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Autore Discussione: Ahmad Rafat - Iran, «La lenta agonia di Adnan e Hiwa»  (Letto 2840 volte)
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« inserito:: Agosto 22, 2007, 10:55:00 pm »

Iran, «La lenta agonia di Adnan e Hiwa»
Ahmad Rafat


Continua l’agonia dei due giornalisti curdi, Adnan Hassanpour e Hiwa Boutimar, condannati a morte dal Tribunale della Rivoluzione della Repubblica Islamica, con l’accusa di essere «nemici di Allah». I due, hanno iniziato uno sciopero della fame 39 giorni fa. I loro avvocati, che hanno potuto visitarli sabato nel carcere di Sanandaj, dove sono stati trasferiti prima della sentenza, hanno definito Adnan e Hiwa due «larve umane», «due cadaveri ambulanti». «Non è necessario essere medici ­ ha detto un legale - per capire che i due detenuti versano in condizioni fisiche e psichiche penose». I due, da 39 giorni, si nutrono solo di acqua e sale, e non hanno ricevuto la visita di alcun medico.

Adnan e Hiwa hanno iniziato il loro sciopero della fame prima di conoscere sentenza di morte, emessa dal tribunale della Rivoluzione. Hanno rifiutato il cibo, non appena trasferiti dal carcere di Marivan, la loro città, al centro di detenzione di Sanandaj, gestito del ministero dell’Intelligence. Diversi giorni dopo l’inizio dello sciopero della fame, hanno saputo che erano stati condannati a morte. I due giornalisti, chiedono il trasferimento al carcere di Marivan, il riesame del loro caso e un incontro con l’autorità giudiziaria per chiarire le accuse di spionaggio a favore di potenze straniere e collaborazione con organizzazioni illegali.

La mobilitazione per la liberazione dei due colleghi, deve continuare. Le autorità della Repubblica Islamica, non accogliendo le richieste legittime dei due detenuti, stanno mettendo in atto la condanna alla pena capitale, che ha suscitato tante proteste e reazioni nel mondo, lasciando Adnan e Hiwa morire lentamente. Nel caso di questi due giornalisti curdi, non sono state rispettate nessuna delle leggi in vigore nella stessa Repubblica Islamica.

In Iran i processi devono svolgersi alla presenza degli imputati e del loro collegio di difesa. Adnan e Hiwa hanno appreso della loro condanna a morte molti giorni dopo e in carcere, e i loro avvocati non hanno potuto essere presenti alla fase finale del processo. Il codice penale iraniano stabilisce che una volta emessa la sentenza, i deputati devono essere trasferiti nelle carceri ordinarie e non possono più essere detenuti in celle d’isolamento. Adnan e Hiwa sono in un centro di detenzione del Ministero dell’Intelligence e in regime d’isolamento.

La protesta contro la sentenza di condanna a morte di Adnan Hassanpour e Hiwa Boutimar, rispettivamente giornalista e collaboratore della rivista Asu, non basta. Bisogna intensificare la protesta per salvare la vita ai due giornalisti. «La nostra unica speranza- ha dichiarato Leyla Hassanpour, sorella di Adnan- è la mobilitazione internazionale». «Il governo di Teheran- aggiunge Leyla- è convinto che trattandosi di due curdi, può impunemente ucciderli, lasciandoli morire in carcere».

Leyla si appella «al governo italiano e alle associazioni come Information, Safety & Freedom e Articolo21, che hanno protestato prontamente contro l’ingiusta sentenza di condanna a morte emessa nei confronti di Adnan e Hiwa, di impedire la morte lenta e graduale di questi due giornalisti colpevoli solo di aver dedicato i migliori anni della loro gioventù a difendere i diritti del popolo curdo e di ribellarsi alle ingiustizie di un governo teocratico che non ha alcuna considerazione per le minoranze».
* Ahmad Rafat è Membro dell’Esecutivo dell’Information, Safety & Freedom

Pubblicato il: 22.08.07
Modificato il: 22.08.07 alle ore 10.29   
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