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Autore Discussione: Paolo Biondani. Politica ko: contano solo i soldi  (Letto 2089 volte)
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« inserito:: Maggio 19, 2012, 10:49:00 am »

Intervista

Politica ko: contano solo i soldi

di Paolo Biondani

Scomparso il sistema di Tangentopoli, con la sua classe dirigente, la corruzione si è moltiplicata a ogni livello, ha ottenuto l'impunità ed è diventata il motore dei partiti e delle correnti.

La durissima denuncia di Alfredo Robledo, il magistrato che sta indagando (tra l'altro) sulle ruberie della Lega e sul sistema Formigoni

(17 maggio 2012)

Pubblichiamo qui di seguito un ampio stralcio dell'intervista di Paolo Biondani ad Alfredo Robledo in uscita sul nuovo numero dell'Espresso.

Tra una rogatoria internazionale e un'intercettazione scottante, si ritempra leggendo Marziale in latino. Cita a memoria le più belle quartine di Omar Khayyam, filosofo, matematico e poeta persiano dell'Undicesimo secolo, «uno dei libri che mi hanno cambiato la vita».

Forse ci voleva proprio questo magistrato intellettuale napoletano per smascherare le ruberie padano-tanzaniane della Lega ladrona. Alfredo Robledo, classe 1950, procuratore aggiunto senza tessere di corrente, è il capo dei pm milanesi che indagano sulle nuove Tangentopoli. Il presunto patto tra Pdl e Carroccio per spartirsi le mazzette milionarie dell'urbanistica e della sanità lombarda. Lo scandalo dei rimborsi elettorali incamerati dal cerchio magico di Bossi. L'ex assessore regionale berlusconiano Nicoli Cristiani arrestato con una bustarella da 100 mila euro che puzza di discarica d'amianto. Il giallo dell'asta per la Sea che imbarazza la giunta Pisapia. I conti esteri con i fondi neri del tesoriere ciellino Alberto Perego, convivente del governatore Formigoni. E molte altre inchieste ancora segrete, che promettono nuovi colpi di scena. Mani pulite, vent'anni dopo: cosa è cambiato?

«Posso fare solo una riflessione generale, delle indagini non parlo», risponde Robledo: «Probabilmente stiamo peggio di prima. I danni economici della corruzione sono più gravi. E abbiamo un problema ulteriore: non c'è più la politica».

«Mani pulite è stata un grande inizio, ma è rimasta incompiuta. E' stata fermata da un sistema processuale inadeguato. Che si è voluto lasciare inadeguato. Già prima della prescrizione breve che dal 2005 rende quasi certa l'impunità, sono state approvate leggi che di fatto hanno reso inutilizzabili prove già acquisite favorendo l'impunità per certi reati. Il risultato è che la vecchia classe dirigente non è stata sostituita da una nuova. Scomparso il sistema di Tangentopoli, c'è stata una frammentazione che ha moltiplicato i livelli di corruzione. Da una parte ritroviamo personaggi che sapevano fare solo quel mestiere e continuano a farlo per rafforzare la propria posizione di potere all'interno di un partito, corrente o movimento. Dall'altra si sono creati diversi sotto-sistemi di corruzione, paralleli e coesistenti: in un Paese che, come dice il sociologo De Rita, ha "un'innata vocazione all'illegalità minuta", oggi non è più sufficiente un solo protettore».

Dal caso Telecom alle maxi-elusioni fiscali, Robledo ha indagato a fondo anche sul malaffare economico: con l'inchiesta-pilota sui derivati ha spinto quattro banche internazionali a restituire 455 milioni di euro al Comune di Milano. La crisi servirà almeno a riformare l'economia? «Ciò che si profila dalle indagini è l'assoluta autoreferenzialità delle grandi banche. Se sono troppo grandi per fallire, significa che non avvertono più limiti nell'assumere rischi. Neppure l'amministrazione Obama è riuscita a regolare i derivati. Sarebbe necessario discutere rimedi netti come la separazione tra banche commerciali e d'affari».

E per uscire da Tangentopoli, oltre a rafforzare la giustizia, da dove si parte? «Dalla riforma elettorale. La legge attuale elimina il rapporto tra cittadini ed eletti, minando le basi della democrazia. E senza responsabilità politica, restano solo gli interessi e l'arroganza di pochi a danno di tutti».

(L'intervista integrale è sull'Espresso in edicola).

     Alfredo Robledo

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