e di promuovere l’uso delle nuove tecnologie per prevenire e individuare le frodi.
I prezzi della produzione industriale crescono dello 0,7 per cento a maggio - Tra aprile e maggio i prezzi della produzione industriale sono cresciti dello 0,7 per cento nell'area euro e dello 0,8 per cento nell'Ue, secondo le stime pubblicate ieri da Eurostat. A livello di stati membri l'incremento maggiore è stato registrato in Finlandia (+5,5 per cento), Estonia (+5,4 per cento) e Lituania (+4,9 per cento). Per contro un calo è stato osservato in Irlanda (-19,4 per cento), Slovacchia (-4,4 per cento) e Paesi Bassi (-0,8 per cento). In Italia è stato registrato un aumento dello 0,3 per cento. Rispetto a maggio del 2021, i prezzi della produzione industriale sono cresciuti del 36,3 per cento nell'area euro e del 36,4 per cento nell'Ue.
EuroNomine - L'agenzia dei guardia frontiere dell'Ue, Frontex, ieri ha annunciato che il Consiglio di amministrazione ha deciso di mantenere la lettone Aija Kalnaja come direttore esecutivo ad interim dopo le dimissioni di Fabrice Leggeri. Il bando per la nomina del nuovo direttore esecutivo è stato pubblicato dalla Commissione europea il 21 giugno e la scadenza per presentare le candidature è stata fissata al 19 di luglio. Sarà il Consiglio di amministrazione di Frontex a nominare il nuovo direttore esecutivo sulla base di una lista di candidati presentata dalla Commissione.
Accade oggi in Europa
• Parlamento europeo: sessione plenaria (dibattiti sull'azione salute mentale nel mondo del lavoro digitale; le iniziative per affrontare l'aumento del costo della vita; il piano d'azione per l'economia sociale; la Cop15 sulla biodiversità; la tassonomia; i rapporto della Commissione su Bosnia e Erzegovina, Serbia e Kosovo)
• Parlamento europeo: discorso del primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis
• Parlamento europeo: conferenze stampa dei presidenti dei gruppi politici
• Parlamento europeo: conferenza stampa del deputato Bas Eickhout sulla tassonomia
• Parlamento europeo: conferenza stampa dei deputati Christel Schaldemose e Andrea Schwab sul Dsa e il Dma
• Commissione: riunione del collegio dei commissari
• Commissione: conferenza stampa della commissaria Gabriel sul nuovo programma europeo di innovazione
• Nato: conferenza stampa del segretario generale Stoltenberg con i ministri degli Esteri di Finlandia e Svezia, Pekka Haavisto e Ann Linde
• Eurostat: bilancia dei pagamenti nel primo trimestre del 2022; dati sui conti di famiglie e imprese nel primo trimestre del 2022
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Arlecchino:
Mario Corti
Per l'ucraino. cittadini che desiderano firmare, il link nel primo commento.
"Al consiglio internazionale di Amnesty International
Noi, società civile ucraina, attivisti, volontari, giornalisti e difensori dei diritti umani, ci indigniamo per una serie di passi irresponsabili di Amnesty International, che ci mettono alla grande la vita e quella di milioni di altri ucraini er pericolo in mezzo all'aggressione russa in corso. Chiediamo le dimissioni immediate del Segretario Generale di Amnesty International Agnes Callamard, altri dipendenti dell'organizzazione responsabile dell'incidente, oltre a fare una serie di passi per evitare che si verifichi una situazione simile di nuovo nel futuro.
Noi, la società civile dell'Ucraina, attivisti, volontari, giornalisti e difensori dei diritti umani, abbiamo lavorato instancabilmente per promuovere e stabilire lo stato di diritto, l'uguaglianza dei diritti umani e la sovranità dell'Ucraina. Eravamo in prima linea nella rivoluzione della dignità del 2014 per difendere il diritto di vivere in un'Ucraina democratica e libera senza violenza della polizia e limitazioni dei diritti umani fondamentali. Nonostante le continue persecuzioni, abbiamo creduto in quello che stavamo facendo e passo dopo passo abbiamo costruito un paese democratico dove lo stato di diritto e l'uguaglianza dei nostri diritti stanno guadagnando il rispetto universale. Le nostre campagne contro la corruzione, la violenza della polizia, i crimini d'odio, l'uguaglianza di genere e queer, la distruzione ambientale, le indagini giornalistiche, la promozione delle riforme, la creazione di progetti artistici ed educativi, il volontariato - questo non è stato solo il tuo lavoro, ma la nostra vocazione.
Con l'inizio della guerra su vasta scala della Russia contro l'Ucraina, non ci siamo fermati. Continuiamo a fare quello che facciamo anche quando sembra impossibile. Non ci hanno fermato né i continui allarmi aerei, né le notti insonni nei rifugi antibomba, né i bombardamenti delle città ucraine, né i terribili crimini di guerra commessi dalla Russia sui territori ucraini occupati. Perdiamo parenti, cari e amici, siamo costretti a lasciare le nostre case e tutto ciò che avevamo, ma continuiamo ancora a credere nell'Ucraina e nella nostra causa. Evacuiamo le persone dal fronte, aiutiamo i rifugiati, raccogliamo fondi per sostenere le forze armate dell'Ucraina, documentiamo crimini di guerra, informiamo il mondo sugli eventi nel nostro paese, andiamo a proteste in tutto il mondo affinché le voci ucraine non vengano dimenticate e ignorato durante il genocidio. Crediamo nell'Ucraina e che la giustizia e lo stato di diritto prevalgano.
Ecco perché l'ultimo rapporto di Amnesty International, che accusa l'Ucraina di mettere in pericolo la vita dei propri cittadini, non è altro che uno sputo in faccia al popolo ucraino che rischia la vita ogni giorno. Le discussioni sull'imparzialità o la neutralità non hanno senso, dato che la relazione ignora completamente il contesto militare e umanitario ucraino. Inoltre, la mancata spiegazione della metodologia di ricerca da parte di Amnesty International e di fornire prove significative ha ulteriormente minato la sicurezza di milioni di Ucraini e ha dato all'aggressore una potente giustificazione formale e ideologica per il furt i suoi crimini di guerra. Il testo della relazione sposta chiaramente la responsabilità a chi si difende. Questa vittima non ha nulla a che vedere con la tutela dei diritti umani. Il rapporto ha attirato le critiche diffuse da parte di leader dello stato ucraino, giornalisti, difensori dei diritti umani, oltre a un'ampia gamma di politici internazionali, attivisti ed esperti di diritto internazionale. Il volume di tali critiche professionali e imparziali, e non solo degli ucraini, è già impossibile da ignorare.
Siamo anche indignati che la leadership di Amnesty International abbia ignorato l'opinione e l'esperienza della propria squadra ucraina, e abbia pubblicato il rapporto contro la loro protesta - esponendo irresponsabilmente il personale ucraino e i nostri colleghi a un pericolo maggiore minando il loro lavoro per documentare i crimini di guerra russi.
Separatamente, vorremmo menzionare il tweet del Segretario Generale di Amnesty International, Agnes Callamard, in cui ha disumanizzato un'ampia gamma di società ucraina, e chiunque abbia criticato il rapporto, chiamandoci "troll" e "bot. "A parte un disprezzo coloniale indiscusso per l'opinione della società civile ucraina, questo è anche un atto di umiliazione di una persona che respinge le critiche indigene dalla sicurezza e dal comfort del proprio ufficio occidentale. Il capo di un'organizzazione internazionale per i diritti umani non ha il diritto di raccogliere fondi in nome dell'Ucraina rifiutandosi di sentire e capire gli ucraini. Questo è segno di mancanza di compassione. Un segno di incompetenza. Un segno di ignoranza su chi le organizzazioni per i diritti umani dovrebbero davvero servire con il loro lavoro.
Amnesty International ha la possibilità di redimersi agli occhi della società civile ucraina e servire da esempio ad altre organizzazioni internazionali su come affrontare le critiche pubbliche in modo responsabile. Una serie di passi concreti e urgenti possono garantirlo, illustrare la responsabilità e rappresentare veramente i valori al centro del movimento per i diritti umani in tutto il mondo.
Pertanto, noi, la società civile ucraina, chiediamo le dimissioni immediate del Segretario Generale di Amnesty International, Agnes Callamard, e degli altri membri dello staff responsabili della relazione, nonché un'indagine interna pubblica all'interno della L’organizzazione per sistemare la cultura organizzativa e prevenire un simile grave incidente succederà di nuovo nel futuro.
Cordialmente,
Il gruppo di iniziativa della società civile ucraina:”
da – FB del 11 agosto 2022 (FB mi ha impedito di condividere questo Post di Mario Corti, lo copiato e posto qui per LAU)
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