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Autore Discussione: Paola Zanca - Servizio civile volontario: allarme clientelismo  (Letto 2468 volte)
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« inserito:: Novembre 25, 2007, 11:46:36 am »

Servizio civile volontario: allarme clientelismo

Paola Zanca


È la svolta per chi è appena uscito dall’Università e non sa dove sbattere la testa. È l’alternativa – retribuita per di più – agli stage e ai tirocini. È diventato, nel giro di pochi anni, uno dei canali preferenziali per l’accesso al mondo del lavoro. Parliamo del servizio civile, che dal 2001, con l’abolizione della leva è diventato volontario. E che ha coinvolto già 200 mila giovani, attratti, ma non solo, dalla possibilità di un lavoro pagato 433,80 euro al mese. Di questi tempi, una fortuna. E come ovunque giri qualche lira, è scattato il mercimonio.

La denuncia arriva da Michelangelo Chiurchiù, presidente del Cesc project, il coordinamento degli enti del servizio civile. «Abbiamo avuto una serie di segnalazioni da parte dei giovani – dice – In alcuni contesti sociali ci sono sciacalli del sottobosco politico che approfittano della situazione in modo becero e vigliacco, utilizzando il servizio civile come una sorta di semi-lavoro nei confronti di chi ha bisogno di trovare un'occupazione». Il rischio, prosegue Chiurchiù, è quello di «snaturare per sempre l'identità del servizio civile, di minare la fiducia dei giovani che si avvicinano a questa esperienza, di soffocare la speranza di coloro che vedono in questo percorso un modo nuovo di saldare, o forse più corretto dire ricostruire, il difficile rapporto tra cittadini ed istituzioni».

Si distorcono così completamente le finalità di un progetto che dovrebbe essere una «possibilità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore della ricerca di pace», «una importante e spesso unica occasione di crescita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese».

Non dovrebbe succedere, quindi, che si preferiscano degli spazzini a dei giovani che formino coetanei in partenza per progetti di cooperazione all’estero. È quello che ci racconta Marcello Mariuzzo coordinatore Informagiovani Mestre e Responsabile Servizio Civile per l’ong Lunaria. «Quest’anno – dopo quattro anni in cui tutto è andato liscio – il nostro progetto è stato bocciato perché “non rispondeva alle finalità della legge”. Il nostro progetto prevedeva l’inserimento dei giovani volontari a supporto per la formazione e lo scambio con i giovani stranieri che vengono in Italia e con i giovani italiani che si preparano ad andare all’estero per campi di lavoro o per progetti di cooperazione. Tra le finalità del servizio civile c’è quella di favorire l’amicizia tra i popoli e i giovani di tutto il mondo, quindi la bocciatura ci ha lasciato a dir poco perplessi». «Credo – continua Mariuzzo – che più che dei “volontari raccomandati” – cosa normale in un Paese che non si indigna più – bisognerebbe riflettere sulla superficialità con cui si valutano i progetti. Si sta attentissimi al progetto in sé e magari ci si sofferma poco sull’affidabilità dell’ente che lo propone». «Il mercimonio c’è, inutile negarlo, e basterebbe andare a fondo dei 600 progetti approvati in Sicilia dove, ad esempio, un progetto per lo sviluppo della raccolta differenziata si è trasformato in un lavoro per spazzini».

La realtà è che il servizio civile è diventato soprattutto il modo più economico per tappare i buchi delle amministrazioni, delle cooperative, delle associazioni. I volontari, in sostanza, sono chiamati a svolgere le mansioni che i dipendenti non hanno voglia di fare, a sopperire alle mancate assunzioni, a tenere in vita realtà che altrimenti non potrebbero essere realizzate, come l’assistenza ai non vedenti, lo scuola bus a piedi, il sostegno ai centri antiviolenza. Certo, i casi fortunati ci sono. «Noi realizziamo ogni anno progetti utili, attività che servono – ci spiega Francesco Maria Olivieri, responsabile del servizio civile Acli per la provincia di Roma – E soprattutto formiamo dei giovani: una ragazza dopo il servizio civile è diventata educatrice e l’abbiamo assunta». Il rischio, secondo Olivieri «è che il proliferare degli enti accreditati possa dar vita anche a fenomeni poco trasparenti. La tendenza attuale – spiega ancora Olivieri – è quella di regionalizzare gli Albi che raccolgono le strutture autorizzate ad accogliere volontari: è chiaro – conclude il responsabile provinciale delle Acli – che il legame con il territorio può essere tanto virtuoso quanto vizioso». Più ci si conosce, insomma, è strada spianata ai raccomandati.

Per risolvere la questione, il Cesc invita a «incrementare il sistema dei controlli sui progetti di servizio civile in atto soprattutto in quei territorio dove sembra evidente la sproporzione tra il numero dei volontari e la natura dei progetti o quantomeno delle attività previste». La Finanziaria per il 2008 stanzia 303 milioni di euro per il fondo nazionale del servizio civile, 50 milioni in più rispetto al 2007. Usiamoli bene.

Pubblicato il: 23.11.07
Modificato il: 24.11.07 alle ore 19.14   
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