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Autore Discussione: HAMID KARZAI Piano Marshall per l'Afghanistan  (Letto 2112 volte)
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« inserito:: Giugno 28, 2009, 05:10:47 pm »

28/6/2009
 
Piano Marshall per l'Afghanistan
 

HAMID KARZAI
 
La linea Durand, tracciata nel 1893 dagli inglesi a seguito della seconda guerra anglo-afghana, ha spaccato l’Afghanistan. Per soffocare il senso di identità comune di un intero paese e il patriottismo e l’orgoglio delle tribù Pashtun, gli amministratori coloniali promossero anche l’estremismo religioso.

Lo Stato che seguì il dominio coloniale britannico continuò questa politica. Purtroppo, la risposta occidentale all’invasione dell’Unione Sovietica nel 1979 spinse attivamente l’estremismo nella regione.

Decidendo di sostenere i gruppi radicali locali ed esterni insieme alle principali organizzazioni afghane di Mujaheddin contro i sovietici, l’Occidente e i suoi alleati crearono ciò che oggi è una delle più gravi minacce per la sicurezza internazionale. Agli estremisti, che erano favoriti rispetto alla massa della resistenza afghana, furono date le risorse non solo per combattere i sovietici ma anche per mettere a punto un programma politico violento per minare l’ordine sociale tradizionale e creare campi di addestramento mimetizzati da madrasse. Questi campi di addestramento continuano a sfornare un flusso costante di giovani con posizioni radicali e molto proni alla manipolazione.

Dopo il ritiro sovietico dall’Afghanistan, continuarono i legami profondi tra gli estremisti locali e le reti terroristiche internazionali. Aiutati e istigati da elementi all’interno delle istituzioni statali e finanziati da una rete internazionale di sostenitori, questi gruppi hanno acquisito capacità che vanno ben oltre Afghanistan e Pakistan.

Per impedire a questa minaccia di diffondersi ulteriormente e di creare maggiore scompiglio nella regione e nel mondo, si deve adottare un approccio su tre fronti.

Innanzitutto, i Paesi all’interno e all’esterno della regione devono riconoscere la gravità della minaccia rappresentata da incessanti attività da parte dei terroristi e dai trafficanti di droga nella regione. Per combattere la piaga che questi rappresentano per il benessere e la sicurezza di tutti noi, dobbiamo impegnarci con sincerità a lavorare insieme. Possiamo riuscire nello sforzo solo se coloro tra noi che considerano sponsorizzare l’estremismo uno strumento di politica capiscono che esso non solo minaccia la sicurezza degli altri ma mette anche in pericolo, come già evidente, la loro stessa sicurezza.

In secondo luogo, i terroristi devono essere stanati dai loro rifugi sicuri. Questo richiederà la distruzione di nascondigli, delle reti di comunicazione e delle rotte sulle quali passano i rifornimenti. Al contempo, tuttavia, bisogna essere molto accorti a non provocare vittime tra i civili. Fondamentalmente, tuttavia, queste aree non possono essere riconquistate solo dalle forze straniere, possono essere rese sicure solo migliorando di molto le risorse e le capacità delle forze di sicurezza locali, rivitalizzando le strutture sociali tradizionali e riguadagnando la fiducia della popolazione.

In terzo luogo, si deve affrontare la straziante povertà dell’area e la mancanza quasi totale di servizi di base per la gente. Un’area che ha patito decenni di guerra, di distruzione fisica e sociale ha bisogno di qualcosa che somigli molto a un Piano Marshall. Un tale programma di assistenza a lungo termine favorirebbe la crescita economica e offrirebbe servizi di stato di base, in particolare per una migliore istruzione, salute e migliore occupazione. Soprattutto, deve esserci un impegno per la creazione di uno Stato di diritto e per il rispetto dei diritti umani della popolazione. L’impegno internazionale richiesto deve essere in termini di decenni piuttosto che di anni.

Chiaramente, un’attuazione con risultati positivi di questo approccio triplice richiederà l’impegno da parte della comunità internazionale a mettere a disposizione sostanziose risorse finanziarie e politiche per l’Afghanistan e il Pakistan. Senza una tale strategia globale e senza sufficienti risorse per renderla impresa di successo, il mondo si troverà di fronte a una serie di crisi sempre più ampie che porranno una minaccia anche maggiore non solo alla regione ma a tutto il mondo.

L’Afghanistan ha già fatto immensi sacrifici per combattere il terrorismo internazionale. Seguirà la rotta intrapresa fino a quando questa piaga, che perpetua insicurezza e instabilità nella nostra regione, non verrà eliminata. L’Afghanistan continuerà a sviluppare relazioni sempre migliori e più profonde con i suoi vicini al fine di combattere il credo estremista di odio e distruzione che minaccia la sicurezza dei popoli ben oltre la nostra regione. Per raggiungere questi obiettivi così importanti l’Afghanistan continuerà a cercare la partnership e la collaborazione dei suoi amici e alleati all’interno della comunità internazionale.

* PRESIDENTE DELL’AFGHANISTAN
 
da lastampa.it
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