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Autore Discussione: FRANCO FRATTINI Cercando Kabul senza Teheran  (Letto 2072 volte)
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« inserito:: Giugno 25, 2009, 11:27:04 am »

25/6/2009
 
Cercando Kabul senza Teheran
 

FRANCO FRATTINI
 
Non può esserci sicurezza globale senza sicurezza regionale. La sicurezza regionale si riferisce oggi all’arco di crisi dal medio Oriente all’Afghanistan. È da quest’area, insieme al Nord est asiatico, che provengono le principali minacce alla nostra sicurezza, dalla proliferazione nucleare al terrorismo, al radicalismo, ai traffici illegali. La crisi che riceverà particolare attenzione in occasione del G8 dei ministri degli Esteri che presiederò a Trieste dal 25 al 27 giugno è l’Afghanistan. O meglio la regione che comprende l’Afghanistan e il Pakistan che sono sempre più, pur con le rispettive ed evidenti differenze, parte di un unico problema. L’Afghanistan resta la principale crisi regionale dagli attentati dell’11 settembre.

Alla sua stabilizzazione l’Italia sta fornendo un contributo di altissimo profilo, con i circa tremila soldati impegnati nel settore occidentale del Paese, con la formazione delle forze di sicurezza afgane, con gli sforzi sul fronte della ricostruzione. L’attuale governo italiano ha rafforzato il proprio impegno anche in vista delle scadenze elettorali afgane - le elezioni presidenziali che si terranno nell’agosto prossimo - e reso credibile il proprio impegno militare attenuando sensibilmente le limitazioni all’impiego sul terreno delle nostre truppe che il governo precedente aveva mantenuto creando un serio problema d’immagine per il nostro Paese all’interno dell’Alleanza Atlantica.

Siamo tutti coscienti che la stabilizzazione dell’Afghanistan non potrà essere realizzata soltanto attraverso lo strumento militare. Occorre una strategia complessiva che bilanci in maniera equilibrata le tre diverse dimensioni: quella militare, quella della ricostruzione economica ed istituzionale del Paese, ed infine la dimensione regionale. Quest’approccio «sistemico» all’Afghanistan è oggi sostenuto anche dall’Amministrazione americana e l’Italia lo condivide pienamente.

Tra le tre dimensioni della stabilizzazione, quella regionale necessita di essere particolarmente revitalizzata. È per questo motivo che in quanto Presidenti del G8 abbiamo invitato a Trieste un ampio numero di Paesi ed organizzazioni internazionali per affrontare il problema dell’Afghanistan in chiave di cooperazione regionale. Riteniamo sia necessario, oltre al Pakistan, coinvolgere attivamente gli altri attori regionali, tra cui l’India e le repubbliche centro-asiatiche ed altri Paesi, che pur non confinando direttamente con l’Afghanistan, possono apportare un importante valore aggiunto: tra questi in particolare i Paesi del Golfo, la Turchia e l’Egitto.

In concreto, il G8 di Trieste intende meglio strutturare e dare slancio operativo alle diverse iniziative regionali per la stabilizzazione dell’Afghanistan che si sono affiancate in maniera spesso confusa negli ultimi anni, attraverso l’integrazione degli sforzi dei paesi vicini e delle varie organizzazioni internazionali in cinque settori specifici: la gestione delle frontiere, la lotta ai traffici illeciti, lo sviluppo delle infrastrutture, l’assistenza ai rifugiati e la gestione dei flussi migratori, lo sviluppo dell’agricoltura (da cui dipende la sussistenza di buona parte della popolazione afgana) e la sicurezza alimentare. Intendiamo, a Trieste, porre le basi per dar vita ad un «processo» che renda anche in futuro più coerenti le azioni e gli impegni verso l’Afghanistan dei diversi protagonisti della regione e della comunità internazionale.

Avremmo voluto associare all’esercizio di Trieste anche l’Iran, che condivide settecento chilometri di frontiera comune con l’Afghanistan e dovrebbe quindi avere un oggettivo interesse a contribuirne alla stabilizzazione, non fosse altro che per arginare problemi quali il narco-traffico ed il flusso di rifugiati. Le giornate di drammatica instabilità che l’Iran ha vissuto e sta vivendo all’indomani delle contestate elezioni presidenziali - instabilità che ci preoccupa fortemente e che auspichiamo possa essere ricomposta in maniera pacifica e con il pieno consenso e rispetto della volontà della società civile iraniana - hanno purtroppo impedito che si creassero le condizioni adatte affinché l’Iran potesse venire a Trieste con serenità e con lo spirito necessario per apportare il proprio valore aggiunto alla stabilizzazione dell’Afghanistan. L’Italia si augura tuttavia che l’Iran possa presto ritrovare le condizioni per dare con convinzione il suo contributo politico alla stabilizzazione dell’Afghanistan.

Il G8 dei Ministri degli Esteri di Trieste intende lanciare un segnale chiaro e concreto che la stabilità dell’Afghanistan è un bene pubblico globale, al quale tutti possono e devono concretamente contribuire: «una responsabilità comune per azioni concrete».

Ministro degli Esteri
 
da lastampa.it
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