MOVIMENTO 5 STELLE ...
Arlecchino:
M5S all’attacco: “Renzi, confessa i tuoi legami con le lobby del petrolio”
Il Movimento 5 Stelle lancia le sue 4 domande a Renzi sul caso Tempa Rossa.
5 aprile 2016 17:27
Di Redazione
M5S all'attacco: "Renzi, confessa i tuoi legami con le lobby del petrolio"
Nel giorno in cui Matteo Renzi sceglie di rispondere direttamente alle domande degli utenti di Facebook e twitter con il primo “Matteo risponde” in diretta con mentions (la nuova funzionalità del social network), Beppe Grillo lancia le sue 4 domande sul caso Tempa Rossa/Total e prova a controbattere con l’hashtag “RenzieConfessa”.
Un Renzi con le mani grondanti petrolio campeggia così sui cartelli che contengono le domande che il fondatore del Movimento 5 Stelle prova a rivolgere direttamente al Presidente del Consiglio, sfidandolo a confessare le proprie responsabilità nel caso Tema Rossa.
Ecco cosa scrive Grillo, che invita come sempre alla mobilitazione sui canali social in modo da diffondere le domande rivolte al Presidente del Consiglio:
Il bomba continua a occupare le televisioni e attaccare il MoVimento 5 Stelle senza rispondere nel merito dello scandalo Trivellopoli scoperchiato dall'indagine della Dda di Potenza che svela l'operato di un articolato e consolidato comitato d'affari. Tra poco il Bomba sarà in diretta su Facebook per rispondere alle domande. La Rete non è la tv: non ci sono giornalisti zerbini ma cittadini attivi che vogliono la verità. Andate sulla sua diretta a questo link e copincollate questo testo nei commenti:
"#RenzieConfessa e rispondi a queste domande
1) Il Pd o le sue fondazioni hanno preso finanziamenti diretti o indiretti dalle multinazionali del petrolio? Se sì quanto?
2) Cosa è avvenuto negli incontri segreti tra Boschi e i lobbisti del petrolio?
3) Perchè i lobbisti del petrolio contribuiscono a scrivere le leggi del governo?
4) Perché il governo favorisce gli interessi di società private petrolifere anziché le opere pubbliche?"
Trivellopoli è appena iniziata e i cittadini hanno visto solo la punta dell'iceberg.#RenzieConfessa e poi vai a casa!
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Arlecchino:
Casaleggio, l'uomo che sognava la società digitale
Dagli inizi all'Olivetti alla creazione delle sue aziende. Poi la profezia di Gaia, il video nel quale racconta a modo suo come sarà il mondo del futuro prossimo. Fino ad arrivare, passando per i Meetup, al sistema operativo del Movimento. Non senza critiche anche da parte degli stessi militanti
Di TIZIANO TONIUTTI
12 aprile 2016
LA RETE e Gianroberto Casaleggio sono nati quasi negli stessi anni. Nasce a Milano nel 1954, quando i computer occupavano stanze e iniziavano le sperimentazioni delle reti locali LAN e quelle più ampie, WAN. Negli anni 60 arrivò Arpanet, il network militare che piano piano è diventato Internet, la Rete delle reti. Che oggi tutti usiamo per un'infinità di scopi non necessariamente bellici, anzi per unire il mondo. La Rete che Casaleggio frequentava dagli inizi, forse già elaborando il sogno del pianeta iperconnesso di oggi.
Eppure nell'era della privacy zero e dello sharing totale, Casaleggio ha sempre mantenuto intatta la barriera intorno alla sua persona. Di lui si conosce la visione del mondo futuro anzi presente, quello in cui gli individui sono nodi del web e cittadini della civiltà digitale, ma poco di quello che accadeva nella sua realtà quotidiana. Della sua professione, le idee, le aziende, i numeri, invece è tutto noto. Inizia col software in Olivetti nel periodo in cui la Ibm pubblicizzava i suoi Pc con un impacciato Charlot come utente. Gli M24 Olivetti con i loro monitor a fosfori verdi in quel periodo sono ovunque, ottimi compatibili progettati in Italia. Ma si lavora per lo più in locale, internet è ancora lontana dalla pubblica amministrazione, dalle aziende e dal boom di massa.
L'esplosione sarà lenta, arriverà alla fine degli anni '90, in cui Casaleggio ha la sua WebEgg, società nata proprio per assistere la transumanza verso il digitale. Tra varie vicissitudini si arriverà alla fondazione della Casaleggio Associati, mentre altrove Grillo fa a pezzi i computer sul palco. Ma intanto internet cresce, i piccoli provider italiani iniziano ad eclissare l'era delle BBS a cui i primi smanettoni si collegavano con modem a 14.400 baud, quando andava bene. La Rete è lenta e si naviga con browser rudimentali, Mosaic è già superato e Netscape da lì a poco chiuderà. Ma già da tempo film come Wargames e i libri di William Gibson hanno tracciato una linea di confine tra passato e futuro, qualcosa si può già cercare su Amazon e Altavista.
Da lì a poco si capirà che boom della new economy è in realtà l'esplosione di una bolla. Ma la Rete è qui per restare, e anzi forse ce ne andremo noi. Questo il contenuto della profezia di Gaia, il noto video in cui Casaleggio traccia il futuro immediato del mondo, nel prossimo secolo. Una visione esoterica e fantascientifica più che apocalittica, a partire dal nome mitologico, un canovaccio sci-fi nelle parti più scure, come la a riduzione di popolazione a un miliardo in tutto. Ma uno script non troppo distante da ciò che sta diventando la nostra realtà per quanto riguarda il web "dentro di noi", un futuro-presente in cui gli umani fanno materialmente parte di un network digitale sempre più legato alla nostra esistenza reale. E attraverso questo comunicano, votano, vivono.
Gaia ha attirato sul suo ideatore commenti ed epiteti di ogni tipo, dal classico "guru" al serioso fino al preoccupato e ovviamente tutto il possibile scherno del web, ma nella visione di Casaleggio c'è una certa ironia che poi è la stessa raccolta nel libro "Insultatemi!", da lui scritto selezionando (e rispondendo in modo divertito e divertente) al diluvio universale, questo sì, di pollici versi e improperi social. Così risponde a Corrado Augias, inquieto dopo la visione del video: "E' un gioco. Tranquillo, non succede niente. Forse". Poco istituzionale, ma Casaleggio era tutto tranne che una figurina dell'album della politica. Pochi sorrisi per la telecamera, look avulso dai gessati firmati, in garage una Volvo rossa station wagon dall'estetica lontana dalle auto blu. E infatti la politica che ha creato ha come base la cifra della distanza dai partiti, e poi gli zero e l'uno del codice binario del Movimento.
Gli anni 2000 marciano verso una definizione di un'economia digitale più solida. E per sostenere gli scenari alla Blade Runner nella vita di Casaleggio c'è il sogno di una società digitale. Che si costruisce giorno per giorno, anche passando per gli incontri "analogici" in posti reali, dopo averli organizzati sul web coi MeetUp. E c'è lui dietro il "sistema operativo" del Movimento 5 Stelle, un primo tentativo di piattaforma per la "democrazia diretta" che funziona registrando i voti degli iscritti M5s ogni volta che questi vengono chiamati ad esprimersi. Non solo: nella Rete del M5s ci sono spazi di confronto su proposte di legge e attività sul territorio.
Il funzionamento è simile a quello di analoghe strutture come LiquidFeedback dei tedeschi Interaktive Demokratie, però mai davvero assorbito nel sistema operativo 5S. E per questo su Grillo e sulla Casaleggio associati piovono strali per mancanza di trasparenza, non certificabilità di risultati e quanto altro. Viste dagli occhi di un informatico, tutti prevedibili "bug"
di un programma che diventerà molto più grande, fino ad assorbire la vita politica come la intendiamo oggi. Evitando magari Skynet, la rete malefica di Terminator. E fino al giorno in cui la società digitale si sovrapporrà a quella naturale, fino ad unire gli orizzonti.
© Riproduzione riservata
12 aprile 2016
Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/12/news/casaleggio_l_uomo_che_sognava_la_societa_digitale-137451283/?ref=HREA-1
Arlecchino:
Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: tra omologazione e disintegrazione
Pubblicato: 12/04/2016 18:50 CEST Aggiornato: 4 ore fa
“E’ come se fosse morto Marx o Osho… Chi può raccogliere l’eredità spirituale di Gianroberto Casaleggio?”, si chiede un dirigente Pd a taccuini chiusi. La morte del guru del Movimento 5 Stelle ferma la politica e la cambia. Piomba in Transatlantico in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, lo accelera perché le opposizioni ritirano l’ostruzionismo, lo indirizza veloce verso il voto finale, roba che il premier Matteo Renzi, oggi in visita in Iran, non poteva certo prevedere o immaginare. La scomparsa di Casaleggio imbalsama il dibattito, lo riavvolge fino al punto di partenza: cos’è e cosa sarà ora del M5s? Nei capannelli dei parlamentari delle altre forze politiche tracimano gli interrogativi insieme al cordoglio e al rispetto per la morte.
“Sono nel guado a metà tra rischio omologazione e disintegrazione. Peccato che entrambi siano esiti nefasti per una forza come i cinque stelle”, ragiona un deputato Dem. Casaleggio non è Berlinguer, riflettono un po’ tutti. E’ oltre. E’ un capo col carisma, certo, come l’ex segretario del Pci. Ma “non lascia un’eredità politica e ideologica o almeno non solo quella. Lascia un’eredità anche spirituale. Già sarebbe difficile sostituire un segretario carismatico. Nel caso di Casaleggio è ancora più difficile”, dicono in casa Pd.
Nel Pd Matteo Renzi è quasi l'unico ad attenersi al semplice cordoglio: "Voglio esprimere tutto il sentimento di umanità e di vicinanza da parte mia e del governo" per la morte di Casaleggio, dice il premier da Teheran, "Noi abbiamo avuto un radicale dissenso su molte cose ma davanti al dolore esprimiamo un sentimento di prossimità mia e del governo. Voglio esprimere il cordoglio anche a nome del Pd alla famiglia di Casaleggio, al Movimento 5 stelle, a Grillo".
I Dem invece dicono di Casaleggio quello che non hanno mai detto prima della sua morte.
Luigi Zanda: “Roberto Casaleggio non è stato solo un imprenditore. E' stato anche un leader che, con la sua personalità, ha inciso sulla politica italiana in una fase molto difficile della storia della Repubblica". Rosi Bindi: “Si potranno o meno condividere le sue idee ma non c'è dubbio che Casaleggio ha provato a dare una risposta alla crisi del rapporto tra cittadini e politica e molti italiani lo hanno capito”. Francesco Boccia: “Pur non condividendo spesso le sue strategie, né il suo modo di porsi dinanzi alle esigenze del Paese, va dato atto a Casaleggio d'aver intuito e posto con forza la questione della partecipazione collettiva alla vita pubblica e d'aver vinto la scommessa che aveva fatto nel portare semplici cittadini reclutati sulla rete nei palazzi istituzionali del nostro Paese. Tutto ciò resterà nei libri di storia”. Persino Giuseppe Fioroni si spende: “Al di là delle idee politiche con Casaleggio muore un uomo intelligente, timido ed arguto. Una perdita per il suo movimento e per la politica".
Pierluigi Bersani non usa giri di parole: “Voglio anche fare le condoglianze al Movimento 5 stelle e dirgli quel che scrisse Orazio: 'Nabis sine cortice', nuoterai senza salvagente".
Ecco appunto. E dunque? “Nell’immediato non succederà nulla: hanno perso la mente certo, ma Casaleggio non era il loro volto pubblico. Quello è ancora Grillo”, pronostica invece un dirigente di Sinistra Italiana. “E poi – continua - non ci sono passaggi chiave in vista che richiedano una capacità decidente come quella esercitata da Casaleggio in momenti difficili come per esempio il dibattito sulle unioni civili”, quando all’improvviso il movimento, diviso dai richiami discordanti della base, decise di non votare la stepchild adoption lasciandola naufragare nelle incertezze della maggioranza di governo. “Nell’immediato potrà anche esserci un effetto emotivo che li porti a vincere la sfida delle amministrative”, dice un deputato Dem. “Ma quando arriveranno i passaggi complicati, chi deciderà? Solo Casaleggio era in grado di esercitare quel potere di decisione su tutto il movimento, lui era in grado di riparare le divisioni interne che ora rischiano di esplodere”.
Così li vedono da fuori gli altri, gli avversari che certo nel giorno della morte evitano di intestarsi ragionamenti di prospettiva pur obbligati di fronte a un fatto politico come la scomparsa del leader carismatico di un movimento inedito nella storia della Repubblica. “Per giunta Casaleggio era anche quello che aveva contatti con pezzi di potere italiano, con le ambasciate, gli imprenditori: un tassello non indifferente nella strategia a cinque stelle”. Possono sbandare? Dalla Lega per dire vedono anche questo rischio: “Casaleggio era indubbiamente una persona centrale nel movimento. E decideva spesso guardando a destra. Ora potrebbero invece prevalere le pulsioni di sinistra più forti nei gruppi parlamentari”, ci dice il deputato leghista Massimiliano Fedriga.
Omologazione o disintegrazione? I conti del Transatlantico si presentano un po’ sfacciati, tagliano a fette una realtà di difficile interpretazione proprio perché del tutto nuova. “Qui non c’è un partito tradizionale, non c’è un’assemblea che elegga un altro leader, non lo hanno mai fatto…”, continuano in casa Dem. Appunto. “Si omologano agli altri partiti, magari candidando Di Maio alla premiership? Potrebbe non bastare per far funzionare un movimento come il loro, potrebbe essere letale… Si disintegrano?”. In Transatlantico gli interrogativi restano a mezz’aria, mentre l’aula vara la riforma costituzionale di Renzi: mai voto finale fu meno contestato dall’opposizione. C’è altro cui badare. C’è da trovare la ‘terza via’ anche per cinquestelle. “Omologazione, disintegrazione… O forse – azzarda un altro Democratico – potrebbero trovare un punto di riferimento spirituale nel nuovo segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo”. Lui che nel giro di tre giorni ha già fatto scintille con il premier. Chissà.
Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/morte-casaleggio-m5s_n_9671230.html
Arlecchino:
Casaleggio, cronaca milanese della scomparsa del "samurai".
Dal testamento politico alla camera ardente deserta
Pubblicato: 12/04/2016 20:05 CEST Aggiornato: 2 ore fa
È ormai sera quando si decidono le sorti del MoVimento 5 stelle. Vale a dire, il futuro pentastellato privo del suo guru. Beppe Grillo raggiunge in treno Milano da Napoli, dove ha annullato tutti i suoi impegni. È scosso, provato. Si è dato appuntamento con Fico e Di Maio (l'unico che è passato all'Istituto Auxologico Italiano a trovare i parenti di Casaleggio) da qualche parte, c'è chi dice in hotel, chi alla Casaleggio associati. Sta di fatto che vanno messe a punto alcune cose: come per la giornata odierna è stato scelto il silenzio per rispettare la scomparsa del Samurai, bisognerà pensare a giovedì, quando a Santa Maria delle Grazie a Milano alle 11 si terranno i funerali. Chi parlerà? E poi ancora e soprattutto pensare al futuro, al testamento lasciato dal cofondatore dei 5 stelle. Secondo fonti rilanciate dall'Ansa, un testamento vero e proprio: degli appunti con indicazioni da seguire per le politiche del 2017.
Dunque un testamento "politico" per i fedelissimi, il direttorio, linee guida pianificate da tempo, dato che "lui che sapeva di essere malato aveva pianificato tutto". dicono fonti ben informate.
Strategie in vista della prossima partita elettorale da condividere con la base, con il popolo dell'"uno vale uno" tanto amato dal Guru. Quella base che, a differenza dei tanti messaggi di cordoglio rimbalzati in rete, a Milano ha scelto di tenere un profilo basso.
A metà pomeriggio arriva una camionetta della polizia, scendono cinque poliziotti e si schierano davanti ai cancelli dell'Istituto Auxologico Italiano di via Bianchi. Si potrebbe pensare che siano lì per mantenere l'ordine, magari di una calca di attivisti del Movimento 5 stelle giunti al capezzale di Gianroberto e invece no, arrivano soltanto per gestire i giornalisti: gli unici presenti.
È una giornata che veste lo stile e i modi del Guru a cinque stelle quella di Milano davanti all'istituto dove è deceduto alle 7 del mattino. Vige il silenzio, il rigore di non parlare con la stampa, l'assoluto riserbo. I media sono tenuti alla larga. Dentro, là dove domani verrà allestita la camera ardente "aperta solo ai famigliari" fanno sapere dalla Casaleggio Associati, c'è il figlio Davide e il resto della famiglia. Fino alle 15 in via Bianchi non arriva nessuno: il lutto viene elaborato nella realtà virtuale, con migliaia di Rip e messaggi di condoglianze che corrono sui social ma a Milano, dove Casaleggio è morto in seguito a un ictus, non si vedono fiori, né bandiere a cinque stelle (una per la precisione), né tanto meno lettere, biglietti o lacrime.
L'unico ad arrivare intorno alle 15, senza dire niente, è il vice presidente della Camera Luigi Di Maio. Anche lui rispetta il silenzio che i Cinque stelle si sono autoimposti: non parla e sale veloce ad abbracciare i famigliari. Si rincorre la voce che Beppe Grillo, che a Napoli ha annullato spettacoli e impegni, stia per arrivare in treno a Milano. "Non verrà nessuno, né amici né parenti" esce un responsabile della sicurezza per avvertire i cronisti "potete andarvene". Passa qualche curioso: "Quando apre la camera ardente? Quando e dove saranno i funerali?". "Non possiamo rilasciare dichiarazioni" replica un uomo che si fa portavoce della famiglia. È tutto così "segreto", come ad alimentare l'alone di mistero e di riserbo che ha sempre caratterizzato il "Samurai", il cofondatore del MoVimento pentastellato.
Verso le 18 compare una simpatizzante del movimento riconoscibile dalla spilletta che porta sulla giacca. È una donna bionda che ha da poco perso il marito: "Per Casaleggio provavo amore. Ho sentito il bisogno di venire a rendergli omaggio perché lui è un grande. Lui è morto, ma il MoVimento non morirà mai". Gli altri, quelli del direttorio, non arrivano. Tanto meno autorità istituzionali. È l'ora in cui chiudono gli uffici e in una via Bianchi con le telecamere appoggiate sull'asfalto si materializza pian piano un gruppetto di altri simpatizzanti M5s. Non hanno voglia di parlare più di tanto, solo di celebrare il Guru in silenzio. "Lui sarà pur morto - sussurra uno - ma le sue idee vanno avanti. Aspettiamo di sapere cosa ci dirà Beppe".
Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/casaleggio-testamento-politico_n_9672156.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy
Arlecchino:
Claudio Messora: "Napoleone e Gengis Khan, vi racconto il mio Casaleggio" (Intervista)
L'Huffington Post | Di Andrea Carugati
Pubblicato: 12/04/2016 14:28 CEST Aggiornato: 12/04/2016 14:33 CEST
“Lucido, schivo, di poche parole, non amava mettere a nudo le sue emozioni. Ma non è vero che fosse un uomo freddo: l’empatia, il lato umano, li trasferiva sulla sua creatura, il movimento, e sulle persone che lavoravano con lui. Per chi l’ha conosciuto da vicino era un saggio della montagna, uno capace di spiegarsi con degli aneddoti, magari parlando di Napoleone o Gengis Khan”. Claudio Messora, blogger, ha lavorato per due anni con Gianroberto Casaleggio, prima come capo della comunicazione M5s in Senato e poi nella delegazione a Bruxelles.
Casaleggio è uno dei leader politici della storia italiana di cui si sa meno. Era un militante, un teorico o un manager?
“Un ideologo che gestiva il M5s come un manager. In lui c’era sia il pensiero che la gestione, e in questo si ispirava a studi di tecnologia, ingegneria gestionale, ma anche di storia e strategie militari. Raccontava aneddoti sulle battaglie di Napoleone, ma anche sulle strategie di comunicazione dell’imperatore francese. E a quelli di noi che correvano il rischio dell’impulsività, raccontava un aneddoto di Gengis Khan: quando un ospite della corte insultò un familiare stretto dell’imperatore, questi lo fece accogliere con doni e con tutti gli onori. Poi, sulla strada di casa, l’ospite venne raggiunto da due sicari…”.
Aneddoto che conferma una certa durezza del leader…
"In lui non c’erano mai rabbia o cattiveria, e neppure argomenti che deviassero dall’obiettivo, che è sempre stato quello di dare un’opportunità a questo Paese. Non credo che altri leader, nei colloqui diretti con i collaboratori, mantengano lo stesso rigore intellettuale. Quando si discuteva della legge elettorale, lui ci ripeteva che non gli interessava se la legge avrebbe favorito o meno il M5s, ma che fosse utile all’Italia. E che fosse utile a restituire il potere al popolo. Non era propaganda, ma le sue intime convinzioni”.
All’interno del movimento ha sempre avuto metodi di gestione piuttosto duri.
"Per lui la politica era anche un esperimento, non certo un percorso facile. Voleva a ogni costo evitare le derive tipiche dei partiti, e per questo c’era l’idea dei parlamentari come portavoce, la rotazione negli incarichi di vertice”.
È vero che aveva rapporti solo con alcuni prescelti?
"Certamente, per lui la gestione del M5s era un teorema complesso, e le persone funzionali al progetto, non il contrario. Questo non gli impediva di provare simpatia per le persone, ma se una persona rischiava di danneggiare il progetto non esitava a cambiarla. Un ruolo manageriale, è vero, ma che è servito molto per aiutare la crescita del movimento. Nel 2013 il M5s è arrivato in Parlamento e poteva trasformarsi rapidamente in un’armata Brancaleone. C’era bisogno di qualcuno che guidasse la macchina e la sua fermezza ha portato i frutti che oggi tutti possono vedere”.
Com’era lavorare con lui?
"Era una persona di grande equilibrio, poche parole, molti sguardi molto eloquenti. Le cose importanti voleva dirle a voce, scriveva pochissime mail. Non si arrabbiava, non urlava, e neppure sorrideva molto".
È stato un caso unico nella democrazia italiana di leader assente: dal Parlamento, da Roma, dai media…quasi in una torre d’avorio nei suoi uffici di Milano.
“Questo discendeva dal modo in cui aveva formulato il M5s: i parlamentari pensati come semplici portavoce di decisioni affidate ai cittadini attraverso la Rete. Per questo lui non ha mai sentito il bisogno di scendere nell’agone”.
Al timone c’era lui, non Beppe Grillo. O una diarchia?
"Se il M5s fosse una Ferrari, si può dire che Beppe è il designer, Gianroberto il motore. Tutto girava intorno a lui".
A suo avviso è stato un politico progressista o conservatore?
"Certamente è stato un innovatore, un uomo che progettava un cambiamento radicale per la politica italiana. Le sue inclinazioni personali viravano un po’ a destra, come nel caso del reato di immigrazione clandestina che lui voleva mantenere, mentre i senatori votarono per abolirlo insieme al Pd. In quel caso furono gli iscritti sul blog a decidere, e Gianroberto ne prese atto. Non ha mai imposto le sue opinioni sui singoli temi”.
C’era in lui una sfiducia di fondo nella democrazia rappresentativa?
"Diciamo che era profondamente deluso dalle prove che la politica aveva dato di sé, in particolare in Italia. Era per il proporzionale puro, contrario a qualunque forma di riduzione della volontà popolare. Voleva costruire una nuova classe di cittadini consapevoli che si occupassero della cosa pubblica, senza cedere nella frammentazione tipica delle liste civiche e neppure nell’organizzazione tipica dei partiti. Si sentiva un garante di questo percorso”.
Era consapevole della contraddizione tra la democrazia diretta e una leadership così accentrata?
“Lo era, ma lo riteneva un passaggio inevitabile, una tappa di un cammino più lungo verso una forma di democrazia più diretta. E in fondo anche il blog nel corso degli anni si era molto evoluto".
Un cammino che ora rischia di incepparsi?
"L’unica deroga ai suoi schemi è stata la creazione del direttorio, frutto delle sue condizioni di salute. Il direttorio nasce dal suo bisogno di farsi aiutare, nell’ultimo anno aveva al massimo 4 ore di autonomia al giorno. Non credo che ci possano essere soluzioni dinastiche a favore del figlio Davide, ritengo invece che tutta la responsabilità ora cadrà sul direttorio, e in particolare su Di Maio, Di Battista e Fico. La loro autorevolezza finora è arrivata da Casaleggio, ora hanno una responsabilità enorme. E il rischio più grande è che il movimento, senza il suo garante, si trasformi in un partito. Un rischio molto elevato, basta pochissimo per scivolare nel caos…”.
Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/claudio-messora-casaleggio_n_9668602.html?utm_hp_ref=italy
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