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Autore Discussione: ANNA SANDRI - Cittadella: "Casa e stipendio altrimenti te ne vai".  (Letto 2809 volte)
Admin
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« inserito:: Novembre 18, 2007, 06:32:49 pm »

18/11/2007 (8:27)

"Casa e stipendio altrimenti te ne vai"
 
A Cittadella un'ordinanza del Comune fissa i requisiti per le famiglie che vogliono vivere in città: 420 euro a persona

ANNA SANDRI


PADOVA
Un lavoro, o una fonte di reddito comunque lecita; 420 euro al mese di guadagno come minimo; una casa salubre e decente dove abitare. Sono questi i requisiti minimi per vivere a Cittadella, comune di 20 mila abitanti a 28 chilometri da Padova, centro murato medievale, una squadra di calcio ai vertici del girone A di C1, 2.500 imprese che ne fanno uno dei paesi più ricchi d’Italia. Le regole sono fissate in un’ordinanza firmata venerdì dal sindaco Massimo Bitonci, eletto lo scorso maggio a capo di una lista civica sostenuta dalla Lega e da An: ed è chiaramente un’ordinanza che mira a tenere alla larga tutti gli stranieri, comunitari ed extracomunitari, che questi requisiti non sono in grado di dimostrarli.

Che Cittadella intenda dare una stretta alla «salvaguardia dell’igiene, della sanità, della sicurezza e dell’incolumità pubblica» (tutta materia citata nel testo) è cosa nota, in Veneto: un mese fa Bitonci era stato il più solerte nel fare propria la decisione del sindaco di Vicenza Enrico Hullweck che vietava le bevute sulla pubblica via. Ma l’ordinanza coglie tutti di sorpresa, almeno nella tempistica: un incontro tra sindaci, al quale dovevano partecipare anche i leghisti Giampaolo Gobbo per Treviso e Flavio Tosi per Verona, era in programma per domani; Bitonci non ha retto un’ora di più, e venerdì ha firmato bruciando tutti sul tempo. C’è chi applaude (Gobbo e Tosi in testa, ma anche il governatore Giancarlo Galan giudica l’idea «accettabile»), c’è chi stigmatizza (il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero ritiene queste misure «decisamente razziste e discriminatorie»).

A Bitonci non sono in pochi a ricordare che una legge che stabilisce quanto lui rimarca nelle sue otto pagine di ordinanza esiste già: è il decreto legislativo 30 del 2007 e dice esattamente la stessa cosa. Ma darsi una propria regola, secondo il sindaco, significa farla rispettare meglio e prima.

Per iscriversi all’anagrafe di Cittadella il cittadino Ue che non lavora dovrà dimostrare di avere comunque un reddito; quello che lavora dovrà portare tutti i documenti possibili per dimostrarlo, compresa l’ultima busta paga e i riferimenti Inps e Inail. I limiti di reddito sono così fissati: 5.061 euro all’anno nel caso il richiedente sia solo o viva con un familiare; il doppio (10.123 euro) nel caso i familiari siano due o tre; il triplo (15.185) quando il numero dei familiari è superiore. Rumeni e bulgari ci dovranno mettere sopra anche il nulla osta dello sportello unico per l’immigrazione. Se nonostante tutto questo una condizione di «pericolosità sociale» dovesse essere dedotta da precedenti penali o da informazioni raccolte dal Comune, i documenti saranno del tutto inutile e interverranno la Questura e la Prefettura di Padova. Ultimo scoglio: la casa. O alla visita degli incaricati del Comune si presenterà «sana e decente», o niente da fare.

Se Cittadella ha un alto tasso di immigrazione è anche perché le sue imprese hanno bisogno di mano d’opera: tanti nuovi cittadini, secondo Bitonci, spiegano in percentuale il rischio delle presenze non gradite. Dalla sua il sindaco ha cittadini da tutto il Veneto: i consensi arrivano al sito del Comune. «Dovrai passarne di tutti i colori - è il riassunto - ma ti prego, non mollare».

da lastampa.it
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