News dal PAESE che il PD deve fare MIGLIORE.

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Admin:
Ricevo da:


la Comunita' di Perlulivo.it
http://www.perlulivo.it
http://www.perlulivo.it/forum
dal 1995 per tutto L'Ulivo


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Care Amiche, Cari Amici,

dopo la conclusione della mia attività politica, ho pensato fosse
utile far tesoro delle esperienze internazionali che ho avuto la
possibilità e la fortuna di accumulare, come Presidente del Consiglio
italiano e come Presidente della Commissione Europea, per continuare
ad occuparmi di alcuni problemi che direttamente o indirettamente
avranno influenza sulla politica e sull’economia internazionale.

Ho già avuto richieste, da alcune organizzazioni, di impegnarmi sul
grande tema della pace e su quelli ad essa collegati dell’energia,
della fame e su una, quella dell’ONU sul ‘Peace Keeping’ in Africa,
sto già lavorando.

Per questo motivo e con questi obiettivi è nata nei mesi scorsi la
“Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli”.

Lo scopo specifico della Fondazione, come recita lo Statuto, è perciò
quello di “affrontare le problematiche sociali, culturali, economiche,
politiche del mondo, al fine di favorirne la soluzione grazie alle
elaborazioni di nuove proposte di collaborazione nel contesto
internazionale” (cfr. Statuto). A partire dall’Europa come
protagonista di un futuro mondo effettivamente multipolare in cui i
nuovi protagonisti come la Cina, l’India, ecc. dovranno condividere
più ampie responsabilità.

Una Europa che dovrà essere interlocutore privilegiato dei Paesi che
la circondano (l’anello degli amici) e che dovrà svolgere azioni
positive perché il Mediterraneo diventi sempre più porta per
l’Oriente. Una Europa che è vicinissima all’Africa e che, in
interazione con l’Onu, non può che occuparsene.

Le iniziative della Fondazione, si svilupperanno intorno a questi e ad
altri temi e vorrà poterne far partecipi tutti coloro che ad essi sono
interessati, promuovendo una rete di conoscenze e di idee utili a far
maturare un clima culturale e politico coerente con le sfide che sono
in campo.

Per rendere possibile questo impegno, anche se con una struttura
organizzativa estremamente leggera, ritengo sia utile stabilire un
rapporto diretto con tutti quelli che desiderano essere partecipi di
questo lavoro.

Con loro manterremo un contatto continuo, iscrivendoli ad un nostro
Forum per uno scambio di idee ed opinioni sui temi di interesse della
Fondazione e tenendoli al corrente delle nostre attività.

Spero che tramite questa ‘partecipazione’ la Fondazione potrà essere
aiutata a raggiungere i suoi obiettivi.

Se siete interessati a essere parte di questa rete vi preghiamo di
comunicarlo inviando una e-mail di adesione all’indirizzo
eccomi@fondazionepopoli.org.

Troverete sul sito della Fondazione : http://www.fondazionepopoli.org
il nostro Statuto e una prima serie di indicazioni sulle attività che
intendiamo svolgere.

Con molta amicizia.

Romano Prodi

Admin:
SCUOLA & GIOVANI    IL DOCUMENTO

La lettera degli studenti milanesi al presidente della Repubblica

 
Lezioni in piazza vicino al Quirinale


MILANO - "Abbiamo deciso di scriverle mossi dalla sua richiesta di 'superare il clima di pura contrapposizione e aprirsi all'ascolto delle rispettive ragioni', consapevoli del fatto che il dibattito in corso sul futuro dell'università e della ricerca in Italia sia cruciale per il nostro futuro di cittadini". Comincia così la lettera che gli studenti dell'università Bocconi hanno consegnato stamani al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al suo arrivo presso la nuova sede dell'ateneo milanese per l'inaugurazione dell'anno accademico. "E' nostra ferma convinzione che il sistema universitario italiano sia in profonda crisi e che questo stato di difficoltà sia strettamente connesso al destino dell'intero paese. È necessario intervenire con una profonda riforma delle regole che sono alla base del funzionamento degli atenei e del complesso degli strumenti che garantiscono il diritto allo studio, ma siamo contrari a intraprendere in percorso del genere cominciando dalla dieta forzata a cui la legge 133 ha sottoposto le università italiane e la ricerca.

Alla base del funzionamento del sistema universitario vi è la questione del finanziamento degli atenei. L'attuale metodo di ripartizione delle risorse è motivo di grande insoddisfazione: in generale, guardiamo con sfavore il perpetuarsi del sistema di finanziamento basato essenzialmente sulla spesa storica e sul numero degli studenti iscritti, e auspichiamo che tali risorse siano maggiormente vincolate a criteri che tengano conto dei risultati raggiunti, magari attraverso un'agenzia indipendente di valutazione che premi il merito e la qualità. Peraltro, la prevista riduzione del fondo di finanziamento ordinario colpisce indiscriminatamente centri di eccellenza, efficienti nella gestione e produttivi nella ricerca e nella didattica, così come università che offrono una formazione di livello decisamente inferiore.

Altrettanto preoccupante è la situazione presente e futura dei nostri centri di ricerca. Nella società della conoscenza un paese che non investa in ricerca e sviluppo è condannato a un lento declino economico e alla marginalizzazione sul piano internazionale.

Data l'asprezza del confronto politico odierno, ci appelliamo a lei, nella sua veste di garante della Costituzione e rappresentante dell' unità nazionale, e nel rispetto assoluto della sue prerogative, affinchè inviti le forze politiche presenti nel parlamento ad affrontare in modo organico la questione universitaria e ad aprire un dibattito che porti ad una riforma profonda del sistema vigente, migliorando l'organizzazione e l'efficacia degli istituti di ricerca e promuovendo la piena realizzazione del diritto allo studio".

(31 ottobre 2008)

da repubblica.it

Admin:
Il colore di un altro mondo


Maurizio Chierici


Forse stasera il mondo cambia colore e la cultura degli Stati Uniti rovescia la vita di ogni comunità. Se i sondaggi non imbrogliano, giorni neri per i bianchi KKK. Non solo rabbia delle maggioranze parlanti modello Alabama. Lo sdegno KKK trema nell'inconscio delle anime perbene sconvolte da emigrazioni dai colori diversi. Insopportabili. Finché scarica patate ai mercati, pazienza, ma un nero alla Casa Bianca è come un mullah che dice messa.

I masi chiusi attorno a Bolzano dubiteranno del suo potere. Dubiteranno le folle montagnarde di leghe scandalizzate dalla profanazione. Fini aveva annunciato che era impossibile. Dovrà rassegnarsi. La democrazia ha queste scomodità. E nelle pieghe delle abitudini qualcosa comincerà ad essere diverso. Segni invisibili a poco a poco visibili appena il tempo addolcirà l'umiliazione ariana. Cominceremo a rovesciare le favole per il rispetto dovuto alla grande potenza.

Qualcuno lo ha già fatto. Caridad Toca era buia come il carbone. I signori Calvino le avevano affidato il figlio: Italo, appena due anni, quando Cuba era un regno americano. Ieri come oggi gli uomini neri impaurivano l'infanzia con la crudeltà di chi rubava i bambini nel sacco. Ma nei racconti della tata nera l'uomo nero si trasforma nell'angelo della luce. Salva chi affoga nel fiume, scaccia lupi randagi. Incanti dei quali lo scrittore non si è mai liberato. Il tempo ci abituerà all'anomalia della storia che si chiama Obama. Quando padre e madre dovranno indovinare chi viene a cena per sposare la figlia, se Obama ce la fa, il sospiro sarà meno desolato: «Almeno è intelligente».

Dovranno rassegnarsi i vecchi dal sangue stanco adattandosi a figli che non vogliono perdere il filo delle novità: addio moldave alle pallide, solo badanti africane. Ecco il dubbio: quali colori finiranno nel ghetto delle classi differenziate? Turandosi il naso, anche i partiti della razza romperanno le quote rosa per briciole di quote nere: l'America é sempre la nostra America ma nessuno si piegherà davvero. Nelle segrete abbandonate dai black power, i white power resusciteranno l'indignazione appena Obama sbaglierà. E sbaglierà, come ogni presidente. Ma è un presidente nero: l'avevano detto. L'ultimo libro di Eduardo Galeano («Specchi», Sperling & Kupfer ) racconta le incisioni delle grotte dei deserti africani: colline verdi, frutti che piegano i rami. Quel paradiso terrestre dove Adamo ed Eva si sono forse incontrati. Ed erano neri. Meglio non farlo sapere nei giorni del lutto bianco.

Pubblicato il: 04.11.08
Modificato il: 03.11.08 alle ore 21.38   
© l'Unità.

Admin:
ESTERI - ELEZIONI USA 2008

La vittoria del democratico accolta con entusiasmo da tutte le capitali

Il Commissario Ue Barroso: "E ora lavoriamo insieme su crisi, clima e povertà"

L'Europa saluta l'elezione di Obama "Una svolta per il mondo intero"

Aperture di credito anche da Mosca: "Ma non rinunceremo a ruolo nel Caucaso"

 

BRUXELLES - Sono entusiaste le reazioni europee all'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca. "E' una svolta nella storia degli Stati Uniti ma può essere una svolta anche per il mondo intero", ha commentato il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, auspicando che Stati Uniti e Ue uniscano gli sforzi e lavorino insieme a un "piano di lavoro" per rispondere ai grandi problemi internazionali: dalla crisi finanziaria ai cambiamenti climatici, dagli obiettivi di sviluppo per i Paesi più poveri fino alla promozione della pace e dei diritti dell'uomo nel mondo.

Germania. Se Barroso ha parlato a nome dell'Unione intera, nessun capo di Stato o di governo ha voluto rinunciare a salutare con soddisfazione la vittoria del candidato democratico. Tra le reazioni più significative quella della Germania, il paese che forse più di ogni altro ha vissuto come un trauma il difficile rapporto con George W. Bush. "All'inizio del suo mandato - ha commentato la cancelliera tedesca Angela Merkel - il mondo si trova davanti a sfide significative. Sono convinta che affronteremo i nuovi pericoli e i rischi all'insegna di una stretta cooperazione basata sulla fiducia tra Stati Uniti ed Europa e che coglieremo le numerose opportunità che si offrono in questo mondo globale".

Francia e Gran Bretagna. Non ha risparmiato parole altisonanti il presidente francese Nicola Sarkozy. L'elezione di Barack Obama, ha detto, "solleva in Francia, in Europa e, al di là, nel mondo un'immensa speranza: quella di un'America aperta, solidale e forte che mostrerà di nuovo la via, con i suoi partner, attraverso la forza dell'esempio e l'adesione ai suoi principi". Più contenuta invece, come è nel suo stile, la reazione di Londra. Il primo ministro britannico Gordon Brown, si è limitato infatti a felicitarsi con il presidente eletto americano, Barack Obama, salutandone i "valori progressisti" e la "visione per il futuro". "Conosco Barack Obama - ha aggiunto - e condividiamo numerosi valori. Siamo entrambi determinati a dimostrare che il governo può agire per aiutare in modo equo la gente ad attraversare questi tempi difficili per l'economia mondiale".

Spagna. Parla di nuova epoca il premier spagnolo Luis Rodriguez Zapatero, secondo il quale la vittoria di Obama apre "una nuova era per il dialogo nelle relazioni internazionali". E' stata, ha aggiunto il leader socialista, "una notte storica" per la "straordinaria partecipazione" e perché è stata "evidente la volontà di cambiamento degli americani". La vittoria di Obama, ha concluso il premier spagnolo, "darà un nuovo impulso al multilateralismo economico e politico".

Russia. Il fascino del senatore dell'Illinois sembra aver conquistato almeno in parte anche Mosca. L'elezione di Obama, ha sottolineato il presidente russo Dmitri Medvedev, potrà ora condurre a relazioni "di ampio respiro" tra la Russia e gli Usa. "Speriamo - ha proseguito - che i nostri partner, la nuova amministrazione Usa, scelgano di portare avanti relazioni di ampio respiro" con la Russia, fermo restando che Mosca "non rinuncerà al suo ruolo nel Caucaso".


(5 novembre 2008)

da repubblica.it

Admin:
Ma con questo Eccesso di comunicazione personale rischia di irritare i fan

Obama e le email personalizzate


Supporter, simpatizzanti, giornalisti: ogni giorno ricevono messaggi a raffica firmati dal candidato
E' ormai un gioco di società, non solo in America. «Lo sai? Obama ha scritto a me prima di parlare in pubblico davanti alle tv di tutto il mondo!». Proprio così: "Aldo", o "Carlo", o "Silvia", «sto andando al Grant Park, ma prima voglio scrivere a te. Insieme abbiamo fatto la storia. E non voglio che dimentichi come abbiamo fatto...».

Ovviamente la mail è stata mandata in milioni di copie, a milioni di persone di cui Obama è giustamente del tutto ignaro, a cura di qualche oscuro volontario. Una bella trovata, niente da dire. Berlusconi sostiene che nessun suono è più gradevole di quello del proprio nome. Figurarsi se a scriverlo è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Una trovata che però, riprodotta su scala, rischia di farsi quasi stucchevole. A me è bastato mandare una sola mail allo staff di Obama, per chiedere di essere accreditato alla notte elettorale dove peraltro non sono andato, per essere seppellito da una media di sette o otto mail al giorno, tutte firmate Barack Obama, Michelle Obama, David Plouffe, capo della campagna. Alternativamente, in una mi si informa che insieme abbiamo mutato il corso degli eventi, sconfitto McCain, cambiato il mondo; in quella successiva, mi si chiedono soldi. Da cinque dollari in su.

Ora, è vero quanto dice Kathleen Kennedy, che di queste cose ha esperienza: lo straordinario movimento popolare in appoggio a Obama non deve esaurirsi. E' proprio ora, che sarà esposto a decisioni difficili e a gravi pericoli, che il nuovo presidente avrà bisogno dell'onda che l'ha sospinto alla Casa Bianca. Alimentata anche dalla tecnologia, in particolare da Internet. Ma se non si dà una calmata con le mail, qualcuno dei tanti milioni di destinatari finirà per mettere Obama Barack nella posta indesiderata. Mittente bloccato.


06 novembre 2008

da corriere.it

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