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Autore Discussione: MATTEO RENZI  (Letto 141738 volte)
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« Risposta #90 inserito:: Gennaio 18, 2015, 06:51:25 am »

Quirinale.
Per Matteo Renzi scatta l'allarme sui primi tre scrutini: il fantasma Prodi, la partita di Bersani

Pubblicato: 14/01/2015 21:01 CET Aggiornato: 1 ora fa

Da un lato, Matteo Renzi posticipa a lunedì l'assemblea con i senatori del Pd prevista per domattina. Dall'altro, il senatore bersaniano Miguel Gotor annulla la conferenza stampa sul suo ‘bellicoso’ emendamento contro i capilista bloccati dell'Italicum, firmato da ben 37 senatori di minoranza. Nel giorno in cui Giorgio Napolitano lascia il Quirinale, tutto si muove e tutto si sospende nel Pd. Renzi e Bersani, ovvero i players principali della partita sul nuovo presidente della Repubblica, si posizionano ai blocchi di partenza. Palla al centro. Obiettivo: stanarsi. Almeno da parte di Bersani, che non a caso mette allo scoperto i suoi interrogativi: “Se c'è la volontà di arrivare ad una intesa con tutti che sia con tutti, perché aspettare la quarta votazione e lasciar perdere la prima, la seconda e la terza?", domanda l'ex segretario del Pd a sera. E’ il campanellino che a Palazzo Chigi conferma il nuovo allarme nato in giornata: l’incubo dei primi tre scrutini con tutte le trappole anti Patto del Nazareno che possono comportare. A sera, ospite da Daria Bignardi su La7, Renzi prova a stabilire dei paletti: "Nessuno può porre veti" sul Quirinale, l'elezione del presidente "non è una competizione ideologica". E quanto a Berlusconi, se dice no al candidato del Pd, "ce lo eleggiamo da soli".

Ma è un pre-riscaldamento di partita. Intanto, Pippo Civati non fa mistero del fatto che sta tentando di mettere su l’operazione Romano Prodi insieme a Sel. Cioè candidare il professore bolognese ai primi tre scrutini, contando anche sui voti degli ex grillini più di sinistra, magari anche gli altri pentastellati o forse lo stesso Beppe Grillo se decide, magari i fittiani. Quanto ai bersaniani, vero ago della bilancia nel Pd sul Quirinale, Civati specifica: “Io sono favorevole ad un'iniziativa politica comune, ma Bersani non mi sembra si sia ancora deciso. Con lui, comunque, devo ancora parlare…". Insomma, per Civati “Prodi è il miglior presidente possibile: se riusciamo a fargli prendere un bel pacco di voti nei primi tre scrutini, come si può ritirarlo dalla corsa alla quarta votazione, quella ‘buona’?”.

E’ questa terribile congiuntura tra minoranze che Renzi vuole spezzare sul nascere. La mission è impedire che riescano a compiere il miracolo di ritrovarsi insieme contro il segretario nella partita sul Quirinale. Per ora, il premier è convinto che Bersani giochi una partita diversa e distinta dai civatiani sul Quirinale: prova ne è la collaborazione offerta al governo sul Jobs Act dall’ala bersaniana del partito prima di Natale. Da parte sua, però, l’ex segretario lavora per stanare il segretario del Pd, far venir fuori le sue reali intenzioni, i perché dei suoi no a questo o quello, svelare i bluff del capo del governo. E’ per questo che i suoi al Senato alzano il prezzo sulla legge elettorale, pur avendo appreso dai renziani che sull’Italicum il premier non è disposto a trattare. Piuttosto, l’idea del capo del governo è di convincere Bersani e le sue truppe parlamentari facendo leva sul “senso di responsabilità verso l’unità del Pd e verso il Paese in un momento così delicato…”.

Chissà se basterà. Anche perché di candidati ‘anti Patto del Nazareno’ ne girano altri, oltre a Prodi. Per esempio, l’ex ministro della giustizia Paola Severino, autrice della legge che rende Berlusconi incandidabile per via della condanna per frode fiscale. Anche Severino riscuote consensi nella minoranza Pd. Il punto per il premier è fare in modo di arrivare senza trappole e insidie alla quarta votazione, quella a maggioranza assoluta di 505 voti, quella per la quale Renzi ha promesso il suo nome che prima passerà per una “rosa di nomi che proporrò al Pd”. Così ha assicurato oggi nella riunione di segreteria al Nazareno. Insomma, Renzi punta a fare in modo che il grosso dei Dem – a parte i civatiani considerati “irrecuperabili” e magari anche Stefano Fassina, segnalano dal quartier generale renziano - rispetti l’indicazione di votare scheda bianca ai primi tre turni, quelli a maggioranza dei due terzi, ovvero ben 672 voti. In questo Parlamento non ce ne sono così tanti intorno ad un unico nome. "Bersani propone di votare il Presidente della Repubblica dal primo scrutinio. Visti i precedenti, questa volta meglio prediligere ascolto, sicurezza e coesione vera...", taglia corto il senatore renziano Andrea Marcucci su twitter. Non succederà mai il miracolo che, segnalano i renziani, nella storia è avvenuto solo per due presidenti: Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, entrambi eletti al primo scrutinio. Ed è proprio per questo che la domanda serale di Bersani suona tendenziosa dalle parti del premier. E scatta l’allerta: iniziano i giochi.

E poi c’è anche che, fanno notare nei circoli renziani, il premier-segretario non può che proporre scheda bianca ai primi tre scrutini. Perché non può correre il rischio di farsi bocciare dall’aula, non è più il libero rottamatore del Pd che alle presidenziali del 2013 lanciava liberamente i suoi assi per giocare la partita da Firenze. Successe per esempio con il nome di Sergio Chiamparino e non solo. Tutto questo oggi non è possibile. E poi, spiegano i renziani, “votare scheda bianca è un modo per controllare che la disciplina di partito venga rispettata: chi tradisce, si ferma a scrivere un nome nell’urna e si vede”.

“Prodi è un candidato pericoloso…”, ammette un renziano fedelissimo a taccuini chiusi. “Non possiamo candidarlo perché non avrebbe i voti, verrebbe affossato di nuovo come nel 2013: non si può…”. Ma non si può soprattutto perché il professore bolognese resta escluso da quella rosa di nomi che Renzi vuole proporre al Pd all’assemblea dei grandi elettori, a ridosso dell’inizio delle votazioni il 29 gennaio. Prodi non è tra i ‘graditi’, troppa storia alle spalle, troppo peso, ti spiegano i Dem di maggioranza, soprattutto non sarebbe gradito a Silvio Berlusconi. E Renzi è interessato a difendere con le unghie il Patto del Nazareno, croce e delizia della sua ascesa politica. Ma nemmeno quello di Walter Veltroni è una carta certa tra i Dem. “Ha troppi nemici nel Pd: magari dicono di sì e poi lo affossano dietro il voto segreto, come è successo con Prodi”, spiega un renziano di rango. Un ragionamento che, al di là dei nomi e dei cognomi, segnala quanto sia fragile il terreno sul quale il premier deve muoversi nelle prossime due settimane.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/01/14/quirinale-matteo-renzi-prodi_n_6471802.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #91 inserito:: Gennaio 30, 2015, 04:35:11 pm »

Alessandro De Angelis
alessandro.de.angelis@huffingtonpost.it

Quirinale, su Mattarella si blocca il Nazareno.
Nell'incontro Silvio Berlusconi non dà il via libera al candidato di Renzi

Pubblicato: 28/01/2015 20:58 CET Aggiornato: 29/01/2015 09:40 CET

Lo stallo ha il nome di Sergio Mattarella. O il bluff. O entrambe le cose. Perché come è nel suo stile, Matteo Renzi ostenta forza. All’uscita dell’incontro con i dissidenti Cinque stelle fischietta una canzone: “Una splendida giornata”. Lascia trapelare da palazzo Chigi che ci sarebbero i numeri per eleggerlo a maggioranza: “Teniamo duro su Mattarella. È un uomo che sta nella nostra storia, di uomo retto e con un profilo politico e istituzionale di tutto rispetto. E unisce tutto il Pd.”. L’obiettivo è che la notte porti consiglio a Silvio Berlusconi. E che il Cavaliere, quando si vedranno o si sentiranno domani mattina, possa cedere: “Pensa che il Cavaliere alla fine si pieghi”.

Quanta convinzione ci sia nel tentativo e quanta tattica lo si capirà all’assemblea dei grandi elettori: “Se Renzi fa sul serio su Mattarella, allora deve dire che è lui il nostro candidato. E invece continua a non fare nomi, allora ha giocato a elidere primi due nomi, Amato e Mattarella, per arrivare a un terzo che avrà già in mente”. Perché tutta la giornata di oggi ruota attorno ad Amato. Alla feroce volontà di Renzi di sbianchettare il suo nome dalla lista dei quirinabili. È rimasto colpito pure Berlusconi dalla durezza del premier verso l’ex premier del centrosinistra: “Io – gli ha detto Renzi – non lo reggo a livello di opinione pubblica. E poi i miei non lo votano. Amato rischia grosso nei gruppi”. Addirittura il Cavaliere è rimasto colpito dalla tesi dell’ombra di D’Alema su Amato dal momento che si ricorda il rapporto idilliaco tra D’Alema e Mattarella che nel suo governo ricopriva l’incarico di ministro della Difesa.

Sta in queste contraddizioni il bluff che vede Berlusconi. Le cui parole alla fine dell’incontro sono la migliore sintesi di giornata: “È chiaro, Matteo – dice col sorriso – che le due candidature si auto-elidono”. Perché su Mattarella c’è un no tondo di tutto il centrodestra. Il Colle è l’essenza stessa del Nazareno. È la clausola numero uno: “Ho spiegato a Matteo – racconta Silvio Berlusconi ai suoi – che voglio capire dove ci vuole portare, perché abbiamo sempre detto che il nome deve essere condiviso”. E Sergio Mattarella non è un nome condiviso. Per carità, persona stimabile, preparata, ma culturalmente un integralista. Potenzialmente un “nuovo Scalfaro”. È per questo che, nel corso dell’incontro, il Cavaliere non cede: “Matteo, su questa candidatura non posso impegnarmi. Io resto ancora sui miei due nomi, Amato e Casini ”. Il ragionamento del Cavaliere è semplice: l’ex ministro di D’Alema non rappresenta quel dividendo che adesso vuole incassare dopo mesi di sostegno alle riforme e di opposizione blanda. E non cede neanche Angelino Alfano che all’alba piomba a palazzo Chigi: “Se è cattolico, per noi c’è solo Casini”.

L’asse tra Berlusconi e il leader di Area Popolare tiene. E Alfano ha un ruolo chiave in questa partita. Perché il suo gioco di sponda col Cavaliere toglie a Renzi un forno dove cuocere il pane: “Come fa il premier – si domanda un altro in grado di Ncd - a eleggere il capo dello Stato con i dissidenti, stare al governo con Alfano e fare le riforme con Alfano e Berlusconi”. Ecco, è come se dal centrodestra fosse arrivato il primo vero, freno al one man show del premier-segretario sul Quirinale. Perché davvero Renzi continua a macinare candidati in base al criterio che vuole al Colle uno che non lo oscuri. E Mattarella rappresenterebbe quello che, nel Palazzo, definiscono il “Quirinale dei silenzi”. Perfetto nell’era della comunicazione totale a palazzo Chigi. Forse sottovalutando però che ha l’appoggio di Bersani e D’Alema. Entrambi, sin dall’inizio di questa partita, hanno detto che i due candidati graditi alla minoranza sono “Amato e Mattarella”.

Sia come sia, il Cavaliere è rimasto molto colpito anche dalla freddezza di Renzi su altri nomi della sinistra: “E la Finocchiaro? – ha detto durante l’incontro – Mi dicono che è bravissima”. Pare che Renzi sia rimasto gelido. È uno stallo così perfetto che i dietrologi di palazzo sentono l’odore dell’ammuina. Un big della vecchia guardia Pd dice: “Amato da oggi non c’è più. E se Renzi si intestardisce su Mattarella lo schianta nell’urna. Il che significa che già si sta ragionando del terzo nome. Resta da vedere se lo propone prima che Mattarella si schianti o il minuto dopo”.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/01/28/quirinale-mattarella-berlusconi-renzi_n_6565154.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #92 inserito:: Febbraio 18, 2015, 08:03:30 am »

Riforme, Renzi: “Abbraccio a gufi e sorci verdi”.
Brunetta: “Rimpiangerà patto”

Politica

A Montecitorio il voto arriva alle 2 di notte, senza le opposizioni che hanno lasciato l'aula. Il premier è comunque soddisfatto e deride via Twitter chi si è sottratto all'approvazione. Ma nel Pd non mancano le voci critiche, su metodo e merito del provvedimento. L'ok finale della Camera è atteso a marzo

di F. Q. | 14 febbraio 2015

Approvazione a tarda notte in un’aula semivuota. Il percorso delle riforme istituzionali prosegue così, con l’Aventino dell’opposizione (con l’eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi “a presidio del regolare andamento dei lavori”) e il premier che non solo dice “avanti così”, ma non risparmia lo sfottò alle forze politiche che hanno scelto di non esserci: “Grazie alla tenacia dei deputati terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale. Un abbraccio a #gufi e #sorciverdi“. Così, su Twitter, Renzi commenta l’approvazione di tutti gli articoli del disegno di legge di Riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. La risposta di Renato Brunetta (che ieri aveva detto, appunto, “faremo vedere i sorci verdi a Renzi”), è arrivata pochi minuti dopo, sempre via Twitter: “Matteo Renzi buuuuuuu…Ride bene chi ride ultimo, in Etruria e dintorni”. “Il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale – aggiunge il capogruppo berlusconiano a Montecitorio al Gr1 – produce un mostro giuridico che mette a repentaglio la stessa democrazia parlamentare. Per questa ragione presenteremo al presidente della Repubblica un testo elaborato che sarà il nostro manifesto per la difesa della Repubblica”. Secondo Brunetta Renzi rimpiangerà l’accordo con Berlusconi, anche se restano margini per ricomporre la rottura: “Tutto dipende da Renzi. Se smetterà di fare il bullo, noi ci saremo, se continuerà a fare il bullo, peggio per lui”. La replica è affidata al vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: “Mi auguro che sulla partita delle riforme costituzionali così come sulla legge elettorale ci sia la capacità di ritrovare il filo di un comune ragionamento perché le regole del gioco riguardano tutte le forze politiche non solo la maggioranza”.

Ma nel frattempo questo nuovo capitolo ridisegna – di nuovo in pochi giorni – i contorni dello scenario politico. Se fino alla scorsa settimana il Nuovo Centrodestra sembrava sepolto, ora Angelino Alfano fa valere i propri pochi ma indispensabili voti: “Noi di Ncd e Udc abbiamo votato le riforme costituzionali e siamo protagonisti di un nuovo patto costituente che renderà le nostre istituzioni più moderne ed efficienti. Siamo pronti a fare presto per consentire agli italiani di pronunciarsi il prossimo anno”.

Come previsto, ci è voluta una maratona notturna alla Camera per mandare avanti il ddl riforme. L’esame degli emendamenti e l’approvazione quindi dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione avviene però alla presenza della sola maggioranza: “Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni – commenta Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio – noi bene così, andiamo avanti”. Assenze che sono “una ferita istituzionale”, ammette il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell’Assemblea che vengono accolti da un applauso dei deputati. Anche se, aggiunge, “il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria” questa riforma. A voler sottolineare poi l’importanza del passaggio che si è appena concluso la presenza proprio del capo del governo, che poco prima della chiusura dei lavori aveva fatto il suo ingresso nell’emiciclo.

Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato: per il via libera finale al provvedimento occorrerà aspettare i primi giorni di marzo. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto il Pd sceglie di lasciare in coda l’esame dell’articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l’eliminazione del quorum. La mossa di accantonare le misure in questione quasi fino alla fine non sortisce però alcun effetto.

Sul metodo, invece, le critiche più dure arrivano dagli esponenti della sinistra Pd. Come Alfredo D’Attorre, che ieri ha parlato di “ruolo debordante del governo”. O come Stefano Fassina, che dice: “Avremmo dovuto sospendere i lavori e cercare un dialogo con le opposizioni, per non ripetere gli errori del 2001 e 2006 con azioni unilaterali sulle riforme”. Il senatore democratico Vannino Chiti insiste: “Suscita preoccupazione e sconcerto quanto è avvenuto alla Camera: procedere con l’assenza delle opposizioni non è un segno di determinazione ma l’esito di una sottovalutazione politica”.

Tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d’ora in poi per l’ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di “mediazione” secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: “Con una legge elettorale maggioritaria – osserva Rosy Bindi – che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione che dà al capo dello Stato la facoltà della dichiarazione dello Stato di guerra”.

di F. Q. | 14 febbraio 2015

da - http://www.lastampa.it/2015/02/14/italia/politica/parlamento-balcanizzato-gi-finita-la-pax-quirinalizia-yM3OU4sEMZUm2azDfNhxNL/pagina.html
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« Risposta #93 inserito:: Marzo 06, 2015, 05:26:50 pm »

Renzi a Mosca da Putin: "Insieme contro il terrorismo, decisivo il ruolo della Russia"
Il presidente russo ha annunciato appoggio all'Onu sulla crisi libica.
In mattinata il premier italiano ha deposto sei garofani nel punto dove è stato ucciso il leader dell'opposizione

05 marzo 2015
   
MOSCA - Un importante accordo sulla strategia internazionale sul terrorismo, e in particolare sulla crisi libica, un rinnovato impegno sul rispetto degli accordi di Minsk e il rilancio del dialogo tra Italia e Russia. Sono questi i principali temi toccati oggi da Vladimir Putin e Matteo Renzi durante il loro incontro ufficiale al Cremlino. "Il nostro dialogo politico rimane sempre molto attivo, lavoriamo insieme in vari ambiti" economici " e sono molto felice di incontrarla a Mosca. Il nostro dialogo politico resta molto attivo e lavoriamo insieme in molti settori"", ha detto il presidente russo prima del suo colloquio con Renzi. Secondo Putin, i rapporti tra l'Italia e la Russia stanno risentendo della crisi in Ucraina, ma il nostro paese resta per Mosca "uno dei nostri partner". "Naturalmente ci sono delle perdite per i motivi noti. Però per il livello di interscambio l'Italia occupa un posto importante, lavoriamo nel settore energetico, macchinari industriali, spazio e naturalmente il nostro dialogo politico rimane sempre molto attivo", ha aggiunto.

Il premier italiano, che ieri a Kiev ha incontrato il presidente ucraino Poroshenko, era in visita diplomatica a Mosca e l'attesa per l'incontro era molto alta. Per Renzi la "vera e propria emergenza è il dossier libico". Renzi ha inizialmente annoverato tra i temi sul tavolo "il rapporto Europa-Russia, la questione ucraina". Il leader russo ha citato l'astronauta Samantha Cristoforetti, alla quale ha fatto gli auguri per la sua missione nello spazio, definendola "una grande rappresentante della Repubblica italiana e delle donne italiane". Putin ha confermato che sarà all'Expo di Milano il 10 giugno, nella giornata della Russia all'esposizione universale: l'annuncio è stato dato da Renzi, che riferendo alla comunità italiana incontrata in ambasciata che il Cremlino ha confermato che il presidente russo ha accettato il suo invito. Al termine dell''incontro, durato circa tre ore, Putin ha parlato della crisi libica, affermando che "la situazione è peggiorata e la Russia è per una soluzione pacifica e appoggia gli sforzi dell'Onu". "Il nostro incontro è stato utile e tempestivo tenendo conto della situazione nel mondo", ha aggiunto il presidente russo nella dichiarazione alla stampa al termine del colloqui durante il quale si è parlato soprattutto di Libia, Ucraina, Siria, Iraq e lotta all'Isis. "L'Italia è un partner anche nella soluzione di problemi internazionali di attualità", ha osservato Putin, "le trattative con il premier italiano si sono svolte in un'atmosfera di amicizia e costruttiva". Secondo Putin, la Russia conta sul fatto che l'Ue, Italia compresa, usi la propria influenza su Kiev per l'applicazione degli accordi di Minsk, che aprirà la via verso la pace.

Subito dopo ha preso la parola Matteo Renzi, che ha tracciato un bilancio dell'incontro: "Sulla Libia abbiamo condiviso con Putin che occorre una risposta internazionale incisiva e che il ruolo della Russia per storia e ruolo nell'Onu può essere decisivo", ha detto il premier. "Conosciamo tutti le discussioni - ha aggiunto Renzi - le posizioni diverse e le difficoltà tra Ue e Russia ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo degli accordi di Minsk, è un buon lavoro che consente di indicare la strategia non solo per il cessate il fuoco ma soprattutto indica una soluzione". "Abbiamo discusso di crisi in Siria, Iraq e Iran" - ha aggiunto il premier - "è fondamentale in questa partita che la Russia giochi un ruolo decisivo". Renzi ha poi parlato anche della lotta al terrorismo: "Abbiamo una grande priorità: la battaglia contro chi vuole distruggere i valori su cui sono fondate le nostre libertà. Oggi la minaccia dello stato islamico è particolarmente grave e preoccupante. Abbiamo parlato di Iran e Iraq, è fondamentale che la Russia giochi un ruolo decisivo".

"Conosciamo tutti le discussioni, le posizioni diverse e le difficoltà tra Ue e Russia ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo degli accordi di Minsk, è un buon lavoro che consente di indicare la strategia non solo per il cessate il fuoco ma soprattutto indica una soluzione", ha aggiunto Renzi, "penso, spero, credo che dopo Minsk tutto sia più semplice. Noi lavoreremo perchè nella direzione indicata nei protocolli di Minsk l'Europa e l'Italia possano essere punti di riferimento per uscire dalla crisi.  C'è uno spazio di collaborazione pur in un contesto di difficoltà legato alle sanzioni europee e alle contro sanzioni russe che costituiscono naturalmente in entrambe le direzioni un problema.Ci sono opinioni diverse - ha aggiunto Renzi - e ci sono stati momenti di tensione e difficoltà tra l'Europa e la Russia, ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo del 12 febbraio, lo voglio sperare, con il protocollo di Minsk", ha detto il premier. "Nelle prossime settimane e mesi sarà fondamentale lavorare insieme, l'Italia è disponibile a fornire tutto il proprio impegno e supporto in Europa anche indicando alcuni modelli, perchè non sfugge che una parte fondamentale sarà la riforma dell'autonomia in Ucraina e noi abbiamo un esperimento in Trentino molto interessante". Renzi ha poi illustrato il contenuto del colloquio sul problema della crescita economica: "Nella comune appartenenza al G20 si è posta attenzione al tema della crescita (e non solo all'austerity) che è un elemento del cambio di gioco decisivo dentro l'Ue e penso sia fondamentale lavorare insieme per la crescita e la prosperità dei nostri popoli".

Al termine dell'incontro con la stampa, Renzi ha citato Dostoevskij: "Ha scritto le sue pagine sulla bellezza che salverà il mondo a Firenze. Mi piace pensare che la bellezza che salverà il mondo è quella di chi prova a fare del meglio per restituire la speranza e una occasione di pace al nostro continente e al nostro pianeta".
 
Al termine dell'incontro, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha fatto sapere che il caso della top gun ucraina Nadia Savchenko, detenuta a Mosca per concorso nell'omicidio di due reporter russi nel Donbass, non è stata trattata nel colloquio tra Putin e Renzi. Allo stesso tempo, Peskov ha aggiunto che il Cremlino ha ricevuto la lettera del presidente ucraino, Petro Poroshenko, sul caso e che "sarà elaborata una risposta". Mercoledì, nei colloqui a Kiev Poroshenko aveva chiesto al premier italiano di affrontare la questione con il presidente russo nel suo incontro al Cremlino.  La pilota militare ucraina  "ha sospeso parzialmente" lo sciopero della fame iniziato 82 giorni fa in segno di protesta contro la sua detenzione in un carcere di Mosca. Lo ha scritto su Twitter il suo legale, Mark Feighin, pubblicando una lettera in cui Savcenko dichiara che inizierà a bere brodo.

Renzi è arrivato stamattina a Mosca e il suo primo gesto è stato deporre dei fiori per Nemtsov, il leader dell'opposizione russa ucciso in circostanze ancora misteriose. Si discuterà di Ucraina, della situazione libica, delle sanzioni e delle ripercussioni che hanno sullo scambio commerciale tra i due paesi, messo a dura prova dalla crisi di questi mesi.

Il premier Matteo Renzi è arrivato stamattina presto sul ponte, a due passi dal Cremlino, nel punto in cui è stato ucciso Boris Nemtsov. Il presidente del Consiglio si è fermato in silenzio per pochi minuti ed è andato via. Renzi ha deposto sei garofani rosa, numero pari come vuole la tradizione russa, chiusi da una coccarda tricolore, sul letto di fiori che da venerdì scorso russi e stranieri stanno mettendo nel punto in cui è stato ucciso l'oppositore di Putin.
Mosca: Renzi depone fiori per Nemtsov
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Renzi ha poi incontrato all'ambasciata italiana a Mosca la comunità italiana, in particolare imprenditori e dirigenti di aziende in Russia, tra cui Eni, Enel, Finmeccanica, Banca Intesa, Unicredit ed altre banche. In tutto circa 130 persone. "Stamattina a nome dell'italia sono andato a portare un fiore in un luogo simbolico, quello dell'uccisione di Boris Nemtsov. Nel rispetto della giustizia russa che verificherà e speriamo possa al piu presto assicurare i colpevoli al processo giusto e necessario". ha detto il presidente del consiglio parlando con gli imprenditori italiani.
Renzi incontra Medvedev: ''Nessuna alternativa a soluzione politica e diplomatica''
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Renzi è stato poi ricevuto dal premier russo Medvedev, che ha aperto il colloquio esprimendo l'auspicio che si possa discutere, oltre che di politica internazionale, "anche dei rapporti bilaterali e dei rapporti economico-commerciali che di certo sono influenzati dalle attuali relazioni russo-europee". Il premier italiano ha replicato ribadendo di aspettarsi "una buona presenza dei suoi concittadini a partire dall'Expo a cui la Russia ha dato un contributo importante. Credo ha aggiunto il premier - che malgrado il quadro Internazionale piuttosto complesso, i nostri rapporti continueranno".

In queste stesse ore le agenzie russe Ria Novisti e Interfax, citate da diversi media online, riportano la notizia di un'esercitazione militare su "larga scala" da parte dell'esercito russo con circa 2.000 uomini in Crimea - annessa un anno fa dall'Ucraina -, nelle regioni secessioniste georgiane di Ossezia del Sud e Abkhazia e nel sud della Russia. La Russia, dal canto suo, ha negato oggi di avere concentrato le sue truppe lungo il confine con l'Ucraina.

© Riproduzione riservata 05 marzo 2015

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2015/03/05/news/renzi_a_mosca_depone_fiori_per_nemtsov_oggi_incontra_putin-108794662/?ref=HREC1-5
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« Risposta #94 inserito:: Marzo 06, 2015, 05:27:58 pm »

Renzi oltre il renzismo. Rileggendo l'intervista sull'Espresso

Pubblicato: 06/03/2015 13:37 CET Aggiornato: 3 ore fa

Cosa decidono gli iscritti e cosa decidono gli elettori? Il tema continua a porsi e Renzi lo ha riproposto prepotentemente nell'intervista di Marco Damilano sul l'Espresso. Ritornare ad eleggere anche i segretari regionali in una competizione riservata agli iscritti per recuperarne il ruolo: il punto di discussione sul quale il presidente del Consiglio si dichiara disposto a ragionare. Questo ridimensionerebbe le primarie per eleggere i candidati alle cariche monocratiche, come alcuni oggi trionfalmente dichiarano? Non mi sembra affatto. Anzi! Renzi rivendica a tal punto l'importanza dello "strumento" primarie da ribadire che queste si faranno per scegliere il futuro candidato del Pd alla premiership: "Io", dice, "correrò contro chi vuole presentarsi". E invita tutti al rispetto del loro esito, anche nel caso in cui questo non piaccia.

Renzi apre contemporaneamente all'utilizzo più strutturato dell'albo degli elettori. Un Pd che si regola al suo interno attraverso gli strumenti classici della partecipazione e dell'iscrizione e che sceglie i suoi candidati (come già da Statuto) per gli incarichi elettivi monocratici attraverso primarie aperte che prevedano l'albo degli elettori (speriamo aperto fino al giorno stesso delle primarie) è molto più di una mediazione; significherebbe stabilizzare anche il dibattito interno sulla forma partito e sul ruolo che quest'ultimo dovrebbe avere.

Tutto questo accompagnato da una legge elettorale maggioritaria a doppio turno darebbe definitivamente vita al partito a vocazione maggioritaria di veltroniana memoria e porterebbe con se un rapporto dialogico molto forte tra il segretario territoriale del partito, sia esso regionale o provinciale/comunale e il rispettivo presidente di regione o sindaco: il primo scelto solo dagli iscritti e il secondo candidato dagli elettori in primarie aperte. Non dico si tornerebbe alla stagione del "partito dei sindaci" - che peraltro non fu poi così male almeno secondo la lettura di chi si è formato nei comitati per l'Ulivo e nelle esperienze civiche - ma sicuramente il confronto tra personalità con una forte investitura popolare e dirigenti di partito scelti internamente sarebbe alquanto stimolante.

Sì! Ci potrebbe stare, anche perché, come è stato dimostrato, cosa che era facilmente prevedibile, dallo sfalsamento temporale tra le primarie per eleggere i segretari regionali e quelle nazionali (per non parlare dei congressi provinciali riservati solo agli iscritti) è emerso un partito a doppia velocità, quasi a doppia produttività. Un partito veloce e a traino governativo quello nazionale e un partito lento, troppo lento e in alcuni casi elefantiaco, sul piano locale. Come mettere un treno ad Alta Velocità a confronto con un locale. È giunta l'ora di ammodernare anche il trasporto pubblico locale.

Già, perché l'intervista a Renzi è molto più ampia dell'eco che in queste ore ne danno i giornali e dei rimandi che rimbalzano sui social. Il premier si ripropone come Sindaco d'Italia; ribadisce, cosa di cui molti si dimenticano, che il renzismo non esiste; sottolinea la necessità che i territori si attrezzino; richiama tutto il Pd alle sue responsabilità ed esprime la volontà di andare fino in fondo sia sul piano delle riforme istituzionali che su quello dell'azione di governo, come unico modo per raccontare una storia dell'Italia "vera e credibile". Ottimo. Una risposta che serviva a chi usa il suo nome per farsi forte sui territori richiamando all'ordine in nome di un'appartenenza o di una corrente, salvo poi tradire il mandato di chi continua a dire "grazie al passato e sì al futuro".

Da - http://www.huffingtonpost.it/davide-ricca/renzi-oltre-renzismo-rileggendo-intervista-espresso_b_6814960.html?utm_source=Alert-blogger&utm_medium=email&utm_campaign=Email%2BNotifications
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« Risposta #95 inserito:: Marzo 07, 2015, 04:29:48 pm »

Renzi a Mosca da Putin: "Insieme contro il terrorismo, decisivo il ruolo della Russia"
Il presidente russo ha annunciato appoggio all'Onu sulla crisi libica.
In mattinata il premier italiano ha deposto sei garofani nel punto dove è stato ucciso il leader dell'opposizione


05 marzo 2015
   
MOSCA - Un importante accordo sulla strategia internazionale sul terrorismo, e in particolare sulla crisi libica, un rinnovato impegno sul rispetto degli accordi di Minsk e il rilancio del dialogo tra Italia e Russia. Sono questi i principali temi toccati oggi da Vladimir Putin e Matteo Renzi durante il loro incontro ufficiale al Cremlino. "Il nostro dialogo politico rimane sempre molto attivo, lavoriamo insieme in vari ambiti" economici " e sono molto felice di incontrarla a Mosca. Il nostro dialogo politico resta molto attivo e lavoriamo insieme in molti settori"", ha detto il presidente russo prima del suo colloquio con Renzi. Secondo Putin, i rapporti tra l'Italia e la Russia stanno risentendo della crisi in Ucraina, ma il nostro paese resta per Mosca "uno dei nostri partner". "Naturalmente ci sono delle perdite per i motivi noti. Però per il livello di interscambio l'Italia occupa un posto importante, lavoriamo nel settore energetico, macchinari industriali, spazio e naturalmente il nostro dialogo politico rimane sempre molto attivo", ha aggiunto.

Il premier italiano, che ieri a Kiev ha incontrato il presidente ucraino Poroshenko, era in visita diplomatica a Mosca e l'attesa per l'incontro era molto alta. Per Renzi la "vera e propria emergenza è il dossier libico". Renzi ha inizialmente annoverato tra i temi sul tavolo "il rapporto Europa-Russia, la questione ucraina". Il leader russo ha citato l'astronauta Samantha Cristoforetti, alla quale ha fatto gli auguri per la sua missione nello spazio, definendola "una grande rappresentante della Repubblica italiana e delle donne italiane". Putin ha confermato che sarà all'Expo di Milano il 10 giugno, nella giornata della Russia all'esposizione universale: l'annuncio è stato dato da Renzi, che riferendo alla comunità italiana incontrata in ambasciata che il Cremlino ha confermato che il presidente russo ha accettato il suo invito. Al termine dell''incontro, durato circa tre ore, Putin ha parlato della crisi libica, affermando che "la situazione è peggiorata e la Russia è per una soluzione pacifica e appoggia gli sforzi dell'Onu". "Il nostro incontro è stato utile e tempestivo tenendo conto della situazione nel mondo", ha aggiunto il presidente russo nella dichiarazione alla stampa al termine del colloqui durante il quale si è parlato soprattutto di Libia, Ucraina, Siria, Iraq e lotta all'Isis. "L'Italia è un partner anche nella soluzione di problemi internazionali di attualità", ha osservato Putin, "le trattative con il premier italiano si sono svolte in un'atmosfera di amicizia e costruttiva". Secondo Putin, la Russia conta sul fatto che l'Ue, Italia compresa, usi la propria influenza su Kiev per l'applicazione degli accordi di Minsk, che aprirà la via verso la pace.

Subito dopo ha preso la parola Matteo Renzi, che ha tracciato un bilancio dell'incontro: "Sulla Libia abbiamo condiviso con Putin che occorre una risposta internazionale incisiva e che il ruolo della Russia per storia e ruolo nell'Onu può essere decisivo", ha detto il premier. "Conosciamo tutti le discussioni - ha aggiunto Renzi - le posizioni diverse e le difficoltà tra Ue e Russia ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo degli accordi di Minsk, è un buon lavoro che consente di indicare la strategia non solo per il cessate il fuoco ma soprattutto indica una soluzione". "Abbiamo discusso di crisi in Siria, Iraq e Iran" - ha aggiunto il premier - "è fondamentale in questa partita che la Russia giochi un ruolo decisivo". Renzi ha poi parlato anche della lotta al terrorismo: "Abbiamo una grande priorità: la battaglia contro chi vuole distruggere i valori su cui sono fondate le nostre libertà. Oggi la minaccia dello stato islamico è particolarmente grave e preoccupante. Abbiamo parlato di Iran e Iraq, è fondamentale che la Russia giochi un ruolo decisivo".

"Conosciamo tutti le discussioni, le posizioni diverse e le difficoltà tra Ue e Russia ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo degli accordi di Minsk, è un buon lavoro che consente di indicare la strategia non solo per il cessate il fuoco ma soprattutto indica una soluzione", ha aggiunto Renzi, "penso, spero, credo che dopo Minsk tutto sia più semplice. Noi lavoreremo perchè nella direzione indicata nei protocolli di Minsk l'Europa e l'Italia possano essere punti di riferimento per uscire dalla crisi.  C'è uno spazio di collaborazione pur in un contesto di difficoltà legato alle sanzioni europee e alle contro sanzioni russe che costituiscono naturalmente in entrambe le direzioni un problema.Ci sono opinioni diverse - ha aggiunto Renzi - e ci sono stati momenti di tensione e difficoltà tra l'Europa e la Russia, ma penso che sia molto importante sottolineare il passo in avanti decisivo del 12 febbraio, lo voglio sperare, con il protocollo di Minsk", ha detto il premier. "Nelle prossime settimane e mesi sarà fondamentale lavorare insieme, l'Italia è disponibile a fornire tutto il proprio impegno e supporto in Europa anche indicando alcuni modelli, perchè non sfugge che una parte fondamentale sarà la riforma dell'autonomia in Ucraina e noi abbiamo un esperimento in Trentino molto interessante". Renzi ha poi illustrato il contenuto del colloquio sul problema della crescita economica: "Nella comune appartenenza al G20 si è posta attenzione al tema della crescita (e non solo all'austerity) che è un elemento del cambio di gioco decisivo dentro l'Ue e penso sia fondamentale lavorare insieme per la crescita e la prosperità dei nostri popoli".

Al termine dell'incontro con la stampa, Renzi ha citato Dostoevskij: "Ha scritto le sue pagine sulla bellezza che salverà il mondo a Firenze. Mi piace pensare che la bellezza che salverà il mondo è quella di chi prova a fare del meglio per restituire la speranza e una occasione di pace al nostro continente e al nostro pianeta".
 
Al termine dell'incontro, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha fatto sapere che il caso della top gun ucraina Nadia Savchenko, detenuta a Mosca per concorso nell'omicidio di due reporter russi nel Donbass, non è stata trattata nel colloquio tra Putin e Renzi. Allo stesso tempo, Peskov ha aggiunto che il Cremlino ha ricevuto la lettera del presidente ucraino, Petro Poroshenko, sul caso e che "sarà elaborata una risposta". Mercoledì, nei colloqui a Kiev Poroshenko aveva chiesto al premier italiano di affrontare la questione con il presidente russo nel suo incontro al Cremlino.  La pilota militare ucraina  "ha sospeso parzialmente" lo sciopero della fame iniziato 82 giorni fa in segno di protesta contro la sua detenzione in un carcere di Mosca. Lo ha scritto su Twitter il suo legale, Mark Feighin, pubblicando una lettera in cui Savcenko dichiara che inizierà a bere brodo.

Renzi è arrivato stamattina a Mosca e il suo primo gesto è stato deporre dei fiori per Nemtsov, il leader dell'opposizione russa ucciso in circostanze ancora misteriose. Si discuterà di Ucraina, della situazione libica, delle sanzioni e delle ripercussioni che hanno sullo scambio commerciale tra i due paesi, messo a dura prova dalla crisi di questi mesi.

Il premier Matteo Renzi è arrivato stamattina presto sul ponte, a due passi dal Cremlino, nel punto in cui è stato ucciso Boris Nemtsov. Il presidente del Consiglio si è fermato in silenzio per pochi minuti ed è andato via. Renzi ha deposto sei garofani rosa, numero pari come vuole la tradizione russa, chiusi da una coccarda tricolore, sul letto di fiori che da venerdì scorso russi e stranieri stanno mettendo nel punto in cui è stato ucciso l'oppositore di Putin.
Mosca: Renzi depone fiori per Nemtsov
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Renzi ha poi incontrato all'ambasciata italiana a Mosca la comunità italiana, in particolare imprenditori e dirigenti di aziende in Russia, tra cui Eni, Enel, Finmeccanica, Banca Intesa, Unicredit ed altre banche. In tutto circa 130 persone. "Stamattina a nome dell'italia sono andato a portare un fiore in un luogo simbolico, quello dell'uccisione di Boris Nemtsov. Nel rispetto della giustizia russa che verificherà e speriamo possa al piu presto assicurare i colpevoli al processo giusto e necessario". ha detto il presidente del consiglio parlando con gli imprenditori italiani.
Renzi incontra Medvedev: ''Nessuna alternativa a soluzione politica e diplomatica''
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Renzi è stato poi ricevuto dal premier russo Medvedev, che ha aperto il colloquio esprimendo l'auspicio che si possa discutere, oltre che di politica internazionale, "anche dei rapporti bilaterali e dei rapporti economico-commerciali che di certo sono influenzati dalle attuali relazioni russo-europee". Il premier italiano ha replicato ribadendo di aspettarsi "una buona presenza dei suoi concittadini a partire dall'Expo a cui la Russia ha dato un contributo importante. Credo ha aggiunto il premier - che malgrado il quadro Internazionale piuttosto complesso, i nostri rapporti continueranno".

In queste stesse ore le agenzie russe Ria Novisti e Interfax, citate da diversi media online, riportano la notizia di un'esercitazione militare su "larga scala" da parte dell'esercito russo con circa 2.000 uomini in Crimea - annessa un anno fa dall'Ucraina -, nelle regioni secessioniste georgiane di Ossezia del Sud e Abkhazia e nel sud della Russia. La Russia, dal canto suo, ha negato oggi di avere concentrato le sue truppe lungo il confine con l'Ucraina.

© Riproduzione riservata 05 marzo 2015

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2015/03/05/news/renzi_a_mosca_depone_fiori_per_nemtsov_oggi_incontra_putin-108794662/?ref=HREC1-5
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« Risposta #96 inserito:: Maggio 14, 2015, 12:18:42 pm »

Renzi: "Per il Pd nessun rischio di smottamento al centro. Sinistra masochista rianima Fi"
Il premier ospite del videoforum di Repubblica Tv parla di scuola, migranti e Sud.
Elezioni in Campania: "Nostro partito pulito, ma alcuni non li voterei mai".
Poi: "Berlusconi? Occhio a darlo per finito".
Sulle pensioni: "La Consulta non dice che è obbligo restituire"

12 maggio 2015

ROMA - "Io credo che questo partito stia facendo i conti con una grande opportunità. Se devo guardare il numero di quelli che se ne sono andati e di quelli che sono arrivati, da sinistra, il numero è positivo. Siamo aumentati, non c'è alcun rischio di smottamento al centro. Serve una riflessione culturale". Così il premier Matteo Renzi ospite del videoforum di Repubblica Tv.

"Chi se ne va - prosegue il presidente del Consiglio - merita tutto il rispetto. Ma chi se ne va, è per fare cosa: io voglio bene a Pippo Civati, ma sono andato a vedere sul sito e c'è scritto 'aderisci a civati.it'. A un cognome. E' il colmo, dicevano a me di personalizzare...".

Poi un raffronto con le elezioni in Gran Bretagna: "In Inghilterra è accaduto che la scelta di Ed Miliband, come candidato della sinistra fortemente condizionata dai sindacati inglesi, ha spostato il partito su una posizione di sinistra e ha consentito a David Cameron di vincere" quando invece oggi "si vince su un profilo riformista". In Liguria "la sinistra masochista dà la possibilità a Forza Italia di essere rianimata. A mio giudizio la sinistra così non funziona". Più avanti il premier-segretario avvertirà: "Occhio a dare Silvio Berlusconi per finito".

"Dentro al Pd - prosegue Renzi - ci sono espressioni varie, ma non è che se non ci sono Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani non c'è più la sinistra dei Ds. La sinistra è una grande esperienza nella quale possono convivere anime diverse". E cita Paolo Gentiloni e Federica Mogherini. "Smettiamo di pensare che siccome non ci sono più alcuni dei volti storici, allora non è più sinistra. Abbiamo portato il Pd dal 25 al 40 per cento. Abbiamo vinto quattro regioni dove non si era vinto, con persone diverse. Il Pd è questo, ma non continuiamo a chiedere le carte di identità del passato. l'Italia finalmente sta ripartendo: possibile che io debba stare tutti i giorni dietro alle discussioni di personaggi che io rispetto... spero che Stefano Fassina rimanga, ma se non rimane è un problema suo. Forse non se lo ricorda Fassina quando il Pd perdeva davvero...".

E sul caso Vincenzo De Luca, candidato alla guida della Campania, il premier risponde alla domanda di un lettore: "Alcuni candidati che lo sostengono mi imbarazzano e su alcune liste collegate al presidente si può discutere" visto che "ci sono candidati che non voterei neanche se costretto, ma le liste del Pd sono pulite. Abbiamo cambiato candidato a Ercolano, con mille problemi. L'abbiamo cambiato anche a Giugliano. Chiarito che il Pd ha candidato i seri e puliti - perché non si può addebitare al Pd il fatto che una lista civica di supporto abbia candidato altre persone - le elezioni in Campania decidono il futuro di Bagnoli, la lotta contro la criminalità che si sconfigge con l'occupazione e con la creazione di presìdi dello Stato".

Un passaggio è dedicato all'anticorruzione: "Sarebbe un bellissimo gesto - sottolinea - se i deputati lavorassero anche l'ultima settimana di maggio", quella pre- elettorale, "per approvare la legge anticorruzione".

"Preferisco le primarie ai caminetti - dice ancora Renzi sempre a proposito di regionali -, noi dobbiamo nei prossimi due anni inventare un modello di partito nuovo. Modello americano? Modello basato sull'albo degli elettori? Io sono pronto a discuterne. Personalmente, sono il più aperto alle soluzioni. Certo, le primarie hanno dei limiti ma se le eliminiamo c'è lo strapotere dei caminetti. Magari non è necessario farle sempre per qualsiasi tipo di scelta. In Venezia le primarie hanno indicato Felice Casson che in Senato mi ha votato contro tante volte. Cosa ha fatto il Pd? E' andato a Venezia a sostenere Casson". E da segretario di partito che le primarie le ha sia perse sia vinte, commenta: "Quando si perdono le primarie si mastica amaro, la gente ti considera come un appestato".

"Non voglio parlare di calcio ma, come ha detto Garcia, abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio: la politica, pur con tutti i limiti, ha ripreso la sua centralità sulla tecnocrazia". Renzi cita il tecnico della Roma per descrivere il lavoro del governo per fare tornare al centro la politica.

In merito alle critiche sulla 'Buona Scuola', il capo del governo risponde: "Per risolvere i problemi della scuola in Italia, che non è l'ammortizzatore sociale degli insegnanti, occorrerà una generazione più che una riforma. La scuola non funziona se è in mano ai sindacati e non funziona se è in mano solo al governo. La scuola funziona se è in mano agli studenti, ai docenti, alle famiglie, nelle mani di tutti. Non facciamo divisioni politiche sulla pelle della scuola. Si entra a scuola per concorso, dopo aver portato dentro i precari che ne hanno diritto, e quando hai un albo degli insegnanti, il preside deve poter dire io metto tizio o caio in quella classe", ma "tutti i precari della scuola non possono essere assunti. Perché nella scuola si entra per concorso. Non puoi pensare che improvvisamente prendi 400mila precari e li metti dentro". A ruota, la precisazione: non ci sarà un decreto per assumere i precari sulla scuola perché "possiamo assumere solo se cambia il modello organizzativo" previsto nel disegno di legge.

Sulle scuole paritarie: "E' giusto o no - afferma Renzi - che ci siano scuole materne che sono fatte dalle suore e dai privati e che diano una mano allo Stato? Io credo che non ci sia niente di male. Se non ci fossero, noi dovremmo chiudere molte scuole. Per me è un valore. Tuttavia, dobbiamo affrontare un elemento, di cui parlai già in Vaticano: il punto centrale non è mica la detrazione fiscale dello zero virgola, ma che quella scuola paritaria sia seria e non un diplomificio. Il liceo fatto dai privati non può essere lo strumento per cui pagando passi. E allora combattiamo su questo".

Pensioni e polemiche dopo la sentenza della Corte costituzionale: "Una norma del governo tecnico di Mario Monti, votata anche da quelli che in parlamento oggi fanno gli smemorati (e cita Renato Brunetta di Forza Italia, ndr)" è stata giudicata incostituzionale. "Ebbene, noi verificheremo cosa dice la sentenza e poi vedremo. La sentenza non dice che bisogna restituire tutto. Lo affronteremo il prima possibile", ma il premier non chiarisce se ciò avverrà prima o dopo le elezioni regionali e non fornisce cifre nel merito delle restituzioni: "Dobbiamo prima verificare, è evidente che si pone un problema nei conti pubblici ma è del tutto alla nostra portata: rispetteremo i parametri Ue, i saldi non cambieranno". E riferendosi al bonus per le fasce più povere che era stato ipotizzato con il miliardo e 600 milioni del tesoretto (prima della sentenza della Consulta), dichiara: "Io mi ero tenuto un tesoretto, avevamo studiato alcune misure, me le sono dovute rimangiare. Abbiamo un po' masticato amaro... Ma siamo vincolati".

E alla vigilia dell'approvazione in Europa dell'Agenda sulle migrazioni, "l'Africa - sottolinea Renzi - è la priorità. Ci sarà una terza via tra il salvinismo e il mega buonismo che non può funzionare. Cio vuole una strategia. Quando io vedo un bambino nascere su una nave italiana io sono orgoglioso di questo Paese. L'emergenza la possiamo affrontare con una visione strategica e con l'umanità". Le quote migranti? ""Quello della distribuzione è una proposta che arriva dalla Commissione, mi sembra seria. Ci sono alcuni Paesi che non la vogliono, capisco la loro resistenza, ma è chiaro che non può essere solo l'Italia a farsi carico" dei migranti. "Ne abbiamo discusso in un momento delicato, una settimana prima delle elezioni inglesi, il punto è come evitare che chi parte dalla Somalia muoia nel deserto". Bombardare i barconi su cui vengono messi i profughi nel porto di partenza è una "ipotesi che è stata praticabile in Albania, sono tecniche militari, lo studio è pronto, noi siamo pronti a intervenire ma io mi aspetto una risoluzione Onu complessiva. Non c'è una soluzione sola, l'unica soluzione è risolvere problemi in Libia".

Una timeline il premier la traccia per la banda ultralarga: "I tempi previsti - dice - sono quelli della normativa europea, il 2020 è l'obiettivo massimo. Noi non entriamo nel merito dei piani industriali neanche di aziende pubbliche come Enel ma la banda la portiamo dappertutto, soprattutto al sud".

Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/05/12/news/renzi_scuola_migranti_riforme_pd_minoranza_dem_governo-114157165/?ref=HREA-1
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« Risposta #97 inserito:: Maggio 14, 2015, 12:30:18 pm »

IL PREMIER
«Il Pd è la casa del centrosinistra Non moriremo democristiani»
«Partito della nazione? Continuazione del partito a vocazione maggioritaria
Di cui parlava Veltroni. La sinistra sia riformista e non masochista come in Liguria»

Di Redazione Online

«Nessun rischio di smottamento al centro». Lo assicura il premier Matteo Renzi ai microfoni di Repubblica Tv. «Il Pd - spiega - fa i conti con una grande opportunità e una crisi di crescita, se vedo i numeri di quelli che se ne sono andati e chi è arrivato, soprattutto da Sel, il numero è positivo. Siamo aumentati anche nell'ala sinistra». Garanzie, quindi, sul cosiddetto «Partito della Nazione»: «Non è un minestrone in cui entra di tutto. Il Pd è la casa del centrosinistra. È un partito di sinistra con una visione riformista del Paese che si può allargare anche ai più moderati. È una continuazione del partito a vocazione maggioritaria di cui parlava Veltroni. Mi sembra del tutto evidente che gli elettori del Pd non moriranno democristiani». «Il gruppo dirigente del Pd è plurale - aggiunge il premier -. Non c'è D'Alema, ma ci sono tanti altri che vengono dai Democratici di Sinistra».

Sinistra riformista contro sinistra masochista
Renzi ci tiene comunque a precisare che il Pd rappresenta la sinistra riformista. Che contrappone a quella masochista. Fa l'esempio delle recenti elezioni in Gran Bretagna e poi uno di casa nostra. «In Liguria che è oggettivamente l'ultima spiaggia per Berlusconi, la sinistra masochista ha chiesto primarie e le ha perse e anziché accettare il risultato, lo ha rimesso in discussione e ha scelto un candidato contro quello ufficiale del Pd e lo fa non per vincere ma per far vincere Toti - dice il premier -. FI ha una sola possibilità di essere rianimata ed è la sinistra masochista». Alla sinistra riformista Renzi ascrive inoltre l'abolizione dell'articolo 18: «Quello che stiamo facendo sul mercato del lavoro in Italia lo hanno già fatto Schroeder in Germania e Clinton negli Usa. È di sinistra riformista».

Elezioni e candidati: il caso Campania e le primarie
Si apre poi il capitolo delle prossime Regionali e, in particolare, sulle candidature in Campania: «Alcuni candidati mi imbarazzano eccome, però dico che liste Pd sono pulite. Noi siamo intervenuti in modo molto forte sul Pd, Su alcune liste collegate al Presidente si può discutere, ci sono candidati che non voterei neanche se costretto». A proposito di elezioni, Renzi parla anche di primarie: «Valore insostituibile - dice - le preferisco ai "caminetti" in cui decidono dieci addetti ai lavori in una stanza". Ma, ammette, «nei prossimi due anni dobbiamo cambiare modello di partito e dunque capire come organizzarci. Sono aperto alle diverse soluzioni, ad esempio al modello americano». A proposito di primarie, il premier chiama di nuovo in causa il caso Liguria: «Cofferati ha perso ed è scappato col pallone», attacca Renzi.

Scuola
Altro tema caldo: la scuola. «C'è stato un mio errore di comunicazione», premette Renzi. «La riforma non è la soluzione di tutti i problemi della scuola, per quello servirà una generazione». «La buona scuola c'è già», dice, e cita il lavoro degli insegnanti. «Manca invece molto dal punto di vista organizzativo» sottolinea il premier. «Berlinguer aveva avuto l'intuizione dell’autonomia, dando alle scuole più libertà e mono vincoli burocratici» osserva. «Noi nel disegno di legge abbiamo dato tre poteri ai presidi: scrivere il Piano dell'offerta formativa (Pof), valutare dei docenti, scegliere tra i vincitori di concorso e assegnarli alle singole classi» osserva Renzi, punti sui quali abbiamo già trattato. Ad esempio, il preside proporrà il Pof ma il consiglio di istituto lo approverà e ci sarà un nucleo di valutazione sui docenti anziché il singolo preside.

Quindi, il tema dei sindacati, attaccati di recenti dal ministro Boschi proprio sulla scuola. «Noi siamo disponibili ad ascoltarli - dice Renzi - ma la scuola non funziona se è in mano solo ai sindacati o al governo, funziona se è di tutti, studenti e docenti in primis. Noi abbiamo messo 3 miliardi in più e veniamo contestati, eliminiamo il sistema burocratico delle graduatorie eppure veniamo contestati».

Infine, i finanziamenti alle scuole private. «Usciamo dal recinto della polemica ideologica - dice Renzi -. È giusto che ci siano scuole materne, ad esempio delle suore o della comunità ebraica o laiche, che aiutino la scuola pubblica. Il governo deve controllare la qualità e può dare sgravi che comunque costano meno che creare scuole nuove. Il punto centrale comunque è che la scuola parificata non faccia diplomifici ma scuole serie».

Pensioni e sentenza della Corte Costituzionale
Renzi riassume la sentenza della Corte Costituzionale: «Una norma del governo tecnico di Mario Monti, votata anche da tanti che adesso fanno finta di no, è incostituzionale». «Noi nei prossimi giorni verificheremo le carte e cerchiamo di trovare una soluzione» assicura il premier. Nessuna anticipazione invece sui tempi che richiederà questa verifica. «In ogni caso - assicura Renzi - manterremo il rapporto deficit/Pil e staremo dentro le regole europee».

Migranti
A proposito di Europa, arriva subito il tema dei migranti. «Il fenomeno è di proporzioni inedite - ammette Renzi -, Mare Nostrum è stata una buona reazione immediata ma sul lungo periodo bisogna affrontare la questione africana, soprattutto la Libia. Bisogna poi trovare una via di mezzo tra il "salvinismo" e il "mega buonismo" chiedendo una mano all'Europa». «Restare umani è fondamentale» precisa comunque Renzi. «Distribuire gli immigrati tra i vari Paesi è per me una proposta seria ma alcuni non vogliono. Continueremo a discutere», assicura. «Bombardare i barconi è stata una soluzione usata in Albania ma non è che se bombardi dieci barconi in partenza hai risolto il problema -aggiunge-. Non c'è una soluzione sola». «Fondamentale - insiste - è risolvere il problema in Libia».

Cinque stelle e reddito di cittadinanza
«Con i Cinque stelle di concreto c'è poco» dice Renzi «ma una misura contro la povertà è allo studio, nell'ambito della prossima legge di Stabilità». «Prometto solo quando sono certo - prosegue - specie in campagna elettorale». «In caso contrario mi accusano di nuovo di "annuncite"», scherza.

Legge elettorale
Renzi si toglie poi un sassolino sulla legge elettorale. «Con il collegio uninominale il Pd del 2014 avrebbe preso 511 seggi su 630, l'Italicum invece dà garanzia ed equilibrio di poteri, con un sistema finalizzato non all'interesse del Pd ma delle istituzioni». «Polemiche pretestuose, legge elettorale è un passo di civiltà», chiude. Manca però la riforma costituzionale del Senato. Renzi dice che «c'è spazio per rivedere qualcosa» anche se, dice, «tornare all'eleggibilità dei senatori mi sembra molto complicato».

Conflitto di interessi
Legge sul conflitto di interessi, infine. Renzi assicura che è «una delle cose che non è stata fatta», non è una vendetta per la fine del Patto del Nazareno.

12 maggio 2015 | 10:34
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Da - http://www.corriere.it/politica/15_maggio_12/renzi-pd-637ebd3c-f87c-11e4-ba21-895cc63d9dac.shtml
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« Risposta #98 inserito:: Giugno 06, 2015, 05:07:05 pm »

Genova
Renzi: «In Europa l’unica sinistra che ha ancora un risultato è la nostra»
Il presidente del Consiglio torna a commentare il risultato delle ultime elezioni regionali: «Serve riflessioni interna, ma abbiamo vinto. Fuori dal Pd c’è Salvini ed il centrodestra»

Di Redazione Online

«Mi dispiace per la Liguria ma non c’è partita: numericamente il Pd ha vinto e il Pd ha il consenso nel paese che non nessuna sinistra europea ha»: il presidente del Consiglio Matteo Renzi - intervistato da Ezio Mauro durante l’iniziativa «Repubblica delle Idee», a Genova - torna a commentare l’esito delle ultime elezioni regionali. «Numericamente è evidente che il Pd ha vinto - continua il premier - Ma se vogliamo fare un’analisi seria l’astensionismo preoccupa». Il presidente del Consiglio non ha dubbi: «L’unica sinistra che in Europa ha ancora un risultato, è la nostra».

«Il segnale che ci viene dalla Liguria va considerato»
Sulla domanda, «cosa dice ai liguri che hanno voltato le spalle al Pd», scatta l’applauso. Prima della risposta: «Il segnale che ci viene dalla Liguria va considerato, se abbiamo perso in Liguria abbiamo sbagliato noi. So cosa si prova quando si perde, ma è insopportabile chi maramaldeggia su chi perde. Se ha sbagliato ha sbagliato il Pd e se ne deve fare carico il Pd». Il Pd in Liguria, prosegue Renzi (che cita anche lo «statista Crozza), «dovrà riflettere perché i cittadini non sbagliano mai». In ogni modo, prosegue il premier, «non uniamo le mele con le pere. A quali elezioni facciamo riferimento: alle amministrative o alle europee? Guardate a Livorno dove un anno fa nello stesso giorno il Pd ha preso il 53 per cento alle europee e il 35 alle amministrative».

Campania, «la svolta è cruciale»
Anche in Campania, secondo il presidente del Consiglio, i democratici hanno davanti una sfida cruciale: «Se falliamo al sud è colpa solo del Pd ecco perché la svolta in Campania è cruciale». In merito alla vittoria di Vincenzo De Luca, Renzi sottolinea che il neo-governatore «non ha nulla a che fare con mafia e camorra. Va detto. Come per il sindaco Luigi de Magistris si stratta di abuso di ufficio»: «De Luca ha sempre combattuto la camorra». E, sulle polemiche seguite alla pubblicazione da parte della commissione antimafia - presieduta da Rosy Bindi - sugli «impresentabili», il presidente del Consiglio sottolinea che «tra Bindi e De Luca si sono viste scene tecnicamente parlando imbarazzanti, si son detti di tutto».

«L’alternativa al Pd è Salvini»
Dopo le regionali, aggiunge Renzi, «sicuramente il Pd deve fare una riflessione, ben venga, un po’ di buon senso ci aiuta a rimetterci in gioco. Ma la sinistra deve chiarire: fuori dal nostro Pd c’è la Coalizione sociale o Podemos italiano...?». Fuori dal Pd «c’è - ha aggiunto il presidente del Consiglio - Salvini ed il centrodestra. Per essere argine all’antipolitica dobbiamo darci una smossa ma essere consapevoli della situazione». Dentro al Partito Democratico, aggiunge Renzi, «siamo in un momento “terapia di gruppo”. Che può aiutare, ci sono delle cose da chiarire». Non manca una stoccata alla «sinistra che si ritiene più a sinistra dell’altra e che fa vincere la destra».

«Messo sinistra in un angolo su Italicum e lavoro»
E questa sinistra, l’ha messa in un angolo? «Ho messo la sinistra in un angolo? Sì sull’Italicum - risponde il presidente del Consiglio - perché dopo anni di rinvii arriva il momento che se hai il coraggio fai le cose altrimenti non sei credibile. Sul lavoro? Sì, perche le nostre riforme sono molto più di sinistra di quelle che sostiene la sinistra che non le ha fatte».

«Sulla corruzione superato il livello di guardia»
In primo piano, per il governo, continua ad essere «la lotta alla corruzione». E il riferimento diretto è alla maxi inchiesta su Mafia Capitale: il quadro che esce dalle inchieste su Roma e Mineo sui centri per gli immigrati mostra una situazione in cui «nella scala dello squallore stiamo superando il livello di guardia», dice il premiere. Che aggiunge: «C’è in Italia una parte consistente dell’economia in mano della criminalità organizzata. Questa battaglia va fatta giorno per giorno, porta a porta», anche «contro la corruzione che è gravissima. Bisogna che gli scandali vengano fuori e chi ha corrotto deve lasciare».

Riforma della scuola: «Siamo pronti a ragionare»
E sembra emergere, dalle parole del presidente del Consiglio, un «ripensamento» legato alla riforma della scuola: «Siamo pronti a ragionare e cercheremo di coinvolgere più persone», assicura Renzi. Ma «non cederemo a chi dall’alto delle proprie rendite di posizione non vuole cambiare niente».

6 giugno 2015 | 12:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/15_giugno_06/renzi-in-europa-l-unica-sinistra-che-ha-ancora-risultato-nostra-1a9c825c-0c36-11e5-81da-8596be76a029.shtml
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« Risposta #99 inserito:: Giugno 06, 2015, 05:16:13 pm »

Renzi sul palco di RepIdee: "Correggeremo gli errori sulla scuola"
Il presidente del Consiglio dialoga con il direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Dal voto delle ultime regionali ai nuovi scandali di Mafia Capitale. "L'alternativa al Pd è Salvini, c'è solo l'antipolitica". "Siamo la migliore sinistra d'Europa". Sul caso De Luca: "Nessuna legge ad personam". "Senza pietà contro la corruzione"

Di CARMINE SAVIANO e MICHELA SCACCHIOLI
06 giugno 2015
   
GENOVA - Le conseguenze del voto delle ultime regionali: gli effetti sull'azione di governo, sul Partito democratico, sulla sinistra. Mafia Capitale: la questione morale, la corruzione bipartisan, la necessità di ripensare i meccanismi di controllo sull'utilizzo delle risorse pubbliche. Le riforme. Il rilancio dell'economia. E la necessità di riaprire il dialogo sulla scuola. La terza giornata di RepIdee 2015 ha già il suo epicentro: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il direttore di Repubblica, Ezio Mauro dialogano su 'Il governo, la sinistra, il Paese'. Per fare "il punto sullo stato del Paese".

L'esito del voto. La destra resuscitata, l'astensionismo, il caso Liguria e il rafforzarsi delle formazioni populiste. La domanda del direttore di Repubblica è netta. "Presidente, lei ha vinto o ha perso?". Renzi: "Numericamente non c'è partita, abbiamo vinto. Abbiamo la maggioranza delle regioni. In tutta Europa la sinistra non gode di buona salute, dalla Francia alla Germania, dove la sinistra non tocca palla. In Italia la sinistra, il Pd, governa. Certo, il problema dell'astensionismo è rilevante. Grillo e Salvini si rafforzano. Non voglio minimizzare: il Pd deve essere argine al populismo. Fuori dal Pd c'è solo l'antipolitica. Fuori dal Pd c'è Salvini, non Landini".

La questione settentrionale e il laboratorio Campania. Il Veneto, la Liguria. La novità del Pd targato Renzi era, nelle elezioni europee dello scorso anno, proprio lo sfondamento al Nord. "Un flirt interrotto?", chiede Mauro al premier. "Almeno tre regioni lasciamole al centro destra, altrimenti parlano di svolta autoritaria", ironizza il premier. E capovolge la prospettiva: "Sono molto orgoglioso di vedere sulla cartina politica del Paese il mezzogiorno colorato di rosso. Questo ci da una grande responsabilità: per questo la svolta in Campania è cruciale: quella regione può essere il laboratorio per rilanciare tutto il meridione", dice il premier. Non dimenticando il tema della criminalità: "Serve la cultura per battere l'illegalità".
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Il caso ligure e l'opportunità di ripensare il Pd. Poi si arriva alla Liguria. Ezio Mauro chiede al premier di analizzare, per la prima volta in pubblico, l'esito del voto di domenica scorsa. "Di chi è la colpa?", chiede il direttore. "Se abbiamo perso in Liguria abbiamo sbagliato noi", replica secco Renzi. "Ci siamo affidati alle primarie. E da me non verrà mai una parola contro un candidato che abbiamo scelto insieme. L'atteggiamento di lavarsi la coscienza è insopportabile". Anche perchè quella che fa difesa è il modo democratico attraverso cui il Pd seleziona la propria classe dirigente. "Vogliamo dire che si fanno primarie in modo diverso? Bene. Ma quello che voglio sottolineare è che negli altri partiti i candidati sono scelti da un leader. Nel Pd questo non avverrà mai".

Le due sinistre. Lo spazio aperto alla sinistra del Pd. Le crepe nella sinistra del Pd. "Perchè lei tratta una parte della sinistra italiana come abitanti della stiva e non come coloro che hanno lo stesso diritto di sedere al tavolo", commenta Ezio Mauro. "Nel mondo c'è una sinistra di testimonianza, una sinistra che penso di esserlo più degli altri. Occorre una sinistra che apre le fabbriche, non quella che fa i convegni sul lavoro. Serve una sinistra che abbia come prospettiva guida il governo del Paese. Quella sinistra di testimonianza è stata una delle principali alleate di Berlusconi". Ancora: "E poi non è vero che escludo la sinistra, non è vero che sono in lotta contro gli ex-Ds. Il Pd che io voglio è quello in cui la provenienza non conta".
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Il Pd, le riforme e il nodo scuola. E il tema della sinistra interna consente al premier di ricordare quelli che ritiene i successi dell'esecutivo. "Metto in un angolo la minoranza? Sulla legge elettorale sì, li metto in un angolo: non era possibile andare avanti così, dopo anni di promesse ai cittadini. Li metto in un angolo sul lavoro? Sì, perchè io voglio aprire fabbriche, non fare i convegni. Cosa c'è di più di sinistra di una legge che consente a un precario di avere il mutuo, le ferie?". Renzi tocca anche il tema della scuola: "Qualcosa non ha funzionato. Il colpevole sono io. Riaprirò la discussione". Il direttore di Repubblica ricorda quanto sia stata vasta nella società l'opposizione alla riforma Renzi-Giannini. Il premier: "Rimetteremo mano al testo. Ma non cederemo a chi si crede intoccabile. Le priorità sono due: risorse per l'edilizia e stop basta alle classi pollaio".

La corruzione. "Farà leggi ad personam per risolvere il caso De Luca?", chiede il direttore di Repubblica. "No, l'epoca delle leggi ad personam è finita" replica il premier. Ancora Mauro: "Ma come si è arrivati a questo punto?". "C'è una contraddizione, non c'è dubbio", riflette Renzi. "C'è una cosa su cui mi mangio le mani: abbiamo approvato la legge anti-corruzione, dopo l'impegno preso con i lettori di Repubblica. Poi la legge sul falso in bilancio, quella sui reati ambientali, l'autoriciclaggio, la prescrizione. Abbiamo fatto tutto questo e abbiamo dato l'impressione di timidezza. Abbiamo avuto un enorme problema di comunicazione". Ma il premier vuole sottolineare anche un aspetto politico: "De Luca in Campania non condannato per camorra".

Mafia Capitale. La politica gregaria del malaffare, la criminalità che compra assessori e consiglieri comunali. A Roma, la sinistra come la destra: corrotta. Ezio Mauro introduce così il tema di Mafia Capitale. "Mi vergogno quando leggo quelle intercettazioni. E' inaccettabile. Ma bisogna saper distinguere tra giustizia e giustizialismo. Una cosa è dire che il Pd deve fare i conti con se stesso e non ricordare che il Pd romano è stato commissariato, che a Ostia le ruspe contro l'illegalità le abbiamo usate noi. Potevamo far di più? Si, ma la strada che stiamo seguendo mi sembra quella giusta, a partire dall'autorità anti-corruzione di Raffaele Cantone in giù. Sapendo che il problema non si risolve in un anno: è la battaglia che voglio fare. Casa per casa, porta a porta". Poi il caso del sottosegretario Castiglione. "Io ho anche avuto un padre indagato qui a Genova. Ho cinque sottosegretari con avvisi di garanzia. Ma ho giurato sulla Costituzione: un cittadino è innocente fino a sentenza definitiva".

Su Marino e Zingaretti: "Hanno dimostrato di essere altro da questa cricca. Penso che abbiamo bisogno di una cosa: riconoscere i colpevoli veri. Se qualcuno del Pd è coinvolto va in carcere e ci resta fino all'ultimo giorno della pena: se rubi fino all'ultimo giorno stai dentro".

Elezioni anticipate e ripresa economica. La tentazione di votare e la voglia di misurare il consenso. La legislatura legata al contesto economico, il peggio della crisi che sembra passato. "L'Italia è fuori dalla crisi?", chiede il direttore di Repubblica. "No, non siamo ancora fuori dalla crisi", dice il premier. "Lo saremo quando recupereremo un posto di lavoro in più rispetto a quelli che abbiamo perso. Solo in quel momento dirò che siamo fuori dalla crisi. La crescita ce l'hai solo se torna il lavoro". La soluzione passa attraverso il reddito di cittadinanza? "No. secondo me si tratta di una misura incostituzionale. L'idea che siccome sono cittadino ho diritto a un reddito è sbagliata. Dobbiamo ritornare allo spirito dei nostri padri: a costruire una comunità in cui tutti possano avere un lavoro".

L'Europa. "Andremo in Europa a chiedere di cambiare le regole dell'austerity solo quando avremo realizzato le nostre riforme. Solo a quel punto potremo dire: adesso bisogna cambiare il modello, adesso dobbiamo creare un'Europa solida e solidale, dobbiamo rilanciare. Per questo io chiedo al Paese di impegnarsi anche per i migranti: per dire all'Europa che noi siamo questi, siamo la sinistra che pensa agli ultimi".

Il Partito della Nazione. Quale è la direzione del Pd? Radici a sinistra e capacità di intercettare il voto al centro? Oppure un contenitore di interessi sostituibili? Renzi: "Sogno un Partito Democratico che sia Partito della Nazione nel senso che sappia di parlare a tutti. Quando devi vincere le elezioni devi andare a prenderti i voti dall'altra parte restando te stesso: dobbiamo liberarci dell'idea che la pagina più bella sia già avvenuta. La sinistra che immagino è quella che racconta speranze possibili, non quella che passa il tempo a dividersi, a lottare contro il proprio partito nel giorno stesso in cui inizia una campagna elettorale".
 
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06 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/genova2015/dialoghi/2015/06/06/news/renzi_a_repidee_il_governo_la_sinistra_il_paese_-116189798/?ref=HREA-1
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« Risposta #100 inserito:: Giugno 14, 2015, 03:44:08 pm »

Matteo Renzi: "Se l'Europa non ci ascolta sui migranti, l'Italia ha un piano B. Ho chiesto collaborazione istituzionale alla Lega"

Corriere della Sera
Pubblicato: 14/06/2015 10:18 CEST Aggiornato: 1 ora fa

"Basta divisioni interne, ho chiesto collaborazione istituzionale alla Lega. Se l'Europa non ci ascolta sui migranti, l'Italia "ha un piano B". Lo afferma Matteo Renzi in una lunga intervista al Corriere della Sera. Il premier aggiunge che il governo va avanti fino al 2018, visto che "al Senato i numeri sono più solidi del passato". E ancora, "Il Pd non può mai aver paura delle elezioni, mai".

IMMIGRAZIONE - Quello dell'immigrazione per il presidente "è un tema grave". Se nei prossimi giorni "il consiglio europeo sceglierà la solidarietà, bene - afferma -. Se non lo farà, abbiamo pronto il piano B. Ma sarebbe una ferita innanzitutto per l'Europa. Vogliamo lavorare fino all'ultimo per dare una risposta europea". Salvini? "Strillare di epidemie significa procurare allarmismo. Ma non è tempo di divisione: ieri ho chiamato Zaia e Maroni, ho offerto e chiesto collaborazione istituzionale".

GOVERNO - Il presidente del Consiglio garantisce sulla tenuta dell'esecutivo. "Al Senato - dice - i numeri sono più solidi del passato. Credo che la maggioranza dei parlamentari non voglia interrompere questo percorso di riforme". "Se poi deputati e senatori si sono stancati di noi, basta togliere la fiducia delle Camere e vediamo chi prenderà quella dei cittadini. Ma non vedo praticabile questo scenario: a mio giudizio la legislatura andrà avanti fino al 2018".

AZZOLLINI E DE LUCA - Su Azzollini "leggeremo le carte - precisa -. Se emergerà il fumus persecutionis voteremo contro l'arresto. Se tutto sarà in linea con la Costituzione e con le leggi, voteremo a favore dell'arresto, come abbiamo fatto anche con i nostri. Gli sconti si fanno nei negozi, non in Parlamento". Quanto a De Luca, "sulla Severino faremo ciò che prevede la legge, senza interventi ad personam. Esiste una contraddizione, perché de Magistris e De Luca sono nella stessa situazione".

'MAFIA CAPITALE' - "Ho rispetto per Ignazio Marino. Non possiamo però sottovalutare il messaggio che viene da Roma". Renzi spiega che "ci sono due questioni differenti". "Sul piano giuridico aspettiamo le carte" ma non vede elementi per sciogliere il Comune per mafia. Il Pd romano invece "va rifondato". In ogni caso a Roma "se decideremo di andare avanti lo faremo solo se convinti, non per paura di perdere il Comune". "Il mio Pd non può mai aver paura delle elezioni. Mai. Altrimenti diventa come gli altri".

RUSSIA - Dopo l'incontro con Putin, Renzi dice che i suoi rapporti con gli Usa sono "ottimi". Sulla Russia "il G7 è uscito con una posizione condivisa: si dia corso integralmente agli accordi di Minsk 2. Lo stesso Putin si è detto favorevole.
Adesso lavoriamo per passare dalle parole ai fatti".

GRECIA - Squinzi si lamenta perché l'Italia è esclusa dai vertici europei sulla Grecia? "I problemi si affrontano nelle sedi istituzionali, non nei caminetti", dice Renzi. "Per spiegare ai greci che non possiamo pagare le baby pensioni a loro dopo aver fatto tanta fatica per toglierle agli italiani non serve una riunione".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/06/14/renzi-migranti-europa-non-ci-ascolta_n_7578766.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #101 inserito:: Giugno 16, 2015, 11:14:34 pm »

Matteo Renzi: "È il momento più difficile della legislatura, da brividi".
Il segretario candida Rosato capogruppo alla Camera

Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 16/06/2015 14:42 CEST Aggiornato: 19 minuti fa

"E' il momento più difficile e più affascinante dell'intera legislatura. Questa legislatura, che finirà nel 2018, fa venire i brividi". Lo ha detto, secondo quanto riferisce chi è presente, il premier Matteo Renzi ai deputati Pd riuniti in assemblea alla Camera.

"Trovo un atteggiamento tra di noi, anche nel post elezioni, di grande preoccupazione. Per l'immigrazione e tutte le altre difficoltà a livello europeo. Ma siamo qui per questo. Altrimenti avremmo fatto altro. Siamo nel momento più affascinante della legislatura. Quando ci sono delle difficoltà, quelli bravi le superano", dice Renzi.

"Ettore Rosato è il candidato naturale alla guida del gruppo. Ci vuole una leadership autorevole", ha poi aggiunto Renzi nel proporre Ettore Rosato per l'incarico di presidente. "E' una proposta di cui mi assumo la responsabilità, se ci sono proposte alternative fate pure", aggiunge. "Di fronte a noi - ha detto Renzi - ci sono molte sfide, dalle riforme ai diritti civili. Ci vuole quindi una leadership autorevole del gruppo".

"In questi due anni - ha aggiunto - il lavoro svolto da Rosato lo rende il candidato naturale. Ettore ha caratteristiche di tenacia, determinazione necessarie per guidare il Gruppo più numeroso della storia della Repubblica e che dovrà gestire riforme ambiziose".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/06/16/renzi-momento-difficile-_n_7593598.html?1434458572&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #102 inserito:: Giugno 21, 2015, 05:26:59 pm »

20 giugno 2015
eNEWS 394
   
     
Ben ritrovati! Tanti appuntamenti in questi giorni. Utilizzo l'enews di giugno per fare il punto insieme a voi su alcune delle prossime sfide che attendono il Governo.
Non potendo scriverle tutte, ne ho scelte dieci. Mi perdonate la lunghezza? Grazie!


    Grecia. Molta tensione sui mercati internazionali e nell'ambito del Consiglio Europeo per il rischio default in Grecia. Tutti stiamo lavorando per dare una mano al Governo Tsipras. L'impegno europeo, tuttavia, deve essere accompagnato da uno sforzo vero di riforme che Atene può e deve fare. Noi vogliamo che la Grecia resti nell'Euro e stiamo facendo di tutto perché ciò si verifichi. Anche i greci devono, però, fare la loro parte. Molte telefonate incrociate in queste ore. Lunedì, ore 19, Bruxelles: Vertice straordinario dei capi di governo dell'EuroGruppo.

    Immigrazione. Tema difficile non solo per la delicatezza dell'argomento. Ma anche per le paure che suscita. Occorre decisione, determinazione ma anche buon senso e responsabilità, specie pensando che le regole europee sembrano scritte (Dublino II) contro gli interessi del nostro Paese che allora - incomprensibilmente - le appoggiò. Un problema di portata storica come le migrazioni nel Mediterraneo si risolve solo attraverso una strategia di lungo respiro: cooperazione internazionale, accordi con Paesi africani, pace in Libia, lotta contro gli scafisti/schiavisti, procedure diverse per l'asilo politico, solidarietà europea sia a livello economico che di accoglienza. I numeri sono gli stessi dello scorso anno (58.660 contro 58.200 del 2014). L'enfasi politica e comunicativa no. Non riguarda solo l'Italia, sia chiaro. Dalle recenti elezioni danesi fino all'ipotesi di costruzione di un muro tra Serbia e Ungheria, proprio nel cuore dell'Europa, che doveva essere la patria di chi i muri li abbatte: in tutto il continente la discussione sull'immigrazione è accesa. Occorrono soluzioni concrete ancora più rapide, ma serve anche una scommessa culturale che porti l'Europa ad abbandonare la paura per tornare a scegliere il coraggio. Che non vuol dire accogliere tutti ma significa riconoscersi in regole chiare e condivise da rispettare insieme. Tutti insieme: perché è impossibile pensare di lasciare solo un Paese. Nel frattempo ogni volta che un italiano salva una vita sono sempre più orgoglioso di essere alla guida di un Paese che sta scrivendo una pagina di civiltà in mezzo a tanta demagogia. Ma che non può fare tutto da solo. Ne parleremo al consiglio europeo di venerdì 26 e anche all'Expo domani durante un incontro con Francois Hollande aperto al contributo di alcuni pensatori e uomini di cultura.

    Expo. A proposito di Expo. Doveva essere un fallimento totale e sarebbe divertente andare adesso a riprendere la rassegna stampa di chi ne chiedeva il blocco appena qualche mese fa. Invece funziona, circa sette milioni di visitatori hanno già varcato i cancelli, il dibattito culturale sui temi dell'alimentazione è straordinario. Nei giorni scorsi molti leader da tutto il mondo si sono recati in visita ufficiale, da Michelle Obama a Vladimir Putin, da David Cameron a capi di stato e di governo di tutto il pianeta (solo nelle ultime due settimane e solo citando capi di stato e di governo: Argentina, Cile, Colombia, Bolivia, Ecuador, Spagna, Messico, Montenegro, Slovenia, Irlanda, Estonia, Svizzera. In arrivo nei prossimi giorni: Francia, Serbia, Kazakistan). Quando l'Italia fa il suo mestiere, quando cioè l'Italia fa l'Italia, non ce n'è per nessuno. Gufi compresi. E grazie ai tanti di voi che nei mesi scorsi mi hanno invitato ad andare avanti quando le cose sembravano mettersi male per expo: conservo alcune email bellissime di chi mi invitava a fare di tutto per non bloccare i lavori. Avete avuto ragione voi, ha avuto ragione l'Italia. Stiamo lavorando perché con un accordo Expo-Inps le persone anziane meno abbienti possano avere la possibilità di partecipare all'evento durante l'estate. E sono molto fiero dei treni che l'Unitalsi sta organizzando per Milano. Perché se siamo felici della presenza di tanti capi di stato, siamo ancora più contenti per i milioni di cittadini comuni che ci onorano con la loro presenza.

    Economia. La ripresa c'è, i segnali sono molteplici, ma non sono ancora contento. L'Italia è sulla buona strada, ma deve ancora liberarsi da vincoli e paure. C'è molto da fare, specie nel settore che ha patito più la crisi, l'edilizia. Anche in aprile la produzione industriale nel settore costruzioni ha segnato un dato negativo (-0,3%). Ripartono i consumi, cresce il Pil, aumentano i posti di lavoro. Ma se non riparte l'edilizia, la situazione occupazionale non tornerà mai quella di prima. Quindi al lavoro, con ancora maggiore intensità. Dobbiamo sbloccare le opere pubbliche ferme (segnatevi la data dl 25 giugno, al mattino, Palazzo Chigi), semplificare le procedure amministrative (bene il codice degli appalti passato in prima lettura al Senato giovedì, adesso stringiamo sulla riforma della pubblica amministrazione alla Camera), agevolare gli investimenti pubblici e privati. Da una prima analisi, vediamo come almeno un punto percentuale di Pil (circa 17 miliardi di euro) sia bloccato da ritardi e procedure complicate. Sbloccare l'Italia significa dare ossigeno all'economia e far entrare il futuro dalla porta principale. Dobbiamo farlo, però, nel pieno rispetto del punto successivo, quello della sostenibilità ambientale.

    Ambiente. Già, perché il tema è assolutamente centrale. Papa Francesco ha appena pubblicato l'enciclica "Laudato si". In Francia fervono i preparativi per il COP21, l'appuntamento globale del prossimo dicembre che dovrebbe segnare una svolta nella lotta contro il cambiamento climatico. Le varie riunioni internazionali, ultimo il G7 tedesco, dedicano ampie discussioni al tema. L'Italia sta dimostrando una rinnovata attenzione su questo tema. Stiamo proponendo un doppio cambio di mentalità. Il primo legislativo, con l'approvazione della legge sugli ecoreati. Che non è una promessa, ma un impegno mantenuto dopo che per anni si erano fatte solo chiacchiere. Il secondo culturale. L'Italia è tra i primi al mondo per contributo del solare al fabbisogno elettrico del Paese e abbiamo anche eccellenze come la geotermia o le biomasse. Ma purtroppo - questo è il problema - siamo leader soprattutto nelle tecnologie, non ancora nelle filiere produttive. Il tema della green economy non è un passatempo per addetti ai lavori, ma deve diventare una scommessa di politica industriale. E ciò che stanno facendo su climate change le nostre aziende, a cominciare da Eni e Enel, è motivo di orgoglio per tutta l'Italia. Naturalmente sta sullo sfondo un problema strutturale: negli ultimi anni, per effetto di scelte politiche sbagliate in Europa e di una diversa politica energetica negli Stati Uniti, abbiamo speso molto per incentivare la riduzione delle emissioni ma è tornato a crescere il carbone. E questo costituisce una contraddizione in termini che dobbiamo affrontare fin dalla preparazione di Parigi 2015: noi iniziamo lunedì 22 con un convegno su questo alla Camera dei Deputati.

    Fisco. Sono pronti sei decreti legislativi che porteremo martedì in consiglio dei ministri e che cambieranno profondamente il rapporto tra cittadini e Stato. Soprattutto per le aziende, all'inizio. Ma in prospettiva anche per i cittadini, per i quali abbiamo iniziato con la dichiarazione dei redditi precompilata (a proposito: chi tra voi ha fatto la dichiarazione dei redditi precompilata? Come vi siete trovati? Cosa ci suggerireste per cambiarla?). Il nostro Governo è il primo che ha ridotto le tasse per un valore di 18 miliardi, a partire dall'operazione 80 euro e dal taglio su quelle sul lavoro con il pacchetto JobsAct. Ma ancora non è sufficiente, lo sappiamo. Tuttavia iniziare con il rendere più semplice il fisco è un ulteriore passo. Il prossimo sarà la semplificazione del sistema dei tributi locali, a partire da un'unica tassa comunale anziché tutti i balzelli che conosciamo.

    Riforme istituzionali. Con il superamento delle province abbiamo ridotto il numero dei politici in Italia. Ci sono circa duemila persone in meno che fanno politica di mestiere. Per la prima volta nella storia italiana, insomma, si sono tagliate le poltrone. Con la riforma della pubblica amministrazione daremo tempi certi per evitare che in Italia si impieghi più tempo per avere le carte che non per tirare su un capannone o fare un parcheggio. Ma la svolta più grande naturalmente è la riforma costituzionale. Cambia il titolo V, cioè il rapporto tra Stato e Regioni con competenze finalmente più chiare. Cambia il Senato che non dà più la fiducia, non replica lo stesso iter delle leggi e viene composto da rappresentanti dei territori, come accade in molti altri Paesi. Anche in questo caso: meno politici, più politica. Principio confermato dall'eliminazione di enti non più utili, come il CNEL. Il referendum costituzionale - che si terrà nel 2016 - lascerà ai cittadini l'ultima parola. Ma quello che sta accadendo in Italia è impressionante: tutti dicevano che la classe politica non sarebbe mai stata in grado di riformare se stessa, di ridurre le poltrone, di semplificare i propri procedimenti. Certo: in Parlamento c'è anche chi sa solo protestare. Vero. Ma l'idea che la maggioranza non rinvii le decisioni, non perda tempo, non si nasconda davanti alle proprie responsabilità è un fatto di grande rilievo. Se sei al Governo e vuoi sconfiggere il populismo e l'antipolitica l'unica strada che hai davanti a te è fare le riforme. Farle presto, farle bene, farle tutte. E su questo non ci fermeremo mai.

    Scuola. 100 mila persone in più, più soldi per gli insegnanti, il merito nella valutazione e una diversa organizzazione basata sull’autonomia. I governi che ci hanno preceduto hanno tagliato, noi mettiamo più soldi. Tanti. Perché per noi investire nella scuola è investire nel futuro. Chi è contrario cerca di bloccare la riforma in Parlamento con migliaia di emendamenti, per impedirne l’approvazione, salvo poi accusare il governo di non voler fare le assunzioni. Non siamo noi che vogliamo fermarci, ma le assunzioni hanno senso solo se cambiamo la scuola, se c’è un nuovo modello organizzative. Le scuole non sono un ammortizzatore sociale: come diceva don Milani in Lettera a una professoressa "il problema della scuola sono i ragazzi che perde". Investire sui docenti serve a migliorare la qualità educativa per i nostri figli, non ad accontentare qualcuno. Nella conferenza nazionale sulla scuola di luglio mostreremo concretamente anche tutti i passi in avanti nel settore dell'edilizia scolastica, non solo a livello economico ma anche nella qualità architettonica e di sostenibilità energetica. E terminata la lunga polemica sulla scuola potremo finalmente concentrarci su università e ricerca perché è il capitale umano il cuore del futuro dell'Italia.

    Pd. Abbiamo vinto le regionali, ma perso qualche ballottaggio di troppo, da Venezia ad Arezzo, da Matera a Fermo (e queste sconfitte hanno messo in secondo piano vittorie bellissime come quella di Mantova o le conferme dei nostri sindaci da Lecco a Macerata). È importante che il PD non perda mai il contatto con i problemi dei cittadini. Talvolta invece abbiamo dato l'impressione di essere autoreferenziali anche noi, parlandoci addosso. Il PD ha vinto le Europee, ha vinto le regionali (nelle 12 regioni in cui si è votato con la nuova segreteria, prima avevamo 5 presidenti su 12, adesso ne abbiamo 10 su 12), ma deve essere attrezzato bene perché la sfida del 2018 non sarà una passeggiata. Dunque formazione, organizzazione, confronto di idee. Siamo il partito più votato non solo in Italia ma anche in Europa dove la sinistra raccoglie purtroppo un'altra sconfitta, in Danimarca. Il PD deve parlare agli italiani, non alle proprie correnti e io per primo devo far tesoro di questo messaggio. Anche perché abbiamo una grandissima responsabilità: restituire orgoglio all'Italia e fiducia agli italiani. Urlare e insultare riesce a tutti, cambiare e costruire invece tocca a noi. Intanto il 30 giugno torna in edicola l'Unità: buona lettura!

    Nel mondo. Ho partecipato al G7 in Germania e ho molti impegni internazionali nelle prossime settimane. Registro un piccolo fatto, che avrebbe dovuto essere scontato ma non è stato così troppo a lungo: a differenza del passato, adesso, l’Italia non è più il problema. Sull'economia siamo considerati non più il malato da curare ma come un partner. Sui temi strategici del futuro come il clima, l'ambiente, la cooperazione allo sviluppo, sul ruolo delle donne, abbiamo molto da imparare ma anche da raccontare, sia a livello di proposte che di buone pratiche. Sulle grandi crisi internazionali l'Italia c'è (qui il video del mio discorso ai nostri connazionali in Afghanistan). Non più parte del problema, dunque, ma parte di una soluzione comune, condivisa. Con una punta di orgoglio: il nostro è un grande Paese che, talvolta, deve imparare a volersi più bene, a raccontarsi con il senso di sé che spesso hanno i nostri partner, in Europa e nel mondo. Siamo l'Italia, cerchiamo di non dimenticarlo mai.

Pensierino della sera.
Tanti segnali dicono che finalmente le cose si sono rimesse nella giusta direzione. Carinaro, Campania: sembrava uno stabilimento destinato alla chiusura, si è aperto uno spiraglio interessante. L'Alfa Romeo presenta mercoledì la nuova Giulia: dopo Melfi ripartirà anche Cassino, vedrete. L'export che continua a crescere alla grande. E martedì prossimo sarò a Courmayeur per inaugurare la nuova funivia del Monte Bianco, capolavoro di ingegneria del quale dovremmo essere orgogliosi. Ma se devo citare la buona notizia del mese penso ad una cosa che può sembrarvi piccola, ma che mi sta molto a cuore. Ieri il ministro Franceschini ha inaugurato una mostra degli Uffizi a Casal di Principe nella terra di don Peppe Diana, martire della camorra. Uffizi & don Peppe: che bello! Mi piace l'idea che anche la cultura sia decisiva nella sfida contro la criminalità organizzata e l'illegalità.

Un sorriso,
Matteo

PS Nella mia newsletter ci sono anche molti studenti dell'ultimo anno delle superiori. Come vi sono sembrate le prove di quest'anno? E, soprattutto, toglietemi una curiosità: quale tema avete scelto voi? matteo@governo.it

Da - http://www.matteorenzi.it/newsletter/enews394/
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« Risposta #103 inserito:: Giugno 25, 2015, 10:05:47 am »

Arlecchino    
 Oggetto del messaggio: RENZI DEVE GOVERNARE!
Messaggio Inviato: mer giu 24, 2015 11:28 am
Messaggi: 24826    

E' ancora presto (soprattutto perchè alternative valide e promettenti non ce ne sono) dibattere sui risultati del governo Renzi.

Criticare è ovviamente lecito ma occorre farlo in modo diverso e migliore di come lo fa l'opposizione e lo farebbe ancor peggio un "nemico" di Renzi.

Essere NON ANCORA RENZIANI E APPOGGIARE IL GOVERNO, dobbiamo ammettere, è una posizione che ci rende più facile il vivere la politica d'oggi!

Noi aspettiamo buoni risultati ottenuti nell'interesse di tutti gli Italiani da questo governo.

Ma comprendiamo anche le difficoltà che incontra sulla sua strada. Molto dell'intrapreso ci piace (soprattutto il decisionismo) altro invece no (per esempio il dire molto e il fare molto meno) ma è il modo e il contenuto di chi gli si oppone che ci incoraggia nel non essere "contro" per forza.

Escluso i 5Stelle che fanno capitolo a se, il resto dell'opposizione ci convince, che come scritto più sopra, che alternative credibili al governo Renzi e al PD tutt'oggi non ce ne sono.

Nell'attesa che il CentroSinistra si definisca meglio e più seriamente, lasciamo al Governo il suo compito: GOVERNARE!

ciaoooo
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« Risposta #104 inserito:: Giugno 25, 2015, 10:22:41 am »

Tra Matteo Renzi e la Buona scuola c'è Pietro Grasso: cartellino giallo del presidente, no alle forzature

Pubblicato: 22/06/2015 20:32 CEST Aggiornato: 2 ore fa

Tra Matteo Renzi e la ‘Buona scuola’ c’è Pietro Grasso. Raccontano al Senato che sia stato il presidente a dare un freno all’impeto del giovane premier, fortemente tentato di portare in aula il testo di riforma della scuola, saltando il voto in commissione, dove pesano i duemila emendamenti presentati da opposizione e minoranza Dem. “Noi stiamo al regolamento”, segnalano dalla presidenza del Senato. E il regolamento impone che i testi collegati alla manovra di bilancio - come la scuola, che prevede voci di spesa e non a caso è stata sottoposta a parere della commissione Bilancio – debbano essere presentati in commissione, dove si deve anche riaprire il termine dei subemendamenti, e solo dopo in aula. Non è possibile saltare, come è successo prima di Natale con la legge elettorale. Domattina i relatori di maggioranza Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Area Popolare faranno l’ultimo tentativo in commissione per cercare un accordo politico che riduca gli emendamenti. Ma tra i renziani nessuno scommette sul successo della manovra. Quindi? Sarà braccio di ferro con Grasso?

Per ora, agli atti, c’è solo l’avvertimento arrivato dagli uffici della presidenza. Un cartellino giallo piuttosto normale nelle dinamiche parlamentari, che però va ad intralciare l’idea del premier di saltare del tutto il voto in commissione, come è successo sull’Italicum. E poi a Palazzo Chigi non è piaciuto quel richiamo a Grasso contenuto nella nota diffusa ieri da Miguel Gotor, senatore di minoranza. “Spero che il governo e la maggioranza del Pd abbiano la sensibilità politica di ascoltare le parole del presidente del Senato Pietro Grasso – dice Gotor – il quale ha auspicato che su un provvedimento significativo come quello sulla scuola non sia mesa la fiducia, ma il Parlamento sia lasciato libero di esprimersi e di migliorare la legge”.

Ora, la fiducia è una decisione che spetta al governo. E il premier resta convinto che quella sia la strada obbligata per superare le difficoltà della maggioranza in Senato e ottenere l’ok sulla ‘Buona scuola’. Quanto a Grasso, sabato scorso, alla festa dell’Unità a Roma si è solo limitato ad auspicare che non si arrivi alla fiducia, come di solito fanno tutti i presidenti di Camera e Senato, in difesa delle prerogative del Parlamento, e dunque “Se si potesse evitare, certamente…”, ha detto Grasso rispondendo a domanda. Ma dalle parti di Renzi non si nasconde un certo fastidio. Come è successo quest’estate, quando la bolgia scatenata da opposizione e minoranza Pd sulla riforma costituzionale, diede adito ai renziani di diffondere veleni sul presidente. Veleni, appunto, che sulla scuola potrebbero riproporsi.

A Palazzo Madama le sentinelle renziane tengono le antenne dritte, gli uffici parlamentari studiano il regolamento, si cerca una via d’uscita dignitosa per tutti, ma certo la questione resta complicata. Renzi se la cava così: "Decide il Parlamento. Se passa, ci saranno 100mila assunzioni, se non passa o se non passa in tempo per le assunzioni, ci saranno solo quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone”.

Perché, anche a voler aprire il termine dei subemendamenti, il governo in Commissione Cultura rischia di non avere la maggioranza. Oggi è venuto allo scoperto Walter Tocci, componente di minoranza Pd in commissione, di solito parco di dichiarazioni stampa. Sulla ‘Buona scuola’ invece ha scritto un lungo post sul suo blog, smontando pezzo per pezzo la riforma di Renzi. “L’unica novità è l’applicazione ossessiva di uno solo al comando anche nel mondo della scuola – scrive Tocci - Nessuno dei veri problemi viene affrontato, né la riforma dei cicli, né l’abbandono degli studenti, né il neo-analfabetismo degli adulti. I centomila sono utilizzati come una clava per imporre scelte inutili o dannose. Uno, nessuno e centomila, è il titolo di un dramma che racconta lo smarrimento del protagonista”. Con Tocci anche Corradino Mineo, che pure critica l’idea di porre la questione di fiducia sul testo. E in commissione pesano poi le perplessità del senatore a vita Carlo Rubbia. Sono tre voti in dissenso possibili: bastano per mettere a rischio una maggioranza di 15 a 12 in commissione.

A sera, dopo riunioni fiume con i tecnici del Miur per comporre il ‘testo di sintesi’ di Puglisi e Conte, dalla cerchia parlamentare del premier arrivano rassicurazioni: “Ci atterremo al regolamento”. Di uno scontro con Grasso non si sente il bisogno. Ma va superata l’impasse, in qualche modo. "Pd andrà avanti su #labuonascuola, Una legge per valorizzare autonomia, merito e assunzioni. Domani alle 10,30 seduta 7 commissione", twitta Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura. I relatori dovrebbero proporre cambiamenti sul tetto di 100mila euro per lo ‘School bonus’ e sulla commissione di valutazione dei docenti, che nella nuova formulazione dovrebbe comprendere anche due professori in più e un membro esterno. Quindi, da regolamento, il testo verrà depositato in commissione. Le opposizioni diranno la loro. Lo stesso vale per la minoranza Dem. Ma se la mole di emendamenti resterà ancora lì a spiaggiare il testo sulla scuola, già domani - prevedono i renziani - potrebbe riunirsi una conferenza dei capigruppo per discutere della possibilità di inviare il testo direttamente in aula. Accadrà?

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/06/22/matteo-renzi-buona-scuola_n_7637864.html?1434997957&utm_hp_ref=italy
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