GIOVEDÌ 1 FEBBRAIO 2018
Perché degli «Imi» non si parla mai
Risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo,
le sottopongo una curiosità personale. Per quale motivo le vicende storiche che hanno riguardato il quasi milione di Imi (Internati Militari Italiani) non vengono mai ricordate fra le tragedie causate dal regime fascista durante la guerra? Io stesso ammetto di averne conosciuto i dettagli solo recentemente, anche se il mio nonno paterno è uno dei sopravvissuti a questa tragedia. Perché questa pagina non viene raccontata dai libri di storia?
Alessandro di Leo
aleleo@cisco.comCaro Alessandro,
Lei ha ragione: sulla vicenda gli internati militari in Germania è calato per decenni il silenzio. I motivi sono evidenti. I comunisti celebravano la Resistenza come cosa propria; e quelli erano militari (anche se tra loro c’era una minoranza di comunisti, come Alessandro Natta, che però dovette attendere il 1997 per pubblicare, a 79 anni, un libro che la casa editrice del partito non aveva voluto, intitolato non a caso «L’altra Resistenza»). L’esercito non aveva interesse a valorizzare una vicenda da cui gli alti gradi, visto il disastro dell’8 settembre, non uscivano certo bene. La neonata Repubblica stava ricucendo con la Germania, in nome della solidarietà atlantica, e tendeva a celare più che a riscoprire sia le stragi naziste sia le terrificanti condizioni in cui i nostri soldati e ufficiali furono tenuti nei lager. Gli Imi si ritrovarono così figli di nessuno. E molti di loro preferirono non raccontare neppure in casa le sofferenze che avevano superato.
Le cifre non si conoscono con esattezza, ogni fonte ha le sue, ma non si è lontani dal vero nello scrivere che circa 800 mila militari italiani furono fatti prigionieri dopo l’armistizio. Quasi tutti finirono nei campi nazisti. Vennero picchiati, spogliati, affamati, umiliati. Poi venne loro detto: ora vi diamo cibo e una divisa, potete tornare in Italia, ma dovete fare la guerra al nostro fianco. Oltre 600 mila, quindi la netta maggioranza, rifiutò di combattere altri italiani per conto di Hitler e Mussolini. Non tutti quelli che firmarono andarono poi davvero a Salò, qualcuno riuscì a fuggire, qualcuno combatté con i resistenti; in ogni caso, giudicarli al calduccio delle nostre casette sarebbe ingeneroso. Di sicuro fu eroica la scelta di restare nei lager, spesso a morire di fame e di stenti. Anche quella fu Resistenza; e troppo a lungo non se n’è parlato. Un grande contributo alla riscoperta degli Imi fu dato da Carlo Azeglio Ciampi, un presidente cui ora la sua città, amministrata dai 5 Stelle, rifiuta di dedicare una via.
Copyright 2018 © RCS Mediagroup S.p.a. Tutti i diritti sono riservati | Per la pubblicità: RCS MediaGroup S.p.A. Direzione Pubblicità
Da -
http://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/01-02-2018/index.shtml