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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 332102 volte)
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« Risposta #570 inserito:: Marzo 03, 2014, 05:40:01 pm »

02/03/2014

Caro Angelo, perché fuggo al buio fra i rettili?

Per cambiare un po’ la formula dei Cuori (dopo 16 anni!) ho chiesto a un’amica scrittrice di raccontarmi ogni domenica la vita di una «single di ritorno» in cui molte (e molti) si riconosceranno, mettendomi nei panni assolutamente inadeguati del suo angelo custode.

MASSIMO GRAMELLINI

Caro angelo, esco da una telefonata devastante con mia madre. «Cresci, Giò. O comunque smettila di fare scontare agli altri il fatto che non ci riesci». 

Così finiva la mail con cui Leonardo mi dava due settimane per uscire dalla nostra casa e dalla sua vita. Ma mia madre di questo figuriamoci se tiene conto. Si sente in diritto di telefonarmi e urlare che senza Marcelo non le sarà mai possibile andare avanti. Marcelo, la guida che ha conosciuto in Patagonia e che, per una decina di sms che si sono scambiati negli ultimi mesi, lei considerava un fidanzato. Finché lui ha smesso di risponderle e lei è impazzita. Ora dimagrirà, poi ingrasserà, conoscerà qualcuno e quel qualcuno diventerà «l’uomo che sono nata per avere la possibilità di incontrare». 

E’ così che ha lasciato mio padre: «Ho conosciuto l’uomo che sono nata per avere la possibilità di incontrare» gli ha detto. Si trattava di un tale impegnato a rivisitare in calabrese i capolavori del teatro, all’epoca alle prese con «Matrimuniu tra parienti, guai e turmienti», la sua versione dell’Edipo Re. 

Mio padre ha reagito a modo suo: tornando subito, senza passare dal dolore, ai suoi rettili. Mai sentito parlare di ofiologia? Mio padre ne è il maggiore esponente italiano. Mai sentito parlare di D.M. che trent’anni fa, per sei mesi, è stata la musa di Strehler? Mia madre. 

Così mentre lei se ne stava lassù, su un qualche palco o in qualche amore e mio padre strisciava laggiù, con i suoi rettili, solo mia nonna rimaneva vicino a me: ma aveva mio nonno a cui pensare. 

Lei sapeva che cosa ci vuole, perché un matrimonio duri per sempre. Ci vuole fedeltà assoluta. Ed era talmente fedele a mio nonno da non tradirlo nemmeno con una preoccupazione esagerata per la sua nipotina. Che, indisturbata, che cosa poteva fare se non ereditare l’ansia di fuga della madre e i rettili nel cuore del padre? 

Almeno mia madre mentre fugge fa luce, però. E mio padre mentre sta al buio fra i rettili rimane fermo. 

Io invece fuggo al buio fra i rettili. Eppure ero certa di averli seminati, sai? I miei genitori, intendo. Mi illudevo, perché è tornato tutto: l’ansia di fuga, il buio infestato di serpenti. E Leonardo me l’ha scritto: «Cresci». Ha scritto. Dunque i genitori fanno così? Più siamo certi di liberarci di loro, più ci perseguitano? Ma allora noi che ci stiamo a fare al mondo, se non c’è possibilità di scarto? 
GIO’ 

Dall’angelo custode immagino ti aspetterai occhi lucidi di comprensione e musiche intonate al tuo ritornello preferito: «Giò, povera vittima, il mondo intero congiura contro di te.»

Sembra che gli umani non desiderino altro che essere compatiti. Ma tu. Tu sei la «mia» umana di riferimento e soffro nel vederti ingrossare le fila dei lamentosi. Forse è arrivato il momento di chiederci quale parte intendi recitare nella vita. Finora ti sei specializzata in quella della spettatrice insoddisfatta. Gli altri agiscono, mettendoti davanti ai fatti compiuti. Gli scatoloni del tuo ex marito. Marcelo. I serpenti. E tu? 

Tu mugugni e sopporti, ma non agisci. Al massimo reagisci, e quasi sempre nel modo sbagliato. Non sei la protagonista del tuo film. Subisci le invasioni di campo perché alla fine ti fa comodo rimanere accucciata e borbottante nel tuo piccolo inferno personale.

Saresti una forza della natura, Gioconda. E sei venuta sulla terra per compiere meraviglie. Invece ti lasci soggiogare dalle volontà di chi ti circonda. Tua madre è una donna simpaticamente esiziale. Va tenuta a bada con tutto l’affetto, ma anche con tutta la fermezza possibile. Non ha alcun diritto di importi il suo umore, i suoi «ciao come sto», il gioco perverso di atteggiarsi a figlia con sua figlia per non essere costretta a farti da madre. Però anche tu sai farti del male, sbandierando l’inadeguatezza di tua madre come alibi per non spezzare il cordone ombelicale con lei. 

A cosa serve attardarsi ancora nell’analisi del rapporto con i tuoi? Te li sei scelti, quindi erano i genitori giusti e perfetti per te. Per la prova che devi affrontare in questa vita: uscire da loro per non diventare come loro. Escludo che ti innamorerai di una guida della Patagonia. E se lo farai, sarà perché ti avrà colmato un bisogno che non sarà mai quello narcisistico di tua madre. Né penso che ti salverai rifugiandoti al buio tra i serpenti, come ha fatto quell’orsacchiotto di tuo padre. Tu non sei nata per strisciare, ma per spiccare il volo.

Quanto al nostro Leonardo, hai mai sentito parlare della teoria degli specchi? Ciò che diciamo agli altri è un riflesso di quello che non troviamo il coraggio di dirci da soli. Quando il tuo ex marito ti scrive «Cresci», in realtà lo sta intimando a se stesso. E ha perfettamente ragione, tra l’altro. Ma questo è un problema del suo angelo custode. Io ho già abbastanza grattacapi con te. 

Un’ultima nota abbastanza urgente. La prossima volta che tua madre inarcherà le sopracciglia come una diva del muto e ti dirà di essere nata per avere la possibilità di incontrare qualcuno, prova a insinuarle il dubbio che quel qualcuno esiste veramente ed è la persona da cui lei scappa da una vita: se stessa. Ecco, forse, un elemento del carattere che avete in comune. 

FILEMONE 

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/02/blogs/cuori-allo-specchio/caro-angelo-perch-fuggo-al-buio-fra-i-rettili-cQtJnGI8Z1wNfZrQJC4CgK/pagina.html
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« Risposta #571 inserito:: Marzo 05, 2014, 06:19:59 pm »

05/03/2014

La doppia morale a sinistra esiste, nelle cose piccole e in quelle grandi. Cominciando dalle piccole: si può essere sollevati nell’apprendere che al culmine della crisi ucraina la ministra Pinotti abbia trovato il tempo per andare a sgranchire le gambe sue e della sua scorta in una maratona a Ostia. Ma non ci si può fare a meno di domandarsi che cosa avremmo detto se un ministro della Difesa di Berlusconi, magari proprio Gnazio La Russa, avesse lasciato curvo sui dossier euroasiatici qualche generalissimo secchione e se ne fosse andato allo stadio con il figlio Geronimo e gli amici Malanimo e Boro Seduto. 

Passando a questioni più serie, l’intero Paese fa la ola per il congelamento del sottosegretario Gentile, il luogotenente calabrese di Alfano coinvolto in una storiaccia di intimidazioni a un giornale. Ma, terminata la ola, qualcuno comincia a chiedersi perché Gentile sia fuori dal governo mentre i quattro sottosegretari indagati del Pd rimangono dentro. Lascia stupefatti Francesca Barracciu, la vincitrice delle primarie sarde indotta a ritirarsi per via dell’indagine che le contesta una cresta di 33 mila euro sulle note spese. Come mai chi non andava bene per fare la governatrice a Cagliari va benissimo per fare il sottosegretario a Roma? Forse perché nel primo caso sarebbe stata sottoposta al vaglio degli elettori e nel secondo no? Quando Barracciu uscirà dall’inchiesta bianca come un giglio sarà un piacere riabbracciarne i talenti sottosegretariali, ma nel frattempo un governo senza indagati rappresenterebbe una novità rivoluzionaria. Molto più del Pastrocchium elettorale appena varato. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/05/cultura/opinioni/buongiorno/e-la-barracciu-0hQCAAADoCNLPd3aoxFtdM/pagina.html
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« Risposta #572 inserito:: Marzo 05, 2014, 06:23:51 pm »

04/03/2014

Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo l’Oscar a «La Grande Bellezza», che per gli altri noi siamo sempre e soltanto la nostalgia del passato, la decadenza infinita, i monumenti che cadono, i mosaici che si scrostano, l’antica Roma e la Roma dei papi, entrambe manipolate nel ricordo e inscatolate dagli stranieri dentro una sequela di luoghi comuni? Ti pare possibile che di un’Italia senza gladiatori, pizzaioli, pittori, mandolinisti, tenori, sarti, ruffiani, avvelenatori rinascimentali e playboy della mutua non interessi niente a nessuno? Ti rassicura questo rinchiuderci in un eterno cliché per compiacere i pregiudizi degli altri nei nostri confronti?

A tutte e tre le domande di quell’italiano riluttante ho risposto con un semplice monosillabo. Sì. L’autorevolezza in certi ruoli non si improvvisa. Noi per gli altri siamo ciò che venticinque secoli di storia hanno stabilito che fossimo: depositari distratti della grande bellezza e custodi approssimativi della memoria universale. Quando ci riusciamo, anche costruttori di benessere. Anni fa, alla delegazione tricolore che durante la visita a un importante organismo internazionale si lamentava perché nella struttura lavoravano dirigenti di ogni nazionalità tranne che della nostra, il direttore generale replicò sorpreso: «Vi sbagliate. Agli italiani abbiamo affidato un settore assolutamente cruciale: il catering».

Da - http://lastampa.it/2014/03/04/cultura/opinioni/buongiorno/ci-disegnano-cos-TWvGEL8Ezw86vgyMgBE2SI/pagina.html
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« Risposta #573 inserito:: Marzo 07, 2014, 09:02:52 am »

06/03/2014

Massimo GRAMELLINI

Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì accogliete l’adorato premier in visita pastorale nelle vostre scuole, è troppo chiedervi di non esagerare con le manifestazioni di giubilo da parte degli allievi? Ve lo dice uno che nella sua tormentata esperienza professionale ha visto bimbi inermi sbaciucchiati da D’Alema, giovani degenti ospedalieri miracolati da Berlusconi e una creatura in lacrime costretta a leggere a Di Pietro una domanda sul rito abbreviato nel processo penale. Ieri però si è passato il segno. In una scuola elementare di Siracusa lo schivo Renzi è stato accolto dai bambini con un coro ritmato («Mat-teo, Mat-teo») e una canzoncina scritta per l’occasione: «Facciamo un salto… battiam le mani… ti salutiamo tutti insieme, Presidente Renzi… alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro». Parole e musica, ne converrete, perfettamente credibili sulle labbra dei dirigenti di qualche ente pubblico in cerca di riposizionamento. Ma alquanto stonate in bocca a dei piccoli fan di Peppa Pig. 

L’adulazione e il servilismo spacciati per entusiasmo genuino sono valori profondamente sentiti nel nostro Paese. Perciò meriterebbero di essere sviluppati in proprio e non per interposto bambino. Ne va dell’equilibrio psicologico degli alunni e anche un po’ di quello del presidente del Consiglio, le cui riserve di autoironia vengono messe continuamente a dura prova. Fatelo voi, un salto. Battetele voi, le mani. Affidatelo voi, il vostro futuro, alle idee del Presidente Renzi, che a furia di volteggiare tra scolaresche non sa neanche lui dove troverà il tempo per farsele venire, le idee. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/06/cultura/opinioni/buongiorno/battiam-le-mani-uZxLwBNQXTLIxRyc40CtcP/pagina.html
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« Risposta #574 inserito:: Marzo 10, 2014, 06:28:07 pm »

07/03/2014

Suonato dal silenzio

Massimo GRAMELLINI

Il cinquantesimo anniversario di «The sound of silence», composta al buio da Paul Simon nel bagno di casa, stimolerà in molti il flusso benevolo dei ricordi. Per me è stata la colonna sonora di un’indimenticabile educazione e illusione sentimentale. Quella canzone accompagnava i minuti finali del film «Il laureato». Dustin Hoffman aveva rapito in chiesa la figlia di Mrs. Robinson, che per inciso si era appena sposata con un altro, e l’aveva trascinata su un autobus. Ma adesso, seduti in ultima fila, quei due non si scambiavano baci e impressioni sull’impresa compiuta. Non si guardavano neppure, limitandosi a esplodere in incerti sorrisi, mentre l’impasto delle voci di Simon e Garfunkel dava corpo al «suono del silenzio». Era evidente che Dustin e la sua amata avevano raggiunto un livello tale di intimità che per comunicare tra loro non avevano più bisogno delle parole. Erano arrivati all’essenza. 

Ho inseguito quell’essenza per tutta la vita. Finché un giorno mi imbattei per caso in un’intervista al regista del film, Mike Nichols. Il disgraziato dichiarava, in pieno accordo con Simon (ignoro la posizione di Garfunkel), che il suono del silenzio andava inteso come un inno alla incomunicabilità e all’insoddisfazione umana. Altro che essenza. Dustin e la ragazza non si parlavano perché, cessata l’adrenalina dell’azione, non avevano già più niente da dirsi. «Il Laureato 2» non era mai stato girato, ma in ogni caso avrebbe raccontato la storia di un divorzio. 

Non mi sono mai ripreso del tutto. Ma almeno una cosa l’ho imparata: a tenermi lontano dalle interviste ai registi e ai cantanti delle mie opere preferite. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/07/cultura/opinioni/buongiorno/suonato-dal-silenzio-URDO4D4xTfjBNhlJG3cT9K/pagina.html
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« Risposta #575 inserito:: Marzo 12, 2014, 12:06:04 pm »

 11/03/2014

Massimo GRAMELLINI

L’altra sera in televisione è accaduto qualcosa di inedito. Un premier apparentemente di sinistra, ma di sicuro installato da elettori di sinistra al vertice del principale partito della sinistra, attaccava i sindacati su una rete di sinistra, tra gli applausi incontenibili del pubblico in studio. Ascoltati dal retropalco, quegli applausi erano ancora più impressionanti: molti spettatori battevano addirittura i piedi. E non si trattava di una feroce setta di capitalisti o del fan club di Brunetta, ma di persone normali che avevano appena chiesto l’autografo a Sorrentino e un’ora dopo si sarebbero messe in coda col telefonino per farsi immortalare accanto alla Littizzetto.

La cordiale ostilità verso i sindacalisti ricorda quella verso i giornalisti, gli uni e gli altri assimilati ai politici per varie ragioni. Intanto perché li frequentano assiduamente, al punto che talvolta diventano politici anche loro. E poi perché, a torto o a ragione, vengono considerati collusi col potere anziché suoi fieri contraltari. 

La difesa dei garantiti ha tolto autorevolezza ai sindacati, vissuti dalle fasce sofferenti della popolazione come una forza conservatrice e ostile al merito, in nome di un concetto asettico di uguaglianza che finisce sempre per deprimere i più volenterosi. L’altro applauso, domenica sera, Renzi lo ha incassato quando ha detto che i cassintegrati andrebbero impiegati nelle biblioteche.

A qualcuno sembrerà incredibile, ma a molti italiani persino un cassintegrato sembra un privilegiato. E la Cgil - come Confindustria, del resto - un simbolo dell’ancien régime che ha arrugginito il Paese. 

DA - http://www.lastampa.it/2014/03/11/cultura/opinioni/buongiorno/ancien-rgime-gb1UkhzESaZgIH8ygO2pfP/pagina.html
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« Risposta #576 inserito:: Marzo 12, 2014, 12:08:51 pm »

12/03/2014
Massimo GRAMELLINI
Papa Francesco, il rivoluzionario

Se saprai accettare con cristiana rassegnazione e umana autoironia la tua condizione di Papa già santo da vivo. Se saprai parlare al telefono con Scalfari e sentirti un bambino, e parlare al telefono con un bambino senza sentirti Scalfari. Se tutti diranno «ooh» quando metterai delle scarpe vecchie, mangerai al refettorio e ti porterai da solo la borsa, ma tu continuerai a farlo lo stesso, senza vergognartene e neppure vantartene. Se saprai ascoltare le critiche dei papisti atei tendenza Borgia alla Giuliano Ferrara e accenderai ceri, visto e considerato che non ne hanno mai imbroccata una. Se aprirai uno spiffero sui diritti civili e sbarrerai le porte del Vaticano ai comportamenti incivili. Se saprai essere buono con i fedeli, ma non troppo con i curiali.

Se nel tuo primo anno di pontificato sarai riuscito a fare un po’ di tutto questo, sarai stato un Papa. Ma, quel che più conta, tu sarai stato un uomo. Mestiere ancora più difficile, specie per chi debba conciliarlo con quello di Papa.

Da - http://lastampa.it/2014/03/12/cultura/opinioni/buongiorno/un-anno-con-francesco-19PQjXO0DLkiXDhiWDSsYI/pagina.html
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« Risposta #577 inserito:: Marzo 18, 2014, 12:07:54 pm »

15/03/2014

Non mi considero un fan della rigidità tedesca, ma ci sono secoli di storia e di riforma protestante dietro le parole pronunciate da Uli Hoeness, campione del mondo di calcio nel 1974 e presidente del Bayern Monaco condannato in primo grado a tre anni e mezzo di carcere per evasione fiscale. «Ho chiesto ai miei avvocati di non presentare appello, in linea con la mia idea di decenza, comportamento e responsabilità personale. Evadere le tasse è stato l’errore della mia vita. Affronto le conseguenze di questo errore». Letto da qui, sembra uno squarcio di fantascienza, ma questo signore ha dato davvero le dimissioni e ora si accinge a entrare in carcere. 

Con un esercizio di fantasia proviamo a supporre che un personaggio altrettanto popolare in Italia, magari anche lui presidente di un club, si ritrovasse coinvolto in un processo per evasione fiscale. Intanto esperirebbe tutti i gradi di giudizio, compreso il quarto che non esiste, utilizzando ogni espediente per procrastinare la resa dei conti. Nel frattempo attaccherebbe i giudici, prevenuti e corrotti, indossando i panni della vittima. Poi troverebbe un deputato, un avvocato, una commercialista o una sciampista, possibilmente imparentata con un Capo di Stato estero, in grado di testimoniare la sua completa estraneità ai fatti. Dopo di che si appellerebbe al popolo dei tifosi, rivendicando il diritto a un trattamento speciale. Infine si candiderebbe alle Europee, senza perdere fascino agli occhi di molti connazionali. E chi osasse criticarlo verrebbe bollato come moralista, quando in certe lande desolate del Nord Europa passerebbe banalmente per morale. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/15/cultura/opinioni/buongiorno/fatti-non-fummo-a-viver-come-uli-orqdrkWw4EPPOjSuOnLg3M/pagina.html
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« Risposta #578 inserito:: Marzo 19, 2014, 11:58:27 am »

19/03/2014

«Quando c’era Berlinguer» di Walter Veltroni è anche un film su un politico e su una politica, e di questo parleranno persone più preparate di me. Ma a farmi uscire dalla sala con il pugno chiuso (perché stringeva un fazzoletto umido) è stato qualcosa di semplicemente umano: la scomparsa del Padre, che il regista, orfano precoce, ha raccontato con la sensibilità che può sgorgare soltanto dall’esperienza personale. Il politico Berlinguer commise errori e ingaggiò battaglie che si possono o meno condividere. Ma l’uomo Berlinguer tocca e interroga il cuore di tutti ancora oggi. Soprattutto oggi. L’autorità che proviene dall’autorevolezza. Il coraggio di schierarsi e di indicare una strada, assumendosene la responsabilità. La forza contagiosa dell’esempio, che rendeva credibili le sue affermazioni contro il comunismo sovietico (pronunciate al Cremlino!) e sulla questione morale. 

Il film si apre con le interviste, amaramente spassose, a molti ragazzi che ignorano chi fosse Berlinguer. L’omaggio cinematografico all’ex segretario del Pci, morto trent’anni fa dopo un comizio per le elezioni europee, è rivolto anzitutto a loro, che cercano un Berlinguer in ogni adulto che incontrano e lo trovano di rado. Ed è rivolto a noi che ragazzi non siamo più, ma che per diventare adulti abbiamo bisogno di imparare da Berlinguer a farci padri di noi stessi, accettando il peso delle scelte e riuscendo a portarlo con profonda leggerezza. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/19/cultura/opinioni/buongiorno/il-ritorno-del-padre-E1OUAEwLvUTTm6UzkOeFwK/pagina.html
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« Risposta #579 inserito:: Marzo 22, 2014, 07:47:05 pm »

20/03/2014

L’innominato
Massimo GRAMELLINI

Il Cavaliere non è più Cavaliere. Si è autosospeso, cioè è sceso da cavallo un attimo prima che la federazione nazionale dei cavalieri (in Italia non ci facciamo mancare nulla) lo buttasse giù. Non potendo ancora ignorarlo, si pone dunque il problema di come chiamarlo.

L’abbreviazione Cav va in soffitta insieme con la versione extralarge, per la disperazione dei paleo-giornalisti, quasi tutti di sinistra, adoratori di Giuliano Ferrara, che quel nomignolo inventò nel sostanziale disinteresse del resto della popolazione. 

«Il Dottore» è l’appellativo con cui le segretarie, i dipendenti, e tra essi soprattutto Arrigo Sacchi e Galliani, lo hanno sempre evocato in azienda, ma fuori da lì suona banale e persino allusivo, se si pensa a certi bunga bunga zeppi di giulive travestite da infermiere. Ci sarebbe «Presidente», se non facesse riferimento a due entità in crollo verticale di consensi: Forza Italia e il Milan: e poi è così che vengono chiamati D’Alema e gli altri politici in pensione. «Il Berlusca» rimane il soprannome più milanesoide e in fondo più vero, ma sembra una foto ingiallita degli Anni Ottanta. «Papi» suscita imbarazzo, «Love of my life» ilarità e in ogni caso il primo è un’esclusiva delle para-minorenni e il secondo delle igieniste dentali. «Silvio» ha un che di patetico e di eccessivamente confidenziale. 

Alla fine temo bisognerà rassegnarsi a chiamare Berlusconi nell’unico modo che riesca ancora a identificarlo: il papà di Matteo. 

DA - http://lastampa.it/2014/03/20/cultura/opinioni/buongiorno/linnominato-40lqN7MluN6z3owOduMAvK/pagina.html
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« Risposta #580 inserito:: Marzo 23, 2014, 05:13:55 pm »

22/03/2014
Massimo GRAMELLINI

Anche lo Stato ha finalmente deciso di ridurre le spese. Le aziende lo fanno da anni. Come le famiglie, compresi i single. Si può dire che non ci sia oggi in Italia un solo individuo che non dedichi una parte consistente del proprio tempo a escogitare sistemi per peggiorare il suo precedente tenore di vita. E’ un’attività intellettuale formidabile, che richiede un altrettanto formidabile dispendio di energie psichiche e morali. I tagli producono mortificazioni in chi li subisce, ma alla lunga anche in chi li fa. Ognuno sforbicia a modo suo, spesso nei posti e nei modi sbagliati, almeno questa è l’opinione condivisa delle vittime. Esiste una filosofia del taglio ed è triste e quaresimale: il sacrificio non viene spiegato come presupposto della rinascita, ma come espiazione di antichi peccati o espediente per una mera sopravvivenza. 

Furbi raccomandati e corrotti continuano il loro slalom tra le rovine, però i revisori della spesa lo hanno messo nel conto: si taglia dove è più facile, non riuscendo a farlo dove sarebbe più utile. Legioni di tagliatori curvano il capo sulle ricevute e sugli scontrini, distillano e liftano bilanci per spremervi le sacche superflue. Lo Stato ha addirittura nominato un Tagliatore Supremo, Cottarelli Mani di Forbice, sottraendolo a un augusto consesso internazionale affinché venisse a imporre la dieta al ventre molle della Repubblica. Il vento della spending review attraversa ormai tutti gli strati sociali, trovando resistenze sporadiche in pochi valorosi come Moretti, il manager pubblico delle FS che, di fronte all’eventualità che il suo impegno strenuo per i pendolari non venga più ricompensato con stipendi a sei zeri, minaccia di riparare all’estero, dove sicuramente troverà schiere di fan pronti ad assicurarsi i suoi servigi. 

Eppure, osservando milioni di persone che ogni giorno si occupano e si preoccupano esclusivamente di ridurre le spese, viene naturale chiedersi perché nessuno si sia ancora dedicato a un’attività più difficile ma molto più urgente: aumentare le entrate. Tutti pensano a spulciare fatture e scontrini, e fanno benissimo, anche se potrebbero farlo meglio. Ma c’è ancora qualcuno che pensa a inventare nuovi prodotti e soddisfare nuovi bisogni da cui potrebbero derivare nuove fonti di reddito?

Nel rapporto deficit/pil, tutti si occupano del numeratore, che sta sopra la linea della frazione. Ma qualcuno pensa ancora al denominatore, che sta sotto? Rinunciando agli ultimi sfizi e a un bel po’ del necessario, un cinquantenne che ha perso il lavoro può sopravvivere un altro anno. Ma per tornare a vivere dovrebbe iscriversi a una scuola, imparare le lingue e le tecnologie, così da rimettersi in corsa per un mestiere nuovo, visto che quello perduto non tornerà più: mai più. Licenziando e «razionalizzando» (orribile parola, che fa a pugni con quel buon senso che vorrebbe richiamare), un’azienda può rantolare ancora per qualche mese. Ma non tornerà a guadagnare se non creerà prodotti più graditi alla clientela e se non investirà nella ricerca e nel capitale umano. E lo Stato, che è l’azienda e la famiglia di tutti, al fianco del Commissario Tagliatore necessita di un Provetto Innovatore che indichi nella scuola e nella formazione i suoi traguardi, concentrandovi le poche risorse disponibili. Renzi si è cucito addosso quel ruolo, per ora a parole. Per quanto anche le parole aiutino a dissolvere questo clima plumbeo da fine del mondo che aleggia nei discorsi e nei pensieri nostalgici e conservatori di tutti. Siamo circondati da becchini, quando invece mai come adesso avremmo bisogno di ostetriche.

Da - http://lastampa.it/2014/03/22/cultura/opinioni/buongiorno/meglio-ostetriche-che-becchini-7ur8YtYs1YRNDaV3qk2W5M/pagina.html
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« Risposta #581 inserito:: Marzo 24, 2014, 04:57:30 pm »

21/03/2014

Massimo GRAMELLINI

«Se vuoi un amico a Washington, prenditi un cane» diceva il presidente americano Truman, buon conoscitore di uomini. Matteo Renzi è stato più fortunato: lui un amico del cuore ce l’ha. Si chiama Marco Carrai ed è tutto ciò che Renzi non è - elegante, ricco, riservato - o è soltanto in parte: un cattolicone abbastanza di destra, capace di scrivere un libro per confutare le tesi vaticanofobe dei romanzi di Dan Brown. Sono cresciuti insieme, in tutti i sensi. Renzi ci ha messo la faccia e le parole, Carrai i contatti e i denari: suoi e di altri. Ora un’inchiesta di «Libero» ha rivelato che, per poter votare nella città di cui intendeva diventare sindaco, il Renzi da Pontassieve prese la residenza in un appartamento del centro storico fiorentino, a via degli Alfani, il cui affitto era intestato all’amico e pagato dal medesimo. 

Già il nome della strada presenta evidenti controindicazioni, perché di Alfano ne basta e avanza uno solo. E poi, addestrato da troppe tangenti mascherate da regali, il nostro istinto inquisitore scatta immediato: tutti gli incarichi che Carrai ha ricoperto a Firenze e ricoprirà a Roma sono frutto di un baratto illegale: appartamento in cambio di poltrona. Ma chi non è ancora accecato dalle semplificazioni dovrà riconoscere che esiste qualche differenza tra un Formigoni che fa le vacanze a sbafo sullo yacht di un finanziere in affari con la Regione Lombardia da lui presieduta e il legame privilegiato che intercorre tra gli amici di una vita.
Di tutte le forme di favoritismo, questa mi sembra, se non la migliore, per lo meno la più umana. (Certo, a me gli amici al massimo hanno offerto un gelato).

Da - http://lastampa.it/2014/03/21/cultura/opinioni/buongiorno/passo-carrai-knCjHfeni1lxJSTHvWnuVI/pagina.html
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« Risposta #582 inserito:: Marzo 26, 2014, 11:36:00 pm »

26/03/2014

Aula di Montecitorio, tempio della Repubblica. Si alza a parlare il deputato Davide Tripiedi: «Sarò breve e circonciso» esordisce, e l’ex cronista sportivo che è in me sente l’eco mai spenta di certe interviste giovanili a Trapattoni: «Ragazzo, ti racconto tutto ma mi raccomando: che resti circonciso tra noi». Intorno all’onorevole oratore scoppiettano risatine. Quand’ecco intervenire dal pulpito il vicepresidente della Camera in persona, Simone Baldelli, nei panni dell’autorevole correttore: «Coinciso!» sogghigna saccente. «Circonciso è un’altra cosa». Se è per questo, anche «coinciso»: participio passato del verbo coincidere. 

Non ha importanza a quali gruppi appartengano i due fenomeni (Cinquestelle e Forza Italia: che resti circonciso tra noi). Più istruttive le loro biografie ufficiali. Tripiedi è un idraulico con la licenza media, mentre Baldelli è laureato, ha scritto una «Guida ai misteri della Camera» sottilmente autobiografica e nutre una spiccata passione per la pittura, la fotografia, la musica e lo sport, insomma per qualsiasi cosa che non sia la grammatica. Il suo errore è più fastidioso perché intendeva correggerne un altro: ha l’aggravante della presunzione. Ma sarebbe ipocrita continuare a scandalizzarsi per l’ignoranza dei nuovi politici, perfettamente in linea con il livello medio della popolazione. Da tempo abbiamo smesso di pretenderli migliori di noi. Le persone preparate esistono ancora, ma non si candidano: hanno di meno peggio da fare. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/26/cultura/opinioni/buongiorno/coincidenze-F1bIVEFma16yf3MiF8ZU1I/pagina.html
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« Risposta #583 inserito:: Marzo 29, 2014, 11:09:47 am »

29/03/2014

Massimo GRAMELLINI

La spettacolare omelia in cui Papa Francesco ha maltrattato le centinaia di politici seduti davanti a lui, bollando come corrotte le loro anime, ha fatto sorgere in molti di noi un dubbio esistenziale. Come è possibile che i destinatari di un simile schioccar di fruste, anziché rotolarsi nel fango o almeno scappare a gambe levate, siano rimasti rigidi nei loro completini e sorrisini d’ordinanza, dichiarandosi addirittura stupiti che Bergoglio abbia lasciato la cappella senza salutarli? Azzardo delle ipotesi. 

a) I politici italiani sono masochisti. Se li insulti, godono. Più alto è lo scranno da cui arriva il maltrattamento, più sottile sarà la qualità del loro piacere. Quando Napolitano accettò la rielezione a presidente riempiendoli di contumelie gli risposero con un’ovazione. Le parole spietate del Papa li avranno condotti direttamente all’estasi.

b) I politici italiani sono bronzei. Nemmeno un Papa che di fatto li paragona agli assassini di Gesù riesce a scalfire il giubbotto antiproiettile della loro autostima. Esistono anche altri modi per definire l’attitudine a lasciarsi rimbalzare addosso qualsiasi accusa senza mai perdere la calma né soprattutto l’appetito, ma sono tutti troppo volgari.

c) I politici italiani sono ipocriti. Come chiamare altrimenti chi condivide le critiche rivolte alla propria categoria fino a spellarsi le mani, ma è convinto che riguardino tutti tranne lui? Ricordano la vecchia storiella della coppia di amici che vaga da giorni nel deserto, finché uno dei due sbotta: «Sei un cretino!». E l’altro: «Dici a me?». 

Da - http://lastampa.it/2014/03/29/cultura/opinioni/buongiorno/gli-impapocchiati-xr0uXt0REPyQs0GNyFEcyL/pagina.html
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« Risposta #584 inserito:: Aprile 04, 2014, 04:27:19 pm »

03/04/2014

Massimo GRAMELLINI

Il trattore truccato da carro armato. E poi, chissà, i forconi truccati da fucili e le mucche da portaerei. Il rischio, con i secessionisti veneti, non è di farne dei martiri, ma di consegnare problemi reali e giganteschi a una parata di macchiette. La lista dei nostri guai è stranota. Altrettanto nota, ma forse meno meditata, è la lista di coloro che intendono risolverli con ricette strampalate e atteggiamenti grotteschi. Uno legge le biografie e le parole dei «terroristi» e pensa: dopo avere assaggiato e sputato la politica a fumetti della Lega, davvero il ceto medio impoverito e arrabbiato del Nordest immagina di affidare la propria riscossa a persone che al massimo avrebbero potuto fare le comparse in un film del colonnello Rambaldo Buttiglione? E i tantissimi giovani laureati e disoccupati che comprensibilmente votano per i Cinquestelle non meriterebbero un movimento politico più trasparente e un portavoce meno approssimativo di Beppe Grillo? E il senso di legalità e giustizia sociale che anima il popolo della sinistra può identificarsi in una conventicola di intellettuali che da decenni dice di no a qualsiasi tentativo di cambiare questo sistema sclerotico e oggi si stringe come una vecchia cintura di castità intorno al povero Tsipras? 

Chi sperava che il dilettantismo folcloristico di Berlusconi fosse stata una parentesi deve ricredersi: in Italia la politica continua a essere considerata una cosa talmente poco seria che persino i tentativi di golpe si delegano ai pagliacci. 

Da - http://lastampa.it/2014/04/03/cultura/opinioni/buongiorno/ultimo-tanko-79OrdIfvjVb5Y7VcfMpzfJ/pagina.html
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