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Autore Discussione: RUSSIA, BIELORUSSIA.  (Letto 20693 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Luglio 18, 2020, 09:19:45 pm »

Approfondimento Russia

Khodorkovskij: "Una rivoluzione per deporre Putin"
17 LUGLIO 2020

L'ex patron del colosso petrolifero Yukos e uomo più ricco di Russia prima che il suo Paese si ritorcesse contro di lui parla con "Repubblica" dal suo esilio londinese dopo il voto popolare che ha sancito la Costituzione voluta da Putin: "Gli emendamenti rimuovono l’avvicendamento legale del potere. Il cambio del regime sarà risolto in strada"

DI ROSALBA CASTELLETTI

 “La nuova Costituzione russa rimuove la possibilità di un avvicendamento legale del potere. Il che vuol dire che, presto o tardi, quando mai ci sarà un cambio di regime, avverrà con una rivoluzione”. A parlare è Mikhail Khodorkovskij, 57 anni, un tempo patron del colosso petrolifero Yukos e uomo più ricco di Russia prima che il suo Paese si ritorcesse contro di lui perché – parole della Corte d’Appello dell’Aja – “aveva dato segni di diventare un rivale politico” per Vladimir Putin. Dieci anni di carcere duro dopo le contestate condanne per frode, evasione fiscale e appropriazione indebita, non ne hanno fiaccato lo spirito.

Da Londra, dove vive dopo essere stato scarcerato nel 2013 grazie a un’amnistia, ha fondato Open Russia, organizzazione “non grata” nella Federazione, e la piattaforma di notizie Mbk Media. Ed è stato uno dei principali sostenitori della campagna “Njet”, No, per bocciare il voto del 1° luglio sugli emendamenti costituzionali che permetteranno a Putin di restare al potere almeno fino al 2036. Una battaglia persa in partenza: “Era chiaro che il Cremlino avrebbe aggiunto al conteggio finale qualsiasi numero di voti di cui avesse avuto bisogno”. Dopo quest’ultimo colpo di mano, insiste Khodorkovskij parlando su Zoom con La Repubblica dal suo esilio londinese, “Putin si è trasformato ufficialmente in un presidente illegittimo”.

Mikhail Borisovich, quali sono le principali conseguenze politiche della nuova Costituzione appena adottata per il futuro della Russia?
"Il più grande problema creato dagli emendamenti per la Russia è che è stata rimossa la possibilità di un legale avvicendamento del potere. Non solo perché Vladimir Putin ha esteso i suoi mandati al Cremlino, benché questo naturalmente sia il punto cruciale. Ma perché ha ufficialmente messo fine all’indipendenza della magistratura. Putin non sarà più obbligato a rispettare le decisioni dei tribunali internazionali o della Corte europea dei diritti umani. Se prima non adempieva alle sentenze della Corte europea a suo sfavore, adesso quello che era un dato di fatto è stato sancito dalla stessa Costituzione.

E poi ci sono i cambiamenti introdotti dalla "legge speciale" sulle nuove procedure elettorali. Il voto può durare più giorni e gli osservatori sono scelti tra persone selezionate dal Consiglio presidenziale. È così che il primo luglio le autorità sono riuscite a "iniettare" 22 milioni di voti falsi. È chiaro che sarà la procedura adottata in qualsiasi elezione futura. Di fatto non si potranno più cambiare legalmente governo o presidente".

Lei ha appoggiato la campagna “Njet”, per votare “no” alle urne, Aleksej Navalnyj invece ha invitato a boicottare il voto. Questa mancanza di una strategia comune dell’opposizione anche di fronte alla prospettiva di un Putin al potere per altri 16 anni non rischia di fare il gioco che avversate?
“Lei parte dal presupposto che l’opposizione avrebbe potuto condizionare l’esito del voto. Perché accadesse, si sarebbe dovuto tenere un voto regolare. Invece si è tenuta solo una sorta di parata svolta secondo regole non trasparenti. Circa la metà della gente voleva andare alle urne e dire “No” e l’altra metà riteneva che, come si dice da noi, bisognasse “votare coi piedi”, cioè boicottare. L’amministrazione presidenziale voleva aizzare le due parti, perché non discutessero della natura illegittima del voto e degli emendamenti. A parer mio, siamo riusciti a evitare questo conflitto. Sì, c’è stato un dibattito all’interno dell’opposizione, ma la gente ha capito che, sia votando “no”, sia boicottando le urne, avrebbero dimostrato che consideravano questi emendamenti e il voto illegali".

La revoca delle restrizioni anti-pandemia è stata accelerata pur di convocare le urne. Perché era così importante per Putin sancire la riforma con un voto sebbene non fosse necessario per la legge russa?
"Putin comprende che i suoi tassi di popolarità stanno crollando. Che lo scontento popolare sta crescendo. Che la crescita economica non migliorerà. Ha fretta di trovare soluzioni e di imporle prima che il malcontento esploda in strada".

Quali ragioni vede dietro a questo calo dei consensi?
"Penso che la pandemia sia stata una crisi di grande portata perché, invece di assumersi la responsabilità della situazione, Putin la ha delegata ai governatori territoriali. Per uno Stato federale come la Russia, il principio di per sé sarebbe corretto. Tuttavia per vent'anni Putin ha rivendicato di avere in mano la verticale del potere e ha rimpiazzato i governatori con politici impopolari e incompetenti nominati da lui. E una parte considerevole della popolazione credeva in questo: pensava che in tempi di crisi fosse necessario che il potere fosse concentrato in solide mani. Dico da anni che non c’è alcuna verticale del potere, che Putin non controlla nulla, ma la gente credeva che questa verticale esistesse e, quando Putin ha delegato ai governatori, si è sentita smarrita. La cosa peggiore successa a Putin è stata questa crisi di fiducia in lui".

In vista del corteo del 15 luglio a Mosca, soffocato negli arresti, la polizia ha fatto irruzione negli uffici di Open Russia e fermato vari attivisti del suo movimento. Come continua la sua lotta?
"È importante spiegare che Putin si è trasformato in un presidente illegittimo. È importante perché è chiaro che, dopo l'adozione della nuova Costituzione, la questione del potere sarà risolta solo in strada. Credo sia l'unica strategia che può far sì che Putin ceda lo scettro prima del 2036. Verrà un giorno in cui si porrà la questione: fino a che punto il potere è disposto a usare la forza pur di reprimere le proteste. È già successo in passato. La storia russa si ripete. Perciò mi chiedo: se questa gente ha studiato la storia, perché non capisce come andrà a finire. A dire il vero sarebbe già finita se l'annessione della Crimea non avesse resuscitato la legittimità del potere per breve tempo.

È interessante notare che gli esperti dell'opposizione e del regime concordano sul fatto che, se il sistema non cambia, l'unica crescita economica possibile nel futuro è tra lo 0,5% e l'1%. Ma dovrebbe essere come minimo intorno al 4% perché la popolazione stia meglio. Col regime attuale è impossibile. Il malcontento continuerà ad aumentare. E quando esploderà dipenderà da ragioni casuali. A scongiurare un sovvertimento rivoluzionario sinora è stata solo l'illusione che il regime abbia una qualche legittimità, ma ora quest'illusione è stata spazzata via".

Com'è cambiata la Russia da quando Putin è al potere?
"Non è una domanda facile come sembra. Se si guarda alla situazione sociopolitica del Paese, la Russia è arretrata notevolmente, ma allo stesso tempo è virata a destra. Se in passato siamo usciti da una dittatura di sinistra, adesso siamo a metà strada verso una dittatura di destra. La popolazione ha di nuovo paura. La politica sui media è identica a quella tedesca degli Anni '20. Passando all'economia, c'è stata una crescita non legata al suo regime, ma ai cambiamenti messi in atto prima del '99 e ai prezzi del petrolio, che poi si è fermata di colpo".

Sono trascorsi quindici anni dalla sua condanna al carcere al termine di quello che la Corte europea dei diritti umani, lo scorso gennaio, ha definito un processo non onesto. Com'è riuscito a sopravvivere 10 anni in carcere?
“Non lo definirei il tempo più felice della mia vita. Considero il regime attuale il mio nemico e me stesso un prigioniero di guerra. Non mi sono mai chiesto che cosa avessi fatto di male. Pensavo solo come poter fare del male ai miei nemici. E ho fatto di tutto per farlo".

Sembra che il suo "gioco dei troni" con il Cremlino non sia finito. Il "terzo affare Yukos" è in corso. E in marzo Putin l'ha definita un impostore le cui guardie sarebbero coinvolte in omicidi. Perché ha riacceso il conflitto con lei?
"Con Putin siamo in uno scontro aperto. Penso che il monopolio del potere e il monopolio statale dell’economia non possa portare la Russia da nessuna parte. E che, perché la situazione cambi, non basta che Putin vada via, deve cambiare l’intero sistema. La mia voce viene ascoltata. Per tre ragioni. Primo, ho perseverato 10 anni in prigione. Secondo, dopo vent'anni di Putin al potere, sono davvero pochi gli oppositori che possano dire che cosa fare e come farlo. Io ho esperienza. So come guidare grandi aziende, come risolvere i problemi di grandi città. Ho anche esperienza di scontri, compresi quelli armati a Mosca nel 1991 e 1993. Non significa che altri non possano fare meglio, ma non mi si può accusare di dire solo parole vuote non sostenute dai fatti. E infine, terzo: la retorica preferita da Putin riguardo agli oppositori è che le loro attività siano finanziate da governi esteri e che quindi non lavorino negli interessi della Russia. Sarebbe difficile accusarmi di questo, perché ho abbastanza soldi da me. Deve sapere che per Putin la cosa più importante nella vita sono i soldi. Non è vero, ma è quello che Putin pensa”.

Si sente al sicuro a Londra?
"Se Putin decidesse di uccidermi, non riuscirei a proteggermi. Ma non si può vivere nella costante paura".

Ogni volta che muore un oppositore russo, l’Occidente ci vede la “mano di Putin”. Putin è davvero così potente o è l’Occidente che esagera?
“Al momento in Russia non ci sono così tanti servizi speciali indipendenti. L’Occidente sa poco o ignora le torture e gli omicidi che subiscono decine di  attivisti nei territori. Conosce solo i russi uccisi in Occidente o figure molto note come Boris Nemtsov. Tuttavia solo un numero limitato di strutture potrebbero ucciderli. E agiscono necessariamente col consenso di Putin o dietro sue istruzioni dirette. Pensiamo a quello che è successo a Nemtsov. Non è chiaro chi lo ha ucciso? È chiaro. Non è chiaro chi ha dato l’ordine? È chiaro. È possibile che gli inquirenti non siano arrivati al mandante? Ci sono arrivati. Ma il mandante non li ha fatti entrare in casa sua. E quindi non ci sono entrati. E che cos’è successo al capo dell’inchiesta che aveva deciso di restringere le indagini ai soli esecutori dell’assassinio? È diventato il procuratore generale della Federazione russa. Di quale ulteriore prova c’è bisogno per legare quest’omicidio a Putin? L’avvelenamento di Serghej Skripal e della figlia nel Regno Unito oramai è una specie di barzelletta. Tutta la Russia canzona questi bravissimi Boshirov e Petrov. Tutti sanno perfettamente chi sono, dove lavorano e che hanno agito su ordini diretti. Invece quando Turciak, attuale segretario generale di Russia Unita, ha orchestrato l’attacco al giornalista Oleg Kashin, nessuno ha pensato a Putin. Si trattava di un affare personale. La gente conosce la differenza tra quando c’è o non c’è il diretto coinvolgimento di Putin”.

Putin rivendica di avere ridato alla Russia il rango di potenza globale. Glielo riconosce?
"Dividerò la risposta in due parti. Primo, perché lo fa? Non lo fa per "rendere la Russia di nuovo grande". Lo fa per legittimare se stesso e il suo entourage. Crea problemi ai governi occidentali e poi propone loro uno scambio: la soluzione dei problemi in cambio del riconoscimento della sua legittimità. Gli serve per aver campo libero in Russia. Secondo, Putin vuole una "Grande Russia", che cos'è la Grande Russia? Alcuni ritengono che sia una Russia di cui avere paura, ma un'altra parte del Paese – ed è una parte in aumento – pensa sia una Russia dove tutti hanno accesso a una buona assistenza sanitaria e scuole con i bagni interni, dove uno studente italiano o statunitense venga a studiare nelle Università russe e non solo a studiare il russo. Una guerra rende la Russia grande? Non penso".

In primavera ha pubblicato il libro "Gardarika" per presentare la sua visione di come dovrebbe essere la Russia del 21° secolo...
"Ho scritto questo libro perché penso che Putin, nel prossimo futuro, lascerà il palcoscenico e i russi saranno chiamati a fare una scelta. Una scelta di civiltà. Quando accadrà, sarebbe meglio avere le risposte. Che cosa vogliamo che diventi il nostro Paese: un'autocrazia o una democrazia? Vogliamo continuare ad avere un impero o preferiamo uno Stato dove le differenti etnie siano rappresentate? La mia risposta è nel libro ed ecco perché l'ho chiamato "Gardarika", "Regno di città", il nome che la Russia aveva centinaia di anni fa. Prima di tutto, penso che dovremmo preoccuparci dei nostri affari. Abbiamo tanto di cui occuparci: territorio, popolazione, cultura. Non abbiamo bisogno di altro. E poi penso che lo Stato russo vada rifondato a partire dalle regioni. Perché un solo centro, Mosca, che impone la sua volontà sul resto della Federazione può funzionare a Singapore, ma non in un Paese che si estende su nove fusi orari. Non possiamo costruire uno Stato democratico se restiamo un impero".

Quando pensa che verrà il tempo per questa nuova Gardarika?
"Non sono sicuro che vivrò abbastanza da viverci, ma sono convinto che vivrò abbastanza da vederla".

Da - https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/07/17/news/russia_mikhail_khodorkovskij_rivoluzione_mosca_deporre_putin-262233955/
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 03, 2020, 07:18:29 pm »

Bielorussia, arrestati 33 mercenari del Cremlino: "Volevano destabilizzare le presidenziali"

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In vista delle contestate elezioni del 9 agosto, Lukashenko agita lo spauracchio delle interferenze moscovite. Secondo gli osservatori, "un tentativo di https://www.repubblica.it/esteri/2020/07/29/news/bielorussia_arrestati_mercenari_wagner_russi_che_volevano_destabilizzare_presidenziali-263198698/

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« Risposta #2 inserito:: Agosto 03, 2020, 07:24:15 pm »

Schiaffo di Trump a Merkel: via 12 mila truppe dalla Germania. Andranno anche in Italia

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L'annuncio del Pentagono dopo le frizioni tra i due leader per il G7 di Washington. I numeri: 6500 soldati torneranno in patria, 5400 in altri paesi europei. Il presidente Usa: "Berlino non spende abbastanza per la Difesa". Trattative per riposizionare le forze militari in altri Paesi come la Polonia e i Paesi Baltici - https://www.agi.it/estero/news/2020-07-29/usa-soldati-americani-germania-italia-9288199/

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« Risposta #3 inserito:: Agosto 13, 2020, 06:21:21 pm »

Bielorussia, Aleksievic: “Il mondo non ci lasci soli contro il dittatore” | Rep

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« Risposta #4 inserito:: Agosto 17, 2020, 11:13:06 am »

Tra Lukashenko e Putin un’alleanza di necessità | Rep

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« Risposta #5 inserito:: Agosto 20, 2020, 11:33:27 am »

L'oppositore russo Navalnyj ricoverato in Siberia: "E' stato avvelenamento"

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Principale voce critica contro Putin, il 44enne è stato ricoverato in Siberia dopo che il suo aereo ha effettuato un atterraggio di emergenza. La portavoce: "Hanno messo qualcosa nel suo tè"

https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/20/news/l_oppositore_russo_navalny_ricoverato_in_ospedale_per_avvelenamento_-265025650/
 
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« Risposta #6 inserito:: Agosto 22, 2020, 11:52:38 pm »

Il grido dei bielorussi che ci ricorda il valore della libertà | Rep

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« Risposta #7 inserito:: Agosto 24, 2020, 09:06:01 pm »

MONDO
SABATO 22 AGOSTO 2020

Cosa vuole fare la Russia in Bielorussia

Intervenire militarmente? Stare a guardare? Appoggiare una transizione di potere per sostituire Lukashenko?

Un po' di risposte
Di Elena Zacchetti

 
Negli ultimi giorni, con l’aggravarsi della crisi bielorussa, si è cominciato a parlare della possibilità di un intervento militare della Russia a difesa del presidente Alexander Lukashenko, che governa la Bielorussia in maniera autoritaria dal 1994.

Russia e Bielorussia sono paesi amici, legati da trattati di vario tipo, anche di difesa. Domenica scorsa, sempre più in difficoltà a causa delle enormi proteste antigovernative che si tengono nel paese dalla diffusione dei risultati delle ultime elezioni, Lukashenko ha parlato al telefono per due volte con il presidente russo Vladimir Putin, chiedendogli aiuto. Putin ha assicurato Lukashenko che la Russia avrebbe fornito la «necessaria assistenza» al governo bielorusso di fronte a minacce provenienti dall’esterno: un modo per dire che la Russia non escludeva la possibilità di intervenire militarmente in Bielorussia, se lo avesse ritenuto necessario.

La risposta russa, pubblicata in una nota sul sito del Cremlino, ha allarmato diversi governi occidentali. Molti hanno ricordato quello che successe in Ucraina tra il 2014 e il 2015, con l’annessione russa della Crimea e la partecipazione di militari russi nella guerra contro l’esercito ucraino nell’est del paese, operazioni avviate per evitare di ritrovarsi un paese filo-europeo e filo-NATO ai suoi confini occidentali. Con la crisi sempre più profonda del regime di Lukashenko, che potrebbe non sopravvivere alle enormi proteste degli ultimi giorni, la domanda che hanno iniziato a farsi in molti è stata: toccherà alla Bielorussia, questa volta?

Parlare di una possibile invasione russa in Bielorussia non è fantapolitica.
Negli ultimi anni la Russia di Vladimir Putin ha mostrato di avere la volontà e la capacità di intervenire militarmente in altri paesi e di reagire con decisione a minacce – reali o percepite – provenienti dai suoi confini occidentali, soprattutto dai paesi della NATO. L’importanza della Bielorussia per la Russia è stata riconosciuta apertamente anche dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che mercoledì ha detto: «Quello che sta succedendo in Bielorussia ci preoccupa molto. Nessuno fa segreto del fatto che si stia parlando di una questione geopolitica, della lotta per il controllo dello spazio post-sovietico». E l’ipotesi dell’intervento militare ha già trovato sostenitori influenti in Russia, come Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today, media controllato dal governo.

Nonostante le preoccupazioni, però, ci sono diverse ragioni per ritenere che l’opzione dell’intervento militare russo in difesa di Lukashenko non sia in cima alla lista dei desideri di Putin: sia perché nel corso dell’ultimo anno i rapporti tra i due presidenti si erano rovinati parecchio, sia perché sembrano esserci opzioni meno rischiose, che potrebbero ugualmente garantire alla Russia di continuare a esercitare una forte influenza sul suo alleato.

I problemi tra i due presidenti erano iniziati nel 2018, quando la Russia aveva ridotto gli sconti applicati sulla vendita di greggio alla Bielorussia. Putin, ha scritto tra gli altri l’analista russa Anna Arutunyan sul Moscow Times, non voleva più dare senza ricevere nulla in cambio, e aveva detto a Lukashenko che gli sconti sarebbero stati reintrodotti solo se la Bielorussia avesse accettato di accelerare l’integrazione nell’Unione Statale, organizzazione internazionale di cui fanno parte i due paesi. Lukashenko aveva accusato la Russia di interferire nella sovranità bielorussa e aveva espulso un diplomatico russo, mostrandosi allo stesso tempo più aperta a dialogare con l’Occidente.

Durante l’ultima campagna elettorale, inoltre, era successa una cosa piuttosto bizzarra. I servizi segreti bielorussi avevano arrestato 33 uomini sospettati di essere mercenari del gruppo Wagner, compagnia di sicurezza russa considerata vicina al presidente Putin che negli ultimi anni ha partecipato a operazioni militari in diversi paesi del mondo, tra cui Libia e Repubblica Centrafricana. Lukashenko aveva accusato la Russia di voler rovesciare il suo regime, secondo i russi con l’obiettivo di ottenere consensi tra i paesi occidentali in vista delle elezioni che si sarebbero tenute undici giorni dopo.

A quel punto «qualsiasi rimasuglio di fiducia rimasta a Mosca per Lukashenko è evaporato completamente», ha scritto l’analista russo Dmitri Trenin sul sito del think tank Carnegie Moscow Center.

La crescente diffidenza tra Putin e Lukashenko è uno dei motivi che stanno spingendo la Russia a cercare altre opzioni di intervento nella crisi bielorussa, al di là di un’operazione militare diretta, ma non è l’unico.

A differenza di quello che successe nella crisi ucraina, infatti, finora le proteste in Bielorussia non sono state guidate da temi di politica estera, e non hanno riguardato la possibilità per il paese di cambiare schieramento internazionale, allontanandosi dalla sfera di influenza russa: non hanno mostrato nemmeno forti sentimenti nazionalistici anti-russi. «Quando un manifestante a Minsk ha sventolato una bandiera dell’Unione Europea, altri hanno iniziato a gridargli contro e a dirgli di metterla via», hanno scritto Henry Fox e Max Seddon sul Financial Times. La stessa opposizione a Lukashenko si è mostrata per nulla ostile nei confronti della Russia, anzi: Maria Kolesnikova, che fa parte del consiglio creato dalla leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya per gestire la transizione di potere, ha accusato direttamente Lukashenko di creare «tensioni e confitti» con la Russia, e ha assicurato che il consiglio si occuperà di costruire «relazioni di reciproco beneficio» con il governo russo.

C’è da considerare un’ultima cosa. A differenza di quanto successo durante la rivoluzione in Ucraina, le proteste in Bielorussia sono appoggiate da molti in Russia: per questo un intervento a favore della repressione potrebbe provocare proteste contro il governo e il presidente Putin.

Per tutte queste ragioni, l’opzione che sembra più praticabile ad oggi per il governo russo sembra essere quella di guidare una transizione che costringa Lukashenko a lasciare il potere, e che permetta di sostituirlo con qualcuno che gode della fiducia della Russia. Questo garantirebbe alla Russia di non rischiare di “perdere” la Bielorussia, magari tramite la formazione di un governo anti-russo o filo-occidentale. Ma chi mettere al posto di Lukashenko?

Secondo Trenin del Carnegie Moscow Center, Svetlana Tikhanovskaya e il marito, Sergei Tikhanovsky, che si trova in carcere, non sarebbero l’opzione preferita di Putin, a causa della mancanza di esperienza politica che non li renderebbe partner affidabili: «Oggi la migliore opzione per il Cremlino è sedersi e aspettare, ma allo stesso tempo prepararsi per gestire la successione di Lukashenko e l’arrivo di un governo che possa basarsi, a livello elettorale, sulla maggioranza russa della Bielorussa». Il problema sarebbe capire a chi affidare quel governo, ha scritto il Financial Times. A differenza di quanto successo in Ucraina, dove la Russia aveva passato decenni a coltivare legami con politici e oligarchi filo-russi, in Bielorussia la presenza di una figura dominante come Lukashenko, al potere dagli anni Novanta, ha prodotto una situazione diversa, senza alternative forti. Per questo non si può escludere che alla fine il governo russo continuerà ad appoggiare Lukashensko, pur assicurandosi che non ripeta gli errori già commessi.

Di fronte alla confusione dell’intera situazione, quindi, una delle poche cose certe è che non è chiaro cosa farà la Russia.

Come ha raccontato un dettagliato articolo di Meduza, sito online indipendente che si occupa di cose russe e che ha sede in Lettonia, il governo russo, diversamente da quanto succede solitamente in situazioni simili, non ha ancora dato indicazioni precise né ai politici né ai media su come trattare le proteste in Bielorussia. Il risultato è stato per esempio che televisioni e giornali nazionali controllati dal governo hanno raccontato le proteste ciascuno a modo suo: qualcuno mostrando le immagini dall’alto delle enormi manifestazioni di Minsk, la capitale bielorussa, qualcun altro definendo i manifestanti «banditi». «Tutto è stato lasciato alla discrezione dei giornali. Si è creato un certo livello di libertà di espressione», ha detto a Meduza una fonte rimasta anonima.

Un’altra fonte anonima citata da Meduza, e vicina al regime di Putin, ha detto che la relativa libertà sui media russi nel trattare le proteste in Bielorussia è possibile perché non c’è consenso all’interno dello stesso regime: la Russia starebbe aspettando di vedere se Lukashenko sarà in grado di tenere il potere.

Lo scenario che potrebbe prospettarsi in Bielorussia, ha scritto l’analista Andrey Kortunov, capo del think tank Russian International Affairs Council, è simile a quello della rivoluzione armena del 2018, cioè quello di uno stato dello spazio post-sovietico che rovescia il regime del proprio presidente ma che lo sostituisce con un leader che mantiene posizioni e politiche filo-russe. Della stessa idea è Anders Åslund, analista dell’Atlantic Council, che ha scritto che per capire la posizione della Russia in Bielorussia è più utile guardare all’Armenia del 2018, invece che all’Ucraina del 2014: «Inizialmente, Putin sembrava esitare, ma ora sembra essere piuttosto contento del popolare e democratico primo ministro armeno Nikol Pashinyan»; l’Armenia è rimasta infatti parte di organizzazioni internazionali con la Russia, e le grandi società statali russe sono arrivate a dominare completamente l’economia armena.

Anche questa è solo un’ipotesi, comunque, che alla fine potrebbe non essere considerata praticabile dal governo russo. Come ha detto Kortunov, infatti, nel caso della formazione di un governo democratico, la Bielorussia potrebbe diventare un motivo di crisi in Russia: «Con la democrazia, il rischio è che potresti avere un governo filo-russo a Minsk un giorno, e un altro diverso meno amichevole il giorno dopo»

Da - https://www.ilpost.it/2020/08/22/intervento-russia-bielorussia/
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« Risposta #8 inserito:: Agosto 26, 2020, 11:14:17 am »

L'incubo Bielorussia può aver spinto Putin alla mossa azzardata | Rep

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« Risposta #9 inserito:: Agosto 26, 2020, 11:54:34 am »

In piazza con i bielorussi: “Basta con Lukashenko” | Rep

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La "quarta dimensione" della Russia di Navalnyj | Rep

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« Risposta #11 inserito:: Agosto 29, 2020, 04:30:45 pm »

Caso Navalnyj, i medici tedeschi: condizioni ancora "serie".

Merkel: valutare una reazione europea - La Repubblica

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« Risposta #12 inserito:: Agosto 30, 2020, 09:39:53 pm »

Dalla Russia anni di interferenze e attacchi verso la Germania. Ora su Navalnyj Merkel dice basta | Rep

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« Risposta #13 inserito:: Agosto 31, 2020, 11:40:04 pm »

Bielorussia, la rabbia degli operai anti-Lukashenko: "Basta ricatti e bugie" | Rep

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« Risposta #14 inserito:: Agosto 31, 2020, 11:46:29 pm »

Walesa: "Tutta l'Europa aiuti la lotta di Minsk per la libertà" | Rep

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