LA-U dell'OLIVO

Forum Pubblico => GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. => Discussione aperta da: Admin - Febbraio 13, 2008, 07:09:17 pm



Titolo: Massimo GRAMELLINI.
Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2008, 07:09:17 pm
13/2/2008 (7:12) - IL PERSONAGGIO

Silvio 2, da venditore a padre della patria

«Io Superman per i miei nipoti, ma con gli italiani è un’altra cosa»

MASSIMO GRAMELLINI


Nel cuore della notte italiana, l'uomo che vendeva miracoli se ne sta seduto con imbarazzo dietro la scrivania di ciliegio che Vespa ha estratto dal reliquiario Rai. La stessa su cui venne stipulato il famoso contratto del 2001. Milioni di anni fa. Il colpo d'occhio è notevole: lo studio, il conduttore, il doppiopetto presidenziale, il colore dei capelli (ma non il numero, centuplicato), la cravatta blu a pallini bianchi, tutto come una volta.
Tutto tranne lui.

Posso tornare al mio posto, chiede a Vespa, alzandosi dalla scrivania. Il suo posto non é più lì. L’uomo che vendeva miracoli ha cambiato merce, forse lavoro. E ha scelto la prima sortita televisiva della campagna elettorale per inscenare l’unico spettacolo a cui non ci aveva ancora abituati: la sua metamorfosi da outsider aggressivo a vecchio saggio della politica italiana. Da salvatore della Patria a presunto padre della medesima. E’ come se l’omino invadente che per tanti anni si era infilato in casa nostra per venderci il suo aspirapolvere, descrivendolo come l’ottava meraviglia del mondo, adesso si accontentasse di bussare discretamente, raccontandoci che sì, il suo funziona un po’ meglio di quello degli altri, ma che non dobbiamo caricarlo di troppe aspettative né farci troppe illusioni: la casa resterà sporca comunque, perché nessun aspirapolvere può togliere lo smog dalle pareti e i peli del gatto dagli angoli.

La metamorfosi di Berlusconi comincia quando ammette di essere Superman solo per i suoi nipotini. Solleticato nell’ego dal comunista-milanista Sansonetti, che gli riconosce virtù taumaturgiche unicamente nel calcio, si allarga a elencare i propri meriti nell’edilizia, nell’editoria e nella tv. Ma arrivato alla politica ha il pudore di fermarsi. Di ammettere i suoi limiti. Dice che di fronte allo sconquasso mondiale in atto, con il petrolio alle stelle e il lavoro che emigra in Oriente, nessun governo, nemmeno il suo, potrà ridare la prosperità agli italiani in tempi brevi. Che certo, solo lui potrà togliere i rifiuti dai marciapiedi di Napoli. Ma che nessun governo, nemmeno il suo, potrà farlo tutto in una volta. E quando Vespa cerca di sfruttare la suggestione della scrivania per strapparli un impegno mirabolante e solenne, Berlusconi non va oltre la promessa di quel che non farà: l’aumento delle tasse.
Ed è cosa diversa da dire: meno tasse per tutti.

Nel nuovo patto che gli piacerebbe sottoscrivere con gli italiani non c’è più spazio per i sogni caramellati della pubblicità. Ridurre il costo dello Stato, certo, ma un po’ alla volta e grazie all’esperienza acquisita. Abbassare le imposte sugli straordinari e gli incentivi aziendali per premiare gli sgobboni. E aumentare lo stipendio ai lavoratori dipendenti, che ne hanno bisogno più degli autonomi: detto dal santo patrono delle partite Iva, equivale a un’autentica controrivoluzione. Nel nuovo patto che gli piacerebbe sottoscrivere con gli italiani non c’è più spazio per i sogni caramellati della pubblicità. Ridurre il costo dello Stato, certo, ma un po’ alla volta e grazie all’esperienza acquisita. Abbassare le imposte sugli straordinari e gli incentivi aziendali per premiare gli sgobboni. E aumentare lo stipendio ai lavoratori dipendenti, che ne hanno bisogno più degli autonomi: detto dal santo patrono delle partite Iva, equivale a un’autentica controrivoluzione.

Con un transfert che affascinerà gli psicologi, Berlusconi trasforma Veltroni in uno specchio che riflette il suo passato. E’ il se stesso di un tempo che critica, quando dice che il rivale ha bisogno di fare discorsi onirici per nascondere il vuoto di proposte concrete e che la sinistra fa promesse impossibili da mantenere. Mentre lui, Silvio, l’uomo dei sogni e della crociata anticomunista, assicura cinque anni di governo pragmatico e senza ideologie. Si fa forza di ciò che aveva sempre irriso: la sua esperienza di politico, maturata nei cinque anni trascorsi a Palazzo Chigi, che gli permetterà di ridurre al minimo la percentuale di errori. Se Walter gioca a fare Obama, Berlusconi si sente Hillary: l’usato sicuro.

Qualcuno penserà che stia recitando l’immagine dello statista moderato e responsabile alla Kohl. Ma vera o falsa che sia, è comunque la rappresentazione di sé che ha deciso di dare in questa campagna. Ed è una mossa sorprendente e imprevedibile, tanto che qualcuno la addebiterà a uno sbalzo di umore o di pressione. Ai nostalgici del cumenda brianzolo, non resta che aggrapparsi agli squarci del berlusconismo d’antan. Quando rintuzza le profferte di Rambo Stallone, che lo vorrebbe presidente degli Stati Uniti, dicendo che gli costa già abbastanza fatica occuparsi dello 0,6% delle terre emerse (chi, se non lui, poteva definire l’Italia così?). Quando nomina Zaccagnini e invece intendeva Martinazzoli, tanto tutti e due erano democristiani tristi e pieni di zeta. Quando parla della madre chiamandola la mia mammina. Quando sostiene che il calo dei consumi dipende dalla lotta all’evasione fiscale, che avrebbe messo paura agli italiani, togliendo loro la voglia di spendere. Quando racconta per la terza volta in una settimana la storiella del ristoratore italoamericano di New York che per colpa dei servizi televisivi sulla spazzatura di Napoli è costretto a mostrare le sue cucine ai clienti.

Ma la Metamorfosi prevale. Il Berlusconi demagogo mai avrebbe detto che la colpa dei partitini è degli italiani che li votano. E mai avrebbe attaccato frontalmente le minoranze che bloccano le maggioranze, come nel caso dei termovalorizzatori e della Tav. Se si aggiunge che ha parlato male dei magistrati una volta sola, in un inciso, che ha fatto gli auguri a Veltroni e i complimenti a Bertinotti, e che ha inneggiato alla libertà di stampa, definendo inevitabili e legittime le critiche che verranno fatte al suo governo, perché la situazione economica è quella che è. Ecco, se uno mette in fila tutte queste suggestioni, diventa naturale immaginare che Berlusconi si sia ricordato della profezia di Montanelli sugli italiani che, dopo averlo provato una volta, si sarebbero vaccinati e non l’avrebbero votato più. Vaccinati contro il vecchio Silvio. Perciò lui si è fatto nuovo. Silvio 2, come Rambo, ma senza vendetta.

lastampa.it


Titolo: Massimo Gramellini Terrone di Padania
Inserito da: Admin - Marzo 05, 2008, 10:21:21 am
5/3/2008
 
Terrone di Padania
 
 
Nel commentare la sconvolgente notizia che non tutti i candidati del centrosinistra in Lombardia sono nati in Lombardia (pare che uno risieda a Parma Sud, pur avendo la nonna a Busto Arsizio) il senatore Calderoli della corrente illuminata della Lega ha dichiarato che il partito democratico non è «la forza dei meridionali, sostenuti dal Mpa di Lombardo, ma la forza dei terùn, ovvero di quelli che si fanno mantenere dagli altri a Roma». Si tratta di una rottura con il passato, quando per la Lega tutte le popolazioni situate al di là del confine morale di Abbiategrasso erano una massa indistinta di parassiti dediti a procreare figli dalla carnagione olivastra e ad appendere agli e caciotte sui davanzali. Con il coraggio dei visionari, il Calderoli si libera dello stereotipo. Continua, è vero, a situare Roma nel Corno d’Africa. Però ammette che persino fra i terùn esistano degli esseri umani e li promuove al rango di «meridionali». Elettori del partito autonomista di Lombardo. Il quale è siculo, ma un siculo alleato di Calderoli, che in un afflato di bontà deve avergli cambiato il cognome (quello originale era Montalbano-Sono) come si faceva con gli schiavi nelle piantagioni di cotone.

La storica svolta ci costringe a rivedere la logora definizione di terùn: è ancora tale solo il meridionale che non lavora. Resta da trovare un nome per il suo omologo del Nord: il settentrionale che non ha mai combinato un tubo in vita sua, se si esclude una legge elettorale scriteriata e uno spogliarello di canottiere maomettane in tv. Che ne dite di «calderulùn»?

Massimo Gramellini


Titolo: MASSIMO GRAMELLINI. Nato negli Anni Sessanta (accostamenti ruffiani. Ndr)
Inserito da: Admin - Novembre 06, 2008, 11:52:32 am
6/11/2008
 
Nato negli Anni Sessanta
 
MASSIMO GRAMELLINI 

 
«Ma ti rendi conto di cosa significa per il mondo?», diceva ieri mattina mia moglie, vedendo un presidente nero sorridere in tv. «Quell’uomo ha la tua età». Altro che il colore della pelle. È questa la vera rivoluzione. Alla Casa Bianca arriva un giovane nato sull’uscio degli Anni Sessanta. Dico giovane, perché ci chiamano così da quando lo eravamo davvero e dopo non hanno smesso più. È come sui tram: chi è seduto non scende, chi sta dietro non spinge (o non riesce a salire) e allora noi rimaniamo lì, in piedi, con un’aria svagata da puer aeternus e la paura che una frenata troppo brusca ci faccia cadere giù. La Meno Peggio Gioventù.

Ah, ma adesso il tram lo guida uno di noi. Vedrete di che pasta siamo fatti. Non troppo frolla, anche se all’esterno sembriamo morbidi. Amiamo il rock, i Blues Brothers, le Donne Roccia (di solito le sposiamo per proteggerle dai nostri cambi d’umore), il pesce crudo, le energie rinnovabili, i verbi coniugati al futuro, il talento individuale, l’anarchia e il romanzo «Moby Dick»: facciamo un tifo sfrenato per la balena. Non amiamo il country, gli Inti Illimani, le Donne Iceberg (ma ce ne innamoriamo platonicamente per puro diletto cerebrale), la carne cotta, il petrolio, le polemiche fresche fresche su Resistenza e Vietnam, le cordate gregarie dei sessantottini alla Clinton e il loro inarrivabile cinismo, che li rende così poco credibili quando provano a dire «Yes, we can». Se non vi spiace, quello lo diciamo noi, che non saremo buoni ma almeno abbastanza decenti da poterci ancora concedere il lusso di sognare.
 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI
Inserito da: Admin - Novembre 14, 2008, 10:37:17 pm
14/11/2008
 
Tra un padre e una figlia
 
 
 
 
 
Prima di parlare di giudici arroganti e omicidio di Stato, come hanno fatto nelle ultime ore politici e preti, vale la pena ricordare che il «caso Eluana» non è una disputa astratta che percorre i cieli stellati della metafisica, ma la storia vera di una persona e della sua famiglia. Prima di affermare con tanta sicurezza cosa è giusto e cosa è sbagliato per tutti, cosa obbedisce alle leggi di natura e cosa no, bisognerebbe fare lo sforzo di immaginarsi nei panni di un gruppo di umani che certi problemi teorici si è trovato a viverli sulla propria pelle.

Eluana Englaro aveva vent’anni quando un incidente d’auto al ritorno da una festa la ridusse in coma vegetativo. Era il 18 gennaio del 1992. Il signor Beppino, che certa pubblicistica ha fatto passare per un padre sbrigativo e degenere, cominciò a fare la spola fra gli ospedali.

Andava alla ricerca di un medico che gli dicesse quel che nessun medico, in coscienza, avrebbe mai potuto dirgli: che per sua figlia esisteva una speranza microscopica di ritornare in vita. Ogni volta che usciva da un responso funesto, il signor Beppino non si arrendeva. Si limitava ad abbassare le aspettative. Se all’inizio cullava ancora il sogno di riabbracciare una Eluana saltellante, col passare dei mesi sarebbe stato disposto ad accontentarsi di vederle muovere un braccio, un mignolo, un ciglio di quell’occhio raggrumato nella fissità che spiava dal bordo di un lettino, in una clinica di Lecco, per ore intere. Gli sarebbe bastato sentire la voce di sua figlia dire parole anche prive di senso, anche con un timbro diverso da quello che lui ricordava nel cuore, purché quei suoni uscissero dal petto di Eluana e la riconnettessero in qualche modo alla vita.

Non mollò facilmente la presa, Beppino. Per cinque anni combatté la sua battaglia disperata a favore della sopravvivenza, sebbene gli affiorasse di continuo alla mente la reazione di sua figlia quando si parlava di coma: se succedesse a me, promettimi che staccherai la spina. Ma il giorno in cui accettò la sconfitta, si buttò con la stessa pulsione in un’altra battaglia non meno disperata: quella volta a regalare a Eluana il finale di partita che lei avrebbe voluto. Degno di un essere umano.

Credo che questa pulsione abbia un nome preciso: amore. Non egoismo, non disinteresse, non voglia sbrigativa di liberarsi di un peso, non senso di onnipotenza, non paura. Amore. La capacità di assumersi una responsabilità terribile fino in fondo, in nome e per conto di chi quella responsabilità non era più in condizione di esercitarla e che, ironia della sorte, sopravviveva solo grazie a quella tecnologia che proprio i teorici della vita-a-ogni-costo considerano spesso la nemica della morale.

La nuova battaglia del signor Englaro è durata fino a ieri sera. In assenza di una legge in materia, di sua figlia hanno parlato tutti, dai preti ai politici, dai medici ai giornalisti. Ma l’ultima parola, come è giusto che sia in uno Stato di diritto che confina col Vaticano ma non ne fa più parte da oltre un secolo, è toccata alla magistratura suprema: la Corte di Cassazione. Li hanno chiamati giudici arroganti, perché si sono «arrogati» una decisione sul destino di Eluana. Ma come dovremmo chiamare le istituzioni lombarde che non intendono eseguire nelle loro strutture sanitarie una sentenza della Repubblica italiana? E i politici che, agitando lo spettro di un’eutanasia generalizzata, ritardano da anni una legge sul testamento biologico che consenta almeno a chi si trova nelle condizioni di Eluana - nessuna possibilità di miglioramento, volontà manifesta del paziente - di disporre liberamente del proprio destino?

 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ilaria Party
Inserito da: Admin - Dicembre 03, 2008, 12:12:11 pm
Massimo Gramellini
 
3/12/2008
 
Ilaria Party
 
 
Fu nella drammatica notte del 2 dicembre 2008 che il consiglio di amministrazione di Sky prese l’unica decisione in grado di garantirgli la sopravvivenza: fondare un partito politico. Ilaria Party, dal nome dell’on. D’Amico, candidata al ministero della Difesa e Contropiede. «L’Italia è il Paese che amo», disse il presidente Murdoch doppiato dal telecronista Caressa, ispirandosi a un format di successo degli Anni 90 di cui aveva comprato i diritti.

Il programma fu redatto da una squadra di esperti guidata da Vialli e Topolino (in quota Disney Channel): 1. lotta all’ultima parabola contro il regime berluscomunista; 2. più partite di calcio e film a luci rosse per tutti, anche gratis e a mezzogiorno; 3. inaugurazione dell’Albinoleffe Channel (per sottrarre voti alla Lega); 4. riduzione dell’Iva sulla pay-tv allo 0,1%, pagabile in comode rate quarantennali. Un documento riservato suggeriva di concentrare gli sforzi soprattutto sul punto numero 4.

Essendo le frequenze di destra tutte occupate, l’Ilaria Party decise di schierarsi a sinistra, dove il segnale era debole, praticamente assente. Ottenne il sì di Rifondazione in cambio di un canale dedicato alle interviste di Gianni Minà, mentre per convincere Veltroni bastò garantirgli le repliche di “Giovanna, la nonna del corsaro nero” su Sky Classic. L’unico a tenere duro fu D’Alema: «Lo dissi nell’autunno del 1993 e lo ripeto oggi: in Italia non può succedere che il padrone di una tv riesca a fondare un partito».


NOTA. Tranne l’ultima frase, il testo è frutto della fantasia dell’autore.
 
 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI = ovvero il fumo negli occhi...
Inserito da: Admin - Marzo 06, 2009, 05:25:07 pm
6/3/2009
 
I tulipani dei ponti di Torino

 
MASSIMO GRAMELLINI
 
Appassito per mancanza di risorse, il Comune di Torino ha deciso di togliere gli addobbi floreali dai ponti della città. Insieme con le luci colorate che di notte ne illuminano (illuminavano?) gli angoli più suggestivi, i tulipani affacciati sul Po hanno contribuito a trasformare l’ex capitale dei visi grigi in un luogo di eleganti godurie. Col taglio di tulipani, viole e petunie si risparmieranno 250 mila euro, l’equivalente di cinque messe in piega dell’attrice Jennifer Aniston (notizia agra di ieri). Ma si ricomincerà a spennellare tristezza sul panorama, con effetti deprimenti per la psiche collettiva e per lo status di attrazione turistica conquistato di recente.

Questa crisi rischia davvero di abbruttirci. Ci abbruttisce nelle scelte collettive, dominate dalla retorica di chi si oppone all’abrogazione degli enti inutili e continua a sprecare denaro pubblico in convegni allucinanti e consulenze lobbistiche, ma in compenso cerca di far passare per superfluo il bello che invece superfluo non è mai, perché essendo bello riempie le anime, le quali non sono certo meno importanti delle pance.

Ma questa crisi ci abbruttisce anche nelle scelte individuali. Ha ragione Carlin Petrini quando sostiene che si può mangiare sano, e bene, con pochi soldi. Ma per farlo bisogna poter far la spesa nei posti giusti e cucinare con calma.

Bisogna cioè avere a disposizione qualcosa che nella nostra società declinante scarseggia quanto il denaro: il tempo.

Ben venga un ridimensionamento della quantità dei consumi. Ma per evitare che a rimetterci sia la qualità, e che l’impoverimento delle nostre tasche si traduca in un impoverimento delle nostre vite, diventa indispensabile mettere un freno alla deriva, aggrapparsi a un simbolo e combattere per esso. I tulipani dei ponti di Torino possono diventare quel simbolo. Non ce li lasceremo portare via.

Ci chiedevamo dov’era il futuro? Eccolo. Il futuro sono cittadini disposti, come in America, a pagare una sovrattassa per affiancare le istituzioni nella gestione di certi servizi graditi alla comunità: in fondo una fioriera costa solo 70 euro l’anno e ci sono ancora persone che possono concedersi il lusso di adottarne una. Ma il futuro sono anche istituzioni più dignitose, capaci di rinunciare ai cenoni nelle ville di proprietà pubblica per finanziare iniziative che servano a ingentilire l’esistenza di tutti.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I nuovi capri espiatori
Inserito da: Admin - Marzo 26, 2009, 10:27:53 am
26/3/2009
 
I nuovi capri espiatori
 
Massimo Gramellini
 
Il primo effetto della crisi sull’umore e sull’ordine pubblico è che l’ira popolare sta cambiando bersaglio: dai politici ai manager, dalla Casta alla Borsa, dalle monetine contro i segretari di partito ai sassi contro il capufficio francese della Sony. Ieri, sempre in Francia, il direttore di una multinazionale è stato sequestrato nel suo ufficio dai sindacalisti degli operai licenziati. E in Gran Bretagna un gruppo di vandali ha devastato la casa dell’amministratore delegato che aveva messo sul lastrico la Royal Bank of Scotland e i suoi correntisti. Il nome di battaglia scelto dagli incursori è già tutto un programma: «Bank bosses are criminals», i banchieri sono criminali.

L’immagine degli «uomini del fare» era passata indenne attraverso gli scandali degli Anni Novanta, che l’opinione pubblica aveva addebitato ovunque ai politici: a chi le bustarelle le prendeva, più che a chi le dava. Ma il crollo di Wall Street ha ribaltato i ruoli, con la politica che cerca, o almeno fa finta, di contrapporsi all’avidità dei finanzieri senza scrupoli.

Il risultato è che i bersagli da odiare non sono più i burocrati di partito, e neppure gli imprenditori di beni e servizi concreti. Sono gli alchimisti del denaro, incapaci di costruire un bottone.

E così staccati dalla realtà circostante che in piena recessione utilizzano i fondi di salvataggio dello Stato per continuare ad auto-assegnarsi prebende da favola.

La svolta ha un nome e un cognome: Barack Obama. È lui, primo politico dopo decenni a essere trattato come una rockstar, che addita alla platea mondiale i nuovi capri espiatori.

Lo speculatore Madoff ne incarna l’esemplare perfetto. Non ha fatto i soldi con le cose ma con i soldi, per lo più millantati. Deve la sua fortuna a scatole illusorie, a gigantesche cambiali elettroniche. Ma qui scatta la differenza fra le due sponde dell’oceano. Negli Usa la giustizia si mette subito in azione e con una condanna esemplare offre lo scalpo di Madoff alla furia dei truffati. L’imputato, a sua volta, chiede scusa alle vittime, completando un copione di pentimento e redenzione tipicamente americano.

Invece in Europa la scena è molto più confusa, le dimissioni rare, i processi lenti, le condanne impalpabili. E la rabbia, non incanalata nei riti della gogna collettiva, tende a crescere, fino a sfociare in atti inaccettabili di sopraffazione. La deriva è appena cominciata. Perciò va segnalata subito: non per aizzare i bassi istinti, ma per riportarli nell’alveo della ragione. Questo compito, nei sistemi civili, spetta alla politica e alla giustizia.

È sempre il loro sonno che genera i mostri della violenza.

In tempi di crisi, più che mai.

 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Premier giacca e maglione
Inserito da: Admin - Aprile 09, 2009, 11:11:04 am
9/4/2009
 
Il Premier giacca e maglione
 
 Massimo Gramellini 
 
 
Ci voleva un incubo per realizzare il sogno degli elettori di Berlusconi. Vederlo fare finalmente il Berlusconi. Assieme alle case dell’Aquila, il terremoto si è portato via il Palazzo della politica che lo teneva imprigionato da quindici anni, con qualche breve intervallo ludico nei summit internazionali. Per la prima volta lo abbiamo visto all’opera non come politico né come imprenditore, ma come imprenditore dotato di potere politico. Il capufficio dell’azienda Italia.
Un presidente del Consiglio, sì, ma d’amministrazione. Forse il mestiere che gli riesce meglio. Di sicuro quello che gli piace di più.

Abbandonato il doppiopetto dei traffici romani che tanto lo annoiano, ha rispolverato il maglione della libertà, gli ha arrotolato le maniche e sopra ci ha messo il timbro istituzionale di una giacchetta. E così, maglione più giacchetta, il presidente-imprenditore è sceso in campo. Il suo campo, quello del «fare», dove può esprimere la personalità debordante senza i vincoli delle procedure formali. Come ai tempi eroici della tv, quando spostava personalmente le telecamere negli studi, ha fatto del centro devastato dell’Aquila il suo posto di lavoro quotidiano.

Per tre giorni ha ispezionato luoghi, preso decisioni e dato ordini a persone che non erano lì per vanificarli o sottoporli agli estenuanti riti della democrazia, ma per eseguirli celermente. Ha stretto mani e consolato telespettatrici ideali del Tg4, indossando il casco da Mazinga dei vigili del fuoco. Ha sciorinato numeri, la sua ossessione - 2962 tende, 24 cucine da campo, 14 ambulatori operativi - e dispensato consigli terra-terra che mai erano fioriti sulla bocca di un premier: spedite soldi e non viveri, quelli piuttosto vendeteli e mandateci il ricavato.

L’emergenza lo ha rivitalizzato con la furia di mille lifting, spingendolo a gesti innovativi - ha dato disposizioni ai ministri in diretta tv durante «Porta a Porta» - e ad altri imprevedibili: ha tenuto le sue conferenze stampa in una caserma della Guardia di Finanza, uno di quei luoghi davanti ai quali, un tempo, sarebbe passato facendosi il segno della croce.

Ci eravamo dunque sbagliati sul suo conto, quando profetizzavamo che il capofila dei berluscottimisti non potesse sopravvivere al declino del capitalismo arrembante e fosse la persona meno adatta a governare la tristezza. Per qualche strana alchimia che si identifica con l’arci-italianità della sua natura, nei momenti difficili l’uomo della cuccagna riesce a riproporsi come uomo della provvidenza. Gigione con Obama, ma efficiente fra le macerie, in un alternarsi di barzellette e di decreti, di sorrisoni e di decisioni. Però sempre spiazzante rispetto alle regole del cerimoniale e alle profezie dei suoi detrattori.

La sua diversità, che a volte fa piacere e altre fa paura, procede di pari passo con la sua imprevedibilità. Il tedesco Schroeder aveva ribaltato l’esito di un’elezione presentandosi in stivaloni fra gli alluvionati dell’Elba, come l’indimenticabile vicesindaco Carpanini nella Torino allagata dalla Dora. Ma da noi nessun leader politico nazionale si era mai sognato di affrontare una catastrofe con questo piglio, conquistando da subito il centro della scena con una presenza fisica che indicava la volontà di agire e di metterci, è il caso di dirlo, la faccia. Quella faccia da generale insonne che la televisione ha proiettato in tutti i tinelli del Paese e che è diventata la faccia di uno Stato che non pontifica da lontano, ma in maglione arrotolato e giacchetta si presenta su un territorio distrutto per stare accanto ai cittadini che soffrono.

Una esibizione del genere azzera tutte le altre e fa risaltare ancora una volta le difficoltà dell’opposizione nell’adattarsi a un «format» che non le è proprio: il giorno della tragedia Franceschini non è andato in Abruzzo ma in Parlamento, altrimenti tutti avremmo scritto che aveva voluto copiare il rivale. Così in Abruzzo è andato ieri e non se n’è accorto nessuno.

Se fosse un elemento, Berlusconi sarebbe l’acqua che allaga ogni spazio dove non è in funzione una diga. Il terremoto d’Abruzzo ha rotto la diga. Adesso vedremo chi riuscirà a riportare il premier dentro gli antichi argini. Magari la Lega. Di certo non i suoi elettori, che da qualche giorno sono probabilmente un po’ di più.
 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. No Certosa, no party
Inserito da: Admin - Agosto 12, 2009, 03:17:03 pm
12/8/2009
 
No Certosa, no party
 
Una notizia leggera ma buona, per ricominciare. Il settanta per cento degli italiani vorrebbe trascorrere il Ferragosto a Villa Certosa con il padrone di casa, i suoi cari e le sue care. «Accetterebbe l’invito senza esitazioni», recita testualmente il sondaggio di «Novella 2000». Qual è la buona notizia? Beh, che un trenta per cento di italiani non accetterebbe l’invito. O avrebbe almeno un’esitazione prima di tuffarsi sotto la doccia con Topolanek.

Immaginavo fossero molti, ma molti di meno. Colpa dei pregiudizi che mi portano spesso a sottovalutare le risorse morali di questo straordinario Paese. Trenta per cento. Per inciso, più di quelli che votano Pd. Se ne deduce che il Pd non riesce a raggiungere nemmeno tutti gli allergici al Certosismo: figuriamoci gli altri.

Poiché ho deciso di seguire il consiglio del settanta per cento dei lettori, non parlando più di B, e di seguire il consiglio dello stesso B, non parlando più di tutto ciò che rattrista le masse e intralcia la loro propensione al consumo, non mi resta che baloccarmi con quel numero gravido di ottimismo.

Trenta per cento. Augurandomi che venga presto ottenuto in altre classifiche. Trenta per cento di italiani che non evadono il fisco. Trenta per cento di italiani che leggono libri. Trenta per cento di italiani che si risvegliano dal torpore e pensano, ridono, piangono e si appassionano con la propria pancia e la propria testa.

Mi accontenterei anche del venti, dài.

 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il lutto scorrevole
Inserito da: Admin - Settembre 22, 2009, 11:12:38 am
22/9/2009 - ADDIO AGLI EROI. IL RITO COLLETTIVO


Il lutto scorrevole

Massimo Gramellini

   
La rappresentazione del dolore più intenso ha mostrato due Italie diverse: quella ufficiale ha riempito le chiese, l'altra era distratta dalla sua quotidianità
Gli anziani ricordano che durante i funerali del Grande Torino l'Italia intera si arrese al dolore. Saracinesche abbassate e lutto al braccio, da Bolzano a Palermo. Un senso di sgomento collettivo, immortalato in pagine stupende da Indro Montanelli, che raccontò una partita di calcio giocata in piazza San Marco dai ragazzini veneziani: si passavano il pallone evocando i nomi dei caduti. Il lutto allora era il Lutto.

Scavava nelle persone e restava aggrappato per sempre ai fili della memoria. Ma ancora negli anni Settanta la morte di un Papa o una strage terrorista provocavano le stesse reazioni solenni. La tv di Stato dettava la linea, abolendo di colpo i programmi di svago per trasmettere musica classica, mentre le sale da ballo spegnevano le luci e il silenzio regnava assoluto nelle piazze e dentro gli stadi. Era tale la convinzione che il lutto dovesse avere quel genere di struttura tragica che il giorno in cui a Dallas venne assassinato Kennedy i giornali italiani si rifiutarono di pubblicare gli articoli dei loro inviati, che testimoniavano invece il disinteresse dell’America profonda per lo storico evento, surclassato dal campionato di baseball.

Poi il lutto ha incominciato a cambiare anche qui. È successo quando le immagini hanno preso il posto delle parole e le emozioni quello dei sentimenti. Le immagini e le emozioni sono potenti, ma brevi e superficiali. Come certi temporali estivi che sconquassano il suolo ed evaporano in fretta, senza penetrare in profondità e lasciando la terra più arida e assetata di prima. Nessun evento recente, a parte le Due Torri, è apparso abbastanza memorabile da coinvolgere intensamente una comunità intera. Nessun evento, nemmeno la morte di sei soldati a Kabul. La rappresentazione del dolore che è andata in scena ieri ci ha mostrato due Italie. Quella ufficiale, raccolta lungo il corteo delle bare, nella basilica di san Paolo e nelle tante chiese italiane, come la Gran Madre di Torino, che alla stessa ora si sono riempite di militari. E l’Italia dei telespettatori, la nostra Italia, che ha continuato a lavorare e vivere come sempre. Dove le uniche serrande abbassate erano quelle dei negozi chiusi per turno e molte scuole non avevano neppure la bandiera a mezz’asta. Tutti abbiamo dato un’occhiata ai telegiornali, alla ricerca di un pretesto per commuoverci, purché fosse un pretesto in grado di farci sentire meno bellicosi e più buoni. Lo abbiamo trovato in due bambini. Uno di due anni, l’innocenza assoluta, che indica la bara del papà quasi fosse un gioco. E l’altro di sette, l’infanzia resa adulta dal dolore, che corre sotto l’altare della chiesa per accarezzare il legno che racchiude le spoglie di suo padre. Ci siamo commossi, innaffiando il fazzoletto come il nostro premier in prima fila: stavolta ci ha rappresentati proprio tutti. Abbiamo pianto, ci siamo soffiati il naso. Poi abbiamo chiesto in cucina cosa c’era per secondo. È normale, funziona così ed è persino sciocco scandalizzarsi di questa incapacità cronica di stare dentro le situazioni per più di un attimo. La stessa incapacità che portava la conduttrice di un telegiornale a decantare con occhio umido gli eroi di Kabul e, girato il foglietto, ad assumere un'espressione da maliarda per svelarci l’ultimo gossip post mortem su Lady Diana e l'ex presidente Valéry Giscard d’Estaing.

Il simbolo plastico del cambiamento rimane l’uso dell’applauso. Fu inventato per sottolineare un'approvazione, mentre oggi si direbbe che la sua funzione principale consista nel coprire i baratri aperti dal silenzio, questa brutta bestia che ci induce a pensare, quindi fa paura e va rimossa come la morte. Le persone che fuori dalla basilica applaudivano le bare erano convinte in buona fede di esprimere solidarietà. In realtà stavano scacciando il dolore che passava dinanzi ai loro occhi, temendone il contagio. Ci avete fatto caso che i familiari delle vittime, gli unici a soffrire davvero, non applaudono mai?

Eppure sarebbe stucchevole rimpiangere il bel lutto che fu. Ogni epoca ha le sue rappresentazioni. La nostra ha espulso il sacro e con esso i riti comunitari che gli davano un’aura di credibilità. Si pattina leggeri sulla superficie, affastellando emozioni e mescolando ricordi: fra sei mesi non sapremo più se la tragedia di Kabul è accaduta prima o dopo quella di Nassiriya. D’altronde tutti si rammentano in modo vivido il Vietnam, pure chi non c’era, mentre delle due guerre irachene resta una macedonia di sensazioni in qualche angolo della testa. Proviamo di tutto, ma dimentichiamo anche tutto.

Persino la nostra bandiera. Per onorare i caduti, il Pd del Lazio ha stampato un manifesto nero con striscia rossa, bianca e verde: i colori dell’Ungheria.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Proibire moltiplica
Inserito da: Admin - Ottobre 03, 2009, 11:13:53 am
3/10/2009

Proibire moltiplica
   
MASSIMO GRAMELLINI


Una storia di sesso & potere, sepolta da tempo sotto cumuli di battutine e sbadigli, è riuscita a radunare davanti al focolare televisivo oltre 7 milioni di italiani.

Strapazzando colossi come don Matteo e il dottor House. Certo, la trasmissione era ben costruita e ben condotta, e anche la voce del centrodestra ha avuto modo di farsi sentire con vigore (l’interrogatorio di Belpietro alla D'Addario - teso a dimostrare che la signora è a libro paga degli accusatori del premier - aveva l’incisività di un episodio di Perry Mason).

Certo, l’argomento era pruriginoso e si sa come siamo noi telespettatori: schizofrenici. Con una mano scriviamo ai giornali che sarebbe ora di occuparsi di cose serie e con l’altra digitiamo sul telecomando alla ricerca di un’inchiesta sotto le lenzuola che appaghi la nostra sete di morbosità e funga da pretesto per indignarci di nuovo. Certo, la corte del Capo, servile al pari di tutte le corti, con le sue minacce spuntate di censura ha lanciato il programma come il migliore degli uffici stampa, creando un’attesa che ha reso ancora più peccaminosa, e quindi irresistibile, la tentazione di sbirciare Annozero.

Sta di fatto che un terzo del pubblico televisivo si è bevuto lo show di Santoro dall’inizio alla fine. E un terzo di quel terzo, oltre due milioni di persone evidentemente non paghe, si è poi trasferito con Belpietro nel salotto di Bruno Vespa dedicato ai commenti del post-partita. Così, dopo aver taciuto sull’argomento per mesi, la Rai ha parlato della D’Addario dalle nove di sera fino all’una e mezzo di notte, e sui due canali «berlusconiani» per giunta, mentre la terza rete «comunista» trasmetteva un film di evasione. Il mondo alla rovescia, come mille altre volte in questo strano Paese. Ma se tutto questo è potuto succedere, è perché ancora una volta i cortigiani del potente di turno (e il potente medesimo, obnubilato dalla sua stessa potenza) hanno sottovalutato una legge infallibile della storia: il proibizionismo non paga, anzi, moltiplica gli effetti di ciò che si vuol proibire.

Che tu nasconda whisky o notizie scomode, alla fine otterrai l’unico risultato di veder ricomparire quei «mostri», ingigantiti dalle aspettative e dal fascino del peccato. Nel frullatore nevrotico dell’informazione moderna, dove persino Obama dopo meno di un anno è già venuto a noia, aver negato per tutta l’estate l’esistenza televisiva della D’Addario ha realizzato la bella impresa di consegnarla intatta alla curiosità morbosa dell’autunno. E meno male che i berluscones erano dei maghi nella comunicazione…

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le disgrazie sono di sinistra
Inserito da: Admin - Ottobre 08, 2009, 11:45:53 am
8/10/2009

Le disgrazie sono di sinistra

Massimo Gramellini.

   
Dopo il proclama del Capo, il quadro è finalmente chiaro. I magistrati sono di sinistra, e questo già si sapeva. La tv pubblica, eccetto Topo Gigio, è di sinistra. Il 72% dei giornali è di sinistra (non il 71 e nemmeno il 73: il 72, l’ha detto Lui). La Corte Costituzionale è di sinistra, il Quirinale è di sinistra, gli arbitri in genere sono di sinistra, e anche i vigili che danno le multe sono di sinistra, i professori che rifilano 4 a mio figlio sono di sinistra, il vicino di casa che appesta il pianerottolo con la sua frittura è di sinistra, la signora che mi ha scippato il parcheggio è di sinistra, come la Regina di Biancaneve, Veronica Lario e la Costituzione: tutte di sinistra.

La sveglia alle sette è di sinistra, la barba da radere è di sinistra, il caffè amaro è di sinistra, i calzini bucati e gli ingorghi al semaforo sono di sinistra, il capufficio odioso è di sinistra, la moglie che mi ricorda le commissioni da fare è di estrema sinistra. Il Superenalotto è di sinistra, altrimenti vincerei. Gli stranieri, i comici, i miliardari e i gatti neri sono di sinistra. Le escort sono di sinistra, ma solo quelle che chiacchierano, naturalmente. Cavour era di sinistra, come Montanelli e Barbarossa, del resto. Fini è di sinistra e pure le previsioni del tempo, se segnalano pioggia. Persino io, quando non digerisco la peperonata, divento di sinistra.

Da noi l’unica disgrazia che non sia di sinistra è la sinistra.

P.S. Viva l’Italia, viva Berlusconi! (anche questo l’ha detto Lui).

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Allons enfants de la Patrie
Inserito da: Admin - Ottobre 25, 2009, 04:11:40 pm
24/10/2009

Allons enfants de la Patrie
   
Massimo Gramellini

Riemergo carico di ottimismo dalla pagina di «Le Monde» dedicata alle reazioni dei lettori al caso Due Sarkozy. Il figlio del Presidente, studente universitario poco più che ventenne, era stato inopinatamente candidato alla guida di un’importante società statale, ma la sollevazione dell’opinione pubblica, capeggiata dagli stessi elettori di Sarkò, ha bloccato il sopruso sul nascere. Nonostante il signor Carlabruni, con uno di quei sofismi in cui eccellono i politici, avesse cercato di ribaltare il senso degli eventi, considerando un’ingiustizia non che il suo pargolo ottenesse una carica per la quale non aveva né titoli né competenze, ma che non potesse concorrervi perché figlio del Capo dello Stato.

La Francia profonda conserva una pancia monarchica ed egualitaria. Ama eleggere un re, ma poi vigila sui suoi comportamenti, fino a ergersi a contrappeso dell’autorità suprema, quando essa tende a ricostituire quell’Ancien Régime di privilegi, nepotismi, caste e prebende che i francesi si scrollano continuamente di dosso da oltre duecento anni. Ci sono riusciti anche stavolta. E in coda a una settimana italiana che alimenta la tentazione di lasciar perdere, tanto tutti i politici rubano, tutti fanno sesso spericolato, tutti raccomandano tutti e nessuno ha il senso dell’istituzione che rappresenta, i lettori di «Le Monde» spediscono un messaggio di speranza. Indignarsi contro il Potere serve ancora. Perché, scrive uno di loro, «essere eletti dal popolo non dà dei diritti, ma dei doveri».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza sapere
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2009, 05:07:47 pm
28/10/2009

Senza sapere

Massimo Gramellini
   
Se più niente ha il potere di stupirvi, ascoltate questa conversazione carpita dall’emittente Reggio Tv il giorno dei funerali delle vittime di Messina. C’è il governatore siciliano Lombardo che si lamenta con alcuni amici per aver firmato un decreto che consente a un consigliere comunale di costruirsi una casa in riva al torrente (quindi lievemente abusiva). «Capite? Chissà quanti ne firmo senza sapere, perché c’ho tanto di carte».

Per certi versi sarebbe stato meglio che avesse agito in malafede. Mi sarei sentito un po’ più sicuro, un po’ meno affidato al caso. Quel che invece apprendiamo dalla viva voce di Lombardo è che siamo nelle mani di una banda di politici superficiali e stressati che non hanno alcuna consapevolezza dei loro atti. Non hanno consapevolezza di quel che dicono e che di solito è pensato e scritto da altri. Non hanno consapevolezza delle mani che stringono, perché vengono portati in giro come madonne pellegrine e indotti a dar retta a persone di cui ignorano la storia e la fedina penale. E non hanno consapevolezza dei documenti che firmano, spesso a tarda sera, nei ritagli di tempo fra il collegamento tv e la dichiarazione ai giornali: il loro vero lavoro. E’ chiaro che gente così dovrebbe almeno circondarsi di collaboratori preparati e integerrimi.

Invece a prosperare in quella palude sono spesso i più servili, gli eterni portaborse. E così, dopo aver passato una vita a reclamare che fossero pulite, ci accorgiamo quanto sia importante che le mani della politica siano anzitutto attente, concentrate.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un po' di ipocrisia
Inserito da: Admin - Ottobre 29, 2009, 10:27:52 am
29/10/2009


Un po' di ipocrisia

di Massimo Gramellini

Montanelli raccontava che suo nonno, marito e padre esemplare, una volta al mese prendeva il calesse per andare alla «fiera di Lucca». Tutto il parentado, moglie compresa, sapeva che a Lucca il nonno si recava a trovare l’amante. Ma le regole della società borghese obbligavano il fedifrago a mettere una distanza anche fisica fra il tempio della rispettabilità e il luogo del peccato. Oggi un simile scenario sarebbe doppiamente impensabile. Intanto perché la moglie lo farebbe nero, oppure si farebbe un amante a Lucca pure lei. E poi l’amante fisso, e di sesso completamente diverso dal proprio, sta diventando una banalità. Chiunque si aggiri per i palazzi romani, battuti in questi giorni da un forte vento di pettegolezzi ormonali, viene relazionato su ogni genere di intrecci plausibili: il ministro e il ragazzino, l’onorevole e il viado, il presidente e la escort. Ormai il fotografo che sorprendesse un uomo politico a letto con una donna si rifiuterebbe di sprecare il rullino.

Certo, quel che stupisce nel comportamento dei nostri notabili smutandati è la totale mancanza di precauzioni. Ricevere prostitute in casa o adescare trans per la strada con l’auto di servizio tradisce un senso strafottente di onnipotenza, ma anche un’ingenuità venata d’autolesionismo: alla lunga, ma anche alla breve, come puoi pensare di farla franca? Avendone i mezzi, e loro li hanno, non farebbero meglio a prendere il calesse, cioè un aereo, e andare alla «fiera di Lucca», mettendo qualche migliaio di chilometri fra i propri vizi e gli sguardi di chi è interessato a scoprirli?


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Torna qui
Inserito da: Admin - Ottobre 31, 2009, 12:34:17 pm
31/10/2009

Torna qui
   

Massimo Gramellini


All’alba l’operaio disoccupato Mircea Ungureanu ha riempito due valigie con tutta la sua vita, è montato su un treno ed è partito. Per la Romania. Pare che il suo viaggio all’incontrario faccia tendenza. In queste settimane c’è un fiume di messicani che lasciano l’America, di africani che abbandonano l’Europa, di ragazzi dell’Est che smettono di cercare l’Ovest a Ovest. Non è un sogno a occhi aperti di Borghezio. Se ne tornano davvero a casa loro, dove il lavoro manca come qui, ma almeno ci sono gli affetti e gli affitti: meno cari. I nostalgici della razza indigena hanno ben poco da esultare. Intanto ad andarsene sono quelli per bene: spacciatori e papponi non conoscono la cassa integrazione.
E poi il controesodo rischia di produrre sconquassi nella nostra società piena di rughe.

Proprio su «La Stampa» di ieri Luigi La Spina commentava gli esiti di una ricerca: senza l’afflusso degli stranieri, fra quindici anni la generazione più numerosa di torinesi sarà rappresentata dagli ultra-settantacinquenni. Con tutto il rispetto e i migliori auguri di lunga vita, come potrà un manipolo di giovani sottopagati mantenere legioni di anziani in pensione? Serve una politica per la famiglia e serve soprattutto un massaggio alle teste, dato che nessun popolo smette di fare figli perché non ha soldi (altrimenti gli italiani sarebbero estinti da secoli). Smette perché non crede più nel futuro. E, mentre noi ci massaggiamo, qualcuno corra in stazione a chiamare indietro Mircea, casomai avesse perso il treno.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Iene e Grisi
Inserito da: Admin - Novembre 06, 2009, 09:42:13 am
6/11/2009

Iene e Grisi

Massimo Gramellini

   
Ho seguito col cuore in gola, come tutti voi, le convulsioni dei verdi, i rovelli di Rutelli, la nascita da una costola del Pdci dei «Comunisti sinistra popolare» di Marco Rizzo (il politico), Marco Baldini (il disc jockey) e Marco Berry (la iena). E non mi perdo una battuta, come tutti voi, delle polemiche striscianti tra Fini e Berlusconi, Bossi e Maroni, Tremonti e il resto del mondo. Però non posso ignorare una differenza di fondo. I litiganti di centrosinistra adottano il modello Assemblea di Condominio, che è a sua volta l’erede diretto dell’Italia dei Comuni. Tutti parlano, spesso uno sopra l’altro, e chi si ritrova in minoranza boicotta le decisioni raggiunte, oppure minaccia di mettersi d’accordo con quelli del condominio accanto. Risultato finale: la miniaturizzazione e la paralisi.

I centrodestri, invece, sono seguaci del modello Signoria. C’è un padrone assoluto, con poteri di vita e di morte (politica e finanziaria) sui cortigiani. Appena qualcuno osa fare stecca sul coro viene prontamente zittito dalla soldataglia del Capo o dal Capo medesimo (nelle Signorie più piccole, tipo la Lega, è Bossi in persona a togliere la corrente ai dichiaratori incauti, tipo Maroni). Ma l’aspetto più sorprendente è la reazione del ribelle. Non protesta né chiede scusa. Semplicemente tace. Con un bell’inchino si allontana dal trono a passo di gambero e si rimette in riga. Pronto a tradire il Signore quando questi sarà debole o in disgrazia, come il Griso con don Rodrigo.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'ombra di Valentino
Inserito da: Admin - Novembre 11, 2009, 10:11:02 am
11/11/2009

L'ombra di Valentino

Massimo Gramellini

   
A uno come Valentino Rossi si può perdonare tutto, persino la scarsa propensione a pagare le tasse nel suo Paese d’origine. Tutto tranne l’ultimatum posto alla Yamaha: o me o Lorenzo. Lorenzo è un giovane spagnolo, suo compagno di squadra ed erede designato. Ma in un afflato di insicurezza che mai avremmo creduto possibile, Valentino l’anarchico incolla il sedere al sellino come il peggiore degli uomini di apparato e pretende, ohibò, che nessuno gli faccia ombra.

È il morbo della mediocrità e lo vediamo all’opera ogni giorno, in ogni consesso umano. Ne sono vittima quei capi che tendono a circondarsi di collaboratori poco dotati, privilegiando la fedeltà al talento, lo spirito di clan alla collaborazione competitiva. Tutti lo fanno e tutti lo pagano, amaramente. Eppure continuano a farlo.

Ad Austerlitz, Napoleone fu salvato da un generale estroso che contravvenendo ai suoi ordini giunse sul campo di battaglia al momento sbagliato, cioè giusto, rovesciandone l’esito. Dopo la vittoria l’Imperatore lo rimpiazzò con uno yesman. E fu Waterloo.

«Ma Ben, quello è un cretino!», disse Arpinati a Mussolini, che lo aveva appena destituito da segretario del fascio per metterci l’atletico Starace. «Lo so» rispose il Duce, «ma un cretino obbediente». E finì a piazzale Loreto.


È che a un certo punto anche chi si ritiene un fenomeno perde la voglia di misurarsi con chi è bravo come lui e, per paura di essere sorpassato, preferisce lasciarsi portare alla rovina dalla bava dei servi che saranno poi i primi a tradirlo.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La donna e la fogna
Inserito da: Admin - Novembre 12, 2009, 10:04:35 am
12/11/2009

La donna e la fogna

Massimo Gramellini.
    
Non conosco il disegnatore Alessio Spataro, autore del libro di fumetti «La ministronza» che narra le avventure del ministro Giorgia Meloni (ribattezzata Mecojoni) nelle fogne di Roma, fra topi, scarafaggi e acrobazie erotiche con sconosciuti. Ma immagino che come artista di sinistra sarà giustamente sensibile ai diritti degli esquimesi e sosterrà le campagne ambientaliste per la difesa dell’upupa. Soprattutto si batterà contro lo sfruttamento delle donne e la volgarità con cui il «sistema» turbo-consumista, incarnato in Italia da Berlusconi, le utilizza per vendere prodotti e dare sfogo a istinti primordiali non mediati da educazione e cultura.

Eppure la sensibilità di Spataro si arresta di fronte a forme di vita diverse da sé. Il suo bersaglio è una giovane politica incensurata, sgobbona e talmente al di sopra di ogni sospetto che nemmeno la sua nomina a ministro fu accompagnata dalle battute maliziose che si riservano di solito alle donne in carriera. Viene dal popolo, ma per uno di sinistra non dovrebbe essere un difetto: almeno non lo era fino a qualche tempo fa. Agli occhi di un ultrà dell’ideologia, Giorgia Meloni però ha una tara irredimibile: è di destra e questa appartenenza la fa decadere dai suoi diritti di donna e di essere umano. Il rispetto che meritano le upupa non vale per lei. La si getti dunque nelle fogne, la si trasformi in una ninfomane che non si lava e parla in romanesco triviale coi sorci. Naturalmente trincerandosi dietro il diritto di satira, parolina magica che serve a coprire la mancanza di talento e prima ancora, come sempre, di autoironia.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'Intrattabile
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2009, 11:48:17 am
13/11/2009

L'Intrattabile

Massimo Gramellini

   
Sui libri di storia i nostri nipoti troveranno scritto che nell’autunno del 2009 un premier si fece approvare in 24 ore una legge per non finire sotto processo e penseranno a un refuso. Finiva così l’articolo che ho scritto un’ora fa e poi ho buttato nel cestino, perché nel rileggerlo mi sono accorto che ormai Berlusconi è un argomento intrattabile. Né io che scrivo né, temo, voi che leggete abbiamo più la giusta serenità per discutere di un uomo che non è un politico o un imprenditore come gli altri, ma un dio o un diavolo, a seconda degli umori.

Uno che suscita amore e odio come le rockstar, le icone, le squadre di calcio.

Provate a immaginare se il presidente del Consiglio Casini (Tremonti, Letta, Bersani) si fosse fatto scodellare una legge ad personam, fresca fresca di giornata, dalle sue gallinelle parlamentari. I suoi elettori sarebbero stati i primi a scandalizzarsi, ma chi lo avesse difeso o attaccato lo avrebbe comunque fatto senza quella passione totalizzante e morbosa che contraddistingue i fan e i detrattori di Berlusconi.

Egli incarna il sogno di una massa di persone e i sogni di massa non sono tenuti a rispettare il codice penale né altra convenzione che non sia il perpetuarsi del sogno stesso. Questo pensano gli innamorati.

Mentre i nemici diventano sempre più ossessivi e si chiedono: come potremmo non esserlo, visto che lui è ovunque, dalla politica alla finanza, dallo spettacolo allo sport?

Ma anche loro non sanno più cosa inventarsi e così, proprio alla fine della sua parabola, quest’uomo epocale sembra aver raggiunto il suo obiettivo: lasciarci tutti senza parole.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Coda di scorta
Inserito da: Admin - Novembre 16, 2009, 11:02:07 am
14/11/2009

Coda di scorta

Massimo Gramellini

   
Siamo un Paese meraviglioso. Nel pomeriggio in cui le legioni avvocatesche del premier escogitavano la delizia del Processo Breve, nell’aula della Camera si discuteva della coda dei cani, se fosse giusto o meno tagliarla a quelli da caccia, e senza nemmeno trovare un accordo, come ha rivelato Totò Di Pietro ad Annozero. Cacciatori a favore, animalisti contrari, laici e cattolici divisi. Si ignora la posizione della Binetti. Ma si deve senz’altro deplorare l’inefficienza di un sistema che non consente anche alle bestie di farsi delle norme su misura: certe leggi «ad canem» sarebbero sicuramente più equilibrate e rispettose dei loro corrispettivi umani.

A proposito di code, e di chi cerca di tagliarle, si è avuta conferma che nella patria delle scorte, dove anche l’ultimo tirapiedi del potere sgomma per le strade delle città fra pretoriani incaricati di proteggerlo non si sa da chi, forse dalla furia di qualche automobilista che si vede sorpassare nel traffico, ecco, in questo immondo scortificio è stata tolta la protezione a uno dei pochi che ne avessero davvero bisogno: il capitano Ultimo.

Ma poiché siamo un Paese effettivamente meraviglioso (quando gli va), è giusto aggiungere che proprio ieri i carabinieri del Nucleo scorte di Palermo hanno deciso di accompagnarlo nel tempo libero, pagando la benzina di tasca propria, ogni volta che l’uomo che arrestò Riina andrà in Sicilia per testimoniare nei processi contro Cosa Nostra.
Perché per poter fare la cosa giusta, in questo Paese meraviglioso, certe volte bisogna mettersi in ferie.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La rivelazione
Inserito da: Admin - Novembre 18, 2009, 10:14:42 am
18/11/2009
 
La rivelazione 
 
 
Piazzale di stazione Termini, notte. Le telecamere inquadrano una sagoma scura che cammina con un telefonino all’orecchio. Poi due uomini, due macchie sfocate, saltano addosso alla sagoma e incominciano a prenderla a calci. La sagoma, un uomo anche lui, corre a perdifiato, sorpassa sagome indifferenti di passeggeri, apre la portiera di un taxi, urla qualcosa all’autista. Ma il taxi resta immobile, le due macchie sfocate infilano le braccia nell’abitacolo ed estraggono la vittima che si dibatte: le strappano il telefono dalle mani e la lasciano per terra come un sacco d’immondizia.

Poiché in ogni sito web la notizia rimandava a un blog di commenti, sono andato a leggermi le reazioni della gente. Ed erano tante ma tante quelle che dicevano: embé, cosa avrebbe dovuto fare il tassista, l’eroe? E se lo inseguivano, e se lo accoltellavano, e se poi gli toccava perdere giornate intere di lavoro in tribunale per rendere testimonianza sotto gli occhi minacciosi degli imputati? Paghiamo le tasse proprio perché qualcun altro perda tempo e si prenda coltellate al posto nostro. Così stava scritto sui blog, e appena uno interveniva per dire «vergogna, ci vuole solidarietà, potrebbe toccare a voi» veniva invitato a scendere dalle nuvole.

Leggevo e pensavo a come la vita corrisponda poco alle parole. Magari quel tassista pavido era uno che a chiacchiere minacciava di fare a pezzi i delinquenti. E di sicuro qualcuno di coloro che ieri lo difendevano, domani sarà pronto a rischiare la pelle per un estraneo. Perché è sempre la vita, non le parole, a rivelare il nostro carattere, anche a noi stessi.
 
da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il bene difficile
Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2009, 10:21:53 am
9/12/2009

Il bene difficile

Massimo Gramellini
   

Il racconto del male fa male, dice il Papa.
Non risveglia le coscienze, ma le intossica, rendendo gli uomini più depressi e più cinici. Difficile dargli torto, difficilissimo fare altrimenti. Eppure bisognerebbe provarci: tutti insieme, giornalisti e lettori. Cominciando col chiedersi: perché? Perché la notizia che cento agenti di Wall Street hanno fatto la coda per fornire midollo spinale a un loro acerrimo concorrente malato di leucemia vale meno dell’ipotetico omicidio del collega medesimo? Semplice, rispondono i libri sacri del giornalismo: perché le notizie sono eventi straordinari, il famoso uomo che morde il cane.

Già, ma oggi non è forse più straordinario un gesto di solidarietà? Il cronista è come il medico, insistono i testi sacri: vai da lui per farti dire che cosa non va. Già, ma oggi uno non va dal medico anche per farsi prescrivere delle cure preventive, dei vaccini, dei ricostituenti?

I potenti, e qui non alludo certo al Papa, vorrebbero che i media si occupassero soltanto di cose positive, lasciandoli peccare in santa pace. I lettori e i telespettatori anche, a parole. Perché poi, appena vai a leggere la lista delle trasmissioni più viste in tv e delle notizie più cliccate sul Web, ai primi posti trovi sempre violenza e fesserie, fesserie e violenza. Una cosa è sicura: per certi versi la realtà è migliore di quella descritta dai media e per certi altri peggiore. Ci sono meno assassini nelle città che in un telegiornale, però esistono vaste zone d’ombra, specie nel mondo degli affari, che mai vengono illuminate dalla torcia dell’informazione.

La mia sensazione è che non siamo capaci di raccontare né il bene né il male e che la maggioranza del pubblico a sua volta si è talmente intossicato, come dice Ratzinger, che non è più neanche in grado di desiderare e apprezzare la buona informazione. Manca il senso della misura. Il racconto del bene si trasforma quasi sempre in melassa buonista, in santino moralista. E il troppo miele provoca nausea. A sua volta il racconto del male privilegia la superficialità ansiogena, la curiosità morbosa e l’effetto splatter, senza affondare i denti nelle cause profonde dei problemi.

Anche il pubblico soffre dello stesso virus mediatico dei giornalisti: non ha pazienza, scappa da un canale all’altro e da un articolo all’altro, in cerca di emozioni più forti che riescano a scuotere la corazza abulica del suo cinismo. Spacciamo angoscia a dei drogati che ce ne chiedono in dosi sempre maggiori, ed è difficile ormai stabilire chi abbia cominciato per primo, e perché.

Ecco, un buon punto di partenza potrebbe essere questo: superare l’eterno dissidio bene/male, notizie buone/notizie cattive. Non è l’oggetto che conta, ma il trattamento. Una fiction appiccicosa su un eroe alimenta il mio scetticismo molto più di un film di Tarantino. Allo stesso modo, il racconto di una strage autostradale di bambini affidato alla penna di Dino Buzzati mi massaggia il cuore assai meglio di un servizio becero su qualche allegra gozzoviglia di vip. Nelle botteghe dell’informazione, ma anche fuori, è passata l’idea che esistano solo due tasti da pigiare: l’urlo e lo sghignazzo, la paura e la trucidità. Il male che tira è il virus fantomatico, l’assassina con la faccia d’angelo, l’eterna rissa dei politici. E il suo corrispettivo benefico sono la volgarità e la retorica, purché camminino sulle gambe di qualche personaggio famoso.

L’informazione ha bisogno di tinte forti, la vita invece privilegia i toni tenui. Raccontare quei toni è difficile, apprezzarli ancora di più. Bisognerebbe essere stati educati. Ma la tv - l’unica ad avere il potere per farlo - in nome di un concetto assai peloso di libertà ha da tempo abdicato a questo ruolo, preferendo dare al pubblico «quello che vuole», che è come permettere a un bambino di mangiare sempre hamburger e patatine, e poi stupirti che non ti chieda cibi più sani.

La sensazione finale è lo straniamento. Qualcuno immagina che esista un Grande Vecchio che ci vuole così: emotivi, ottusi, sostanzialmente rincoglioniti da porzioni sempre maggiori di nulla spacciato per chissà che. E’ una visione inquietante, ma al tempo stesso rassicurante. Invece io penso che in questo teatrino siamo tutti burattini e burattinai. Fabbricanti e fruitori di notizie, respiriamo tutti la stessa droga, ci nutriamo di cose fasulle mentre subiamo passivamente la realtà e, come tante belle addormentate nel bosco mediatico, restiamo in attesa di un principe azzurro che ci desti dall’incantesimo. Senza renderci conto che quel principe azzurro possiamo essere soltanto noi.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scusate se son buoni
Inserito da: Admin - Dicembre 10, 2009, 10:23:07 am
10/12/2009

Scusate se son buoni

Massimo Gramellini

   
Da piccoli ci insegnavano a fare la carità di nascosto per non cadere in peccato d’orgoglio. Adesso è diventata una questione di incolumità personale. Se vieni beccato a fare il buono ti insultano, quando va bene. Lasciamo stare l’allenatore dell’Ascoli, messo in croce dai tifosi per un gesto di fair play nei confronti degli avversari, o quello di una squadra giovanile di Piacenza licenziato dal presidente per aver ritirato dal campo i suoi ragazzini dopo una zuffa: il calcio, si sa, è un mondo di maschi esaltati. Ma sentite cosa è successo a una signora di Macerata, Fiorella Faggiolati. Legge sul giornale che a Padova due bambini sono stati lasciati fuori dalla mensa dell’asilo nido comunale perché la madre non aveva i soldi per pagare la retta. D’impulso chiama il servizio scolastico e salda l’arretrato di 460 euro.

Una meraviglia di gesto, penserete. Come minimo le daranno la cittadinanza onoraria, le intesteranno la sala mensa o le fettuccine al pomodoro sul menu. Errore. L’assessore padovano alla scuola (pardon, alle politiche scolastiche, non so se mi spiego), in quota partito democratico, reagisce piccato: «Ognuno farebbe bene a guardare a casa propria». Marchigiana che non sei altro, fatti gli asili tuoi. E sotto con una spiegazione burocratica su quale procedura la mamma dei due bambini lasciati fuori dalla mensa - gli amichetti dentro a mangiare e loro niente, roba da trauma psicanalitico perenne - avrebbe dovuto seguire per accedere alla carità comunale. Alla fine la benefattrice di Macerata ha dovuto ancora giustificarsi, chiedere scusa all’assessore. La prossima volta che farà del bene, ricordi almeno di mettersi in faccia un passamontagna.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Perché mi odiano?
Inserito da: Admin - Dicembre 15, 2009, 04:00:43 pm
15/12/2009


Perché mi odiano?
   
Massimo Gramellini

Non capisco perché mi odino, ha confessato a don Verzé in pieno trauma da giorno dopo, quando al dolore fisico si accompagna sempre la prostrazione morale. Berlusconi è l’opposto di Cyrano. Quello si disprezzava e, disprezzandosi, odiava essere amato. Silvio si adora, e adorandosi, desidera l’amore altrui, senza distinzioni. Non si rende conto che chi pretende l’amore attira con la stessa intensità anche l’odio.

I veri politici non pretendono di essere amati e infatti la gente li apprezza. Li ignora o li disprezza: sentimenti medi, razionali, gestibili. Solo un terrorista può spingersi a odiare un politico, però inteso come simbolo. Non colpisce Moro perché è Moro, ma perché rappresenta lo Stato. Invece Berlusconi viene colpito proprio in quanto Berlusconi. Non un politico, ma un’icona, una rockstar.
Uno che suscita sentimenti estremi: nei fan (l’inno della Dc tedesca non si intitola «meno male che Angela c’è») come nei detrattori.

Lui parla alle viscere prima che ai cervelli: e le viscere sono incontrollabili, da esse può scaturire tutto il bene e tutto il male del mondo. Questo, ovviamente, non significa giustificare il gesto di uno squilibrato e la violenza verbale di chi lo esalta sul web.
È solo il tentativo di dare una risposta alla domanda drammatica che Berlusconi ha posto a don Verzé.

Sventurato il popolo che ha bisogno di eroi, scriveva Brecht. Ma sventurati anche gli eroi che hanno bisogno del popolo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mal di Morgan
Inserito da: Admin - Febbraio 03, 2010, 09:26:43 am
3/2/2010

Mal di Morgan

Massimo Gramellini

   
Pur non essendo né bello né intelligente come lui (lo scrivo senza ironia), vorrei dire che nella sua ultima intervista, solo parzialmente smentita, Morgan sostiene il falso. Non è vero che la cocaina sia il miglior antidepressivo. Non è vero che ci si possa fare di crack senza conseguenze per l’organismo. Non è vero che la droga migliori la qualità delle percezioni: sull’immediato, forse, ma alla lunga ti trasforma in un morto vivente. Mi rendo conto che le sue parole siano più originali e trasgressive delle mie. E che la fonte da cui provengono - una persona colta e sensibile - le renda più autorevoli che non se a pronunciarle fosse stato un Corona. Ma un personaggio televisivo non è solo un artista: ha responsabilità maggiori perché comunica direttamente con un pubblico spesso sprovvisto di filtri culturali.

È triste che Morgan faccia finta di non rendersene conto, trincerandosi dietro la maschera narcisista del maledetto. E sarebbe ancora più triste se pensasse sul serio ciò che ha detto. Davvero può credere che la cocaina lenisca il mal di vivere? A cosa gli è servito il suo talento, se non sa che il corpo è un tempio da rispettare e che per sfondare la corazza di dolore che ci impedisce di entrare in contatto con la nostra anima non servono le sostanze psicotrope, ma il desiderio innato in ogni uomo di trovare un punto di equilibrio interiore, senza scappare all’inseguimento di emozioni superficiali, amori distruttivi e gesti fintamente provocatori? In un mondo di cervelli addormentati - dalla droga, dalla paura, da certa tv - la vera provocazione, oggi, consiste nel «farsi» di vita.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lo scoop del secolo
Inserito da: Admin - Febbraio 27, 2010, 09:47:13 am
24/2/2010

Lo scoop del secolo

Massimo Gramellini

Dopo l’ultimo scandalo, che a quest’ora sarà già diventato il penultimo, sorge spontanea una domanda.

- Premesso che da dieci anni non sono più i ladri a indignarci, ma le guardie (forze dell’ordine, magistrati, arbitri di calcio e ogni altro soggetto psicologicamente disturbato che si ostini a voler far rispettare qualche straccio di regola).
- Premesso che a ogni malefatta commessa da una parte deve corrispondere una malefatta eguale e contraria commessa dalla parte opposta, affinché si possa dire che sono tutti uguali e andare avanti come se niente fosse.
- Premesso che (postilla del precedente), appena uno della nostra parte viene preso con le mani nella marmellata, ogni sforzo non va rivolto a pulirgliele, ma a dimostrare che sono sporche anche quelle degli altri.
- Premesso che l’uomo è cacciatore e razziatore, e chi non si rassegna a veder trionfare gli istinti più bassi è un ingenuo o un moralista.
- Premesso che non solo ogni inchiesta, arbitraggio ecc. è per definizione un complotto, ma la vita intera è un complotto, ordito da tutti contro tutti all’insaputa l’uno dell’altro.

Ebbene, tutto ciò considerato e premesso, vengo alla domanda.

C’è ancora in Italia un disadattato che non ruba, pur occupando un ruolo che gli consentirebbe di farlo?

Qualora esistesse, lo pregherei di rilasciarci un’intervista. Sarebbe lo scoop del secolo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Quel solito pasticciaccio brutto
Inserito da: Admin - Marzo 01, 2010, 01:16:06 pm
1/3/2010

Quel solito pasticciaccio brutto

MASSIMO GRAMELLINI

Capitale sciatta, oltre che corrotta. Nazione peggio che infetta: disperata. Quanto succede a Roma in queste ore è lo specchio di un Paese che affoga drammaticamente nel ridicolo. Cominciamo dal Pdl, che è riuscito nell’impresa di presentare le sue liste al di là dell’orario consentito. L’immane compito era affidato a un ex socialista, tale Alfredo Milioni, visto uscire di corsa dall’ufficio elettorale a mezzogiorno meno un quarto come se avesse dimenticato qualcosa (i simboli, le firme, la trebisonda: non si è ancora capito bene). Ha poi tentato di rientrarvi a tempo scaduto, dopo aver approfittato della pausa-pranzo «pe’ magnà quarcosa». Proprio vero che a volte non basta avere i Milioni. Per colpa sua il primo partito italiano, quello che esprime il presidente del Consiglio e il sindaco di Roma, è stato escluso dalle Competizione nella Capitale e rischia di restare fuori dal Consiglio regionale del Lazio persino nell’eventualità di una vittoria della sua candidata Polverini.

Chissà come sarà contento Berlusconi: se la prende con la burocrazia, ma era entrato in politica con la promessa di portarvi una ventata di efficienza aziendalista e si ritrova a capo di un movimento che non riesce a rispettare neanche le scadenze più banali. Su questo episodio di ordinaria trasandatezza sono già fiorite versioni suggestive: c’è chi narra di un ritardo dovuto a litigi furibondi nella compilazione delle liste (si sa che finiani e berluscones si amano da impazzire), chi di un’azione ostruzionistica da parte dei seguaci «gandhiani» della Bonino, che si sarebbero sdraiati per terra nei corridoi dell’ufficio elettorale pur di impedire a Milioni il raggiungimento dell’agognata meta.

Sono una banda di incapaci», ha sintetizzato il democristiano Rotondi, erede di un partito che poteva anche scannarsi dietro le quinte, ma sapeva presentarsi sempre puntuale all’appuntamento con le poltrone. Naturalmente non sarà facile tenere il Pdl fuori dalle urne, e forse non sarebbe nemmeno giusto nei confronti dei suoi incolpevoli elettori. Così alla fine assisteremo all’ennesimo pasticciaccio brutto, cucinato a colpi di deroghe e leggine. A uscirne sconfitta sarà ancora una volta la credibilità di una classe politica composta da personale che, anche quando non è disonesto, si rivela sconsolatamente mediocre.

Mediocre oppure sprezzante. Volgendo lo sguardo a sinistra, infatti, ci si imbatte nella scelta di dubbio gusto di Emma Bonino, che accetta la collaborazione dei terroristi neri Mambro e Fioravanti, rei confessi di numerosi omicidi politici. La Bonino sostiene che i due assassini hanno saldato il loro debito con la società. Ma una cosa è la legge, un’altra è, o dovrebbe essere, la sensibilità di un leader. Nessuna norma può impedire a chi sparava alla gente di collaborare alla campagna elettorale di Emma Bonino. Dovrebbe essere la stessa Bonino a impedirlo. Perché chi ha commesso reati di sangue può tornare in libertà dopo aver scontato la pena, ma non occuparsi attivamente di politica, neanche da posizione defilata: è una forma di elementare rispetto nei confronti dei familiari delle vittime. Nessuno tocchi Caino, va bene: ma almeno non fatecelo trovare nel retropalco dei comizi.

Riassumendo: a Roma gli elettori del Pdl non sanno neppure se potranno votarlo, mentre gli elettori del Pd si scoprono a braccetto con i terroristi di destra. Se aggiungiamo queste delizie alle truffe e alle ruberie che stanno trasformando la lettura dei giornali in un percorso di guerra, si può ben dire che la politica abbia messo inconsapevolmente in atto una delle più massicce campagne di astensionismo della storia.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Per la precisione
Inserito da: Admin - Marzo 06, 2010, 11:33:16 am
6/3/2010

Per la precisione

Massimo Gramellini
   

Nell’Italia dove ogni regola è tutt’al più uno stato d’animo, spuntano all’improvviso dei personaggi che rispettano a tal punto la forma da calpestare il senso comune. Come l’impiegata del Pantheon che, in un video che sta facendo il giro del mondo, scavalca la balaustra oltre la quale alcuni musicisti stanno suonando Vivaldi e interrompe il concerto perché «di domenica il Pantheon chiude alle 18». Le spiegano che resta da suonare l’ultimo movimento: quattro minuti appena. Macché, la donna è inflessibile. I concertisti ripongono gli strumenti nelle custodie, fra le urla degli spettatori.

Nel monumento di Agrippa è in corso una eroica rivolta del buon senso contro la stupidità. Viene stroncata dal grigiore dell’impiegata, che torna al microfono per ribadire l’unico pensiero che sembra abitarla: «Di domenica il Pantheon chiude alle 18». La prospettiva che possa chiudere alle 18 e 04 evidentemente l’atterrisce: cozza contro il regolamento e la voglia di chiudere baracca e tornare a casa. Non c’è umanità nelle sue parole, neanche un «mi dispiace». Solo quel mantra ottuso ripetuto all’infinito, così simile a quelli che talvolta si sentono pronunciare negli uffici pubblici.

L’elasticità, di cui siamo maestri quando ci fa comodo, trova in questi soprassalti di formalismo il suo contraltare inesorabile. La stessa impiegata, spedita a consegnare le liste elettorali di un partito, sarebbe giunta in ritardo, lamentandosi della burocrazia altrui. Perché di solito chi applica troppo rigidamente le regole è come chi le infrange: un menefreghista.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Perduto amore
Inserito da: Admin - Marzo 11, 2010, 09:17:54 am
11/3/2010

Perduto amore


Massimo Gramellini

A un anno e mezzo dalla morte del figlio Vito, ucciso dal crollo del soffitto del liceo Darwin di Rivoli, la signora Cinzia ha ingerito un tubetto di pillole nel tentativo di raggiungerlo. E’ stata salvata dalla lavanda gastrica, e dall’altra figlia che l’ha trovata riversa sul letto come se dormisse. Gli stoici dicevano che il dolore è un’inadeguatezza alla situazione ed effettivamente è così. Siamo inadeguati a reggere l’evento più innaturale che esista: la morte di un figlio, che è morire in due rimanendo vivi, e rimanendolo in mezzo ad altre persone che soffriranno con noi solo per un po’ - gli amici, il parentado - oppure per sempre, ma in modo diverso. Mi riferisco ai figli sopravvissuti, che si ritrovano senza un fratello e orfani di genitori che non saranno mai più quelli di prima.

Anche chi è assolutamente convinto che la vita abbia un senso ammutolisce di fronte al dolore di una madre o di un padre. E non può non interrogarsi sulla potenza selvaggia di quel legame di carne che ogni giorno, giustamente, viene messo in discussione dai conflitti generazionali. Tutti, almeno una volta, abbiamo pensato che i nostri genitori non ci amassero. Ma il gesto della signora Cinzia serve a ricordarci che il senso della vita è proprio lì, in quel legame fra chi crea e viene creato. In quell’amore assoluto che dà senza chiedere. Nel libro «Una madre lo sa» di Concita De Gregorio, un’ostetrica racconta che, appena nasce un bambino, le persone in attesa fuori dalla sala-parto le chiedono subito come sta il figlio. Solo una chiede prima come sta la mamma. Sua mamma.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non c'è più religione
Inserito da: Admin - Marzo 13, 2010, 11:11:22 am
13/3/2010

Non c'è più religione
   
Massimo Gramellini

Il presidente del Consiglio è indagato per aver tentato di bloccare due puntate di Annozero, esercitando pressioni sull’Agenzia delle Comunicazioni, cioè sull’arbitro.

Un prete pedofilo fu trasferito in Baviera, dove continuò a esercitare indisturbato il suo vizietto, negli anni in cui la diocesi di Monaco era guidata dal futuro papa Ratzinger.

L’onorevole Speciale, generale della Guardia di Finanza in pensione, ha presentato una proposta di legge per aumentare la pensione dei generali della Guardia di Finanza.

Un modenese incensurato di 38 anni organizzava la sezione italiana del Ku Klux Klan reclutando adepti sul web.

Un uomo si è affacciato alla finestra di un albergo di Roma con una pistola ad aria compressa e ha sparato contro una scolaresca in gita, colpendo un ragazzino di striscio alla testa.

Nel pieno centro di Milano una coppia è stata sorpresa in una saletta del bancomat mentre faceva sesso, gratis.

I giurati scandinavi hanno deciso all’unanimità di assegnare il premio Nobel per la pace a Luciano Moggi.

Una sola di queste notizie è falsa, per il momento. Indovinate quale. (Questo giochino amaro nasce da un’idea di Michele Serra, che l’ha lanciato la settimana scorsa. Ma ogni giorno, ahinoi, è buono per riproporlo con le infinite varianti offerte da una cronaca che sembra partorita dalla fantasia di un fumatore d’oppio).

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cinque euro
Inserito da: Admin - Marzo 16, 2010, 08:12:15 am
16/3/2010

Cinque euro
   
Massimo Gramellini

Arriva una lettera firmata. Racconta di una mamma che, facendo pulizia nella stanza della figlia dodicenne, trova una busta con un migliaio di euro in tagli da 5. Pensa a un furto e ad altre cose orribili, tranne all’unica che, messa alle strette, di lì a poco la ragazzina le confesserà: i soldi sono il ricavato di prestazioni sessuali eseguite a scuola. La madre è sconvolta dalla scoperta e dalla reazione della figlia: di normalità. Incolpa il Grande Fratello e i politici (una volta avremmo detto «la società») per il pessimo esempio che danno.

Sorvolando sulle responsabilità di quella famiglia, che sicuramente ci saranno ma che non abbiamo strumenti per valutare, un’osservazione si impone inesorabile: la morte del futuro ha cancellato nei ragazzi l’idea di crescita. Un tempo la vita era un percorso e ogni fase consisteva in un passaggio che tendeva a uno scopo: il raggiungimento della consapevolezza di se stessi e di che cosa si voleva diventare. A un certo punto il meccanismo è saltato. La vita ha smesso di essere una scala da salire un gradino dopo l’altro ed è diventata un’arena piatta e senza confini. Ma se manca l’idea di un percorso da compiere, l’unico navigatore diventa l’utilitarismo. Voglio soldi e me li procuro nel modo più facile. Vendo sesso (o lo compro) senza pensare alle conseguenze, perché già la parola «conseguenze» presuppone una coscienza del tempo e dello spazio che non posseggo più. Purtroppo in un mondo che - a casa, in politica, in tv - non fa che togliere ringhiere da tutte le parti, è molto più facile cadere.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La serrata del signor Tv
Inserito da: Admin - Marzo 17, 2010, 10:20:00 am
17/3/2010

La serrata del signor Tv

di Massimo Gramellini

A dieci giorni dal voto, la politica riempie i teatri e irrompe sul web, ritorna al passato e va nel futuro, ma diserta malinconicamente il presente: la televisione. Una situazione surreale, come se alla vigilia dei Mondiali chiudesse la Domenica Sportiva.

Chiunque osservi la scena da una prospettiva più evoluta della nostra, per esempio dallo Zimbabwe, vedrà conduttori televisivi che trasferiscono i talk show nelle piazze e politici in preda alla sindrome di invisibilità che chiamano i giornali per proporre e in qualche caso elemosinare interviste sui siti.

Sempre dallo Zimbabwe ci fanno notare il paradosso del direttorissimo del telegiornale governativo, che è appena andato a spiegare le proprie ragioni su Internet, partecipando al programma online di uno dei grandi epurati della tv, Enrico Mentana.

È un sistema rovesciato, l’effetto della scelta spaventata di una vecchia volpe che controlla lo schermo ma non riesce più a governarlo e perciò decide di spegnerlo. Berlusconi è e rimane il comunicatore di un mondo di cieli azzurri e bimbi sorridenti, il mondo dei rampanti Anni 80, il suo mondo, quello della pubblicità.

Di fronte alla durezza di una crisi epocale, che sta spostando il benessere da una parte all’altra del pianeta (e noi purtroppo ci troviamo dalla parte sbagliata) il capo del centrodestra si scopre senza un progetto e soprattutto senza un linguaggio intonato alle circostanze. Preso dal panico, ricorre allo strumento dei padroni deboli: la serrata. Certo, lo fa appoggiandosi a una legge demenziale come la par condicio, partorita dalla mente mediocre dei suoi oppositori. Ma lo fa, e con uno scopo preciso: zittire i tribuni della plebe, soprattutto Santoro. Non perché tema che lui o Travaglio provochino un travaso di voti da destra a sinistra: il premier è troppo intelligente anche solo per pensarlo. No, è allergico a Ballarò e Annozero perché sporcano i suoi cieli azzurri, tolgono energia al migliore dei mondi possibili, attizzano il discutere e il dubitare che sono nemici del fare. Meglio il silenzio degli indecenti alle chiacchiere distruttive che minano le certezze delle masse consumatrici, a cui il berluscottimismo ha fornito in questi anni l'unica ideologia comprensibile e desiderabile.

Berlusconi è convinto che i programmi che seminano dubbi diffondano angoscia, e che l’angoscia produca astensione, fuga, rifiuto. In realtà il conflitto produce risveglio, e avremmo tutti un dannato bisogno di scuotere questa Italia addormentata, insensibile ormai ai baci di qualsiasi principe azzurro, compreso lui. Il risultato paradossale della sua psicosi è il silenzio della tv, imposto dall’uomo che ha insegnato a tutti come si parla in tv. Quasi che l’elastico, che all’inizio della Seconda Repubblica lo aveva proiettato davanti agli altri di una spanna, ora lo abbia ricacciato all’indietro, riducendolo a una versione chirurgicamente evoluta di Forlani.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In piazza per fingere che la democrazia non è un'opinione
Inserito da: Admin - Marzo 20, 2010, 08:59:03 am
In piazza per fingere che la democrazia non è un'opinione

Massimo Gramellini


Gli italiani riscoprono le piazze. Sembravano un po' dimenticate, negli ultimi tempi. Luogo di passeggio e di turismo, le piazze storiche. Mentre le "nuove" piazze, semplicemente, non esistono. Sono "altro". Spiazzi inseriti in mezzo a urbanizzazioni artificiali. Ad agglomerati immobiliari costruiti senza nesso con la domanda sociale. Piazze senza persone. O traversate da persone di passaggio. Che si lanciano uno sguardo distratto e un cenno imbarazzato, se per caso si incrociano. Non piazze, ma aree senza vita sociale. Ridotte a parcheggi. Dedicate al passeggio con il cane. D'altronde, le attività pubbliche a cui erano dedicate le piazze si sono, in parte, trasferite altrove. I mercati. Ma soprattutto la politica. Concentrata e dislocata in altri luoghi. Due, soprattutto. Il Palazzo e i Media  -  in particolare la Tivù. Il Palazzo, dove si decide, dove agiscono coloro che decidono. Lontano dalla società. La Tivù, dove gli uomini politici, divenuti attori, si mostrano ai cittadini, trasformati in spettatori. E lanciano i loro slogan, elaborano e propongono la loro immagine.

Per questo, le piazze, dove è nata la democrazia hanno perduto visibilità. O meglio: avevano. Perché oggi sembrano ritornate. Luoghi affollati di manifestazioni politiche. Dove, alla vigilia delle elezioni regionali, non si manifesta per un candidato. Ma, perlopiù,  si protesta e si grida. NO.

No a Berlusconi e al furto della legalità. Sabato scorso. No alla sinistra e ai magistrati. Oggi. No al complotto contro la democrazia ordito da chi non accetta la volontà del popolo sovrano. E vorrebbe cacciare il leader eletto. Dal popolo sovrano.

Così le piazze si riempiono ancora. E il sospetto è che ciò avvenga perché il Palazzo è divenuto  -  ma soprattutto "appare" - troppo lontano dalla società. E cittadini non ne ascoltano più la voce. Il richiamo. Neppure quando è utile  -  al Palazzo. Alla vigilia del voto. Così, per paura del vuoto, si cerca di riempire le piazze. In modo da offrire lo spettacolo - e la voce  - della politica in Tivù, dove sulla politica è sceso il silenzio. Per legge.  In modo da mostrare il "popolo sovrano", che altrimenti esprime la sua sovranità una volta ogni tanto (oppure "ogni poco"), alle urne. Ed è evocato, ogni giorno, sotto forma di Opinione Pubblica, mediante percentuali, raccolte nei sondaggi. Ma la Democrazia ha bisogno di riti. Gli elettori, la "gente" non possono essere ridotti a numeri silenziosi, recitati in tivù, oppure dal leader. A conferma del proprio consenso personale.

Così si assiste al ritorno - intermittente - della piazza. Nell'epoca in cui trionfa la democrazia dell'opinione, serve a dimostrare che la democrazia non è un'opinione.

E che la democrazia  rappresentativa non se la passa troppo bene.

(19 marzo 2010)
da repubblica.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Omertutti
Inserito da: Admin - Marzo 27, 2010, 04:52:29 pm
26/3/2010

Omertutti

Massimo Gramellini

Il parroco che sa dov’è il cadavere della ragazza scomparsa e non lo dice. Il medico che sa chi lasciò morire in ospedale il detenuto drogato e non lo dice. L’appuntato che sa chi picchiò a morte in caserma l’altro carcerato e non lo dice. I ragazzi del bar che guardano il corpo rantolante di un ragazzo preso a botte da un teppista e non solo non fanno nulla per fermare l’aggressore, ma non si chinano nemmeno a prestare aiuto al ferito, continuando a bere e mangiare. La cronaca ci offre testimonianze di omertà a getto continuo. Pur nelle diverse gradazioni di responsabilità, ciò che unisce il parroco al medico, il medico all’appuntato e l’appuntato ai ragazzi del bar è il disprezzo per le leggi dello Stato in quanto provenienti, appunto, dallo Stato.

Un’entità che essi non riconoscono o comunque subordinano a un’altra molto più importante: la Chiesa, la corporazione, la famiglia, se stessi. Il proprio «particulare», come scriveva Guicciardini degli italiani già parecchi secoli fa. Questo è un Paese che da sempre non ha senso dello Stato perché lo Stato gli fa senso. Dai più viene percepito come un padrino insolente cui siamo costretti a versare il pizzo sotto forma di tasse e chiunque riesca a sottrarsi alla corvée è percepito quasi come un eroe. L’idea di appartenere a una comunità più vasta di una casta ci è sconosciuta. L’omertà di massa nasce da qui. Non tanto dalla mancanza di coraggio, ma da una compiaciuta ignoranza del proprio status di cittadini che dovrebbero avere una sola famiglia, lo Stato, e un solo confine, la legge.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mai dire sì
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2010, 11:08:08 am
3/4/2010

Massimo Gramellini



Svelerò un piccolo segreto professionale. Quando un giornalista vi fa una domanda e voi rispondete «sì», per ragioni di spazio quella domanda diventerà la risposta. Sintesi corretta, persino ovvia. Però una cosa è leggere: «Cota, lascerà in magazzino gli scatoloni della pillola RU?» Risposta: «Sì». E un’altra: «Lascerò gli scatoloni delle pillole RU in magazzino». Poiché aspira a diventare la nuova dc, la Lega dovrebbe rivalutare ogni tanto il linguaggio criptico dei democristiani. Non era la spia di una mancanza o confusione di idee. Loro le idee le avevano talmente chiare che si guardavano bene dal farle sapere in giro.

Proprio per scongiurare il rischio di retromarce come quella che il governatore piemontese è stato costretto a compiere nelle ultime ore. Cos’avrebbero risposto un Piccoli, un Forlani o un Rumor al quesito sulle pillole che Belpietro ha rivolto a Cota in tv? «Intanto la ringrazio per la domanda. Non posso non considerare l’ipotesi di valutare in modo più approfondito una questione che richiede quel genere di coinvolgimento complessivo che saprà trarre beneficio da una pausa di riflessione alla quale intendo attenermi fermamente, nel rispetto della coscienza di tutti e di ciascuno».

Belpietro si sarebbe addormentato, e noi con lui, ma almeno il nome del nuovo governatore sarebbe finito sui giornali per altri motivi. Magari per la promessa di far fermare il Frecciarossa nella sua Novara, che un democristiano mai si sarebbe sognato di anticipare. Anche se - sia detto a onore di Cota - quello poi il treno lo avrebbe fatto fermare davvero.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Targhe alterne
Inserito da: Admin - Aprile 06, 2010, 06:40:40 pm
6/4/2010

Targhe alterne
   
Massimo Gramellini

Il Pio Sodalizio dei Piceni, proprietario del palazzetto romano di via Campo Marzio in cui nacque Il Mondo di Pannunzio, non vuole che sul muro dello stabile campeggi una targa commemorativa. «Mai nei nostri palazzi sono state poste targhe collegate alle attività degli inquilini», hanno spiegato i Pii Sodali. Per loro un'attività vale l'altra: la rosticceria o il settimanale che ha cambiato la storia del giornalismo e della cultura italiana. Meglio che l'intelligenza rimanga sotto traccia. Una sua costante esposizione al pubblico, sia pure solo sotto forma di targa, potrebbe innescare effetti indesiderati sui passanti. Di intelligenza, nei 120 metri quadri della redazione del Mondo, ne transitava obiettivamente parecchia. Il redattore capo si chiamava Flaiano. E vi circolavano a mente libera Salvemini ed Ernesto Rossi, La Malfa e Salvatorelli, Carandini e Panfilo Gentile, Einaudi e Mario Ferrara (nonno di Giuliano), i giovani Scalfari e Spadolini. La sera andavano in via Veneto ad anticipare la Dolce Vita, ma sempre a schiena dritta di fronte al potere. Quando De Gasperi espresse il desiderio di conoscere il direttore Pannunzio, quell'orgoglioso sedentario gli fece rispondere: «Io qua sto». E «qua» erano i 120 metri quadri di via Campo Marzio.

«I profeti disarmati» - così venivano chiamati gli inquilini - erano liberali, laici e intellettuali. Chissà quale dei tre epiteti avrà maggiormente preoccupato il Pio Sodalizio. Ma è giusto così, la cultura evolve. Adesso a Roma le targhe si mettono davanti alla casa del Grande Fratello.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La musica del cuore
Inserito da: Admin - Aprile 11, 2010, 11:18:47 am
10/4/2010

La musica del cuore

MASSIMO GRAMELLINI


L’agenzia di notizie Tiramisù, che attinge abitualmente alle lettere di «Specchio dei tempi», segnala la storia di un’anziana signora torinese, entrata nel salone de La Stampa per dettare il necrologio di una persona cara. Triste per l’incombenza affrontata, si avvia verso la porta, costeggiando gli scaffali dell’adiacente libreria. Vede due adolescenti, un maschio e una femmina, che sfogliano un libro da cui esce una musica lieve. Pensa che sarebbe un regalo perfetto per la nipotina e si avvicina allo scaffale dove i ragazzi hanno appena riposto il volume, ma non riesce a individuarlo fra tutte quelle copertine colorate.

Chiede aiuto alla coppia di adolescenti, che subito lo rintracciano e glielo porgono. Il libro suona davvero, però costa 12 euro e 90. Troppo per le tasche di una pensionata. La signora si allontana a passi lenti, ed è già quasi davanti all’uscita quando si sente toccare una spalla. Sono i ragazzi di prima e hanno un pacchetto in mano. «Tenga, per la sua nipotina». Mi dispiace non conoscere i nomi dei protagonisti. Altrimenti li avrei scritti in stampatello, per una elementare forma di par condicio: se invece di regalare il libro alla vecchietta, l’avessero rapinata, sarebbero stati sbattuti in prima pagina come simboli di una gioventù depravata. So bene che due ragazzini in libreria non rappresentano compiutamente una generazione. Ma nemmeno gli altri. Quelli che picchiano, rubano e stuprano. Dei quali però si parla sempre, al punto da indurre noi adulti a credere che esistano soltanto loro.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Che barba, che noia
Inserito da: Admin - Aprile 16, 2010, 10:08:36 pm
16/4/2010

Che barba, che noia

Massimo Gramellini
   
L’immagine che lo consegna per sempre ai nostri ricordi è quella di un anziano gentiluomo in pigiama che a letto sfoglia la Gazzetta dello Sport, mentre accanto a lui la moglie soffia come un mantice, solleva le gambe a candela e borbotta «che barba che noia, che noia che barba». Ciò che distingue un genio dell’umorismo da un marito normale è la sua reazione.
Di fronte all’attacco più grave che ogni maschio sia chiamato a fronteggiare - l’incapacità di suscitare passioni - Raimondo Vianello non si scusa né accusa. Si limita a lanciare uno sguardo in tralice, senza mai perdere di vista il giornale. Il matrimonio che resiste nel tempo, sembra suggerirci il suo silenzio, consiste nella gestione oculata dei litigi e degli scoppi improvvisi di noia.

Raimondo non era solo la parte maschile della ditta Vianello & Mondaini, ma se oggi lo ricordiamo soprattutto così è per la sua decisione giovanile di annullare il proprio talento anarchico, che forse ne avrebbe fatto il Peter Sellers italiano, dentro i vincoli di un rapporto professionale di coppia, allegoria perfetta dei vantaggi e degli svantaggi che procura una vita coniugale felice. I fan del Vianello «single», quello macabro e surreale degli sketch censurati con Tognazzi, sostengono che il matrimonio con una milanese pragmatica e un po’ «sciura» come la Sandra abbia deviato il corso naturale della sua carriera, riducendo alla sola dimensione televisiva un attore che possedeva il dono raro dell’umorismo. Per i fautori del Vianello «matrimoniale» vale il discorso opposto: se avesse seguito il suo istinto di battutista allusivo sarebbe finito nel dimenticatoio, in questo Paese ben poco inglese che detesta gli umoristi perché applaude la risata grassa del comico e le improvvisazioni sguaiate della commedia dell’arte.

Dovunque sia adesso, Vianello sorriderà di certe dispute, senza mai staccare gli occhi dal giornale. Ogni uomo è la scelta che fa e la sua è stata di privilegiare l’aspetto borghese del proprio carattere. Aveva bisogno di vivere al riparo di una doppia cornice di sicurezza: economica e affettiva. La tv e la moglie. L’affetto munifico del pubblico (i suoi show del sabato sera, popolari senza essere volgari, facevano 20 milioni di spettatori) e quello materno di una donna da cui non ebbe figli, ma della quale forse un po’ lo fu.

In un mondo dello spettacolo abitato da troppe coppie che dichiarano di amarsi sul palco (vedi un’altra Sandra, la Bullock, alla cerimonia degli Oscar, una settimana prima del divorzio) e si dilaniano accanitamente in privato, Mondaini & Vianello hanno offerto l’interpretazione opposta e vincente di due persone che si punzecchiano di continuo davanti alla telecamera per ritrovarsi più unite a casa propria. Indimenticabili le sigle finali dei loro varietà degli Anni Settanta, quando davano l’impressione di correre a perdifiato l’uno fra le braccia dell’altra, ma sul più bello qualcosa faceva fallire l’aggancio: di solito qualcosa di macabro, con lei che lottava contro la morte e lui che si girava dalla parte opposta, visibilmente sollevato. Erano gli sposi d’Italia e il passaggio alle tv di Berlusconi aveva istituzionalizzato il loro matrimonio, trasformando Casa Vianello nel contenitore di tutti gli stereotipi della coppia tradizionale. Lui era il marito svogliato e addomesticabile, che risvegliava il suo istinto di predatore in presenza di ragazze provocanti, ma arrivato a un passo dall’adulterio si ritraeva sempre. Apparentemente per un equivoco o un capriccio del destino. In realtà, per l’adesione inconscia a un codice morale al quale non doveva essere del tutto estraneo il sentimento d’amore per la moglie, che pure non veniva mai esplicitato.

Sandra & Raimondo erano lo specchio deformato ma non infedele del matrimonio all’italiana. Nel loro ménage si riconoscevano milioni di piccolo borghesi, quando esserlo significava assomigliare a Vianello: benpensante, magari ipocrita, però mai trucido e volgare. È difficile immaginare che i litigi di una coppia cresciuta col Grande fratello abbiano i toni e le pause, soprattutto le pause, di quelli che sapeva imbastire lui. Il suo segreto è facile da scoprire, ma impossibile da copiare. Ci ha giocato fino all’ultima intervista: «Se tornassi indietro, rifarei tutto. Mi risposerei anche. Con un’altra, ovviamente».

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il rogo di Gomorra
Inserito da: Admin - Aprile 17, 2010, 04:41:58 pm
17/4/2010

Il rogo di Gomorra
   
MASSIMO GRAMELLINI

Sono d’accordo con l’Amato Premier. La mafia italiana è appena la sesta nel mondo (il prossimo anno non parteciperà neanche alla Champions), la sua fama è tutta colpa di «Gomorra». Che in realtà parla di camorra ed è pubblicato dalla casa editrice dell’Amato. Ma sono quisquilie.
Piuttosto: perché fermarsi a Saviano, dico io. Si chiami il ministro fuochista Calderoli e gli si commissioni un bel falò per buttarci dentro altri libri disfattisti. Comincerei dai «Promessi sposi»: tutti quei bravacci e signorotti arroganti, che agli stranieri suggeriscono l’immagine fasulla di un Paese senza regole, dove la prepotenza e la furbizia prevalgono sul diritto.

E «Il fu Mattia Pascal»? Vogliamo continuare a diffondere la favola negativa dell’uomo che cerca un legittimo impedimento per potersi fare i fatti suoi? Nel fuoco, insieme con «La coscienza di Zeno», un inetto che non riesce nemmeno a liberarsi del vizio del fumo, quanto di più diseducativo per una gioventù che ha bisogno di modelli positivi come il vincitore di «Amici».

Porrei quindi rimedio alla leggerezza sconsiderata del «Gattopardo». «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
Hai trovato la formula segreta del potere e la spiattelli in giro così? In America nessun romanzo ha mai raccontato la ricetta della Coca-Cola. Nel fuoco anche Tomasi di Lampedusa: con quel cognome da nobile sarà di sicuro comunista. E poi «Il nome della rosa». Morti e sesso torbido in un monastero. Di questi tempi! Il nome della Rosa è Pantera. Il resto al rogo. Su con quelle fiamme e linea alla pubblicità.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Impagabile
Inserito da: Admin - Aprile 21, 2010, 07:52:31 am
21/4/2010

Impagabile

di Massimo Gramellini


Oggi per me la notizia più importante del mondo è che Dario Brazzo è sceso in garage e si è impiccato. Aveva 50 anni e faceva l’imbianchino a Villadose, provincia di Rovigo, nel Nordest dove i soldi crescevano e adesso non si trovano più. Accanto al cadavere, un biglietto. Dario Brazzo chiede scusa ai figli e ringrazia polemicamente i tre debitori che, rifiutandosi di saldare il conto delle sue prestazioni professionali, lo hanno mandato in rovina. Chissà se quei tre dormiranno male, stanotte. Temo che continueranno a sentirsi perfettamente a loro agio in questa società fondata sui mutui, nella quale sopravvivono soltanto i furbi. Quelli che incassano subito e non pagano mai.

Uno pensa ai bisticci di potere con cui giornali e tivù si riempiono la pancia e ne coglie la sostanziale irrilevanza rispetto alle riforme di cui ha fame la gente vera. Fra queste la trasformazione della giustizia civile in qualcosa di giusto e di civile, che permetta per esempio a un imbianchino con moglie e figli a carico di ottenere ciò che gli spetta, la ricompensa del suo lavoro, senza dover aspettare un’era geologica. Ingannato e umiliato da chi ha usufruito dei suoi servizi e ora, consapevole della propria impunità, lo irride trattandolo come uno che chiede l’elemosina.

Così chi aspetta i soldi muore, mentre chi deve darli campa benone e fa pure la vittima e il nullatenente.

Costoro hanno tutto il nostro disgusto, ma tanto non sanno che farsene. Avrebbero bisogno di uno Stato che mordesse loro le tasche, visto che l’anima, quella l’hanno perduta da un pezzo.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma che storia
Inserito da: Admin - Aprile 24, 2010, 11:22:48 pm
23/4/2010

Ma che storia

Massimo Gramellini

Dopo le dimissioni di Ciampi, motivate da diplomatiche ragioni di stanchezza, anche Zagrebelsky, Gregoretti e Dacia Maraini meditano di lasciare il comitato dei garanti per le celebrazioni dell'Unità d'Italia, liberando quell'impotente consesso dal peso ingombrante della cultura. Perché a questo dovevano servire i festeggiamenti: a restituire agli italiani un minimo di conoscenza della propria storia. Ci si può dividere fra sabaudi e borbonici, unitari e federalisti, partigiani e repubblichini. Ma solo dopo aver saputo chi diavolo fossero tutti costoro. E cosa potrà mai saperne chi, come Bossi jr, afferma che «il tricolore identifica un sentimento di 50 anni fa», cioè gli Anni Sessanta, periodo di contestazioni studentesche nel quale il tricolore era semmai disprezzato come feticcio borghese? O quel sindaco veneto che per la festa della liberazione dal nazifascismo (1945) vorrebbe sostituire «Bella ciao» con le canzoni del Piave che gli alpini cantavano durante la prima guerra mondiale (1915-18)?

L'ignoranza è la dannazione d'Italia dal giorno della sua nascita. La novità è che adesso la si esibisce con orgoglio, recitando quattro frasi lette su un opuscolo. Come la storia di ogni altra nazione, la nostra ha ospitato orrori ed eroi, la deportazione dei briganti meridionali nelle fortezze alpine, ma anche il sacrificio di tanti giovani morti con l'Italia sulle labbra. Meriterebbero di essere ricordati con più rispetto: per la lingua e la memoria di un Paese che non farà mai i conti col suo passato fino a quando continuerà a oscillare fra il revisionismo e la retorica.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il mondo alla rovescia
Inserito da: Admin - Aprile 28, 2010, 09:04:03 am
28/4/2010

Il mondo alla rovescia

Massimo Gramellini

Un signore anziano dall’aria mite viene trascinato in auto da uomini col passamontagna sul viso, mentre sull’altro lato della strada centinaia di persone piangono, si disperano, urlano il suo nome.

Sembra l’incubo kafkiano di ogni persona perbene. Invece è il dramma di Reggio Calabria, parte dello Stato italiano da 150 anni, dove la gente blocca il traffico per applaudire il padrino della ’ndrangheta Giovanni Tegano invece della polizia che lo ha appena arrestato.

Le foto di quella folla sono un trattato di sociologia. Bulli addobbati come Corona, con le braccia tatuate e gli occhiali da sole rovesciati. Bambini inerpicati sulle spalle dei padri, affinché possano godersi meglio lo spettacolo. E donne di ogni genere che strillano ai poliziotti: «Così traumatizzate i ragazzi!», quasi che il trauma sia la cattura del boss, non i suoi delitti. Poi dalle retrovie si solleva un urlo solitario, ripetuto ossessivamente come uno spot: «Tegano uomo di pace!». Dicono sia sua cognata. Nessuno si erge a zittirla e meno che mai a contestarla. E’ evidente che le sue parole sono condivise in quel contesto dove lo Stato è un ospite impiccione che ogni tanto si fa bello con qualche arresto, ma non incide nella vita di ogni giorno. Non dà lavoro a tuo figlio - l’uomo di pace sì.

Non ti trova un posto in ospedale - l’uomo di pace sì. Non punisce chi ti ha offeso - l’uomo di pace sì. Adesso che lo hanno tolto di mezzo, chi garantirà la pace? Questa sembra essere l’unica preoccupazione di quella folla. Questo è ciò che ce la rende così lontana. Straniera.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Licenza di uccidere
Inserito da: Admin - Maggio 01, 2010, 10:19:57 am
29/4/2010

Licenza di uccidere
   
Caro Gramellini,
ho sentito il bisogno di scriverle perché vorrei che dedicasse un Buongiorno a questa storia. Sabato scorso, alle 2,45, mentre viaggiavo di ritorno con altri tre amici da un concerto sull'autostrada A4 nei pressi di Desenzano, la mia auto è stata colpita da un'altra. Il tutto è stato velocissimo: la Renault Clio che mi precedeva ha sbandato a velocità funambolica e dopo avermi urtato ha colpito violentemente il muro, finendo la tragica corsa contro il guardrail.
Sia io (che guidavo), sia i miei amici, dopo aver preso coscienza di essere ancora miracolosamente vivi, ci siamo resi conto che per chi era sulla Renault non ci sarebbe stato nulla da fare. Quand’ecco sfrecciare a pochissimo dalla nostra auto una «Bmw X5», completamente distrutta e fuori controllo, che si sarebbe fermata a circa 100 metri. Accosto e ci precipitiamo su ciò che resta della Clio. La scena fa tremare le gambe: cercando di raggiungere l’auto non mi rendevo conto che facevo un passo avanti e uno indietro rimanendo nello stesso esatto posto.
Prendo coraggio e mi avvicino all'auto dove vedo un angelo con una pettorina da volontario 118. Mi chiede aiuto per estrarre un bambino che respira a stento, ma respira. L'angelo fa il possibile per il piccolo, io tornato ormai cosciente lo aiuto con più «disinvoltura». Due miei amici chiamano i soccorsi, mentre l'altro ci presta aiuto con il bambino. Dopo interminabili attimi arrivano i soccorsi, prendono il piccolo e corrono via. Tutti sperano e pregano per la sua vita. L’angelo, con la stessa gentilezza con cui era arrivato, se ne va, facendoci un grande «in bocca al lupo».
Ora resta da capire chi è il conducente della Bmw e la dinamica dell'incidente. Nel frattempo mi dicono che il ragazzo della «X5» sta bene e ha dichiarato il «mea culpa» per un colpo di sonno. Ora è tutto chiaro: la Renault che ci ha colpiti era stata precedentemente centrata, a una velocità molto elevata, dalla Bmw. Arriva la polizia, mi chiede ciò che avevo visto e mi fa fare tutti i test del caso, che risultano ovviamente negativi. Intanto l'investitore dichiara anche agli agenti che tutto è accaduto per un colpo di sonno, ma la sua rilevazione all'etilometro segna 1,47: tre volte il massimo concesso. Ci sembra il minimo pensare che l’Assassino passerà la sua vita in prigione, siccome ne ha tolte due e un’altra è attaccata a un filo, in più era ubriaco e viaggiava a una velocità da circuito.
Domenica sera il piccolo non ce l'ha fatta ed è tornato tra le braccia di mamma e papà. I morti, quindi sono tre: una famiglia intera. Poi ieri sera al telegiornale sento che il pluriomicida è stato rilasciato! Questo è «il dramma nel dramma» non credo di essere crudele con quel ragazzo trentenne che per un miracolo non ha ucciso anche me e i miei amici. Ma come si può rilasciare quella persona dopo tutto quello che ha commesso? Per di più non era la prima volta che guidava ubriaco! Mettiamoci nei panni dei familiari, hanno perso una giovane coppia con un bellissimo bambino e inoltre devono subire questo pesante schiaffo morale? Chiedo anche da parte loro giustizia.
Sono un giovane di 19 anni, è questo l'esempio che la magistratura e lo Stato italiano mi vogliono dare?

FRANCESCO DADONE

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Massimo Gramellini


Caro Francesco,
non avevo mai letto il racconto in presa diretta di una strage del sabato sera e mi è sembrato giusto lasciargli la prima pagina. Immagino quanti genitori avranno seguito con un brivido di angoscia il film che prendeva forma dalle tue parole. Chissà che la tua esperienza non riesca a far scivolare una goccia di consapevolezza nella zucca alterata di chi solca le strade del fine settimana come se fossero rodei e, dopo aver perso il controllo di se stesso, perde quello della vettura, finendo col far perdere la vita agli altri.
Il pirata di Desenzano non è stato rilasciato: si trova agli arresti domiciliari. Comprendo che il tuo animo indignato non colga la differenza: questo genere di delitti viene percepito come un vero e proprio omicidio, e il posto degli assassini è la galera. Ma i reati colposi non prevedono la permanenza in carcere e ogni tentativo di riconoscere il «dolo eventuale» (chi guida ubriaco a 200 l’ora si mette volontariamente nelle condizioni di uccidere) è finora fallito. Per rimediare a questa lacuna, il legislatore ha almeno aumentato le pene: nel caso in questione (omicidio colposo plurimo con guida in stato di ebbrezza) è prevista la reclusione da 5 a 15 anni. Resta incomprensibile la mancanza di prevenzione. Al tuo investitore era già stata sospesa la patente per ben due volte. Come mai si trovava di nuovo al volante di un bolide? Avrebbe meritato qualche anno di squalifica. Il minimo che possiamo augurarci è che, quando tornerà in libertà, gli consentano di salire solo sui sedili posteriori.

da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Con quelle facce un po' così
Inserito da: Admin - Maggio 08, 2010, 03:05:52 pm
8/5/2010

Con quelle facce un po' così
   
MASSIMO GRAMELLINI

Il bollettino della repubblica di Cialtronia, della quale siamo sudditi attoniti, assegna un riconoscimento alle persone che nel corso della settimana hanno cercato di risollevare il morale del popolo con esibizioni strepitose di facce di tolla. Terzo premio (Faccina di Tolla) all’ex ministro Scajola. L’uomo dalla lingua irrefrenabile che diede del «rompicoglioni» al professor Biagi e persino a Galileo.

Quello che alla vigilia del G8 di Genova, per scongiurare le incursioni dei No Global da Francia e Svizzera, si impegnò a intensificare il «controllo delle fioriere». Stavolta si è limitato a comprare un appartamento di quasi 200 metri quadri con vista sul Colosseo al prezzo di un trilocale di periferia, mentre il grosso della cifra veniva aggiunto a sua insaputa da un benefattore anonimo, anzi Anemone.

Secondo premio (Faccetta di Tolla) all’architetto Zampolini, il sodale di Anemone che, per giustificare il transito di un milione e mezzo di euro sul suo conto, dichiara ai giudici di aver venduto a un misterioso compratore iraniano alcuni lingotti d’oro, ereditati dal padre contadino (il quale li avrà trovati zappando il Campo dei Miracoli). Primo premio (Faccissima di Tollissima) al consigliere milanese Milko Pennisi, arrestato mentre incassava una tangente da diecimila euro davanti al Comune. L’ho fatto, dice ora ai giudici, perché si avvicinava Natale e avevo bisogno di fare regali sempre più costosi ai miei familiari. Povera stella. Il dramma è che la sua, forse, non è neanche una bugia.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'arma disarmante
Inserito da: Admin - Maggio 15, 2010, 12:30:55 pm
15/5/2010

L'arma disarmante

Massimo Gramellini

La settimana scorsa, la maestra napoletana Maria Marcello si era tuffata in una zuffa di bambini per separarli ed era stata colpita da un calcio che le aveva fracassato la milza. Al risveglio dall’operazione, le sue prime parole erano state irrituali: voleva rivedere il piccolo che l’aveva mandata all’ospedale e perdonarlo. Ieri il bambino le ha spedito una lettera di scuse, un mazzo di fiori e il vangelo della sua prima comunione. Libro Cuore? Può darsi.

Per me quella maestra è una rivoluzionaria e ha raccolto il frutto di un gesto non buonista, ma anticonformista. Esiste oggi qualcosa di più banale che vendicarsi delle offese subìte? Pare sia rimasta l’unica regola morale accettata da tutti: ogni torto va riequilibrato con un’offesa di segno uguale e contrario. Centinaia di film gialli e di curve ultrà non fanno che ripetercelo di continuo: l’onore, la giustizia e il rispetto si ottengono soltanto con la ritorsione. Un bambino ti spacca la milza? Che sia cacciato dal consesso urbano, umiliato lui e la sua famiglia. Così il bimbo crescerà avvelenato contro il mondo, in preda a un astio vittimista che i familiari non mancheranno di alimentare. Poi arriva una maestra da 1100 euro al mese che dice: «Ti perdono». E lo scenario di colpo si ribalta. Perché come fai a sentirti ancora vittima della società, quando la «tua» vittima ti chiede di stringerle la mano?
Il perdono è l’arma disarmante. Non puoi farci nulla: ti vince, ti conquista, ti redime. Ed è una medicina che alleggerisce il cuore di chi lo riceve, ma ancor più quello di chi lo offre.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41



Titolo: Massimo GRAMELLINI. I profughi dello yacht
Inserito da: Admin - Maggio 26, 2010, 03:39:29 pm
26/5/2010

I profughi dello yacht

Massimo Gramellini

Ai lettori che vivono con preoccupazione la crisi economica vorremmo segnalare un dramma nel dramma. Quello di Elisabetta Gregoraci, moglie di Flavio Briatore e mamma del di lui erede, Falco Nathan. «Al mio piccolo manca lo yacht», è il grido di dolore che la donna ha affidato a un settimanale. «Da quando siamo stati costretti ad abbandonare la barca, il bambino piange spesso, non è più sereno come prima». Segue un racconto dettagliato e crudele: dopo la nascita del pargolo, la famiglia Briatore è costretta ad accamparsi su uno yacht con 12 persone di equipaggio e 63 metri di parquet. Una sistemazione di fortuna, in attesa che finiscano i lavori della nuova abitazione, che sorgerà in località defilata: Montecarlo. Ma ecco sopraggiungere i finanzieri a sirene spiegate, con l’accusa di contrabbando e frode fiscale. I profughi dello yacht devono scendere a terra e riparare in un attico di Londra, dove il clima è meno mite e il pavimento neanche ondeggia.

Siamo sicuri che milioni di donne si immedesimeranno nell’incubo della signora Briatore. È tale il terrore che i loro figli possano soffrire il trauma della perdita dello yacht che hanno preferito abituarli fin da subito a condizioni di vita meno precarie: una culla ricavata nella stanzetta della nonna. Da parte nostra - oltre a offrire al piccolo Falco Nathan la più incondizionata solidarietà per i decenni a venire - ci domandiamo se la sua mamma abbia una minima percezione della realtà che la circonda.

Ma forse sullo yacht si captava soltanto il Tg1.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Saviano purché francescano
Inserito da: Admin - Giugno 03, 2010, 04:40:19 pm
3/6/2010

Saviano purché francescano

Massimo Gramellini

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Commissaria, Uè
Inserito da: Admin - Giugno 08, 2010, 10:20:21 am
8/6/2010

Commissaria, Uè

Davvero strampalate le motivazioni con cui la commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, ha imposto all’Italia di equiparare entro il 2012 l’età pensionabile di uomini e donne. «C’è una sentenza della Corte Europea e in democrazia le sentenze si rispettano» ha almanaccato.
Già qui ci sarebbe parecchio da eccepire (le sentenze sono uno stato d’animo: rispettabile, certo, ma non necessariamente da rispettare), se non fosse che preferiamo lasciare il dovere di replica a chi di queste cose se ne intende: Previti o Ghedini. Ma l’algida signora raggiunge il colmo della tracotanza quando si spinge ad affermare che le direttive sull’equiparazione dell’età pensionabile risalgono al 1990 e l’Italia non può fare l’offesa o la sorpresa, «dato che ha avuto vent’anni di tempo per mettersi in regola».

E con ciò? Abbiamo i nostri ritmi. E pratichiamo come nessun altro la sofisticata arte del rinvio. Perché fare oggi quel che si può fare domani e che potrebbe non essere più necessario dopodomani? Perché dire di colpo la verità, come ha appena fatto il premier inglese («Il nostro stile di vita cambierà»), se si può continuare a mentire tranquillamente alla giornata? Perché ottemperare subito a un obbligo, rinunciando alla possibilità sempre auspicabile di una proroga o, meglio ancora, di un condono? Par di conoscerla, questa Reding.

Il genere di persona che paga i bolli prima che scadano, chiede gli scontrini ai negozianti e vive nell’ossessione delle regole. Verrebbe proprio voglia di mandarla in pensione. E ce la manderemo, prima o poi. Fra una ventina d’anni.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Madame Costituzione
Inserito da: Admin - Giugno 13, 2010, 12:07:29 pm
10/6/2010

Madame Costituzione

Massimo Gramellini.

Per dirottare la rabbia dei clienti su un capro espiatorio in carne e ossa, i Grandi Magazzini dei romanzi di Pennac avevano ingaggiato Monsieur Malaussène: sua era sempre la colpa dei guasti, degli imprevisti, dei disservizi. Le aziende vere lo hanno imitato, inventandosi i call center: sfogatoi della nostra impotenza a ottocento euro al mese. Anche Berlusconi era in cerca di un Malaussène, di un call center contro il quale scaricare la sua rabbia. E l’ha trovato. Conoscendo i suoi gusti, non poteva che essere una femmina.

Madame Costituzione.

Dopo la scomparsa dei genitori, Catto e Comunista, la signora si è data un solo scopo nella vita: mettere i bastoni fra le ruote al rivoluzionario di Arcore, che anche ieri si è definito «un imprenditore provvisoriamente prestato alla politica»: da sedici anni, perché in Italia nulla è più definitivo del provvisorio.

Lui vuole fare il capufficio della libertà? E lei gli ricorda che il presidente del Consiglio è un ministro come gli altri.
Lui vuole ridurre - per il nostro bene - i poteri di giudici e giornalisti? E lei, pedante: non si può, non si può. Lasciami almeno sgravare le imprese da «lacci e lacciuoli», la implora.

Niente, non gli concede nemmeno quello: Madame è una radical-chic d’altri tempi, una specie di Camilla Cederna in formato cartaceo.
Nel corso della sua esistenza eroica Berlusconi ha combattuto e vinto contro tanti nemici, ma si trattava di esseri umani.

Cosa può fare, persino un semidivino come lui, contro questa Piovra immateriale che si nutre di regole fatte della stessa sostanza degli incubi?

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La truffa morale
Inserito da: Admin - Giugno 17, 2010, 09:19:48 am
17/6/2010

La truffa morale

Massimo Gramellini

Una lettrice racconta di aver ricevuto dal padre, in punto di morte, una confessione che l’ha stupita e confusa. L’anziano signore era stato un professore di latino e greco stimato e temuto da tutti per la sua intransigenza. Il classico duro capace di annullare il compito in classe allo studente sorpreso a consultare un foglietto. Ma il giorno degli esami di maturità il «prof» implacabile si trasformava nel più imprevedibile degli alleati. A turno i maturandi uscivano dall’aula per recarsi in bagno. E in un angolo buio del corridoio trovavano lui, che consegnava a ciascuno la versione già tradotta. Ma non la stessa per tutti. Una versione personalizzata e con l’handicap. I meritevoli ricevevano un testo impeccabile. I meno bravi uno sporcato da un paio di errori, che per gli scarsi salivano a quattro e per i pelandroni a cinque: al di sotto della sufficienza. Il professore comunicava a ogni ragazzo il numero di errori presenti, così anche il peggiore avrebbe potuto salvarsi, se fosse stato abbastanza bravo da trovarli.

Alla figlia, prima di morire, il vecchio ha spiegato che negli esami l’emotività gioca brutti scherzi, mentre con il suo metodo venivano riconosciuti i meriti e i demeriti accumulati durante l’anno. In sostanza quell’insegnante integerrimo metteva in piedi ogni estate una truffa con l’intima convinzione di rispettare una regola superiore di moralità. Non riesco a trovare una rappresentazione più efficace dell’essenza italiana. Una parte di me condanna quel professore. Ma dev’essere una parte norvegese o austro-ungarica, non fateci caso.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il grande Embè
Inserito da: Admin - Giugno 19, 2010, 09:21:30 am
18/6/2010

Il grande Embè

Massimo Gramellini
   
Della motivazione con cui il tribunale di Firenze ha negato la libertà provvisoria a due comandanti delle ferocissime Truppe d’Appalto (Balducci & De Santis) mi ha colpito l’ultima riga: «Gli indagati mostrano una evidente carenza di percezione della antigiuridicità del proprio comportamento». Insomma, dopo mesi di cella, i signori della Cricca continuano a non capire cos’hanno fatto di male. Anche il caso Scajola e le recenti dichiarazioni dell’ex ministro Lunardi rivelano uno stile di vita allucinante percepito come assolutamente normale. La famosa filosofia dell’Embè. Ho ristrutturato casa a un amico, embè? L’amico ha dato un lavoro a mio figlio, embè? Mio figlio ha messo su una società con la moglie dell’amico, embè? Un embè tira l’altro e alla fine tutti confluiscono nel Grande Embè che rischia di sommergerci. Perché Balducci e De Santis non sono schegge impazzite, ma espressioni estreme di un atteggiamento diffuso: il primato delle relazioni sulle capacità, delle conoscenze sulla conoscenza. Chi entra in contatto con un ente pubblico non si chiede neanche più quali siano le procedure. La sua unica preoccupazione è: conosco qualcuno lì dentro? Il morbo ha invaso persino i recinti sacri della giustizia, dove l’avvocato più ricercato non è quello che conosce la legge, ma quello che conosce il giudice.

«L’Italia è tutta un frou frou di do ut des» scriveva lo scrittore Enzo Siciliano, assiduo frequentatore delle terrazze romane, altamente specializzate in materia. Non immaginava di avere coniato l’epigrafe delle mille cricche d’Italia.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mediocrità azzurra specchio del Paese
Inserito da: Admin - Giugno 21, 2010, 04:17:46 pm
21/6/2010

Mediocrità azzurra specchio del Paese
   
MASSIMO GRAMELLINI

Fra coloro che ieri davanti alla tv imputavano a Marcello Lippi di aver assemblato la sua mestissima Nazionale privilegiando i sudditi ai condottieri c’erano molti italiani che nella vita di tutti i giorni purtroppo si comportano allo stesso modo.

Dirigenti d’azienda, titolari di negozi e responsabili di «risorse umane» che sul lavoro privilegiano la fedeltà al talento, l’affidabilità all’estro e il passo del pedone alla mossa del cavallo. Intervistati, risponderebbero anche loro come Lippi: «Non abbiamo lasciato a casa nessun fenomeno». Ma è una bugia autoassolutoria che accomuna quasi tutti coloro che in Italia gestiscono uno spicchio di potere e lo usano per segare qualsiasi albero possa fargli ombra: è così rassicurante passeggiare splendidi e solitari in mezzo ai cespugli, lodandone l’ordine perfetto e la silente graziosità.

L’abbattimento di ogni personalità dissonante viene chiamato «spirito di squadra».Maè zerbinocrazia. Tutti proni al servizio del capo, è così che si vince. Eppure la storia insegna che il capo viene tradito dai mediocri, mai dai talenti. I quali sono più difficili da gestire, ma se motivati nel modo giusto, metteranno a disposizione del leader la propria energia. La Nazionale di Lippi assomiglia alla Nazione non perché è vecchia, ma perché privilegia, appunto, i mediocri. Averli avuti ieri in panchina, certi vecchi! Contro i goffi neozelandesi sarebbe servito più un quarto d’ora di Totti o di Del Piero che una vita intera di Iaquinta, Pepe e Di Natale, tre bravi figli che, con tutto il rispetto, se hanno giocato anni e anni nell’Udinese, una ragione ci dovrà pur essere. I pochi campioni veri, da Buffon a Pirlo, sono zoppi. Oppure vecchie glorie che si rifiutano di andare in pensione, come l’imbarazzante Cannavaro che ha più o meno l’età di Altafini e forse avrebbe fatto meglio a presentarsi in Sudafrica anche lui nelle vesti di commentatore.

C’è, naturalmente, anche la questione dei giovani. La follia antistorica di questa Nazionale e di questa Nazione non consiste tanto nel continuare a lasciar fuori i Cassano, ma i Balotelli. Non i talenti troppo a lungo incompresi o compresi solo a metà, ma quelli ancora acerbi che chiedono solo un’occasione per sfondare e, non ricevendola, spesso emigrano in cerca di fortuna. Balotelli è il loro simbolo e non solo per via del colore della pelle, che ne fa l’italiano di domani. Lo è perché a vent’anni ha già vinto Champions e scudetti, e ha un fisico e un talento che ne fanno un predestinato, imparagonabile agli smunti replicanti dell’attacco azzurro. Eppure per lui non si è trovato un posto neppure nel retrobottega. Mi rifiuto di credere che un capufficio dell’esperienza di Lippi non sappia riconoscere la differenza fra un fuoriclasse potenziale come Balotelli e i bravi mestieranti che si è portato appresso. Ma il successo rende sordi al buonsenso. Ci si illude di poter vincere meglio da soli, muovendo pedine inerti sulla scacchiera. Poi quelle pedine si rivelano di burro e alla fine ci si ritrova soli, con un po’ di unto fra le dita.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un Paese senza futuro
Inserito da: Admin - Giugno 25, 2010, 10:19:44 am
25/6/2010

Un Paese senza futuro
   
MASSIMO GRAMELLINI

È da mesi che in tutti i tinelli d’Italia stiamo scrivendo questo articolo. La vita non è quasi mai un romanzo, ma un concatenarsi di eventi prevedibili.

Persino in una scienza inesatta come il calcio. Se giochi contro squadre più scarse che ti costringono a fare gioco, tu che un gioco non lo hai mai avuto, perdi (parola di Gianni Brera, nei secoli dei secoli). Se hai vinto un campionato del mondo e ne affronti un altro con lo stesso gruppo, perdi (Pozzo rivinse perché cambiò 9 giocatori su 11 e dei due sopravvissuti uno si chiamava Peppin Meazza). Se lasci a casa i pochi artisti che ti passa il convento perché sono impegnativi da gestire e tu invece trovi più comodo far marciare in riga dei soldatini, perdi. Se mandi in campo uno stopper di trentasette anni che è stato una diga in gioventù, ma adesso verrebbe saltato in velocità anche da una lumaca obesa, perdi. Se là dove giocavano i Baggio e i Vieri - ma anche solo i Toni e i Totti di quattro anni fa - metti Iaquinta e Di Natale, con tutto il rispetto, perdi. Se chiami Pepe invece di Balotelli e poi ti arrabbi in mondovisione perché non riesce a saltare l’avversario, perdi e ti fai anche ridere dietro. Se nelle amichevoli prima dei Mondiali l’unico attaccante che ti fa gol è Quagliarella e tu non lo fai giocare. Se negli allenamenti l’unico attaccante che ti fa gol è Quagliarella e tu continui a non farlo giocare. Se metti in campo Quagliarella nel secondo tempo dell’ultima partita per disperazione e lui ti fa un gol, forse due, più un altro salvato sulla linea, perdi: ed è pure giusto. Perché il dovere di un condottiero durante una battaglia (scusate il linguaggio bellico, ma il calcio ha sostituito le guerre fra i popoli cosiddetti evoluti) è comprendere quale dei suoi uomini sia baciato in quel momento dalla grazia e lanciarlo nella mischia sovvertendo le gerarchie e le simpatie. Come Totò Schillaci a Italia 90, che pure finì male, ma non così male. Così male - ultimi in classifica nel girone eliminatorio - non era finita mai.

Lippi presuntuoso, Lippi confuso, Lippi logoro: il tiro al bersaglio è fitto ma durerà poco. Gli abitanti della città delle emozioni (noi) hanno l’indignazione facile, però a smaltimento rapido. Il fantasma della Corea inseguì il c.t. Mondino Fabbri fino alla tomba. Quello della Slovacchia svanirà dopo il primo gol della nuova Nazionale di Prandelli. Non portare Balotelli in Sudafrica è servito almeno ai giornali per poter titolare speranzosi nei prossimi giorni: l’Italia riparte da Balotelli. In realtà bisognerebbe ripartire dal rafforzamento dei settori giovanili e dalla ristrutturazione degli stadi, mostri polverosi e semivuoti, abbandonati dalla piccola borghesia che non se li può più permettere. Investire sugli uomini e sulle strutture. Sembra una delle tante prediche inutili intorno all’economia italiana. I problemi sono gli stessi e si riducono a uno: assenza di visione del futuro. In questa Italia alla deriva, dove nessuno ha tempo e voglia di programmare, si prediligono le soluzioni spicce. La Corea fu uno choc profondo in un Paese ancora parzialmente serio e portò all’autarchia calcistica, con l’esclusione di oriundi e stranieri dal campionato. La Slovacchia è uno choc evaporabile e in un mondo senza più frontiere condurrà semmai alla decisione opposta: far passare per italiano anche chi non lo è. Possibile che Messi e Milito non abbiano nemmeno una nonna di Castel Volturno?

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La vespa casta
Inserito da: Admin - Luglio 13, 2010, 10:12:24 am
13/7/2010

Massimo Gramellini

La vespa casta
   
La cena degli ultracorpi a casa Vespa è stata scandagliata in ogni particolare. Tranne uno, dato evidentemente per scontato: cosa ci faceva Vespa? I giornalisti non dovrebbero organizzare cene per i potenti, né parteciparvi se non in incognito, con parrucca e registratore incorporato, per poi raccontarle sul giornale. Vespa festeggiava le nozze d’oro col mestiere, ma anziché gli amici ha invitato banchieri, politici e porporati: la controparte. È vero che il portiere della Spagna mundial ha baciato in diretta la fidanzata che lo stava intervistando, però Silvio e Vespa non hanno vinto nulla e non sono neanche fidanzati, almeno ufficialmente.

Niente di personale: intorno al biscotto del Potere ronzano vespe di ogni colore e d’estate a Roma fioriscono terrazze dove il critico contende un groviglio di bucatini al regista del film che dovrà recensire e il politico di sinistra suggerisce all’editorialista di sinistra che cosa scrivere nel prossimo articolo che il pubblico di sinistra non leggerà. Nessun governo dichiarerà mai illegale questo genere di intercettazioni. Però non stupiamoci se i nostri padroni, lettori e telespettatori, ci considerano parte di quella stessa Casta dalla quale, a parole, prendiamo le distanze. Chi si autodeclassa da campanello d’allarme a carillon toglie credibilità alle battaglie sulla libertà di stampa. Quel che è peggio, ne toglie all’immagine di una categoria composta in maggioranza da persone che a cena con i potenti non ci vanno, non foss’altro perché non vanno a cena, dovendo restare nelle redazioni fino a notte fonda.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le Idi di Luglio
Inserito da: Admin - Luglio 17, 2010, 11:09:35 am
17/7/2010

Le Idi di Luglio
   
MASSIMO GRAMELLINI


Ave direttore, attraverso il Suo giornale intendo denunciare l'uso improprio che in questi giorni si sta facendo del mio nome. Mi ritrovo coinvolto in resoconti bizzarri, tirato in ballo da individui a me del tutto ignoti. «Amm'a vedé Cesare» (ma che lingua è, sannita?).
«Credo che il dossier sia arrivato nelle stanze di Cesare, i tribuni ne hanno già dato notizia». (Chiacchieroni perditempo, prima o poi li caccio e metto al loro posto una vestale). «Marcello parla anche a nome di Cesare». Alt. E chi sarebbe questo Marcello che parla a mio nome? Il glorioso console che conquistò Siracusa o il noto bibliotecario che tiene i contatti con Palermo? Ce n'è uno che si spaccia per mio cugino: gli dedicherò il «De bello pallico», una raccolta di barzellette lapidarie (la mia preferita è «Veni vidi Ici», dedicata al federalismo fiscale). Un altro tira in ballo la storia del «vice Cesare» e qui non vorrei sembrarle petulante, ma visto che sull'argomento ho già preso un bel po' di pugnalate, ribadisco che non esiste ancora un vice designato. L'ho spiegato a Bruto, a Marcantonio e anche ad Augusto, il quale mi dicono abbia avuto in dote il Tg1, ma non da me, ripeto, non da me. Ho il sospetto, direttore, che qualcuno a Roma stia usando impropriamente il mio nome per i suoi loschi affari.

Appena torno dalla Gallia (lunedì sarò a Mediolanum con Aznavour) andrò in fondo a questa storia. Avrebbe per caso un dado da prestarmi?

Firmato: Cesare (Caio Giulio)

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Invecchiare e dirsi addio
Inserito da: Admin - Luglio 22, 2010, 05:14:34 pm
22/7/2010
Invecchiare e dirsi addio
   
MASSIMO GRAMELLINI

La novità dell’indagine Istat 2008 sul raddoppio dei divorzi è che hanno cominciato a lasciarsi anche i vecchi. I diversamente imberbi, scusate. Aumentano a dismisura le separazioni dove uno o entrambi i combattenti hanno superato i sessant’anni. Sulla carta di identità, naturalmente. Non nello spirito e tantomeno negli appetiti. Un signore piuttosto anziano mi disse, tempo fa: «Continuo a inseguire le belle ragazze, ma non ricordo più perché». Sono sicuro che oggi con qualche pillolina gli farebbero tornare la memoria. Il prolungamento della vita e il miglioramento della sua qualità hanno infranto l’ultima certezza: che una coppia che aveva resistito insieme per decenni, scollinato asprezze esistenziali e sopportato compromessi e tradimenti reciproci, potesse trascorrere in quiete l’ultimo scorcio. Trovando, dietro lo spegnimento definitivo dell’incendio erotico, il fuoco tiepido ma inestinguibile dell’amore. Non è più così e basta fare una passeggiata a Macherio per avere la più augusta, anzi la più cesarea delle conferme.

L’inchiesta Istat conferma l’ottimo stato di salute di altre figure non così nuove, ma pur sempre abbastanza recenti, di divorziati cronici. La Single di Ritorno, donna ancor giovane che una volta raggiunta l’indipendenza economica si libera dell’appendice maritale e si ricostruisce una vita con figli o senza, accompagnandosi a maschi fissi oppure variabili. E i Ciao-come-sto, due Io che non riescono a diventare un Noi perché non accettano di sacrificare il proprio egoismo sull’altare di un progetto comune e, appena si affievolisce la passione erotica (come i governi, di rado sopravvive ai tre anni) smettono di coniugare i verbi al futuro e incominciano a tradirsi a vicenda, tenendo in piedi una caricatura di famiglia a beneficio esclusivo della prole, fino a quando la finzione si sfascia e si finisce tutti davanti al giudice infelici e scontenti (anche degli amanti). Ma la categoria degli anziani per sbaglio è davvero l’ultima moda. Il signore e la signora di terza età che non si accontentano di ricordi e vanno in cerca di stimoli, inseguendo nuovi amori con l’entusiasmo e l’afflato possessivo dell’adolescenza.

Inutile scandalizzarsi. Se il vangelo coniugale degli italiani rimane Califano («E tutto il resto è noia»), invece di Battiato («Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia più cambiare idea sulle cose e sulla gente»). Se un esperto del ramo come Alberoni - intervistato dal nostro Michele Brambilla - dichiara che è sacrosanto pretendere sempre dall’amore «passione, intensità e brividi». Se le emozioni, al cui dominio mutevole e isterico ci ha educato fin da piccoli la cultura della pubblicità, continuano a prevalere sui grandi latitanti della nostra epoca, i sentimenti. Ecco, se queste sono le nuove regole del gioco, diventa quasi inevitabile che una coppia di infelici, dopo essersi lungamente detestata, possa finalmente coronare il proprio sogno di non amore per andare a rifarsi una vita come ci si rifà un naso o un nuovo tesoretto sessuale a base di pillole miracolose.

Nessuna nostalgia. Anche perché ogni epoca coltiva le sue, e in un futuro non troppo lontano potremmo persino trovarci a rimpiangere i tempi in cui a centodue anni si restava a russare sul seggiolone del tinello invece di andare in discoteca con la sedia a rotelle e la badante brizzolata. E non consideriamo eroi i nostri avi soltanto perché invecchiavano insieme. L’eternità finiva prima, a quei tempi. Era comodo giurarsi fedeltà per tutta la vita, quando fra guerre ed epidemie la vita durava meno di un monologo di Celentano. La formula che andrebbe letta adesso agli sposi è questa: vuoi tu abbracciare sempre e soltanto lo stesso corpo per i prossimi cinquant’anni, finché noia, botox o viagra non vi separi? Chi risponde di sì e poi mantiene la parola, quello è il vero eroe.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sotto sotto
Inserito da: Admin - Luglio 26, 2010, 10:35:51 am
23/7/2010

Sotto sotto

Massimo Gramellini
   
Si rimane esterrefatti davanti alla multa che i carabinieri di San Felice Circeo hanno rifilato a Michele Izzo, segretario del sottosegretario (dimissionario) Cosentino. Era il 4 luglio, una domenica, e si sa quanto sia difficile parcheggiare d’estate nelle località di mare, alla faccia delle cassandre bolsceviche che starnazzano intorno alla crisi. Il segretario del sottosegretario aveva fretta di mangiare un gelato, eppure ha cercato un posto libero, finché ha dovuto rassegnarsi a prendere quello dei carabinieri. E che cosa avrebbe dovuto fare, di grazia? Parcheggiare nello spazio riservato ai Casalesi? Di sicuro era già occupato. Così, al ritorno dal gelataio, ha trovato la contravvenzione. Ed è andato a lamentarsi. «Non potete farmi questo. Io sono il segretario del sottosegretario, la mia è un’auto di servizio e mi trovo qui per ragioni istituzionali». (Il gelato, a San Felice, è un’istituzione.) Poiché i carabinieri cuor di ghiaccio continuavano a sventolare la multa, il sotto-sottosegretario ha addirittura minacciato una interrogazione parlamentare. Ma quelli non solo gli hanno ribadito l’ammenda: dal momento che l’auto risultava intestata a lui e non al ministero, lo hanno pure incriminato per false dichiarazioni.

Vorrei unire il mio al vostro stupore per la prova di coraggio. Dei carabinieri? No, del sotto-sottosegretario. Nell’estate in cui i manutengoli della Casta fanno di tutto per passare inosservati, esibire come autoblù un’auto che blu non è, pur di rivendicare la propria appartenenza alla categoria dei privilegiati, è quasi un gesto da kamikaze.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Granata da legare
Inserito da: Admin - Luglio 28, 2010, 10:56:36 am
28/7/2010

Granata da legare

   MASSIMO GRAMELLINI

Quando il finiano Granata (bel cognome, vero?) ha attaccato gli affaristi del suo partito, il mio primo pensiero è stato: avrà pagato il bollo dell’auto? E i contributi della colf? Non mi sbagliavo. Ieri mattina su un giornale di destra campeggiava già il titolo «L’alfiere della questione morale è un baby pensionato con tre lavori». Ora, ammettiamo pure che Granata sia un baby pensionato con tre lavori di cui quattro in nero, otto amanti di cui nove trans e un procedimento presso la corte di Strasburgo per possesso di carote non in regola coi parametri Ue. Di più: ammettiamo che sia il capo della Spectre, il mostro di Firenze, il miglior amico di Corona.

Cos’avrà mai a vedere tutto questo con le accuse che ha lanciato su Verdini e affini? Essere un baby pensionato lo rende meno credibile come censore? E’ dai tempi di Catone che non se ne trova più uno senza macchia. Ed è dai tempi di Mani Pulite che appena qualcuno grida «al ladro», i presunti «garantisti» non si occupano del ladro, ma di scovare magagne nel passato di chi lo denuncia.

Capirei se la perlustrazione dei fondali dell’animo umano fosse dettata dal desiderio evangelico di ricondurre «chi scaglia la prima pietra» sulla retta via. Mi sembra invece che le motivazioni siano un po’ meno nobili e si riducano a un messaggio classicamente omertoso: poiché avete tutti qualcosa da nascondere, è meglio che stiate zitti e vi facciate i fatti vostri, lasciando che gli altri si facciano i loro.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il buon esempio
Inserito da: Admin - Luglio 29, 2010, 11:42:58 am
29/7/2010

Il buon esempio

Massimo GRAMELLINI
   
Una sera d’estate, nell’unico ristorante di Agrigento affacciato sulla valle dei Templi irrompe la tipica famigliola italiana. La suocera, che incede elegantissima in testa al gruppo, dispensando a destra e a manca sguardi di sufficienza. La figlia, un po’ meno elegante ma altrettanto supponente. Due bambini griffati e coi capelli intrisi di gel che slalomeggiano fra i tavoli urlando. Chiude la fila il loro papà: esibisce una protuberanza all’orecchio a forma di telefonino. Sono in cinque, ma puntano diritti verso il tavolo con dieci coperti.

I bambini cominciano a litigare per l'assegnazione dei posti. Reclamano patatine e ketchup, poi si alzano. Il più piccolo esce dal ristorante, la cameriera lo acciuffa e lo riporta dalla madre, che nemmeno ringrazia. Il più grande riprende lo slalom fra i tavoli e cerca di afferrare le borsette delle signore, nel totale disinteresse dei suoi familiari. Solo quando il più piccolo si avvicina al carrello dei formaggi e tenta di asportare due formelle, il maître e la cameriera si permettono di interrompere la conversazione dei genitori, facendo presente che un carrello pieno di coltelli appuntiti potrebbe essere pericoloso per il tesoruccio caro. «Ma insomma, sono solo dei bambini», lo zittisce villanamente la madre.

La moglie del lettore che ci ha raccontato l’episodio commenta a mezza voce: «Con questa educazione, chissà come cresceranno». Allora il maître le insuffla all’orecchio: «Purtroppo come il padre, signora: faranno anche loro i parlamentari».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mollare gli ormeggi
Inserito da: Admin - Luglio 31, 2010, 08:29:38 am
31/7/2010

Mollare gli ormeggi

Massimo GRAMELLINI
   
Mi è venuta l’idea per un film, per un poema, per la copertina di un settimanale che fosse eccezionalmente stufo di mettere la solita anoressica di tendenza in copertina. Di più: l’idea per una cartolina di buone vacanze da spedire a tutti i lettori. La ambienterei nel Sud Italia, a Catania. Protagonista maschile, un agente di commercio di quasi cinquant’anni che chiameremo Rosario. Rosario Patané. Conosce una donna un po’ più giovane di lui ma non troppo, che non può chiamarsi che Grazia. Grazia Giandolfo. Rosario e Grazia si innamorano, si sposano e cominciano a coniugare insieme i verbi al futuro. Hanno un sogno: mollare gli ormeggi e navigare lontano dagli oggetti superflui, dalle convenienze sociali e dai rumori di fondo dei telegiornali.

Liberi, finalmente, dalle tossine accumulate in tanti anni di lavoro. E allora vendono. La casa, la macchina, gli elettrodomestici e anche tutti i vestiti, tranne un paio. Poi estinguono i conti in banca e col ricavato comprano il materiale che serve a Rosario per costruire la barca con cui faranno il giro del mondo. Eccoli sulla banchina del porto, in un pomeriggio d’estate, mentre salutano amici e parenti. Torneranno fra cinque anni e con i soldi della barca compreranno un terreno che hanno già adocchiato nella campagna etnea. Lì costruiranno una piccola casa per continuare a viaggiare, stavolta da fermi. Dentro se stessi. Mi sarebbe piaciuto avere un’idea così. Invece Grazia e Rosario esistono davvero. Sono partiti ieri dalla banchina del porto di Catania. Buon viaggio.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. - Il l'aureato (Bossi)
Inserito da: Admin - Agosto 07, 2010, 10:04:54 am
7/8/2010

Il l'aureato
   
Massimo GRAMELLINI

Mi unisco alla ministra Gelmini nel caldeggiare la laurea honoris causa a Umberto Bossi in scienza della comunicazione. Il rettore dell’Università dell’Insubria, cui si deve la brillante iniziativa, non ha certo bisogno di aiuto per redigere le motivazioni del meritato riconoscimento, ma vorrei comunque ricordare il contributo del dottor Bossi alla comunicazione politica in un Paese come il nostro, stremato dal linguaggio ipnotico dei democristiani e da quello inaccessibile di Spadolini, che riusciva a pronunciare anche sette congiuntivi di seguito senza sbagliarne uno.

Dopo una fase pionieristica, nella quale il dottor Bossi ha saputo sapientemente alternare il registro scurrile (è l’età del celodurismo e del tricolore carta igienica) con la metafora guerriera a sfondo erotico (i kalashnikov e lo spadone di Alberto da Giussano piantabile in luoghi ogni volta piacevolmente diversi), negli ultimi tempi l’accademico ha imboccato una strada davvero innovativa: l’abolizione delle parole, retaggio ingannevole del passato, sostituite da ombrelli, diti medi e mani aperte a casseruola. Questa è, al momento, la punta più avanzata della ricerca. Ma confidiamo negli studi del dottor Fabrizio Corona.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. God parade
Inserito da: Admin - Agosto 10, 2010, 02:40:36 pm
10/8/2010

God parade

Massimo GRAMELLINI
   

Il vescovo ausiliario di Salisburgo ha scritto, nero su bianco, che la morte di quei ventuno ragazzi alla Love Parade del luglio scorso è stata una punizione divina. Ballare impasticcati e seminudi per le strade costituisce attività peccaminosa, sostiene il vescovo, ed è perfettamente naturale che Dio colpisca chi tenta di sovvertire l’ordine da lui creato. L’attribuzione a un Ente Supremo di pulsioni umane, come la riparazione di un torto attraverso la vendetta, ripugna a chiunque sia in cerca di spiritualità autentica e contiene una falla che nessun teologo è ancora riuscito a colmare. Se Dio aveva deciso di castigare i baccanti della Love Parade, perché ne ha sterminati solo ventuno, risparmiando gli altri? Ma soprattutto: perché ha preso di mira una moltitudine di giovanotti che, per quanto sballati, non stavano dando fastidio a nessuno, mentre non si accanisce con altrettanta precisione su assassini, ladri, stupratori e tutto ciò di ben più orribile e «peccaminoso» di una danza sfrenata che viene messo in scena ogni giorno dalla tragicommedia umana?

Un parroco della mia infanzia diceva che il Dio Paura è un’invenzione degli uomini per spaventare, inibire e dominare altri uomini.
Gesù, aggiungeva, ci ha insegnato che Dio non è un vecchietto arrabbiato con la barba bianca e il forcone, ma l’energia d’amore di cui è composto l’universo.

Peccato che quel parroco illuminato ci abbia lasciati da tempo. Altrimenti avrei umilmente suggerito al vescovo tonante di andare a lezione di catechismo da lui.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La sacra famiglia
Inserito da: Admin - Agosto 13, 2010, 04:03:06 pm
12/8/2010

Massimo Gramellini

La sacra famiglia

Ieri al giornale ho ricevuto questa telefonata.

Non l’ho registrata, ma vi prego di credermi: è vera.

«Buongiorno, dottore, vorrei che lei esprimesse l’indignazione di noi cittadini comuni per i politici senza senso dello Stato. Piazzano le amanti in televisione. Svendono al cognato l’appartamento del partito. Sistemano i figli nelle società a cui poi danno in appalto i soldi pubblici. Cosa si aspetta a cambiare la Costituzione? “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ma non scherziamo! L’Italia è una Repubblica di famiglie fondata sulle raccomandazioni. Tengono tutti famiglia, questi politici. E in ogni famiglia c’è una moglie o una compagna che a sua volta è madre, figlia, sorella di qualcuno da piazzare. Come un trapano, ogni mattina lo ricorda al marito: hai chiamato?, hai sentito?, hai saputo? Perché le donne, se possibile, sono peggio degli uomini: per loro esiste solo la famiglia. Il resto - lo Stato, le comunità, le regole - sono impacci da estirpare nella lotta per la vita. E il politico trapanato che fa? Abbozza, finché lei spara la bordata micidiale: “Allora vuol dire che non conti proprio niente…”. L’onorevole maschio si sente ferito nell’orgoglio e fa la telefonata che doveva fare. Ma che non avrebbe mai dovuto fare, mi spiego? Eh, bisognerebbe che entrassimo in politica noi, dottore caro. Aria fresca, aria nuova… A proposito, secondo lei ci sono spazi al giornale per un collaboratore giovane? Ho un nipote che vorrebbe fare il giornalista… abbiamo un nipote… è mia moglie che mi dà il tormento, capisce…».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il genitore ridens
Inserito da: Admin - Agosto 28, 2010, 10:24:55 pm
28/8/2010

Il genitore ridens
   
MASSIMO GRAMELLINI

Della vicenda di Civitanova Marche, dove un gruppo di bulletti da spiaggia fra i dieci e gli undici anni ha preso a calci la sdraio su cui un venditore ambulante si era seduto, gridandogli «amigo, vattene, questa è proprietà privata», mi ha sconvolto soprattutto il comportamento ridanciano dei genitori. Con questo non voglio dire che il resto vada derubricato a ordinaria amministrazione. Pur avendo un ricordo abbastanza vago delle mie vacanze infantili, non ho memoria di un coetaneo che mi proponesse di prendere a calci la sdraio di un venditore ambulante. A dieci anni ci si tirava calci al massimo tra noi.

E comunque nessuno, ma proprio nessuno, sapeva che cosa fosse una proprietà privata e tanto meno che si chiamasse così. Però di una cosa vado assolutamente certo: che se il più bullo della brigata avesse deciso di compiere un gesto tanto infame, lo avrebbe fatto di nascosto dalla sua famiglia, temendone la reazione. Qui invece pare che insegnare il disprezzo verso le persone più deboli stia diventando, per certi genitori, una missione educativa di cui menare gran vanto. Non si spiegherebbero altrimenti le risate con cui i padri e le madri di quei mocciosi hanno accompagnato la scena. Ma che bel gioco. Ma che orgoglio aver cresciuto dei figli così. Par di sentirli: cosa sarà mai, sono solo dei bambini! Oppure (variante Giornale-Libero): perché non parlate dei ragazzi dello stabilimento accanto che buttano per terra le cartacce? La novità, rispetto al passato, non è la cattiveria. È la mancanza d’imbarazzo dei cattivi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scioperati
Inserito da: Admin - Settembre 11, 2010, 05:02:30 pm
11/9/2010

Scioperati
   

La questione non è se i calciatori possano scioperare. La questione è dove lo trovino, in un momento come questo, il coraggio di scioperare. Non mi si dica che lo fanno per i colleghi meno tutelati, i quali stanno comunque meglio dei loro coetanei con tre lauree. No, questa è gente che abita semplicemente fuori dal mondo. Il loro portavoce Massimo Oddo, un terzino che in pochi anni ha guadagnato più di quanto prenderà in tutta la sua vita uno scienziato, si è permesso di dire che i signorini protestano «contro lo status di oggetto con cui siamo trattati». Non gli basta poter andare dove vogliono, cioè dove li pagano meglio, anche a costo di fare le riserve delle riserve come Oddo. Vogliono di più. E hanno ragione.

La colpa non è loro. La colpa è dei dirigenti che continuano a corrispondere stipendi allucinanti e poi li ricaricano sul prezzo del biglietto, determinando la moria di spettatori negli stadi. La colpa è di noi giornalisti, che spremiamo pagine di interviste dai loro gargarismi banali e trasformiamo in maître-à-penser dei ragazzetti viziati che non leggono un libro e non conoscono una lingua, spesso neanche quella italiana. La colpa è dei tifosi, che hanno fame di idoli, come in politica di leader carismatici, e si dimenticano che i calciatori sono omini del calciobalilla, perché quella che conta è solo la maglia, come in politica dovrebbero contare solo gli interessi e gli ideali.

Scioperate pure, cocchi. Purché le società abbiano il buon gusto di devolvere le vostre succulente trattenute a un fondo per laureati disoccupati.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Macho micio
Inserito da: Admin - Settembre 28, 2010, 11:59:55 am
28/9/2010

Macho micio
   
Una capsula di buonumore in mezzo a tanta pesantezza.

Il James Dean della mutua, Fabrizio Maria Corona in Belen, ha avuto una relazione col diversamente longilineo Lele Mora, il cosiddetto manager dei cosiddetti teledivi che amava farsi fotografare in pose da odalisca fra valletti nerboruti. Adesso sappiamo che uno di quei bronzi era lui, il Fabrizio Maria. Lo ha rivelato proprio Mora ai magistrati che indagano su un giro di fatture false, spiegando di aver speso per l’amante uno sproposito in auto, appartamenti e altri ammennicoli rigorosamente esentasse.

Dov’è il buonumore in una storia così triste, direte voi? Ma nella vendetta dell’Immagine, l’unica dea che questi eroi del luccicante nulla siano disposti a onorare. Corona ha costruito il suo mito presso i poveri di spirito sbandierando dalle copertine dei rotocalchi la sua mascolinità «maledetta» e la contabilità delle performance erotiche con la ricarica telefonica Belen: sei giorni la settimana, ovviamente, perché quelli al suo livello il settimo si riposano sempre. Finché si scopre l’altarino, che un mio amico gay aveva sospettato da tempo (infatti non la smette più di ridere). Corona come il predicatore moralista con il conto in banca alle isole Cayman. O come l’estremista vegetariano sorpreso ad azzannare un hamburger da McDonald’s. Dice il saggio: chi ostenta la sua virilità nasconde una doppia verità. E se non vi piace la rima, proviamo con l’assonanza: in fondo al ruggito del macho si può udire il miagolio di un micio.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Con due cuori dentro
Inserito da: Admin - Settembre 29, 2010, 11:47:03 am
29/9/2010

Con due cuori dentro
   
Massimo Gramellini

Fa’ come noi, Idil: respira. Perché è così che ti abbiamo accolto: con un respiro di stupefazione e di sollievo. Non era facile bucare la corazza del nostro cinismo: la nausea e il disincanto ci hanno reso insensibili alle cattive notizie e sospettosi davanti a quelle buone.
 
Ma tu hai fatto il miracolo. Tu sei il miracolo. Sei nata da una donna che è morta un mese fa. Divorato dal male, il cervello di tua madre aveva sospeso per sempre le trasmissioni. Ma il suo cuore continuava ostinatamente a battere accanto al tuo. Due cuori che palpitano nello stesso corpo: questo fatto, talmente ovvio in un parto da averci fatto dimenticare quanto sia meraviglioso, diventava nel tuo caso una sfida apparente alle leggi di natura. Apparente, Idil, perché tu sei la natura nella sua essenza più profonda. Sei la vita che nasce dalla morte, in una staffetta incessante che a qualcuno sembra non avere scopo, soltanto perché la ragione non ha gli strumenti per coglierlo.
La ragione ha altri compiti, altri meriti. Ha creato la scienza che ti ha permesso di nascere, trasformando il corpo spento di tua madre in un’incubatrice.

E ora sei qui, lontano da dove avresti dovuto essere. Con un padre vedovo, felice e disperato, e cinque fratelli in Somalia tenuti a bada dal più grande di 9 anni. Che la tua avventura abbia inizio, restituendo un po’ di energia anche alla nostra, dispersa in tante boiate.

Adesso è in te che battono idealmente due cuori: la madre e la figlia, la morte e la vita. «Dov’è il principio, là è la fine». E viceversa. Grazie, Idil, per avercelo ricordato.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La macchina del dolore
Inserito da: Admin - Ottobre 08, 2010, 01:00:15 pm
8/10/2010

La macchina del dolore

MASSIMO GRAMELLINI
   
Siamo tutti vittime della stessa macchina.
La macchina del dolore, che si nutre di casi umani e in cambio macina numeri dell’Auditel, quelli che fanno la gioia e il fatturato dei pubblicitari. Loro, i burattinai. Gli altri - giornalisti, pubblico, ospiti - i burattini. Colpevoli, naturalmente, ma solo di non avere la forza di strappare il filo. Federica Sciarelli è una giornalista in gamba e una persona perbene, ma forse ha mancato di freddezza. Avuto sentore della notiziaccia, avrebbe dovuto mandare la pubblicità e soltanto dopo, lontano dalle luci della diretta, rivolgersi alla madre in pena, invitandola ad allontanarsi dal video e a chiamare i carabinieri. Una questione di rispetto, ma in questa società di ego arroventati chi ha ancora la forza e la voglia di mettersi nei panni del prossimo, guardando le situazioni dal suo punto di vista?

Noi giornalisti siamo colpevoli di abitare il mondo senza provare a cambiarlo ed è una colpa grave, lo riconosco.

La consapevolezza del potere dei media accresce le nostre responsabilità, ma non può annullare completamente quelle degli altri. Mi riferisco anzitutto agli ospiti dei programmi. Il presenzialismo televisivo della mamma di Sarah ha l’attenuante della buona fede. Ma fino a qualche anno fa i parenti delle persone scomparse andavano in tv per il tempo minimo necessario a leggere un comunicato o pronunciare un appello. Poi si ritiravano nel loro sgomento. Adesso non trovano di meglio che bivaccare per giorni e giorni in tv: non davanti al video ma dentro. Spalancando alla prima telecamera di passaggio la stanza della figlia scomparsa e accettando di partecipare a una trasmissione come «Chi l’ha visto?» dalla casa del cognato, sul quale in quel momento già gravavano forti sospetti.

Non accuso la signora: è cresciuta con questa tv che sembra onnipotente, nel vuoto che c’è.
Una tv che è vita meglio della vita e in cui il Gabibbo ha preso il posto del poliziotto, «Forum» del pretore e «Chi l’ha visto?» del detective Marlowe. Mi limito a riconoscere in quelle come lei la vera carne da macello televisivo. Carne che si immola volontariamente, nella convinzione che oggi la televisione possa darti tutto, persino tua figlia. Giornalisti emotivi, tronisti del dolore. Il ritratto di famiglia è quasi completo. Manca l’ultimo tassello, forse il più importante. I telespettatori. Le tante prefiche guardone che sputano sentenze dal salotto di casa. Ah, quanta sacrosanta indignazione! Peccato che durante il melodramma il pubblico di «Chi l’ha visto?» sia più che raddoppiato. Erano talmente occupati a indignarsi che si sono dimenticati di compiere l’unico gesto che potrebbe davvero cambiare questo sistema fondato sul pigro consenso del popolo: spegnere il televisore.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Arma letale
Inserito da: Admin - Ottobre 12, 2010, 10:28:42 am
12/10/2010

Arma letale

di Massimo Gramellini


Ci vuole il porto d’armi per i tassisti, urla la Lega, dopo che a Milano un membro della categoria è stato pestato a sangue da un gruppo di bulli (coperti dalla scandalosa omertà del quartiere) per aver preso sotto le ruote il cockerino senza guinzaglio di una loro conoscente. Ma immaginiamo che quel tassista fosse stato armato e avesse ucciso nella colluttazione uno dei bulli o la proprietaria del cockerino. Adesso qualcuno direbbe che i proprietari di cani hanno diritto di girare armati per difendersi dall’arroganza dei pirati della strada. Ma immaginiamo che la proprietaria del cockerino fosse stata armata e un passante avesse pestato la cacca del suo cane, arrabbiandosi come un bufalo, e la signora in preda alla concitazione del litigio avesse fatto fuoco. Adesso qualcuno direbbe che i passanti hanno diritto di girare armati. Ma immaginiamo che il passante fosse stato armato e avesse pestato la cacca di un alano: nel vedersi circondato dalla proprietaria del cane, dai bulli e dal tassista, avrebbe temuto che gli scatenassero contro il temibile molossoide. Preso dal panico, il passante avrebbe sparato, sbagliando completamente la mira e colpendo l’inquilino del prospiciente caseggiato, sportosi alla finestra per curiosare. Adesso qualcuno direbbe che tutti gli inquilini di tutte le case affacciate su qualche strada hanno diritto di girare armati. Ma immaginiamo che l’unico a essere armato fosse stato il cockerino. Armato di guinzaglio, intendo, come usa nei Paesi civili.

Forse ci saremmo risparmiati questa carneficina.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tante scuse
Inserito da: Admin - Ottobre 17, 2010, 03:48:12 pm
15/10/2010

Tante scuse
   
Massimo Gramellini

Il ragazzo romano che con un cazzotto ha mandato in coma un’infermiera romena sotto l’occhio delle telecamere sarà sicuramente un bravo figliolo, solo un po’ nervoso e suscettibile: capita, di questi tempi.

E la lettera che ha indirizzato alla vittima - senza più darle dell’attaccabrighe, ma chiedendole «umilmente scusa» e chiamandola per cognome e nome, come nei certificati penali - sarà sicuramente farina del suo sacco e non dell’avvocato che cerca di evitargli il carcere. La cultura in cui siamo cresciuti è costellata di pecorelle smarrite, figlioli prodighi, simpatici manigoldi che fatta la marachella si nascondono dietro le gonne della mamma singhiozzando i loro «chiedo scusa, non lo farò più». Siamo un popolo d’impuniti, per il quale il lieto fine giustifica i mezzi.

Eppure certi ravvedimenti provvidenziali si lasciano dietro una strana scia. Per dire: secondo i carabinieri, il ragazzo aveva già dato prova in passato delle sue arti pugilistiche, colpendo un passante che si era arrabbiato con lui, dopo che il nostro, a cavallo di uno scooter, gli aveva quasi arrotato il cagnolino. Chissà se, sbollita la tensione, il boxeur si era premurato di mandare una lettera di scuse anche al passante. E al cagnolino. Di sicuro, la prossima volta che mi troverò coinvolto in una disfida isterica, resisterò alla tentazione di reagire, ricordandomi che la persona che mi sta davanti freme dalla voglia di venirmi a trovare in ospedale con un mazzo di scuse.


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'agente del Fisco
Inserito da: Admin - Ottobre 24, 2010, 10:39:07 am
22/10/2010

L'agente del Fisco
   
Oggi il Buongiorno lo scrive un’agente del Fisco veneta, che non vuole sia riportato il suo nome.


«Lavoro dove si racimolano soldi per un’Italia che langue. Giorni fa arriva da me una persona di colore che in un italiano stentato mi spiega che non sapeva (ma la legge non ammette il non sapere) di dover presentare la dichiarazione dei redditi per aver lavorato da due datori di lavoro diversi nello stesso anno, il 2005. Ora, nel 2010, questa persona è disoccupata, non può pagare, manifesta tutta la sua rabbia di fronte alle nostre leggi e vede in me la rappresentante di uno Stato ingiusto che non riesce a beccare i grandi evasori e allora se la prende con quelli come lui… Questa persona è disperata, una disperazione violenta e minacciosa, tanto che sono costretta, per paura, a far valere la mia posizione di pubblico ufficiale. Di fronte alla mia reazione si spaventa, muove le labbra ma non parla, vedo in lui la fatica di trattenersi, vedo in quegli occhi tutto quel che può avere subito sul lavoro e nella vita. Vedo tutta l’ingiustizia di un mondo sbagliato. Quanto disagio ho provato, quanto desiderio di poter fare qualcosa, quanta voglia di una vita diversa, magari dura per tutti ma anche giusta per tutti… Penso che un lavoro come il mio ti faccia sentire male ma anche bene, che ti faccia sentire più vicino alla realtà vera e non a quella che qualcuno vuole propinarci. Un lavoro così può aiutarti a non essere uno stupido ingranaggio di una stupida macchina. E penso che un lavoro così ti aiuti a mantenere intatto un cervello che sa pensare e un cuore che sa dare».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Demosilviocrazia
Inserito da: Admin - Ottobre 27, 2010, 09:36:47 am
20/10/2010

Demosilviocrazia

Massimo GRAMELLINI

Basta con questa rugosa democrazia importata dall’estero. Gli iscritti al Pdl ne avranno presto a disposizione una variante «made in Italy»: più snella, dal «design» esclusivo, e disponibile in un elegante e pratico formato. La nuova delibera del Popolo della Libertà stabilisce infatti che i congressi locali del partito potranno eleggere chi come e quando vogliono. Ogni nomina dovrà però passare al vaglio del punto 6 - altrimenti noto come «Abbiamo scherzato» - il quale recita: «Il Presidente può a suo insindacabile giudizio, e senza l’obbligo di motivare la decisione, non dare seguito alle indicazioni delle Assemblee». A nessuno sfuggirà l’originalità del modello, che garantisce a tutti di giocare alla democrazia fino all’ingresso del sovrano. Toccherà poi a lui alzare o abbassare il pollice, confermando o sovvertendo il verdetto della giuria.

È una formula divertente e spettacolare, che coniuga pluralismo e dittatura, turbolenza e obbedienza, libertà e marajà. Ho subito deciso di introdurla fra le mura domestiche, comunicando a mia moglie che, ai sensi del punto 6, d’ora in avanti mi riserverò di «non dare seguito alle sue indicazioni» circa il ritiro dei vestiti in tintoria «a mio insindacabile giudizio» e soprattutto - ah, che meraviglia - «senza l’obbligo di motivare la decisione». Mi ha definito un tiranno assolutista, quando invece è evidente che sono solo un leader moderno e carismatico. Purtroppo le era rimasto un lodo retroattivo e con quello mi ha sbattuto fuori di casa. Chissà se ad Antigua qualcuno mi rimedia un posticino.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dell'ottusità
Inserito da: Admin - Ottobre 27, 2010, 09:37:33 am
27/10/2010

Dell'ottusità

Massimo GRAMELLINI

Cosa direste a quel ragazzo di Belluno, salito in corsa sull'ultimo treno della sera, che pur dovendo scendere alla prima stazione non si nasconde italicamente in bagno, ma cerca il controllore per mettersi in regola e si vede comminare una multa di 116 volte superiore al costo del biglietto? Io gli direi: consolati, a un nostro lettore è andata peggio. In viaggio da Torino a Foggia, viene derubato di tutto nel sonno. Va dal capotreno, ottenendo ampie rassicurazioni.

Ma ad Ancona il personale cambia e un nuovo controllore gli chiede il biglietto. «Il suo collega non le ha detto che ho subìto un furto?». No, non gliel'ha detto, e c'è una multa salata da pagare. Ma il lettore non ha più il portafogli e così il funzionario si limita a consegnargli il verbale, invitandolo a scendere alla stazione successiva.

Ormai immerso in un incubo kafkiano, il nostro scende e si precipita al commissariato. «Documenti, prego». Non li ha, i documenti, come può averli, se ha appena spiegato a lorsignori che sul treno i ladri gli hanno portato via tutto? Il commissario scuote la testa. «Lei per me potrebbe essere anche un terrorista». E lo denuncia a piede libero.

La questione è la stessa da millenni: i casi della vita sono più variegati delle caselle di un regolamento. Ma ogni sistema di controllo si giustifica solo con la propria rigidità. Non potendo consentire ai suoi esecutori di usare il filtro flessibile del buonsenso, li mette di fronte a un'alternativa atroce: rispettare le norme così come sono oppure eluderle.

Comportarsi da ottusi o da disonesti, mai da esseri umani.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Virtuoso fuori luogo
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2010, 05:15:11 pm
28/10/2010

Virtuoso fuori luogo
   
Massimo Gramellini

Ogni volta che vedete i roghi di Terzigno, prima di arrabbiarvi pensate a Vincenzo Cenname. Dopo vi arrabbierete molto di più. Cenname è un ingegnere ambientale, eletto sindaco di un Comune di duemila anime della provincia di Caserta, Camigliano. Alle spalle non ha né la destra né la sinistra, ma una laurea. Sulle spalle una testa. E dentro la testa un sogno: trasformare il suo borgo in una Svizzera col sole. Mette le luci a basso impatto energetico al cimitero e i pannolini lavabili all'asilo nido. Si inventa una moneta, l'eco-euro, spendibile solo in paese, con cui ricompensa i bambini che portano a scuola il vetro da riciclare. Giorno dopo giorno, senza alcun aumento dei costi, cattive abitudini inveterate si trasformano in comportamenti virtuosi, mentre la raccolta differenziata raggiunge percentuali scandinave.

E i luoghi comuni sul Sud immutabile e inemendabile? Rottamati dal sogno di un sindaco casertano che ha meno di quarant'anni. Ci si aspetterebbe la fila di notabili alla sua porta: la prego, ingegner Cenname, venga a insegnarci come si fa. Arriva invece una legge assurda che solo in Campania toglie ai Comuni la raccolta dei rifiuti per affidarla a un carrozzone provinciale. Il sindaco si ribella, sostenuto dall'intera popolazione, ma il prefetto segnala il suo caso al ministro Maroni. In dieci giorni il consiglio comunale viene sciolto e Cenname rottamato neanche fosse un mafioso. Da allora sono passati tre mesi, ma non lo sconforto per l'ottusità di uno Stato che per far rispettare una brutta legge ha sporcato quel po' di pulito che c'era.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'uomo del mezzo secolo
Inserito da: Admin - Novembre 02, 2010, 06:30:59 pm
30/10/2010

L'uomo del mezzo secolo

Massimo GRAMELLINI

   
Se la lunga festa (finita) dell’Occidente ha avuto un simbolo, per me quel simbolo è stato Maradona, che non è neanche occidentale in senso stretto e proprio oggi compie mezzo secolo: auguri. Ebbi la ventura di dedicarmi a lui per un campionato intero: a Napoli, mattina dopo mattina e mattana dopo mattana, con l’entusiasmo spregiudicato dei suoi e miei vent’anni. Ho spiato da dietro una siepe il bagno affollatissimo della sua casa di Posillipo. Ho sbirciato foto ricattatorie che lo ritraevano in situazioni che voi umani, eccetera.

L’ho inseguito mille volte per carpirgli una battuta, quasi sempre un insulto, fino a quando un inviato di lungo corso non mi trattenne per un braccio: «Lascia correre gli altri, tu conserva le energie per la macchina da scrivere».

Era Vittorio Feltri.

Ogni sera, trasmesso l’articolo dove Maradona attaccava briga con qualche potente, disertava l’allenamento o finiva nei guai per una ragazza, mi domandavo: cosa potrà ancora inventarsi domani per non venire a noia? Ma era un esercizio ginnico della mia fantasia, che il giorno dopo veniva oltrepassata dalla realtà. Solo in seguito avrei capito che Maradona faceva sempre notizia perché era l’emblema inconsapevole di un’epoca, la nostra: emotiva, ossessionata dalla trasgressione, prodiga nel dilapidare talenti senza preoccuparsi del futuro. Quando infine si ritirò, tutti fummo concordi nel dire che un fenomeno mediatico come lui non ci sarebbe più stato.

E invece ci sbagliavamo. Bunga bunga se ci sbagliavamo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Avanti il prossimo
Inserito da: Admin - Novembre 05, 2010, 11:28:09 am
5/11/2010


   
Massimo GRAMELLINI

E così, con le elezioni di Midterm, ci siamo giocati anche Obama. Magari si rifarà fra due anni, ma intanto ha perso l’aureola del messia che gli abitanti del pianeta Terra, non solo gli americani, gli avevano ansiosamente attribuito, obbedendo come sempre a un’emozione intensa ma superficiale, destinata a evaporare alle prime difficoltà. La tipica emozione di un mondo di individualisti che si ciba d’immagini, procede per suggestioni - la pelle nera, Yes We Can - e non crede più nei partiti e nei gruppi sociali, ma soltanto nel leader salvifico. Tanti uomini soli mettono un uomo solo al comando che in realtà non comanda quasi su niente. Cosa potrà mai fare una persona, anche di qualità eccelse, dentro un sistema economico che si muove per conto proprio, secondo dinamiche che la politica riesce appena a scalfire? La sala dei bottoni non ha più bottoni o forse ne ha troppi perché dall’altra parte risponda ancora qualcuno.

I cittadini non hanno smesso di sognare il cambiamento. Ma in assenza di un sistema organico di valori lo hanno delegato a singoli ambasciatori di un’emozione collettiva, caricandoli di responsabilità insopportabili e alimentando speranze che durano lo spazio di una campagna elettorale. Anche in Italia non ti chiedono più quali idee hai, ma se stai con Casini, con Vendola, con Berlusconi. Una biografia in cui ci si possa identificare per sentirsi migliori, una faccia alla quale appendere desideri confusi per poi ritrovarsi ogni volta disillusi, traditi. Avanti il prossimo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Babbo Natale esiste
Inserito da: Admin - Novembre 10, 2010, 03:27:26 pm
10/11/2010

Babbo Natale esiste
   
Massimo GRAMELLINI

La pubblicità francese di una banca mostra un padre che annuncia al figlio cresciutello: «Ho una brutta notizia da darti: Babbo Natale non esiste». Si tratta, immagino, di una denuncia ironica dei «bamboccioni». L’ironia è diventata il lasciapassare di qualsiasi bischerata. Se mostri una donna con un filo interdentale al posto della gonna sei volgare. Ma se la mostri spiegando che si tratta di una rivisitazione ironica della volgarità altrui, allora qualcuno ti considererà un genio. Purtroppo o per fortuna i bambini non conoscono l’ironia, frutto del disincanto. Si nutrono di sogni e di certezze: per loro Babbo Natale, che diamine, è Babbo Natale. E lo spot negazionista li ha sconvolti, provocando crisi di pianto in tutta la Francia, con conseguenti arrabbiature dei genitori nei confronti della tv cinica e bara.

Inutile dire che hanno ragione. Babbo Natale esiste. Lui e la Befana sono gli unici baluardi di meritocrazia in questa società che non riesce più a premiare e a punire nessuno. Solamente nel mondo vero, quello echeggiato dai miti, la giustizia funziona ancora. Sei stato bravo? Regali. Cattivo? Carbone. Senza favoritismi, ripescaggi, raccomandazioni. Anziché tolte ai piccoli, certe sicurezze andrebbero restituite ai grandi. Magari la tv ci trattasse da bambini. Invece ci tratta da deficienti. Con una mano nasconde le questioni sociali e con l’altra irride gli archetipi universali. Babbo Natale galoppa con le sue renne in un angolo dei nostri cuori, ma è un vecchietto fragile: per ucciderlo, a volte, basta una battuta.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ex destra, ex sinistra
Inserito da: Admin - Novembre 18, 2010, 12:28:56 pm
17/11/2010

Ex destra, ex sinistra

Massimo GRAMELLINI
   
Gli elenchi declinati da Fini e Bersani in tv non erano elenchi ma frasi fatte. Invitati a usare il linguaggio evocativo delle «classifiche», i due hanno tracimato nel comizietto, confermandosi politici di un altro secolo. Destra e sinistra sono termini ormai pigri per definire quel che ci succede. Le ideologie da cui prendono le mosse si suicidarono entrambe nel Novecento. Quando, dopo aver conquistato il potere con l’obiettivo di cambiare l’essere umano, lo condussero nei lager e nei gulag. Da allora destra e sinistra hanno rinunciato a qualsiasi velleità di palingenesi. Non puntano più a migliorare l’individuo, stimolandolo a essere più responsabile (la destra) e più spirituale (la sinistra). E di fronte allo sconquasso del mondo - con la ricchezza che abbandona l’Europa e gli Usa per spostarsi altrove - si limitano a narrazioni consolatorie dell’esistente.

L’ex destra, che da noi è berluscoleghista (Fini rischia la fine del vecchio Pri, che piaceva a tutti ma votavano in pochi), invita gli elettori ad andare orgogliosi di ciò che la destra detestava: l’aggiramento delle regole e il disprezzo della cultura, sinonimo di snobismo improduttivo. L’ex sinistra continua a raccontarsi la favola che l’italiano medio sia vittima di Berlusconi, mentre l’italiano medio è Berlusconi, solo più povero. Così si ritorna al punto di partenza: la società non cambia se vince un leader o un altro. Cambia se cambiano gli individui. Ma è un lavoro duro: più comodo continuare a scornarsi fra destra e sinistra, illudendosi che esistano ancora.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il male piacione
Inserito da: Admin - Novembre 19, 2010, 10:48:05 pm
19/11/2010

Il male piacione

Massimo Gramellini


Tutti vogliono la parte del cattivo, ma soltanto al cinema. Nella vita reale sembra impossibile trovare ancora un reo confesso o almeno disposto ad accettare il ruolo che i fatti gli hanno disegnato implacabilmente addosso. Anche il camorrista Antonio Iovine, dopo i sorrisi di rito alla telecamera che riprendeva il suo arresto, si è subito premurato di far sapere: «Non sono il boss che racconta la tv». Lontani i tempi dei vecchi padrini, serrati nei loro inquietanti silenzi, che davanti ai giornalisti si coprivano il volto con le manette o un foglio di giornale. Più che da una vita trascorsa in latitanza, Iovine sembra emergere da un format televisivo: bello, sfrontato, sorridente e con la barba lunga come George Clooney. Pronto a interpretare la parte che da sempre in Italia paga meglio: quella della vittima. Non mi stupirei se chiedesse di essere invitato a «Vieni via con me» per un faccia a faccia con Saviano.

Per la prima volta il Male esce dalle dimensione arcaica e grifagna con cui lo avevamo un po’ troppo lombrosianamente raffigurato negli anni di Totò Riina e Pacciani. E la cronaca nera sbanda verso «Romanzo criminale»: anche i delinquenti vogliono piacere. Non va mica bene. In un momento di ansie assortite, abbiamo bisogno di essere rassicurati almeno sulla natura dei malvagi. Iovine va richiamato alle responsabilità del suo ruolo. È un cattivo e allora poche storie: faccia il cattivo

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Meno male che Mara c'è
Inserito da: Admin - Novembre 23, 2010, 09:59:41 am
23/11/2010

Meno male che Mara c'è
   
Massimo GRAMELLINI

Se il signor Maro Carfagna, barbuto ministro della Campania, avesse minacciato le dimissioni, affermando che nel suo partito gli impediscono di battersi per la legalità, ora saremmo qui a discutere coi sopraccigli arcuati di malapolitica e affaristi (cosa diversa dagli uomini d'affari). Ma poiché Maro si chiama Mara e ha il corpo e gli occhioni che sapete, la sua denuncia è già stata declassata a scatto isterico, baruffa fra comari.

Invece che gli appalti del termovalorizzatore di Salerno, a tener banco sono i suoi rapporti umani: con l'amico Bocchino e la nemica Mussolini. L'algida ministra ci ha messo del suo, paragonando la collega a una popolana sguaiata. Ma non c'è dubbio che il circo mediatico e l'interesse dei lettori hanno sterzato subito verso il gossip, sottovalutando la sostanza delle sue parole.

E’ un problema con cui tante donne meno fortunate della Carfagna devono fare i conti ogni giorno negli ambienti di lavoro.

Il parere femminile vale meno e non è considerato autorevole. Quando un uomo s’arrabbia, ha carattere. Quando si arrabbia una donna, ha le mestruazioni. Oppure non le ha più. Non basta nemmeno maschilizzarsi dentro tailleur assertivi e posture manageriali.

Se sei bella, i maschi ti desiderano ma non ti considerano: e tutti pensano (anche le donne) che la tua carriera non sia merito dei talenti, ma degli amanti.

Se poi sei soltanto passabile, ti trattano come una crocerossina, un angelo custode, una bestia da soma: comunque una comparsa nel film del loro successo professionale, intitolato «Impari Opportunità».

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Siamo uomini o commissari?
Inserito da: Admin - Novembre 25, 2010, 09:12:03 am
25/11/2010

Siamo uomini o commissari?
   
Massimo Gramellini

La commissione d’esame sapeva che il tema era irregolare e lo ha proposto lo stesso. Ma non per interesse: per quieto vivere. Si parla del concorso per notai di ottobre, interrotto da un’insurrezione popolare quando gli esaminandi del resto d’Italia scoprirono che i candidati romani conoscevano già il testo della prova scritta. La procura di Roma ha interrogato i dodici commissari: tre professori, tre notai e sei magistrati. Ed è arrivata alla conclusione che l’idea malsana venne a uno solo di loro, una notaia, ma che tutti gli altri, dopo qualche sporadico distinguo, si adeguarono. Chi per negligenza o per pigrizia. E chi, i sei magistrati, dichiarandosi incompetenti come Pilato. Ma se non conoscevano la materia d’esame, a che titolo facevano parte della commissione giudicante? Sfumature da moralista, me ne rendo conto. Resta il fatto che su mezza dozzina di custodi della legge, nemmeno uno - dicesi uno - si sia sentito morsicare la coscienza e abbia pronunciato la parola più semplice e scomoda: no. Proviamo a inserire un sondino nei loro crani brizzolati: chi me lo fa fare, perché prendermi una grana, mica posso cambiare il mondo io, tanto rubano tutti...

Gli uomini sono pochi e infatti li chiamiamo eroi. Gli altri sono vili, irresponsabili e soprattutto conformisti. Insensibili alle prediche, recepiscono soltanto gli esempi. Se in alto vedono onestà e rigore, cercheranno di adeguarsi: non per slancio etico, ma per non sfigurare. Se invece sopra e intorno a loro scorrono truffe e arrembaggi, il naufragar gli sarà dolce in quel pantano.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza di loro
Inserito da: Admin - Novembre 26, 2010, 11:55:31 pm
26/11/2010

Senza di loro

Massimo GRAMELLINI

Possiamo farcela. Anche se la crisi si fa critica, l’euro è ricoverato alla neuro e Bruxelles sta per intimarci di dimezzare il debito pubblico, così la prossima volta sulla Mole con gli studenti ci saliranno i pensionati? Anche se La Russa vola sopra l’Afghanistan credendosi l’erede illetterato di D’Annunzio (chi fa la Duse, Santanchè?) e Bersani si arrampica sui tetti come lo spazzacamino di Mary Poppins, ma col sigaro in bocca che neanche Messner? Anche se alla Camera la Mussolini bacia sulla bocca l’indagato Cosentino, Bossi confessa «sono stato studente universitario anch’io» (fino a 40 anni, ci aveva preso gusto) e Berlusconi, dico Berlusconi, invita tutti a comportarsi con sobrietà? Sì, possiamo farcela e proverò a spiegarvi perché.

Tranne che ai tempi di Mussolini (infatti finì in tragedia), la politica italiana ha sempre affrontato i passaggi cruciali della storia allo stesso modo: ignorandoli. Nell’Ottocento il premier Depretis coccolava le pratiche sulla sua scrivania: «Ognuna di esse avrei dovuto deciderla entro 24 ore, se non volevo mandare in rovina l’Italia. Le 24 ore sono passate, la pratica è sempre lì e l’Italia va avanti lo stesso». Un secolo dopo, con le fabbriche bloccate e i terroristi a sparare per strada, i governi democristiani si occupavano di convergenze parallele. E mentre i politici rimuovevano i problemi, gli italiani li risolvevano inventandosi l’economia sommersa. Una cosa un po’ eroica e un po’ illegale: come tutto, qui da noi. Sì, la sfangheremo anche stavolta. Chissà in che modo e con chi. Ma sicuramente senza di loro.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Wiki Wiki
Inserito da: Admin - Novembre 30, 2010, 05:23:21 pm
30/11/2010

Wiki Wiki

Massimo GRAMELLINI

Diciamo la verità: per ora è stata più eccitante la Waka Waka del Wiki Wiki. I rapporti degli ambasciatori americani, rivelati in un’atmosfera thriller dal sito Wikileaks, sembrano una scopiazzatura di Dagospia e forse lo sono. Berlusconi è un donnaiolo vanitoso che fa affari con il macho Putin. Sul serio? E io che quei due me li ero sempre immaginati dentro la biblioteca di un monastero, immersi nella lettura dei «Fratelli Karamazov». Sarkozy: uomo permaloso e dispotico. Strano, con quell’aria umile e remissiva, tipicamente francese. La Merkel, poi: ostinata, prudente, poco creativa. Tutto il contrario dell’immagine dei tedeschi, genia di improvvisatori estroversi. Aspettiamo qualche indiscrezione sul presidente svizzero che va matto per il cioccolato fondente e gli orologi a cucù. Ah, ma ce n’è anche per Gheddafi: uccide le rughe col botulino e si fa scortare da un’infermiera bionda. Un’informazione top secret (se si escludono quelle due o trecento copertine sull’argomento) che cambierà la storia. Come quell’altra, secondo cui i diplomatici fanno le spie. Da alcune migliaia di anni, verrebbe da dire. Almeno giustificano lo stipendio, perché per fare il «copia e incolla» degli articoli di giornale bastava una segretaria.

Sicuramente domani usciranno prove di torture, golpe, alieni seppelliti nel deserto con le antenne di fuori. Ma per adesso la vera vittima di Wikileaks è il mito della carriera diplomatica. Con gli ambasciatori, per secoli burattinai del potere, ridotti a messaggeri dell’ovvio.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Viva Yara
Inserito da: Admin - Dicembre 03, 2010, 04:15:41 pm
3/12/2010

Viva Yara

Massimo GRAMELLINI

Quanto mi piace l’Italia di Yara, la ragazzina scomparsa una settimana fa. Mi piace il suo cellulare con soli dieci numeri in rubrica: un mondo piccolo di affetti seminati in profondità, perché voler bene richiede tempo e troppi amici significa nessun amico. Mi piace la sobrietà dei suoi genitori che non fanno appelli, non si affacciano ai talk show e respingono la fiaccolata proposta dal parroco: il dolore è una cosa seria, metterlo in piazza non significa condividerlo, ma svenderlo. E mi piace il contegno del suo paese, Brembate, dove nessuno rompe la consegna del silenzio. Ogni tanto spunta un microfono sotto qualche naso infreddolito, ma la reazione è sempre un diniego, un passo che accelera.

E' una storia priva di emozioni e gonfia di sentimenti, quindi poco televisiva e molto viva. Il parallelo con il circo di Avetrana sembra inevitabile, ma non è il caso di farne l’ennesima puntata di un derby Nord-Sud. Il nonno-padre-marito delle vittime di Erba era lombardo, eppure il giorno dopo stava già in televisione a perdonare tutti, come se il perdono fosse un vino novello che gorgoglia dall’uva appena pestata anziché un barolo da lasciar riposare per anni affinché sgorghi saporito e sincero. Nessuno si sarebbe appassionato ai mondi cavernosi dello zio e della cugina di Sarah Scazzi se la televisione non li avesse resi popolari prima che si accertassero le loro responsabilità. A quel punto è stato come se la polizia avesse arrestato due vip. A Brembate va in scena un'altra storia, un'altra Italia a cui ci stringiamo in silenzio, come piace a lei.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=912&ID_sezione=56&sezione=


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gli italiani non sanno più sognare
Inserito da: Admin - Dicembre 05, 2010, 12:33:41 am
4/12/2010

Gli italiani non sanno più sognare

MASSIMO GRAMELLINI

Sulla relazione annuale del Censis aleggia lo spirito di Jung. Giusto così: questa crisi non è materia per economisti, ma per psicanalisti L’Italia, sostiene il sempre immaginifico De Rita, affonda perché non sa più desiderare. In realtà molti di noi hanno ancora dei sogni. Quello che manca è l’ossigeno per raccontarli, persino a se stessi.

A forza di scattare a vuoto, la molla si è inceppata. Il futuro non è un’opportunità e nemmeno una minaccia.

Semplicemente non esiste. Il futuro è la rata mensile del mutuo o il bilancio trimestrale dell’imprenditore: nessuno ha la forza di guardare più in là e si vive in un presente perenne e sfocato, attanagliati dallo sgomento di non farcela. Sulle macerie della guerra, l’inconscio dei nonni riusciva a progettare cattedrali di benessere: quegli uomini avevano visto abbastanza da vicino la morte per immaginare la vita. Sulle macerie morali del turbo-consumismo, la cui crescita dopata ha ucciso i desideri (di fronte a tremila corsi di laurea o tremila canali televisivi l’impulso è di spegnere tutto), l’inconscio dei nipoti sembra paralizzato da un eccesso apparente di libertà e dall’assenza di punti di riferimento. Anche la delega al leader salvifico, di qualsiasi colore, ha fatto il suo tempo.

Bisogna cavarsela da soli e siamo diventati troppo egoisti per ricordarci come si fa. Orfani di padre, cioè dell’autorità che trae origine dall’autorevolezza e consente ai figli di avventurarsi in territori inesplorati, sapendo di poter contare all’occorrenza su una robusta ringhiera. E con una classe dirigente specializzata nel dare cattivo esempio, priva del titolo morale per imporre regole che è la prima a non rispettare. Come si evince da quanto detto fin qui, la fotografia del Censis è decisamente beneaugurante. Almeno per chi è convinto che non ci si possa aspettare il riscatto sociale da teorie economiche e ideologie politiche, ma solo dall’urgenza di tante rivoluzioni individuali che riescano a connettersi fra loro, creando una vera comunità. Darsi una disciplina esistenziale, fissare dei traguardi e poi mettersi in marcia senza vittimismi, perché i «se» sono la patente dei falliti, mentre nella vita si diventa grandi «nonostante». E che Jung ce la mandi buona.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI.
Inserito da: Admin - Dicembre 09, 2010, 11:24:11 am
9/12/2010

Parto Cesario

Massimo GRAMELLINI

Quanto invidio mia moglie, che riesce ad assentarsi dal telegiornale per guardare una coppia di passerotti appollaiati sulla ringhiera del balcone. Io, noto masochista, pure nel dì di festa non stacco gli occhi dal racconto della crisi, dove gli ex missini scorrono a frotte: La Russa, Gasparri, Ronchi, Urso, Matteoli, Bocchino, non se ne vedevano tanti, e tutti insieme, dalla giornata dell’oro alla Patria del 1935. Dopo la cacciata da Berlusconia, Bocchino ha chiesto asilo politico a un cameraman: lunedì litigava con La Russa a «Porta a Porta», martedì si accapigliava con Rotondi a «Ballarò» e ieri faceva jogging solitario in un boschetto di microfoni.

Fosse solo Bocchino. Poi ci sono tutti gli altri. I soliti ignoti, il cui voto non ha mai contato un tubo e ora invece può far cadere governi e sbilanciare bilanci allargando lo spread con la Germania, come ripetono minacciosi gli economisti. Così restiamo appesi, noi e lo spread, agli umori dell’onorevole Scilipoti, dipietrista apparentato con Rossella O’Hara, che «oggi la mia posizione resta quella di ieri, ma domani vedremo» e annuncia una conferenza stampa con Cesario che potrebbe partorire ribaltoni a breve, mentre Calearo aggiorna il tassametro della fiducia (da 350 mila euro in su) e Razzi ammette che le proposte sono allettanti, specie per chi ha un mutuo da pagare come lui. Confidavo nella nota rigidità dei sudtirolesi, ma il tg dice che stanno trattando l’astensione in cambio della segnaletica bilingue e allora spengo la tv con un’espressione intraducibile e mi metto a guardare i passerotti anch’io.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Caduta cuori
Inserito da: Admin - Dicembre 11, 2010, 06:26:48 pm
10/12/2010

Caduta cuori

Massimo GRAMELLINI

Nel bel mezzo della Pianura Padana c'è una città, Milano. Nel bel mezzo di Milano c'è una Galleria. E, nel bel mezzo della Galleria, un ottagono sovrastato da una cupola, bella anch'essa, come tutto ciò che rispetta le leggi dell'armonia. Ma un brutto giorno i passanti guardarono all'insù e scoprirono che nel bel mezzo della cupola erano spuntati degli enormi cuori di legno rivestiti di lustrini e sponsorizzati da una nota marca di cristalli. Le appendici pacchiane penzolavano minacciose sulle teste dei milanesi. Le dimensioni e il luccichio da varietà televisivo della messa in scena producevano una falsa allegria. Più che il salotto di Milano, quei cuori grotteschi ricordavano gli addobbi di una discoteca. Mancava soltanto che qualche cubista ci si appendesse, per oscillare avanti e indietro come su una liana, sorvolando lo sguardo allibito dei giapponesi e quello arreso degli indigeni, ormai assuefatti a qualsiasi bruttura.

Evocati da qualche spirito ribelle, gli angeli precari della bellezza si precipitarono in Galleria, presero la forma del vento e cominciarono a soffiare sempre più forte, fino a quando uno dei maxi-cuori si staccò in un frastuono terribile. Ma gli angeli della bellezza sono spesso distratti e si dimenticarono di avvertire una signora che passava lì sotto. Così il cuore luccicante le cadde in nuca, trasformandola in una martire del cattivo gusto. La signora guarirà presto dal trauma cranico, ci auguriamo. La bellezza invece rimane in prognosi riservata.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'amato leader
Inserito da: Admin - Dicembre 18, 2010, 11:08:36 am
18/12/2010

L'amato leader

MASSIMO GRAMELLINI

L’astutissima intervista in cui Bersani liquida le primarie e annuncia di volersi alleare con Fini e Casini anziché far fronte comune con Vendola e Di Pietro ha finalmente ricompattato il popolo dei democratici. Lo si evince da una passeggiata nel sito del Pd.

«Sono un ex iscritto e tra poco sarò un ex elettore» (Francesco). «Ma Fini è di destra! Come è possibile anche solo pensare a un’alleanza con lui?» (Michele). «Stasera restituisco la tessera» (Francesca). «Così non andiamo da nessuna parte, anzi sì: al suicidio» (Chiara). «Mi domando cosa avete nel cervello. Ma davvero le partorite voi queste cavolate? Andatevi a nascondere e non fatevi più rivedere!» (Gianni). «Cacchio, ma si può?» (Gian Piero). «Se succede, lascio il partito in un secondo» (Gianluca). «Bersani fa bene, sono d’accordo con lui» (Fassina, ma forse è la sorella dell’ex segretario). «Cioè, fatemi capire: dovrei scegliere alle prossime elezioni fra Fini e Berlusconi?» (Alessandro). «Dopo la fatica che abbiamo fatto a liberarci di Binetti e Rutelli, paffete che ci ritroviamo a subire i loro veti!» (Monica). «State ancora una volta riuscendo a rivitalizzare Berlusconi. Sono allibito» (Stefano). «Ero un ventenne che aveva trovato una piccola speranza. Ora lei me l’ha spenta di nuovo. Grazie, segretario» (Riccardo). «D’ora in poi come inizierà i suoi comizi? Cari democratici, cari compagni, cari camerati?» (Concita). «Grazie a tutti quelli che stanno commentando l’intervista» (Pier Luigi Bersani). «Segretario, tu ci ringrazi, ma i commenti li leggi o guardi solo le figure?» (Monica).

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Buon lavoro
Inserito da: Admin - Dicembre 23, 2010, 05:42:07 pm
23/12/2010

Buon lavoro

Massimo GRAMELLINI

Un artigiano veneto di quarant’anni, oppresso dai debiti, irrompe in una tabaccheria di Forte Marghera agitando la pistola.
«Dammi i soldi!», intima al proprietario. Ma prima che l’altro possa aprire la cassa, il rapinatore scuote la testa: «Cosa sto facendo?». Esce dal negozio, monta in bicicletta e va a costituirsi al commissariato. Dove giustamente lo arrestano, perché così prevede la legge.
Io, stupidamente, lo avrei un po’ abbracciato. È che è raro trovare dei galantuomini, ma ancor più raro è trovare degli uomini: gente disposta a non prendere le distanze dai propri errori, persino quando, come in questo caso, sono stati soltanto abbozzati.

Più o meno alla stessa ora, in una scuola di Torino va in scena il classico spettacolo di Natale alla presenza delle famiglie.
Ogni bambino sale sul palco ed esprime un desiderio per l’anno nuovo. Il primo dice: «Vorrei essere più bravo coi nonni».
Il secondo: «Vorrei un certo videogioco». Il terzo: «Vorrei ci fosse ancora il lavoro per mamma e papà».

Nella sala scende il gelo, la realtà è una pasta abrasiva e certe cose non si confessano neanche in tv. Un amico presente alla scena commenta: è un mondo al contrario, quello in cui sono i figli a desiderare un posto per i genitori, ma forse l’unica speranza che resta, a questo mondo, è proprio un bambino che al futuro non chiede un giocattolo ma un lavoro per mamma e papà.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Uno tsunami morale per risalire
Inserito da: Admin - Dicembre 25, 2010, 06:24:59 pm
24/12/2010 - LO SLANCIO DELLA PASSIONE PER INVENTARE IL FUTURO

Uno tsunami morale per risalire

Dopo la sbornia del "yes, we can", meno vittimismo e più esempi

MASSIMO GRAMELLINI

Il 2010 è stato l’anno delle sabbie mobili: né avanti né indietro, ma sempre più a fondo. Si discute di nucleare, mentre l’energia di cui avremmo maggiormente bisogno è la passione. Quella che ti spinge prima a immaginare il futuro e poi a crearne uno. Gli innocenti non sapevano che la cosa era impossibile e per questo la fecero, scriveva Bertrand Russell. E invece, dopo la breve sbornia obamiana, «yes we can» ha lasciato di nuovo il posto a «non si può», che è il mantra degli arresi, la gabbia contro cui si spiaccicano i sogni.

Il 2010 si chiude con gli studenti in piazza e presto potrebbe toccare ai pensionati e persino agli occupati, perché se gli stipendi stanno diventando cinesi, il costo della vita rimane drammaticamente europeo. Ci si può opporre a questa crisi epocale che ha cambiato il flusso millenario della storia? No, ma ci si può convivere. Purché tutti facciano qualcosa. E in quel tutti ci siamo davvero tutti. Noi e loro. Loro sarebbero i politici, la classe dirigente. Alla quale per il 2011 non chiediamo miracoli, ma un sussulto di dignità. Anzitutto il coraggio di qualche scelta impopolare che privilegi l’istruzione, la ricerca, la cultura e l’ambiente, sacrificando all’occorrenza qualcosa del resto, perché la sopravvivenza di una specie è garantita dalla crescita dei giovani, non dall’immortalità degli anziani. Dai potenti vorremmo meno prediche e più buoni esempi. Più decenza e senso della realtà. Un presidente del Senato non può menare vanto che i parlamentari lavorino fino all’antivigilia di Natale e poi aggiornare la seduta al 12 gennaio. La classe dirigente si gloria di assomigliare alla società anche nei difetti, ma è proprio questo che le ha tolto autorevolezza. Pretendere da un leader comportamenti superiori alla media - nel trattare i soldi, nel trattare le donne - non è moralismo, ma la precondizione per la tenuta della gerarchia sociale. Se il capufficio ruba e tocca il sedere alla segretaria, gli impiegati si sentiranno autorizzati a fare altrettanto.

Magari lo ammireranno, ma non lo rispetteranno più. Però sarebbe troppo comodo gettare tutto il peso del 2011 sulle spalle di chi ha responsabilità pubbliche. Se potessi evocare uno tsunami morale, gli chiederei di spazzare dalle nostre viscere il vittimismo e l’egocentrismo, in virtù dei quali ci riteniamo continuamente vittime di ingiustizie e di complotti, come se il mondo non avesse altro da fare che pensare a noi, salvo poi lamentarci proprio di questo: che il mondo non pensa abbastanza a noi. Ogni tanto bisognerebbe ricordarsi che siamo fatti di fango ma anche di stelle, che siamo cittadini e non sudditi, che la vita dipende in larga misura dalle nostre scelte personali e non da quelle della politica. Che ogni Io fa parte di un Noi e che il Noi non è solo la nostra famiglia, ma le tante comunità a cui decidiamo di aderire. Che se una cosa è pubblica appartiene a tutti, non a nessuno. E che per ogni porta che si chiude c’è sempre una finestra che si sta aprendo da qualche altra parte. A volte basta smettere di piangere e asciugarsi gli occhi per riuscire a vederla.

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/381228/


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le due parti della mela democratica
Inserito da: Admin - Gennaio 14, 2011, 11:20:36 am
14/1/2011

Le due parti della mela democratica

Prima ancora che gli operai, il referendum di Mirafiori è riuscito a spaccare il Pd.

Massimo GRAMELLINI

Di fronte a una questione finalmente concreta e altamente simbolica (il destino della fabbrica per eccellenza) è venuta alla luce la frattura profonda fra le due parti della mela rosé. C’è una fetta della mela che accetta la globalizzazione come un dato di fatto, cercando quantomeno di contenerne i virus malefici. E un’altra fetta che invece la globalizzazione la rifiuta (in pieno accordo, a leggere i blog, con la maggioranza dei suoi elettori), anche se poi non spinge la scomunica della realtà fino alle conseguenze coerenti: l’isolazionismo e il protezionismo. Altre opzioni purtroppo non ce ne sono, se non quella ovviamente paradossale di paracadutare i marines in Cina per imporre con la forza i nostri diritti civili, sindacali e ambientali a chi non ha alcuna intenzione di adottarli.

I riti bizantini della politica, in cui il Pd si rivela più democristiano che comunista, hanno impedito che già ieri il partito di Bersani si avviasse verso la scissione. Ma la rottura è nelle cose, plasticamente rappresentata dalle parole di Chiamparino: «Questa sinistra fuori del mondo mi ha stufato». Lo stesso spartito di Renzi e in termini più felpati di Veltroni, che su Mirafiori ha inutilmente chiesto alla Cgil di uscire dall’arrocco e sparigliare con una controproposta che coinvolgesse i lavoratori nella gestione dell’impresa, come in Germania.

Il collante dell’antiberlusconismo non basta più a tenere insieme le due parti della mela democratica, ormai divise su tutto, ma soprattutto sulla strategia per battere il centrodestra. La fetta di Veltroni e Chiamparino punta alla maggioranza relativa e per raggiungerla vorrebbe allargare il bacino elettorale, pescando voti nell’area dei moderati delusi dalle promesse a vuoto di re Silvio. La fetta di Bersani e D’Alema mira invece a recuperare i fan di Vendola e gli astensionisti di sinistra, trattando poi un’alleanza di governo col centro di Casini, in una riedizione aggiornata del compromesso storico. Pur riconoscendo ai protagonisti sconfinate risorse di equilibrismo, riesce davvero difficile immaginare che due Pd così diversi possano rimanere ancora a lungo uno solo.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La morale dell'Uomo Ragno
Inserito da: Admin - Gennaio 19, 2011, 06:42:48 pm
19/1/2011

La morale dell'Uomo Ragno


E’ il presidente del Consiglio, cribbio (direbbe lui). Il presidente del Consiglio, non un cittadino normale o un miliardario qualsiasi che fa quel che vuole dei suoi soldi e di se stesso, e se si infila venti ricattatrici potenziali sotto le lenzuola, alla peggio ci rimette il portafogli e l’argenteria di famiglia. Lui è il leader politico di uno Stato e i rischi a cui lo espone la sua condotta privata non investono solo la sua persona, ma tutti gli italiani. E se il servizio segreto di una nazione o multinazionale straniera avesse assoldato Ruby per costringere il premier a firmare un accordo economico svantaggioso per l’Italia in cambio del silenzio?

Moralismo? No, Machiavelli. O, se preferite, la morale dell’Uomo Ragno: a grandi poteri grandi responsabilità. Il capo di un governo eletto dal popolo non è «uno di noi». Deve essere meglio di noi o quanto meno sembrarlo. Poiché rappresenta l’immagine del proprio Paese nel mondo, è tenuto a rispettare le sacre regole dell’ipocrisia, a contenere i suoi vizi o comunque a occultarli, come fecero Kennedy, Craxi e Mitterrand. E quando viene beccato, deve chiedere scusa e mostrarsi contrito in stile Clinton, non negare l’evidenza e parlare d’altro, di rispetto della privacy (che per lui non vale) e di complotti che anche se ci fossero non scalfirebbero il nocciolo della questione: chi fa bunga bunga può governare un impero, ma non una democrazia.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=929&ID_sezione=56&sezione=


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La buccia del chinotto
Inserito da: Admin - Gennaio 20, 2011, 06:24:08 pm
20/1/2011

La buccia del chinotto

Un amico sorride amaro: «Non farti illusioni, potenzialmente siamo tutti come lui e la sua corte: trombare e fare soldi, interessati solo ai bisogni primari, ai chakra bassi, per dirla alla maniera di voi che meditate e fate yoga. Sì, qualche disturbato che sogna con un romanzo o va in estasi per una notte d’amore sotto le stelle esisterà pure, ma è la buccia del chinotto: scorza sottile, percentuale insignificante».

Davvero? Davvero la maggioranza dei giovani assomiglia a quel tipo che incita sua sorella a infilarsi nel letto di un anziano miliardario, «così ci sistemiamo»? Davvero il mondo contemporaneo si divide fra padri padroni, disposti a uccidere le figlie che osano ribellarsi, e padri ruffiani che nelle intercettazioni le incitano a sgomitare perché «le altre ti sono passate davanti, svegliati!». Sarò un ingenuo, eppure vedo ancora in giro della dignità, anche in tanti poveri che una busta di 5000 euro l’hanno magari sognata, ma non la vorrebbero trovare nella borsa della figlia a quelle condizioni. Vedo donne e uomini pieni di vizi, ma che non invidiano lo stile di vita dei crapuloni e sognano di invecchiare con una persona amata al fianco e la musica di Mozart nelle orecchie. E quando, come ieri, alcuni lettori telefonano al giornale per segnalare che una luna mai così arancione è spuntata fra le colline e mi arriva sul tavolo la raccolta di poesie di una ragazza timida, allora penso che non è finita. Che la buccia del chinotto è più spessa di tutto il gas che le sta esplodendo intorno, in un enorme rutto di niente.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Quelle parole che fanno crescere l'Italia
Inserito da: Admin - Gennaio 22, 2011, 05:40:25 pm
22/1/2011
 
Quelle parole che fanno crescere l'Italia
 
Massimo GRAMELLINI

 
Pubblichiamo parte dell’intervento al Quirinale per la Giornata dell’informazione

Nel preparare con Carlo Fruttero l’almanacco dei 150 anni di storia italiana, ci siamo imbattuti in tanto giornalismo di qualità. Certo, erano tempi non avari di retorica e nelle cronache dei funerali di Vittorio Emanuele II si scioglievano inni «al più valoroso fra i Maccabei». Ma i giornali erano anche capaci di parlare chiaro al potere, come Matilde Serao che in una lettera aperta al ministro Depretis denunciava le condizioni igieniche dei bassi di Napoli, chiedendo di smetterla con «la retorichetta del mare glauco e del cielo di cobalto». E furono i giornalisti a rivelare i primi scandali finanziari dello Stato unitario e a tratteggiare il profilo di Bernardo Tanlongo, presidente della Banca Romana, amico di cardinali e massoni, inesausto dispensatore di mance e di barzellette, che ha fornito il prototipo ai furbetti del quartierino.

Furono sempre i giornalisti a strappare il velo di tanti inferni. Come quello dei carusi, i bambini impiegati nelle miniere di zolfo della Sicilia, la cui scoperta si deve a un gruppo di reporter che riuscirono a intrufolarsi in quegli antri bui per raccontare il supplizio dei piccoli schiavi venduti dai genitori per un sacco di farina e costretti a spezzarsi la schiena 12 ore al giorno in cambio di un pezzo di pane e cipolla. Vi devo dare una notizia: il gossip non lo abbiamo inventato noi. Il giornalista-fustigatore Pietro Sbarbaro distrusse la carriera del ministro degli Esteri Mancini, rivelando che la moglie lo aveva trovato a letto con la cameriera: vistosi scoperto, lui le aveva gridato: «Scusami cara, ero convinto che fossi tu». E quando il ministro degli Interni Francesco Crispi venne accusato di bigamia, fu un giornale dell’epoca, «Il Piccolo», a costringerlo alle dimissioni attraverso una campagna di stampa basata sulle famose «Sei Domande».

(...) Purtroppo la mancanza di una vera opinione pubblica - assenza determinata da secoli di servaggio e da un tasso altissimo di analfabetismo - ci ha fatto contrarre due virus dai quali dobbiamo guardarci ancora oggi. Il primo è l’attitudine a parlare al Potere anziché al Lettore, usando un linguaggio per iniziati. Il secondo difetto, per certi versi l’opposto dell’altro, è la deriva populista che porta a seguire gli umori della piazza anziché a indirizzarli. L’esempio più drammatico si ebbe alla vigilia della prima guerra mondiale, quando quasi tutti i giornali (con l’eccezione di quelli socialisti e de La Stampa del giolittiano Frassati) cedettero alla bramosia interventista di una minoranza chiassosa che forzò la mano al capo dello Stato e al Parlamento. Una prova generale di quanto sarebbe accaduto pochi anni dopo, a opera di un giornalista che la leva del populismo sapeva manovrarla assai bene: Benito Mussolini.

Ma se si osserva dall’alto la storia del giornalismo italiano di questo secolo e mezzo, ci si accorge che fra tante luci e immancabili ombre si stende una linea solida e coerente che arriva fino ai giorni nostri. Si dice che gli italiani non abbiano senso dello Stato, e che semmai sia lo Stato, talvolta, a fare loro senso. Ebbene, contro questo luogo comune, che come tutti i luoghi comuni contiene qualche elemento di verità, il giornalismo migliore ha sempre combattuto, pagando prezzi pesanti durante gli anni di piombo. Perciò vorrei chiudere questo breve viaggio nel tempo con una pagina del nostro almanacco in cui Carlo Fruttero racconta il sacrificio di un suo carissimo amico. E lo fa come nelle poesie di Spoon River, lasciando che a raccontare la storia sia lo stesso protagonista.

«(...) Mal di denti. Così sono uscito dall’ufficio e sono andato dal dentista senza la scorta, che avevo da pochi giorni. E loro mi hanno seguito fino a casa, hanno aspettato che parcheggiassi l’auto in corso Re Umberto e quando poi sono entrato nel portone, in due, forse in tre, mi hanno puntato le pistole. Il rimbombo in quella casa borghese, in quel quartiere borghese. Eliminato “un servo dello Stato” con quattro colpi. Tutti sono venuti, tutti hanno sperato, ma io sapevo che non c’era speranza, il dolore era troppo forte. Avrebbero potuto essere pallottole fasciste o naziste, quando ero nella lotta partigiana con Giustizia e Libertà, e invece muoio a più di sessant’anni per mano di questi idioti, sì, degli idioti ignoranti. È così che li giudico, alla fine.

Certo, lo Stato di cui sono un servo non è uno Stato ideale, ma è in grado di difendersi senza legge speciali, con le armi legali che già possiede e che noi gli abbiamo dato in anni lontani. “Né con lo Stato né con le Br” dicono alcuni personaggi eminenti e improvvidi, ma è una neutralità impossibile: lo Stato per quanto debole, zoppicante, carente, talvolta iniquo, non si può mettere sullo stesso piano di gente che non ha un’idea dietro l’assassinio. (...) Di me diranno che sono un eroe, anche se ho vissuto tutta la mia vita lontano da ogni enfasi. Ho fatto il giornalista, ho commentato i fatti politici che mi passavano davanti, non ho mai auspicato la morte di nessuno. Una vita tutto sommato abitudinaria, moderata, passata a lavorare, leggere, studiare, scrivere, giorno dopo giorno. Ma non è bastato a salvarmi da quel rimbombo nell’androne, da quegli idioti ignoranti. Il 29 novembre 1977 è arrivata la fine, dopo tredici giorni di agonia. Sono stato Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa di Torino». 

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Totò di Stato
Inserito da: Admin - Gennaio 25, 2011, 05:58:07 pm
25/1/2011

Totò di Stato

Massimo GRAMELLINI

Da un paio di giorni gli italiani sono sinceramente sorpresi. Non solo un politico è andato in galera (stupore già registrato a caldo dal nostro Mastrolilli), ma ci è andato senza dare del comunista al giudice che ve lo ha spedito. Quanto basta, di questi tempi, perché un uomo condannato per reati di mafia passi per uno statista. Cos’ha fatto di così straordinario Totò Cuffaro? Ha accettato un verdetto. Di più: ha riconosciuto la legittimità della giuria. Un italiano che si rifiuta di fare la vittima non è un eroe, sia ben chiaro. Però è una notizia. Perché da noi di solito sono le vittime a passare per eroi e a venire premiate da un pubblico che si identifica in loro e, assolvendole, assolve se stesso.

La delegittimazione di ogni autorità è il lascito peggiore del Sessantotto e non sarà un caso che abbia attecchito quasi soltanto in Italia, dove nei secoli dei secoli l’autorità ha dato pessimi esempi e i cittadini (pardon, i sudditi) si sono accomodati a considerarla di parte, obbedendole per paura o per interesse, mai per convinzione, cioè per senso dello Stato. Speriamo che, solo in questo, Cuffaro faccia proseliti. Che presto i giornali possano strillare altre notizie clamorose: «Automobilista paga la multa per un parcheggio in terza fila senza accusare il vigile di avercela con lui». «Genitore sgrida il figlio che ha preso 4, anziché sgridare il prof per averglielo dato». Fino alle soglie dell’impossibile: «Presidente di calcio si sfoga: l’arbitro sarà pure venduto, ma la mia squadra meritava di perdere».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Salotti buoni
Inserito da: Admin - Gennaio 26, 2011, 11:53:45 pm
26/1/2011

Salotti buoni


Massimo GRAMELLINI


Immaginate un dopocena a casa vostra in cui gli invitati si interrompono di continuo, un tizio vi mostra il dito medio mentre gli servite l’amaro, una signora se ne va rovesciando il caffè e a mezzanotte telefona uno, sempre il solito, che si annoia a stare da solo e vi urla che siete turpi, spregevoli e ripugnanti. È quanto accade ogni sera nei talk show multi-ospiti (e in quello di Lerner meno che altrove). La caciara è il tratto dominante di queste palestre dell’ego. Ma un tempo era caciara organizzata, secondo la celebre raccomandazione di Biscardi: «Non parlate più di due alla volta». Invece da quando è scoppiato il bunga bunga Biscardi sembra Cetto La Qualunque: un moderato.

L’ospite non va in tv per parlare e ascoltare. Ci va per impedire agli altri ospiti di oltrepassare soggetto, verbo e (nei casi fortunati) complemento oggetto, ripetendo ossessivamente una parola qualsiasi - «capra capra capra» «mavalà mavalà mavalà» - al fine di confondere il malcapitato e obbligare il regista a staccare sulla propria faccia. Conquistata l’inquadratura, farà una premessa, «Io non l’ho interrotta, lei non interrompa me» e poi comincerà a parlare: venendo immediatamente interrotto. Forse agli inizi il pubblico si divertiva. Ma adesso vorrebbe una storia, un pensiero, un discorso compiuto. Non la visione di uomini e donne stravolti dall’ansia di insultare il nemico o difendere il padrone. Modesta proposta ai conduttori: spegnete i microfoni di chi non ha la parola. I duellanti diverrebbero afoni. Oppure si prenderebbero a botte. In entrambi i casi, noi torneremmo a divertirci.

DA lastampa.


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lo Stato della Disunione
Inserito da: Admin - Gennaio 27, 2011, 11:59:47 pm
27/1/2011

Lo Stato della Disunione

Massimo Gramellini

 
Obama non lo sa, ma rivolgendosi agli americani nel discorso sullo Stato dell’Unione ha parlato per ben due volte a noi italiani.

La prima quando ha massaggiato l’amor proprio dei suoi connazionali con il ricordo delle grandi conquiste degli Stati Uniti.
Perché un pensiero simile non potrebbe essere accolto anche qui? Possibile che le 150 candeline che spegneremo a marzo debbano essere l’ennesimo pretesto per scannarci fra polentoni e terroni, per parlare di massacri e ingiustizie (presenti nel certificato di nascita di tutti gli Stati moderni), per stabilire se fossero più cruenti i briganti che bevevano nei teschi dei piemontesi o i piemontesi che torturavano i briganti nel lager di Fenestrelle?

Non sarebbe meglio per il nostro umore se la parola Italia rievocasse Manzoni e Marconi, Fellini e Ferrari, traducendosi in un’iniezione corroborante invece che nel solito torcicollo emotivo senza costrutto?

L’altro messaggio in codice intercettato nelle parole di Obama è l’invito a credere nel potere della creatività.
I posti del futuro non verranno dai lavori del passato, destinati a ridimensionarsi e a traslocare altrove per sempre. Arriveranno dalla tecnologia e dalle energie rinnovabili, da idee nuove e progetti d’avanguardia. Vale la pena perdere altro tempo a inseguire la coda di un mondo che non tornerà più, anziché provare a immaginarne un altro? L’Italia risorge soltanto se sblocca il suo torcicollo e accetta di vivere «ora», come suggerisce il titolo del nuovo disco del mio intellettuale di riferimento: Jovanotti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non ce lo meritiamo
Inserito da: Admin - Gennaio 30, 2011, 10:37:05 am
28/1/2011

Non ce lo meritiamo

Massimo GRAMELLINI

Un lanciatore di baseball della squadra di Kansas City aveva ancora un anno di contratto da 12 milioni di dollari, ma vi ha rinunciato perché stava giocando male: gli sembrava di rubare lo stipendio e si è ritirato. Il baseball stimola pensieri evoluti dai tempi di Charlie Brown. Cionondimeno immagino che in queste ore stuoli di medici si affollino al capezzale di Gil Meche per capire in quale punto esatto della nuca lo abbia colpito la pallina. Sento la voce del cinico: è un campione miliardario, sai che sacrificio! Ma il punto non è la rinuncia (e comunque 12 milioni sono un discreto bottino anche per un nababbo). E' la motivazione.

Non vi sfuggiranno gli effetti che un esempio simile potrebbe avere sugli equilibri del pianeta, in caso di propagazione del contagio. Se tutti i manager scarsi rifiutassero la liquidazione con cui vengono accompagnati alla porta dalle aziende che hanno impoverito con le loro scelte sciagurate. Se gli assunti demotivati, raccomandati e sopravvalutati (tre caratteristiche talora riscontrabili nella stessa persona) presentassero le dimissioni con queste parole: «Troverei giusto che la mia retribuzione andasse a quel precario che sgobba il triplo di me». Se insomma ogni uomo, in ogni circostanza della vita, si guardasse allo specchio con obiettività e ne traesse le conseguenze naturali, anziché sentirsi sempre un fenomeno incompreso e la vittima di qualche complotto, è evidente che il mondo cesserebbe di essere la simpatica schifezza che è. E, finalmente perfetto, si dissolverebbe nello spazio esibendo il cartello: missione compiuta.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il vestito di Carlà
Inserito da: Admin - Febbraio 01, 2011, 04:40:55 pm
1/2/2011

Il vestito di Carlà

Massimo GRAMELLINI

Carla Bruni non è più di sinistra. Ecco la classica notizia insignificante che piomba sul tavolo della redazione in una giornata plumbea e riesce quantomeno a provocare una smorfia. Madame Sarkozy non è più di sinistra, lo ha dichiarato lei in un’intervista, ed è una bella sorpresa, specialmente per la sinistra, che perso il voto di Carlà potrà dedicarsi a recuperare quelli della colf, della parrucchiera e della sarta di Carlà, che da decenni votano a destra, non foss’altro per reazione ai discorsi di Carlà.

Premessa: un maschio torinese non è la persona più obiettiva per giudicare colei che incarna la casta delle «cremine», come venivano chiamate ai tempi della mia e sua adolescenza le torinesi ricche, snob, enigmatiche e sostanzialmente stronze, nel senso di crudeli, per le quali la rivoluzione e i rivoluzionari erano un giochino cerebrale con cui ingannare la noia di esistenze facilitate dal destino. Con gli anni abbiamo imparato ad apprezzare la sua eleganza e a convincerci che nascondesse tesori di conoscenza. Ma certo il suo passaggio nell’area del non voto, se non addirittura fra le file del marito destrorso, va festeggiato come un momento di libertà. Sì, libertà di dire che i suoi dischi sono di una noia pazzesca, senza più correre il rischio di passare per insensibili. Libertà di vederla per quella che è, una donna di potere intelligente e spregiudicata, non una santa protettrice degli oppressi. Perché quelle come Carlà sono di destra dentro. E indossano le idee di sinistra come un vestito attillato che serve a fare colpo sugli illusi, ma prima o poi si strappa.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Altre domande?
Inserito da: Admin - Febbraio 03, 2011, 06:42:15 pm
3/2/2011

Altre domande?

Massimo GRAMELLINI


1. Presidente, negli ultimi due anni l’Italia ha tenuto alto l’argine della stabilità dei conti, come hanno riconosciuto l’Europa e il Fondo Monetario Internazionale. Ora è il momento di tornare a crescere. In che modo?

2. Molti analisti affermano che l’Italia è ancora un Gulliver, ovvero un gigante bloccato da lacci e laccioli. Lei è sceso in politica nel 1994 promettendo la rivoluzione liberale. Per dare una scossa alla nostra economia è arrivato il momento di andare fino in fondo?

3. Proprio su questi temi lei ha fatto una proposta all’opposizione che ha risposto che non è credibile. Ma dietro questo rifiuto, secondo lei, aleggia il partito della patrimoniale, la vecchia ricetta che per risolvere i conti della nostra economia punta sempre sulla scorciatoia dell’aumento della pressione fiscale?

Domande dure, niente da dire. Di quelle che lavorano ai fianchi l’interlocutore, specie nel caso in cui soffra di solletico. A volte capita di leggerle anche sui giornali, ma sussurrate all’ora di cena sul primo canale della tv di Stato fanno tutto un altro effetto. Pur intimidito dalla prospettiva di trovarmi al cospetto di un superuomo che teneva entrambe le mani sopra la cartina geografica del mondo intero, al posto dell’intervistatore del Tg1 avrei approfittato della storica circostanza per rivolgere a Berlusconi una domanda ancora più insidiosa.

4. Presidente, come va?

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. È qui la festa
Inserito da: Admin - Febbraio 08, 2011, 05:24:32 pm
8/2/2011

È qui la festa

Massimo GRAMELLINI

Il Centocinquantesimo dell’Italia Unita ricorda quelle feste di compleanno dell’adolescenza dove gli invitati all’ultimo danno buca o si trascinano per inerzia e col segreto desiderio di provocare qualche pasticcio. Ieri ci siamo persi il presidente della provincia di Bolzano: si sente un austriaco all’estero, ha fatto sapere che l’Alto Adige il 17 marzo non festeggerà. La presidente degli industriali, magnanima, quel giorno è pronta a stappare una bottiglia di spumante, ma sui luoghi di lavoro: niente vacanza, perché nell’economia globale occorre aumentare il pil anche sullo stomaco.

A quaranta giorni dal lieto evento gli italiani ignorano di che cosa si tratti (un lettore: «Non andavo alle feste dell’Unità quando c’era il partito comunista, si figuri adesso»), oppure se ne infischiano, oppure prendono a pretesto la ricorrenza dell’unità per tornare a dividersi daccapo. I borbonici vorrebbero trascinare i piemontesi davanti alla Corte di Giustizia dell’Aja. I padani si dividono fra chi considera Cavour vittima di Garibaldi e chi un connivente: imputato di concorso esterno nel reato di associazione italiana. Ma sotto sotto tutti gli italiani sono convinti di stare insieme per sbaglio, per un incidente della storia al quale rassegnarsi, ma di cui non menare vanto. La festa interessa solo a Napolitano e a un centinaio di torinesi eredi delle truppe di occupazione. Potremmo cavarcela col minimo del disturbo, invitando a cena il Presidente in una piola di Torino. Menù di bagna cauda, così all’uscita dispenseremo aliti di patriottismo alle popolazioni oppresse.

da - lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cento all'ora nella nebbia
Inserito da: Admin - Febbraio 09, 2011, 11:04:49 am
9/2/2011

Cento all'ora nella nebbia

Massimo GRAMELLINI

Due morti e decine di incidenti, tamponamenti e feriti sulle autostrade del Nord-Est fasciate dalla nebbia. E la solita domanda: perché? Perché le persone non alzano il piede dall’acceleratore quando intorno a loro la visibilità si riduce a una coperta di latte? Escludiamo che siano tutti ubriachi, o pazzi o aspiranti suicidi. Resta una sola ipotesi: è saltato il senso del limite, la percezione chiara che ogni gesto non è un arabesco nell’iperspazio virtuale, ma va a finire da qualche parte, dove produce effetti concreti e definitivi: se non bagni un fiore, il fiore appassisce; se hai l’amante, tradisci il partner; se corri in auto nella nebbia, prima o poi andrai a sbattere.

Si chiama nesso di causalità e una volta lo insegnavano alle elementari, suppongo anche adesso. E allora cos’è che non si insegna più? Le ringhiere. Nessuno ci insegna più a mettere le ringhiere. Le macchine hanno gli airbag, e noi? Le regole non sono una bizzarria concepita dai tiranni. Sono linee di confine che servono a rassicurare le persone e a renderle coscienti dei propri limiti affinché siano in grado di superarli. Come la metrica nella poesia, hanno il compito di dare ritmo e forma all’esistenza. Le ringhiere interiori proteggono dall’eccesso, dall’arbitrio, dalla perdita di contatto col proprio corpo e con tutto ciò che lo circonda. La libertà consiste nello scavalcarle. Ma senza di esse si brancola in uno spazio informe e alla fine si precipita.

da lastampa.it/_web


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Burqa bunga
Inserito da: Admin - Febbraio 10, 2011, 11:37:25 am
10/2/2011

Burqa bunga

da Massimo GRAMELLINI


Anch’io domenica scenderò in piazza contro chi disprezza il corpo e l’anima delle donne. E cioè contro i vecchi bavosi che le riducono a gingilli. Contro gli arrivisti che le utilizzano come merce di corruzione presso i potenti. Contro le ragazze che si vendono, spacciando la loro bramosia di denaro e di fama per libertà. Contro i genitori disposti ad accettare l’idea umiliante che la carne della propria carne diventi strumento di carriera. Contro chi pensa che non esista una via di mezzo fra il burqa e il bunga bunga e invece esiste: chiamiamolo burqa bunga, oppure dignità. Contro i pubblicitari che da trent’anni riempiono di seni & sederi le tv e i muri delle nostre città per promuovere prodotti (telefoni, gioielli, giornali di sinistra) che nulla c’entrano con la biancheria intima. Contro le tante signore «impegnate» che hanno accettato questo insulto senza protestare. Contro gli autori televisivi che hanno ridotto il vestito delle ballerine a un filo interdentale, imponendo al Paese un’estetica trucida e volgare. Contro gli autori televisivi che hanno fatto la stessa cosa, ma sostenendo che si trattava di una forma sottile di ironia, mentre di sottile c’era solo la gonna. Contro chiunque considera il corpo delle donne un fatto pubblico, quando invece è un bene privato da esibire soltanto a chi si vuole, e nell’intimità. Contro i giornali e i siti «seri» affollati di culi & sederi. E contro coloro che se ne lamentano, ma intanto cliccano lì.

In fondo domenica scenderò in piazza un po’ anche contro me stesso.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Oltre le mutande
Inserito da: Admin - Febbraio 12, 2011, 10:14:23 am
12/2/2011

Oltre le mutande

Massimo GRAMELLINI


Mentre una casta di subrettine aspiranti onorevoli domina la scena mediatica, negli angoli meno illuminati della società le loro coetanee stanno dando la spallata definitiva al predominio del maschio. Qualsiasi statistica racconta ormai il sorpasso fra i sessi: le ragazze si laureano di più, conquistano più borse di studio, ottengono più posti come ricercatrici. Ma poiché lo fanno senza dimenare il sedere in televisione, non esistono. La civiltà dello spettacolo funziona così: tutto ciò che esce dal quadrilatero intrattenimento-sport-giornalismo-politica non dà visibilità e quindi non rientra nel dibattito pubblico.

Questa distorsione altera la percezione della realtà, al punto che oggi in Italia si scontrano due opinioni palesemente fasulle. La prima è l’opinione Così Fan Tutti: ogni uomo è un maiale e ogni donna una escort, e chi fa la morale al Silvio e alle sue amichette stia bene attento, perché gli scateniamo dietro un segugio che rivelerà al popolo i suoi altarini sessuali. La seconda è l’opinione Pochi ma Buoni: i virtuosi esistono e coincidono coi nemici del Silvio, una minoranza destinata a perdere sempre.

Per fortuna il mondo reale è un’altra cosa ed è fatto, anche in Italia, da uomini e donne che amministrano il proprio corpo con pudore e dignità, che non votano necessariamente tutti dalla stessa parte, che hanno sogni piccoli o grandi ma comunque diversi dal bunga bunga. E passano la vita a cadere e a rialzarsi, senza che nessuna tv, rivista o inchiesta si occupi mai del loro faticoso e glorioso cammino.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Genitore unico
Inserito da: Admin - Febbraio 15, 2011, 11:05:33 am
15/2/2011

Genitore unico

Massimo GRAMELLINI


Sei favorevole a che un single possa adottare un bambino, come auspicato dalla Cassazione? Risponderò con la consueta chiarezza: sì no però dipende. Sono stato cresciuto da un genitore solo, maschio per giunta, ma a partire dai nove anni: prima avevo ancora la mamma ed è nel periodo dello svezzamento, asseriscono gli psicologi, che la presenza di entrambi ha un ruolo cruciale. Se fossi nato ieri, non mi farebbe impazzire l’idea di un genitore unico, che fra l’altro non vedrei quasi mai perché sarebbe costretto a lavorare dal mattino alla sera per mantenermi (come le coppie, peraltro, in virtù del poco part-time e dei bassi stipendi). Se però l’alternativa fossero l’orfanotrofio o la strada, sarei felicissimo di finire fra le braccia di un single, alleviando la mia e la sua solitudine.

È ovvio che il mio aspirante mono-genitore dovrebbe partire dal fondo della lista d’attesa, dentro la quale si macerano da tempo immemorabile tantissime coppie. E i filtri che subordinano la mia assegnazione alle sue cure dovrebbero essere più selettivi, ben sapendo che rimarrebbe comunque una percentuale di rischio, perché neppure un congresso di assistenti sociali potrà mai misurare con certezza la sua predisposizione ad amarmi. Come sempre in materia di diritti civili, non si tratta di stabilire un obbligo, ma di togliere un divieto. Non di concedere un privilegio, ma di offrire una possibilità. In un mondo dove la scienza, più rapida e classista della legge, consente già a un single che ne abbia i mezzi economici di fabbricarsi il suo pupo su misura.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il prossimo virus
Inserito da: Admin - Febbraio 16, 2011, 11:56:09 am
16/2/2011

Il prossimo virus

Massimo GRAMELLINI

Una polvere inattesa si aggira per Roma e minaccia di espandersi all’Italia intera. La prima a respirarla è stata Tiziana. Camminava su un marciapiede di Monte Mario quando un bigliettone da 500 euro le ha attraversato la strada. Come ci saremmo comportati al suo posto?
Meglio non chiederselo. Tiziana è una laureata in Lettere disoccupata da sei mesi, quel denaro in cerca di portafogli le avrebbe fatto comodo. Invece, chiaramente sotto l’effetto del virus, ha compiuto un esercizio desueto e bizzarro. Si è messa nei panni del prossimo. Ha pensato: e se questi soldi appartenessero a qualcuno che ne ha più bisogno di me? Se fossero la pensione di una donna anziana e sola, che adesso li starà cercando dappertutto? Così ha tolto i 500 euro dal marciapiede e li ha affidati al commissariato più vicino.

Questo per dire a quali livelli di umanità possa ridurci questo virus, una volta contratto. Sorprende, fra l’altro, la rapidità del contagio. Mentre Tiziana usciva dal commissariato, tre commesse di una libreria della stazione Termini fermavano una pattuglia di carabinieri per consegnare una borsetta ripiena di contanti e gioielli. A dimenticarla accanto allo scaffale dei libri era stata una viaggiatrice di Alessandria, distratta dal piacere della lettura (forse un effetto collaterale della pandemia). Ma cosa sta succedendo? Che il vaccino di cinismo e avidità somministrato quotidianamente dai potenti attraverso la tv non sortisca più effetto? Bisognerà dunque rassegnarsi all’ineluttabile: il virus della compassione è fra noi e colpisce soprattutto le donne.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La giustizia deficiente
Inserito da: Admin - Febbraio 17, 2011, 05:14:16 pm
17/2/2011

La giustizia deficiente

Massimo GRAMELLINI


Nella primavera del 2007, a Palermo, un alunno di scuola media aveva canzonato un compagno, dandogli simpaticamente del finocchio e facendolo simpaticamente piangere davanti a tutta la classe. La vecchia professoressa di lettere si era accanita contro il mattacchione e, anziché spedirlo ai provini di «Amici», lo aveva messo dietro il banco a scrivere cento volte sul quaderno «io sono un deficiente». Lui aveva scritto cento volte «deficente» senza la i, dimostrando così di avere le carte in regola per sfondare non solo in tv ma anche in Parlamento. Poi era corso a lamentarsi da papà, che di fronte all’affronto intollerabile inferto al ramo intellettuale della famiglia aveva denunciato la prof ai carabinieri, non prima di averle urlato in faccia: «Mio figlio sarà un deficiente, ma lei è una gran c...».

C’è voluto del tempo per ottenere giustizia, però ieri alla fine l’aguzzina è stata condannata: un anno di carcere con la condizionale per abuso di mezzi di disciplina, nonostante l’accusa avesse chiesto solo 14 giorni. Che vi serva da lezione, cari insegnanti. La prossima volta che un alunno umilierà un compagno di fronte a tutti, aggiungete al coro il vostro sghignazzo e non avrete nulla da temere. A patto che l’umiliato non si impicchi in bagno, come altre volte è accaduto, perché allora vi accuseranno di non aver saputo prevenire la tragedia. E il simpatico umorista di Palermo finalmente vendicato? Lo immaginiamo ormai cresciuto, tutto suo padre, intento a scrivere cento volte sul quaderno «io sono intelligiente» e stavolta senza dimenticare la i.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tornare o non tornare
Inserito da: Admin - Febbraio 18, 2011, 04:59:16 pm
18/2/2011

Tornare o non tornare

Massimo GRAMELLINI


Scrive Elena: «Dieci anni fa, assieme al mio allora fidanzato, partii per Londra. Solo per un anno, per prendere un master e tornare a casa. A Torino. E invece no. Una borsa di studio vinta per caso mi convinse a restare per un dottorato che in Italia mai avrei potuto nemmeno sognare. Dieci anni dopo il master ce l’ho, il dottorato non ancora (fare ricerca a certi livelli e lavorare a tempo pieno è un po’ dura). Ho anche un marito: inglese. meraviglioso. Ma non mi basta. Voglio tornare. Che me ne faccio del bello stipendio che ho qui (3000 euro), se poi lo pago con la costante malinconia? Mi manca la mia famiglia. Le piazze. I portici, le voci, le Alpi, tutto. Anche i truzzi mi mancano!!! Meglio degli hoodies inglesi. Mio marito non ha un lavoro, potrebbe seguirmi. A Torino forse guadagnerei solo mille euro al mese. Ma adesso, per come sto male, mi sembrerebbe di aver vinto alla lotteria. Che strano, solo una lettera, la I che in inglese significa Io, fa la differenza tra Torno e Torino... Aiutami a riflettere, per favore».

Elena cara, d’accordo le Alpi, le piazze, i portici (aggiungerei la cioccolata calda in tazza e i panini dolci con peperone e acciuga). Ma abbiamo il morale sotto i tacchi e pure la morale non sta molto più su. Declino, corruzione e precarietà sono miasmi che respiri anche lì, ma qui in aggiunta c’è una struttura sociale che deprime i talenti ed esprime una classe politica incapace a tutto. Le conclusioni mi sembrano ovvie. Il primo volo Londra-Torino parte alle 6,55: vieni a darci la sveglia tu.

da - lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ipocriti e cumenda
Inserito da: Admin - Febbraio 23, 2011, 11:50:52 pm
23/2/2011

Ipocriti e cumenda

Massimo GRAMELINI


Da che mondo è mondo coi dittatori ci si indigna in pubblico e si fanno affari in privato. A volte non ci si indigna neppure: si rimane zitti. Un silenzio interrotto solo dal fruscio dei soldi. Mai visto un politico o un imprenditore andare in Cina inalberando cartelli per il rispetto dei diritti civili. Si diventa esportatori della democrazia solo quando conviene, come in Iraq o in Afghanistan. Però esiste un limite che gli statisti cercano di non valicare ed è il rispetto di sé e del Paese che si rappresenta. Quel senso del decoro e delle istituzioni che ti impone di stringere la mano a Gheddafi, ma ti impedisce di baciargliela. Che ti costringe a riceverlo con tutti gli onori, ma non ti obbliga a trasformare la sua visita in una pagliacciata invereconda, con il dittatore a vita che tiene lezioni di democrazia all’università e pianta la sua tenda beduina in un parco storico della Capitale per ricevervi una delegazione di ragazze prese a nolo.

Berlusconi non ha fatto che applicare alle relazioni internazionali le tecniche di adulazione con cui i vecchi cumenda lombardi stordivano il cliente da intortare. Disposti a tutto pur di compiacerlo, considerando la dignità non tanto un accessorio quanto un ostacolo alla conclusione di un affare. Qualche lettore penserà: il cumenda di Stato è solo meno ipocrita degli altri. Verissimo. Ma a me sta venendo il dubbio che l’antica ipocrisia «borghese», contro cui da ragazzo mi scagliai anch’io, fosse preferibile all’attuale sguaiataggine.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scusate il disturbo
Inserito da: Admin - Febbraio 28, 2011, 03:38:12 pm
26/2/2011

Scusate il disturbo

Massimo GRAMELLINI

Va bene il pensiero cinico dominante, che si fa un punto d’onore di schernire qualsiasi passione ideale. Ma com’è possibile che non vengano i brividi nel vedere una fiumana di ragazzi che si riversa per le strade del Nord Africa chiedendo libertà? Nell’ascoltare le voci drammatiche che raccontano di un genocidio in atto alle porte di casa nostra, dove un dittatore pazzo sta facendo sparare addosso alla sua gente da un manipolo di mercenari? Il petrolio, l’invasione, il califfato: preoccupazioni sensate, ma nell’alfabeto interiore di un essere umano sono parole che arrivano dopo. Prima c’è l’amore per la libertà. Non sarà, lo sto chiedendo anche a me stesso, che nel distacco titubante con cui seguiamo gli eventi libici si nasconde un velo di razzismo, che ci induce a considerare gli arabi degli immaturi, privi dei bollini necessari per iscriversi alla democrazia e quindi da tenere sotto il tallone di qualche babau, possibilmente amico nostro?

Gioca un ruolo la delusione del 1989: alla caduta del Muro festeggiammo l’avvento di un mondo più giusto e invece ci siamo ritrovati dentro uno più largo, nel quale gli occidentali hanno perso peso. In noi si è fatto strada il pensiero tipico dei perdenti: che d’ora in poi qualsiasi cambiamento altrui peggiorerà la nostra vita. Ma i cambiamenti sono la vita. Il modo migliore per scongiurare invasioni e califfati consiste nello schierarsi a fianco dei ragazzi arabi in lotta per la libertà. Aiutarli a ottenerla dai tiranni oggi. E a difenderla dai fanatici domani.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Pari e dispari
Inserito da: Admin - Marzo 02, 2011, 06:46:08 pm
2/3/2011

Pari e dispari

Massimo GRAMELLINI

Non capisco il crepitio di sghignazzi con il quale è stata accolta la serissima proposta della maggioranza di alternare i conduttori di Ballarò e Annozero: nelle settimane dispari Floris e Santoro, e in quelle pari due giornalisti di «diverso orientamento culturale», cioè fiancheggiatori del governo. La par condicio non consiste infatti nel raddoppiare gli spazi di tutti, ma nel dimezzare quelli di qualcuno.
Personalmente trovo altrettanto inaccettabile che il Milan faccia sempre giocare Ibrahimovic. Nelle partite in casa andrebbe alternato con Sgrigna, per garantire qualche soddisfazione anche ai tifosi di diverso orientamento culturale.

La monogamia, poi, è un retaggio di epoca sovietica: in base al regolamento della commissione di vigilanza matrimoniale, a ciascun coniuge dovrebbe essere consentito alternare il partner con altro di diverso orientamento culturale, protettivo nei giorni feriali e passionale nei weekend. E perché non estendere la turnazione alla procura di Milano? Nelle settimane dispari indaga Ilda Boccassini e in quelle pari Ghedini con una parrucca rossa.

Ma l’apoteosi del servizio pubblico sarebbe una Corte Costituzionale che emettesse sentenze a targhe alterne: legittimando il processo breve di giovedì grasso e delegittimandolo il secondo martedì di quaresima.

P.S. Un lettore malizioso, dal quale naturalmente mi dissocio, propone di estendere il principio dell’alternanza culturale al Tg1: nelle setti

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. I replicanti
Inserito da: Admin - Marzo 03, 2011, 03:08:33 pm
3/3/2011

I replicanti

Massimo GRAMELLINI


Sui telefonini di quattro minorenni di Quarto Oggiaro, arrestati per rapine varie, gli investigatori hanno trovato dei filmati in cui, mitra in spalla e torso nudo, gli adolescenti mimavano la scena simbolo di Gomorra. Escluderei che abbiano preso in mano il libro di Saviano: due di essi non sono mai stati neppure a scuola. Ed è assai probabile che non abbiano neanche visto il film di Garrone, solo quell’immagine ripetuta ossessivamente per mesi e mesi da tutte le tv.

È possibile che un’opera indirizzata al bene produca in certe menti l’effetto contrario, esaltando proprio ciò che intendeva denunciare?
Sì, e lo sapevamo già. Quel che invece continuiamo a sottovalutare è la potenza devastante delle immagini. Nella vita come nell’arte, si dà troppo peso alle parole e troppo poco al linguaggio muto delle figure. Mentre soltanto l’icona visiva arriva a tutti, senza distinzioni di classe né mediazioni culturali. Una foto volgare fa più danni di una poesia volgare e una scena di violenza di un racconto di violenza.

Perciò nelle tragedie greche il male veniva evocato, ma mai mostrato sul palco. Gli antichi non erano più ipocriti di noi, forse soltanto un po’ più saggi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La mamma di Batman
Inserito da: Admin - Marzo 04, 2011, 06:44:29 pm
4/3/2011

La mamma di Batman

Massimo GRAMELLINI

Lo so: il vero scandalo (se verrà provato) è che il figlio del sindaco Letizia Moratti avrebbe comprato per un pezzo di pane cinque capannoni industriali alla periferia di Milano per trasformarli senza permessi in un mega-loft che si sarebbe poi fatto condonare e rivalutare dal nuovo piano regolatore firmato da sua madre.

Lo so: il pasticciaccio brutto avviene nella stessa città dove gli enti pubblici già affittano le case a canone agevolato agli inquilini ricchi invece che ai poveri. E lo so: nella lista dei privilegiati, sia pure in un appartamento di seconda fila, compare la compagna giornalista del candidato sindaco dell’opposizione, per cui si preannunzia un duello elettorale all’ultimo mattone, arbitrabile dall’ex ministro dello Sviluppo economico Scajola (a sua insaputa).

Eppure ciò che di questa storia più mi deprime è quanto racconta l’architetto dell’ex capannone ex abusivo a proposito dei lavori di ristrutturazione: il figlio trentenne della Moratti gli avrebbe chiesto di ispirarsi alla caverna di Batman. E si sarebbe fatto costruire:
-un ponte levatoio;
-una camera da letto con mobili in pelle di squalo; -una botola motorizzata e un bunker sotterraneo;
-un ring di boxe regolamentare e un poligono di tiro insonorizzato.

Perché i favoritismi della politica potranno anche finire, un giorno. Ma i bauscia, evidentemente, no.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cuore
Inserito da: Admin - Marzo 05, 2011, 04:31:18 pm
5/3/2011

Cuore

MASSIMO GRAMELLINI

Questa storia comincia con un malato cardiaco che sta morendo in ospedale. E con un cuore nuovo a bordo di un aereo-ambulanza, fermo sulla pista in attesa di spiccare il volo. Fra il malato e il cuore ci sono 400 chilometri e un cielo pieno di neve. In sala operatoria tutto è pronto per l’espianto del cuore guasto, eppure il chirurgo frena: prima, dice, assicuriamoci che l’aereo parta davvero. Scelta giusta numero 1: la saggezza. Sulla pista nevica fitto, non ci sono le condizioni per decollare, ma il pilota e l’équipe medica sanno che è questione di vita o di morte e così decidono di mettere in gioco la loro, di vita. Scelta giusta numero 2: il coraggio.

L’aereo prova ad alzarsi, ma la tormenta lo sbatte a terra, costringendolo a piegarsi su un’ala. Tutti sani e salvi tranne il cuore, che l’urto ha reso inservibile. Nessuno recrimina, nessuno perde la testa. Viene lanciato un appello per un cuore nuovo. Scelta giusta numero 3: il carattere. La fortuna ha un debole per i forti: il cuore viene subito trovato e condotto a destinazione in tempo utile per salvare il paziente. Intanto ha smesso di nevicare e l’aereo azzoppato può decollare: dal cuore inservibile i medici riescono comunque a recuperare due valvole. Serviranno ad altri malati. Il gesto di un eroe dipende, in fondo, da un uomo solo. Mentre questa storia è meravigliosa perché allinea una serie ininterrotta di gesti giusti compiuti da un numero rilevante di persone. Che sia potuta succedere in Italia (fra Torino, Lecco e Forlì) è una di quelle notizie che fanno davvero bene al cuore.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Masoch Italy
Inserito da: Admin - Marzo 08, 2011, 06:40:36 pm
8/3/2011

Masoch Italy

Massimo GRAMELLINI


Dopo Gucci, anche Bulgari avrà l’accento sulla i. L’hanno acquistata i francesi, nonostante la gioielleria italiana più conosciuta al mondo abbia cercato fino all’ultimo di fondersi con qualche altro marchio del made in Italy per «fare squadra». Invano, perché la maggioranza dei nostri imprenditori coltiva una visione degli affari arcaica e meschina. E preferisce regnare sul proprio orticello che condividere il controllo di una foresta. Sul giornale di domenica Mario Calabresi denunciava la nostra inadeguatezza - pratica, ma prima ancora mentale - nell’accogliere il turismo di massa cinese. Anziché per accapigliarci fra borbonici e garibaldini, l’imminente festa nazionale andrebbe utilizzata per discutere di qualcosa che sembra interessarci assai meno: il futuro. Chiederci che Italia vogliamo essere. E, soprattutto, se vogliamo essere l’Italia che gli stranieri immaginano che noi siamo.

La situazione rasenta l’assurdo. Il mondo vagheggia lo stile italiano e ci dipinge come la culla dei piaceri raffinati: sole, paesaggi, storia, cibo, vino, arte, moda, relax. Ma noi, oltre a vivere male e ad abbrutirci davanti alla tv o dietro qualche pacchiano bunga bunga, siamo nelle fauci di una classe dirigente arruffona e arraffona, incapace di avere un’idea dell’Italia e di disegnare un progetto per i prossimi vent’anni che risponda alle richieste del mercato, cioè dei giovani asiatici e dei sempre più numerosi anziani d’Occidente interessati al nostro vero talento: fabbricare qualità della vita. Un talento difficile da imitare ma, lo si è appena visto, facile da comprare.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La divorziata
Inserito da: Admin - Marzo 09, 2011, 06:47:01 pm
9/3/2011

La divorziata

Massimo GRAMELLINI

L’orrore è spudorato, ma la meraviglia coltiva la riservatezza. Perciò dei protagonisti di questa storia sappiamo solo che sono veneti.
E che sono stati sposati. Poi lui si ammala gravemente e ha bisogno di un rene compatibile che, come capita spesso, non si trova. L’ex moglie lo rivede, coglie la situazione e senza dirgli nulla si presenta al centro trapianti di Padova. Disposta a donare un pezzo del suo corpo all’uomo con cui ha diviso un pezzo della sua vita. La commissione medica ha già dato il nulla osta, si attende a giorni quello del magistrato.

Subito interpellato dal sottoscritto, l’ufficio cinismo (ha sede in una stanza acciaccata del cuore) comunica che la donna agirebbe in preda alla sindrome di Stoccolma - l’attrazione per il proprio persecutore - oppure al senso di colpa, a seconda che nel matrimonio naufragato avesse più sofferto o più fatto soffrire. Invece l’ufficio pragmatismo (si trova nell’emisfero sinistro del cervello e salva l’essere umano dai precipizi, anche se gli impedisce di volare) insinua che l’ex moglie sarebbe mossa dal senso materno: verso l’ex marito o gli eventuali figli, per non farne degli orfani. Ma l’ufficio intuizione (emisfero destro del cervello, poco frequentato) azzarda una terza ipotesi piuttosto straordinaria: che l’amore di quella donna per quell’uomo non sia finito col matrimonio e la riconosciuta impossibilità di vivere insieme. Perché l’amore, le rare volte in cui è davvero tale, non è un’emozione e neppure solo un sentimento. E’ un’energia. E l’energia non la puoi fermare, purtroppo. Per fortuna.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Al verde
Inserito da: Admin - Marzo 10, 2011, 06:26:12 pm
10/3/2011

Al verde

Massimo GRAMELLINI

Quand’è stata l'ultima volta che vi siete stupiti per qualcosa di naturale, ciclico e prevedibile, come un tramonto, un raccolto, una fanfaronata di Bossi? Ormai ci fanno caso solo le persone semplici: i bambini, gli anziani e qualche miliardo di stranieri.

Ieri ha telefonato un giornalista tedesco, un moderato che alle ultime elezioni votò Angela Merkel: «Incredibile, un ministro della vostra Repubblica si è vantato che in Lombardia ci sarebbero le armi per la secessione!».

E io: «Era un modo di dire. Gheddafi ha insinuato che in passato Bossi gli avrebbe chiesto un aiutino. Allora l’Umberto ha risposto con orgoglio che non ha bisogno della Libia, lui. Le armi si fabbricano in Lombardia». «E come mai a Bossi servono le armi lombarde?» ha insistito il tedesco (sono cocciuti, i tedeschi). «E’ una metafora. Fra l’altro lui preferisce i kalashnikov».

«Ma è un ministro dello Stato italiano. O è una metafora anche questa? Migliaia di italiani saranno scesi in piazza per pretendere le sue dimissioni!». «Aspetta che mi affaccio… Al momento in piazza c’è solo una tizia che sta parcheggiando in doppia fila. Se vuoi scendo a chiederglielo».

Non ha sorriso.

I tedeschi non sorridono mai. «Ma è vero», ha continuato imperterrito, «che nello spot del governo sui 150 anni dell’unità d’Italia non si pronuncia mai la parola Italia?». «Certo. Per rispetto della privacy».

A quel punto si è proprio spazientito: «Spazzatura, Pompei, Bunga Bunga. Ma esiste qualcosa in grado di indignare voi italiani?».
«Gli arbitri del campionato di calcio. Uno scandalo, credimi. Bisognerebbe fare la rivoluzione».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Infanti democratici
Inserito da: Admin - Marzo 11, 2011, 04:24:39 pm
11/3/2011

Infanti democratici

Il professor Cacciari ha riassunto ai microfoni di Radio 24 la sua lunga esperienza di sindaco di una grande città (Venezia). «La cosiddetta società civile ti invade ogni giorno l’ufficio perché ha la prostituta nel viale, o il casino nel bar sotto casa, o il mendicante, o la strada dissestata... Un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi su qualsiasi faccenda umana e terrena. E io rispondevo: va bè, ti faccio l’ordinanza, così smetti di rompermi le palle».

In effetti, nel migliore dei mondi possibili la società civile invade l’ufficio del sindaco per discutere di filosofia o dei grandi temi che riguardano la comunità. Ma nel mondo in cui ci tocca abitare, i cittadini si rivolgono al sindaco come a un amministratore di condominio e rovesciano sul suo tavolo i piccoli affanni della vita quotidiana, che - per il fatto stesso di avvenire davanti al portone di casa - sono quelli che li angustiano di più. Saranno «un esercito di infanti», come li chiama Cacciari. Ma in che modo, di grazia, dovrebbero «arrangiarsi»? Asfaltando da soli la strada dissestata? Abbassando da soli la saracinesca del bar troppo rumoroso? Trovando di propria iniziativa un altro posto o luogo di lavoro alla prostituta e al mendicante? Il volontariato supplisce già a varie carenze istituzionali, ma l’Ufficio Rogne, almeno quello, resta di competenza esclusiva del Comune. Alzare gli occhi al cielo per concepire un grande progetto e poi abbassarli a terra per aggiustare una buca: non sarò un filosofo, ma credo sia questo il segreto di un buon sindaco, oltre che di un buon essere umano.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Itaglia 150
Inserito da: Admin - Marzo 15, 2011, 04:58:14 pm
15/3/2011

Itaglia 150

Massimo GRAMELLINI

Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale, ha lasciato la presidenza del Consiglio superiore dei Beni culturali: i troppi tagli al bilancio gli impediscono di continuare a svolgere seriamente il suo mestiere. Non sappiamo a chi Carandini abbia materialmente rassegnato le dimissioni, dato che il ministro Bondi non esce di casa da mesi. Però ci piacerebbe almeno sapere che cos’ha fatto di male la cultura a questo Paese per meritarsi un disinteresse così suicida. Nonostante molti lo ignorino o addirittura lo disprezzino, il patrimonio artistico e culturale è l’unico petrolio su cui siamo seduti, nonché la principale e forse unica ragione per cui il mondo si ricorda ancora ogni tanto della nostra esistenza.

Una classe dirigente di buon senso taglierebbe ovunque, tranne lì. Se poi fosse anche una classe dirigente illuminata, proverebbe a immaginare un’Italia diversa. Un’Italia del bel vivere, punteggiata di musei accoglienti, siti archeologici spettacolari e teatri lirici con un cartellone di Verdi e Puccini pensato apposta per i turisti. Un’Italia degli agriturismi e dei centri benessere. Dei mari e delle coste ripulite da tutte le sozzure. Dei pannelli solari installati sui tetti di tutte le abitazioni private. Dei prestiti facili alle cooperative giovanili che propongano iniziative originali nell’arte, nello spettacolo, nella moda e nel turismo di qualità. Un’Italia verde e profumata, il polo attrattivo di tutto ciò che è bello. Saremmo più felici e più ricchi. Ma soprattutto saremmo quel che ci ostiniamo a non voler essere: italiani.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sordo e Muti
Inserito da: Admin - Marzo 18, 2011, 10:12:56 pm
18/3/2011

Sordo e Muti

Massimo GRAMELLINI

E poi qualcuno osa mettere in dubbio il potere salvifico dell’arte. Persino il cerebrale Tremonti, uno per cui «cuore» fa rima con «titolo al portatore», è rimasto suggestionato dal direttore d’orchestra Riccardo Muti. Mentre centinaia di appelli in difesa della cultura (e di guaiti del povero Bondi) erano rimbalzati sulla fronte spaziosa del ministro senza lasciare traccia, è bastato un breve incontro con il Maestro per produrre il miracolo di una retromarcia latineggiante: «Veni, vidi, capii». Omaggio a un omonimo di duemila anni prima, tal Giulio Cesare, che di soldi per gli spettacoli ne spendeva tantissimi.

Chissà com’è andata davvero, fra il Sordo e il Muti. Forse il Maestro avrà sfiorato il Ministro con la bacchetta magica. O gli avrà suonato lì per lì un inno alla bresaola della Valtellina. Quel che conta è il risultato: Tremonti pare aver capito che la cultura non è un passatempo per spostati, ma la principale industria italiana del futuro. Ora però la vita per Muti diventerà un inferno. Appurati gli effetti della sua azione ammaliante sul ministro del denaro pubblico, verrà scritturato da legioni di questuanti. La scuola squattrinata: una lezione del professor Muti e Tremonti viene, vede, capisce e alza lo stipendio agli insegnanti. La polizia spolpata: un interrogatorio del commissario Muti e Tremonti viene, vede, capisce e fa il pieno alla busta paga e all’auto di servizio dei poliziotti, entrambe agli sgoccioli. La giustizia disperata: un’indagine su Berlusconi del giudice Muti e Tremonti viene, vede, capisce e chiede asilo politico al Marocco.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sordo e Muti
Inserito da: Admin - Marzo 19, 2011, 10:30:08 am
18/3/2011

Sordo e Muti

Massimo GRAMELLINI

E poi qualcuno osa mettere in dubbio il potere salvifico dell’arte. Persino il cerebrale Tremonti, uno per cui «cuore» fa rima con «titolo al portatore», è rimasto suggestionato dal direttore d’orchestra Riccardo Muti. Mentre centinaia di appelli in difesa della cultura (e di guaiti del povero Bondi) erano rimbalzati sulla fronte spaziosa del ministro senza lasciare traccia, è bastato un breve incontro con il Maestro per produrre il miracolo di una retromarcia latineggiante: «Veni, vidi, capii».

Omaggio a un omonimo di duemila anni prima, tal Giulio Cesare, che di soldi per gli spettacoli ne spendeva tantissimi.

Chissà com’è andata davvero, fra il Sordo e il Muti. Forse il Maestro avrà sfiorato il Ministro con la bacchetta magica. O gli avrà suonato lì per lì un inno alla bresaola della Valtellina. Quel che conta è il risultato: Tremonti pare aver capito che la cultura non è un passatempo per spostati, ma la principale industria italiana del futuro. Ora però la vita per Muti diventerà un inferno. Appurati gli effetti della sua azione ammaliante sul ministro del denaro pubblico, verrà scritturato da legioni di questuanti.

La scuola squattrinata: una lezione del professor Muti e Tremonti viene, vede, capisce e alza lo stipendio agli insegnanti. La polizia spolpata: un interrogatorio del commissario Muti e Tremonti viene, vede, capisce e fa il pieno alla busta paga e all’auto di servizio dei poliziotti, entrambe agli sgoccioli.

La giustizia disperata: un’indagine su Berlusconi del giudice Muti e Tremonti viene, vede, capisce e chiede asilo politico al Marocco.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Libiam nei mesti calici
Inserito da: Admin - Marzo 22, 2011, 03:48:00 pm
22/3/2011

Libiam nei mesti calici

Massimo GRAMELLINI      

Certe mattine mi sveglio con la sensazione che l’Occidente sia in mano a una banda di megalomani intontiti. Oggi è una di quelle mattine. Intanto vorrei conoscere il cervellone del Pentagono che ha inventato il nome della guerra libica: Odissea all’alba (o Alba dell’odissea, non è chiaro neanche questo). Sarà lo stesso che ha partorito i manifesti dell’Oltre(tomba) di Bersani? Come tasso iettatorio siamo lì, essendo «odissea» sinonimo di peregrinazione infinita. Poi non si è ancora capito chi comanda. Sarkò pensa di essere Napoleone, e non si trova un francese disposto a chiamare l’ambulanza. Silviò ha da pensare agli scilipoti suoi e non vorrebbe bombardare nessuno (al limite la Boccassini), per cui fa sapere che i nostri aerei volano sulla Libia ma non sparano. Cosa facciano non si sa, ma la fanno senza entusiasmo, spiega La Russa, ardito in crisi depressiva. E comunque mai per ordine della Francia, specifica Frattini, piuttosto dell’America. Già, ma quale America? Quella cingolata di Hillary Clinton che vuole ridurre Gheddafi a un soufflé? O quella burrosa di Obama, che prima scimmiotta la prosa guerrafondaia di Bush (gli ha copiato l’intero discorso dell’attacco all’Iraq) e poi fa dire al suo ministro della Difesa che nei prossimi giorni bombarderà un po’ meno?

Sì, tale è la confusione sotto il cielo del Mediterraneo che avrei voglia di tornare a dormire. Se non fosse che negli incubi la Cina si pappa pure l’Africa del Nord. Forse, amico Occidente, è il caso di mettere la sveglia.

da - lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Bocconiana
Inserito da: Admin - Marzo 23, 2011, 10:51:40 am
23/3/2011

Massimo GRAMELLINI

La Bocconiana

La notizia è piccola ma saporita. Il sottosegretario Daniela Garnero, in arte Santanchè, si sarebbe inventata un master alla Bocconi per impreziosire il suo curriculum sul sito del governo. Interpellata dal settimanale «Oggi», la celebre università milanese non ha trovato tracce della signora nella propria banca dati. La Santanchè ci è rimasta male: sostiene di essersi masterizzata per un anno. Se in tutto quel tempo alla Bocconi non si sono accorti di lei, dipenderà dalla sua ben nota riservatezza. Prima che la situazione degeneri e «Il Giornale» accusi il rettore della Bocconi di aver preso 4 in aritmetica all’esame di quinta elementare, vorrei spezzare una lancia, o almeno un’unghia, a favore dell’accusata.

Ammettiamo che abbia un po’ esagerato, dilatando a master uno dei tanti seminari che le università organizzano nei fine settimana.
Ma non vi sfuggirà l’assoluta gratuità del gesto. L’opposizione invoca le sue dimissioni, ricordando quelle del ministro tedesco che aveva copiato la tesi di laurea. Ma gli elettori tedeschi danno importanza alla preparazione culturale di un politico e quindi non accettano di essere ingannati sui suoi titoli di studio. Invece agli amici della Santanchè non interessa che lei abbia o non abbia calpestato col suo tacco 12 i pavimenti della Bocconi. Ciò che la rende ammirevole ai loro occhi è che non ha mai smesso di calpestare quelli del Billionaire.
Ecco: se avesse davvero voluto guadagnare dei punti presso i fan, la Santanchè non avrebbe messo sul curriculum i suoi master veri o fasulli, ma la lista dettagliata delle sue vacanze.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La cultura inquina
Inserito da: Admin - Marzo 24, 2011, 05:23:38 pm
24/3/2011

La cultura inquina

Massimo GRAMELLINI

Mi inchino ammirato alla perfidia del governo, che finanzia i teatri lirici aumentando il prezzo della benzina. Gli intellettuali ostili non hanno sempre detto che la cultura è il nostro petrolio? E allora si tassi il petrolio degli altri per poter continuare ad attingere a quello metaforico, prodotto dalle viscere della storia patria. «Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare», ha suonato il flauto Gianni Letta. Ma basta una passeggiata sul web per accorgersi che gli italiani non sono lieti per niente. Sono esterrefatti, me compreso, per la faccia tosta della politica, che chiede sempre «sacrifici» e mai ne fa. Che mette le mani nelle tasche degli italiani, ma si guarda bene dallo svuotare le proprie. I 236 milioni destinati a cultura e spettacolo (una miseria per un Paese che a cultura e spettacolo affida quel poco che resta della sua immagine nel mondo) era davvero indispensabile spillarli ai nostri carburatori?

L’accorpamento dei referendum alle elezioni amministrative di maggio avrebbe permesso, da solo, di recuperare ampiamente il maltolto. Aggiungerei al conto le auto blu e le scorte di statisti del calibro di Scilipoti. Per carità di Patria eviterò di ricordare quanto ci costi il volo di ogni Tornado sopra la Libia in fiamme (32 mila euro all’ora, comunque). Ecco, qualche testa fina starà già pensando: perché sprecare tutti quei soldi per la cultura quando ce n’è così bisogno per i bombardamenti? Che la tassa sul petrolio vada a finanziare la guerra del petrolio: resterebbe uno scippo, ma almeno uno scippo coerente.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'Italia dei nuovi notabili
Inserito da: Admin - Marzo 25, 2011, 06:50:41 pm
25/3/2011 - MALAPOLITICA IERI E OGGI

L'Italia dei nuovi notabili

Massimo GRAMELLINI


La maggioranza degli storici e dei commentatori ha celebrato i nostri 150 anni dibattendo unicamente intorno alle origini dello Stato: come se alla commemorazione del nonno i nipoti sfogliassero l’album fotografico del suo battesimo, disinteressandosi del seguito. Purtroppo figure gigantesche come Cavour e Garibaldi non hanno molto a che spartire con l’Italia del 2011. Mentre basta spostarsi all’epoca successiva, l’ultimo scorcio del Ottocento, per respirare subito un’aria più familiare. Valori smarriti, partiti ridotti a comitati d’affari, compravendita di parlamentari, corruzione, scandali, cricche, mazzette. L’Italia dei notabili, la battezzò Indro Montanelli.

Cessata la spinta ideale, la politica diventa una palude nella quale sguazzano coccodrilli di modesto spessore, ma dotati di un appetito mostruoso. I due partiti «forti» nati dal Risorgimento, la destra cavouriana e la sinistra garibaldina (e qui il parallelismo con la Dc e il Pci forgiati dalla Resistenza è abbastanza impressionante) lasciano il posto a un vuoto morale e a una casta di capibastone legati al territorio, ciascuno titolare di un proprio pacchetto di clienti e di voti. Sono questi uomini, mossi esclusivamente da interessi di piccolo cabotaggio contrabbandati per «spirito di servizio», a fare e disfare maggioranze e governi, inaugurando la pratica del trasformismo e utilizzando «la macchina del fango» per sbarazzarsi degli avversari.

Crispi viene estromesso dal collega Nicotera, che passa sotto banco a un giornale le prove della sua bigamia. Qualche anno dopo è Crispi che costringe alle dimissioni Giolitti con una serie di rivelazioni compromettenti sullo scandalo della Banca Romana. Scandalo da cui finirà triturato anche lui, quando salterà fuori che una delle sue numerose mogli ha uno scoperto milionario col medesimo istituto. E che dire del ministro degli Esteri Mancini, smanioso di invadere il Nord Africa per cercarvi «le chiavi del Mediterraneo», espressione vuota e perciò destinata a imperitura fortuna? Viene azzoppato da un gossip ottocentesco sulle sue avventure amorose, culminate nella strepitosa risposta del ministro alla moglie che lo ha sorpreso a letto con la cameriera: «Scusami, cara, al buio avevo creduto fossi tu». La cronaca rosa lascia presto il posto a quella nera e nel 1893 il marchese Notarbartolo è ucciso su un treno a coltellate per aver denunciato i maneggi di Palizzolo, deputato e compare dei «padrini», con il Banco di Sicilia: l’alba dello struscio fra «maffia» e politica.

Corsi e ricorsi, siamo tornati lì. Agli intrecci inconfessabili, ai voti comprati, alle carriere costruite sui ricatti e le raccomandazioni, alle cricche degli appalti pubblici e delle massonerie deviate, alle case regalate ai potenti a loro insaputa per ingraziarsene i favori. Una delle poche differenze fra l’Italia dei notabili e quella dei responsabili è che a quei tempi non esisteva la tv, per cui non si era costretti a vedere di continuo certe brutte facce, tastandone quotidianamente l’ignoranza, la volgarità e la precarietà della sintassi.

Come si esce da questo pantano? Allora il cambio di stagione coincise con l’irruzione nella vita pubblica delle masse popolari, cattolica e socialista, che peraltro produsse contraccolpi drammatici, sfociati nell’interventismo bellico e poi nel fascismo. Stavolta è lecito auspicarsi un passaggio più «soft». Ma sempre dal risveglio dei sudditi - cioè dalla loro trasformazione in cittadini - occorre partire. E se all’epoca dei notabili il riscatto degli italiani si realizzò con la conquista del diritto di voto, oggi passa inesorabilmente dalla sua riconquista. Infatti quel diritto inalienabile lo abbiamo svenduto da tempo, delegando a una casta senza ideali la gestione degli affari che ci riguardano e venendone giustamente ricompensati con una legge elettorale che ha tolto alle vittime persino la possibilità di scegliersi i propri carnefici.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il buon tsunami
Inserito da: Admin - Marzo 26, 2011, 12:10:02 pm
26/3/2011

Il buon tsunami

MASSIMO GRAMELLINI

Come il Pangloss di Voltaire che tesseva l’elogio del terremoto di Lisbona coi parenti delle vittime, Roberto De Mattei ha spiegato dai microfoni di Radio Maria che lo tsunami giapponese «è stata un’esigenza della giustizia di Dio» e che «per i bimbi innocenti morti nella catastrofe accanto ai colpevoli» (ma colpevoli di che?) si è trattato di «un battesimo di sofferenza con cui Dio ha inteso purificare le loro anime». Ora, Pangloss era un paradosso letterario. Ma De Mattei esiste davvero ed è pure il vicepresidente del Cnr, tempio e motore della ricerca scientifica.

Inutile replicare alle sue farneticazioni, offensive per qualsiasi credente dotato di un cervello e soprattutto di un cuore. Chissà se avrebbe il coraggio di ripeterle in faccia ai frati che si videro cascare addosso la basilica di Assisi: immagino che, per De Mattei, il Dio dei terremoti avesse deciso di castigare anche loro. Ma in quale Paese l’autore di simili affermazioni può restare ai vertici della ricerca finanziata dal denaro pubblico, senza che si muova il governo o almeno la Croce Rossa? Forse solo nel migliore dei mondi possibili vagheggiato da Pangloss. E in Italia, naturalmente. Dove due anni fa il vicepresidente del Cnr organizzò, a spese del Cnr, un convegno contro Darwin, che è come se il vicepresidente dell’Inter organizzasse un convegno contro Mourinho. Possibile che quest’uomo non avverta l’incompatibilità paradossale fra la sua carica e le sue idee? Non resta che invocare l’intervento divino: un terremoto «ad personam» che gli sfili la poltrona da sotto il sede

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Silvione l'Africano
Inserito da: Admin - Marzo 31, 2011, 06:03:36 pm
31/3/2011

Silvione l'Africano

Massimo GRAMELLINI

Siamo alle solite. Coi lampedusani ha fatto il lampedusano, dimenticandosi che coi tunisini aveva fatto il tunisino. Il guaio è che ce
n’eravamo dimenticati anche noi, ubriacati dalle giravolte continue di questo venditore di stati d’animo, che ha in tasca un copione per ogni pubblico e una faccia per ogni evenienza. Dunque: l’uomo della Provvidenza che ieri arringava la folla dell’isola assediata, promettendo di «liberarla» dagli invasori entro 48-60 ore, è lo stesso che il 27 agosto 2009 pronunciò negli studi della tv satellitare tunisina Nessma (di sua proprietà) le seguenti, nobilissime parole: «Il nostro passato di emigranti ci impone il dovere di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli. La possibilità di un benessere che significa anche l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. È questa la politica del mio governo!».

In piena estasi mistica, la giovane conduttrice tunisina gli chiese il permesso di applaudirlo. E lui, benevolo come sempre, acconsentì.
In cambio pretese da lei il numero di telefono (forse era la nipote di Ben Ali). Quella sera la tv irradiò il verbo di Silvione l’Africano in tutti i Paesi del Maghreb ed è lecito pensare che i telespettatori più affamati avranno accolto le parole dell’illustre dirimpettaio come un invito a raggiungerlo nel suo accogliente Eden appena possibile, cioè adesso.

Eppure di una cosa sono sicuro: che il Berlusconi di Lampedusa prenderebbe fieramente le distanze dal Berlusconi di Tunisi.

Se solo si ricordasse chi è.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diversamente
Inserito da: Admin - Aprile 01, 2011, 10:34:40 pm
1/4/2011

Diversamente

Massimo Gramellini

Fra le tante manifestazioni di beceraggine verificatesi alla Camera nelle ultime 48 ore, ce n’è una che rappresenta un salto di qualità. Durante l’intervento in aula della parlamentare diversamente abile Ileana Argentin, un suo collega diversamente intelligente ha gridato: «Fate stare zitta quella handicappata del czz».

L’episodio non può essere liquidato con la solita alzata di spalle con cui ogni giorno cerchiamo di proteggerci dalle aggressioni al buongusto perpetrate dai nostri rappresentanti. L’insulto a una donna in sedia a rotelle esorbita dal dibattito ideologico, perché attiene a una dimensione prepolitica e semplicemente umana della convivenza.

Per questo tacerò il partito a cui appartiene chi ha pronunciato quelle parole, seguite da scuse frettolose che confermano lo scarso peso che l’autore attribuisce al suo gesto. Rivelarlo qui sposterebbe l’attenzione del lettore, innescando la solita rissa fra fazioni che, dopo averci annebbiato il cervello, sembra averci sterilizzato anche il cuore.

Mi interessa di più vedere se quel partito avrà il coraggio morale di punire il suo indegno soggetto. E mi interessa comprendere quando la nostra rassegnazione supererà il livello di guardia. Quando cioè cominceremo a stufarci di pagare lo stipendio a dei ceffi che sarebbero tollerati a stento in una curva di ultrà. Certe frasi sputate in un momento di irritazione non vengono dal nulla.

Incubano, magari per anni, in una palude di pensieri facili e brutti. Quanti elettori si sentono parte della palude? Io spero nessuno di noi. Altrimenti avrebbero ragione loro.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Perfetto
Inserito da: Admin - Aprile 02, 2011, 09:46:09 am
2/4/2011
 
Perfetto
 
Massimo GRAMELLINI
 
Il colpevole era il maggiordomo. Ci voleva tanto? Vent’anni, per la precisione. Ma adesso che la contessa dell’Olgiata ha avuto finalmente giustizia (anche dei pettegolezzi che avevano attribuito il suo assassinio a una vicenda di corna), emerge una verità che ci riguarda tutti, come consumatori di gialli e come esseri umani: il delitto perfetto non esiste più. Con meticolosità maggiordomesca, il filippino Winston aveva fatto sparire dalla scena del crimine qualsiasi traccia visibile della sua presenza. Non quelle invisibili, però: il Dna. Ma poteva onestamente pensare, nel 1991, che un giorno Sherlock Holmes sarebbe stato licenziato dai telefilm di Csi?

Un assassino contemporaneo non se la passa molto meglio di lui. Certo, essendo cresciuto con la polizia scientifica nel televisore, starà attento anche alle impronte immateriali. Ma neppure questa precauzione lo cautelerà dal rischio che fra vent’anni qualcuno inventi una macchina della verità capace di leggergli nel pensiero. Certo, potrebbe smettere di pensare, e al riguardo molti contemporanei si stanno già portando avanti col lavoro. Ma se non bastasse ancora? Se oltre a star zitti per non essere intercettati e a star fermi per non essere telespiati, nemmeno l’inerzia del cervello garantisse una copertura adeguata? Non resterebbe che la soluzione estrema: fondare un partito, vincere le elezioni ed eliminare l’omicidio per legge. Ma altro che Csi: questa è davvero fantascienza. 

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Idiozia insostenibile
Inserito da: Admin - Aprile 05, 2011, 11:23:11 am
5/4/2011

Idiozia insostenibile

Massimo GRAMELLINI

Nonostante la primavera avanzi le sue giuste pretese, molti uffici pubblici del Nord Italia continuano a essere riscaldati come saune, costringendo i loro frequentatori ad aprire le finestre per compensare i termosifoni bollenti. A una studentessa universitaria imperlata di sudore che osava suggerire di spegnerli è stato risposto anche con un certo fastidio che occorreva attendere l’arrivo in Facoltà del tecnico della caldaia: un’entità soprannaturale che si manifesterà in sembianze umane non prima del 15 aprile.

Nel frattempo, avanti coi caloriferi roventi e le finestre spalancate, almeno nei luoghi dove la bolletta è pagata dallo Stato, cioè da nessuno in particolare, cioè da tutti noi.

Mentre infuria il dibattito alato sul nucleare, chiedo scusa se oso molestarvi con questi spiccioli di vita quotidiana. Ma qualunque energia del futuro sarà insostenibile, se non si rimediano gli sprechi del presente. Sostituire i vecchi impianti di riscaldamento con modelli auto-regolabili costa parecchio. Come costa cambiare gli infissi sbilenchi degli edifici, che disperdono oltre un terzo del calore. Ma si tratterebbe di soldi ben spesi, perché ridurrebbero il fabbisogno e l’inquinamento.

Fra il ritorno all’età della pietra e il consumismo insostenibile, tragicomicamente simboleggiato da quella finestra aperta sopra un termosifone acceso, pare insomma che esista una terza via: il consumenismo. E il consumenista è colui che, prima di decidere quale vino verserà nel bicchiere, si premura di controllare che il bicchiere non sia bucato.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un partito chiamato fascista
Inserito da: Admin - Aprile 06, 2011, 03:52:25 pm
6/4/2011

Un partito chiamato fascista

Massimo GRAMELLINI

Cinque senatori del Pdl (più un finiano che si è poi sfilato) hanno depositato un disegno di legge costituzionale per abrogare la dodicesima disposizione transitoria e finale della nostra Carta, quella che vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Il Parlamento è in preda a un’esplosione quotidiana di creatività. Lunedì gli eserciti regionali padani, martedì la ricostituzione dei fasci. Chissà cosa partorirà di audace stamattina. Non azzardo ipotesi, anche se vedrei bene una raccolta di firme per la beatificazione di Lucrezia Borgia. O l’inserimento dell’olio di ricino nella lista dei farmaci mutuabili.

I cinque senatori ricostituenti sostengono di voler abolire un reato d’opinione. Ma la rinascita di un partito chiamato fascista non appartiene al campo delle opinioni, ampiamente garantite dalla presenza degli eredi di Mussolini in ben quattro partiti chiamati in altro modo (Forza Nuova, La Destra, Fli e Pdl). Appartiene a quello dei fatti. E il solo evocarla provoca una reazione collettiva e irrazionale di disgusto, perché va a ferire il subconscio di una comunità, la nostra, che nel secondo dopoguerra si è formata proprio intorno all’antifascismo, inteso come ripudio del razzismo e della violenza politica.

È lo stesso effetto respingente che la parola «comunismo» produce nel cuore di un ungherese o di un lituano, che il comunismo al potere - come noi il fascismo - lo hanno sperimentato sulla loro pelle.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scili-copia e Scil-incolla
Inserito da: Admin - Aprile 07, 2011, 12:03:52 pm
7/4/2011

Scilicopia e Scilincolla

Massimo GRAMELLINI

Il programma dei Responsabili è copiato di sana pianta dal manifesto degli intellettuali fascisti del 1925. Incredibile. Non tanto per il riferimento ai fascisti, ma agli intellettuali. Uno non fatica a immaginarsi la scena: Scilipoti alla scrivania con la matita in bocca e gli occhi al soffitto. Responsabilità nazionale è… è… è… Ah, saperlo. All’improvviso, la luce: perché non inserire una parola-chiave su Internet, come uno studente in cerca di ispirazione? «Manifesto», per esempio. Orrore! Sullo schermo è comparso il barbone di Marx. Un momento… più in basso affiora il filosofo Gentile col manifesto degli intellettuali fascisti da lui ispirato. Leggiamo un po’… «Il fascismo è il movimento recente e antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della nazione». Scilipoti ha un sussulto: parla di me! Chi è più recente e antico della nostra simpatica combriccola di voltagabbana? Chi più intimamente connesso alla storia della nazione? Il leader recente e antico pigia il tasto «copia e incolla» e il più è fatto. Giusto un paio di ritocchi. «Responsabilità Nazionale» al posto di «Fascismo», che come soggetto è un po’ datato. Anche «intimamente» va sostituito perché fa venire in mente il bunga bunga. Meglio «internamente»: orribile e casto.

Tra una scopiazzata e un’incollata si approda al gran finale. Gentile aveva scritto: «La patria è concezione austera della vita». Scilipoti lo personalizza con la sua griffe inimitabile: «Responsabilità è concezione austera della vita».

Ci piace sperare che a quel punto gli sia almeno venuto da ridere.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diversamente giovani
Inserito da: Admin - Aprile 08, 2011, 10:27:24 pm
8/4/2011

Diversamente giovani

Masssimo GRAMELLINI

Prematuramente estromesso dal risiko del potere all’alba dei 76 anni, il banchiere Cesare Geronzi marchia i suoi successori col nomignolo irridente di «gioventù anziana». In effetti molti eterni delfini sembrano condividere il destino di Carlo d’Inghilterra, invecchiato in sala d’attesa, o quello di certi «enfant prodige» che col tempo smarriscono il «prodige» e si tengono solo l’«enfant». Se però oggi persino un sessantenne può sembrare un giovanotto arrembante è perché i «diversamente giovani» non mollano la presa. A cominciare dalla politica, dove il bastone del comando è in mano a Berlusconi e Bossi, 75 e 70 anni, e appena un sindaco su sedici ne ha meno di 35. Un’età in cui all’estero diventano già leader, rottamando dei quaranta-cinquantenni che si riciclano in altri mestieri senza farla troppo lunga.

Il problema è che in Italia il narcisismo sta diventando una malattia senile. Altrove il capo di un partito (banca, ospedale, università) si congeda dal palcoscenico e scivola con tutti gli onori dietro le quinte o nella buca del suggeritore. Qui invece rimane aggrappato al proscenio con le unghie e coi denti, se è il caso anche con la dentiera. Gli incarichi consultivi, prerogativa sacrosanta dei vecchi saggi, lo deprimono. Lui vuole esserci, apparire, contare. E così innesca l’effetto-tappo: poiché si rifiuta di scendere dall’autobus, chi gli sta dietro non riesce ad avanzare e quelli ancora più dietro neppure a salire. Deve aver confuso il prolungamento della vita con quello della poltrona. Forse perché per lui solo la poltrona è vita.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Facciamoci neri
Inserito da: Admin - Aprile 14, 2011, 05:05:18 pm
14/4/2011

Facciamoci neri

Massimo GRAMELLINI

Mi spalmo idealmente il lucido da scarpe sui polpastrelli per aderire a un’iniziativa del mondo del basket: tutti in campo domenica con la faccia dipinta di nero, alla faccia (appunto) dei razzisti che in un palasport lombardo la settimana scorsa hanno insultato una giocatrice italiana di colore, Abiola Wabara nata a Parma da genitori nigeriani.

Il bene è vulnerabile e non ha altre difese che l’indignazione. Ma l’indignazione è una molla e le molle, a furia di scattare a vuoto, alla lunga non scattano più. Nella società dell’immagine occorre rinforzarle con un gesto plastico che parli un linguaggio comprensibile a tutti, persino ai razzisti. Il razzismo penetra nei popoli più di ogni altra forma di discriminazione perché è anzitutto un fenomeno visivo: non si rivolge al cervello, ma agli occhi. La sua è una forza artistica, teorizzò Hitler per fomentarlo. Dobbiamo attingervi anche noi, allora, per stroncarlo.

Così devono aver pensato i giganti (in tutti i sensi) del basket, quando hanno deciso di scendere sul parquet come se fosse un palcoscenico, con loro nella parte di Otello. Tutti neri, compresi i biondi, i calvi e le riserve. Speriamo aderiscano anche gli spettatori.

E pure il premier: gli basterebbe schiarire leggermente il fondotinta. Unica avvertenza, non recarsi alla partita a bordo di un barcone.
C’è sempre il rischio di incontrare Speroni o Castelli, che in questo periodo hanno il grilletto facile.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Casta e La Ganga
Inserito da: Admin - Aprile 15, 2011, 04:28:57 pm
15/4/2011

La Casta e La Ganga

Massimo GRAMELLINI

Appena Benigni, l’altra sera, ha fatto una battuta sul candidato democratico Giusi La Ganga («A Torino il Pd ha deciso di combattere Berlusconi sul suo stesso terreno») per la prima e unica volta nel PalaIsozaki non ha riso nessuno. Non i giovani, che La Ganga ignorano chi sia. E nemmeno gli adulti, che invece lo sanno fin troppo bene e proprio per questo non riescono a riderne.
Ha ragione Marco Travaglio quando ricorda che l’ex notabile craxiano, a differenza di tanti tangentari, ha saldato il conto con venti mesi di carcere e la restituzione all’erario di mezzo miliardo di lire. E non ha torto lo stesso La Ganga (svantaggiato, riconosciamolo, anche da un cognome così evocativo) nel rivendicare il suo diritto a una seconda occasione. Eppure questa deriva brizzolata della politica non va bene, non va bene per niente. Il ritorno dei La Ganga viventi è una iattura: non perché si tratta di ex arraffoni, ma perché perpetua all’infinito il fantasma degli Anni Ottanta. Siamo incagliati lì, come un veliero di pirati sommerso dalle alghe. Se parliamo solo di soldi facili e di feste volgari, come allora, è perché siamo governati da gente che allora aveva quarant’anni e intende continuare ad averli per sempre, sulla nostra pelle. Ma la colpa non è dei sopravvissuti socialisti, comunisti e democristiani. La colpa è di chi negli Anni Ottanta aveva vent’anni o anche meno, eppure continua a eternare i sopravvissuti sulle loro poltrone, non avendo l’energia per prenderne il posto e forse neppure la voglia.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La fine delle parole
Inserito da: Admin - Aprile 16, 2011, 04:31:27 pm
16/4/2011

La fine delle parole

MASSIMO GRAMELLINI

Vi prego: per una volta non minimizziamo, non cambiamo argomento, non dividiamoci fra guelfi ghibellini e menefreghisti, non rimpalliamoci il vuoto citando a mo’ di antidoto le fregnacce golpiste di quell’Asor Rosa. Concentriamoci tutti, invece, su quest’unica frase: «Via le Br dalla Procure». Lo striscione che la contiene campeggiava ieri sui muri di Milano, ispirato dall’ultima devastante boutade di un signore eletto dai cittadini per occupare una delle molte cellule (non l’unica) dell’organismo democratico: la presidenza del Consiglio. Se capisco bene, gli autori del manifesto sono convinti che i magistrati che indagano su di lui siano per ciò stesso paragonabili a degli assassini.
Il legame fra due realtà antitetiche - Procure e Br, Stato e Antistato - sarebbe ravvisato da costoro nel furore ideologico. I giudici indagano come i terroristi ammazzavano: per odio di classe nei confronti dell’avversario politico.

Stento a capire perché quando indagavano su Craxi erano degli eroi, mentre se si occupano del suo «erede» diventano dei cerberi.
Ma è un’opinione e come tale lecita. Inaccettabile è l’idea che qualsiasi inchiesta, in un Paese democratico, possa venire paragonata a un omicidio. Basta, per pietà. Altrimenti, a furia di metafore e voli pindarici - di kalashnikov e golpe virtuali - le parole si svuotano e noi diventiamo una babele dove nessuno ascolta più niente, nemmeno il suono della propria voce, e si condanna al silenzio che sempre echeggia fra le macerie.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cerco lavoro
Inserito da: Admin - Aprile 19, 2011, 06:38:17 pm
19/4/2011

Cerco lavoro

Oggi il Buongiorno (si fa per dire) ce lo dà Gloria V., mamma.

Massimo GRAMELLINI

«Le scrivo come si telefonerebbe a un amico per sfogo: secondo il ministro Tremonti “la disoccupazione esiste solo per chi non sa cercarsi un lavoro”. Da mesi mio figlio batte tutte le porte per cercare un mestiere più decente di quello che sta facendo: contratto a chiamata come ragazzo jolly in un agriturismo quasi stagionale, con domeniche da 13 ore continuative e periodo invernale a 300 euro al mese. Bene, con un curriculum interessante per le tante esperienze fatte all’estero e un’ottima conoscenza delle lingue inglese e francese, queste le poche e misere proposte di lavoro: 1. montaggio palchi per concerti e grandi eventi. Proposta di contratto a chiamata di cui: prime 4 ore non pagate per l’acquisto dell’elmetto e dei guanti da lavoro, le altre ore pagate con voucher del valore nominale di 5 euro, che all’incasso valgono anche di meno; 2. autotrasportatore per una nota azienda che si serve di agenzie satellite. Tipo di contratto? A chiamata (ma come a chiamata, se si lavora tutti i giorni!). Possono deliberatamente decidere di assegnarti la mezza giornata lavorativa, ma il carico è sempre lo stesso e ti fai le otto ore sapendo di essere pagato per la metà. Potrei continuare, ma penso bastino questi due esempi per chiederci: in che Paese vive Tremonti? Se ha figli, dove li ha fatti studiare e dove li ha sistemati? Non conosce il Paese reale chi ha fatto del privilegio la sua ragione di vita. Ieri mio figlio mi ha detto: “Mamma, ci stanno annientando!”».


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Disturbo psicologico
Inserito da: Admin - Aprile 20, 2011, 04:41:39 pm
20/4/2011

Disturbo psicologico

Massimo GRAMELLINI

Se fossi un nuclearista, sarei piuttosto seccato per la decisione del mio governo di azzerare il progetto delle centrali nucleari, che in campagna elettorale ci venne presentato come indispensabile. Mi ricorderei la commozione che attanagliò i cultori del genere (riconoscibili per la fronte verdognola e i tre nasi, uno dei quali sotto l’ascella) di fronte all’avvenire radioso ma non radioattivo dell’atomo, tratteggiato dal ministro Claudio Nucleo Scajola: «Quando dico che entro fine legislatura poseremo la prima pietra delle centrali nucleari, intendo dire che in questo arco di tempo sceglieremo i siti e individueremo gli incentivi: bollette scontate per chi subirà il disturbo psicologico (perché solo di questo si tratta) di ospitare una centrale». E vai, magico Claudio! Poi deve essere successo qualcosa, a sua insaputa. Il disturbo psicologico ha investito il Giappone, provocando una serie di effetti collaterali anche in Italia. Il più pernicioso: la crescita dell’interesse (quindi della potenziale affluenza) per i referendum del 12 giugno, quando oltre che sul nucleare e la privatizzazione dell’acqua saremo chiamati a pronunciarci sul legittimo impedimento del premier.

Ecco, se fossi un nuclearista, sarei piuttosto seccato per la decisione del mio governo di affossare il programma energetico di un Paese intero per tutelare l’interesse privato di un singolo cittadino. Ma poiché sono un fan dei pannelli solari, non mi resta che riconoscere che le vie del Cavaliere sono infinite e intonare con gioia energeticamente rinnovabile: meno male che Silvio c’è.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ceroni e Democrazia
Inserito da: Admin - Aprile 21, 2011, 06:02:04 pm
21/4/2011

Ceroni e Democrazia

Masssimo GRAMELLINI


Il pidielle Ceroni ha presentato una proposta di legge per cambiare l’articolo 1 della Costituzione. Oltre che sul lavoro (quando c’è), l’Italia diventerebbe una Repubblica fondata «sulla centralità del Parlamento» e quindi del governo, che salirebbe di un gradino nella scala del potere, guardando dall’alto il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale. Sbaglieremmo a liquidare la democrazia secondo Ceroni come un esercizio di folklore. Dietro quella proposta c’è un sentimento diffuso: il bisogno di essere governati. Ma ne affiora anche un altro meno nobile: il disgusto non solo per i politici, ma per la politica in sé, che è l’arte estenuante e indispensabile del compromesso, come ben sa chiunque sia sopravvissuto a un’assemblea di condominio.

La democrazia rappresentativa, nella quale abitiamo non così infelicemente da oltre mezzo secolo, si fonda su tre pilastri. Il suffragio universale, il primato della Costituzione e la separazione dei poteri, cioè quel gioco di pesi e contrappesi in base al quale persino Obama, l’uomo più potente del mondo, non può aumentare le tasse ai ricchi perché il Congresso a maggioranza repubblicana glielo impedisce, ed entrambi, Presidente e Congresso, devono poi vedersela con la Corte Suprema. Se il suffragio universale abbatte gli altri due pilastri e chi vince le elezioni può fare quel che gli pare, la democrazia si trasforma in una cosa diversa: la dittatura parlamentare. Un nome troppo lungo e infatti dopo un po’ finisce sempre per accorciarselo. Facendosi chiamare dittatura.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La scatola della nonna
Inserito da: Admin - Aprile 22, 2011, 05:40:25 pm
22/4/2011

La scatola della nonna

Massimo GRAMELLINI

Rovistando in un baule di famiglia, ho ritrovato la scatola di latta che la nonna romagnola utilizzava nel dopoguerra come sua personalissima Banca d’Italia. Ogni volta che il marito portava a casa lo stipendio da tranviere, lei lo requisiva per diritto di vino (nel senso che altrimenti il nonno sarebbe andato a berselo tutto) e lo divideva in mucchietti che poi sistemava nella scatola. C’era il mucchietto dell’affitto e delle bollette, quello della spesa, quello degli sfizi (dove per sfizio si intendeva un cono al cioccolato) e infine, più importante di tutti, il mucchietto dei risparmi. La nonna fissava l’obiettivo finale - il frigorifero, il televisore - e poi curava la crescita del mucchietto mese dopo mese, come se fosse una piantina innaffiata dalle sue preghiere. Per nessuna ragione al mondo era possibile intaccare il tesoro della scatola: i maschi di casa avrebbero dovuto passare sul suo corpo, che era piuttosto muscoloso.

Quando il mucchietto aveva raggiunto le dimensioni desiderate, la nonna indossava il vestito elegante e si recava al negozio per l’acquisto. Chi la vide in uno di quei giorni, assicura che neanche una sceicca in missione da Tiffany avrebbe potuto rivaleggiare in fierezza col suo sguardo. Una volta un commesso le suggerì di comprare qualcosa a rate. Lei lo guardò storto: «Ma se mi date quel che voglio prima che io lo paghi, dopo mi passerà la voglia di averlo e anche di pagarlo!». Aveva solo la quinta elementare, ma certe volte mi capita di pensare che, con lei a Wall Street, adesso passeremmo tutti una Pasqua più serena.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza copione
Inserito da: Admin - Aprile 23, 2011, 11:57:55 am
23/4/2011

Senza copione

Massimo GRAMELLINI

Chiunque preferisca gli umili agli infallibili sarà rimasto colpito dal dialogo televisivo fra il Papa e la bimba giapponese che gli chiedeva conto del terremoto. «Perché i bambini devono avere tanta tristezza?», domandava la piccola, dando fiato a un tarlo che non trova risposte nella ragione, ma solo in quella che le Chiese chiamano fede e gli psicanalisti junghiani intuizione. Il Papa avrebbe potuto rispondere come quel cattolico saputello e fanatico del Cnr, che a proposito dello tsunami aveva tirato in ballo il castigo di Dio. Invece se n’è uscito con un’ammissione di impotenza dotata di straordinaria potenza: «Non abbiamo le risposte.

Però un giorno potremo capire tutto». Per il niente che vale, la penso (anzi, la sento) come lui. Mi sono sempre immaginato la vita come un film di Woody Allen, dove gli attori recitano le scene senza che il regista mostri loro l’intero copione. Solo al termine delle riprese vengono ammessi in sala montaggio e finalmente comprendono il motivo per cui si erano baciati o presi a schiaffi.

Per tutta la vita ci sentiamo sballottare da eventi che non afferriamo e siamo pervasi da un senso di inadeguatezza, come se ogni cosa sfuggisse al nostro controllo e il cinismo rappresentasse l’unico antidoto allo smarrimento. Ma appena diamo tregua al cervello e inneschiamo il cuore, sentiamo che tutto ciò che d’incomprensibile ci succede contiene un significato. E il fatto di trovarci al buio non significa che la stanza sia vuota, ma solo che bisogna aspettare che si accenda la luce

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza copione
Inserito da: Admin - Aprile 24, 2011, 05:57:40 pm
23/4/2011

Senza copione

Massimo GRAMELLINI

Chiunque preferisca gli umili agli infallibili sarà rimasto colpito dal dialogo televisivo fra il Papa e la bimba giapponese che gli chiedeva conto del terremoto. «Perché i bambini devono avere tanta tristezza?», domandava la piccola, dando fiato a un tarlo che non trova risposte nella ragione, ma solo in quella che le Chiese chiamano fede e gli psicanalisti junghiani intuizione. Il Papa avrebbe potuto rispondere come quel cattolico saputello e fanatico del Cnr, che a proposito dello tsunami aveva tirato in ballo il castigo di Dio. Invece se n’è uscito con un’ammissione di impotenza dotata di straordinaria potenza: «Non abbiamo le risposte.

Però un giorno potremo capire tutto». Per il niente che vale, la penso (anzi, la sento) come lui. Mi sono sempre immaginato la vita come un film di Woody Allen, dove gli attori recitano le scene senza che il regista mostri loro l’intero copione. Solo al termine delle riprese vengono ammessi in sala montaggio e finalmente comprendono il motivo per cui si erano baciati o presi a schiaffi.

Per tutta la vita ci sentiamo sballottare da eventi che non afferriamo e siamo pervasi da un senso di inadeguatezza, come se ogni cosa sfuggisse al nostro controllo e il cinismo rappresentasse l’unico antidoto allo smarrimento. Ma appena diamo tregua al cervello e inneschiamo il cuore, sentiamo che tutto ciò che d’incomprensibile ci succede contiene un significato. E il fatto di trovarci al buio non significa che la stanza sia vuota, ma solo che bisogna aspettare che si accenda la luce.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cuore della democrazia
Inserito da: Admin - Maggio 03, 2011, 05:54:04 pm
3/5/2011

Il cuore della democrazia

Massimo GRAMELLINI

Però, la vecchia democrazia occidentale. Parte sempre male: lenta, litigiosa, tremebonda, confusa. Dittature e fanatismi le danzano intorno con baldanza sfrontata, esibendo idee chiare, rapidità d’azione, disciplina ferrea. Invadono le pianure della Polonia, sparano il primo uomo nello spazio, abbattono i grattacieli di Manhattan. La democrazia risponde con lo spettacolo desolante della sua impotenza. Balbetta, piange, si arrovella. Si mostra nuda e gonfia di piaghe allo sguardo dei suoi critici, che ne pronosticano i funerali imminenti. Ma passano i mesi, gli anni, talvolta i decenni, ed è ancora lì.

Che incassatrice formidabile, la democrazia. Difende la sconfitta e si riorganizza, rivelando riserve insospettabili di pazienza e talvolta anche di ferocia. Vince le guerre, conquista la Luna, stana i «cattivi» e non si vergogna di giustiziarli e di esultarne. Gli egoismi di cui è composta si raggrumano in qualcosa che non sarà mai il paradiso in terra, ma è pur sempre una comunità. Donne e uomini che non si sentono sudditi di nessuno e proprio per questo non inneggiano alla democrazia come a un totem salvifico, ma le restano affezionati. Ne sparlano e però poi la difendono: per poter continuare a sparlarne. Le dittature e i fanatismi sono emozioni violente e superficiali, che sorgono all’improvviso e all’improvviso si afflosciano. La democrazia invece è un sentimento. Scava nel profondo. Non fa battere il cuore. È il cuore. E il cuore, alla fine, vince sempre.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. È meglio nascondere che eccitare
Inserito da: Admin - Maggio 04, 2011, 05:13:42 pm
4/5/2011

È meglio nascondere che eccitare

Massimo GRAMELLINI

Mostrare o non mostrare, questo è il problema.
Se sia più saggio oscurare il cadavere bucherellato e far dubitare gli scettici, oppure esibirlo in mondovisione e far imbufalire i fanatici. La civiltà dell’immagine è priva di immaginazione. In essa esiste solo ciò che appare. Le narrazioni possono ancora sfamare qualche riserva residua di sognatori. Gli altri non si fidano. Vogliono la prova visiva: il labiale, il plastico, il moviolone.

Non è stato sempre così. Il Tommaso che per convincersi della resurrezione del Maestro ha bisogno di toccarne le ferite con mano è probabilmente il frutto di un’insinuazione malevola, ma anche la prova lampante che in duemila anni lo scenario si è ribaltato. Allora, quando si voleva parlar male di qualcuno, si diceva che doveva vedere per credere. Adesso, in tempi di scarsa fede e di scarsissima fiducia verso le autorità costituite, il vedere è diventato invece una condizione preliminare del credere. E’ tipica delle epoche barbare, questa necessità di esibire in pubblico lo scalpo del condottiero nemico ucciso, la cui testa decollata veniva infilata in cima a una picca e mostrata dagli spalti della fortezza per sollevare il morale alle proprie truppe e indurre alla resa quelle altrui.

Nella società dello spettacolo il fenomeno si è dilatato e complicato. Grazie alla tecnologia, gli spalti da cui mostrare lo scalpo si affacciano sul mondo intero. E l’emotività esasperata del bambin-uomo moderno rende le reazioni del nemico assai meno prevedibili. Chi garantisce alla Cia che la foto dei lineamenti deturpati di Osama bin Laden, lungi dal deprimere i suoi seguaci, non finisca piuttosto per fomentarne il fanatismo, trasformandosi in un oltraggio anche peggiore della morte, in una provocazione da vendicare? L’immagine corre in superficie, e corre veloce, accidenti a lei, e basta che un fessacchiotto bruci il Corano in un paesino sperduto della Florida perché due ore dopo, e a due oceani di distanza, le piazze degli integralisti entrino in ebollizione.

Per questa e altre ragioni, condivido la decisione americana di non mostrare «la pistola fumante». Tanto gli scettici continuerebbero comunque a dubitare della verità rivelata, come già dubitano della conquista della Luna e dell’Undici Settembre. Insinuerebbero di foto rivisitate al computer. E nelle ultime e cruente immagini di Osama troverebbero sicuramente un particolare a cui appendersi per giustificare la teoria della messinscena. In compenso i fanatici di Bin Laden non verrebbero attraversati dal minimo dubbio e farebbero di quelle foto la loro Spoon River. No, meglio lasciar perdere. Alle barzellette ho sempre preferito i proverbi e ce n’era uno che mio padre non si stancava di ripetermi durante l’adolescenza: «La verità è nuda. Tocca alla saggezza rivestirla».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Razzi suoi
Inserito da: Admin - Maggio 08, 2011, 11:32:17 am
6/5/2011

Razzi suoi

Massimo GRAMELLINI

Vorrei spezzare una lancia, o almeno una pancia, a favore del povero Scilipoti, ingiustamente elevato da noi pennivendoli a simbolo del mercato delle vacche di piazza Montecitorio. Nel rimpasto di ieri il capo dei Responsabili ha rimediato soltanto un esilarante inno di partito, composto da una sottomarca di Apicella, che sta facendo il giro di tutte le radio come antidepressivo. Ben diverso il destino del compare Antonio Razzi, cresciuto anche lui alla corte di Di Pietro (l’ex magistrato non ha gran fiuto nella scelta degli uomini, gli vengono quasi meglio i congiuntivi). Razzi. Quello che sei mesi fa diceva «io ho una faccia sola: come potrei farmi vedere ancora in giro, se passassi con Berlusconi?» e poi è passato con Berlusconi, faccia compresa.

Quello che denunciava «il Pdl ha persino proposto di pagarmi il mutuo» e da neo-alleato del Pdl ha presentato una proposta di legge per togliere l’Ici agli italiani residenti all’estero, cioè a se stesso. Quello che, sistemata la casa, voleva arredarla con una poltrona, «un posticino, qualcosa per dire grazie». E ieri il posticino è arrivato: consigliere personale del ministro dell’Agricoltura, il corresponsabile Romano. Razzi dovrà occuparsi di lotta alla contraffazione alimentare. Cautamente sondato sulle sue esperienze in materia, il neo-consigliere ha risposto: «Sono un buongustaio e soprattutto un buon cuoco: a tempo perso, aiuto mia moglie in cucina». Perché il vero tratto distintivo di questa casta di macchiette non è più nemmeno l’incompetenza. E’ la mancanza di vergogna.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ah, Rino
Inserito da: Admin - Maggio 10, 2011, 11:56:41 am
10/5/2011

Massimo GRAMELLINI

Ah, Rino

Perché uno come Rino Gattuso, campione del mondo e vicecapitano del Milan, ha festeggiato lo scudetto trascinando i propri tifosi a intonare il coro «Leonardo uomo di m...»? Si fosse limitato a un saltello sfottente, non avrei mai scritto questo articolo: la pernacchia al rivale sconfitto fa parte del rito.

Ma nell’insulto all’allenatore dell’Inter nemmeno un entomologo delle emozioni riuscirebbe a trovare tracce di ironia. Capisco l’antipatia di Gattuso per il suo ex capufficio, che quando allenava il Milan non lo prendeva in considerazione. Capisco meno la ragione per cui molti di noi, non solo Gattuso, abbiano bisogno di vomitare un’infamia per dare ali alla gioia. Cioè, la capisco benissimo.

Siamo intrisi di rancore accumulato e inespresso. Verso i politici, i superiori, i colleghi, i congiunti. Una rabbia impotente, tipica di un’epoca di transizione che non offre risposte chiare alle angosce. Serve un capro espiatorio a portata di mano: la persona da cui si ritiene di aver subito un torto. E serve un momento di felicità per liberare senza sensi di colpa la poltiglia dei brutti pensieri. Dopo lo sfogo non ci si sente migliori né appagati. Solo più vuoti.

Vi auguro di festeggiare i vostri trionfi non come Gattuso ma come Leo Messi, che quando fa gol non porta le mani alle orecchie e non tira calci alle bandierine del corner. Cerca il compagno che gli ha passato il pallone e lo ringrazia con un abbraccio. Per ricordare persino a se stesso, il più forte di tutti, che il calcio - come la vita - è un gioco di squadra.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cinico credulone
Inserito da: Admin - Maggio 12, 2011, 10:58:18 am
12/5/2011

Il cinico credulone

Massimo GRAMELLINI


Sarei pronto a scommettere che, fra le migliaia di romani che hanno dormito al Circo Massimo o abbandonato la città per paura di un mega-terremoto smentito da tutti gli esperti, molti penseranno che Bin Laden sia ancora vivo («pare l’abbiano fotografato mentre gioca a golf in Texas con il papà di Bush» mi ha garantito un lettore con fare cospiratorio) e che il novantanove per cento delle notizie diffuse dai mezzi di comunicazione siano balle spaziali confezionate ad arte dalla famosa agenzia Spectre.

Si tratta di uno dei fenomeni più curiosi della nostra epoca: diffidare di tutto e poi abboccare alla prima esca appetitosa che passa. Per proteggerci da un eccesso di messaggi seduttivi viviamo immersi in una brodaglia di cinismo. La capacità di stupefazione è stata espulsa dal vocabolario, dove la parola «ingenuo» (dal latino «ingenuus», libero) ha assunto un significato negativo ed equiparabile a stupido. Il mondo pullula di dietrologi, di teorici della cospirazione e più banalmente di poveri cristi che non si fidano delle religioni, delle istituzioni e nemmeno dei congiunti, non sempre a torto.

Eppure il bisogno di credere, insopprimibile in ogni essere umano, li spinge a spalancare il cuore a chi sappia bussare alla loro porta con l’aureola del cane sciolto o del perseguitato per vendere sogni e paure. Le uniche merci di cui nessuno di noi riuscirà mai a fare a meno.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non ci sono scarti
Inserito da: Admin - Maggio 19, 2011, 06:07:10 pm
19/5/2011

Non ci sono scarti

C’è un video in Rete che vi consiglio di guardare. Si intitola «Non siamo scarti» e consiste in una lettera aperta al ministro Tremonti, letta con ciglio asciutto e garbo antico da un gruppo di uomini e donne che hanno perso il lavoro intorno ai 50 anni. Hanno facce e occhi che ti stringono il cuore, perché ci leggi l’umiliazione e la vergogna per una condizione di vita così innaturale: troppo vecchi per trovare un altro posto e troppo giovani per andare serenamente in pensione. Sono esseri umani azzoppati al culmine della loro maturità esistenziale, quando l’esperienza si aggiunge all’energia e produce una miscela irripetibile di forza e affidabilità. Rinunciare a un simile apporto è peggio che un crimine: è una sciocchezza. Una società abitata da giovani sottopagati e da adulti emarginati ha un futuro bigio. E una classe dirigente degna del nome che porta non dovrebbe pensare ad altro, giorno e notte, tutti i giorni e tutte le notti.

A volte sembra di combattere una guerra silenziosa, senza morti e feriti apparenti, ma dove cadono di continuo la dignità e il rispetto per se stessi. Del racconto di quei cinquantenni l’aspetto più terribile non è la sofferenza economica, che pure esiste. E’ la sofferenza morale. Quel sentirsi inutili, rifiutati, sconfitti. Mi piacerebbe abbracciarli a uno a uno e urlare loro «non permettete a nessuno di uccidere i vostri sogni», ma le mie sono solo parole increspate da un’emozione. Qui invece servono un progetto a lungo termine, una visione solidale, dei leader credibili. Serve un’idea forte di società.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cosche dell'altro mondo
Inserito da: Admin - Maggio 20, 2011, 08:47:28 am
13/5/2011

Cosche dell'altro mondo

Massimo GRAMELLINI

Da giorni sto aspettando che qualcuno mi dica che non è vero. Che non è vero che domenica scorsa, a Torre Annunziata, la processione del santo patrono si sia fermata davanti alla casa di un noto camorrista della zona per rendergli pubblico omaggio. Che non è vero che l’arcivescovo di Castellammare, monsignor Felice Cece, abbia minimizzato la sottomissione della sua comunità al signorotto feudale, affermando che la sosta non intendeva omaggiare il camorrista, oh no, ma la chiesa di Santa Fara. Che non è vero che l’arcivescovo abbia continuato ad arrampicarsi sui muri, nonostante il sindaco Luigi Bobbio gli avesse prontamente replicato che la chiesa di Santa Fara si trova dieci metri prima della casa del camorrista e che rimane chiusa quasi tutto l’anno. Ma soprattutto sto aspettando che qualcuno mi dica che non è vero, non può essere vero, che la conferenza dei vescovi italiani (Cei) - dotata di riflessi felini quando tratta di intervenire su coppie di fatto, fine vita o fecondazione artificiale, all’alba del quinto giorno dagli incredibili avvenimenti di Castellammare non abbia ancora sentito il bisogno di far sentire pubblicamente la sua voce. Anche solo per ricordare che Gesù non è morto in croce per andare a inginocchiarsi duemila anni dopo davanti alla porta di un camorrista.

Per favore, qualcuno mi dica che tutto questo non è vero. Che siamo in un Paese evoluto abitato da cittadini e da arcivescovi evoluti.

Vero?

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Italia sì
Inserito da: Admin - Maggio 20, 2011, 08:50:33 am
18/5/2011

Italia sì

Massimo GRAMELLINI


Ma quanti voti avrà preso quel Lassini che riempì Milano di manifesti in cui paragonava i magistrati che indagano sul premier alle Brigate Rosse? 872. Ottocentosettantadue. Nonostante il sostegno della Santanchè e nonostante i titoloni con la bava alla bocca del giornale amico della Santanchè. Se ne deduce che fra gli elettori milanesi del centrodestra, decine di migliaia, gli ultrà dell’antigiustizialismo siano appena una manciata: molto meno numerosi di quanti se ne incontrino in certi studi televisivi. Allo stesso modo, gli elettori torinesi di centrosinistra hanno rimediato con un sussulto di buonsenso alla scelta spregiudicata dei loro politici, che avevano messo in lista un reperto archeologico del craxismo come Giusi La Ganga. Nella classifica delle preferenze, La Ganga si è classificato ventitreesimo: praticamente in serie B.

Tutto questo per dire che l’italiano comune non è poi così isterico, ottuso e manovrabile come lo si rappresenta. A furia di diseducarlo all’esercizio della cittadinanza con l’esaltazione quotidiana dei cattivi esempi che provengono dall’alto, ci eravamo convinti che fosse un suddito smanioso soltanto di emulare i suoi padroni. Non è così. Non sempre, almeno. Nel silenzio e nella solitudine dell’urna (forse l’unico luogo dove ancora regnino il silenzio e la solitudine), l’italiano di destra o di sinistra dismette la maschera caricaturale dell’estremista e recupera la sua eterna identità di moderato, disposto più a gettare ponti che ad abbatterli. O a riesumare quelli abbattuti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Per quanto
Inserito da: Admin - Maggio 21, 2011, 09:22:18 am
20/5/2011

Per quanto

Massimo GRAMELLINI

Si rimane sinceramente colpiti dallo sforzo titanico con cui, in queste ore, i partiti moderati cercano di apparire moderati. Da quando hanno appreso, con un certo stupore, che aggredire l'avversario non porta più voti, i Berluscones e i Padanos inaugurano le interviste con un mantra di pace: «Per quanto Pisapia sia un galantuomo». Segue l’attribuzione a Pisapia di un fitto catalogo di sventure: con lui sindaco di Milano ci saranno più drogati, più tasse, più moschee e più sbarchi di clandestini (ma dove, ai navigli?). Però il mantra rende tutto digeribile, persino le scorribande ai confini del paranormale. Come quella del disc jockey Red Ronnie, consulente della Moratti, che ha attribuito all’Effetto Pisapia la cancellazione di un concerto previsto per domani, otto giorni prima dell’eventuale vittoria di Pisapia.

Ma non stiamo troppo a sottilizzare. Se solo potessero liberare i loro istinti, i moderati rivelerebbero al mondo che razza di cattivo soggetto sia il Pisapia. Invece si controllano, altroché. Resta il mistero sul covo in cui tengono imbavagliata la Santanchè e sulla cura di sedativi a cui viene sottoposto, ormai da oltre 72 ore, Stracquadanio. Si favoleggia di una camera di compensazione in cui i penitenti entrano lanciando urla belluine contro il perfido Pisapia e l’indifendibile Moratti, per poi uscirne rasserenati e con una cospicua dote di «per quanto». Purtroppo ieri mi è crollato il Bossi: non ce l’ha fatta più e pare abbia dato a Pisapia del matto. Un piccolo cedimento, lo riconosco. Ma può capitare. Forza ragazzi, ripartiamo col mantra. Per quanto.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cattivi esempi
Inserito da: Admin - Maggio 21, 2011, 04:21:12 pm
21/5/2011

Cattivi esempi

Massimo GRAMELLINI

Il presidente del colosso dell’energia crollato in Borsa dopo il disastro di Fukushima ha convocato una conferenza stampa per chiedere scusa ai giapponesi. Si è prodotto nel classico inchino e ha lasciato la poltrona per sempre, senza pretendere neppure una busta-paga d’addio. Anche il primo ministro ha rinunciato al suo stipendio fino a quando l’emergenza nucleare non sarà superata. Si tratta di reazioni emotive, tipiche dei Paesi meno evoluti. Da noi, per dire, non potrebbero verificarsi. Il capo di un’azienda sull’orlo del fallimento convocherebbe una conferenza stampa per insultare chiunque osasse muovergli una critica. Si atteggerebbe a vittima di un complotto, a capro espiatorio, a benefattore incompreso dell’umanità. Infine si degnerebbe di rassegnare le dimissioni, ma solo dopo aver trattato con il suo successore una liquidazione miliardaria.

Proprio l’aspetto economico, se vogliamo il più prosaico, è quello che alimenta le mie perplessità di cittadino poco evoluto. Non metto in dubbio che l’aggressività, il vittimismo e la maleducazione siano i requisiti del vero leader. Stento invece a cogliere il nesso fra i risultati fallimentari e i riconoscimenti in denaro, specie quando i soldi appartengono ai contribuenti. Non dico di abbassarci al livello del Giappone. Ma (l’esempio, sia chiaro, è puramente ipotetico) se un programma della tv di Stato venisse chiuso per mancanza di pubblico dopo appena una puntata, non sarebbe un comportamento fin troppo evoluto versare egualmente al protagonista del programma la cifra pattuita di un milione di euro?

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Titolo: Massimo GRAMELLINI.
Inserito da: Admin - Maggio 31, 2011, 03:56:07 pm
31/5/2011

Massimo GRAMELLINI


Ieri in Italia sono finiti gli Anni Ottanta. Raramente nella storia umana un decennio era durato così a lungo. Gli Anni Ottanta sono stati gli anni della mia giovinezza, perciò nutro nei loro confronti un dissenso venato di nostalgia. Nacquero come reazione alla violenza politica e ai deliri dell’ideologia comunista. L’individuo prese il posto del collettivo, il privato del pubblico, il giubbotto dell’eskimo, la discoteca dell’assemblea, il divertimento dell’impegno. La tv commerciale - luccicante, perbenista e trasgressiva, ma soprattutto volgarmente liberatoria - ne divenne il simbolo, Milano la capitale e Silvio Berlusconi l’icona, l’utopia realizzata. Nel pantheon dei valori supremi l’uguaglianza cedette il passo alla libertà, intesa come diritto di fare i propri comodi al di fuori di ogni regola, perché solo da questo egoismo vitale sarebbe potuto sorgere il benessere.

Purtroppo anche il consumismo si è rivelato un sogno avvelenato. Lasciato ai propri impulsi selvaggi, ha arricchito pochi privilegiati ma sta impoverendo tutti gli altri: e un consumismo senza consumatori è destinato prima o poi a implodere. Il cuore del mondo ha cominciato a battere altrove, la sobrietà e l’ambientalismo a sussurrare nuove parole d’ordine, eppure in questo lenzuolo d’Europa restavamo aggrappati a un ricordo sbiadito. La scelta di sfidare il Duemila con un uomo degli Anni Ottanta era un modo inconscio di fermare il tempo. Ma ora è proprio finita. Mi giro un’ultima volta a salutare i miei vent’anni. Da oggi si guarda avanti. Che paura. Che meraviglia.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vita della albero L'
Inserito da: Admin - Giugno 08, 2011, 03:59:56 pm
8/6/2011

Vita della albero L'

Massimo GRAMELLINI

In un cineclub di Bologna hanno proiettato per una settimana «L’albero della vita» di Malick all’incontrario. Prima il secondo tempo, poi il primo. E alla fine, applausi convinti. Pare che il distributore avesse invertito per sbaglio le etichette sui rulli della pellicola.

Sta di fatto che gli spettatori del film vincitore a Cannes non si sono accorti di nulla. Ora, è vero che il protagonista muore all’inizio e rivive durante le ore successive, per cui l’inversione dei rulli ha semplificato la trama. Ma i frequentatori del cineclub - i famigerati intellettuali con barba esisteranno ancora? - hanno ridato fiato al partito di Fantozzi, che li sbertuccia dai tempi della Corazzata Potemkin. Par di vederli, mentre escono dalla sala magnificando la genialità del regista nel mettere la parola FINE al termine del primo tempo, superata solo dall’intuizione di inserire i titoli di testa all’inizio del secondo.

Vorrei prendere le loro difese: intanto il film era in lingua originale e si sa che molti intellettuali dicono di sapere l’inglese, ma restano fermi a «the cat is on the table». E poi c’è il condizionamento del luogo. Nei cineclub, come a certe mostre, si entra con un pregiudizio favorevole nei confronti dell’artista. Davanti al ritratto di un uomo a testa in giù, mi capitò di udire un critico profondersi in gargarismi per il pittore che «aveva denunciato il rovesciamento della realtà operato dal Potere». Stavo riflettendo sulla profondità del messaggio, quando un commesso si avvicinò al quadro e lo mise nel verso giusto, scusandosi per l’errore.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Astenuti biforcuti
Inserito da: Admin - Giugno 09, 2011, 05:20:31 pm
9/6/2011

Astenuti biforcuti

Massimo GRAMELLINI


L’altra sera, guardando Ballarò, mi sono stropicciato gli occhi. L’ecologista Bonelli e il liberista Giannino discutevano di referendum. Ma non come accade di solito in tv. Quei due sapevano di cosa stavano parlando. Tanto da sollevarsi dal tema specifico, l’acqua, alle grandi questioni ideali: quando il Pubblico non funziona, è meglio cambiare il Pubblico o cedere il passo al Privato? Questa è la politica che mi piace. E perciò ho la massima stima di chi domenica e lunedì voterà Sì come Bonelli o No come Giannino. Merita rispetto anche chi si asterrà per disinteresse, sebbene il nucleare, la gestione di un bene primario come l’acqua e l’uguaglianza davanti alla legge siano questioni su cui ogni cittadino dovrebbe cercare di formarsi un’opinione.

Chi invece non sopporto sono gli astenuti biforcuti. Quelli interessati ai referendum. Interessatissimi. Ma che proprio per questo, dopo aver cercato di vanificarli spingendoli alla soglia dell’estate, si asterranno al puro scopo di farli fallire. Per giustificarsi, costoro tirano in ballo la volontà dei Padri Costituenti. Ma chiunque vada a rileggersi i lavori preparatori della Costituzione scoprirà che il quorum del 50% degli aventi diritto al voto fu inserito come clausola di autodifesa contro i referendum di scarsa presa popolare, non come trappola per consentire ai contrari di truccarsi da disinteressati. Questa gherminella viene usata solo in Italia. Ed è anche per infliggere una lezione a certi azzeccagarbugli da strapazzo che domenica e lunedì non andrò al mare.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La piccola Borghezìa
Inserito da: Admin - Giugno 11, 2011, 05:16:44 pm
11/6/2011

La piccola Borghezìa

Massimo GRAMELLINI

Il Borghezio malmenato in Svizzera mentre cerca di ficcare il naso in una riunione di banchieri è la versione caricaturale ma fedele di un nuovo tipo di cittadino che sta crescendo a dismisura in tutta Europa. L’equivalente del «piccolo borghese imbestialito» (così lo definì Gramsci) che nel secolo scorso fornì la base di consenso ai fascismi nascenti. Allora era un reduce della Grande Guerra o un povero cristo impoverito, che nei «pescecani» del capitalismo vedeva gli affamatori e nei socialisti i fomentatori del disordine. Sono cambiati i nomi (adesso i «pescecani» si chiamano «poteri forti»), ma i nemici sono rimasti gli stessi e Borghezio può indifferentemente scagliarsi contro un banchiere o un tunisino: per lui rappresentano le due facce del medesimo complotto globale, ordito da una congrega di finanzieri giudo-pluto-massonici che mirano a distruggere le radici della vecchia Europa, succhiandole i risparmi e invadendola di alieni che pregano Allah.

Questa piccola Borghezìa europea è ostile alle destre e alle sinistre che si alternano al governo, perché le ritiene entrambe alleate dei miliardari. In Italia ha partorito un esperimento ibrido: il miliardario anti-sistema. Ma più la crisi si aggrava, più la piccola Borghezìa si ritrova a dar ragione alla sua nuova icona continentale, Marine Le Pen: «Mi domando come faccia Bossi a rimanere con Berlusconi: uno che accetta l’euro, l’impero americano e il potere delle banche. Se io mi alleassi con Sarkozy, i miei mi volterebbero le spalle». Pare che se lo stia cominciando a domandare anche Bossi.

da- lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un successo senza padri
Inserito da: Admin - Giugno 14, 2011, 06:17:32 pm
14/6/2011

Un successo senza padri

Massimo GRAMELLINI


Chi ha perso? Berlusconi, Bossi, l’idea che il Privato sia sempre e comunque meglio del Pubblico, i telegiornali di regime che hanno cercato di abrogare i referendum dalla testa degli spettatori. Chi ha vinto? Una rabbia e una speranza indefinite, il Noi che torna dopo tanto tempo a prevalere sull’Io, migliaia di cittadini riuniti nelle nuove famiglie elettroniche dei social network, dove si va a votare perché ti ha informato l’amico e non il partito. Tra i due elenchi, una differenza salta subito agli occhi. In quello degli sconfitti ci sono dei leader (ancorché anziani), mentre fra i vincitori nemmeno uno. Poteva esserlo Di Pietro, ma è stato abbastanza furbo da fare un passo indietro. Vorrebbe esserlo Bersani, ma appena ha provato a intestarsi il trionfo è stato zittito dal resto della compagnia.

La verità è che se pensi al referendum sul divorzio ti viene in mente Pannella. Se pensi a quelli sulla partitocrazia, Mariotto Segni. Invece le vittorie su acqua, nucleare e legittimo impedimento non possono essere collegate a nessun politico. Al massimo a Celentano e Santoro.

Di solito sono le sconfitte a non avere padri. Ma qui sta succedendo il contrario. Prima le elezioni amministrative di Milano e Napoli hanno premiato due eretici. E adesso i referendum, vinti da cittadini che sono tornati a credere nella politica, ma non nei politici. Un movimento di massa sganciato dai partiti, che sancisce il declino dei due capi-popolo più potenti dell’ultimo ventennio, ma non incorona nessuno al posto loro, perché in nessuno riconosce una figura davvero estranea alla Casta.

Questo movimento è un magma rovente che si condenserà in qualcosa di inedito o di antico, ma solo a patto di incontrare qualcuno capace di dargli uno sbocco. Veniamo da anni di personalizzazione eccessiva, dove ai leader si è voluto delegare anche troppo, trattandoli come anfore luminescenti nelle quali versare tutte le nostre aspettative e i nostri pensieri migliori (o peggiori). Un meccanismo tipico dell’innamoramento. A cui hanno fatto seguito, come in tanti innamoramenti, le montagne russe della delusione trasmutata in rabbia, poi in nausea e infine in una fuga percorsa da volontà di riscossa. Ma non si può restare orfani di padre troppo a lungo. Ogni mutazione sociale ha bisogno di interpreti forti. E perché avvenga dentro i canoni della democrazia, richiede da questi interpreti qualità non solo carismatiche, ma di sostanza: la competenza, la sobrietà, il demone del riformismo. Quel talento del vero leader che consiste nell’anticipare i bisogni profondi dei cittadini, anziché inseguirli lungo la china demagogica dei sondaggi. La fine sfilacciata ma inesorabile del berlusconismo sorprende l’Italia senza padri, a destra e a sinistra. Magari il futuro prossimo ci riserva personalità ancora ignote o sotto traccia. Ma per il momento l’ironia della sorte è che i nomi più appetibili sul mercato - da Casini a Matteo Renzi a Rosi Bindi - sono tutti democristiani. Come se questo Paese non potesse essere nient’altro, nel bene e nel male.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. 150 anni dopo, Cavour resta il politico dei miei sogni
Inserito da: Admin - Giugno 14, 2011, 11:00:24 pm
Cultura

06/06/2011 -

150 anni dopo, Cavour resta il politico dei miei sogni

Lo statista nacque a Torino il 10 agosto 1810. Morì a 51 anni non ancora compiuti in seguito a una delle crisi malariche che lo affliggevano da quando aveva contratto la malattia nelle risaie di famiglia del Vercellese

Il 6 giugno 1861 moriva Cavour: stasera la commemorazione al castello di Santena

MASSIMO GRAMELLINI

A quattordici anni avevo tre poster nella stanza: Pulici, i Genesis e il conte di Cavour. Qualcuno troverà innaturale l’innamoramento di un adolescente per un professionista della politica, per di più di idee liberali. I giovani dovrebbero ergere a proprio modello i rivoluzionari e concordare con Dumas, l’inventore dei Tre moschettieri: «Che posso farci con Cavour, io? Cavour è un grande uomo di Stato, un politico consumato, un uomo di genio. Più in gamba di Garibaldi, ma non porta la camicia rossa, lui! Garibaldi è un pazzo, uno sciocco, ma uno sciocco eroico: ci intenderemo benissimo».

Invece la mia indole garibaldina rimase sedotta da Cavour. Forse per la legge degli opposti. O forse perché Cavour è un personaggio romantico che per esserlo non ha bisogno di lanciare proclami da un cavallo bianco. La mia fascinazione fu in gran parte determinata dalla lettura delle sue «bravate» giovanili.

Il disprezzo con cui accolse la nomina a paggio di Carlo Alberto («Non vedo l’ora di togliermi di dosso questa livrea da gambero») e la descrizione che di lui diede il padre, il marchese Michele, in una lettera alla moglie: «Nostro figlio è un ben curioso tipo. Anzitutto, ha così onorato la mensa: grossa scodella di zuppa, due belle cotolette, un piatto di lesso, un beccaccino, riso, patate, fagiolini, uva e caffè. Non c’è stato modo di fargli mangiar altro! Dopodiché mi ha recitato parecchi canti di Dante e le canzoni di Petrarca, passeggiando a grandi passi in vestaglia con le mani affondate nelle tasche». Mi catturò questa bulimia del vivere, la ricerca spasmodica di emozioni forti che farà di lui uno scommettitore spregiudicato, un viaggiatore infaticabile e un amante smanioso di conquiste ma incapace di amori profondi, perché la quiete in cui crescono i sentimenti autentici si scontrava con il perpetuo bisogno d’azione che in lui fungeva da antidoto alla depressione.

Mi identificai con questa sua tara psicologica e ancora oggi, quando salgo al Monte dei Cappuccini per rimirare il panorama di Torino, il pensiero corre al giovane Cavour che non vede sbocchi per il suo talento in un Piemonte asfittico e reazionario, e al culmine di una giornata di pensieri cupi si affaccia al bastione per gettarsi nel vuoto, trattenuto a stento da un cappuccino, fra Valeriano. Che un frate abbia salvato la vita al futuro mangiapreti mi è sempre sembrata un’ironia della Provvidenza. Non nego che da ragazzo il suo anticlericalismo (abbinato però a un grande rispetto per la spiritualità) abbia contribuito a farmi innamorare di lui. Lessi l’articolo del Risorgimento in cui l’ormai quarantenne Cavour raccontava la scena del ricatto subìto sul letto di morte dal suo amico del cuore, Santorre di Santarosa, al quale il prete negò l’estrema unzione, subordinandola all’abiura delle leggi Siccardi. Erano leggi civili, che abolivano odiosi privilegi ecclesiastici nel campo della giustizia e del fisco. Il 7 marzo 1850, il deputato Camillo Cavour le appoggiò alla Camera con un discorso magistrale: «Gli abusi vanno riformati in tempi pacifici, prima che ci vengano imposti dai partiti estremi. Le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano, invece di crescere la forza dello spirito rivoluzionario, lo riducono all’impotenza». Era ed è il manifesto del riformismo: l’unica ricetta di progresso sociale possibile, perciò osteggiata dai reazionari che non vogliono cambiare nulla e dai massimalisti che, per la smania di cambiar tutto, finiscono sempre per fare il gioco dei reazionari.

Emozionarsi per il riformismo a vent’anni ha qualcosa di mostruoso, lo ammetto. Ma la colpa o il merito erano di quel formidabile «testimonial». Cavour non era un parolaio né un utopista. Ma quanto coraggio e quanta passione vibravano nella sua politica economica liberale, che abolì i dazi e indebitò lo Stato per costruire infrastrutture all’avanguardia e promuovere consumi e investimenti, proiettando il Piemonte nel futuro. E quanto genio e quanta visione nella sua politica estera. Fu abbastanza sognatore da immaginare l’Italia (almeno quella del Nord) e abbastanza pragmatico per capire che non potevamo costruirla solo con le nostre forze, come avrebbe voluto Mazzini. Così curò il suo alleato, Napoleone III, lo compiacque nelle smanie cospiratrici, nei vizietti d’alcova e finanche nei disegni dinastici, obbligando Vittorio Emanuele II, pover’uomo, a concedere in sposa la renitente figlioletta Clotilde a un parente dell’imperatore. Ecco, se Cavour aveva un difetto, era di essere disposto a sacrificare tutto, compresi gli affetti, agli interessi supremi dello Stato. Ma siamo sicuri che per un politico sia un difetto?

È più semplice innamorarsi di un Garibaldi, di un Braveheart, di un Che Guevara. Ma Cavour è l’Utopia che scende sulla Terra e si fa carne, progetto concreto. È l’eterno bambino che quando gli annunciano che l’Austria ha abboccato al suo bluff e ci ha dichiarato guerra (facendo così scattare la clausola di mutuo soccorso con la Francia) incomincia a saltellare per la stanza, cantando una romanza e steccandola maledettamente. È il despota collerico che, dopo l’armistizio di Villafranca che concede al Piemonte la sola Lombardia, implora Vittorio Emanuele di non firmare e, di fronte alle resistenze del sovrano, gli grida: «Sono io il vero Re!» e se ne va sbattendo la porta.

Non mi fu facile da ragazzo, e non lo è nemmeno oggi, digerire la spregiudicatezza con cui il Conte scalò la presidenza del Consiglio, segando la poltrona su cui stava seduto quel gentiluomo di Massimo D’Azeglio, che pure lo aveva voluto al governo come ministro dell’Agricoltura («Ch’a stago sicur che côl lì, an poch temp, an lo fica an’t el pronio a tuti», «state sicuri che quello lì in poco tempo lo metterà in quel posto a tutti», profetizzò allora il Re, che non lo amò mai, ma seppe intuirne il talento). Anche l’idea del Connubio, l’accordo con la sinistra moderata di Rattazzi, fa storcere la bocca ai puristi, che vi vedono l’archetipo degli «inciuci» parlamentari che da 150 anni sono la nostra croce. Eppure c’è una differenza fondamentale tra Cavour e i suoi pallidi successori. In lui la manovra politica non era mai un fine, ma un mezzo per perseguire obiettivi più grandi, che trascendevano la sua ambizione personale. Il Conte aveva un progetto. E sono i progetti a distinguere gli statisti dai politicanti. «Noi abbiamo fatto l’Italia. E la cosa va», disse sul letto di morte. Una morte prematura, a soli 51 anni. Il triste finale di una storia che rileggo ogni anno nella speranza infantile di un colpo di scena: che Cavour guarisca e, 150 anni dopo aver fatto l’Italia, ci aiuti a fare gli italiani. Lui che di italiano non aveva nulla, se non il genio, se non il cuore.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Brunetta, il ministro in fuga dalla realtà
Inserito da: Admin - Giugno 16, 2011, 12:11:06 pm
16/6/2011

Brunetta, il ministro in fuga dalla realtà

MASSIMO GRAMELLINI

L’Italia peggiore è quella che scappa. Dal mondo reale e dalle domande scomode, addirittura prima che siano formulate. Se qualcuno non avesse ancora capito perché la maggioranza dei cittadini ha voltato le spalle al governo, troverà nel filmino «Brunetta e la Precaria» la rappresentazione plastica di uno sfilacciamento arrogante. Siamo a Roma, a un convegno sull’innovazione, e il ministro ha appena finito di parlare quando Maurizia Russo Spena, figlia di un ex parlamentare di estrema sinistra (orrore orrore), va al microfono per porgergli una domanda.

Fa soltanto in tempo a qualificarsi: «Sono della rete di precari al servizio della pubblica amministrazione…» ed è come se a Brunetta avessero infilato due dita in una presa. «Grazie, arrivederci, buongiorno», la interrompe. La ragazza non ha ancora detto il suo nome, ma il ministro è in grado di fiutare una comunista anche a venti metri di distanza controvento. «Arrivederci, questa è la peggiore Italia!» e guadagna l’uscita.

Non è vero, come affermerà più tardi in un videomessaggio, che se ne sia andato dopo aver ricevuto insulti e per la sensazione di essere rimasto vittima di un agguato mediatico. Dal filmato emerge chiaramente che le urla «buffone, buffone» sono successive alla sua fuga ingloriosa, il cui epilogo ha una potenza d’immagini cento volte superiore alla sostanza dell’episodio: si vede il potente che sgomma via in auto blu, mentre un precario strattonato dalla scorta si piazza davanti alla macchina e grida: «Che fa, ministro, mi investe?». Sembra uno spot di «Annozero» sul distacco fra il Palazzo e i nuovi miserabili del panorama sociale italiano.

Brunetta ha poi spiegato che non ce l’aveva coi precari, ma coi provocatori. Come si dice dalle sue parti, «el tacòn xe peso del buso». Infatti il ministro si è dimenticato di ciò che aveva dichiarato la sera prima in tv da Lilli Gruber, quando si era esibito in una tiritera luogocomunista sui giovani che lamentano la mancanza del posto fisso invece di andare a scaricare le cassette di frutta al mercato. Ora, nel vasto campionario del precariato italiano, ci sarà anche una percentuale endemica di fannulloni e di schizzinosi. Ma le storie che piovono ogni giorno sui tavoli delle redazioni raccontano una realtà diversa. Raccontano di laureati costretti ad andare all’estero dopo aver attraversato decine di impieghi saltuari e sottopagati. Raccontano di giovani che invecchiano facendo di tutto, soprattutto i lavori più umili, nella vana attesa di trovare lo sbocco a cui li destinavano i loro studi e le loro attitudini. Raccontano di fallimenti professionali ed esistenziali, dovuti non all’incapacità della persona, ma a un sistema bloccato da troppi privilegi, in cui solo le conoscenze politiche e familiari consentono di ottenere ciò che il merito non basta mai a garantire.

Il centrodestra era stato votato, immagino, per sfasciare con riforme liberali il vecchiume di questo Paese, non per eternarne i conservatorismi. Invece si è smarrito in una rappresentazione della realtà più adatta alle dispute da bar che a un ceto dirigente moderno. I disoccupati non lavorano perché non hanno voglia di farsi venire i calli alle mani (parola di Brunetta e Sacconi, che in un’altra era furono socialisti, forse a loro insaputa). E il popolo di sinistra è bravo a montare scenette spiritose sui siti Internet «perché non ha nient’altro da fare» (parola dell’onorevole Stracquadanio, lavoratore indefesso, a cui per carità di patria ho depurato il linguaggio da trivio).

La parabola del fustigator Brunetta racchiude la storia di questo governo e di questi anni. Il ministro che prendeva gli applausi quando diceva che gli statali erano dei fannulloni, adesso prende i fischi quando afferma che fannulloni sono tutti gli italiani senza un posto garantito, statali precari compresi. In mezzo è cambiato il mondo, ma Brunetta evidentemente non se n’è accorto. In questo assomiglia molto al suo principale.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Viale del tremonti
Inserito da: Admin - Giugno 18, 2011, 10:27:30 am
18/6/2011

Viale del tremonti

Massimo GRAMELLINI

No, questo è troppo. Anche per chi lo considera il principale responsabile del rimbecillimento televisivo di alcune generazioni di italiani, il trattamento che il vecchio attore a fine carriera Silvio Berlusconi sta riservando a se stesso è quasi straziante. Dopo aver incolpato Crozza per la sconfitta ai referendum, ieri ha telefonato a un convegno di italoamericani in Calabria presieduto dal fido onorevole Nucara. «Pronto?». La sua voce tristemente allegra ha echeggiato nella sala sgombra. Se n’erano già andati via tutti. Rimaneva solo un drappello di tecnici addetti allo smontaggio, che lo hanno sentito predicare il suo verbo berluscottimista in un deserto di sedie vuote, fili penzolanti e luci ormai spente. Richiamati precipitosamente dal buffet, il Nucara e un riccone italoamericano sono andati al telefono per ringraziare il vecchio attore e illuderlo che dietro di loro ci fosse un pubblico adorante in ascolto. Lui di rimando ha salutato le sedie ricoperte di panno bianco: «Viva gli Stati Uniti d’America, viva la Calabria, viva l’Italia!» e mentre un tecnico sghignazzava con scarso ritegno, io davanti alla tv ho sentito una stretta al cuore.

Per scongiurare la malinconia che mi procurano le uscite di scena ritardate (ricordo Maradona in campo col panzone) ho aperto l’Antologia di Spoon River in cerca dei versi giusti. «Andatevene dalla stanza se perdete, andatevene quando il vostro tempo è finito. E’ vile sedersi e brancicare le carte, e maledire le perdite con occhi cerchiati, piagnucolando per tentare ancora».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il ripetente
Inserito da: Admin - Giugno 22, 2011, 12:16:31 pm
22/6/2011
 

 
Massimo GRAMELLINI
 
Per solidarietà coi ragazzi che oggi si cimentano nell’epica impresa, proverò a ripetere, trentadue anni dopo, l’esame di maturità. La seconda volta viene tutto meglio, dicono. Il ministro di allora si chiamava Spadolini, leggeva tre libri al giorno oppure li scriveva, ed era capace di inanellare sette subordinate in un periodo senza tirare il fiato. Come spunto per il tema di attualità, si era ispirato a una frase di Francisco Goya contro le dittature: «Il sonno della ragione genera mostri». Non ricordo più cosa scrissi, ma di sicuro avrò lardellato il mio componimento di auspici. Speriamo, bisognerebbe, è importante che tutti... Ero un auspicatore accanito, all’epoca.

Oggi no. Oggi punterei dritto sul Goya per poi scartarlo con la mossa dell’editorialista provetto: «Ben altro è il problema...». Ben altro infatti è il sonno che ci tormenta. Il sonno della passione. Non che la ragione saltelli garrula nelle teste di certi mostri, che si nutrono ormai soltanto di luoghi comuni. Ma la ragione è la macchina: viene dopo. Prima ci vuole la benzina per metterla in moto. E la benzina è la passione, quell’energia del cuore che sa coniugare i verbi al futuro. «Cosa sarà che ti fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento?», cantavano profetici Ron, Dalla e De Gregori sul palco di Torino, la notte prima della mia maturità. E’ la paura che il mondo, questo mondo, non avrà uno spazio per noi. La paura che genera rabbia, che genera disperazione, che genera mostri. Sarà dura, ma noi non ci arrenderemo, vero? Buona fortuna, ragazzi. Nessun dorma: stamattina e non solo.
 
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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il volto del potere
Inserito da: Admin - Giugno 23, 2011, 09:53:01 am
23/6/2011

Il volto del potere

Massimo GRAMELLINI

Conoscere la faccia del Bisignani è un privilegio concesso a pochi. Quei dieci o undici milioni di italiani che gli hanno parlato al telefono non l'hanno mai visto di persona e i cittadini comuni che hanno appreso della sua esistenza solo in questi giorni continuano a vedere la stessa foto, quella con gli occhiali a goccia e il faccino stirato, scattata qualche secolo fa. Paradossale, vero? Il mondo non fa che dirci che esistiamo solo se siamo visibili, ma intanto i potenti veri non li conosce nessuno. Mai visto un banchiere sulle poltrone dei talk show, neanche in America. I burattinai mandano i pupazzi in tv ad agitarsi al posto loro. Forse temono che l'immagine rifratta in migliaia di schermi finisca per prosciugare l'anima. O più banalmente sentono che il potere si nutre di timore. E nulla toglie il timore quanto la familiarità.

Appena un gradino al di sotto degli invisibili, stanno gli audio-potenti: quelli che non vanno in tv però le telefonano, incombendo con voce monologante sugli ospiti effigiati in studio. Scendendo di un gradino ulteriore, ecco il potente distaccato: si fa vedere, ma in collegamento da un'altra sede, ritratto sul maxischermo con le dimensioni di un poster di Mao. Comunque appare, quindi conta già poco. Chi invece non conta proprio niente sono gli habitué. Le marionette abbarbicate alle poltroncine, che si agitano per strappare un primo piano alla telecamera, bofonchiando il mantra «io non ti ho interrotto tu non mi interrompere». Il popolo senza speranza li disprezza e li vota. Il potere senza volto li disprezza e li usa.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il secondo comma
Inserito da: Admin - Giugno 25, 2011, 06:45:31 pm
25/6/2011

Il secondo comma

Massimo GRAMELLINI

Invoco la protezione celeste e la nostra umana vigilanza sulla bozza Tremonti per la riduzione dei costi della politica, affinché non cada vittima della maledizione del secondo comma. Se ogni legge italiana avesse soltanto il primo comma, saremmo la nazione più civile della Terra. In esso riposa il principio universale, la regola chiara, il termine inderogabile. Purtroppo il primo comma procede sempre in coppia con un altro che contiene gli appigli a cui ci si potrà aggrappare per vanificare quanto solennemente decretato due righe più sopra. La bozza Tremonti sancisce che i parlamentari non possono essere pagati meglio dei loro colleghi europei: sembra un’ovvietà, invece è una mezza rivoluzione. Poi però aggiunge che l’adeguamento al ribasso scatterà «dalle prossime elezioni».

Campa cavallo. Veniamo alle auto blu. Qui il primo comma è un inno alla sobrietà: «La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc». Ma è contraddetto dal secondo: «Le auto a oggi in servizio possono essere utilizzate fino alla loro dismissione o rottamazione». Morale: per adesso se le tengono tutte. E i famigerati benefit? Svaniranno «dopo la scadenza dell’incarico». «Durante» no. E vedrete che anche sul «dopo» si troverà modo di aggiungere un comma più ragionevole. Ma il capolavoro sono i finanziamenti alla Casta, che vengono drasticamente «ridotti del…». Qui il ministro, in preda a uno scoraggiamento preventivo, ha lasciato la cifra in bianco. Ben sapendo che i legislatori inseriranno una percentuale pari alla stima che noi nutriamo nei loro confronti: zero

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'hit parade dell'amore
Inserito da: Admin - Giugno 27, 2011, 05:44:48 pm
24/6/2011

L'hit parade dell'amore

Massimo GRAMELLINI

Il dottor Veronesi sostiene che l’amore più puro è quello omosessuale, perché non è finalizzato alla procreazione. Lo sostiene in risposta a quel sindaco che aveva definito l’omosessualità un’aberrazione genetica.

Veronesi mostra di aver letto il Simposio di Platone (il sindaco si è fermato a Playboy). Ma forse l’illustre oncologo ha dimenticato il finale, altrimenti si ricorderebbe che l’amore non prevede classifiche di genere. All’origine, narra Platone, esistevano maschi, femmine e androgini dotati di entrambi gli organi sessuali.

Ma quando gli uomini vollero scalare il cielo, gli dei li punirono spaccandoli in due. Da allora ciascuno cerca la sua metà perduta: i maschi dimezzati sono diventati gay, le femmine lesbiche e gli androgini etero. Nessuno è più puro o aberrante dell’altro. E tutti possono procreare, anche se l’unione fra le due metà dello stesso sesso partorisce solo idee e non corpi.

La differenza, spiega Platone, non la fanno dunque i sessi, ma la qualità dei sentimenti: la «scala dell’amore», che va dalla bellezza fisica a quella divina. L’amore è l’energia dell’universo con cui l’uomo riesce a entrare in sintonia soltanto quando ama. L’oggetto dell’amore non è poi così importante. Può essere un maschio, una femmina, un figlio, un animale, una pianta, una montagna, un sogno, un progetto, un ideale. Quel che conta è la pulsione spirituale che l’amante esprime nell’amare.

Chiedo umilmente scusa al professor Platone se duemilaquattrocento anni dopo non abbiamo ancora imparato la lezione.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. E che sarà mai
Inserito da: Admin - Giugno 30, 2011, 05:06:35 pm
30/6/2011

E che sarà mai

Massimo GRAMELLINI

«Stavo passando di lì, ho dato solo du’ pugni e me ne sono andato via. E che sarà mai...». Un balordo che pesta a sangue uno sconosciuto per la strada ovviamente non fa testo. Però il mantra difensivo risuonato sulle sue labbra, quel «e che sarà mai...» che giustamente indigna tanti lettori, è la spia di una mentalità diffusa, di un abbassamento collettivo della guardia. Ricostruiamo i fatti. La vittima è un musicista di Roma che, dopo aver suonato in un locale fino a tardi, si ferma a chiacchierare con gli amici fra i vicoli del centro storico. E’ notte fonda e nelle case che incombono sulle loro teste la gente dorme.

I conversatori dovrebbero mettersi nei panni dei residenti, aver rispetto del loro riposo: in fondo li hanno già martellati per ore con la musica. Ma qualcuno è ancora così ingenuo da pensare alle esigenze degli altri? «Avevamo voglia di fare un po’ di casino, e che sarà mai...». Poi la scena precipita: un vecchio bizzoso si affaccia dalla finestra agitando il bastone, irrompe una banda di attaccabrighe e la tragedia prende forma: «Solo du’ pugni, e che sarà mai...».

Pensate a quanti, fra coloro che dovrebbero darci l’esempio, pronunciano questa frase ogni giorno. L’ex magistrato che tratta col contrabbandiere l’acquisto di un orologio rubato, e che sarà mai... Il deputato condannato per mafia, e che sarà mai... L’evasore fiscale che ruba allo Stato, cioè ai pensionati e ai malati, e che sarà mai... L’elenco continuatelo voi. Servirebbero corsi accelerati di educazione civica. Il problema è trovare gli insegnanti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Cavaliere senza benzina
Inserito da: Admin - Agosto 04, 2011, 05:37:54 pm
4/8/2011

Il Cavaliere senza benzina

Nessun guizzo, sguardo svuotato e incespica sulle parole: dov'è finito il carisma del premier?
Ormai non è nemmeno un problema politico. È un problema energetico. Nel momento meno adatto per lui, ma soprattutto per noi, Silvio Berlusconi ha esaurito la benzina. Non seduce e non indigna più. Annoia. Altro che nuovo predellino, questo è il discorso della sedia a dondolo: mancano soltanto la coperta sulle ginocchia e la papalina in testa.

Purtroppo non sarebbe ora di andare a dormire, ma di svegliarsi e combattere. E invece non una parola d’ordine, un colpo di barra, un guizzo liberale. Il presidentetisana è completamente fuori contesto. Come se, sul cadavere di Cesare, Marcantonio avesse discettato sommessamente sulla stabilità del governo o, sotto le bombe naziste, Churchill avesse promesso agli inglesi un comitato interministeriale. Eppure speriamo che i mercati internazionali si limitino a leggerlo. Perché se per disgrazia vedranno anche le immagini, l’effetto sulle Borse potrebbe essere ancora più deprimente.

Nell’estate del nostro scontento, il venditore di sogni che infiammava le «convention» con petardi d’ottimismo scongela il suo brodino senza riuscire a togliergli il sapore di frigo. Senza mai abbozzare un cambio di ritmo, un sussulto d’orgoglio, un sorriso rassicurante. Colui che fu il Grande Comunicatore incespica di continuo su parole scritte da altri. Ha il fiatone, o comunque un affanno alle corde vocali che provoca in chi lo ascolta uno straniante effetto playback. Non si dimette, ma è dimesso. E l’unica volta in cui si concede una svisata da rockstar e allude all’autorevolezza che gli deriva dal passato imprenditoriale, viene zittito dal più feroce dei contestatori: la nausea.

Nel dicembre scorso, alle Idi di Scilipoti, lo avevamo visto digrignare i denti in faccia al sabotatore Fini e al mondo intero. Sette mesi dopo sembra diventato Gorbaciov nel Parlamento russo all’indomani del tentato golpe: stessa postura fragile, stesso sguardo svuotato. Solo che non ha vicino uno Eltsin al culmine della prepotenza, ma un Tremonti altrettanto acciaccato. Dalle sue parti, l’unica ventata di energia arriva quando Alfano si alza a parlare. Chissà se Berlusconi sarà davvero contento di scoprire che l’aula dedica più attenzione al delfino di quanta ne abbia riservata a lui. Di accorgersi che Bersani e Casini polemizzano direttamente con il giovane erede, invece che con lui. Lui che c’è ancora, ma è come se non ci fosse più. Come se il Berlusconi vero fosse altrove. Certo non lì. Certo non così.

Lo si è detto tante volte: Silvio è il figlio degli anni Ottanta chiamato a governare un’epoca che non capisce e non gli rassomiglia. Ma finora aveva supplito con il carisma, ricamando sulla mancanza di alternative e sull’inconscio dei tanti italiani che rimpiangono il passato più di quanto non desiderino il futuro. Ogni tanto poteva sbagliare il messaggio, ma mai il messaggero, cioè se stesso. Vent’anni fa si era presentato agli elettori già in comodo formato presidenziale, con libreria finta e sorrisone d’ordinanza. Nel corso del tempo ha continuato a sedurli: in crociera o dal predellino di un'auto. Li ha conquistati con i contratti delle cose da fare, mentre ora sventola la lista di quelle già fatte, elemosinando gratitudine e procurando invece un senso di disagio, perché è come se stesse dicendo: «Ingrati, non vi accorgete di quanto sono bravo?».

Se fosse un politico di professione, sparirebbe domattina per ricaricare le pile in vista della corsa al Quirinale. Ma lui si considera un napoleone e i napoleoni non vanno a casa. Casomai in esilio. Per loro ogni battaglia è sempre l’ultima e la posta in palio è sempre il banco: o tutto o niente. Condannati a rilanciare in eterno, non si eclissano per calcolo, ma per esaurimento. Berlusconi è rimasto a secco. E in attesa di farne un semidio alla memoria, persino l’Italia che si riconosceva in lui vorrebbe tanto cambiare specchio.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La suora e Wile Coyote
Inserito da: Admin - Agosto 06, 2011, 12:33:13 pm
5/8/2011

La suora e Wile Coyote

Massimo GRAMELLINI

Ho implorato un amico della redazione economica di spiegarmi che cosa sta succedendo. «Hai presente Wile Coyote sull’orlo del precipizio, quando si aggrappa a una roccia che fra un attimo si sgretolerà? Ecco, Wile Coyote siamo noi». Non ho avuto il coraggio di chiedergli chi è Beep Beep. Mi sono invece tuffato fra le agenzie di stampa, alla ricerca di qualcuno che mi rassicurasse sulla solidità della roccia. 1. L’ufficio banalità della Casa Bianca: «I mercati salgono e scendono». 2. L’euro-banchiere Trichet, quello col carisma di una gelatina alla frutta: «In Europa non c’è la decrescita, ma la decelerazione della crescita». 3. Il presidente del Consiglio, in conferenza stampa: «Le azioni Mediaset sono solide, se avessi dei risparmi li investirei lì». 4. Il presidente di un ente pubblico (il governo) invita i suoi associati (gli italiani) a comprare azioni di un’azienda privata di sua proprietà (mi scuso per la ripetizione, ma è come con l’ipnosi: la prima volta uno non riesce a crederci). 5. Il ministro della Chiarezza, Sacconi: «Di fronte a una giornata di tempesta dei mercati finanziari e mobiliari, l’Italia nella sua convergente dimensione istituzionale, economica e sociale vuole rispondere all’instabilità globale accompagnando il percorso di disciplina di bilancio già delineato con la maggiore crescita». 6. La vicepresidente della Compagnia di San Paolo, suor Giuliana: «A questo punto non ci resta che pregare».

L’unica ad avere una strategia mi sembra suor Giuliana.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La colpa di vivere
Inserito da: Admin - Agosto 10, 2011, 10:47:43 pm
9/8/2011

La colpa di vivere

Massimo GRAMELLINI

Pare proprio che a salvare la patria in mutande dovranno essere i pensionandi. Decine di migliaia di lavoratori che, dopo aver sgobbato fin da ragazzi e pagato contributi previdenziali per decine e decine di anni, arrivati a poche buste paga dal traguardo stanno per sentirsi dire che la loro pensione è diventata un lusso insostenibile. I nullatenenti con yacht a carico, le società municipalizzate che proliferano come funghi velenosi: queste e altre minuzie possono aspettare. La vera urgenza è il taglio di un diritto maturato, e autofinanziato, per tutta una vita.

E’ un’ingiustizia, quindi si farà. Nel più totale disprezzo dei progetti di quelle persone, che ora rischiano di annegare nell’incertezza insieme con le loro famiglie. Un’ingiustizia e anche un controsenso: come riusciranno i giovani a entrare nel mondo del lavoro, se si impedisce ai diversamente giovani di uscirne? Le ragioni della scelta sono fin troppo facili da comprendere. I pensionandi non hanno una lobby che li tuteli e non godono neppure di simpatia sociale. Come gli anziani in genere.

Con il prolungamento della vita media, la società sembra quasi imputare loro la colpa di non voler morire. Di questo passo guadagnerà seguaci la provocazione dello scrittore inglese Martin Amis, che in un’intervista alla Bbc propose di rimettere in ordine i conti dello Stato Sociale sopprimendo i cittadini al compimento dell’ottantesimo anno. Va bene tutto (insomma, quasi tutto). Ma un Paese di privilegiati come il nostro eviti almeno di mettere alla gogna degli individui che hanno la sola colpa di aver creduto nelle leggi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Faccio una premessa
Inserito da: Admin - Agosto 12, 2011, 09:13:14 am
12/8/2011

Faccio una premessa

Massimo GRAMELLINI

«Signori Senatori, Signori Deputati. Prima di enunciare i sacrifici che chiederemo ai nostri datori di lavoro, gli italiani, vorrei rammentarvi un aneddoto di 140 anni fa che ha per protagonista il mio predecessore più illustre, Quintino Sella, anche lui alle prese con il totem del Pareggio Di Bilancio. Recatosi alla Camera per esporre i suoi celebri tagli “fino all’osso”, l’illustre ministro propose come atto preliminare una sforbiciata allo stipendio dei parlamentari. Qualcuno gli fece notare che sarebbe stato un risparmio ben misero, se paragonato all’entità monumentale della manovra. Non ho trovato il testo stenografico della risposta di Sella, ma testimonianze unanimi riferiscono che il senso fu questo: “Lo so bene. E però toglierci qualche soldo dalle tasche ci permetterà di guardare in faccia i contribuenti mentre li toglieremo a loro. Una classe dirigente deve dare l’esempio”. Lo fecero fuori alla prima occasione. Ma dopo un secolo e mezzo lui è ancora Quintino Sella. Mentre noi cosa saremo, anche solo fra sei mesi, se ci ostineremo a rimanere sganciati dalla vita dei cittadini comuni? Sono qui a chiedervi di compiere un gesto. Minimo, purché immediato. Dimezzarci lo stipendio. O almeno raddoppiare i prezzi del ristorante del Senato, dove la spigola con radicchio e mandorle costa 3 euro, e le penne all’arrabbiata 1,60. Altrimenti, Signori, la gente diventerà così arrabbiata che le penne finiranno per spiumarle a noi».

(Brano, misteriosamente scomparso, del discorso pronunciato ieri mattina dal ministro Tremonti davanti alle commissioni parlamentari).

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il lamento del Medio Alto
Inserito da: Admin - Agosto 13, 2011, 11:19:49 am
13/8/2011

Il lamento del Medio Alto

MASSIMO GRAMELLINI

Mi chiamano Medio Alto, ma il mio soprannome è Rintracciabile. Sono quello che non può nascondersi, quello che paga. Anche stavolta. Il governo della Libertà mi impone tasse svedesi per continuare a fornirmi servizi centrafricani. E io le verserò fino all’ultimo centesimo, senza trucco e senza inganno, da vero scandinavo. Poi però rimango un italiano e allora mi si consenta di essere furibondo.

Punto primo. Mi sono scocciato di pagare per il funzionamento di una giostra su cui non esercito alcun controllo. Il debito lo avete fatto voi e lo saldo io. Ma avrò almeno il diritto di pretendere che la smettiate di indebitarvi? A quanto pare, no. Io vorrei che i miei soldi - frutto del lavoro quotidiano e non di una eredità o di un gratta e vinci - servissero a finanziare le scuole e gli asili-nido, a umanizzare le carceri, a ripulire gli ospedali, a pagare gli stipendi degli insegnanti, dei poliziotti e dei tanti impiegati che svolgono con impegno la loro missione di servitori dello Stato.

Invece so già che verranno gettati fra le fauci del Carrozzone Pubblico, che se li divorerà in un sol boccone per poi rivoltarsi famelico contro di me, chiedendomi altro cibo. So già che la politica, cioè quell'accozzaglia di affaristi senza ideali che ne usurpa il nome, li userà per tenere in piedi gli enti inutili, le baracche elettorali, le torme di parassiti che campano da decenni alle spalle dei contribuenti.

Non è dunque il prelievo in sé a indignarmi. Ma la sua assoluta inutilità. In attesa di riforme strutturali, che dopo vent'anni di chiacchiere sono ancora e sempre «allo studio», i miei soldi serviranno solo a perpetuare un sistema che non mi piace, a garantire la pace sociale dei furbi, non quella dei poveri.

Punto secondo. Accetto di farmi spremere, ma non di farmi prendere in giro. Quelli che vengono contrabbandati come tagli alla politica sono in realtà tagli ai servizi degli enti locali, che si rivarranno sui cittadini, cioè di nuovo, sempre e soltanto su di noi.

Punto terzo. Trovo giusto che, in tempi di crisi, chi guadagna meno di me non contribuisca allo sforzo (anche se poi lo fa, con i tagli alle tredicesime e alle pensioni). Mentre considero una vergogna che il collega che guadagna quanto me, ma ha cinque figli a carico, non abbia diritto a uno sconto. Il padre di una famiglia numerosa che incassa 90 mila euro lordi l'anno (circa 4000 netti al mese) non è un Super Ricco e nemmeno un Medio Alto.

E' un Medio Impoverito che deve già versare più degli altri per i medicinali e le tasse scolastiche dei figli, e che da domani non avrà più neanche i mezzi per tentare di scuotere, con i suoi consumi, l'encefalogramma piatto dell'economia. Mi sembra incredibile che la Chiesa, sempre così lesta a dire la sua su gay e moribondi, non abbia saputo imporre a un governo di sepolcri imbiancati la difesa reale della famiglia, accontentandosi di conservare intatti, anche in questa tormenta, i propri scandalosi privilegi fiscali.

Ultimo punto (ma è di gran lunga il primo). Mi sta bene che i poveri non paghino. Ma perché non pagano neanche i ricchi veri? A Lugano le banche hanno dovuto mettere fuori i cartelli: cassette di sicurezza esaurite. Segno che nei giorni scorsi un esercito di compatrioti ha sfondato le frontiere per andare a nascondere del denaro. Sono i signori del secondo e del terzo Pil (il nero e il mafioso). Quelli con il Pil sullo stomaco. Gli Irrintracciabili.

Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo. Persino più dei politicanti. Giuro che d'ora in avanti non avrò più pietà. Chiederò scontrini a tutti su tutto. E se mi diranno: «Ma così, dottore, non posso più farle lo sconto», li andrò a denunciare. Poiché sono l'unico che paga, in questo accidenti di Paese, voglio cominciare a togliermi qualche sfizio anch'io.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9091


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il vero miracolo
Inserito da: Admin - Agosto 17, 2011, 04:35:55 pm
17/8/2011

Il vero miracolo

Massimo GRAMELLINI

La manovra del governo sposta alla domenica più vicina le solennità religiose non previste dal Concordato quando cadono in un giorno feriale. Ma l’arcidiocesi di Napoli si ribella ai dettami dello Stato italiano, di cui pure risulta far parte, dichiarando in una nota di non avere alcuna intenzione di anticipare di ventiquattr’ore il prossimo miracolo di San Gennaro, previsto in calendario per lunedì 19 settembre. La motivazione offerta è inoppugnabile: «Se si tratta di un evento non determinato da mano e da volontà dell’uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data».

A impuntarsi, secondo l’arcidiocesi, sarebbe dunque lo stesso Santo, in questo assai meno malleabile del suo collega milanese Ambrogio, che ha ceduto alle esigenze del debito pubblico senza neppure mandare un sms di protesta alla Cgil. Invece San Gennaro non vuol proprio saperne di liquefare il suo sangue in una mattinata festiva. Neppure l’ipotesi alternativa - compiere il miracolo di lunedì durante la pausa pranzo o alle nove di sera, in pieno «prime time», senza interferire con l’orario lavorativo dei fedeli - pare aver incontrato il gradimento dell’interessato.

Naturalmente nessuno mette in dubbio che l’arcidiocesi di Napoli abbia un collegamento preferenziale con San Gennaro e ne interpreti fedelmente il pensiero. Ma allora ci piacerebbe approfittare della linea diretta per conoscere l’opinione del Santo anche sui 4 miliardi annui di esenzioni fiscali di cui la Chiesa italiana continua a godere persino su residenze e attività estranee al culto. Che sia questo il vero miracolo?

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Paghi due, evadi tre
Inserito da: Admin - Agosto 18, 2011, 05:45:45 pm
18/8/2011

Paghi due, evadi tre

Massimo GRAMELLINI

Fra le tante proposte di tasse alternative che turbinano in queste ore intorno al portafogli terrorizzato degli italiani, vorrei segnalare quella che mi sembra la più creativa. L’ha partorita il cervello democristiano di Paolo Cirino Pomicino, già ministro della Prima Repubblica. Si tratta di una lettera indirizzabile a società di capitali, società di persone, liberi professionisti e titolari di imprese individuali.

Quattro milioni e mezzo di contribuenti, non sempre ascrivibili in blocco alla lista dei più generosi. Il tenore del messaggio sarebbe questo: «Gentile signore, lo Stato in bolletta le propone un patto. Se lei ci anticipa 50.000 euro spalmabili in comode rate, noi per tre anni la esentiamo da ogni genere di accertamento fiscale». Tradotto dal democristiano «vintage» all’italiano corrente e ruttante suona così: «Caro amico possessore di yacht e fuoriserie a sbafo, dammi un pizzo di 50.000 e io per tre anni mi dimenticherò di mandarti la Finanza in ufficio». In sostanza, un ricatto: al possibile evasore viene concesso di evadere senza rischi né rimorsi (ammesso che ne abbia ancora) purché paghi preventivamente allo Stato una licenza di impunità.

La proposta appare cinica e astuta. Quindi perfettamente in linea con la mentalità di parecchi italiani. I quali non avrebbero alcuna difficoltà a capirla e, fatti quattro conti, ad adeguarvisi. Con un bel guadagno per l’Erario: oltre 200 miliardi di gettito potenziale. Non stupisce che l’idea sia venuta a un democristiano. In fondo la Dc era anche questo. Non pretendeva di estirpare i vizi. Si accontentava di farseli pagare.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'estate morale
Inserito da: Admin - Agosto 21, 2011, 11:50:34 am
21/8/2011

L'estate morale

Massimo GRAMELLINI

Dove sono finite le berluschine di Villa Certosa, le suffragette di Gheddafi, la casa di Montecarlo del cognato di Fini, il cognato di Fini medesimo? E le feste oltraggiose dei ricchi volgari, i dibattiti sul nulla pieno di vuoto, il cazzeggio elevato a nobile arte? Nell'estate del nostro scontento ci riscopriamo più sobri e più seri.

E' impressionante come cambi in fretta l'umore di un popolo. Ancora l'estate scorsa ci distraevamo dalla crisi incombente con una dose massiccia di pettegolezzi sul Potere. E anche chi, a parole, si indignava per lo scadimento del dibattito pubblico non riusciva a sottrarsi alla tentazione di sbirciare dal buco della serratura. Ora la crisi ha rimesso tutte le cose al loro posto. Le scemenze, anche se politicamente o penalmente rilevanti, retrocedono al rango di scemenze. E i giornali e le chiacchiere da ombrellone si riempiono di numeri, di fatti, di cose concrete.

Persino la paura ha cambiato segno: non più quella vaga, e agitata ad arte, di batteri killer o attentati terroristici in serie, ma il realistico spavento che attanaglia chi rischia di perdere un lavoro o un benessere lungamente sudato.

Il processo di luglio a un giornale scandalistico inglese, reo di usare il gossip come strumento di lotta politica, è stato l'evento simbolico di questo mutamento di clima. L'anticipo di quanto sarebbe successo ad agosto con il crollo delle Borse, le fiamme nichiliste di Londra, la Manovra Succhiasoldi. La signora Realtà che invade il palinsesto delle nostre vite per ricordarci che la ricreazione è finita. Anche per i ricchi, che si vergognano a ostentare la loro ricchezza, chiamando pudore quella che per molti di loro è solo paura. E anche per la Casta: sempre più elevata a capro espiatorio dell'impotenza collettiva, però redenta almeno in parte dalla necessità di occuparsi finalmente di temi alti. Oggi non ci si divide più sul bunga bunga, ma sugli eurobond. E nessuna macchina del fango avrebbe più il potere di orientare l'opinione pubblica, interessata alle tasse e molto meno alle risse.

Qualche bastiancontrario in malafede accuserà questo articolo di tessere l'elogio della crisi e il suo autore di rosibindismo: come osa esaltare gli effetti moralizzatori dell'impoverimento collettivo? Nessuna esaltazione. Sarebbe meraviglioso essere tutti benestanti, occupati e al tempo stesso evoluti ed equilibrati. Ma intanto è un fatto che in un'epoca che respinge i valori spirituali e trema di imbarazzo anche solo a parlarne, l'improvvisa disintegrazione delle certezze materiali stia producendo un riassestamento delle gerarchie interiori. L'amore recupera il posto che gli spetta: il primo. Mentre la terra trema sotto i nostri piedi, tutti hanno bisogno di certezze e i «ti amo» di questo ferragosto hanno un peso più forte del solito. Sono quasi un patto di sostegno reciproco. Chi credeva timidamente in qualcosa, una fede o un suo sogno profondo, ricomincia a farlo con la solennità dei momenti speciali. C'è la sensazione diffusa di essere usciti dalle pagine del gossip per piombare nella storia. Una gran brutta storia, per ora. Ma i cambi di stagione cominciano sempre così. Con un bisogno inaudito di serietà, che sta a noi non confondere con la sorella più bieca: la pesantezza.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Avevamo chiesto i tagli della politica. ...
Inserito da: Admin - Agosto 22, 2011, 04:19:46 pm
22/8/2011

Mal comune

Avevamo chiesto i tagli della politica. I tagli però, non i ragli.


Massimo GRAMELLINI

Anziché dimezzare il numero e i benefit dei parlamentari, il governo crede di tenerci buoni segando a casaccio i piccoli Comuni. Il tessuto connettivo di un Paese che è composto di mille villaggi. Il suo apparato cellulare. L’unica istituzione in cui l'italiano medio si riconosca. Un provvedimento di tale portata avrebbe dovuto essere il frutto di un restauro complessivo dell’architettura dello Stato. Invece da noi le riforme vengono fatte così: una alla volta, a rate, come capita. Penso ai poveri sindaci dei paesi del mio Piemonte, costretti a decrittare il proprio destino dalla lettura impervia di un decreto scritto di corsa e male. Per giunta a Ferragosto, con i prefetti in ferie che non possono neanche dare delucidazioni.

Si è capito che i Comuni sotto i mille abitanti dovranno consorziarsi con quelli adiacenti per raggiungere la fatidica quota cinquemila, ma poi si scopre che non è esattamente così, che ogni regola ha cento eccezioni e che al Sud la mafia si appresta a sfruttare queste fusioni a freddo per mettere direttamente le mani sugli apparati pubblici. Bene, anzi male. Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso dei Comuni? Sei milioni di euro. Su una manovra di 50 miliardi. Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoli Comuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Uscire di scena
Inserito da: Admin - Agosto 23, 2011, 10:03:43 am
23/8/2011

Uscire di scena

Massimo GRAMELLINI

Non ho molti poster nella stanza della mia anima. Perciò mi ribello all’idea che si deteriorino da soli. Uno è Roger Federer, il tennista perfetto «fatto di carne e di luce», secondo l’immagine che gli cucì addosso lo scrittore David Foster Wallace (altro poster - per fortuna intonso, forse perché morto suicida). Da qualche anno la carne di Federer ha smesso di emanare luce, ma lui continua imperterrito a partecipare ai tornei, dove sempre più spesso si fa battere da mestieranti che un tempo avrebbero potuto fargli a stento da raccattapalle. Un altro poster con cornice doppia è Vasco Rossi. Un poeta a modo suo, che ha dato dignità artistica alle frasi smozzicate e agli anacoluti («Siamo solo noi, quelli che muoiono presto, quelli che però è lo stesso»).

Mi procura un morso di fastidio assistere ai suoi siparietti quotidiani su Facebook, durante i quali straparla da una stanzetta grigia. Nella traiettoria di una carriera, come in quella di una vita, l’uscita di scena è tutto. Il ginnasta che volteggia alla trave verrà giudicato e ricordato principalmente per l’atterraggio. Capisco il desiderio di guadagnare altri soldi e la paura di finire nel cono d’ombra. Ma si tratta di debolezze umane che vanno lasciate, per competenza, agli umani. Un poster non se le può permettere. Anche se è un uomo. E anche se il cattivo esempio gli arriva dai poster appesi nelle stanze del potere, dove l’uscita di scena non è proprio contemplata.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un simpatico agosto
Inserito da: Admin - Agosto 27, 2011, 04:18:19 pm
27/8/2011

Un simpatico agosto

Massimo GRAMELLINI

«Quando il fuoco brucerà le capitali d’Occidente, i templi del denaro crolleranno e la Grande Mela verrà sommersa dall’acqua... allora sarà la fine, cioè l’inizio». Quante volte abbiamo letto queste profezie, attribuite di volta in volta ai Maya, a Nostradamus o ai guru della New Age. Ma noi non siamo come gli aruspici che leggevano il futuro nelle budella delle vittime sacrificate. Noi ai segnali non ci crediamo, vero? Certo, all’inizio di agosto una rivolta di teenager ha dato Londra alle fiamme. Poi però i poliziotti le hanno spente a suon di randellate e ogni cosa ha ripreso il suo corso: è cominciato persino il campionato di calcio (almeno lì). Certo, nelle ultime settimane le Borse hanno prosciugato i nostri borselli, ma un esercito di ascelle sudate che si eccitano a smerciare azioni davanti ai computer non può ergersi a strumento del destino. Certo, nei giorni scorsi a Washington un terremoto ha scheggiato l’obelisco voluto dai fondatori massoni dell’America. Ma vorrete dar credito a Dan Brown? Certo, domani un uragano rischia di allagare il Sud di Manhattan e di fare la doccia alla Statua della Libertà, mentre l’Obama di agosto sembra il Papa Nero e ogni volta che va in tv è per dare una cattiva notizia: da «Yes we can» a «Si salvi chi può». Come se non bastasse, il prossimo anno è il 2012, a un mio amico hanno rigato la macchina e anche ieri Cicchitto è apparso al telegiornale. Eppure io non ho paura. Avanzate pure, forze delle tenebre. Il nostro sorriso pieno di luce vi sconfiggerà.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cetriolo globale
Inserito da: Admin - Agosto 31, 2011, 10:14:40 am
31/8/2011

Il cetriolo globale

Massimo GRAMELLINI

L’Italia divorzia da se stessa, ma nessuno vuole pagare gli alimenti. Tutti vagheggiano la Manovra Perfetta, quella dove a pagare sono sempre gli altri. Al gran festival dello scaricabarile metto in prima fila il sottoscritto: nelle ultime settimane ho tuonato contro la supertassa per i redditi alti, lo sfoltimento dei piccoli comuni e l’abolizione delle pensioni di anzianità. Ogni volta avevo ragione, ma complessivamente ho torto. Perché alla fine qualcuno deve pagare il conto di questa lunga festa chiamata Stato Sociale (festa piena di sprechi, ma anche di sicurezze che rimpiangeremo) e non basta evocare i soliti mantra propiziatori: la caccia agli evasori e il dimezzamento della Casta, cioè due sogni che se anche diventassero realtà produrrebbero i primi effetti sul bilancio pubblico fra qualche anno: troppo tardi per un Paese che ha i creditori alla porta e la gioventù più disoccupata e anziana d’Europa.

Invece il cetriolo della crisi non piace a nessuno e se oggi sorridono le vittime di Ferragosto è perché piangono altri: i dirigenti pubblici, rimasti gli unici a versare il contributo di solidarietà, e i laureati che dopo aver pagato il ricongiungimento dei loro studi si ritrovano un altro quinquennio di lavoro sul groppone. Ma quando il governo dei sondaggi asciugherà anche le loro lacrime mettendoli in salvo - da noi una norma transitoria non si nega a nessuno - resterà la soluzione finale: far pagare i debiti degli italiani ai tedeschi, dando in garanzia alla Merkel un’ipoteca sulla scelta del prossimo inquilino di Palazzo Chigi.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'antibiotico diventa aspirina
Inserito da: Admin - Settembre 02, 2011, 05:52:58 pm
1/9/2011

L'antibiotico diventa aspirina

Massimo GRAMELLINI

Un tempo, quando ero giovane e liberista, venni catturato nel transatlantico di Montecitorio dall'onorevole Ciriaco De Mita. Mi prese sotto braccio e attaccò: «Mi dicono che lei sogna un Paese con gli impiegati pubblici dimezzati, le aziende statali interamente privatizzate e le professioni interamente liberalizzate. E' vero?» «Certo!», esclamai con la sfrontatezza fanatica dell'utopista.

Più merito e meno sprechi, più competizione e meno raccomandazioni...» «Sono assolutamente d'accordo», mi interruppe De Mita. «Però le devo precisare che per realizzare le riforme che lei ha in mente non bastano le leggi. Ci vogliono i carri armati. Infatti l'unico che le ha messe davvero in pratica è stato il Cile di Pinochet».

Sono trascorsi più di vent'anni da quel colloquio istruttivo. Io sono diventato un liberista pentito, mentre l'Italia mi sembra rimasta sostanzialmente la stessa democristiana di allora. E chiunque provi a governarla in altro modo si espone a figure barbine. La Manovra d'Agosto è stata l'ennesima autobiografia della nazione. Uno spettacolo d'arte varia ai confini dell' assurdo, recitato da una compagnia di improvvisatori che, se manovrasse un aereo come sta facendo con i conti dello Stato, ci farebbe morire di paura per i continui vuoti d'aria.

Dopo aver provato a spiegare le marce e retromarce del governo a un giornalista tedesco, mi sono sentito rispondere: «Anche da noi si discute fino allo sfinimento sulle decisioni da prendere. Ma, una volta prese, si applicano e basta». In Germania, forse. Qui funziona diversamente: la decisione annunciata da una gola profonda del ministero ai giornali, affinché facciano un titolo smentibile dal ministero il giorno dopo, è solo il primo atto della commedia. A cui segue il secondo: la decisione viene proclamata ufficialmente dal Presidente e dal Ministro in una solenne conferenza stampa. Ma neanche questo è un momento definitivo. Bisogna infatti aspettare le reazioni dei sondaggi. E' il loro responso, assai più del voto delle Camere, che garantisce al provvedimento il semaforo verde. Se la categoria tartassata dalla legge non si lamenta, la legge passa. Se invece si lamenta, invitando il governo a dirottare la scure su un'altra categoria, la legge viene cambiata in modo da colpire la categoria suggerita dai contestatori. Un po' come quando un giocatore indica all'arbitro quale avversario andrebbe ammonito al posto suo. A questo punto saranno i nuovi tartassati a lamentarsi e a mostrare al governo il prossimo obiettivo. Un esercizio che agli italiani riesce benissimo: ognuno da noi, infatti, ha una persona o un gruppo che invidia e con cui si sente in competizione. L'unica produzione italiana in crescita è quella dei capri espiatori.

A proposito di crescita: è stato l'altro mantra di agosto. «Non bastano i tagli, servono provvedimenti per la crescita». Già, ma costano. E quelli che non costano fanno sicuramente arrabbiare qualcuno, rimettendo in moto il meccanismo infernale. «Sono assolutamente d'accordo sulla necessità di liberalizzare le professioni», mi ha detto un notaio. «Tassisti, medici, giornalisti, avvocati…». «Notai», mi sono permesso di aggiungere. «Ah no! I notai no. E non lo dico per interesse personale, figuriamoci. E' che il notaio è un ufficiale pubblico, una figura di garanzia che…». Perché la verità è che siamo un popolo di conservatori che si vergogna di esserlo e invoca le riforme nella segreta speranza che falliscano e, soprattutto, che non lo riguardino.

Magari fra un mese l'Europa fischia la fine della ricreazione e al posto di questo carrello di bolliti ci impone un governo di algidi tecnocrati che per stroncare la nostra febbre da cavallo ci farà ingurgitare due scatole di antibiotici in un colpo solo. Ma lasciatemi almeno il beneficio del dubbio: non è che nel tragitto fra la farmacia e il nostro stomaco gli antibiotici si tramuteranno nella solita aspirina?

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il pane quotidiano
Inserito da: Admin - Settembre 03, 2011, 11:38:28 am
3/9/2011

Il pane quotidiano

Massimo Gramellini

Mancano i fornai. C’è la disoccupazione fulminante, a un concorso per cinque posti da vigile urbano si presentano in ventimila, ma intanto a Roma - è il lamento dell’Unione Panificatori - non si trovano trecento ragazzi disposti a fare il pane per duemila euro al mese. Ho un amico pizzaiolo che cercava un assistente e lo voleva giovane e italiano. Quando ha trovato quello giusto si è sentito chiedere: «Dovrei lavorare anche di sera?» «La gente non viene a mangiare la pizza di pomeriggio». «Allora non m'interessa».

Il suo posto accanto al forno è stato preso da un egiziano, che farà gli straordinari per mantenere agli studi il figlio nella speranza che non diventi un pizzaiolo. Perché, al di là degli orari infelici, il problema di certi mestieri resta la loro scarsa considerazione sociale. È una delle follie di questo capitalismo finanziario, per fortuna malato terminale: il disprezzo per i lavori che producono beni materiali e richiedono uno sforzo fisico diverso dal tirare calci a un pallone. Un impiegato di Borsa è considerato più «giusto» di un falegname. E non solo dai ragazzi. Anche dai genitori, che si vergognano di mandare i figli alle scuole professionali.

Ora, mi spiegate perché uno che passa otto ore davanti al computer, a fare nemmeno lui sa cosa, dovrebbe sentirsi più elevato socialmente di un altro dalle cui mani escono cose tangibili: un vestito, una scarpa, una pagnotta? Si può fare il barbiere e leggere Umberto Eco, come lavorare in uno studio legale e rimanere un caprone. Si può anche leggere Umberto Eco e rimanere un caprone, ma questo è ancora un altro discorso.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Pil sullo stomaco
Inserito da: Admin - Settembre 04, 2011, 05:12:15 pm
4/9/2011

Il Pil sullo stomaco

Massimo GRAMELLINI

Possibile che solo due contribuenti italiani su cento guadagnino più di 3000 euro netti al mese? Se i dati del rapporto dell'Acli sui redditi 2011 corrispondessero alla realtà, significherebbe che l'Italia vive dentro un film e molti suoi cittadini sono attori che usano beni di lusso gentilmente offerti dalla produzione. Possibile che, su tre individui che incontrate per strada, uno dichiari al Fisco meno di 600 euro al mese? Tutti precari al primo impiego e pensionati all'ultimo stadio? Tutti membri della Casta o marziani? Prima ancora delle leggi, per combattere chi evade le tasse servirebbe l'indignazione di chi le paga. Invece se uno rapina una banca viene arrestato (a meno che sia il banchiere: in quel caso, come si è visto in America, lo Stato gli darà altri soldi). Mentre se rapina la collettività gode di una certa considerazione sociale.

Anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, abbiamo metabolizzato l'esistenza di tre prodotti interni lordi. Il Pil in nero di chi si rifiuta di finanziare i servizi pubblici (a questo servono le tasse), talvolta per sopravvivere, più spesso per godersi la vita a scapito di chi non ce la fa. Il Pil delle mafie con cui si comprano case, aziende, terreni: tanto i soldi non hanno odore, al massimo qualche traccia di cocaina. E infine il Pil dei pirla: noi lavoratori dipendenti. L'unico che compare nelle statistiche ufficiali. L'evasore attraversa crisi e rivoluzioni come la salamandra il fuoco: senza bruciarsi. Purtroppo sarà così fino a quando le vittime non capiranno che quel tizio non sta derubando qualcun altro, ma loro.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Presa in Giro
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2011, 03:11:28 pm
6/9/2011

Presa in Giro

Massimo GRAMELLINI

Vi è mai successo di fare un sogno in cui le persone compiono gesti assurdi come se fossero normali e vi guardano come se i pazzi foste voi? Dopo una peperonata sognai un amico che scalava l'Everest in pigiama. Ma nemmeno tutte le peperonate del mondo riuscirebbero a partorire lo scenario surreale che si dipana davanti ai nostri occhi sbarrati: il giro ciclistico della Padania nel centocinquantenario dell'unità d'Italia. Autorizzato dalla federazione del ciclismo, finanziato da fior di sponsor, corso da Ivan Basso e benedetto dal commissario tecnico della nazionale italiana.

Il giro della Padania è un'idea di Bossi e anticipa la sceneggiata del Dio Po toccandone alcuni siti caratteristici. Se poi restasse qualche dubbio sulla paternità della peperonata, il primo della classifica generale indosserà una maglia di colore verde. Ma il vero incubo è stata la reazione degli addetti ai lavori. Un dirigente ciclistico ha detto: c'è anche il giro di Sardegna, eppure non si scandalizza nessuno.

Ho capito, ma la Sardegna esiste, sta nelle cartine geografiche. La Padania solo nella testa di una parte minoritaria di cittadini del Nord.
Vi raccomando poi la reazione dei politici locali del centrosinistra che hanno negato il passaggio della Corsa Verde nelle province amministrate da loro, frapponendo impedimenti fasulli e scuse arzigogolate. Mentre bastava dire: non vi facciamo passare perché la Padania non esiste e quindi non esiste neanche il vostro Giro secessionista, che va fermato per vilipendio dello Stato.

Qualcuno avvisi il ministro degli Interni. Sarà mica in bici anche lui?


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un po' di dignità
Inserito da: Admin - Settembre 07, 2011, 05:26:35 pm
7/9/2011

Un po' di dignità

Massimo GRAMELLINI

Il mio premier è Simone Pianigiani, c.t. della nazionale di pallacanestro che, sotto di 21 punti contro Israele, infligge alla sua squadra di talentuosi molluschi una strigliata universale. «Bisogna giocare con un po’ di dignità! Con un po’ di anima! Facciamo a cazzotti, almeno. Ma che czz avete dentro?». Le parolacce di solito mi danno fastidio, ma stavolta mi hanno messo i brividi. E non solo a me: lo sfogo di Pianigiani è uno dei video più cliccati della Rete. Che czz abbiamo dentro? Il problema è tutto lì. Siamo un Paese meraviglioso ed è inutile che vi elenchi i nostri pregi, che sono sempre stati uno in più dei nostri difetti. Siamo sopravvissuti a lanzichenecchi e venditori di tappeti perché a un passo dal baratro abbiamo sempre trovato la mossa del cavallo, lo scatto di dignità. Noi siamo il Gassman debosciato della «Grande Guerra». Quello che davanti all’ufficiale tedesco che ironizza sulla vigliaccheria degli italiani, alza la testa e gli fa: «Allora, visto che parli così, mi te disi propi un bel nient». E pur di non dargliela vinta si fa uccidere, che czz.

Ora, non dico tanto. Però un po’ di anima, di dignità. La classe dirigente ne è priva. Ma noi? Siamo disposti a smetterla di considerarci pedine impotenti di un gioco incomprensibile per riappropriarci del nostro destino? A svegliarci dal torpore lamentoso degli schiavi e a lottare con orgoglio per quello in cui crediamo? Nulla è inarrestabile, neanche il declino. Ci sarà un tempo per ricordarsi di aver avuto paura. Ma non è questo il tempo. Ora bisogna dare tutti qualcosa in più, amare questa comunità e portarla in salvo. Facciamo a cazzotti con la rassegnazione, almeno.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Indignati e indennizzati
Inserito da: Admin - Settembre 08, 2011, 04:24:02 pm
8/9/2011

Indignati e indennizzati

Massimo GRAMELLINI

Non sono mica politici. Sono prestigiatori. Uno è lì che si domanda che fine avrà fatto il dimezzamento dei parlamentari e quelli invece con un colpo di mano si dimezzano i tagli allo stipendio. Dopo aver votato senza battere ciglio l’anticipo dell’età pensionabile per le donne e l’inasprimento dell’Iva per tutti, i senatori prendono in esame l’unica parte della stangata che li interessi davvero: la riduzione delle indennità per i parlamentari forniti di un’altra fonte di reddito. La Manovra del 13 agosto (ormai bisogna specificare la data come sulle etichette dei vini) aveva previsto un taglio agli emolumenti del 50 per cento. Un atto di generosità scriteriata, ora sapientemente ridotto al 20% per la parte eccedente i 90 mila euro. Dai, basta il pensiero. D’altronde fra Iva, pensioni e supertasse per superpirla che non possono evadere, la nuova stangata era già sufficientemente sanguinosa. Perché infierire anche su una categoria disagiata come gli onorevoli con doppio lavoro? Avvocati, medici e commercialisti che lasciano sguarnito l’ufficio professionale per due, a volte addirittura tre giorni la settimana. E lo fanno per noi.

Diciamola tutta. I senatori si aspettavano che i cittadini indicessero una sottoscrizione popolare in difesa delle indennità. Ma il clima vacanziero deve averci distratti e così hanno provveduto direttamente loro, allestendo una raccolta di firme «bipartisan» per scongiurare l’attentato alle proprie tasche. Signore, non perdonare loro perché sanno quello che fanno. E continuano a farlo, pur sapendo che anche noi lo sappiamo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Asserragliati nel fortino dei privilegi
Inserito da: Admin - Settembre 09, 2011, 05:53:37 pm
9/9/2011

Asserragliati nel fortino dei privilegi

Massimo GRAMELLINI

Quando Berlusconi annunciò l’imminente dimezzamento dei parlamentari, due cose furono subito chiare a tutti gli italiani.
Che moriva dalla voglia di farlo, se non altro per dimezzare le spese, visto che li mantiene quasi tutti lui. E che non ci sarebbe riuscito, perché nessuno ha mai visto la forfora votare a favore dello shampoo.

Ricordate? Per addolcire il bicarbonato della Manovra, a fine agosto il governo pensò bene di regalarci una caramella al miele.
La promessa di un disegno di legge costituzionale che avrebbe dimezzato i parlamentari e cancellato le province.
La Casta più obesa del mondo si sarebbe messa in cura dimagrante. Un segnale per i contribuenti: mentre voi stringete la cinghia, noi ci rimettiamo almeno la camicia dentro i pantaloni.

Qualche giorno dopo il segretario del partito del premier scartò la caramella al miele e la distribuì sull’autorevole palco della Berghemfest (sembra uno stopper del Bayern, ma immagino voglia dire Festa di Bergamo): ai primi di settembre, garantì, presenteremo un disegno di legge costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari e abolire le province.

Il disegno di legge costituzionale è stato presentato ieri e prevede soltanto l’abolizione delle province. Il dimezzamento dei parlamentari è stato inghiottito da un buco nero. Chi lo avrebbe mai detto? Stupiti quanto voi, ci siamo messi sulle tracce dello scomparso, interpellandone il padre putativo: Calderoli. L’illustre giurista ci ha tranquillizzati: il dimezzamento non è nel disegno di legge perché era già stato varato dal consiglio dei ministri del 22 luglio scorso. E allora come mai Berlusconi e Alfano, oltre un mese dopo, lo promettevano ai cittadini? Uno promette quel che deve ancora fare, non quel che ha appena fatto. L’ipotesi che il consiglio del 22 luglio avesse approvato il dimezzamento dei parlamentari all’insaputa del premier è stata presa seriamente in considerazione, ma non ha retto alla prova dei fatti. Che sono questi. Il dimezzamento è stato votato dal governo «salvo intese», una formula furbetta che consente di spacciare la riforma come già avvenuta, mentre nella realtà deve ancora passare per le forche caudine di una trattativa con i singoli ministri.

Per farla breve: la proposta di dimezzare gli onorevoli e i senatori non è stata inserita nel disegno di legge di ieri perché si trova già altrove, ma quell’altrove è un provvedimento che giace sepolto in un cassetto di Palazzo Chigi e non è mai stato trasmesso ai due rami del Parlamento. Per farla brevissima: ci hanno preso in giro un’altra volta. La seconda in due giorni, dopo la farsa dello sconto sui tagli alle indennità degli onorevoli muniti di doppio lavoro (e doppia pensione) festosamente promessi dal governo non più tardi di due settimane fa.

Neanche a dire che non si rendano conto di essere detestati. Lo sanno benissimo, tanto che ormai si vergognano di dichiarare in pubblico il mestiere che fanno. Semplicemente se ne infischiano delle reazioni. Asserragliati nel fortino dei loro privilegi, mentre intorno tutto crolla. Senza nemmeno salvare le apparenze e prendere qualche precauzione, come quella di placare la furia dei cittadini compiendo un sacrificio personale. Adesso pensano di cavarsela con la sola abolizione delle province, facendo pagare a un grado più basso della Casta il prezzo della loro eterna intangibilità.

Una classe dirigente si può disfare in tanti modi. Persino con uno scatto finale di orgoglio. La nostra invece - fra ruberie sistematiche, intercettazioni grottesche, barzellette sulle suore stuprate e raccolte di firme bipartisan per la conservazione delle feste dei santi Ambrogio e Gennaro ha compiuto la scelta più consona alla propria mediocrità, decidendo di dissolversi in una bolla infinita di squallore.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bonatti, l'uomo che ha scalato l'ingiustizia
Inserito da: Admin - Settembre 15, 2011, 10:32:55 am
15/9/2011

Bonatti, l'uomo che ha scalato l'ingiustizia

Muore a 81 anni un mito dell'alpinismo: accusato e assolto per l'impresa del K2

Massimo GRAMELLINI

C’è una storia che contiene tutte le storie del nostro Paese: il pasticcio del K2.

La scomparsa di un italiano immenso come Walter Bonatti ci obbliga ancora una volta a ripassarla per ricordarci chi eravamo, chi siamo e che cosa non dovremo più essere, se vorremo scalare le pareti ghiacciate del futuro.

Nel 1954 l'Italia è una nazione che arranca verso il benessere e ha fame di personaggi positivi e imprese da sogno. Gli altri popoli ci riconoscono estro individuale, ma non credono nelle nostre capacità di lavoro di squadra. Quando la spedizione guidata dal geologo Ardito Desio decide di assaltare la più alta montagna inviolata del mondo, sono in pochi a scommettere sull’esito vittorioso dell’impresa.

E invece il 31 luglio i giornali annunciano a titoli di scatola la conquista del K2. Non è solo un evento sportivo. E' lo spot della rinascita. Di colpo l'Italia diventa di moda e si comincia ad associarne il nome a una parolina magica: boom. Desio e i suoi ragazzi tornano in patria accolti come eroi. Le luci della ribalta investono soprattutto l'uomo che per primo ha raggiunto la vetta: Achille Compagnoni. Alpinista di buon livello ma - per restare in tema non una cima. Il vero fuoriclasse della spedizione si chiama Walter Bonatti, però ha solo ventitré anni e nell'Italia di allora (di allora?) il talento e la gioventù fanno paura, specie quando sono riuniti nella stessa persona. Nonostante Bonatti fosse di gran lunga il più fresco e il più forte, Desio ha affidato l'onore dell'ultimo tratto di ascesa a Compagnoni: affidabile, fedele. E i capi italiani di allora (di allora?) tendono a preferire la fedeltà al talento.

L'episodio di mobbing resterebbe confinato al piccolo mondo dei rifugi alpini, se non subentrasse un'altra consuetudine nostrana: quella di farci del male da soli. Vengono alla luce i particolari: Bonatti si è dovuto accontentare del compito gregario di portare le bombole d'ossigeno per Compagnoni all'ultimo campo. Verso sera si è presentato puntuale all'appuntamento, ma Compagnoni non c'era. Senza avvertirlo, aveva spostato il bivacco centocinquanta metri più in alto. Ormai era buio: Bonatti non poteva più raggiungerlo e neanche tornare indietro. Era stato costretto a sopravvivere a una notte non raccontabile, trascorsa in parete a quaranta gradi sotto zero, senza tende né sacchi a pelo. La guida pakistana che era con lui ci aveva rimesso alcune dita delle mani e dei piedi.

Bonatti ha subìto uno sgarbo mortale, ma è un signore. Alla vigilia della spedizione ha firmato un contratto che lo obbliga al silenzio per due anni e non parla. Non ancora. Non prima che un giornalista lo accusi di essersi salvato la vita, in quella notte da streghe, attingendo alle bombole destinate a Compagnoni, il quale lamenta di averle trovate mezze vuote e di essere arrivato in vetta al K2 senza più ossigeno.

L'accusato si indigna e querela. E così la verità taciuta da tutti emerge nelle aule di tribunale. Bonatti non può aver utilizzato l'ossigeno per la semplice ragione che gli mancava la maschera per respirarlo. E Compagnoni, con la decisione scriteriata di spostare l'ultimo campo più in alto, ha messo a repentaglio la vita del collega-rivale per paura che costui lo sorpassasse, arrivando in cima per primo al posto suo. Soltanto Desio difende ancora il proprio pupillo, forse per difendere se stesso. Ma Bonatti adesso pretende tutta la verità. La spedizione del K2 è stata finanziata da soldi pubblici e quindi occorre renderne conto ai contribuenti, sostiene quel moralista romantico.

Gli ci sono voluti cinquantaquattro anni di lotte e di magoni prima che nel 2008 il Cai (Club Alpino Italiano) cancellasse dai libri sacri della montagna la versione di Desio e vi iscrivesse la sua. Bonatti ha passato la vita a combattere contro un'ingiustizia palese, ma nemmeno l'ingratitudine di tanti ha potuto impedirgli di realizzare i suoi sogni di alpinista, di uomo d'avventura, di uomo. Ed è stato tutto questo, e molto altro, a renderlo così poco e così meravigliosamente italiano.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Invidiosi?
Inserito da: Admin - Settembre 18, 2011, 04:23:08 pm
17/9/2011

Invidiosi?

Massimo GRAMELLINI

Putin ha dichiarato a un congresso di imprenditori che chi critica le notti brave del suo amico Silvio è un invidioso. Il gerarca russo appone la sua firma d’autore all’ideologia che ha dettato legge negli ultimi decenni: il Pensiero Unico Turbomaterialista, il cui acronimo PUT richiama benevolmente il suono di una flatulenza. Secondo tale visione maschilista e totalizzante del mondo, gli esseri umani desiderano soltanto fare orge, intascare mazzette e sculettare in tv, non necessariamente in quest’ordine. È inconcepibile che qualcuno possa nutrire interessi culturali, romantici, spirituali. Quindi chi fa la morale al PUT è come la vecchietta di De Andrè, che dava buoni consigli solo perché non poteva più dare cattivo esempio.

Ora, nessuno è privo di vizi. Ma contesto l’idea che tutti desiderino quella roba lì. Io, per dire, fra una cena con Steve Jobs e una con la consigliera regionale vestita da suora, preferirei conoscere il vecchio Steve, anche vestito normalmente. Il fatto che i media (mea culpa) intervistino le squinzie invece delle ricercatrici, non significa che tutte le ricercatrici ambiscano a diventare squinzie. Esistono ricercatrici felici di esserlo (purtroppo lavorano all’estero), come esistono anziani rappacificati con se stessi che la sera vanno a letto con un buon libro e magari con una persona che amano, ricambiati. E certo non invidiano chi esibisce o ricerca corpi rifatti, volgarità e ignoranza. Vede, signor Putin, non siamo invidiosi. Solo un po’ imbarazzati per quelli, come il suo amico, che non sono più capaci di ascoltare la voce provvidenziale della vergogna.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. I valori dell'Italia
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2011, 06:00:17 pm
20/9/2011

I valori dell'Italia

Massimo GRAMELLINI

L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.

Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fatelo scendere
Inserito da: Admin - Settembre 22, 2011, 05:08:46 pm
Fatelo scendere

Massimo GRAMELLINI

Mi sento come il passeggero dell’aereo più pazzo del mondo che, mentre l’apparecchio precipita, scosta la tenda della cabina di pilotaggio e scopre che il comandante e le hostess stanno gozzovigliando. Aiuto, fatemi scendere. C’è ancora un paracadute o se lo è portato via Giuanin, nome in codice del peruviano delegato dal Lavitola al ritiro delle bustarelle per i bisognosi? Un paracadute, per favore. Non per me. Per il comandante. Perché le prese in giro, le indignazioni, i severi moniti non bastano più. Qui bisogna costringere il vecchio pilota a mollare la cloche. Non è detto che ci si salvi. Ma con questo si va a sbattere di sicuro. All’atterraggio elettorale mancano ancora diciotto mesi e così non ci arriveremo mai vivi.

Cosa posso fare per convincerla, signor comandante? Scrivere tutti i giorni lo stesso articolo - vattene vattene vattene - fino a quando non se ne va? Ma tanto non se ne va. Augurarmi che lo spread coi titoli tedeschi salga a 500, 5000, 50.000, così saranno i mercati a intimarle lo sfratto? Sarebbe autolesionista. Sperare in una serrata dei Capi di Stato esteri nei suoi confronti: niente Italia al G8 finché a rappresentarla c’è l’amico di Giuanin? Che il destino risparmi al mio Paese questa umiliazione. Confidare nelle dimissioni in blocco di una cinquantina di parlamentari scelti e pagati da lei...? Ecco, mi sono già risposto da solo. Non resta che provare a stimolarla sull’unica materia che, mi dicono, le interessi più della ....: i libri di storia. Se mira ancora a entrarci, Cavaliere, si sbrighi a uscire.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Patria insonne
Inserito da: Admin - Settembre 28, 2011, 09:51:00 am
28/9/2011

La Patria insonne

Massimo GRAMELLINI

Al telefono di casa Fruttero risponde un amico diversamente giovane che ha appena compiuto 85 anni.

Ciao Carlo, come stai? «Non ho chiuso occhio tutta la notte». Digestione difficile? «Angoscia da talk show». Pensavo non li guardassi. «Li comincio tutti. Poi, quando gli ospiti iniziano a scannarsi o a parlare di donnine, cambio canale». Da qui l'angoscia? «No, la noia. Non arrivano mai al nocciolo. Invece l'altra sera, all'Infedele di Lerner, non si scannavano e non parlavano di donnine». E di cosa, allora? «Del nocciolo. Perciò mi sono agitato». Non sapevi che siamo nei guai? «Non fino a questo punto. Sentendo parlare tutte quelle persone serie, ho finalmente colto il succo della crisi: i soldi». Embè? «Sono finiti». Non farti prendere dal panico. «Ma neanche per il naso. Stanno arrivando tempi duri. Spenta la tele, mi è montata la stessa angoscia che avvertivo nel 1946 alla fine della guerra». A spasso fra le macerie. «Con la differenza che allora c'era lo slancio della ricostruzione. E io avevo vent'anni». Dentro li hai ancora, quindi da te vorrei immagini di speranza. «Ne ho vista una nello studio di Lerner. Quel Mario Monti. Un signore serio, pacato, equilibrato. Ne avremmo bisogno, dopo queste donnine e questo chiasso. Mi dà l'idea che sappia dove mettere le mani». E tu? «Io? Bisogna che non muoia. Non posso prendere congedo proprio adesso. Sarebbe una fuga». Se per andartene aspetti un altro boom economico, hai l'immortalità garantita. «Invece ce ne tireremo fuori. Non dimenticarti chi siamo». Chi siamo, Carlo? «L'Italia, no?».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Auguri, Cavaliere
Inserito da: Admin - Settembre 29, 2011, 05:00:47 pm
29/9/2011

Auguri, Cavaliere

Massimo GRAMELLINI

Tutto il mondo sa che in Italia c’è armonia assoluta fra il presidente del Consiglio e i suoi amministrati. Perciò ha destato qualche impressione il comportamento degli imprenditori edili che ieri hanno contestato in pubblico il ministro Matteoli. Da un esame dei giornali dell’ultimo anno risulta infatti che i bolscevichi del mattone sono la prima categoria a manifestare sfiducia nei confronti del governo della libertà, se soltanto si escludono: i veri liberali, gli italiani che non possono espatriare a Bali, i tartassati, gli affamati, gli ultimi e incorreggibili incensurati, i frequentatori del divano della Dandini, i costruttori del tunnel sotto il Gran Sasso finanziato dalla Gelmini, gli orfani e le vedove di Santoro, i nostalgici inconsolabili del decoro, le escort non invitate, le escort invitate ma politicamente non sistemate, il popolo delle partite Iva, i precari a cui lo stipendio non arriva, i vampiri delle intercettazioni, gli elettori leghisti a cui cominciano a girare i Maroni, gli immigrati assiepati sui moli, i costituzionalisti allergici a Calderoli. E ancora: i cattolici devoti, gli agopuntori rivali di Scilipoti, i negozianti che non fanno sconti, i commercialisti che non sopportano Tremonti, i licenziabili che vanno di fretta, gli illusi del liberismo che per anni hanno creduto a Brunetta, il laureato che non potendo affittare casa non si sposa, il tronista in lista d’attesa a Villa Certosa.

Invece il grosso del Paese rimane saldamente nelle mani di Berlusconi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fuori dal tunnel
Inserito da: Admin - Settembre 30, 2011, 03:37:12 pm
30/9/2011

Fuori dal tunnel

Massimo GRAMELLINI

Vorrei spezzare un neutrino a favore del portavoce della Gelmini, costretto a dimettersi dopo la topica del comunicato che inneggiava al tunnel fra Ginevra e il Gran Sasso pullulante di particelle parcheggiate in doppia fila. Non è facile portare la voce di un politico della Seconda Repubblica. Quello della Prima leggeva con calma i giornali, incontrava un po’ di persone e trascorreva il resto della giornata a studiare i faldoni di sua competenza, riuscendo talvolta a comprenderli. Il nuovo politico legge solo le rassegne stampa, dove vengono riprodotti gli articoli che parlano di lui. Così giorno dopo giorno crede di conoscersi meglio, mentre la sua dimestichezza coi problemi del mondo non migliora. Anche perché questo forzato dei media vive perennemente «online», gli occhi piantati sull’ultima dichiarazione del politico rivale a cui risponderà con una battuta memorabile prima di correre in tv a farsi intervistare su cose che ignora oppure a un convegno a farsi fischiare da persone che ignora.

Una vitaccia. Mai però come quella del portavoce, che deve studiare per lui, condensando il frutto dei suoi sforzi in un foglio che il politico trasmetterà alle agenzie di stampa prima di averlo riletto o scandirà a favore di telecamera come La Russa l’altra sera a Ballarò: «Persino in Germania, negli ultimi dieci anni, la Borsa ha perso il 30 per cento. Punto più, punto meno». Per il bene del portavoce di La Russa speriamo che nessuno vada a controllare i «database» di Bloomberg Professional, da cui emerge che fra il 2001 e il 2011 la Borsa in Germania è cresciuta del 30,39%. Punto più, punto meno.

Alcuni lettori mi accusano di non aver citato la fonte web da cui avrei assunto il dato sui flussi della Borsa in Germania che sbugiardano La Russa. L’informazione mi è stata segnalata da un collega senza ulteriori indicazioni, per cui ho immaginato in buona fede che fosse di dominio pubblico, nel senso di già uscita su giornali o agenzie di stampa. Altrimenti non avrei avuto alcuna difficoltà a citare phastidio.net. Lo faccio ora, allegando il link. Un caro saluto a tutti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tedeschi del Sud
Inserito da: Admin - Ottobre 01, 2011, 03:27:37 pm
1/10/2011

Tedeschi del Sud

Massimo GRAMELLINI

È sconsolante che, con tutti i guai che abbiamo, si debba ancora star qui a spiegare perché il 25 aprile è festa nazionale, oppure che la Padania non esiste, come ha dovuto ricordare anche ieri Napolitano. C’è uno Stato che cade a pezzi, decisioni urgenti e impopolari da prendere, il bisogno disperato di qualcuno che unisca l’Italia indicandole una direzione comune. Invece siamo sempre fermi sulla stessa mattonella, a dividerci sulla cacciata dei nazisti e su chi ha più ladri e mangioni nelle proprie file, ma soprattutto a discettare su un popolo immaginario, il padano, non riconosciuto come tale neppure dalla maggioranza di coloro che dovrebbero farne parte.

Quanta gente dovrà ancora perdere il lavoro, la speranza e la pazienza prima che la politica smetta di occuparsi di ministeri a Monza, giri della Padania e altre pagliacciate persino divertenti in epoca di benessere, ma che in questo clima di povertà incombente scaturiscono lo stesso effetto di una barzelletta sporca raccontata in un ospedale? Se una minoranza di cittadini del Nord è convinta di poter imporre la secessione con un colpo di mano rivoluzionario, smetta di berciare slogan e dia l’assalto ai nostri palazzi d’inverno. Ci troverà lì dentro a difenderli. Se invece il piano del geniale stratega del dito medio è di scommettere sull’apocalisse economica affinché dalle macerie dell’Europa nasca una supernazione tedesca che trasformi l’Italia settentrionale nel suo Mezzogiorno, temo abbia fatto male i suoi calcoli. I tedeschi sono gente seria. Di persone come lui non sanno proprio che farsene.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Stupefacente
Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2011, 09:35:04 am
6/10/2011

Stupefacente

Massimo GRAMELLINI

C’è ancora qualcosa che ha il potere di stupirci? Sfogliamo il notiziario di giornata. La Regione Lazio della sora Polverini, in preda a un attacco di cultura, organizza per gli alunni delle elementari romane la proiezione di una puntata de «I Cesaroni». Olè. Il Partito Democratico riesce a dividersi persino sulla nomina del presidente dell’Anci, l’associazione dei sindaci. Hanno fatto le primarie, non è una battuta, e lo sconfitto ha chiesto il riconteggio: neanche questa è una battuta. Olè. La figlia del presidente del Consiglio manda un esposto al ministro di Giustizia nominato dal presidente del Consiglio per lamentarsi di una sentenza che riguarda un’azienda del presidente del Consiglio. Olè. La Virtus Bologna allunga oltre due milioni di dollari a un giocatore di basket della Nba per giocare una partita sola. Doppio olè (uno a milione). La crisi toglie il sonno agli italiani, invece la Camera si occupa forsennatamente di imbavagliare le intercettazioni, una pratica che interessa soltanto chi sta al telefono coi pregiudicati, mentre i provvedimenti dimagri-casta agitati come turiboli d’incenso per tutta l’estate si devono essere persi in qualche sottoscala. Olè. Le agenzie di rating ci declassano, ma il ministro dell’Economia con delega alla saccenza se ne infischia e pure le Borse, mai andate così bene. Olè.

Mi domando cosa possa ancora scuoterci da tanto torpore. Forse il manipolo di democristiani che, a sentire i sussurri di Palazzo, fra qualche settimana farà cadere il governo: quello sì sarebbe stupefacente.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Campione di un tempo passato
Inserito da: Admin - Ottobre 07, 2011, 04:56:57 pm
7/10/2011

Campione di un tempo passato

Massimo GRAMELLINI

Dopo una lunga riflessione fra sé e sé (i due amici a cui vuole più bene), il presidente del Consiglio ha finalmente colto l’essenza del caso italiano, il motore primo della crisi politica in cui ci stiamo avvitando.

Si tratta del nome del suo partito. Non il declino fisico del capo, la mediocrità dei sottoposti e l’incapacità congenita di mantenere le promesse e riformare un sistema giurassico e corrotto. Nella sua testa di pubblicitario il problema non sono mai le cose, ma le etichette. Checché ne dicano i mercati, gli imprenditori e gli elettori (compresi i suoi), la vita in Italia sarebbe ancora un’immensa pasticceria e lui l’uomo più popolare del globo, se solo il Pdl si chiamasse in un altro modo. Ne consegue che la via d’uscita non può essere un banale decreto per la crescita, ma la ricerca di un nome più simpatico.

A un capannello di ridanciani clientes che gli rinfrescavano l’ego in Parlamento, il primo ministro ha proposto «Forza Gnocca» («Go pussy», sul sito della Cnn): elegante come certe cene. Rimangono perplessità tecniche sul simbolo, ma la consulenza di Bossi sarà in grado di dirimerle: a una parlamentare che osava contestare la raffinatezza di «Forza Gnocca» («Allez Minette», sul sito di Le Monde), un leghista ha risposto in pieno transatlantico di Montecitorio: «Ma vai a farti sc...».

L’impressione è che il premier sia ormai come la situazione: fuori controllo. In preda a una deriva infantile. L’altro ieri ha accolto il Presidente macedone con una battuta sulle macedonie di frutta. Di questo passo ne farà altri all’indietro, mettendosi a giocare a nascondino nei corridoi di palazzo Grazioli o a rubabandiera durante i vertici coi Grandi del mondo, che parlano di cose tanto complicate e noiose.

Ma persino in questo interminabile viale del tramonto, colui che fu Berlusconi rimane fedele alla sua essenza di pubblicitario. Convinto che, di ogni prodotto, ciò che davvero conta sia il pacchetto in cui viene incartato. Dieci anni fa suggerì a Fiat di uscire dalla crisi chiamando le Panda «Ferrari Young». Chissà quante volte avrà cercato di ribattezzare Tremonti «Thatcher» e Calderoli «Einstein» o almeno «Confalonieri». Per vent’anni ha venduto scatole vuote, miracoli italiani, aliquote irlandesi, il mantenimento di un benessere diffuso che la realtà si incaricava giorno dopo giorno di smentire. Non solo per colpa sua. E’ che i tempi sono cambiati e lui da tempo non è più un uomo di questo tempo.

L’ossessione per i nomi (diffusa anche fra i suoi cloni sfocati del centrosinistra) è seconda solo a quella per il potere evocativo dei numeri. Quando vuole elogiare se stesso infila lunghi elenchi cifrati, pur di farci sapere che ha fatto 211 leggi, vinto 23 coppe, presieduto 144 riunioni. Come se il numero fosse di per sé un merito. Confezione e Quantità rappresentano i suoi totem. I totem degli Anni Ottanta, quelli del consumottimismo e dell’indebitamento allegro, che questo Paese ha tentato disperatamente di mantenere in vita fino a oggi, affidandosi al campione che ne incarnava i valori. Purtroppo il Duemilaundici è insensibile alle leggi degli spot. Per uscire da una crisi che prima di essere economica è morale, non basterà infiocchettarla di sorrisi e «patonze». Anche se il partito del premier ha effettivamente dei problemi con un nome: il suo. Quel «Berlusconi», già garanzia di successo, che sta scomparendo da tutti i manifesti. Fino al giorno in cui qualcuno dei clientes che ancora ieri si spanciava per la sua patetica battuta sessista comincerà a negare che un tipo così, capace di venderci il nulla per vent’anni, sia mai realmente esistito.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1061&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un Paese che rinnega se stesso
Inserito da: Admin - Ottobre 08, 2011, 11:16:50 am
5/10/2011

Un Paese che rinnega se stesso

Massimo GRAMELLINI

E’ crollato un muro, ma è come se si fosse spalancato un sipario. Le donne morte nel sottoscala di una palazzina di Barletta confezionavano tute e magliette per meno di quattro euro all’ora. Tina, Matilda, Giovanna, Antonella: il Sud-Est asiatico nel Sud-Est italiano.

Avevano trent’anni, un marito disoccupato e il mutuo della casa da pagare: la condizione disperata di chi non può più contrattare neppure la propria dignità. La tragedia ha scoperchiato un destino analogo a quello di mille altri sottoscala, dove si lavora stipati come conigli in tane fetide, senza uscite di sicurezza e senza luce.

Funziona così: l’azienda fallisce, chiude, licenzia e poi riapre in un seminterrato, che a volte è addirittura un garage, offrendo lavoro nero e sottopagato a un manipolo di donne - giovani madri, per lo più - disposte a tutto pur di aiutare la famiglia a sopravvivere. Sono le schiave dei tempi moderni. Condannate a ripetere lo stesso gesto per dieci, dodici, quattordici ore al giorno. Troppo stanche, angosciate e ricattabili per poter protestare o anche solo prendere coscienza dei propri diritti. «Se non ora quando?» è una domanda che sfiorisce prima di giungere ai loro orecchi. Non può esistere idea di riscossa per chi ha come orizzonte esistenziale la prossima bolletta.

Nessuno vuole infierire sui datori di lavoro che nell’incidente di Barletta hanno perso la figlia quattordicenne, scesa nel seminterrato in cerca dei genitori un attimo prima del crollo. Ma chi fa lavorare dodici donne in un buco fatiscente di quindici metri quadrati non è un imprenditore. E’ un disgraziato. Nessun ragionamento economico giustifica lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Un principio che vale ovunque, ma a maggior ragione in questa parte di mondo, dove certi racconti speravamo di averli confinati per sempre nei romanzi di Charles Dickens. Stiamo assistendo alla deriva caricaturale della globalizzazione. Stiamo importando condizioni di lavoro cinesi (e proprio mentre i cinesi cominciano gradualmente ad abbandonarle) perché pretendiamo di fare concorrenza alle tigri asiatiche sul terreno del famigerato «low cost». Ma una tuta italiana non dev’essere più economica di una tuta cinese.

Dev’essere più bella. Altrimenti che italiana è? Da questa crisi non si esce riducendo i lavoratori più deboli al rango di bestie, ma elevando la qualità del prodotto, cioè dei dipendenti, con corsi professionali che li riqualifichino. Urge tornare tutti a scuola di italianità - operai, artigiani e imprenditori - imparando di nuovo a produrre oggetti eleganti e geniali, non tristi fotocopie di altre fotocopie. Continuo a sognare un’Italia del Sud che riesca a trarre benessere dalle sue miniere inesplorate di natura e cultura. A far soldi con gli agriturismi non con le magliette, con i musei non con le magliette, con i tramonti non con le magliette. Il mondo ci percepisce come il deposito della bellezza e della qualità della vita. Invece noi continuiamo a rinnegare noi stessi, in nome di una visione piccola e frustrata, da eterni Malavoglia incapaci di alzare gli occhi dal seminterrato quotidiano in cui ci siamo autoreclusi, per risvegliare finalmente la meraviglia addormentata che ci circonda da sempre.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Steve Jobs era un genio, non un santo.
Inserito da: Admin - Ottobre 08, 2011, 06:00:42 pm
8/10/2011

San Jobs

Massimo GRAMELLINI

Steve Jobs era un genio, non un santo.

Invece i siti e i giornali di tutto il mondo grondano di allusioni celestiali e riferimenti a Buddha e a Gesù, francamente eccessivi. Sono sicuro che lui si accontenterebbe di essere paragonato a Leonardo: un altro che ha cambiato il mondo nutrendosi di conoscenze spirituali per iniziati. Il discorso di Jobs all’università di Stanford - «La morte è la migliore invenzione della vita» - non smette di commuovermi, ma devo riconoscere di averlo già letto da qualche parte: in qualsiasi testo ispirato di new (e old) age.

Se milioni di persone non rendono omaggio soltanto al genio semplificatore di software ma al guru di una setta quotata in Borsa, significa che nei nostri cuori è successo qualcosa di meraviglioso e terribile. Siamo affamati, direbbe Steve. Affamati di valori, di esempi, di storie di successo che indichino una direzione di marcia. A molti le parole delle religioni di massa suonano stereotipate. E da quando neppure Obama è stato capace di fermare il suicidio del capitalismo (o meglio il suo omicidio, perpetrato da certa finanza), nei popoli delle democrazie è subentrata la convinzione che la politica non abbia più alcuna possibilità di cambiare il mondo. Jobs invece ci è riuscito e, nell’innalzarlo alla gloria degli altari laici, manifestiamo il desiderio struggente di altri cavalieri che illuminino il percorso di questo nuovo Medioevo. Il passaggio successivo sarà smettere di rispecchiarci in qualche eroe mitizzato e risvegliare il piccolo Jobs che sonnecchia dentro ognuno di noi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cassa d'attesa
Inserito da: Admin - Ottobre 12, 2011, 11:11:20 am
12/10/2011

Cassa d'attesa

Massimo GRAMELLINI

Pare sia un record mondiale o giù di lì. Dunque: l’Alitalia e i sindacati si accordano per mandare 700 lavoratori in cassa integrazione su base volontaria. Qualcuno avanza dei dubbi: riusciremo a trovarne così tanti disposti a rimanere a casa con lo stipendio ridotto?
La risposta di piloti, hostess e personale di terra è un appassionato «sì». Le richieste sfondano quota 900: il volo dei cassintegrati Alitalia è in «overbooking», con ben duecento passeggeri in lista d’attesa.

Non c’è dubbio che sull’entusiasmo dei dipendenti della compagnia di bandiera abbia inciso il trattamento privilegiato di cui godono: chi va in cassa percepisce l’ottanta per cento della paga abituale. E coloro che hanno le tempie tendenti al grigio potranno aggiungere ai quattro anni di cassa integrazione un triennio ulteriore di mobilità, per scivolare in letizia verso la pensione. Ma stiamo parlando di un mestiere prestigioso, ben retribuito e, seppur impegnativo, non paragonabile alla fatica fisica di uno scaricatore di porto. Perché allora questa fuga anticipata ed entusiasta? Per poter volare verso un secondo lavoro in nero, come sussurrano i maligni?

Io so che quelli della generazione di mio padre cominciavano a morire il giorno in cui andavano in pensione. Forse esageravano nel mettere il lavoro al centro della loro vita. Ma trovo più triste che oggi lo si consideri solo una fonte (sempre più magra) di sostentamento.
Una trappola da cui scappare al più presto, con il sottile egoismo di chi utilizza privilegi che saranno negati a quelli che verranno dopo di lui.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Grasso che cola
Inserito da: Admin - Ottobre 12, 2011, 12:04:03 pm
11/10/2011

Grasso che cola

Massimo GRAMELLINI

Dopo il governo danese, anche quello britannico di Cameron sta seriamente pensando di mettere una tassa sul burro e sui cibi unti, con
l’obiettivo moraleggiante di convertire eserciti di obesi al pinzimonio e la speranza cinica di utilizzare la gola dei grassoni per rimpinguare le casse emaciate dello Stato. Mi rendo conto che nei periodi di vacche magre tutto fa brodo, soprattutto i grassi. Inoltre dicono che si tratterebbe di una forma di autofinanziamento: i soldi dell’imposta serviranno a pagare le cure mediche degli obesi, che pesano sulle tasche dell’intera comunità. In Danimarca, forse. In Inghilterra già ne dubito. Mentre nei Paesi dell’Europa mediterranea (ve ne viene in mente qualcuno?) ho la ragionevole certezza che, prima di raggiungere gli ospedali, i denari ricavati dalla ciccia si perderebbero fra i muscoli flaccidi del corpaccione burocratico, andando a rimpinguare la pancia mai sazia dei corrotti. Perché allora non finanziare con le tasse sui vizi una riduzione delle imposte sulle virtù? Se lo Stato vuole spingerci a comportamenti salutisti, otterrebbe molto meglio il suo scopo aiutandoci a pagare di meno le cose che fanno bene. Le quali, dalle energie pulite ai cibi biologici, sono invece le più care di tutte.

Inchiostro sprecato, lo so. Se la parificazione del burro agli alcolici è un formidabile segno dei tempi, rimane vecchissima la soluzione proposta: risolvere ogni problema mettendoci sopra un balzello. Un difetto da cui la politica obesa non vuole guarire. Tanto la tassa sui suoi vizi la paghiamo noi.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. 99%
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2011, 12:03:53 pm
13/10/2011

99%

Massimo GRAMELLINI

«Noi siamo il 99 per cento», gridano gli Indignati in tutte le lingue del mondo. E 99 è già diventato il numero simbolico della protesta, l'emblema di una crisi che mortifica i tantissimi per privilegiare i pochissimi. Sarà che nell’Occidente delle culle vuote i giovani sono troppo rari per fare da soli, ma questa è la prima generazione che pretende di rappresentarci tutti, non solo gli studenti e gli operai come avveniva nel Sessantotto, ma anche quel ceto medio che all’epoca del benessere era il più conservatore del mondo, mentre oggi si ritrova trascinato sull’orlo della miseria dal crollo dello Stato Sociale.

L’enfasi sul 99 lascia intendere che deve esserci un 1 che se la spassa alle spalle degli altri. Qui gli Indignati hanno idee un po’ diverse dagli adulti, cresciuti con l’idea che la politica contasse ancora qualcosa e perciò portati a incolparla di ogni disastro, erigendo la Casta degli onorevoli a capro espiatorio. Gli Indignati puntano più in alto: direttamente ai banchieri. Per loro è difficile credere che Scilipoti, ma persino Obama, possano raddrizzare un mondo reso storto dall’avidità della grande finanza, che ha ucciso il capitalismo dei produttori e, mentre impone col ditino alzato cure dimagranti ai cittadini e alle nazioni, continua ad assegnarsi prebende e «bonus» milionari. La morale è che basta 1 a rovinarne 99. Vale per tutti, ragazzi, anche per voi: attenti a quell’1 con la testa calda che si annida in qualsiasi corteo e può pregiudicare i messaggi giusti dei 99 con un gesto violento e dunque sempre sbagliato.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dodici sbadigli e addio rivoluzione
Inserito da: Admin - Ottobre 14, 2011, 05:17:09 pm
14/10/2011

Dodici sbadigli e addio rivoluzione

Massimo GRAMELLINI

Non ho contato gli sbadigli di Bossi perché stavo sbadigliando anch’io. Però mi hanno sinceramente sorpreso. Mai avrei immaginato che uno come lui si mettesse la mano davanti alla bocca.

Per fortuna le telecamere hanno tenuto la contabilità al posto mio, immortalando fin nei dettagli la performance dello stregone leghista seduto di sguincio accanto all’Anziano Leader durante il trascinante Discorso della Fiducia: dodici sbadigli in dodici minuti, alcuni davvero molto belli. Smorfie che diventavano conati, fra uno spalancamento di fauci e uno strabuzzare d’occhi. Imperdibile il passaggio in cui Berlusconi cita il federalismo e tenta di fare «pat pat» sulla testa di Bossi, neanche fosse un peluche. Invece la manca clamorosamente e allora procede a tentoni, cercando almeno di cingergli le spalle, mentre l’altro inghiotte il dodicesimo sbadiglio e si sforza di assumere un contegno adeguato alle circostanze. Ma la noia, non potendo più uscirgli dalla bocca, sale negli occhi e gli provoca l’abbassamento delle palpebre.

Gli sbadigli di Bossi potrebbero diventare per Berlusconi quel che per Craxi fu il trauma della canotta. I lettori diversamente giovani ricorderanno ancora l’episodio: era l’estate del 1991 e il segretario socialista stava parlando dalla tribuna del congresso del suo partito, quando sotto la camicia bianca intrisa di sudore apparve in controluce una canottiera senza maniche. Nell’immaginario del potere, l’affioramento della canotta certificò l’esaurimento del suo carisma. A completare l’opera ci pensò l’anno dopo Mani Pulite, ma tutto era cominciato quel giorno.

Gli sbadigli raccontano la fine di un’altra stagione. Be. e Bo., i rivoluzionari che avrebbero dovuto spazzare via la Casta, sono i nuovi professionisti della politica, aggrappati disperatamente alle poltrone da cui sbadigliano o parlano, come il premier, per non dire assolutamente nulla. Nulla di quel che ti aspetteresti dal capo di un governo che è appena andato sotto sulla legge di bilancio, al culmine della crisi economica più drammatica dei tempi moderni. Nessuna visione, nessun progetto, nessun traguardo diverso dal tirare a campare e dall’esorcizzare la propria decadenza agitando il consueto feticcio: la mancanza di alternative migliori di lui, mentre col passare dei giorni lo stanno diventando un po’ tutte, da Gianni Letta agli Inti Illimani.

Di Pietro ha paragonato il Berlusconi di ieri a Wanna Marchi, ma è stato ingeneroso. Verso la Wanna, che almeno vendeva sogni, mentre l’Anziano Leader da qualche tempo commercia soltanto in paure.

Be. & Bo. ricordano certi pensionati seduti al bar davanti a un grappino. Uno borbotta, l’altro sbadiglia. Ed entrambi hanno un solo pensiero fisso: come resistere ancora un po’ per poter lasciare qualcosa ai figli, prima che i Casini e i Maroni si prendano tutto. Il resto è noia.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I soliti noti
Inserito da: Admin - Ottobre 17, 2011, 09:32:17 am
17/10/2011

I soliti noti

Massimo GRAMELLINI

Chissà se per calcolo o per pigrizia mentale, politici e commentatori governativi si comportano come dei Cicchitto qualsiasi e affrontano il fenomeno mondiale degli Indignati attingendo all'armamentario del secolo scorso. Li descrivono come un branco di figli di papà che vanno in piazza perché non hanno voglia di lavorare, violenti e complici dei violenti. Si tratta di una ricostruzione fasulla e stucchevole, che non distinguendo fra Indignati e Infiltrati finisce per fare il gioco di questi ultimi nel cancellare dal dibattito pubblico le ragioni della protesta. Vogliamo ricordarle? Le critiche all'avidità dei banchieri di Francoforte, Londra e Wall Street che hanno assassinato il capitalismo dei produttori, avvelenandolo con le loro alchimie finanziarie. La difesa dello Stato Sociale, cioè delle conquiste che, pur fra sprechi evidenti, ci hanno garantito condizioni di sicurezza e benessere mai raggiunte nella storia. Il rifiuto di rinunciare ai propri diritti per consentire ad altri di conservare i propri privilegi. La proposta di una società nuova, fondata sul Noi anziché sull'Io, e contraddistinta dalla partecipazione attiva alla vita del territorio e alla gestione di beni comuni come l'acqua e l'istruzione.

Sono ideali di destra o di sinistra? Boh, non saprei. Sono ideali. E di questi bisognerebbe discutere, non del teppismo dei soliti noti, che dagli stadi ai cortei sono sempre gli stessi, così come sempre la stessa è l'incapacità dello Stato di toglierli di mezzo, una volta per tutte.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1067&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bamboccio bloc
Inserito da: Admin - Ottobre 19, 2011, 05:16:21 pm
19/10/2011

Bamboccio bloc

Massimo GRAMELLINI

Mi ribello all’idea che il ragazzo che ha lanciato l'estintore per spegnere l'incendio (premio Balla Spaziale 2011), quello coi genitori così fuori dal mondo che lo credevano all'università di sabato pomeriggio - insomma Fabrizio Filippi detto Er Pelliccia - diventi il simbolo della generazione degli Indignati. Sembra disegnato apposta per i pregiudizi dei benpensanti: belloccio, bamboccio, lavativo, ignorante. Uno che a ventiquattro anni frequenta ancora il primo di psicologia, ma ha tratto poco profitto anche dalla scuola dell’obbligo, visto che nel raccontarsi su Internet non sa scrivere correttamente neppure il titolo del suo film preferito: «Paura e delirio alla svegas».

Non sono proprio tutti così, i ventenni di oggi. Guardatevi in giro senza paraocchi. Vedrete tanti ragazzi che studiano, si sbattono, cercano lavoro e non lo trovano. E quando lo trovano è perché accettano orari duri, stipendi ridicoli, posti precari. Sono anni che gli esperti chiedono alla politica di dissolvere la dicotomia odiosa fra chi lavora con tutte le garanzie e chi non ne ha alcuna. Ma da questo bla bla giovanilista degli adulti è forse uscito un fatto concreto? I ragazzi hanno tutto il diritto di essere arrabbiati. Naturalmente non di essere violenti, una degenerazione della rabbia che non ha mai portato fortuna a chi l’ha esercitata, né di lanciare estintori a favore di telecamera per diventare i capri espiatori perfetti di una società fondata sull’emotività delle immagini, invece che sulla profondità dei gesti e delle parole.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma la Casta non si indigna di se stessa
Inserito da: Admin - Ottobre 20, 2011, 09:32:06 am
20/10/2011

Ma la Casta non si indigna di se stessa

Massimo GRAMELLINI

Il ministero dell’Economia, sempre così lento quando si tratta di trovare fondi per lo sviluppo, ha deliberato con lestezza da furetto che il taglio degli stipendi si applica a tutti i dirigenti pubblici tranne che a ministri e sottosegretari. Non solo a lorsignori non verrà più trattenuto neppure un euro, ma con la busta paga di novembre si vedranno restituire con tante scuse le decurtazioni dei mesi scorsi.

Da tempo attendiamo dalla Casta un segnale di rinsavimento, un gesto minimo di coerenza che inauguri qualche cambio d’abitudini. Per far digerire i sacrifici di Ferragosto ci avevano promesso la riduzione dei parlamentari, l’abolizione delle Province e altre prelibatezze. Ma che fine ha riservato l’autunno alle parole fiorite davanti ai microfoni estivi? La riduzione dei parlamentari è appassita all’interno dell’ennesimo progetto di riforma universale delle istituzioni, il Calderolone, che come tutti i suoi predecessori non verrà mai approvato.

L’ abolizione di alcune Province, già annunciata in pompa magna dal governo, è attualmente stipata nell’ultimo ripiano del freezer, in attesa che qualcuno si ricordi di scongelarla, ma vedrete che resterà lì. E il ridimensionamento delle retribuzioni? Per essere sicuri che non si facesse, è stata istituita una commissione apposita che avrebbe dovuto decidere entro il 31 dicembre, se non fosse già nata con la deroga incorporata: fino al 31 marzo, quando si andrà a votare oppure si ricomincerà a prorogare. Ah, ma almeno per i vitalizi nessuna pietà. A-bo-li-ti. Dalla prossima legislatura, naturalmente. E solo dopo la creazione di un nuovo sistema previdenziale. Chi lo indicherà? Ma una commissione. Prorogabile. Prorogabilissima.

Il sondaggio mostrato l’altra sera a Ballarò da Pagnoncelli era piuttosto sconvolgente: il 61% dei cittadini italiani ritiene seriamente che l’intervento prioritario contro la crisi non sia la detassazione del lavoro, la patrimoniale o un piano robusto di lavori pubblici, ma la riduzione del numero dei parlamentari. Con il collega Carlo Bertini, nostro esperto in Casta e dintorni, abbiamo fatto i conti della serva. Gli stipendi e i rimborsi spese di senatori e deputati ci costano 200 milioni di euro l’anno. Dimezzandoli ne risparmieremmo 100. Una benedizione, ma pur sempre una goccia nell’oceano del debito pubblico, ormai prossimo alla soglia psicologica dei duemila miliardi.

Eppure, nell’esprimere la loro opinione economicamente assurda, gli italiani non sono stati affatto stupidi o qualunquisti. Hanno mandato un messaggio politico. Dai loro rappresentanti pretendono qualcosa di cui sentono d’avere terribilmente bisogno: il buon esempio. Provate a immaginare se domattina i leader di destra e di sinistra, smettendo per un giorno di delegittimarsi a vicenda, si presentassero insieme in conferenza stampa per annunciare la volontà di lavorare gratis fino al termine della legislatura. Sarebbe un gesto populista? Può darsi. Ma li renderebbe più autorevoli nel momento in cui si accingessero a chiedere sforzi ulteriori ai contribuenti. Durante la tempesta i capitani che vogliono essere obbediti non si barricano nei propri appartamenti con le scorte di caviale, ma stanno in mezzo alla ciurma condividendone i rischi e i disagi.

Qualcuno mi ha suggerito di scrivere questo stesso articolo tutti i giorni, «finché non si arrendono», ma temo che i lettori si stuferebbero molto prima degli onorevoli. La Casta è totalmente sganciata dal mondo reale. Altrimenti si sarebbe accorta che nel disprezzo che gli italiani manifestano per i suoi stipendi si cela un giudizio più profondo: il disprezzo per l’inutilità del suo lavoro e per l’incompetenza di una parte consistente dei suoi esponenti. Il problema vero non è che guadagnano troppo. E’ che fanno ben poco per meritarsi quel che guadagnano.

Rusconi e Galli della Loggia hanno scritto che l’unica via di uscita dalla sterilità dell’indignazione è il ritorno alla politica. Non però alla delega politica. Se intende sopravvivere, la democrazia non potrà più esaurirsi in una crocetta da apporre su una scheda ogni cinque anni. Quel 61% che considera i politici la rovina del nostro Paese trovi qualche ora del proprio tempo da dedicare alla comunità. Solo ripartendo dal basso si potrà selezionare una classe dirigente nuova, alla quale auguro di guadagnare tantissimo, ma soltanto sulla base dei risultati.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1070&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il gabbiano Max
Inserito da: Admin - Ottobre 22, 2011, 06:04:49 pm
22/10/2011

Il gabbiano Max

Massimo GRAMELLINI

Lo scandaletto dei cinque voli aerei regalati a D’Alema da un arzillo faccendiere finirà probabilmente nel vuoto cosmico.
E non perché D’Alema sia un comunista amico di magistrati comunisti, come sostengono i gladiatori stilografici dell’imperatore, ma in quanto si tratta solo di una piccola sciatteria di potere, ramo in cui Max è maestro.

La carriera di quest’uomo è stata avversata da continui problemi coi mezzi di trasporto. Ha cominciato muovendosi a piedi e gli hanno contestato le scarpe, troppo di lusso per un leader proletario. Pur di non sporcarle ha chiesto un passaggio al pullman elettorale di Prodi, che però non lo ha lasciato salire e lui giustamente gli ha bucato le gomme. Poi si è comprato la barca, ma le critiche degli invidiosi rimasti sul molo lo hanno affondato.

Così, come il gabbiano Jonathan Livingston, ha deciso di volare più alto. Sopra le umane miserie. Mentre i suoi amici facevano affari con gli amici di Bersani, uno dei quali - arrestato nel luglio scorso - era il responsabile del trasporto aereo per il Pd. (Lo scrivo fra parentesi e col dovuto rispetto: perché il Pd ha un responsabile del trasporto aereo? I dirigenti non possono farsi da soli il check-in?).

Respinto per terra per aria e per mare, a Max non rimaneva che chiudersi in casa. Una parola. Quando ci ha provato, gli hanno contestato anche quella, obbligandolo a traslocare. E poi dicono che c’è immobilismo a sinistra.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1072&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Punto e virgola
Inserito da: Admin - Ottobre 26, 2011, 05:01:30 pm
26/10/2011

Punto e virgola

Massimo GRAMELLINI

Grazie alla cortese collaborazione dei magistrati intercettatori Totò Stalin e Peppino Guevara, siamo in grado di fornirvi il testo della storica lettera all’Unione europea che Bossi ha dettato ieri sera a Berlusconi.

«Giovanotto, carta penna e calamaio. Scriviamo… Hai scritto? Comincia, su. Signora Merkel, veniamo noi con questa mia a dirvi , una parola sola: adirvi, che, scusate se sono poche, ma 5 ville in Sardegna noio ci fanno comodo, specie quest’anno che c’è stata una grande moria delle vacche, come voi ben sapete. Punto, due punti, ma sì, Silvio, fai vedere che abbondiamo: abbondandis in abbondandum. Queste ville servono a che voi vi consola-consolate, non Consuelo a Linate, non mi far perdere il filo, che ce l’ho tutta qui… a che voi vi consolate dai dispiacere che avreta.. avreta, smetti di fare quella faccia: avreta è femminile, Merkel è una femmina, no? Perché - aggettivo qualificativo, ho chiesto a Calderoli - dovete lasciare in pace i pensionati, ché i ministri, che siamo noi medesimi in persona, vi mandano questo… Incartami il contratto delle tue ville, su. Perché i pensionati sono vecchi che invecchiano, che si devono prendere una pensione e che hanno la testa al solito posto che a voi signora Merkel manca, e cioè sul collo. Punto e punto e virgola. Lascia stare, abbonda, che poi dicono che noi padani siamo tirati, siamo provinciali. Salutandovi indistintamente. I ministri Bossi e Berlusconi , apri una parente, (che siamo noi) . Silvio, hai aperto la parente? Chiudila e andiamo a casa. S’è fatto tardi».

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Camera bassa
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2011, 05:23:22 pm
27/10/2011

Camera bassa

Massimo GRAMELLINI

Franano pezzi di Liguria e di Toscana, trascinandosi un fardello pesante di morti. L’Italia si gioca quel che resta della sua faccia (forse solo il cerone) con una lettera d’intenti all'Unione Europea. Fini ricorda a Ballarò che la moglie di Bossi riceve la pensione dall’età di 39 anni. Secondo voi quale di queste tre notizie ha catalizzato ieri l’interesse dei nostri deputati?

Non ci sconvolge l’idea che due di loro si siano picchiati: siamo arrivati persino a pensare che la vera riforma istituzionale potrebbe essere una rissa collettiva, come quelle che Sergio Leone ambientava nei saloon e dalle quali non si rialzava più nessuno. Ma è davvero umiliante che un bossiano e un finiano si siano strappati a vicenda la camicia per una disputa che riguardava solo i rispettivi capi e i loro cerchi più o meno magici. E neanche per la strada, dove almeno avrebbero potuto essere arrestati per disturbo della quiete pubblica e condannati a un lavoro socialmente utile: qualunque altro. Si sono scazzottati nell’aula di Montecitorio, davanti a una scolaresca che assisteva allo spettacolo circense dalla tribuna del pubblico. E proprio quando la nostra reputazione all’estero, mai così bassa dai tempi dei Visigoti, suggerirebbe ai rappresentanti della Nazione di assumere atteggiamenti compatibili con lo scranno indegnamente ingombrato dai loro glutei. Ecco a cosa si è ridotto il Parlamento del Porcellum: manipoli di sgherri fedeli a questo o a quel capo-bastone che sguainano le mani per bisticci di bottega, mentre fuori tutto frana.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Quel terrone di Virgilio
Inserito da: Admin - Ottobre 29, 2011, 12:37:23 pm
29/10/2011

Quel terrone di Virgilio

Massimo GRAMELLINI

Leggo sul blog «L’Indro» che un assessore leghista di Mantova (capitale delle zucche, anche di quelle vuote) si oppone fieramente alle celebrazioni con cui la città sta onorando in queste settimane il suo figlio più famoso, Publio Virgilio Marone.

Già la professione del Marone, poeta, deve aver insospettito l’assessur. I poeti sono gente che produce chiacchiere, mica truciolato e tantomeno fatturato (se non molti secoli dopo la morte, sotto forma di libri di testo adottati dalle scuole rosse). Inoltre il Marone era un traditore. Scriveva in una lingua astrusa: il latino. Ed era emigrato al Sud. Non solo a Roma ladrona, dove aveva bazzicato il governo centralista di un certo Augusto Imperatore. Addirittura più giù, nelle ville campane e sicule del suo sponsor Mecenate.

Non pago, era andato a morire in Puglia, che allora si chiamava Calabria (tant l’è i’stess), e si era fatto seppellire a Napoli, in attesa di finire giustamente all’Inferno con quel cattolico di sinistra, il Dante. E nessuno salti su a parlare di macchina del fango: il Marone ha confessato tutto. Nel famoso epitaffio: «Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenec nunc Parthenope». Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, ora mi custodisce Napoli. Ecco, se lo tenga, è il pensiero dell’assessore Vincenzo Chizzini. Che al posto di Virgilio ha proposto di festeggiare un mantovano doc, Teofilo Folengo. Poeta anche lui (nessuno è perfetto), ma inventore del maccheronico, penultima evoluzione del linguaggio padano prima di quella, definitiva, rappresentata dal dito medio del Bossi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non si può, ma si può
Inserito da: Admin - Novembre 01, 2011, 11:23:58 am
1/11/2011

Non si può, ma si può

Massimo GRAMELLINI

Uno dei frutti velenosi di questa crisi è che abbiamo smesso di credere nel potere della democrazia di migliorarci la vita. Trovo emblematico il dissidio fra due pesi massimi del nostro immaginario, Steve Jobs e Barack Obama, ricostruito dal Wall Street Journal. Il padrone della Apple chiese al Presidente di garantire la carta verde (il permesso di residenza) agli stranieri che si laureavano in ingegneria negli Stati Uniti. Obama rispose che sarebbe stato felice di accontentarlo, ma che gli mancavano i voti per far approvare la riforma dal Congresso. Jobs si imbestialì: «Invece di farle, continui a spiegarmi perché le cose non si possono fare!». Il peggiore degli insulti per chi, come Obama, era stato eletto con lo slogan «Yes we can».

Il cittadino confuso e infelice si riconoscerà nel pragmatismo autoritario di Jobs. Uno che, non dovendo mediare con nessuno, poteva trasformare le sue visioni in azioni e i suoi progetti in oggetti. Obama incarna invece l’impotenza della politica, che anche quando si riempie la bocca e il cuore di cambiamento, deve misurarsi con i meccanismi della democrazia che ne rallentano e depotenziano le decisioni.

L’idea che per cambiare la politica basti cambiare i politici è una pia illusione che si rinnova a ogni campagna elettorale. Bisogna cambiare le regole: di funzionamento e di rappresentanza. La democrazia non è burocrazia e nemmeno una delega al santone di turno. È partecipazione alla vita della propria comunità. Si può ripartire solo da lì. Prima che i cittadini esasperati imbocchino la solita scorciatoia del dispotismo.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chiedimi se sono felice
Inserito da: Admin - Novembre 03, 2011, 05:05:24 pm
2/11/2011
 
Chiedimi se sono felice
 
 Massimo GRAMELLINI

Ho provato a rispondere ad alcune domande del questionario con cui il premier britannico David Cameron pretende di misurare la felicità dei suoi concittadini.

1. Siete soddisfatti della vostra vita? A ondate, come tutti, finché non arrivò un questionario a chiedermelo: lì entrai in crisi. 2. Quanto soddisfatti siete di stare con vostro marito/moglie? L’amore non si commenta e soprattutto non si pesa: è talmente leggero che quando lo metti sulla bilancia vola via. 3. Che voto dareste alla vostra salute fisica e mentale? Mi occupo più della prima, ma mi preoccupa più la seconda: un sei politico a entrambe, comunque. 4. Avete un lavoro e vi piace quello che fate? Sì e, guardandomi in giro, quasi me ne vergogno. 5. Siete soddisfatti del vostro stipendio? Se penso a un ricercatore universitario, sì. Se penso a Scilipoti, no.

6. Che grado di istruzione avete? Non abbastanza elevato per comprendere le parole pronunciate da Tremonti alla Sagra della Zucca: «Sta venendo il tempo per mettere il pane al posto delle pietre e l’uomo al posto dei lupi». Ma sufficiente a capire che in un momento come questo un ministro dell’Economia non dovrebbe andare alla Sagra della Zucca vestito da zucca. 7. Avete fiducia nei politici e nelle amministrazioni locali? La prossima domanda, per favore. Ah, non ce ne sono altre? Allora, signor questionario, te ne farò una io: perché in un mondo dove tutto è già numero, graduatoria e statistica, non lasci libero almeno il mio cuore di godere e soffrire senza parametri? La felicità è un sentimento, non un censimento.
 
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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La tragedia non era imprevedibile
Inserito da: Admin - Novembre 05, 2011, 11:31:13 am
5/11/2011

La tragedia non era imprevedibile

Massimo GRAMELLINI

Non possiamo accettare come una fatalità che nel 2011, in una delle più illustri città italiane, si possa ancora morire per un acquazzone troppo forte. Il sindaco Vincenzi è sconvolta dal dolore, ma ci lascia esterrefatti quando afferma che la tragedia era imprevedibile. Imprevedibile dopo quanto era appena successo alle Cinque Terre? Tutti sapevano che su Genova stava per abbattersi una tempesta. Magari non delle dimensioni tropicali che ha poi assunto nella realtà. Ma se ne parlava e scriveva da giorni. «La Stampa» aveva addirittura pubblicato un decalogo del meteorologo Luca Mercalli.

Regole di buon senso: evacuate i piani bassi delle case, riempite uno zaino con i beni di prima necessità e tenetelo a portata di mano in caso di emergenza. Eppure a nessuno dei genovesi interpellati in queste ore è sembrato che le istituzioni avessero colto la drammaticità del momento. E se anche l’avevano colta, di sicuro non sono riusciti a trasmetterla ai cittadini. Sì, la sera prima era scattata l’allerta, con un invito generico a ridurre gli spostamenti. Ma nulla di paragonabile alle decisioni assunte ad agosto dal sindaco di New York, che per il passaggio dell’uragano Irene aveva fatto evacuare intere zone della metropoli, infischiandosene delle patenti di catastrofista e menagramo che i soliti superficiali gli avevano subito affibbiato.

Il sindaco Vincenzi difende la scelta di aver tenuto aperte le scuole e, con esse, quell’illusione di normalità bruscamente smentita dagli eventi. Sta di fatto che al momento dello tsunami un sacco di persone camminavano per Genova munite di borse della spesa e passeggini, come se si trattasse di un venerdì qualsiasi. Sorprese in mezzo alla strada, alcune di loro (comprese due bambine) hanno trovato una morte orribile dentro l’androne della casa in cui si erano rifugiate.

Forse, però, è troppo comodo scaricare sempre tutte le colpe sulle famigerate Autorità. I cittadini dovrebbero cominciare a farsi un esame di coscienza e a chiedersi se esiste davvero una consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto. Di fronte agli allarmi che il sistema ansiogeno dei media (portiamo anche noi le nostre responsabilità) rovescia quotidianamente addosso al pubblico, si tende a reagire con stati emotivi estremi: la rimozione o il panico. E’ arrivato il momento di prendere in considerazione una terza ipotesi: la presa di coscienza.
Abitiamo un mondo complesso, seduti su autentiche bombe ambientali che l’incuria e l’avidità umane hanno contribuito a innescare. Prenderne atto non significa disperarsi, ma prepararsi. Cambiare atteggiamento mentale: smetterla di sentirsi invulnerabili e assumere le precauzioni necessarie. Il prefetto Gabrielli, erede di Bertolaso, lamenta la scarsa capacità di auto-protezione degli italiani. Qualche populista d’accatto, pur di blandire gli impulsi più bassi della clientela, ha rivoltato il senso del suo discorso, trasformandolo in un invito ad «arrangiarsi da soli». Mentre è solo un appello a diventare finalmente adulti. Tutti: amministratori e cittadini.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un passo avanti
Inserito da: Admin - Novembre 08, 2011, 10:05:18 am
8/11/2011

Un passo avanti

Massimo GRAMELLINI

Solo i mercati credono ancora a Giuliano Ferrara. Quando il direttore del Foglio ha annunciato che Berlusconi si sarebbe dimesso «a minuti», la Borsa si è trasformata in un carnevale di Rio, salvo precipitare nella più stretta quaresima dopo l’ovvia smentita dell’interessato. Nella migliore delle ipotesi Ferrara è un burlone. Da discreto conoscitore del Cav. dovrebbe sapere che Berlusconi non si è mai dimesso da nulla nella vita. Chi lo ha costruito in una notte di luna piena si è scordato di inserire la retromarcia. Come imprenditore e come politico ha sempre e solo comprato: si ricordano due uniche cessioni di qualche rilievo, la Standa e Kakà, ma entrambe si sono poi rivelate un affare. Un suo amico mi raccontò la natura di B. con una metafora: non è fuoco che brucia, ma acqua che invade. E l’acqua non torna mai indietro. Può essere fermata solo dagli argini. Purtroppo in Italia, lo si è visto anche in questi giorni, quanto ad argini siamo messi maluccio.

Berlusconi è l’Anti Gambero, cioè l’Anti Politico. Un politico, al suo posto, si tirerebbe indietro o di lato e lascerebbe ad altri il compito di scottarsi, scommettendo sulla memoria corta degli italiani per ripresentarsi nel 2013 nei panni di novità candidabile al Quirinale. Ma B. si sente un eroe, un prescelto dal popolo come Napoleone o Gheddafi, fate voi. E gli eroi non arretrano, non trattano, non si dimettono. Gli eroi si inoltrano lungo un sentiero a spirale che li conduce alla gloria e poi alla disfatta, perché persino sull’orlo del baratro non resisteranno alla tentazione di fare un passo avanti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza B
Inserito da: Admin - Novembre 09, 2011, 05:54:29 pm
9/11/2011

Senza B

Massimo GRAMELLINI

Se penso a un’Italia senza B, immagino un brigadiere che si addormenta mentre intercetta le telefonate fra il professor Monti e Mario Draghi. Oh, mica voglio un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista, morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette, volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune. Un’Italia solare, anche nell’energia. Con meno politici e più politica. Meno discorsi da bar e più coerenza fra parole e gesti. Una democrazia sana e contenta di sé, che la smetta di prendere sbandate per gli uomini della provvidenza e si ricordi di essere viva ogni giorno e non solo una volta ogni cinque anni per mettere una crocetta su una scheda compilata da altri. Un’Italia di politici che non parlano di magistrati, ma coi magistrati (se imputati). E di magistrati che parlano con le sentenze e non nei congressi di partito. Di federalisti che non fanno rima con razzisti. Un Paese allegro e però serio. Capace di esportare non solo prodotti belli, ma belle figure. Vorrei essere governato da persone migliori di me. Che non facciano le corna, non giurino sulle zucche e si sfilino un paio di chili dalla pancia, prima di far tirare la cinghia a noi, ripristinando il principio che chi sta in alto deve dare il buon esempio.

Per giungere a un’Italia così, le dimissioni di B rappresentano un primo passo. Adesso devono dimettersi tutti gli altri. Perché più ancora di Berlusconi temo i berluscloni.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il più grande spettacolo
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2011, 11:12:02 am
11/11/2011

Il più grande spettacolo

Massimo GRAMELLINI

Nulla di personale, ma quando ho letto di Letta & Letta sottosegretari, zio e nipote nel toto-ministri come in un fumetto di Paperino, mi sono un po’ stranito. Poi hanno iniziato a girare i nomi di Frattini, di La Russa e di una giovane promessa, Giuliano Amato, che fu premier appena 18 anni fa. Ma è stato nel veder rispuntare l’ottantenne Dini al telegiornale che ho avuto un sussulto.

Il governo Monti sarà una cosa seria e dura. Sarà il governo dell’Europa e del capitalismo possibile: non a caso lo osteggiano coloro che ritengono dannosi sia l’uno sia l’altra. Ci giochiamo davvero tutto, stavolta, a cominciare dalla faccia. Ecco perché sarebbe saggio, non solo decente, che a questo giro la politica scendesse dalla giostra. Limitandosi a votare il governo, ma senza ambire a farne parte.

Ai politici di destra e di sinistra si richiede un gesto di generosità che sia anche una forma di espiazione per i disastri, i debiti e i benefici accumulati nei decenni. Un bagno di umiltà da cui potrebbero uscire rigenerati, recuperando la stima di una comunità che li disprezza e rischia di trascinare nel disgusto l’idea stessa di democrazia.

Il più grande spettacolo dopo il big bang berlusconiano non può ridursi al solito inciucio. Bisogna volare alto, o almeno sollevarsi da terra, e oggi purtroppo nell’immaginario collettivo la politica rappresenta la zavorra. Prima di versare lacrime e sangue, gli italiani pretendono che a chiederle non siano i soliti noti. Soprattutto pretendono che siano prima i politici a versarne. E un governo con la Casta dentro non potrebbe mai cancellare i suoi privilegi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Buonanotte
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2011, 11:30:25 am
12/11/2011

Buonanotte

Massimo GRAMELLINI

Oggi è il giorno che chiude un ventennio, uno dei tanti della nostra storia. E il pensiero va al momento in cui tutto cominciò. Era il 26 gennaio 1994, un mercoledì. Quando, alle cinque e mezzo del pomeriggio, il Tg4 di Emilio Fede trasmise in anteprima la videocassetta della Discesa In Campo. La mossa geniale fu di presentarsi alla Nazione non come un candidato agli esordi, ma come un presidente già in carica. La libreria finta, i fogli bianchi fra le mani (in realtà leggeva da un rullo), il collant sopra la cinepresa per scaldare l’immagine, la scrivania con gli argenti lucidati e le foto dei familiari girate a favore di telecamera, nemmeno un centimetro lasciato al caso o al buongusto.

E poi il discorso, limato fino alla nausea per ottenere un senso rassicurante di vuoto: «Crediamo in un’Italia più prospera e serena, più moderna ed efficiente... Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano». Era la televendita di un sogno a cui molti italiani hanno creduto in buona fede per mancanza di filtri critici o semplicemente di alternative. Allora nessuno poteva sapere che il set era stato allestito in un angolo del parco di Macherio, durante i lavori di ristrutturazione della villa. C’erano ruspe, sacchi di cemento e tanta polvere, intorno a quel sipario di cartone. Se la telecamera avesse allargato il campo, avrebbe inquadrato delle macerie.
Oggi è il giorno in cui il set viene smontato. Restano le macerie. La pausa pubblicitaria è finita. È tempo di costruire davvero.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1086&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ventuno
Inserito da: Admin - Novembre 15, 2011, 11:45:55 am
15/11/2011



Massimo GRAMELLINI

Fra le ragioni per cui il governo spread-sidenziale di Mario Monti non è ancora riuscito a entusiasmare i mercati va annoverato lo spettacolo incomprensibile offerto dalle consultazioni dei 21 (ventuno) partiti presenti in Parlamento. Fare Italia, Liberaldemocratici, Liberali per l’Italia, Repubblicani Azionisti, Noi Sud, Io Sud, Forza Sud, Popolo e Territorio, Coesione Nazionale, altoatesini, valdostani, vecchi classici come socialisti, repubblicani e radicali e qualche altro manipolo di coraggiosi miracolosamente scampati alla mannaia del bipolarismo. Molte di queste sigle sono ignote persino ai commessi della Camera. Figuriamoci al professor Monti, che durante i colloqui coi vari Nucara, Iannacone e Antonione avrà passato metà del tempo soltanto per capire chi erano e soprattutto chi rappresentavano.

Alle ultime elezioni gli italiani mandarono in Parlamento cinque partiti. Come abbiano fatto, in appena tre anni e mezzo, a diventare ventuno è un mistero per gli osservatori stranieri, ma non per noi. Bastava guardare le facce di chi, dopo l’incontro con Monti, andava a rosolarsi al sole delle telecamere per leggere la sua bella dichiarazione. Arturo Iannacone, che ha fondato un partito la settimana scorsa appena in tempo per le consultazioni, ha persino chiesto ai giornalisti se c’erano domande per lui. E poiché non ce n’era nessuna, se n’è andato sorpreso. Si sente un leader. Ha perfettamente capito che in Italia conviene di più essere il numero uno di un monolocale che il numero due di un grattacielo.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il tecnico Fiorello
Inserito da: Admin - Novembre 16, 2011, 03:35:13 pm
16/11/2011

Il tecnico Fiorello

Massimo GRAMELLINI

Una delle ragioni del successo di Fiorello è che da una vita su Raiuno non andava più in onda un programma di Raiuno.
Come gli elenchi di «Vieni via con me», giusto un anno fa, avevano propiziato il risveglio di un’opinione pubblica che si sarebbe poi espressa nei referendum di primavera, il Fiorello in smoking dell’altra sera ha anticipato l’opera di restaurazione del governo tecnico. Il suo, per quanto adattato ai tempi, è stato il classico varietà da Prima Repubblica. Uno spettacolo democristiano nel senso migliore e pippobaudesco del termine: rassicurante, fastoso con sobrietà e divertente senza essere corrosivo. In una parola: professionale. Il conduttore era brillante e leggero, ma non fatuo né insopportabilmente volgare. I cantanti sapevano cantare, i musicisti suonare e i ballerini ballare. Dietro ogni gag, anche alle meno riuscite, si intuiva il lavoro di persone competenti.

In questo senso la restaurazione è una rivoluzione. Nella tivù dei granfratelli che non sanno fare altro che esserci, dove l’incapacità e l’ignoranza ostentate con orgoglio sono diventate la forma più comune di intrattenimento, riaffiora il concetto del merito. L’idea che per fare qualcosa, non solo in tv, il primo requisito non sia essere fortunati o raccomandati, ma essere bravi. Sull’onda del «tecnico» Fiorello, adesso mi aspetto il ripristino dei quiz con le domande difficili e i concorrenti sgobboni. Se poi anche il Tg1 tornasse ad assomigliare a un telegiornale, il ritorno alla realtà, dopo questa lunga ricreazione a base di urla e di pernacchie, potrebbe dirsi compiuto.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bocconi di normalità
Inserito da: Admin - Novembre 17, 2011, 04:50:00 pm
17/11/2011
 
Bocconi di normalità
 
Massimo GRAMELLINI
 
Si leggono inni assai poco sobri alla sobrietà di questo governo di bocconiani, politecnici e larga Intesa. Sobrietà sembra il nome con cui, dopo un ventennio di villaggio-vacanze, abbiamo deciso di ribattezzare la normalità. Un Paese che in questi anni avesse avuto una classe politica decente non avrebbe avuto bisogno di ricorrere ai sacerdoti del Capitale. Di sicuro un Paese siffatto non considererebbe Monti un uomo sobrio, ma semplicemente uno normale. Perché è normale che un primo ministro abbia il fascino di un sindaco dell’Engadina: mica deve fare l’imbonitore o la rockstar. Che dopo il lavoro vada a vedersi una mostra pagando il biglietto, invece di aprire la porta di casa a prostitute e ricattatori. Che i ministri del governo italiano vestano abiti italiani (preferibilmente scuri) e viaggino su auto italiane (preferibilmente scure). Che non regalino slogan ai giornali e spunti alla satira, che non parlino di calcio e di donne, non raccontino metafore sui leopardi smacchiati, non inciampino sui congiuntivi alla molisana e non mostrino il dito medio a favore di telecamera.

Insomma, dovrebbe essere considerato normale che chi ci governa non sia proprio uno di noi, ma uno meglio di noi. Che un borghese del Nord-Ovest, e in questo governo ce ne sono parecchi, sia una persona seria e magari noiosa, ma non una macchietta. La delega alle barzellette va tolta ai governanti e restituita ai legittimi titolari: i frequentatori dei bar. Anche questa, in fondo, è democrazia.

 
da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1089&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Nostalgia canaglia
Inserito da: Admin - Novembre 19, 2011, 10:43:17 am
18/11/2011

Nostalgia canaglia

Massimo GRAMELLINI

Silvio, mi manchi. L’ho sempre temuto, ma ne ho avuto la certezza ieri pomeriggio. Quando, in piena sonnolenza post-spaghetto e post-discorso programmatico del nuovo premier, mi sono imbattuto in una tua dichiarazione roboante. Te la prendevi con Napolitano «maestrino» e con la stampa «terrorista». Come ai vecchi tempi. Per un attimo ho creduto che tu fossi tornato, che le tue parole riattizzassero polemiche e scavassero indignazioni. Invece niente. Non ti ha filato nessuno. Tutti dietro a quell’altro che parla di «iato» e di «spending review». Persino gli studenti in piazza ti hanno già dimenticato: i loro cartelli sfottevano solo i banchieri. Guarda, non dovrei dirtelo, ma persino i tuoi tg hanno fiutato l’aria sobria e anziché sostenere le tue battaglie contro i mulini forti preferiscono darsi alla cronaca nera. Taccio sulla Rai, per non farti soffrire. Comunque sappi che davanti alla porta di Casini c’è una tale fila di tuoi ex raccomandati che fra un po’ dovranno dargli il numeretto come alle Poste.

Siamo rimasti soli, Silvio. Hai spaccato un Paese, abbassato l’asticella del buongusto al livello dell’elastico degli slip, desertificato i cervelli di due generazioni di telespettatori, abolito il senso di autorità e quello dello Stato (già scarsi anche prima di te), sdoganato un esercito di fascisti, razzisti, squinzie e buzzurri. Soprattutto hai sparato una quantità inverosimile di panzane. Eppure eri la mia musa. Ora basta però, ti devo lasciare. Per il bene della Nazione e mio personale, da domani scriverò solo dei Buongiorno tecnici.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Urlo di dolore
Inserito da: Admin - Novembre 21, 2011, 05:30:05 pm
21/11/2011

Urlo di dolore

Massimo GRAMELLINI

Ministro Passera, immagino sia rimasto sconvolto anche lei dalla notizia dell’ennesimo suicidio di un imprenditore italiano. Giancarlo Perin da Borgoricco, un nome che oggi suona quasi beffardo, si è impiccato alla gru della sua azienda edile nel Padovano. Lascia una moglie, due figli e decine di dipendenti ai quali temeva di non riuscire più a pagare lo stipendio, schiacciato com’era fra debitori insolventi, commesse latitanti e banche che con un eufemismo chiamerei insensibili ma che lui, nella lettera scritta alla famiglia prima di uccidersi, ha definito «avide».

Concorderà, ministro, che certi epiloghi non possono essere liquidati alla voce «attacco depressivo». Il dramma di quell’uomo rispecchia la condizione quotidiana di migliaia di piccoli imprenditori che non dormono più la notte e quando ci riescono non fanno sogni ma incubi. Uno in particolare: di fallire e veder scivolare le proprie aziende nelle mani di finanzieri che di notte invece dormono benissimo, perché non vivendo sul territorio ignorano le storie e le facce delle persone la cui vita dipende dalle loro decisioni.

So di non dirle nulla di nuovo. Ma di fronte al corpo di un imprenditore che penzola da una gru dopo l’ultima disperata e vana visita in banca, mi sembra giusto sottoporre alla sua attenzione di ex banchiere e neo-ministro dello Sviluppo l’urlo di dolore che risuona nel Paese e pretende, accanto a risposte strategiche, anche altre più immediate: di buon senso e, in molti casi, di semplice e rivoluzionario buon cuore.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il ritorno dello scontro ideologico
Inserito da: Admin - Novembre 22, 2011, 12:35:15 pm
22/11/2011

Il ritorno dello scontro ideologico

Massimo GRAMELLINI

Molti lettori sono rimasti sorpresi, e in qualche caso persino offesi, dai giudizi negativi che Nichi Vendola ha espresso sul programma economico del governo Monti nell’intervista a «Che tempo che fa». Perché il presidente della Puglia fa di ogni erba un fascio, anziché sostenere lo sforzo di persone serie e competenti che cercano di rimediare ai danni d’immagine e di sostanza compiuti dai predecessori?

Il loro stupore è indicativo di quanto sta succedendo nelle teste degli italiani dopo la caduta di Berlusconi.

Per vent’anni la politica da noi è stata un referendum pro o contro una persona fisica. Cosa pensassimo del capitalismo finanziario o delle energie alternative era di importanza secondaria rispetto al fattore dirimente: l’accettazione o il rifiuto del populismo berlusconiano. Quest’anomalia ha prodotto alleanze tattiche e ambiguità inevitabili, alimentate dal fatto che i principali campioni dell’anti-berlusconismo (da Travaglio a Di Pietro) non erano di sinistra.

Ora che la polvere sollevata intorno a quella personalità eccessiva comincia a diradarsi, le idee tornano ad avere un nome e ci si ricomincia a dividere non sull’antropologia, ma sulla politica. Così lo stesso compagno Vendola che ancora un mese fa a «Ballarò», Berlusconi imperante, discettava con Fini circa una loro possibile alleanza, sulla poltrona di Fazio è tornato a indossare i panni
dell’anticapitalista che in Monti vede il liberismo presentabile, ma pur sempre il liberismo: sensibile più alle ragioni del profitto che a quelle dell’ambiente o della giustizia sociale.

Dopo vent’anni di deriva populista c’eravamo dimenticati che in tutto il mondo esiste anche un liberalismo conservatore: serio, colto, perbene. E minoritario, almeno in Italia, perché minoritaria è la borghesia che lo esprime. Fu questo il cruccio di Montanelli e la vera ragione del suo dissidio con Craxi e poi con Berlusconi, che davano voce a un altro genere di borghesia, arrembante e spregiudicata. Forse però ci eravamo dimenticati che esiste anche una sinistra anticapitalista, indisponibile a stilare un programma coerente di governo con altre forze progressiste che pur contrastando Berlusconi accettano la Borsa e le banche. Il Sistema, insomma, e le sue regole del gioco. Quel Sistema e quelle regole che gli indignados italiani, di cui Vendola punta a farsi portavoce, vogliono abbattere perché lo considerano esaurito e ormai espulso dalla storia. In cambio di cosa non è ancora chiaro, visto che il comunismo è morto. Keynes è morto e anche lo Stato Sociale non si sente tanto bene.

Quando Bersani minimizza le divisioni a sinistra, sostenendo che Obama e Clinton, pur stando nello stesso partito, hanno posizioni divergenti su molti temi, dimentica di aggiungere che i due presidenti democratici americani sguazzano entrambi nel capitalismo, mentre Vendola lo vuole superare. Il nodo è tutto lì. Ed è quel nodo che fa dire, a chiunque osservi senza pregiudizi la situazione delle forze in campo nel dopo Berlusconi, che oggi esistono un partito antieuropeista, la Lega, un partito anticapitalista, Vendola più un pezzo di Pd, e in mezzo due democrazie cristiane. Una un po’ più di destra e l’altra un po’ più di sinistra, che non avendo abbastanza voti per vincere in solitudine né abbastanza sintonia d’idee con i partiti estremi per fare squadra con loro, saranno condannate in futuro a governare insieme.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il buco nello Stato
Inserito da: Admin - Novembre 24, 2011, 06:33:45 pm
24/11/2011

Il buco nello Stato

Massimo GRAMELLINI

Un’impiegata dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha lavorato sei giorni in nove anni. Nel lasso di tempo fra uno sforzo e l’altro è rimasta a casa in malattia o in maternità: immaginaria, dato che figli non ne ha, benché abbia finto di registrarne all’anagrafe almeno un paio. Ammettiamo pure che rappresenti un caso isolato. Ma chi gli stava attorno cosa rappresenta? Prima dell’intervento dei carabinieri nessun collega aveva denunciato la truffa o la sparizione della donna, e non per giorni o per mesi: per anni. Nessun superiore aveva disposto visite mediche a domicilio: forse non sarebbe stata un’impresa titanica, trattandosi di un ospedale. In compenso medici compiacenti le avevano firmato pacchi di certificati senza mai sottoporla a una parvenza d’esame. E funzionari quanto meno distratti avevano preso per buono il suo stato di famiglia di madre con figli a carico, consentendole di detrarli dalle tasse.

Ciascun lettore vada alla sua esperienza personale e rammenti le situazioni in cui lo Stato gli si è posto dinanzi con la maschera dell’inflessibilità o dell’ottusità. Quanti controlli non richiesti abbia subito e come sia stato difficile nei rapporti con sua maestà il Fisco far valere non i propri torti, ma le proprie ragioni. Ogni volta che la cronaca porta alla ribalta una persona capace di fare lo slalom fra le regole, ci chiediamo come sia possibile che i paletti finiscano sul naso sempre agli stessi. A quelli che non sanno o non vogliono scivolare sopra le crepe di questo sistema butterato dall’omertà e dallo scambio di favori.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La pecora bianca
Inserito da: Admin - Novembre 25, 2011, 10:53:53 pm
25/11/2011

La pecora bianca

Massimo GRAMELLINI

Si può comprendere lo stupore che emerge dagli interrogatori di Tommaso Di Lernia, il tizio che ungeva politici e dirigenti per mungere la mammella degli appalti pubblici. A un certo punto del suo peregrinare fra mazzette e fatture false, Di Lernia finisce nell’ufficio di un alto funzionario dell’Enav che si colloca a uno snodo cruciale del percorso tangentizio. Il corruttore ha bisogno della sua firma o della sua omertà. «Andai da lui per cercare di disincagliare la situazione» racconta nel gergo delle deposizioni, «ed egli mi manifestò le sue ragioni, devo dire valide. Allora tentai di offrigli del denaro, ma mi resi conto che non avrebbe accettato nessuna retribuzione».

Dunque il funzionario si attenne alle regole, rifiutandosi di disincagliare e di intascare. Nonostante attorno a lui fosse tutto un fiorire di attività intascanti e disincaglianti: chi si faceva accreditare i soldi all’estero, chi li intestava a una società di comodo, chi maneggiava fondi neri in guanti di velluto. Ma lui niente, «impermeabile a ogni tipo di offerta» lo definisce l’amareggiato Di Lernia. Impermeabile e recidivo. Perché chiunque può avere un momento di sbandamento e rifiutare una mazzetta. Mentre qui siamo di fronte a un caso estremo di onestà continua e reiterata. «Più volte l’amministratore delegato di Finmeccanica mi disse di sistemare la faccenda con tale dirigente perché per lui rappresentava un problema». Difficile dargli torto. Una persona perbene come il dottor Fausto Simoni lì in mezzo era decisamente un problema.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza nemico
Inserito da: Admin - Novembre 28, 2011, 07:22:44 pm
26/11/2011

Senza nemico

Massimo GRAMELLINI

Il nuovo programma di Santoro in onda su Sky e tv locali ha perso in un mese 800 mila spettatori: dai quasi tre milioni dell’esordio ai due scarsi della quarta puntata. Gli invidiosi ne stanno già approfittando per consumare vendette. La realtà è che Santoro tecnicamente rimane un fuoriclasse e la trasmissione non è diversa dalle precedenti. Anzi, se non fosse troppo lunga, sarebbe persino migliore. Allora come si giustifica la crisi d’ascolti?

Un programma non può vagare per l’etere senza il supporto di una rete, così come anche il miglior articolo ha bisogno di appoggiarsi al marchio del giornale a cui dà lustro. Esiste poi una spiegazione più psicologica. In qualsiasi forma di narrativa è essenziale la creazione del Nemico. Harry Potter senza Voldemort ci avrebbe stufato dopo venti pagine. E’ l’incombenza del Nemico a rendere la fruizione della storia un evento rischioso, perciò eccitante. E non esiste antagonista più efficace di colui che dovrebbe esserti amico e invece lavora contro di te.

A Santoro non manca Berlusconi. Manca Mauro Masi. L’ex direttore generale della Rai è stato, a propria insaputa, uno straordinario ufficio stampa: intralciando i campioni dell’azienda, attirava su di loro l’attenzione generale. Finché Santoro era il profeta ribelle che osava attaccare il castellano dalla piazza del castello, anche i curiosi si affacciavano per sbirciare. Ma adesso che predica nel deserto, solo i più motivati lasciano le antiche mura per seguirlo. Gli altri restano al caldo dentro il castello, a guardare il varietà scacciapensieri di Fiorello.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Equità
Inserito da: Admin - Dicembre 06, 2011, 05:19:33 pm
6/12/2011

Equità

Massimo GRAMELLINI

(s.f.) Contrazione di E-qui-taglio. Diffusissima fra i cavalli e le altre bestie da tiro, come i muli, i buoi e i lavoratori con almeno 42 anni di contributi. Ex moglie dell’ex ministro Tremonti, con il quale ha avuto una figlia: Equitalia.

Esempio di equità: andare in pensione alla stessa età dei tedeschi senza però avere mai percepito gli stipendi francamente esosi dei tedeschi. Altro caso tipico di equità è il raddoppio dell’Ici alle vedove che vivono in case fin troppo grandi, per contribuire al fondo di solidarietà «Mansarde di Stato con vista panoramica abitate dai parlamentari a loro insaputa».

Aggettivo: equo. Nel sentire comune è equo che paghino gli altri, mentre è iniquo che paghi io. La saga «Lamento dell’Equo» di Evasor Multiplex racconta le avventure dei possessori di yacht in nero, che la tassa sui posti-barca costringerà a tentare un attracco di fortuna in qualche isolotto dei mari del Sud, dopo una sosta nei centri di raccolta svizzeri per fare il pieno di banconote non scudabili e difficilmente scusabili. Sinonimi: torna qua, hai da pagà, ma va là. Frasi celebri: «Rogito, equo suv» (pronunciata dal filosofo Cartesio, già ministro tecnico nel governo Ciampi, alla notizia della rivalutazione degli estimi catastali).

Curiosità: dopo le lacrime della ministra Elsa Fornero, alla manovra «Lacrime e Sangue» verrà presto aggiunto il sangue dei pensionati. Per equità.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Su quella poltrona
Inserito da: Admin - Dicembre 08, 2011, 12:48:17 am
7/12/2011

Su quella poltrona

Massimo GRAMELLINI

Contrariamente alle previsioni più cupe, «Porta a porta» non è riuscita a trasformare Monti in un guitto e neanche in un plastico. È stato Monti a trasformare Vespa in colui che era prima delle infatuazioni barbariche: un giornalista democristiano. Davanti all’esordiente seduto sulla poltrona dei famosi, l’intervistatore non era in piedi né in ginocchio, ma mollemente arcuato come ai tempi di Andreotti e Forlani. Solo che stavolta davanti a lui non c’era un democristiano italiano, ma uno tedesco. Quindi cattivissimo e capace di punte di autentica crudeltà. Appena Vespa lo ha ringraziato per aver scelto la sua trasmissione, ha risposto: «Io non sono qui per far piacere a lei». E quando il frequentatore di caste romane ha alluso a se stesso con l’espressione «noi uomini della strada» (l’unica battuta della serata) e chiesto delucidazioni sulle aliquote più alte, Monti lo ha subito restituito alla sua condizione di privilegiato: «Vedo che lei è abituato a ragionare di queste cifre».

Onore alla perfidia di Monti, ma anche ai riflessi di Vespa: mentre i comici sono rimasti fermi a Berlusconi, lui è già tornato a Tribuna Politica. Simbolo di un Paese immobile che quando decide di cambiare va indietro.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il decreto Petrolini
Inserito da: Admin - Dicembre 08, 2011, 05:30:49 pm
8/12/2011

Il decreto Petrolini

Massimo GRAMELLINI

La manovracadabra dei bocconiani stimola alcuni punti interrogativi poco sobri, di cui mi scuso anticipatamente.
Quante lauree in originalità economica bisogna prendere per avere l’ideona di tappare i buchi dello Stato aumentando la benzina?
Perché in tutto il mondo i diritti televisivi costano miliardi, mentre in Italia le frequenze sono come i biglietti dei vip: omaggio?
A quale titolo il bar di un oratorio continua a non pagare l'Ici? Forse distribuisce cocacola santa?
Come mai neppure i bocconiani ci permetteranno di scaricare la fattura dell’idraulico, affinché noi ci si senta finalmente motivati a pretenderla?
La vecchina che va nella sede più vicina del sindacato a lamentarsi che le hanno congelato la pensione e raddoppiato l'imposta sulla casa, è al corrente che per quella sede il sindacato non paga un euro d’Ici?
L’Europa ci ha chiesto di alzare l’età pensionabile e noi lo abbiamo fatto. Però l’Europa ci ha anche chiesto di ridurre i privilegi di tutte le caste: perché non lo abbiamo fatto?
Un tetto di 5000 euro alle pensioni d’oro di politici e alti funzionari pubblici quante pensioni di piombo avrebbe permesso di salvare?
Com’è che diceva il padre di tutti i fiorelli, Ettore Petrolini?
Ecco, qui almeno ho la risposta: «Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti».

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1098&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sogni grandi
Inserito da: Admin - Dicembre 11, 2011, 11:30:23 am
10/12/2011

Sogni grandi

Massimo GRAMELLINI

Nei giorni dispari mi sveglio polemico, ma in quelli pari, i miei preferiti, prevale il desiderio di credere in qualcosa. Oggi è un giorno pari e lo sguardo scorre al vertice europeo, in cerca di un guizzo che dovrebbe esserci e non c’è. Non c’è anzitutto nel cuore di chi governa. Ma li avete visti, i leader di questo continente che ha guidato il mondo per millenni? Anche i migliori sono burocrati persi fra i loro numeri e le loro micragne di bottega. Nessuna visione, nessuna ribellione a un destino che sembra segnato: la perdita di senso e quindi di benessere. Sembrano medici alle prese con un malato di cui al massimo si può ritardare la fine. Aveva dunque ragione Montanelli quando negli Anni Cinquanta sosteneva che l’Europa era un’unione di cadaveri e che a volerla erano stati De Gasperi, Adenauer e Schuman, tre cristiani più interessati al destino dei morti che a quello dei vivi?

Non erano affatto morti quegli statisti che sapevano fare sogni grandi, a differenza dei loro pallidi successori. E non sono morti i tanti ventenni che oggi girano l’Europa col progetto Erasmus, e parlano tre lingue, e si sentono a casa a Valencia come a Berlino. Uniti, uniti davvero, potremmo ancora sentire il vento della storia soffiarci alle spalle e non contro. Una civiltà va in malora solo quando smette di credere alla propria fortuna. Abbiamo la cultura, la sapienza, il talento e la faccia tosta per sguazzare nel mondo che cambia. Ci manca una cosina da niente: una classe dirigente che alzi finalmente la testa da tutti quei tabulati per indicarci un traguardo comune.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Persone
Inserito da: Admin - Dicembre 15, 2011, 05:59:42 pm
15/12/2011

Persone

Massimo GRAMELLINI

L’umano dell’anno, secondo il settimanale americano «Time», non è un personaggio, ma una persona. «The protester»: il manifestante anonimo che ha riempito le piazze arabe per chiedere libertà, l’indignato altrettanto anonimo che ha occupato quelle occidentali per denunciare la deriva finanziaria del capitalismo.

Le contestazioni del 2011 sono accomunate dall’assenza di guide carismatiche e dall’esaurirsi del fascino della leadership, alimentato dai media che hanno bisogno di divorare continuamente delle icone. Fino alla grande illusione di Obama abbiamo creduto che il cambiamento passasse attraverso la scelta di un capo carismatico in possesso di una biografia emozionante. Come capita negli innamoramenti, abbiamo imprestato alla persona amata i nostri sogni e le nostre ansie, salvo rimanere delusi dal divario inevitabile fra aspettative e realtà. Perché nessun leader può modificare la corrente del mondo. Al massimo può cavalcarla. Mentre le società cambiano quando si solleva un’onda nuova che risponde a un sentimento collettivo. Quando gli ideali prevalgono sulle facce che li incarnano e gli umani smettono per un istante di delegare ai pochi il compito di padroneggiare il destino di tutti.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La lobby che manca
Inserito da: Admin - Dicembre 16, 2011, 06:52:34 pm
16/12/2011

La lobby che manca

Massimo GRAMELLINI

La battuta dell’anno l’ho sentita per strada ieri: «Povero Monti, da commissario europeo fermò Bill Gates e qui non riesce neanche a liberalizzare le farmacie». Dov’è la battuta? Che a farla era un tassista. Ebbene sì, in questo Paese dove tutti, dai farmacisti ai tassisti (per tacere dei papaveri ministeriali a difesa del doppio stipendio), hanno un nume tutelare in Parlamento, l’unica categoria rimasta fuori dai pacchi natalizi sono gli ospiti degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ai tempi del fascismo si chiamavano manicomi criminali e da allora non è cambiato nulla, solo la targhetta sugli edifici. Napolitano li ha definiti «luoghi indegni di un Paese appena appena civile». E in quel doppio «appena» affiora la pena di chiunque abbia visto il filmato della commissione d’inchiesta: uomini trattati peggio di bestie rognose, legati ai letti con un buco nel mezzo per far scendere l’urina. Seicento di loro non sono pericolosi: uno è finito dentro nel 1992 per aver fatto irruzione in banca con una mano in tasca gridando «questa è una rapina». Fu giudicato incapace di intendere e di volere e mandato in uno di quei centri immondi. E’ ancora lì e chissà quanto ci resterà, perché fino a ieri sera la proposta della commissione Marino di creare veri centri di cura era stata dimenticata in un cassetto dagli estensori del decreto sulle carceri.

Mi rendo conto che i problemi che ci attanagliano sono ben altri: uno per ogni lobby rappresentata in Parlamento. Ma oggi lasciatemi fare il lobbista solitario di quella povera gente che non porta voti a nessuno, soltanto l’eco di una vergogna che ci riguarda tutti.


da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Forza e coraggio
Inserito da: Admin - Dicembre 17, 2011, 11:26:07 am
17/12/2011

Forza e coraggio

Massimo GRAMELLINI

La manovra colma di tasse che ha tanto deluso il «New York Times» ha un po’ depresso anche noi. L’avremmo voluta più coraggiosa e profonda: i due attributi che cambiano sempre una storia e talvolta la Storia. Cos’aveva e cos’ha da perdere, il professor Monti? Ancora per qualche settimana i partiti saranno ai suoi piedi: deboli, smaniosi di farsi dimenticare e costretti a sottoscrivere qualsiasi ricetta, pur di non essere additati come i responsabili della catastrofe. Una condizione temporanea e irripetibile, che consentirebbe al governo di fare politica sulla testa dei politici e in parte anche degli italiani, impugnando la sciabola dell’emergenza per sradicare privilegi e spalancare finalmente le finestre di un Paese soffocato dalle mille caste che abbiamo visto agitarsi in queste ore.

Siamo un popolo di riformisti immaginari, che si svegliano rivoluzionari ma tornano conservatori all’ora di mettersi a tavola. Il popolo del primo comma. Prendete qualsiasi documento partorito in Italia: non soltanto una legge, basta un regolamento di condominio. L’incipit vi colpirà per la chiarezza espositiva e la precisione dei permessi e dei divieti. Poi però si va a capo, perché da noi si va sempre a capo, e lì cominciano le eccezioni. Ognuna rispettabile, giustificabile, persino auspicabile. Ma il risultato finale sono l’impotenza e l’arbitrio.

Nessuno pretendeva che Monti cambiasse in un mese la testa millenaria degli italiani. Però non sarebbe stato male se fra tanti tecnici il professore si fosse ricordato di inserire al governo un esperto di psicologia. Lo avrebbe aiutato a cogliere gli umori profondi dei suoi concittadini. Che erano sì rassegnati ad aprire il portafogli. Ma chiedevano due cose. Innanzitutto, che prima di loro lo aprissero i politici. Ci si sarebbe accontentati di un segnale: una trattenuta sull’onorevole stipendio o la sua conversione in Buoni del Tesoro. Chi, a destra e a sinistra, avrebbe avuto la faccia tosta di opporsi?

La seconda richiesta era e rimane più impalpabile, ma non meno reale: l’indicazione di un orizzonte. Non basta agitare il fantasma del fallimento: pagate le tasse, altrimenti qui salta tutto. Vero. Ma non si guarisce un depresso con la paura. Con la paura lo si può convincere a compiere un gesto di sopravvivenza, che è poi quello che stiamo facendo. Però per uscire dalle secche del declino serve la speranza in un avvenire che non può essere la restaurazione dello Stato sociale novecentesco che la globalizzazione dei cinesi e dei banchieri ha distrutto per sempre. Dai Monti e dai Passera ci aspettiamo qualcosa di più strategico. Altrimenti sarebbe stato sufficiente ingaggiare una coppia a corto di diottrie come quella che guida Francia e Germania.

Il contribuente ha il dovere di pagare, ma ha anche il diritto di sapere a cosa serviranno i suoi sacrifici. A investire sul potenziamento dell’unica italianità spendibile all’estero - ricerca, agricoltura, artigianato, turismo, cultura -, oppure a tappare le falle di bilancio che la recessione e il killeraggio dei mercati si incaricheranno di riaprire fra sei mesi?
Bisogna scegliere, bisogna osare. Questo non è più il tempo dei rimpianti e delle recriminazioni. È il tempo della forza e del coraggio. Vale per il governo, per le imprese, per gli analisti che analizzano e non azzardano mai soluzioni. Vale per tutti noi che ci aggiriamo fra i vicoli della crisi come pugili suonati, digrignando i denti in faccia al mondo che cambia, invece di guardarlo negli occhi per capire se possiamo ancora farcelo amico.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Viva la coerenza
Inserito da: Admin - Dicembre 22, 2011, 12:30:30 pm
22/12/2011

Viva la coerenza

Massimo GRAMELLINI

La crisi non esiste. La crisi esiste però non riguarda l’Italia, quindi nessuna manovra.
Faremo la manovra, ce la chiede l’Europa, ma non metteremo le mani nelle tasche degli italiani. Le metteremo solo a chi guadagna oltre 75 mila euro. Cioè, oltre 150 mila. Gli anni della laurea non valgono più per il computo della pensione. Chi ha detto che non valgono più? Ma forse toglieremo la tredicesima agli statali. Calma, ho detto forse. I ticket del ristorante restano garantiti solo a chi lavora più di 8 ore. Non abbiamo intenzione di limitare i ticket. Piuttosto alzeremo la pensione a 65 anni dal 2027. Era già stata alzata? Ok, allora aboliremo i piccoli comuni, ma non le province. Aboliremo le province e ridurremo gli stipendi dei parlamentari immediatamente. Entro marzo una commissione proporrà di ridurre lo stipendio dei parlamentari.

Salve, siamo il nuovo governo. La crisi esiste, è sempre esistita, possibile che non ve ne siate accorti? Dovremo aumentare l’Irpef di 3 punti sopra i 75 mila euro. Ho detto 75 mila? Volevo dire 100 mila. Non toccheremo l’Irpef.

Va riaperto il tema dell’energia nucleare, ma sia chiaro: non si riapre il tema dell’energia nucleare.

Ridurremo i compensi dei politici. Non tocca al governo ridurre i compensi dei politici.

Noi faremo subito le liberalizzazioni. Contiamo di fare presto le liberalizzazioni. Speriamo di fare un giorno le liberalizzazioni.

Le frequenze tv all’asta? Non se n’è discusso. Metteremo all’asta le frequenze tv.

L’articolo 18 non è intoccabile. Chi ha parlato di toccare l’articolo 18?

Ah, bloccheremo le pensioni del ceto medio-basso. E quelle le blocchiamo davvero. E’ una questione di coerenza.


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. 2012, a svegliarci saranno i sogni
Inserito da: Admin - Dicembre 25, 2011, 11:30:25 am
24/12/2011

2012, a svegliarci saranno i sogni

MASSIMO GRAMELLINI

Il mio amico Joe Maya, esperto in profezie terrorizzanti, si è licenziato ieri da Wall Street per aprire un’agenzia di sopravvivenza, «Occupy Yourself». Occupa te stesso. A volte è più difficile che occupare una piazza. Mi ha mandato l’opuscolo pubblicitario.

«Caro compagno d’avventura, sono orgoglioso di anticiparti che il 2012 ti romperà le scatole. Non potrai più fare quello che hai sempre fatto. Se vorrai sopravvivere, sarai costretto a cambiare. Ho preparato una griglia di incroci che la vita ti getterà fra i piedi nei prossimi mesi. Gli incroci non li hai decisi tu, e questo si chiama destino. Ma quale strada prendere a ogni svolta dipende solo da te. E questa si chiama libertà. Protesta o subisci. Non credo sia più tempo di scrollare le spalle. Se ti tirano uno schiaffo, passati pure una parola di perdono sulla ferita. Ma non avere paura di urlare il tuo dolore.

Accetta o rifiuta. Il mondo è cambiato. Se non sei un cinese o un indiano, probabilmente in peggio. Per provare a cambiarlo daccapo, prima devi prenderlo com’è. Conosci la favola dei due topolini che un giorno non trovarono la fetta di formaggio al solito posto? Uno solo morì di fame: quello che restò ad aspettarla. Scappa o rimani. Puoi cercare altrove (ti suggerisco l’Australia per il clima e il Brasile per la compagnia) oppure cercarti dentro di te. A volte le scoperte più importanti si trovano a chilometro zero. Però ogni tanto alza le chiappe dal computer e azzarda una passeggiata fra gli umani. I sentimenti sono fatti di odori che neppure Jobs era riuscito a mettere in scatola. Delega o agisci. I politici non ti odiano e non ti vogliono bene: semplicemente se ne infischiano di te. Puoi provare a cambiarli, ma ricorda che non c’è limite al peggio, come disse un mio amico prima di conoscere Scilipoti. Oppure puoi provare a ricambiarli. Infischiandotene di loro. La nuova politica è il progetto che farai tu, associandoti con i tuoi simili per un obiettivo comune.

Diffida o credi. Puoi credere che tutto sia un complotto contro di te. Oppure credere in te. (Berlusconi riesce a fare entrambe le cose, ma è un caso unico). La prima strada è più sicura: troverai sempre qualcuno disposto a fornirti le prove della congiura. La seconda è piena di spifferi. Una via per eletti. Ti piacerebbe essere eletto, per una volta? Arretra o evolvi. Arretrare ha i suoi vantaggi, specie se ti trovi a un passo dal baratro. Evolvere ha il suo fascino: la perdita delle sicurezze può farti vincere un rischio, oltre il quale ci sei tu in un modo che adesso non puoi neanche immaginare. Scegli: avanti o indietro. Basta che ti muovi.

Rimpiangi o ricostruisci. Il torcicollo emotivo ha un effetto calmante sui pessimisti. Altri preferiscono guardare oltre le macerie. Il trucco è ripartire da un sogno piccolo. Aiuta a combattere la sensazione di non contare nulla e di non poter cambiare mai nulla, neanche se stessi». Sui deliri di Joe Maya non mi pronuncio. Ma l’ultima frase la sottoscrivo: non sono gli schiaffi a svegliarci, ma i sogni. E poiché il prossimo anno di schiaffi ne arriveranno parecchi, auguro a tutti un risveglio pieno di sogni.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9584


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vale la spesa
Inserito da: Admin - Dicembre 25, 2011, 11:32:45 am
24/12/2011

Vale la spesa

Massimo GRAMELLINI

Il droghiere è prostrato. Per Natale la signora Flavia non ha ordinato il solito antipasto di pesce, ma un’insalatina smorta che tenterà di abbronzare con una salsa a buon mercato. La signora Giuliana, vedova non allegra però benestante, ha confermato l’antipastone, ma per quanto abbia a cuore i destini del Paese non riuscirà mai a mangiare anche la porzione della signora Flavia. Si potrebbe raddoppiarle il prezzo in uno slancio di solidarietà, ma il rischio è che imbizzarrisca di sdegno, virando sull’insalatina pure lei.

La professoressa Maria sostiene che è meglio un antipasto di meno e un libro in più, ma il droghiere sembra scettico: a pancia vuota non legge bene nessuno. Il signor Davide, lavoratore a stipendio variabile tendente al nuvoloso, prevede che il prossimo Natale nel nostro quartiere sarà rimasto solo R. a ingozzarsi di pesce, perché lavora in nero e ne fa di tutti i colori. La calunnia, ammesso sia tale, suscita l’approvazione della clientela. Per tornare ricchi bisogna che i troppo ricchi diventino più poveri. E’ il partito della patrimoniale e ordina insalatina senza neanche la salsa. Poi ci sono quelli di «manette agli evasori» e si fanno incartare un sobrio prosciutto in gelatina per raffreddare gli ardori. Il liberale del vitel tonné, che sarei io, pensa che per mettere più soldi nelle tasche di Flavia e Davide bisogna abbassare le tasse. E per abbassare le tasse bisogna trasformare lo Stato. E per trasformare lo Stato bisogna ridurre gli sprechi e le caste in guerra tra loro. Ma questo discorso in Italia non emoziona mai nessuno. E’ rimasto ad ascoltarmi solo un salmone. Mi sa che faccio un leasing e me lo porto a casa per compagnia.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Giorgio Bocca: Non sono uno snob ma odio la gente
Inserito da: Admin - Dicembre 25, 2011, 11:49:38 pm
30/1/2010 (8:41) - «ANNUS HORRIBILIS»

Giorgio Bocca: "Non sono uno snob ma odio la gente"
   
Il giornalista: “Questa Italia è ladra e corrotta. Il popolo sovrano? E’ pronto a tutti i delitti”

MASSIMO GRAMELLINI

Il pessimismo allunga la vita. E mantiene dritta la schiena. Quella di Giorgio Bocca è drittissima, e non solo per metafora.
All’alba dei novant’anni l’arzillo catastrofista cuneese ha pubblicato un saggio dal titolo molto giorgiobocchesco - Annus Horribilis (Feltrinelli) - scritto in una lingua limpida e densa come i torrenti delle sue valli.

Prima pagina del libro e subito un cittadin per terra: Gianfranco Fini. La sinistra lo adotta e lei gli spara addosso?
«È il tipico carrierista che difende le forme della democrazia, ma nella sostanza permette al sultano di continuare a governare».

Bene, siamo partiti leggeri.
«Chi vuol fare carriera non dovrebbe mai dire quello che pensa. Nel 1948, ero alla Gazzetta del Popolo, mi chiesero per chi avrei votato al referendum. Ma per la Repubblica, risposi io, ingenuo. Stupore assoluto. La Sip, padrona del giornale, sapeva che la sinistra voleva nazionalizzare l'azienda e tifava per i monarchici. Da allora il direttore Caputo mi fece mangiare merda. Ogni notte in tipografia urlava: chi è il coglione che ha passato questa notizia? I colleghi si aprivano come il Mar Rosso e in mezzo rimanevo io… Il mondo è pieno di servi».

Lei se la prende molto con gli urlatori da talk show.
«L’avvocato Ghedini… Ogni volta che lo vedo mi contorco sulla sedia dalla rabbia. Potessi, lo strozzerei. Ti portano via la parola come delle iene. La tv è una rovina per la democrazia. Non insegna ad ascoltare, ma a urlare».

E naturalmente il grande burattinaio dello spettacolo resta Lui.
«Lui è un maestro in queste cose. Ricordo quando intervistai Craxi per le sue tv. Arriva Bettino e mi saluta con tono minaccioso: “Professore, come va?” Berlusconi sparì subito in regia. E guardando l’intervista capii poi il perché. Io ero ripreso sempre di nuca (cominciavo a essere un po’ calvo) e Craxi in primo piano, ridente e sfottente».

Lei ha sempre avuto un debole per il segretario socialista...
«È stato il Machiavelli della corruzione mentale degli italiani. Il suo celebre discorso alla Camera: siccome rubiamo tutti, non ruba nessuno».

I suoi seguaci dicono che ha pagato solo lui, non i capi comunisti.
«I leader del Pci non avevano bisogno di rubare: ricevevano i soldi dall’Urss. E poi per loro rubare era ancora un delitto. Adesso non c’è più differenza, se non che a destra si ruba in grande e a sinistra in piccolo. Non è tanto il denaro che li affascina, ma l'idea di farla franca. Durante il fascismo uno che rubava era fuori dalla società. A rubare erano pochissimi, Ciano, Farinacci. I piccoli gerarchi non rubavano».

La accuseranno di parlar bene dei fascisti, pur di parlar male dei contemporanei.
«Si era onesti perché c’era poco da rubare. La piccola borghesia aveva delle virtù. Poi i soldi hanno corrotto tutto. Conoscevo dei socialisti, a Cuneo, che facevano campagna elettorale in bicicletta. Dopo è arrivato Craxi e ho iniziato a vederli girare in automobile. Prima ai comizi bevevano vino acido. Poi davano banchetti».

Gli ex comunisti sembrano essersi adeguati.
«La fedeltà è una delle virtù civili. Sono un partigiano e resto fedele alla sinistra anche quando fa delle coglionerie. Perché ne fa… Il capolavoro è stata la Puglia. Quel D’Alema… Uno odioso a tutti, un piccolo gerarca. Questa sua fama di intelligenza che consiste nel fare sempre le mosse sbagliate».

E il sindaco della rossa Bologna inguaiato dall’amante?
«Mi sembrano piccoli peccati. Un tempo impensabili, perché c’era il controllo della classe operaia sul candidato. Ma ora la classe operaia non esiste più».

Immagino che il gossip le faccia venire l’orticaria.
«Signorini e Corona sono due personaggi che in una società normale la gente si vergognerebbe di far entrare in casa. Berlusconi ha capito che i peccati sessuali sono un’arma di potere. Fa politica con un giornale di gossip e così riesce a uccidere gli avversari. Guardi quel Boffo come è stato giustiziato».

Lì Signorini non c’entra. È stato «Il Giornale», oggi di Feltri e un tempo del suo amato nemico Montanelli.
«Montanelli era un attore, con tutti i difetti degli attori, ma una brava persona incapace di colpi bassi. Certo, un contaballe… Durante la resistenza, ha raccontato così tante balle sulla sua amicizia con i partigiani che alla fine i fascisti sono stati costretti a metterlo in galera. Però era un uomo dell’Italia onesta che non rubava».

E il suo successore?
«Di Feltri non penso niente, perché mi fa paura».

Giuliano Ferrara?
«Un altro pazzo, ma mi è simpatico. Il Foglio è l’unico giornale culturale che esista in Italia».

I terzisti?
«Fanno i finti tonti. Chi non sta né di qua né di là finisce inevitabilmente per andare di là. Perché non c’è mediazione possibile: i ladri sono ladri».

Nel libro cita una battuta di Confalonieri su Berlusconi. «È come Anteo, se lo butti a terra, moltiplichi le sue forze».
«Berlusconi è pericoloso perché è abile, furbo. Usa tutti i mezzi, anche quelli illeciti come la diffamazione. È un fondatore di imperi, la forza bruta del capitalismo che distruggerà il capitalismo. Dal punto di vista clinico, un megalomane. Quando lavoravo per lui ricordo le telefonate alle otto del mattino, la segretaria che prima di entrare nel suo ufficio mi obbligava a mettere la cravatta che teneva nel cassetto».

I veri tiranni preferiscono essere temuti più che amati.
«I megalomani vogliono essere amati anche dalle persone che atterriscono… Aveva una tale smania di ottimizzare tutto che un ex giocatore di basket lo seguiva con un cronometro manuale e prendeva il tempo delle sue conversazioni. Per cui tu eri lì che parlavi con Berlusconi e quello ogni trenta secondi ci interrompeva: Dottore, sono passati trenta secondi… Dottore, è passato un minuto…».

Si rassegni. Quell’uomo vuol essere amato ed è amato.
«Gli italiani invidiano chi ha un euro più di loro, ma oltre un certo livello di ricchezza l’atteggiamento cambia. Lo straricco è ammirato. Pensi all’Avvocato».

Lei non va matto per «la gente».
«Il popolo sovrano è pronto a tutti i delitti. La storia d’Italia l’hanno fatta le minoranze. I Mille di Garibaldi e della Resistenza, minoranze estreme che muovono un popolo egoista, grigio. È stata la Chiesa a diseducarlo con confessioni e giubilei. Della religione cattolica mi piace la pietas, non il perdono generalizzato».

Diranno che è uno snob.
«L’unico che tenta di esserlo è Sgarbi. Ma l’italiano è il contrario dello snob. Noi siamo melodrammatici».

Come la tv?
«La tv è una Filodrammatica: tutti nella vita recitano come se fossero in tv. La guardo molto. Spesso mi addormento davanti. Ormai è una ripetizione di tutto. Persino il cattivo gusto è diventato difficile da rinnovare».

I comici?
«Questi di Zelig non fanno proprio ridere. Neanche Macario mi faceva ridere. Totò sì, per le mosse da marionetta. E Sordi per il suo cinismo, certo non per l’umorismo. L’umorismo è sconosciuto agli italiani. È una specialità degli ebrei americani».

Cosa guarda, allora?
«Lo sport. Almeno il calcio è autentico».

Sicuro? Girano tanti di quei soldi anche lì.
«Ma almeno i calciatori corrono, si feriscono continuamente. Le partite sono vere».

E la sua Juve?
«Ciro Ferrara! L’allenatore non è il suo mestiere. Questa Juve non ha un gioco. A me piace quello del Genoa, Gasperini».

E Obama le piace? Il 2009 è stato abbastanza horribilis anche per lui.
«Ha una cattiva stampa, ma ce la mette tutta. Forse ha suscitato troppe speranze. È difficile imporre delle novità a un Impero: alla fine lì sono i militari che decidono».

Lo scrittore Martin Amis sostiene che ci sono troppi vecchi al mondo e propone un’eutanasia obbligatoria al compimento dei 70 anni. Lei ormai è fuori pericolo.
«Quell’idea c’era già in un racconto di Buzzati. Magari ci arriveremo. Mi sembra la grande vendetta di Hitler. Il dominio dei più forti sui più deboli».

Lei scrive, legge, si emoziona, si indigna, mangia con appetito. È davvero così terribile diventare vecchi?
«Quando ero giovane e forte avevo coraggio. Se ripenso a quei venti mesi di guerra vissuti come una splendida vacanza… Andavo in giro col mio fucile convinto di essere immortale. Adesso mi sento fragile e ho così paura di tutto che non esco quasi più di casa. La morte è una fregatura, ma l’immortalità non mi attira. La noia è micidiale a 90 anni, figuriamoci a 200».

Ai vecchi saggi si chiede di predire il futuro.
«Il genere umano sta andando verso l’autodistruzione. Siamo troppi e il mondo è troppo piccolo per noi».

In che cosa crede un pessimista universale?
«Nella dignità dell’uomo. I ladri sono degli stupidi che si fregano da soli».

Ci regali almeno una speranza. Anche piccola, la prego.
«Se viene di là, le offrirò l’unica cosa veramente buona che esiste al mondo. Un bicchiere di vino».

da - http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201001articoli/51733girata.asp


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Giorgio Bocca: "Non sono uno snob ma odio la gente"
Inserito da: Admin - Dicembre 27, 2011, 07:38:44 pm
30/1/2010 (8:41) - «ANNUS HORRIBILIS»

Giorgio Bocca: "Non sono uno snob ma odio la gente"

Giorgio Bocca pubblica il saggio Annus Horribilis

Annus Horribilis, Giorgio Bocca contro tutti
   
Il giornalista: “Questa Italia è ladra e corrotta.

Il popolo sovrano? E’ pronto a tutti i delitti”

MASSIMO GRAMELLINI

Il pessimismo allunga la vita. E mantiene dritta la schiena. Quella di Giorgio Bocca è drittissima, e non solo per metafora. All’alba dei novant’anni l’arzillo catastrofista cuneese ha pubblicato un saggio dal titolo molto giorgiobocchesco - Annus Horribilis (Feltrinelli) - scritto in una lingua limpida e densa come i torrenti delle sue valli.

Prima pagina del libro e subito un cittadin per terra: Gianfranco Fini. La sinistra lo adotta e lei gli spara addosso?
«È il tipico carrierista che difende le forme della democrazia, ma nella sostanza permette al sultano di continuare a governare».

Bene, siamo partiti leggeri.
«Chi vuol fare carriera non dovrebbe mai dire quello che pensa. Nel 1948, ero alla Gazzetta del Popolo, mi chiesero per chi avrei votato al referendum. Ma per la Repubblica, risposi io, ingenuo. Stupore assoluto. La Sip, padrona del giornale, sapeva che la sinistra voleva nazionalizzare l'azienda e tifava per i monarchici. Da allora il direttore Caputo mi fece mangiare merda. Ogni notte in tipografia urlava: chi è il coglione che ha passato questa notizia? I colleghi si aprivano come il Mar Rosso e in mezzo rimanevo io… Il mondo è pieno di servi».

Lei se la prende molto con gli urlatori da talk show.
«L’avvocato Ghedini… Ogni volta che lo vedo mi contorco sulla sedia dalla rabbia. Potessi, lo strozzerei. Ti portano via la parola come delle iene. La tv è una rovina per la democrazia. Non insegna ad ascoltare, ma a urlare».

E naturalmente il grande burattinaio dello spettacolo resta Lui.
«Lui è un maestro in queste cose. Ricordo quando intervistai Craxi per le sue tv. Arriva Bettino e mi saluta con tono minaccioso: “Professore, come va?” Berlusconi sparì subito in regia. E guardando l’intervista capii poi il perché. Io ero ripreso sempre di nuca (cominciavo a essere un po’ calvo) e Craxi in primo piano, ridente e sfottente».

Lei ha sempre avuto un debole per il segretario socialista...
«È stato il Machiavelli della corruzione mentale degli italiani. Il suo celebre discorso alla Camera: siccome rubiamo tutti, non ruba nessuno».

I suoi seguaci dicono che ha pagato solo lui, non i capi comunisti.
«I leader del Pci non avevano bisogno di rubare: ricevevano i soldi dall’Urss. E poi per loro rubare era ancora un delitto. Adesso non c’è più differenza, se non che a destra si ruba in grande e a sinistra in piccolo. Non è tanto il denaro che li affascina, ma l'idea di farla franca. Durante il fascismo uno che rubava era fuori dalla società. A rubare erano pochissimi, Ciano, Farinacci. I piccoli gerarchi non rubavano».

La accuseranno di parlar bene dei fascisti, pur di parlar male dei contemporanei.
«Si era onesti perché c’era poco da rubare. La piccola borghesia aveva delle virtù. Poi i soldi hanno corrotto tutto. Conoscevo dei socialisti, a Cuneo, che facevano campagna elettorale in bicicletta. Dopo è arrivato Craxi e ho iniziato a vederli girare in automobile. Prima ai comizi bevevano vino acido. Poi davano banchetti».

Gli ex comunisti sembrano essersi adeguati.
«La fedeltà è una delle virtù civili. Sono un partigiano e resto fedele alla sinistra anche quando fa delle coglionerie. Perché ne fa… Il capolavoro è stata la Puglia. Quel D’Alema… Uno odioso a tutti, un piccolo gerarca. Questa sua fama di intelligenza che consiste nel fare sempre le mosse sbagliate».

E il sindaco della rossa Bologna inguaiato dall’amante?
«Mi sembrano piccoli peccati. Un tempo impensabili, perché c’era il controllo della classe operaia sul candidato. Ma ora la classe operaia non esiste più».

Immagino che il gossip le faccia venire l’orticaria.
«Signorini e Corona sono due personaggi che in una società normale la gente si vergognerebbe di far entrare in casa. Berlusconi ha capito che i peccati sessuali sono un’arma di potere. Fa politica con un giornale di gossip e così riesce a uccidere gli avversari. Guardi quel Boffo come è stato giustiziato».

Lì Signorini non c’entra. È stato «Il Giornale», oggi di Feltri e un tempo del suo amato nemico Montanelli.
«Montanelli era un attore, con tutti i difetti degli attori, ma una brava persona incapace di colpi bassi. Certo, un contaballe… Durante la resistenza, ha raccontato così tante balle sulla sua amicizia con i partigiani che alla fine i fascisti sono stati costretti a metterlo in galera. Però era un uomo dell’Italia onesta che non rubava».

E il suo successore?
«Di Feltri non penso niente, perché mi fa paura».

Giuliano Ferrara?
«Un altro pazzo, ma mi è simpatico. Il Foglio è l’unico giornale culturale che esista in Italia».

I terzisti?
«Fanno i finti tonti. Chi non sta né di qua né di là finisce inevitabilmente per andare di là. Perché non c’è mediazione possibile: i ladri sono ladri».

Nel libro cita una battuta di Confalonieri su Berlusconi. «È come Anteo, se lo butti a terra, moltiplichi le sue forze».
«Berlusconi è pericoloso perché è abile, furbo. Usa tutti i mezzi, anche quelli illeciti come la diffamazione. È un fondatore di imperi, la forza bruta del capitalismo che distruggerà il capitalismo. Dal punto di vista clinico, un megalomane. Quando lavoravo per lui ricordo le telefonate alle otto del mattino, la segretaria che prima di entrare nel suo ufficio mi obbligava a mettere la cravatta che teneva nel cassetto».

I veri tiranni preferiscono essere temuti più che amati.
«I megalomani vogliono essere amati anche dalle persone che atterriscono… Aveva una tale smania di ottimizzare tutto che un ex giocatore di basket lo seguiva con un cronometro manuale e prendeva il tempo delle sue conversazioni. Per cui tu eri lì che parlavi con Berlusconi e quello ogni trenta secondi ci interrompeva: Dottore, sono passati trenta secondi… Dottore, è passato un minuto…».

Si rassegni. Quell’uomo vuol essere amato ed è amato.
«Gli italiani invidiano chi ha un euro più di loro, ma oltre un certo livello di ricchezza l’atteggiamento cambia. Lo straricco è ammirato. Pensi all’Avvocato».

Lei non va matto per «la gente».
«Il popolo sovrano è pronto a tutti i delitti. La storia d’Italia l’hanno fatta le minoranze. I Mille di Garibaldi e della Resistenza, minoranze estreme che muovono un popolo egoista, grigio. È stata la Chiesa a diseducarlo con confessioni e giubilei. Della religione cattolica mi piace la pietas, non il perdono generalizzato».

Diranno che è uno snob.
«L’unico che tenta di esserlo è Sgarbi. Ma l’italiano è il contrario dello snob. Noi siamo melodrammatici».

Come la tv?
«La tv è una Filodrammatica: tutti nella vita recitano come se fossero in tv. La guardo molto. Spesso mi addormento davanti. Ormai è una ripetizione di tutto. Persino il cattivo gusto è diventato difficile da rinnovare».

I comici?
«Questi di Zelig non fanno proprio ridere. Neanche Macario mi faceva ridere. Totò sì, per le mosse da marionetta. E Sordi per il suo cinismo, certo non per l’umorismo. L’umorismo è sconosciuto agli italiani. È una specialità degli ebrei americani».

Cosa guarda, allora?
«Lo sport. Almeno il calcio è autentico».

Sicuro? Girano tanti di quei soldi anche lì.
«Ma almeno i calciatori corrono, si feriscono continuamente. Le partite sono vere».

E la sua Juve?
«Ciro Ferrara! L’allenatore non è il suo mestiere. Questa Juve non ha un gioco. A me piace quello del Genoa, Gasperini».

E Obama le piace? Il 2009 è stato abbastanza horribilis anche per lui.
«Ha una cattiva stampa, ma ce la mette tutta. Forse ha suscitato troppe speranze. È difficile imporre delle novità a un Impero: alla fine lì sono i militari che decidono».

Lo scrittore Martin Amis sostiene che ci sono troppi vecchi al mondo e propone un’eutanasia obbligatoria al compimento dei 70 anni. Lei ormai è fuori pericolo.
«Quell’idea c’era già in un racconto di Buzzati. Magari ci arriveremo. Mi sembra la grande vendetta di Hitler. Il dominio dei più forti sui più deboli».

Lei scrive, legge, si emoziona, si indigna, mangia con appetito. È davvero così terribile diventare vecchi?
«Quando ero giovane e forte avevo coraggio. Se ripenso a quei venti mesi di guerra vissuti come una splendida vacanza… Andavo in giro col mio fucile convinto di essere immortale. Adesso mi sento fragile e ho così paura di tutto che non esco quasi più di casa. La morte è una fregatura, ma l’immortalità non mi attira. La noia è micidiale a 90 anni, figuriamoci a 200».

Ai vecchi saggi si chiede di predire il futuro.
«Il genere umano sta andando verso l’autodistruzione. Siamo troppi e il mondo è troppo piccolo per noi».

In che cosa crede un pessimista universale?
«Nella dignità dell’uomo. I ladri sono degli stupidi che si fregano da soli».

Ci regali almeno una speranza. Anche piccola, la prego.
«Se viene di là, le offrirò l’unica cosa veramente buona che esiste al mondo. Un bicchiere di vino»

da - http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201001articoli/51733girata.asp


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La forza motivante
Inserito da: Admin - Gennaio 02, 2012, 03:09:52 pm
2/1/2012

La forza motivante

Massimo GRAMELLINI

Dalle profezie di sventura che gravano sul 2012 (non mi riferisco ai Maya, ma agli economisti) ci salveranno soltanto i vecchi. Chiedo scusa, i diversamente giovani, protagonisti di una rivoluzione di cui non colgono ancora la portata, ma che finirà sui libri di storia perché mai erano stati così tanti e, nonostante gli acciacchi, così in salute. Fin quando rappresentavano una minoranza, gli anziani potevano smettere di lavorare, rifugiarsi negli hobby a scarso dispendio energetico, rintanarsi sulla poltrona buona del salotto per pontificare sulla decadenza dei costumi. Ora che sono maggioranza, non più. Devono contrastare le leggi di natura e darsi una mossa. Come il marito novantenne della regina Elisabetta che all’indomani di un intervento a cuore aperto è andato alla messa di Capodanno a piedi (anche se lui, va detto, negli 89 precedenti non aveva sgobbato un granché).

Ai diversamente giovani del 2012 non si chiede solo di mantenere nipoti e figli falciati dalla crisi, ma di rovesciare una traiettoria esistenziale. Sono i primi anziani della storia umana a non potersi permettere il lusso di contemplare il passato. Devono ancora occuparsi del futuro. Altrimenti chi? Gli effettivamente giovani sono pochi, penalizzati, avviliti. Gli adulti, inadeguati e confusi. Solo l’esercito sterminato dei Div. Giov. ha i mezzi caratteriali, economici e ormai anche fisici per indicarci il prossimo orizzonte comune. Quella «forza motivante» di cui hanno appena parlato Ratzinger e Napolitano, arzilli esponenti della categoria.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se il cinepanettone diventa realtà
Inserito da: Admin - Gennaio 05, 2012, 07:47:59 pm
5/1/2012

Se il cinepanettone diventa realtà

Massimo GRAMELLINI

Gli economisti del mondo intero sono già in viaggio con i Re Magi verso Cortina d’Ampezzo per visitare la culla del nuovo miracolo italiano. Stavolta la realtà ha superato il cinepanettone.

I dati dell’Agenzia delle Entrate riferiti al prodotto interno lordo del 30 dicembre descrivono una crescita impetuosa.

Farcita di percentuali che si impennano da un anno all’altro e addirittura - ecco la grandezza di questo indomito Paese - da un giorno all’altro. Ristoranti: più 300% rispetto al Capodanno precedente e più 110% rispetto al 29 dicembre. Beni di lusso: più 400 e più 106.

La sera del 29 Cortina languiva ancora, fra strade spoglie e locali deserti. I commercianti erano andati a letto distrutti. L’universo rideva di loro. Li dava per spacciati. Ma nella notte è partita la riscossa e l’alba sulle Dolomiti è stata salutata dal canto dei registratori di cassa che sputavano scontrini come petardi e dondolavano fatture fiscali come palline dell’albero di Natale.

Qualche maligno penserà che il nuovo boom sia rimasto circoscritto ai cortinesi. Niente di più falso. I generosi valligiani lo hanno voluto condividere con centinaia di turisti approdati in città la sera prima, probabilmente su slitte di fortuna. Il mattino del 30 quei derelitti si sono svegliati a bordo di una Porsche. Lavoratori che dichiaravano di guadagnare mille euro netti al mese o, peggio, di appartenere a società sull’orlo del fallimento. E’ giusto che la tanto sospirata crescita abbia premiato anzitutto i più bisognosi.

Come in ogni impresa eroica, anche nel supercinepanettone di Cortina non mancano episodi apparentemente inspiegabili che la mente semplice degli uomini derubrica a miracoli. Un commerciante, per esempio, ha venduto oggetti di lusso per un milione e mezzo senza che ne rimanesse traccia nei documenti fiscali. Ma io diffido delle spiegazioni extrasensoriali. Semplicemente gli si sarà rotta la biro. O la stampante del computer, cribbio.

Gli esperti in arrivo a Cortina dovranno spiegarci le ragioni di questo boom abbastanza inatteso. Cosa potrà mai essere successo, nel breve volgere di una notte, per raddoppiare gli incassi dei ristoranti, i guadagni degli alberghi, le entrate delle gioiellerie? Sono sul tavolo diverse ipotesi. C’è chi attribuisce il merito della svolta a una folata improvvisa di ottimismo, diffusa nell’aria da qualche sciatore berlusconiano in discesa libera. Altri tirano in ballo una profezia finora sconosciuta dei Maya: il 30 dicembre 2011 l’asse della Terra si sarebbe allineato per un attimo con il bancomat della piazza principale di Cortina, producendo una serie di effetti a catena, fra i quali la trasformazione delle utilitarie in bolidi superaccessoriati. Ma esiste anche una teoria più eccentrica. Per tutta la giornata del 30 qualcuno avrebbe visto aggirarsi fra i ristoranti e le gioiellerie un gruppo di alieni in divisa da finanzieri. La semplice presenza di questi simpatici visitatori avrebbe stimolato l’economia, meglio della Fase 2 del governo Monti.

Resta da capire il perché dell’ingratitudine dei cortinesi. I quali, sindaco in testa, invece di ringraziare gli alieni per il supporto morale, li hanno duramente contestati. Un autentico mistero. Chiederò lumi a qualche persona di rinomata sobrietà. Magari a Schifani, Rutelli e Casini, che dopo aver visto in tv il messaggio di Napolitano sulla necessità dei sacrifici sono saltati sul primo aereo per andare a sacrificarsi in un resort delle Maldive.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non lasciamoci mangiare
Inserito da: Admin - Gennaio 07, 2012, 11:13:11 am
3/1/2012



Massimo GRAMELLINI

Un concessionario di moto s’impicca perché non riesce più a pagare i suoi dipendenti. Un pensionato si lancia dal balcone dopo aver ricevuto una lettera in cui l’Inps gli chiede indietro 5000 euro. E’ la Spoon River quotidiana di una crisi che più ancora dei poveri colpisce gli impoveriti, gettando nel panico coloro che si ritrovano sbalzati all’improvviso in una condizione di incertezza e non reggono all’onta di perdere il posto, l’azienda, la casa, la faccia.

Lo riconosco, è anche colpa mia. Sto maneggiando la paura con troppa scioltezza. E ogni racconto dello sfacelo in corso, pur sacrosanto, diventa un mattone di quel muro d’angoscia contro cui vanno a sbattere le menti più disperate. Anni di ottimismo becero e falsamente gaudioso hanno prodotto per reazione un realismo cupo e senza sbocchi, mentre è proprio in questi momenti che accanto ai ragionieri servirebbero i poeti. Possibilmente non apocalittici. Ormai i notiziari sono bollettini di guerra: tasse, licenziamenti, recessione. La radiografia della realtà, finalmente. Ma le radiografie, da sole, non hanno mai guarito nessuno. Ci vogliono le ricette. E le ricette migliori restano le storie di chi è riuscito a guarire. Indignarsi è sempre meglio che deprimersi. Ma meglio ancora è evolvere, andare avanti. «Questa società mangia tutti» ha detto il parroco ai funerali del concessionario impiccato. Come la paura. Prometto che d’ora in avanti il sottotitolo implicito di ogni mio articolo sarà: non lasciamoci mangiare.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. All'armi siam sofisti
Inserito da: Admin - Gennaio 07, 2012, 11:21:37 am
7/1/2012

All'armi siam sofisti

Massimo GRAMELLINI

La linea l’hanno data Fabrizio Cicchitto e Massimo Boldi, uno dei quali è un comico, anche se non ricordo più chi. Stanare i nullatenenti con Porsche al seguito è un comportamento da Stato di polizia. Come no? Negli Stati Uniti li mettono in galera, ma evidentemente laggiù c’è una dittatura. Non solo: secondo Boldi (o Cicchitto?) si tratterebbe di un colossale abbaglio, perché gli evasori di Cortina sono poveracci che affittano il lusso a rate. Che storia commovente. Ci chiederanno una colletta per pagare il leasing della fuoriserie?

Ormai questa tecnica di difesa dell’indifendibile ha raggiunto vette da far impallidire i sofisti dell’antica Grecia. Se uno viene intercettato mentre truffa, loro non si indignano per la truffa, ma per l’intercettazione. Se ti lamenti di chi ha svaligiato una banca, ti rispondono: parli proprio tu che ai tempi dell’asilo rubasti lo zucchero filato? Se la Finanza bussa a Cortina, si scandalizzano perché non è andata a Capri: forse perché a Capodanno non c’era lo stesso numero di turisti, essendosi dimenticati di sparare la neve artificiale sui faraglioni? Se si cercano i soldi disonesti dove ne girano di più, si strilla contro la caccia al ricco. E se Monti cerca di stanare gli evasori, lo si accusa di non averne titolo, dato che a Capodanno ha mangiato il cotechino a Palazzo Chigi. Assistiamo al delirio scomposto di gente che ha perso il contatto con i propri elettori e lettori. Dovrebbero sapere che al piccolo borghese che vota Lega o Pdl i furbetti di Cortina stanno sulle scatole. Persino più che a qualche corifeo della sinistra, che magari a Cortina ci è pure andato.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Farina di Brecht
Inserito da: Admin - Gennaio 10, 2012, 10:22:37 am
10/1/2012

Farina di Brecht

Massimo GRAMELLINI

Simone Farina è un calciatore di serie B che ha rinunciato a duecentomila euro per truccare una partita, denunciando il tentativo di corruzione alla magistratura. Un cittadino esemplare, si sarebbe scritto una volta. Ma adesso a fare il proprio dovere si diventa direttamente eroi. L’eterno presidente del calcio mondiale Joseph Blatter lo ha nominato ieri ambasciatore del fair play, che è come se Lady Gaga assegnasse i certificati di castità alle Orsoline.

Intendiamoci. Nessuna intenzione di sminuire la portata dell’evento. In questa fase di convalescenza dal bunga bunga la nostra immagine internazionale necessita di una lucidata e nulla può smacchiarla in profondità meglio di un esempio di serietà e pulizia. Eppure c’è qualcosa di stonato. Non in Farina, che sembra anzi il più imbarazzato di tutti. Ma in coloro che lo esaltano come un essere sovrumano, con ciò ammettendo implicitamente che i comportamenti onesti non rappresentano più la normalità, ma l’eccezione. Di questo passo cominceremo a premiare il politico che non ruba, lo sportivo che non si dopa, l’impiegato che non si mette in mutua per andare a fare la spesa, il cassiere del bar che strimpella sinfonie di scontrini, l’automobilista che si arresta davanti alle strisce, il genitore che dà ragione all’insegnante invece che al pargolo, il banchiere che presta soldi a un giovane promettente invece che a un altro banchiere. «Sventurato il popolo che ha bisogno di eroi», sosteneva Brecht. E non conosceva ancora Blatter.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. SuperMario l'italiano
Inserito da: Admin - Gennaio 11, 2012, 11:42:35 am
11/1/2012

SuperMario l'italiano

Massimo GRAMELLINI

Si può raccontarla così: l’uomo più potente d’Europa solca il traffico romano al volante di una semplice utilitaria, senza auto blu al seguito. Oppure cosà: il presidente della Bce parla al telefono mentre guida, senza indossare la cintura di sicurezza (sarebbero 700 euro di multa e 10 punti in meno sulla patente). Gli allergici a Silviolandia si sperticheranno in elogi per la sobrietà di Mario Draghi, contrapponendola alla sguaiataggine crapulona da cui proveniamo. Invece i nostalgici metteranno sullo stesso piano, con allegra disinvoltura, le infrazioni del codice della strada ai lati oscuri del passato regimetto. A me, per una volta, l’inflessibile Draghi sembra un italiano come tanti. Moltissimi italiani viaggiano in utilitaria e, pur essendo fondamentalmente perbene, commettono ogni giorno una certa quantità di peccati veniali o comunque da loro considerati tali.

Appena mettono piede all’estero si adeguano alle regole ferree del luogo con una mansuetudine che tracima nel conformismo. Ma varcato di nuovo il confine, guizzano in bocca alle vecchie abitudini, diventando subito meno seri e però anche un po’ meno tristi.

Temevamo che il rigore lugubre di Francoforte avesse guastato SuperMario. Siamo sollevati nel vedere che l’aria di Roma lo ha rilassato.

da - LASTAMPA.IT


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La parabola del cattivo
Inserito da: Admin - Gennaio 12, 2012, 12:20:17 pm
12/1/2012

La parabola del cattivo

Massimo GRAMELLINI

Da noi funziona così. All’inizio sei Francesco Maria De Vito Piscicelli, imprenditore con faccia comica o crudele, dipende dalla foto, e vieni intercettato al telefono mentre ridacchi del terremoto dell’Aquila propiziatore di appalti. Diventi l’orco, il cattivo per antonomasia, il simbolo della cricca di affaristi che si disputa le briciole più grosse del banchetto della politica. Ti viene l’ulcera, finisci per qualche tempo in galera, poi cerchi di farti dimenticare, ma rovini tutto atterrando con l’elicottero sulla spiaggia di Ansedonia per portare la mamma a mangiare il pesce. Cominci impercettibilmente a spostarti verso la redenzione: diventi un pentito e inguai un sottosegretario dallo sguardo triste e dal cognome Malinconico, confessando di avergli pagato il conto di un albergo da signori al solo scopo di compiacere un amico.

Smessi i panni dell’orco, inizi il percorso di avvicinamento al ruolo più ambito: quello della vittima. Rilasci interviste dove ti dipingi come un onesto lavoratore spremuto da gente senza scrupoli, «non le dico la volgarità delle richieste, i ricatti». Un brav’uomo a cui hanno tolto tutto: gli appalti, il porto d’armi, persino la licenza per l’elicottero.

La parabola è quasi completa. Non ti rimane che l’ultimo passo: da imputato ergerti a giudice che pontifica contro il sistema di cui fa parte. Anche lo sghignazzo sul terremoto si trasforma in una prova del complotto ai tuoi danni. «Mi hanno crocefisso per una battuta» dici. E magari a questo punto vorresti pure l’applauso.

Be’, il mio non lo avrai.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Meglio ipocriti che abbronzati
Inserito da: Admin - Gennaio 13, 2012, 05:16:55 pm
13/1/2012

Meglio ipocriti che abbronzati

Massimo GRAMELLINI

Prima di Natale un imprenditore famoso mi disse: «Quest’anno ho abolito il turismo esotico. Non è il momento di farsi vedere in giro abbronzati». Aveva fiutato l’aria. In effetti non si placa il mal di pancia del cittadino semplice per le vacanze dei politici alle Maldive. A incrementarlo sono le foto che ritraggono Schifani e Rutelli su un atollo mentre brindano con champagne di marca e le dichiarazioni della compagna del sub Fini a proposito della fatica di perlustrare ogni giorno la barriera corallina. Non c’è nulla di male nel fraternizzare con un avversario (per quanto un tifoso della Roma non sarebbe stato felicissimo di vedere Totti, anche lui alle Maldive, mentre brinda con Lotito), né nell’andare in vacanza in un resort che costa come tanti altri luoghi di villeggiatura considerati meno offensivi dal popolo votante. Si tratta però di una colossale dimostrazione di insensibilità. E le giustificazioni dei vacanzieri («Era il viaggio di nozze che non avevamo mai fatto», «Sessant’anni non si compiono tutti gli anni») confermano che questa gente ha perso ogni aggancio con la realtà. Quando c’è una tragedia, la festa si ferma. E oggi per milioni di italiani il presente è una tragedia. Chi può ancora far festa deve almeno avere la delicatezza di divertirsi sotto traccia. In questo momento l’ostentazione è il peggiore dei vizi. Specie se chi ostenta fa un mestiere che gode di vasto discredito sociale.

La moglie di Rutelli ha accusato i critici di ipocrisia. Può darsi. Ma c’è qualcosa che irrita molto più dell’ipocrisia. È la mancanza di rispetto.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Addio allo scrittore Carlo Fruttero
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2012, 11:35:26 am
Cultura

15/01/2012 - lutto nel mondo DELLA CULTURA

Addio allo scrittore Carlo Fruttero

Carlo Fruttero era nato a Torino il 19 settembre 1926

Fruttero, leggero e pieno di idee

di M. Gramellini

Giornalista e giallista in coppia con Lucentini, è morto a 85 anni nella sua casa di Castiglioncello


Torino

Si è spento nella sua casa a 85 anni lo scrittore e traduttore Carlo Fruttero. Se n'è andato oggi pomeriggio, accanto a lui c'era la figlia Maria Carla. Il funerale si terrà mercoledì o giovedì a Castiglione, dove verrà anche sepolto.

"Papà resterà qui - ha spiegato Maria Carla - perché in questa terra ha scelto di restare fino all'ultimo e perché aveva un rapporto molto forte con questo paese che gli è stato sempre molto vicino in tutti questi anni".

Le esequie verranno celebrate nella sala consiliare della biblioteca comunale dedicata a Italo Calvino. E proprio di fronte a Calvino, di cui era stato grande amico, verrà sepolto Fruttero, che amava dire: "Così prenderemo il té insieme anche nell'aldilà".

Il suo nome, come gran parte della sua produzione letteraria, è legato a quello di Franco Lucentini, che dal 1952 con lui diede vita a un lungo sodalizio artistico e di amicizia. Insieme hanno firmato innumerevoli collaborazioni giornalistiche e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, molto amati dal pubblico. Tra questi anche “La donna della domenica”, portato sul grande schermo da Luigi Comencini nel 1975 e più recentemente dal Giulio Base. Sempre in coppia, Fruttero e Lucentini hanno anche diretto dal 1961 al 1986 la collana di fantascienza “Urania”, edita da Mondadori.

Dopo la morte del collega e amico nel 2002, una pausa lunga quattro anni, il cui silenzio è stato interrotto con “Donne informate sui fatti”, finalista del Premio Campiello 2007, e “Ti trovo un po' pallida”, sempre per Mondadori. Vincitore nel 2007 del Premio Chiara e nel 2010 del Premio Campiello, entrambi alla carriera, era tornato un anno fa in libreria con l’ultimo lavoro, “Mutandine di chiffon” e “La patria, bene o male”, scritto a quattro mani con Massimo Gramellini.

da - http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/438349/


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La prevalenza dello Schettino
Inserito da: Admin - Gennaio 17, 2012, 10:54:31 am
17/1/2012

La prevalenza dello Schettino

Massimo GRAMELLINI

C’erano voluti due mesi per ritornare all’onor del mondo. Due mesi di loden e manovre, di noia e ricevute fiscali. Due mesi per nascondere i politici di lungo corso sotto il tappeto o in un resort delle Maldive. Due mesi per far dimenticare il peggio di noi: la faciloneria, la presunzione, la fuga dalle responsabilità. E invece con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri, il luogo comune servito caldo nei telegiornali americani, il pretesto per un litigio fra due politici francesi (francesi!), uno dei quali ieri accusava l’altro di essere «come quei comandanti che sfiorano troppo la costa e mandano la loro barca contro gli scogli».

Mi auguro che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero: anche i capri espiatori hanno diritto a uno sconto. Ma se fosse vero solo la metà, saremmo comunque in presenza di un tipo italiano che non possiamo far finta di non conoscere. Più pieno che sicuro di sé. Senza consapevolezza dei doveri connessi al proprio ruolo. Uno che compie delle sciocchezze per il puro gusto della bravata e poi cerca di nasconderle ripetendo come un mantra «tutto bene, nessun problema» persino quando la nave sta affondando, tranne essere magari il primo a scappare, lasciando a mollo coloro che si erano fidati di lui. Mi guardo attorno, e un po’ anche allo specchio, e ogni tanto lo vedo. Parafrasando Giorgio Gaber, non mi preoccupa lo Schettino in sé, mi preoccupa lo Schettino in me.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'unico eroe
Inserito da: Admin - Gennaio 18, 2012, 12:22:51 pm
18/1/2012

L'unico eroe

Massimo GRAMELLINI

Un capro espiatorio per sfogare la rabbia, un eroe senza macchia per placarla. E’ la formula un po’ stucchevole delle storie italiane al tempo della crisi. Anche nel dramma del Giglio la realtà è stata immediatamente diluita in un fumetto.

Servivano un’immagine evocativa (la nave sdraiata su un fianco, simbolo del Paese alla deriva) e uno Schettino che riempisse il vuoto lasciato da Berlusconi alla casella Figuracce & Bugie e assommasse su di sé l’orrore del mondo (ieri il Tg5 ha definito i suoi tratti fisici «lombrosiani» e il Tg3 lo mostrava in smoking come il comandante di «Love Boat» per suggerire maliziosamente la sua inconsistenza morale, quando TUTTI i comandanti di una crociera indossano lo smoking, nelle serate di gala). Mancava ancora il buono, che nella trama assolve al compito cruciale di riscattare l’onore ferito della collettività, fortificandola nell’illusione di essere migliore di quanto non sia. Adesso anche il buono c’è.

Ovviamente facciamo tutti il tifo per De Falco, il capo assertivo della Capitaneria di Livorno che nella ormai celebre telefonata ordina al comandante Schettino, già inscialuppatosi verso la riva, di tornare sulla nave e comportarsi da uomo. (Ordine vano, peraltro, come quasi tutti gli ordini dati in Italia, perché Schettino gli dice di sì e poi continua a scappare).

Eviterei però il gioco insistito dei paragoni: l’eroe contrapposto al vigliacco, l’italiano buono all’italiano cattivo, fino all’urlo autoassolutorio che ho letto su un blog: «Io sono De Falco». Anch’io. Anche Schettino, credetemi, se fosse stato sulla poltrona di De Falco sarebbe stato De Falco e avrebbe dato ordini perentori al se stesso vigliacco che tremava in mezzo al mare per la paura di morire.

Non voglio togliere meriti al valido ufficiale della Capitaneria, ma contesto l’abuso del termine «eroe», che in un’epoca che ha smarrito il significato delle parole viene appuntata sul petto di chiunque fa semplicemente il proprio dovere: rifiutando una mazzetta se è un funzionario pubblico, denunciando un giro di scommesse se è un calciatore, assumendosi le proprie responsabilità se esercita un ruolo di responsabilità. Dall’Iliade a Harry Potter, l’eroe è colui - soltanto colui - che mette a repentaglio la propria vita. E non perché la disprezza (quello è il fanatico), ma perché è disposto a sacrificarla in nome di un valore più elevato: l’amore (a-mor, oltre la morte).

Non escludo che l’ottimo De Falco sarebbe stato un eroe: il destino non gli ha consentito di mettersi alla prova. Dubito che lo sarei stato io e tanti altri che disputano sulla viltà di Schettino. Per me nella storiaccia del Giglio esistono persone inadeguate e altre adeguate, ma un unico vero eroe. Il commissario di bordo che con la gamba spezzata ha continuato a salvare le vite degli altri.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dagli all'evasore
Inserito da: Admin - Gennaio 25, 2012, 10:05:50 am
24/1/2012

Dagli all'evasore

Massimo GRAMELLINI

Fra i pochi effetti positivi (Monti direbbe: «Non del tutto negativi») di questa crisi Fine di Mondo c’è il cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti degli evasori. Fino a qualche tempo fa, intorno agli evasori luccicava ancora quell’alone di rispetto confinante con l’invidia che nel nostro Paese circonda sempre i furbi quando mettono in pratica le trasgressioni che gli altri osano soltanto immaginare. Rubare allo Stato non era percepito come un furto. Non più di quanto lo sia depredare l’accampamento nemico durante una guerra. L’evasore si ammantava di ideali libertari: il rifiuto di piegarsi al sopruso di un potere straniero. Quando c’è da dare e non da prendere, lo Stato in Italia non siamo mai noi, ma qualcun altro.

Poi è arrivata la crisi e abbiamo capito che le tasse non servono solo a finanziare le cricche corrotte e sprecone (Monti direbbe «non del tutto frugali») dei politici, ma anche a tenere in piedi la baracca. Che ogni euro evaso significa un servizio in meno negli ospedali e per la strada. E che quell’euro mancante, non potendo più gravare sul debito pubblico, d’ora in poi dovrà essere compensato da una nuova imposta. Così l’invidia si è trasformata in disprezzo e rabbia. Specie verso quegli evasori totali, ieri ne sono stati scoperti altri 7500, che non evadono per sopravvivere ma per continuare a spassarsela sulle spalle di chi non ce la fa più. A uno di questi eroi in disgrazia è stato sequestrato un cavallo da corsa, figlio di Varenne: ora trotta per lo Stato. Io avrei preferito veder trottare il proprietario in qualche lavoro socialmente utile.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Anonima sfigati
Inserito da: Admin - Gennaio 25, 2012, 10:45:25 pm
25/1/2012

Anonima sfigati

Massimo GRAMELLINI

Se non sei laureato a 28 anni, sei uno sfigato. (Se non lo sei neppure a 40, fondi la Lega Nord). La colorita scomunica del Fuoricorso (parentesi esclusa) è scappata di bocca al viceministro Michel Martone, suscitando entusiasmo fra i «coloristi» dei giornali, in astinenza dai tempi di Brunetta, e dispetto in qualche altro a causa di una certa incompletezza. Il viceministro infatti si è dimenticato di aggiungere che a 28 anni sei uno sfigato se oltre a fingere di studiare non fai un tubo, a parte lamentarti. Avrebbe dovuto dirlo - lui figlio di papà e quindi privilegiato - per una forma di rispetto verso i tanti studenti lavoratori che a 28 anni sono ancora chini sui libri non per pigrizia, ma per mancanza di qualcuno in grado di mantenerli all’università.

Se poi volessimo marchiare con la lettera scarlatta della «sfigaggine» tutti coloro che intorno a questo problema si comportano male senza provare vergogna, la lista potrebbe utilmente cominciare da quegli imprenditori e liberi professionisti che non assumono chi si è laureato in perfetto orario, ma il figlio dell’amico degli amici che magari si è laureato a 28 anni, in una sede oscura, pagandosi gli esami. E continuare con quei professori universitari che invece di pungolare i fuoricorso cercano in ogni modo di scoraggiare i secchioni: sfruttandoli, umiliandoli e facendoli sentire, loro sì, degli sfigati. Infine dovrebbe comprendere chi, politici in testa, ha ridotto l’università a un esamificio, la società a un gerontocomio e la famiglia a un ricovero di sfigati in cerca d’autore.


da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'invasione degli usignoli
Inserito da: Admin - Gennaio 26, 2012, 09:04:13 am
26/1/2012

L'invasione degli usignoli

Massimo GRAMELLINI

Aiuto, li sto perdendo. Sono i colleghi più cari, gli amici di una vita. Quelli con cui fino all’altroieri potevo scambiare un sano pettegolezzo all’orecchio o uno sguardo d’intesa durante le riunioni. Ora cerco i loro occhi e non li trovo più: sono curvi sul cellulare, con i pollici a forma di sogliola, per digitare ossessivamente dieci, cento, mille tweet (cinguettii). Cosa sono i tweet?, si starà chiedendo qualche lettore arcaico che avrei quasi voglia di abbracciare. Sono degli sms, ma invece di arrivare a un solo destinatario finiscono in simultanea su migliaia di telefonini. Se prima Pippo mandava a stendere Pippa in privato, adesso l’intera comunità degli usignoli può godersi lo spettacolo. Naturalmente su Twitter si parla soprattutto di cose serie. Per esempio si segnalano libri che nessuno avrà tempo di leggere perché per farlo bisognerebbe staccare di tanto in tanto gli occhi da Twitter. Come il giornalista, anche il cinguettatore non vive ma cinguetta il proprio vissuto. E oltre a cinguettare riceve i cinguettii di tutti gli altri, rivivendo così ogni giorno la frustrazione già mirabilmente espressa da Troisi: «I libri non li raggiungo mai, pecché io sono uno a leggere mentre loro sono milioni a scrivere».

Scherzavo. In realtà Twitter è: a) un giornale personalizzato di cui si è direttori e lettori al tempo stesso, b) una fonte inesauribile di stimoli, c) un passatempo superficiale per maschi nevrotici, compulsivi e ossessivi. Una di queste tre definizioni appartiene a mia moglie, indovinate quale.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ius primae navis
Inserito da: Admin - Gennaio 27, 2012, 03:28:59 pm
27/1/2012

Ius primae navis

Massimo GRAMELLINI

Una bella notizia, finalmente, e ne sono debitore al nostro inviato al Giglio, Chiarelli. Temevo che il plastico della Concordia che da giorni bordeggia fra le poltrone di «Porta a Porta» fosse un falso ispirato al modellino della vasca da bagno di Cogne. Avevo letto che il plastico originale, rigorosamente in scala, era stato collocato sull’isola, nel centro operativo dei vigili del fuoco, per fornire informazioni logistiche ai sommozzatori prima delle immersioni. Possibile che privilegino l’opera di salvataggio alle esigenze televisive? - mi ero chiesto con stupore. Infatti non era possibile. Gli armatori hanno concesso il plastico della Concordia a Vespa. Ai vigili del fuoco hanno rifilato quello della nave gemella, la Serena. Tanto, si sono detti, per i sommozzatori non cambia niente. Mentre cambia moltissimo per la tv, poiché solo su uno dei due modellini campeggia il nome sinonimo di audience: Concordia.

I sommozzatori, gente rude e all’antica, non l’hanno presa benissimo. Pare siano ancora fissati con la teoria secondo cui la realtà viene prima della finzione e salvare le persone resta più importante che intervistarle in tv. Ma sono rimasti gli unici a pensarla così: persino la Protezione Civile non ha avuto nulla da obiettare sul fatto che a Vespa spettasse lo ius primae navis. A proposito: il parroco di Besana Brianza aveva raccontato ai fedeli che sarebbe andato in ritiro spirituale per una settimana e invece sapete dov’era? In crociera sulla Concordia. Quella nave tragicomica che non può risollevarsi né affondare sta diventando ogni giorno di più l’autobiografia della nazione.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1127&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Evado dopo di lui
Inserito da: Admin - Gennaio 30, 2012, 12:00:44 pm
30/1/2012

Evado dopo di lui

Massimo GRAMELLINI

Approvo alla grande il blitz della Finanza nel centro di Milano. Ma bisognava farlo proprio di sabato sera? Così si danneggia il commercio in un periodo di crisi… Giusta iniziativa, tanto di cappello, però perché non fanno le pulci al quartiere cinese? Sai quanti ne trovano lì, di lavoratori in regola e scontrini fiscali... Sveglia, ingenui: è un complotto per far chiudere i piccoli esercizi a favore della grande distribuzione. Dietro c’è la manina delle multinazionali e delle banche... Se la prendono coi soliti noti: mai una volta che vadano a curiosare nei circoli esclusivi o fra gli iscritti alle scuole d’élite... Cortina, Portofino, adesso Milano: vorrei sapere perché non si spingono al Sud a fare qualche controllo. Hanno paura di sudare o di pren- Dalla Costituente ai sei governi di cui era stato ministro, il suo destino si era già compiuto nella Prima Repubblica. Per questo, Oscar Luigi Scalfaro forse non si aspettava che le prove più importanti di una vita politica lunghissima sarebbero arrivate dopo. dersi una pistolettata?... Il problema sono i dentisti. Quello è il vero scandalo, altro che i commercianti. I dentisti!... Perché invece, i chirurghi? Mio cugino mi ha raccontato che... Sono un dentista. Non per difendere la mia categoria, però vogliamo parlare dei notai? Vogliamo parlarne o no?... La verità è che queste operazioni sono sacrosante, ma troppo spettacolari. Servono solo a gettare fumo negli occhi per far dimenticare alla gente che i politici non si sono ancora ridotti lo stipendio... Fosse solo lo stipendio! I primi a non pagare le tasse sono loro, i politici... I politici e i dentisti, ve lo dico io...

(Commenti che circolavano ieri in Rete a proposito del blitz della Finanza nei locali di Milano).

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La coscienza dei singoli
Inserito da: Admin - Febbraio 04, 2012, 11:51:40 am
4/2/2012

La coscienza dei singoli

MASSIMO GRAMELLINI

Asserragliati nell’ultimo fortilizio della moralità pubblica, l’Italia, osserviamo sbigottiti il disfacimento del paesaggio circostante. A Londra la macchina del ministro dell’Energia, Chris Huhne, è stata colta dall’autovelox in eccesso di velocità. Si fosse trattato di autoblù, la multa avrebbe seguito il percorso rassicurante di tutte le infrazioni che hanno per destinatario qualche onorevole: una capatina al partito prima di spostarsi educatamente nel cestino. Invece questa è finita dritta nella buca del ministro. Il quale - come un disperato, come uno sfigato, insomma come un laureando ventottenne qualsiasi - per non perdere punti sulla patente ha detto che al volante c’era la moglie. Avrebbe almeno potuto sostenere una tesi più credibile: che l’auto aveva accelerato a sua insaputa.

A distanza di anni la moglie, diventata nel frattempo ex, ha svelato l’inganno. E ancora una volta il ministro non ha fatto nulla di ciò che ci si aspetta in simili circostanze da una persona del suo rango: non ha accusato i magistrati di golpe e non ha difeso la poltrona (sarà uno di quei precari, oggi di moda, che hanno in uggia la monotonia del posto fisso). Se n’è uscito invece con questa frase sconvolgente: «Mi dimetto per evitare che l’inchiesta interferisca con la carica che ricopro». Il suo gesto, ancorché assurdo, va rispettato. Infatti «c’è un confine fra opportunità e legalità che è lasciato alla coscienza dei singoli», come in tempi non sospetti ebbe a dire a Report il senatore non dimissionario Lusi, tesoriere di Rutelli con casetta in Canada. Uno che di coscienza e di singoli, modestamente, se ne intende.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Complotti a Nord
Inserito da: Admin - Febbraio 08, 2012, 12:02:31 pm
8/2/2012

Complotti a Nord

Massimo GRAMELLINI

Dietro lo spazio eccessivo che i giornali hanno dedicato alla nevicata romana c’è un complotto del Nord, ha rivelato Gianni Sciolina Alemanno. Credevo che dietro ci fosse soprattutto lui, un sindaco forse peggiore di altri, ma sicuramente molto più collerico e chiacchierone, disegnato apposta per indossare i panni del capro espiatorio. La sua ultima denuncia però mi ha convinto. Esiste un complotto vichingo per mettere Roma in cattiva luce e ne facciamo parte un po’ tutti: giornali del Nord, giornali romani diretti da giornalisti del Nord e telegiornali fatti a Roma da leghisti e comunisti del Nord (i comunisti sono per definizione del Nord, basta vedere la Corea). Siamo stati noi - con il sostegno occulto delle multinazionali del ghiacciolo, della Loggia del Leopardo e di un cugino friulano di Dan Brown - a nascondere le pale nelle catacombe e a rovesciare migliaia di sacchi di sale nell’insalata del Trota pur di sottrarli alla furia bonificatrice di Alemanno. Sempre noi, dopo averlo ipnotizzato, abbiamo costretto il sindaco alpinista a proclamare il coprifuoco al Tg1, a chiedere una commissione d’inchiesta sulle previsioni del tempo (che chicca degna di Totò!) e a mostrare la compattezza delle istituzioni litigando a reti unificate col capo della Protezione civile.

E perché mai avremmo fatto tutto questo? Ma per il più meschino degli impulsi. L’invidia. Non vogliamo che Roma ottenga le Olimpiadi del 2020 e ci siamo già accordati segretamente con la Loggia del Leopardo per portarle a Brescia. O ad Asti ovest, si vedrà. (La decisione finale spetta al cugino di Dan Brown).

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1131&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Secondo tempo
Inserito da: Admin - Febbraio 09, 2012, 10:29:28 am
9/2/2012

Secondo tempo

Massimo GRAMELLINI

Il peccato mortale della politica è l’essersi ridotta a una classe di burocrati che forse cambierà la legge elettorale, ma ha smarrito l’ambizione di cambiare la realtà. Sono i mercati a indicare gli scenari, gli obiettivi e persino le cure. La politica si adegua passivamente, come una locomotiva agganciata in coda al treno.

Ho ancora negli orecchi la voce roca di Clint Eastwood durante l’intervallo del Superbowl: quell’invito molto americano a vivere in rimonta, a non arrendersi alla sconfitta perché c’è sempre un secondo tempo da giocare. Ecco, in Europa i politici si comportano come se il secondo tempo non ci fosse più, come se la partita fosse già finita e perduta. Hanno vinto gli altri e a noi non resta che aggrapparci, rancorosi e nostalgici, agli ultimi privilegi di un mondo in frantumi. Lo chiamano realismo, ma nelle epoche di confine il realismo smette di essere un pregio e diventa un alibi per la rassegnazione lamentosa dei perdenti. Io sento il bisogno di politici rispettabili che sollevino gli occhi dai listini della Borsa e, camminando sull’esile filo che separa la passione dalla retorica, sovrastino la nenia dei depressi per indicare all’Europa e al mio Paese un traguardo, un orizzonte, un destino. Nella vita delle nazioni come in quella degli individui, la paura di perdere porta sempre alla sconfitta e vanifica i sacrifici che vengono fatti in suo nome. Lacrime e sangue, Churchill insegna, hanno un senso solo quando c’è un secondo tempo da giocare.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Trova le differenze
Inserito da: Admin - Febbraio 10, 2012, 11:19:16 am
10/2/2012

Trova le differenze

Massimo GRAMELLINI

Nell’arco di tre mesi il settimanale più famoso del mondo ha dedicato la copertina a due premier diversissimi, nati incredibilmente nello stesso Paese: il nostro.

Rimangono le questioni irrisolte. Chi ha le orecchie più grandi? Chi incarna la destra moderna? A chi si è ispirato Leonardo per il sorriso della Gioconda? Come è possibile che in appena tre mesi - il tempo che Alemanno impiega per mettere le catene - secondo il titolista di «Time» siamo passati dallo status di economia più pericolosa del pianeta a quello di ultima speranza d’Europa? Da chi comprereste una barzelletta usata? (Io da Monti: adoro l’umorismo lugubre).

L’italiano medio somiglia a uno dei due o il suo sogno è essere Monti di giorno e Berlusconi la notte? Quando mai metteranno Bersani sulla copertina di «Time»?

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I nuovi orfani
Inserito da: Admin - Febbraio 11, 2012, 10:06:57 am
 11/2/2012

I nuovi orfani

Massimo GRAMELLINI

Da qualche tempo i giornalisti aprono la posta con un moto d’angoscia. Finiti i tempi in cui i lettori si arrovellavano su destra e sinistra. Ora parlano di licenziamenti, debiti, rese esistenziali. Ieri mi ha scritto un uomo di 56 anni: aveva una moglie, un figlio, una piccola attività e un mutuo in banca. Poi l’azienda è fallita, la moglie lo ha lasciato portandosi via il ragazzino e la banca gli ha messo alle costole un’agenzia di recupero crediti. Non sapendo dove andare, è tornato nel grembo di sua madre, che lo ha ripreso in casa con amore e sofferenza perché non è un figliol prodigo ma uno sconfitto della vita.

Quando avevo l’assolutezza dei vent’anni ero un potenziale ministro tecnico che teorizzava la meritocrazia e disprezzava i mediocri, i pigri, i falliti. Mio padre mi accusava di infondere nelle utopie liberali lo stesso fanatismo che comunisti e fascisti mettevano nelle loro. Mi spiegava che il mondo non è abitato da supereroi, che la maggioranza degli uomini è fragile, poco competitiva ed esposta ai venti del destino, e che una società è tale se riesce a garantire anche a costoro un tenore di vita dignitoso. Lo Stato sociale ha rappresentato la trasposizione pratica del discorso di mio padre. Ne abbiamo abusato con sprechi e ruberie.

Ma quell’obbrobrio di buon cuore ci ha tenuti insieme. Ora che si sta estinguendo sotto il peso del debito, milioni di persone si scoprono sole con le loro debolezze, i loro errori difficilmente rimontabili. Non saranno le sferzate di qualche ministro a riscattarle, ma una politica economica che riparta da quel che abbiamo perduto: l’umanità.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Emma al bar
Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2012, 11:52:22 am
22/2/2012

Emma al bar
 
Massimo GRAMELLINI

Mi ritrovo sempre più spesso a tessere controvoglia l’elogio dell’ipocrisia dei vecchi democristiani, che parlavano ore senza dire nulla. Lo facevano apposta: per non offendere nessuno. Quando accusa i sindacati di proteggere i ladri e gli assenteisti cronici, Emma Marcegaglia si esibisce in un classico lamento da bar. I sindacati difendono i mascalzoni e penalizzano i volenterosi. Gli imprenditori portano i soldi in Svizzera invece di investirli in azienda. I manager non vengono pagati per quanto producono ma per quanto tagliano. I ragazzi piangono miseria però si rifiutano di fare i mestieri umili, e via sermoneggiando.

Ora, i luoghi comuni da bar sono tali proprio perché contengono un fondo di verità. Ma hanno questo di terribile: pronunciati fuori dal loro contesto naturale (l'aperitivo con oliva) si tramutano in una generalizzazione che avvelena la convivenza e fa scattare la rappresaglia. Lo si è visto anche ieri: Marcegaglia non aveva ancora finito di sputare fiele sul sindacato protettore di ladri con cui in teoria sta trattando la riforma del mercato del lavoro che già Di Pietro le suggeriva di «guardare a casa sua», allusione non troppo elegante ai procedimenti giudiziari che hanno coinvolto la famiglia dell’imprenditrice. Quando le vacche sono grasse questi scambi di cortesie aiutano a ingannare la noia. Ma nei momenti di bestiame pelle e ossa trasmettono solo sgomento. Come se chi occupa ruoli di responsabilità non si rendesse conto che in ascolto c’è un’umanità sgomenta che chiede di essere spronata, non provocata.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La buona ricchezza
Inserito da: Admin - Febbraio 23, 2012, 11:27:15 am
23/2/2012

La buona ricchezza

Massimo GRAMELLINI

Certo voi comunisti siete strani arnesi, mi scrive un lettore che considera comunista anche Monti e in genere chiunque si collochi a sinistra dei tacchi della Santanchè. Finché c’era Lui, sostiene l’orfano del Bandana, disprezzavate la ricchezza come sterco del diavolo. Ma ora che al governo ci sono i papaveri delle banche che guadagnano milioni in consulenze, esaltate la ricchezza come misura del merito. Dov’è la coerenza, compagno?

Esimio signore, la sua opinione - pur complessivamente apprezzabile - mi sembra soffra di un certo squilibrio e non sarei del tutto scontento se lei mi concedesse l’opportunità di una replica. (Scusi il tono aggressivo, ma noi compagni del Monti ci esprimiamo così). Nascere ricchi è una fortuna. Diventarlo un merito (e una fortuna, perché tanti lo meritano e non riescono a diventarlo). Ma in entrambi i casi non si tratta di una colpa. La colpa è accumulare soldi rubando, corrompendo, evadendo. Ma il fatto di essere valutati dal mercato non rappresenta di per sé una vergogna. Lo diventa, a mio avviso, quando si esagera. Non solo nel guadagnare (certe disparità andrebbero attutite), ma nell’ostentare. A irritarmi, nella vecchia classe dirigente, non era la ricchezza, ma il modo in cui ci veniva di continuo sbattuta addosso: pacchianeria, sprechi, volgarità scambiata per vitalità. La cafonaggine è tenera in un povero, ma insopportabile in un ricco. Sono un piemontese moralista, mi perdoni, e non mi urta che Monti abbia i milioni. Mi urterebbe se li avesse rubati o se li usasse per cospargere il suo loden di brillantini.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Pietà l'è morta
Inserito da: Admin - Febbraio 29, 2012, 10:04:55 am
29/2/2012

Pietà l'è morta

Massimo GRAMELLINI

C’è stato un tempo in cui eravamo intrisi di buonismo gelatinoso e il «politicamente corretto» invadeva il discorso pubblico con il suo codazzo di espressioni ridicole. Ora quel tempo è passato e a dominare la scena è il cinismo dei gretti contrabbandato per sincerità.

Molti pensano che il manifestante No Tav caduto dal traliccio se lo sia meritato. Non solo lo pensano, lo dicono al bar e lo scrivono sul web. Ma quando lo stesso concetto esonda dal cicaleccio privato e diventa la domanda del sondaggio di un giornale (nella circostanza «Libero»), o quando un altro quotidiano (nella circostanza «Il Giornale») definisce a tutta pagina «cretinetti» un tizio che sta in coma all’ospedale coi polmoni arrostiti, significa che è in atto un salto qualitativo.

Come se la rinuncia al filtro della sensibilità - per la smania di interpretare il pensiero comune al livello più basso - avesse arrostito qualcosa anche dentro di noi.

Non ho alcuna simpatia per i violenti, i fanatici e i provocatori che hanno rubato la scena al popolo pacifico dei No Tav.
Ma di fronte a un essere umano che lotta contro la morte e al dolore della sua famiglia, il registro della pietà continua a sembrarmi preferibile a quello dello sberleffo. Capisco che i toni forti e le battute grossolane soddisfino il bisogno di rassicurazione che agita le menti in questi tempi confusi. Ma è una gratificazione provvisoria e ingannevole, che si lascia dietro un senso di sgomento, foriero di nuove paure. La decadenza delle parole anticipa sempre quella della civiltà che ne abusa.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La nostra colonna sonora
Inserito da: Admin - Marzo 02, 2012, 10:49:55 am
2/3/2012

La nostra colonna sonora

Massimo GRAMELLINI

La magia della grande musica si scopre quando i grandi cantanti se ne vanno. Ieri milioni di italiani hanno ripercorso in un attimo la propria vita con la colonna sonora di Lucio Dalla, così come avevano fatto alla morte dell’altro Lucio nazionale. Caro amico ti scrivo che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino e se è una femmina si chiamerà Futura...

Ci sono cascato anch’io ed è stato facile, oltre che bellissimo. Il mio Dalla non è quello che avrei conosciuto di persona in anni recenti, e con il quale ho presentato libri, riso, scherzato, persino polemizzato. Il mio Dalla è la notte prima degli esami. Estate 1979, vigilia della maturità, Dalla e De Gregori in concerto con «Banana Republic» allo stadio Comunale di Torino, davanti a casa mia. Durante il giorno coi miei compagni avevamo studiato in cucinino, dove per un curioso gioco di rimbombi si potevano sentire le prove dei musicisti: sembrava che il sax di Dalla fosse in cortile. Ho il ricordo nettissimo di noi che interrompiamo una poesia del Leopardi per affacciarci al balcone e lasciarci trasportare da un suo assolo di jazz. La sera i compagni telefonarono alle mamme per dire che si sarebbero fermati da me a ripassare. Invece andammo allo stadio, confusi fra altri settantamila, ma col cuore che ballava di paura per il giudizio imminente e dei biglietti particolarmente meschini.

Eravamo nel settore più lontano dal palco e ancora non esistevano i maxischermi: De Gregori era un puntino, Dalla la metà di un puntino. Ma appena abbracciava il sax e ci soffiava dentro si trasformava in un gigante.

E poi, e soprattutto, c’erano le sue canzoni sparate nella notte: «Com’è profondo il mare», «Piazza grande», «Stella di mare» («Tuuuu come me», e quell’uuu gli usciva dalla cassa toracica come un’orchestra di cento elementi), «L’anno che verrà». Le sapevo tutte a memoria, a differenza delle poesie del Leopardi. Quando partì «Cosa sarà» («che ci fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento») guardai il cielo sopra lo stadio e giurai alle stelle che non sarei mai stato un ventenne morto, anzi, avrei fatto di tutto per diventare un centenario vivo. Quella frase cantata a squarciagola alla vigilia dell’esame di maturità segnò a tal punto la mia formazione che il giorno in cui, da adulto, conobbi De Gregori gli dissi che era la più bella che avesse mai scritto. De Gregori concordò sulla bellezza della canzone e aggiunse con un sorriso che purtroppo non era sua, ma di Ron e Lucio: lui l’aveva solo cantata. È stato uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita e anche questo lo devo a Dalla.

Chi non lo ha già fatto ieri, può provarci adesso con me. Raccontarsi la vita in un minuto, attraverso le sue canzoni. «4 marzo 1943» (era l’unico cantante di cui tutti sapevamo la data di nascita) e mi rivedo bambino triste e solo davanti alla tv in bianco e nero che trasmette il festival di Sanremo. «Disperato erotico stomp» accompagnò i primi viaggi individuali al centro del sesso, con quella mano che «partiva» e non si sapeva mai bene dove ci avrebbe portato. «Anna e Marco», uno dei lenti-cardine dell’adolescenza, l’importante era tenersi stretti alla ragazza fino a quando Dalla diceva «Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano»: a quel punto si poteva tentare l’affondo. «Balla balla ballerino» e ogni volta che la cantavo mi veniva da piangere, persino adesso, chissà perché. «Futura» vantava un posto d’onore nella Definitiva, la C90 verde in cui avevo condensato le canzoni da infilare nell’autoradio, quando a bordo saliva una certa persona. E ancora un vecchio album, «Il giorno aveva cinque teste», difficile e bellissimo, da ascoltare nei momenti duri, quelli che servono a crescere. «Caruso» è un bagno di notte, un bacio sotto la luna, uno spaghetto divorato sul mare. Chiuderei con «Attenti al lupo», che a trent’anni mi salvò da un principio di depressione: non ho più trovato una canzone capace di trasmettermi tanta incomprensibile allegria.

Pensavo che questo genere di ricordi non potesse estendersi ai più giovani. Poi verso sera mi è arrivata la mail di una ragazza, si chiama Francesca. «Sto piangendo come una fontana per Lucio Dalla. Mi sento come se fosse morto un vecchio amico. Lui sicuramente non sapeva chi fossi. È ovvio. Credo che questo genere di rapporti emotivi a distanza siderale si possa creare solo con i musicisti. Che tu sia triste, felice, stanca, sola, in compagnia, quando loro cantano hai l’impressione che vogliano tirarti su il morale, partecipare alla tua gioia, cullarti prima che tu dorma, farti compagnia. Ti sembra che parlino proprio con te. Magari esagero, ma per me è stato così. Mi mancherà molto». Anche a me.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Funeral party
Inserito da: Admin - Marzo 03, 2012, 11:15:43 pm
3/3/2012

Funeral party

MASSIMO GRAMELLINI

La Cei ha espresso l'auspicio che ai funerali di Lucio Dalla non risuonino le canzoni di Lucio Dalla. Neanche quelle di De Gregori, in questo i vescovi sono stati assolutamente equanimi. Altro che i gorgheggi pagani (e struggenti) di Elton John alle esequie di Lady Diana. Nessuna «canzonetta» deve distrarre i fedeli dall’incontro con la morte che si celebra nel rito: salutare il feretro sulle note di «Futura» sarebbe una rimozione del problema. Mi infastidiscono gli applausi ai funerali: li ritengo una scorciatoia emotiva per non penetrare il mistero, scaricando fuori di noi l'angoscia che il suono del silenzio ci provoca dentro. Ma la bella musica non è un applauso e Dalla è Dalla, un poeta, un cuore pulsante, che poi è quanto di più sacro io riesca a immaginare.

Certo, nessuno pensa di mettere un juke-box sull'altare di San Petronio o una pianola nel confessionale. Però fatico a comprendere quale danno produrrebbe alla dimensione spirituale dell'evento la presenza di un violinista che accogliesse l'ingresso della bara con gli accordi di «4 marzo 1943». E che ne direste, eminenze, se il coro dei bambini dell'Antoniano la cantasse tutta, quella canzone, che poi è la preghiera di un credente, quale Dalla era? La rigidità dei principi rimane un dono finché non si trasforma nell'incapacità di sintonizzarsi sul sentimento comune, su quella voce d'angelo che per sempre ci canterà «aspettiamo che ritorni la luce - di sentire una voce - aspettiamo senza avere paura domani».

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Libera donna in libero Stato
Inserito da: Admin - Marzo 07, 2012, 05:24:07 pm
6/3/2012

Libera donna in libero Stato

Massimo Gramellini

Cercavo uno spunto per parlare dell’Ottomarzo senza farvi cascare troppo le braccia, quando mi sono imbattuto nell’intervista a una delle donne più famose del mondo, l’icona musicale Lady Gaga. Ha raccontato di essere stata vittima dei bulli durante il liceo: esclusa dalle feste, ignorata dai ragazzi e derisa dalle amiche, che una volta la gettarono persino nel bidone della spazzatura. Ho finalmente capito perché questa diva, appesa sui muri delle stanze di metà degli adolescenti del pianeta, continua a vivere in maschera e a mostrare uno sguardo sfuggente.

I problemi non si risolvono, si superano. Lady Gaga dev’essersi inerpicata sui suoi problemi per tentare di oltrepassarli, costruendo un personaggio che le ha dato fama e ricchezza, ma probabilmente non l’unica libertà che conta: quella di essere se stessa. Tornando ai comuni mortali (i divi servono a questo, a fornirci un pretesto per parlare di noi), non credo che oggi le donne siano chiamate a scegliere fra il modello Fornero e il modello Belen, ma fra un modello maschile e uno femminile. Molte di loro, per vedersi riconosciuto un ruolo in questa società, tendono a comportarsi come maschi. Ma non essendolo, si nascondono da se stesse, infelici e smarrite. La vera festa della donna è il coraggio di essere donna e di imporsi come tale ogni giorno, infischiandosene del giudizio. Sostiene «non del tutto a torto» (ormai parlo come Monti, scusate) una mia cara amica: il mondo avido e violento di voi maschi etero ha miseramente fallito, ora tocca a noi donne e ai gay costruirne uno più umano.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. "Breve riposo dona alla mamma, Signore"
Inserito da: Admin - Marzo 11, 2012, 11:03:17 am
Cultura

01/03/2012 -

"Breve riposo dona alla mamma, Signore"

"Fai bei sogni" nuovo romanzo di Gramellini

La vita di un orfano che dopo quarant'anni scopre la verità sulla morte della madre.

A raccontarne la storia è Massimo Gramellini nel nuovo romanzo "Fai bei sogni"

MASSIMO GRAMELLINI

Esce oggi Fai bei sogni, il nuovo romanzo di Massimo Gramellini (Longanesi, pg. 216, euro 14,90). E’ la storia di un uomo che a
quarant’anni di distanza scopre la verità sulla morte della madre. Pubblichiamo due capitoli dalla prima parte del libro.

Quarant’anni prima, l’ultimo dell’anno mi ero svegliato così presto che credevo di sognare ancora. Ricordo l’odore della mamma nella mia stanza, la sua vestaglia ai piedi del letto. Che ci faceva lì? E poi: la neve sul davanzale, le luci accese in tutta la casa, un rumore di passi strascicati e quel guaito di creatura ferita.

«Nooooo!»
Infilo le pantofole nei piedi sbagliati, ma non c’è tempo per rimediare. La porta sta già cigolando sotto la spinta delle mie mani, finché lo vedo in mezzo al corridoio, accanto all’albero di Natale.

Papà.

La quercia della mia infanzia, piegato come un salice da una forza invisibile e sorretto per le ascelle da due sconosciuti. Indossava la giacca da camera color porpora che gli aveva regalato la mamma. Quella con un cordone delle tende al posto della cintura. Si muoveva a scatti, scalciando e contorcendosi. Appena si accorse della mia presenza, lo sentii mormorare: «È mio figlio… Per favore, portatelo dai vicini». Abbandonò la testa all’indietro e urtò l’albero di Natale. Un angelo con le ali di vetro perse l’equilibrio e precipitò al tappeto.

Gli sconosciuti erano muti ma gentili e mi parcheggiarono sul lato opposto del pianerottolo, da una coppia di pensionati.
Tiglio e Palmira.
Tiglio affrontava la vita dietro la corazza immutabile del suo pigiama a righe e con il conforto di una ostinata sordità. Comunicava soltanto per iscritto, ma quella mattina si rifiutava di rispondere alle domande che gli avevo scarabocchiato in stampatello sul margine bianco del giornale.

DOV’È
LA
MAMMA?
HANNO
RAPI-
NATO
PAPA'?

Dei banditi dovevano essere entrati in casa durante la notte… E se fossero stati i due che lo tenevano per le ascelle? Apparve Palmira con le borse della spesa.
«Papà ha avuto un po' di mal di testa, bambìn. Ma adesso sta bene. Quei signori erano i medici che lo hanno visitato».
«Come mai non avevano il camice?»
«Lo mettono solo in ospedale».
«E come mai erano due?»
«I medici del pronto soccorso sono sempre in due».
«Ah, giusto. Così se uno si ammala all'improvviso, l'altro lo può guarire. Dov’è la mamma?»
«Papà l’ha accompagnata a fare una commissione».
«E quando torna?»
«Presto, vedrai. La vuoi una cioccolata calda?»
In mancanza della mamma mi accontentai della cioccolata.
Qualche ora dopo venni preso in custodia dai migliori amici dei miei.
Giorgio & Ginetta.

Non credo di averli mai considerati separatamente. Mamma e papà si erano conosciuti al loro matrimonio, una circostanza che non smetteva di stimolare gli ingranaggi del mio cervellino.
«Mamma, ascolta: se Giorgio & Ginetta si fossero dimenticati di portarti alla festa, saresti stata sempre tu la mia mamma oppure un'altra invitata?»

Avevo una lingua mai esausta, nonostante fosse piena di tagli e di toppe come il grembiule di un artigiano.
«È un miracolo che con un attrezzo simile suo figlio possa parlare» aveva spiegato il pediatra alla mamma.
«Adesso di miracolo ne servirebbe un altro, dottore: riuscire ogni tanto a farlo stare zitto» aveva risposto lei. «Con la parlantina che si ritrova, mi diventerà un avvocato».
Non ero d'accordo. Io volevo smettere di parlare e incominciare a scrivere. Quando mi convincevo che qualche adulto aveva commesso
un’ingiustizia nei miei confronti, gli agitavo una biro sotto il mento: «Da grande racconterò tutto in un libro che si intitolerà Io bambino».

Il titolo era migliorabile, ma il libro sarebbe stato una bomba.

La verità è che avrei preferito essere un pittore. A sei anni avevo già dipinto il mio ultimo capolavoro: La mamma mangia un grappolo d'uva. Il grappolo era alto il doppio della mamma, gli acini sembravano le palle dell’albero di Natale e la faccia della mamma era identica a un acino. Lei lo aveva appeso in cucina e lo mostrava con orgoglio ai parenti di passaggio. Dalle loro facce perplesse avevo ricevuto il primo responso esistenziale: la pittura non sarebbe mai stata il mio talento. Il mondo che avevo dentro avrei dovuto cercare di disegnarlo con le parole.

A casa di Giorgio & Ginetta andò in scena il cenone più triste del mondo. Malgrado i miei tentativi di ravvivare la conversazione, io e il figlio tredicenne venimmo spediti nei letti a castello alle nove di sera, dopo una pastasciutta e una bistecchina, entrambe al burro. Non ci fu verso di ottenere una fetta di panettone e una spiegazione decente. Mamma e papà erano andati a fare una commissione, la stessa della mattina o forse un’altra, ma altrettanto misteriosa. E noi dovevamo filare subito a nanna.

Ricordo il respiro regolare del mio compagno di clausura sopra di me. E i fuochi di mezzanotte che smacchiavano il buio della stanza attraverso le serrande non perfettamente abbassate. Rintanato sotto le coperte, gli occhi accesi e la testa vorticante come una giostra incantata, continuavo a chiedermi cosa avessi combinato di tanto tremendo durante le vacanze di Natale per meritare un castigo simile. Avevo detto due bugie, risposto male una volta alla mamma e tirato un calcio nel sedere a Riccardo, il bambino della Juve che abitava al secondo piano. Non mi sembravano peccati così gravi, specie l’ultimo.

***

Il primo dell’anno Giorgio & Ginetta mi dissero che al ritorno dalle commissioni la mamma si era dovuta fermare in ospedale per alcuni esami. Erano mesi che non smetteva di fare commissioni e di dare esami. Sempre in ospedale, poi. Se almeno fosse venuta a scuola, le avrei insegnato a copiare. La immaginavo alle prese con uno dei problemi che la maestra ci aveva assegnato per le vacanze. Un bambino percorre tre chilometri e ogni due ettometri perde due palline: quante palline avrà perso dopo millenovecento metri? Io detestavo gli ettometri. E quel bambino idiota che perdeva palline da tutte le parti, eppure continuava la sua passeggiata come se niente fosse. Al pomeriggio riapparve papà per accompagnarmi in ospedale dalla mamma. Sembrava tornato la solita quercia.
«Prima passiamo a prenderle dei fiori» proposi.

«No. Prima andiamo a trovare Baloo. Deve parlarci di una cosa importante». Mi impuntai. Baloo era il sacerdote dei lupetti, la sezione infantile degli scout che frequentavo da qualche mese. Lo avrei salutato volentieri, se solo avesse aspettato il suo turno. Ma non poteva tagliare la strada alla mamma. La mediazione di Giorgio & Ginetta propiziò un compromesso onorevole. Saremmo andati in ospedale dopo l’incontro con Baloo, ma i fiori li avremmo comperati prima.

Mi presentai all’oratorio degli scout con un’aiuola di rose rosse fra le braccia. Dall’orso del Libro della Giungla suo omonimo, Baloo aveva copiato i modi goffi e la bontà. Ci accolse nella sala riservata alle riunioni dei lupetti e fece subito una battuta sul campionato di calcio. Nonostante fosse nato a Buenos Aires e vivesse a Torino come noi, tifava per il Cagliari di Gigi Riva. Aveva delle figurine di calciatori da farmi vedere, ma papà lo interruppe: «Gliele mostrerà un'altra volta, Baloo».

Lui sospirò e mi disse di guardare il soffitto: un cielo di gessetti azzurri che avevo contribuito a colorare. Affondò una mano enorme nella mia spalla e con l'altra indicò il cielo a gessetti.
«La mamma è il tuo angelo custode, lo sai. Da tempo chiedeva il permesso di volare lassù per proteggerti meglio e ieri il Signore l’ha chiamata a sé...».

Sentii un cucchiaio di ghiaccio penetrarmi nella pancia e svuotarmela tutta. Mi voltai di scatto verso papà, alla ricerca di qualsiasi indizio assomigliasse a una smentita, ma vidi soltanto che aveva gli occhi rossi e le labbra bianche.
«Andiamo a pregare» disse Baloo.
«L’eterno riposo dona a lei, Signore. Splenda a lei la luce perpetua. Riposi in pace. Così sia».
La voce calda di Baloo risuonava lungo le navate della chiesa deserta. In ginocchio nel primo banco, l’aiuola di fiori rossi serrata sul petto, muovevo le labbra al suo ritmo, ma dal cuore mi sbocciavano parole diverse.

«Breve riposo dona alla mamma, Signore. Svegliala, falle un caffè e rimandala subito qui. È mia mamma, capito? O riporti giù lei o fai venire su me. Scegli tu. Ma in fretta. Facciamo che adesso chiudo gli occhi e quando li riapro hai deciso? Così sia».

da - http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/444598/


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In memoria di Fata Prosciutto
Inserito da: Admin - Marzo 20, 2012, 06:31:57 pm
20/3/2012

In memoria di Fata Prosciutto

Massimo GRAMELLINI

Fra i tanti articoli indispensabili che uno si illude di aver scritto, il Buongiorno che ha avuto storicamente il maggior numero di reazioni da parte dei lettori è uno squarcio di vita quotidiana pubblicato nel novembre del 2008. Raccontava della salumiera di un mercato di Torino, la signora Kathy, che ogni giorno, alle 13 e 40, riceveva la visita degli alunni di una scuola media poco distante e a ciascuno offriva un sorriso e una fetta di prosciutto.

La signora Kathy non era una missionaria e i ragazzini non erano dei bisognosi. Eppure quel rito quotidiano di assurda e gratuita bontà aveva una sua magia e ogni giorno, alle 13 e 40, i clienti del mercato posavano le borse della spesa e guardavano in direzione della scuola, chiedendosi: ma i ragazzi quando arrivano?

Arrivavano, arrivavano sempre. E continuarono a farlo anche dopo l’uscita dell’articolo. Finché un giorno, alle 13 e 40, sono corsi al bancone ma non hanno più trovato ad accoglierli il sorriso della signora Kathy, ribattezzata Fata Prosciutto. Si era ammalata.

I ragazzini hanno continuato lo stesso a recarsi al bancone: non più per il prosciutto, ma per avere sue notizie.

Le mandavano saluti, pensieri, preghiere. E quando l’altra settimana la Fata se n’è andata - perché le fate hanno molto da fare, non possono stare sempre con noi - la chiesa del funerale era stracolma come per una principessa e anche il prete si è commosso.

Basta davvero poco per comunicare con il cuore del mondo. È un linguaggio universale che non usa le parole, ma i gesti. A volte anche una fetta di prosciutto.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza titoli
Inserito da: Admin - Marzo 22, 2012, 12:23:54 pm
21/3/2012

Senza titoli

Massimo GRAMELLINI

Ma vi sembra normale che soltanto due parlamentari su mille abbiamo investito una parte dei loro risparmi in titoli di Stato? Leggendo le dichiarazioni dei redditi dei nostri amati rappresentanti si rimane storditi da una girandola d’azioni che neanche Messi quando parte palla al piede: Casini investe in profumi L’Oréal e medicine Bayer, il democratico Gentiloni in aperitivi Campari e un po’ tutti affidano le proprie fortune a società estere: Deutsche Telekom, Banco di Bilbao, Bank of America, cara all’americano Martino. Invece sulla baracca che toccherebbe loro raddrizzare - lo Stato italiano - scommettono in pochi. Due, per la precisione. L’udc Roberto Rao, 50 mila euro in Btp, e l’ex pdl Mario Pepe, 100 mila. A rigor di logica alle prossime elezioni dovremmo votare per uno di loro, in quanto sono gli unici il cui interesse coincide col nostro.

Ripeto: due su mille, vi sembra normale? Che fiducia potrebbe mai ispirarvi un’azienda i cui consiglieri d’amministrazione investissero i propri guadagni in azioni della concorrenza? E con quale credibilità i governanti continueranno a chiedere ai cittadini e ai mercati di finanziare il nostro debito pubblico, se i primi a non credere in quel che predicano sono loro? Al di là dei furti e dei privilegi, è questa continua manifestazione di incoerenza ad averci definitivamente sfibrati. Abbiamo una classe dirigente mediocre, mediamente corrotta e mediamente incapace. Pretenderemmo che fosse almeno un po’ più lineare. Un po’ più conseguente fra parole e gesti, fra omissioni e azioni.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. A loro insaputa
Inserito da: Admin - Marzo 22, 2012, 03:21:50 pm
22/3/2012

A loro insaputa

Massimo GRAMELLINI

Il caro leader Oliviero Diliberto si è fatto fotografare con un’ammiratrice sulla cui maglietta stava scritto «Fornero al cimitero», ma lui non se n’era accorto e ha detto che gli dispiace. Avrebbe potuto aggiungere che quello slogan macabro era una vergogna, però non se l’è sentita di infierire contro l’indossatrice. Era già troppo occupato a crogiolarsi nel suo dispiacere.

L’ultima vocazione dei politici, infatti, consiste nel giocare d’anticipo e definirsi cretini da soli.

Il sindaco barese Emiliano, quello che riceveva pesci vivi in dono dagli affaristi e teneva le seppioline «allievi di Molfetta» nella vasca da bagno, prima ha dato la colpa della sua disinvoltura nientemeno che al «ventennio berlusconiano» (ma Silvio nella vasca avrebbe almeno preteso delle allieve) e poi ha concluso: «Datemi del fesso, non del ladro».

Se ci tiene tanto. Anche Rutelli, pur di salvarsi la reputazione, preferisce passare per un sempliciotto che si è fatto soffiare sotto il naso venti milioni di euro dal suo tesoriere. Come se in politica la dabbenaggine fosse meno grave della disonestà.

E Podestà, il presidente della provincia di Milano che ieri ha scritto un messaggio contro Pisapia su Twitter e oggi ha detto di aver cliccato il pulsante del telefonino per sbaglio? Tutti allievi di mastro Scajola. Vivono a loro insaputa e lo ribadiscono con orgoglio.

Illudendosi che noi, come è accaduto per troppi anni, continueremo a votarli a nostra insaputa.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La buca del delatore
Inserito da: Admin - Marzo 23, 2012, 11:22:04 pm
23/3/2012

La buca del delatore

Massimo GRAMELLINI

Per mettere un freno alla corruzione pubblica che ha già spolpato la Grecia, il governo italiano intende introdurre l'arma della delazione. La legge allo studio funziona così. Il dipendente onesto si accorge che il vicino di scrivania prende una mazzetta, prepara una denuncia circostanziata e la consegna all'ufficio apposito della Prefettura, ricevendo in cambio la garanzia dell'anonimato e di una percentuale sostanziosa sui soldi recuperati dallo Stato. Una meraviglia. A Losanna, naturalmente. Ma nella penisola bagnata da quattro mari e da troppi furbi le cose potrebbero andare in modo diverso. Il dipendente invidioso del collega, o arrabbiato col medesimo per questioni di carriera, di sesso, di tifo, di precedenza nell'accesso al parcheggio interno, confeziona una bella «macchinetta del fango» e la deposita sul tavolo di un solerte funzionario che gli garantisce l'anonimato, anzi glielo giura sui suoi figli, e subito dopo telefona al denunciato per spifferare il nome del delatore. Perché Alfano ha ragione quando dice che le leggi vanno scritte per le persone perbene. Ma sono poi le persone «permale» a utilizzarle con la massima perspicacia per ribaltarne il senso a proprio vantaggio.

Non fraintendetemi: al punto in cui siamo, la delazione è comunque meglio dell'omertà. Ma non contrabbandiamola per progresso civile. E' una medicina orribile che ci tocca assumere per non morire di mazzette. Consapevoli dei suoi effetti collaterali: allenta il senso di comunità e ripristina la legge della giungla. Tutti contro tutti, e chi non sparla è perduto.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La pietà
Inserito da: Admin - Marzo 27, 2012, 07:22:25 pm
27/3/2012

La pietà

Massimo GRAMELLINI

Un vecchio alla sbarra con le guance scavate, il sondino nel naso e la voce che si rompe mentre chiede scusa. So che dovrei commuovermi, ma non ci riesco. All’immagine di Calisto Tanzi in disgrazia si sovrappone quella del padre di un mio amico: un brav’uomo, un geometra in pensione che aveva investito in azioni Parmalat i risparmi di tutta una vita e ha finito i suoi giorni travolto dai sensi di colpa, senza più un euro da lasciare ai suoi figli.

Il vecchio col sondino nel naso si pente per aver agito, e truffato, «in stato di esaltazione». Noi umani possiamo compatirlo e alcune delle sue vittime riusciranno addirittura a perdonarlo. Ma la società - la legge - non può fargli sconti, perché ogni causa ha un effetto e nessun pentimento è in grado di affievolire quel nesso. Tanzi l’Esaltato ha messo sul lastrico migliaia di persone, ingannandole per sfamare il demone della sua avidità. Tanzi il Pentito può anche pareggiare i conti con se stesso, ma per pareggiarli con gli uomini dovrà portare a termine la nuova missione: trasformare il suo amaro declino in uno spauracchio per tutti quei finanzieri «esaltati» che dietro i loro traffici non sanno più scorgere la faccia di un geometra in pensione.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Una mazzetta non scontata
Inserito da: Admin - Marzo 28, 2012, 03:23:36 pm
28/3/2012

Una mazzetta non scontata

Massimo GRAMELLINI

Eddy Merckx - forse il più grande ciclista di tutti i tempi - è nei guai con la giustizia del suo Paese, il Belgio. Secondo l’accusa avrebbe vinto un appalto per la fornitura di 48 biciclette alla polizia di Anderlecht, grazie alla soffiata di un commissario, Philippe Boucar. Questo funzionario avido avrebbe svelato al Cannibale (soprannome di Merckx quando si abboffava di corse a tappe e classiche in linea) le offerte degli altri concorrenti in cambio di uno sconto su una bici da corsa in carbonio.

Raramente una storia di mazzette mi aveva tanto commosso. Per la natura di uno dei protagonisti, certo, una biglia di riferimento tra quelle che rotolavano nelle sabbie della mia infanzia. Ma soprattutto per il prezzo della corruzione: una bici scontata. Provate ad ambientare la stessa scena un po’ più a Sud, nella Roma delle mille cricche o nella Milano dei dieci consiglieri regionali indagati. Altro che sconto. Il funzionario corrotto avrebbe preteso, come minimo, la bici gratis. E non solo per sé, ma per moglie (con zainetto) e figli (con ruotine). Come quel dirigente di Parma che assegnò l'appalto per le fioriere comunali all’azienda disposta a rifare gratuitamente il prato dell’asilo nido gestito dalla sua signora. Che timidezza traspare invece dalla mazzetta belga, da quella tangente piena di pudore. Par di vederlo, il commissario Boucar, davanti al mito Merckx, mentre abbassa gli occhi e si tormenta il cappello con le mani: «Se non chiedo troppo, potrei avere… uno sconticino?». E adesso magari lo metteranno in galera. Quando si dice nascere nel posto sbagliato.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Misure straordinarie
Inserito da: Admin - Marzo 29, 2012, 05:00:35 pm
29/3/2012

Misure straordinarie

Massimo GRAMELLINI

Su Facebook furoreggia la candidatura del pornodivo Rocco Siffredi a sindaco di Palermo, «perché la nostra città ha bisogno di misure straordinarie», con tanto di slogan allusivi: «In basso al centro». Una goliardata. O magari no e fra una settimana il vero Siffredi annuncerà che Palermo è il Paese che ama e scenderà in campo senza neanche scendere dal letto. In politica ogni vuoto va riempito e, dopo un inverno di penitenza, a primavera i loden finiscono nel ripostiglio mentre escono dalla naftalina gli ormoni.

Eppure non è difficile scorgere in questa scemenza il segno di un malessere abbastanza sottovalutato, che riassumerei così: molti italiani non considererebbero la candidatura di Siffredi una scemenza. Non più di quanto lo sia quella di un politico di professione, intendo. Che i sopravvissuti di destra e sinistra continuino ad affacciarsi nei talk show con l'aria saccente dei padroncini in vacanza non fa che peggiorare le cose. Credono davvero di andare o tornare al governo nel 2013, come i nobili francesi del 1789 pensavano di bazzicare in eterno la corte di Versailles. Il guaio è che, nel loro patetico crepuscolo, rischiano di trascinare la politica. Che invece è cosa dura, seria, talvolta sporca, ma necessaria e persino emozionante quando è percorsa da una visione del futuro. Fra la goliardia e gli zombi si apre uno spiraglio che non potrà essere coperto a lungo dai tecnici: anziani e rispettabili signori di un tempo che fu. E' ora che il Terzo Stato delle tante associazioni in cui si declina la passione civile della società italiana prenda coscienza della propria missione e della propria forza.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Zarine e furbetti
Inserito da: Admin - Marzo 30, 2012, 05:59:52 pm
30/3/2012

Zarine e furbetti

Massimo GRAMELLINI

Per la serie «Ai confini dell’impossibile» vorrei prendere le difese della signora Irene Pivetti, la pensionata più giovane d’Italia a cui dal 2013 la Camera dei deputati intende togliere proditoriamente le segretarie, gli uffici e altri bonbon. La ex presidente di Montecitorio (carica da lei occupata nell’ultimo decennio del millennio scorso con dispendio notevole di foulard) ha reagito coi consueti toni sommessi, parlando di «tagli forcaioli come nella Russia zarista». Un paragone su cui già si stanno arrovellando gli storici, dal momento che a toglierle le prebende non è stato Rasputin, ma lo sbarbatissimo Fini.

Però, però.

L’astuto Fini non ha applicato la medesima mannaia a tutti i suoi predecessori. Con una capriola sintattica che potrete assaporare nell’articolo di Carlo Bertini, ha salvato i presidenti della quindicesima e sedicesima legislatura: Violante, Bertinotti e Casini, cioè i tre che in politica pesano ancora e che potranno godere di ricchi premi e cotillon fino al 2023. Giù dall’albero della cuccagna sono cascati solo gli ex che non contano più niente: l’antico Ingrao e la zarina Pivetti, il cui grido di dolore non può lasciarci insensibili, anche se magari non nel senso che vorrebbe lei. Mi chiedo, e chiedo all’onorevole Fini, che cosa ne sarebbe di questo Paese se l’emendamento pro Casta da lui escogitato fosse democraticamente esteso a tutti i cittadini e l’aumento delle tasse e dell’età pensionabile venisse rinviato all’anno di grazia (ricevuta) 2023.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'antidoto dei play-off ai traditori del pallone
Inserito da: Admin - Aprile 03, 2012, 09:52:32 am
3/4/2012

L'antidoto dei play-off ai traditori del pallone

Massimo GRAMELLINI

Dunque sarebbe andata così. Gli ultrà del Bari si accorgono che i giocatori, praticamente retrocessi, vendono le partite. Ma anziché redarguirli o denunciarli si mettono in affari con loro. Scommettono contro la propria squadra del cuore.

E per farlo non scelgono una partita qualsiasi. Scelgono il derby col Lecce.

Provo a immaginarmi mentre scommetto contro il Toro in un derby e al solo pensiero vengo sopraffatto da brividi di sgomento per un simile atto contro natura. E questi sarebbero dei tifosi? I tifosi del Bari, quelli veri, entrano allo stadio ignari. Par di vederli prendere posto sui gradini con i figli appesi a bandieroni più grandi di loro. «Papà, oggi vinciamo, vero?». E in quella domanda risuona ancora una fiducia totale nell’andamento lineare del mondo. Comincia la partita e le cose per il Bari si mettono male: il Lecce segna un gol. Ma si può sempre rimontare, niente è più bello di un derby vinto in rimonta. Poi il leccese Jeda spara un cross innocuo in mezzo all’area barese e il difensore Andrea Masiello si avventa sul pallone a gambe sguainate. Col primo piede lo manca, ma lo colpisce col secondo. E come lo spigolo di un flipper lo sospinge in fondo alla rete.

Un autogol talmente sguaiato da sembrare sincero persino ai telecronisti più sgamati. Masiello perfeziona l’inganno con gesti da attore consumato: prima si butta all’indietro e poi si siede per terra, la testa reclinata sulle ginocchia. È una réclame della disperazione. Penso al bambino col bandierone sugli spalti, alle sue lacrime irrefrenabili, perché tutti i maschi da piccoli hanno pianto una volta alla fine di un derby perduto e per molti di loro - di noi - è stato il primo appuntamento con la durezza della vita e dei suoi verdetti spesso incomprensibili.

In questo caso il verdetto è truccato. Il difensore infame ha preso duecentotrentamila euro per «cristallizzare» il risultato, come egli stesso ammette con linguaggio assurdamente forbito nella confessione controfirmata davanti agli inquirenti. Duecentotrentamila euro per far piangere tanti bambini e far guadagnare tanti soldi agli ultrà e ai compagni di squadra coinvolti nella truffa. E pare che non finisca qui. Grazie alla vittoria «cristallizzata» da Masiello, il Lecce infatti è salvo con una giornata di anticipo e alcuni suoi giocatori possono tranquillamente vendersi l’ultima di campionato contro la Lazio. Questa, almeno, la convinzione della magistratura. Sta di fatto che il giorno dopo l’allenatore del Lecce straccia il contratto e se ne va senza dare spiegazioni. Le scommesse nel calcio sono come il doping nel ciclismo: molti le praticano, tutti lo sanno, nessuno ne parla. Lo chiamano «quieto vivere», ma il suo nome vero è «omertà».

A questo punto dovrebbe partire il pistolotto moralista contro il pallone, specchio e metafora di una società avida e sregolata: Masiello come i broker di Wall Street. Il quadro è disperante, perché a vario titolo coinvolge tutti gli attori (è il caso di dirlo): giocatori, allenatori, dirigenti e ultrà. Un sistema di professionisti cinici che campa sulle spalle di alcuni milioni di creduloni che continuano a pagare il biglietto o l’abbonamento televisivo per nutrirsi di emozioni sempre più edulcorate. Ma in attesa dell’illuminazione collettiva che cambierà la natura umana - o semplicemente dell’esplosione di questo giocattolo gonfiato da troppi soldi, partite, interessi - mi permetto di proporre una soluzione che ai ladri toglierebbe, se non la voglia, almeno l’occasione per rubare. I playoff.

Un campionato a sedici squadre che finisca a Pasqua e poi lasci il posto a due tornei a eliminazione diretta: fra le prime otto per lo scudetto e fra le ultime otto per la salvezza. Così tutte le sfide di primavera diventerebbero decisive e sarebbe molto difficile architettare giochi sporchi. La condizione ideale per la truffa è che una delle due squadre, come il Bari di Masiello in quel derby, non abbia più stimoli sportivi. Solo i playoff garantiscono la par condicio. La garantiscono prima, quando le partite contano poco. E dopo, quando contano troppo, ma sempre per entrambi.

Certo, che pena. Mi torna alla mente l’ultima intervista a Giorgio Bocca in casa sua. Dopo averlo sentito enumerare per due ore le nefandezze del mondo, gli chiesi: ma secondo te esiste ancora qualcosa di pulito in cui credere? Gli occhi di Bocca si illuminarono: «Oh sì! Un bicchiere di vino rosso e una bella partita in tv». Come tutti i vecchi, era tornato bambino. Non ebbi il coraggio di rovinargli l’incanto, suggerendogli di circoscrivere i suoi sogni di purezza al vino.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Casta si è fermata a Cuneo
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2012, 05:07:24 pm
4/4/2012

La Casta si è fermata a Cuneo

Massimo GRAMELLINI

A Cuneo, dove tutti idealmente abbiamo fatto il militare, sono seicento i cittadini che aspirano a fare il consigliere comunale. Seicento su una popolazione di sessantamila anime, poppanti compresi, significa un candidato ogni cento cuneesi. Siamo al delegato di condominio. E mica soltanto a Cuneo. Ventisette liste a La Spezia, sedici candidati per la poltrona di sindaco ad Alessandria, ottocentocinquanta aspiranti consiglieri a Catanzaro e milletrecento a Palermo. L’esperienza suggerirebbe il cinismo: ecco i soliti italiani, buoni a sputar fiele sulla Casta, in realtà smaniosi di farne parte: il titolare di un pacchettino di cinquanta voti potrà farlo pesare al momento delle alleanze, contrattando posti e prebende, alimentando spesa pubblica e familismi assortiti.

Eppure mi voglio illudere che stavolta sia diverso. Che la liquefazione dei partiti della cosiddetta Seconda Repubblica rappresenti un fatto compiuto e i rivoli della società civile abbiano ricominciato a scorrere nell’alveo secco della politica, riempiendolo di una quota inevitabile di lestofanti, mestatori e goliardi (in una comunità montana del Cuneese c’è persino la lista bunga bunga), ma anche e soprattutto di idealisti e di entusiasti. Certe liste naïf hanno nomi palpitanti: Nuvole, Esuli in patria, Politica pulita. Bene comune, I cittadini prima di tutti. E’ un flusso scomposto, in qualche caso sgangherato, ma pieno di passione politica ed energia vitale: quella che i partiti non esprimono più. La democrazia del futuro è nascosta lì in mezzo. L’augurio è che non si faccia guastare dalle cattive compagnie.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Margherita Hack per il rinnovo della patente
Inserito da: Admin - Aprile 05, 2012, 03:35:57 pm
5/4/2012

Massimo GRAMELLINI

Sulla soglia dei novant’anni Margherita Hack si presenta nello studio medico del dottor Garagliu per il rinnovo della patente. Ma il dottore si rifiuta di visitarla. In base alla legge, spiega, il medico deve rilasciare un certificato di idoneità alla guida della durata di due anni, mentre all’età della Hack le condizioni di salute possono peggiorare da un momento all’altro e soltanto un’apposita commissione sanitaria è autorizzata a fornire «tagliandi» più brevi. L’astrofisica punta il telescopio dell’indignazione sul malcapitato e lo disintegra neanche fosse un meteorite, strillando all’abuso incostituzionale.

Questa storia, che spaccherà le famiglie italiane (novantenni motorizzati con la Hack, figli e nipoti - preoccupati per la carrozzeria dell’auto e in maggior misura per quella del novantenne - con il dottore), si presta a due considerazioni. La prima è che la seconda rivoluzione, accanto a quella digitale, per cui la nostra epoca entrerà nei libri di storia è il prolungamento della vita attiva. Per l’anzianissimo di oggi l’auto è sinonimo di indipendenza. Anche se ormai, con la benzina a due euro, per poterla guidare occorra non solo una salute di ferro ma una pensione d’oro. La seconda considerazione, e me ne scuso con la geniale signora, è che le regole non sono di pongo, adattabili a piacere. Alcune saranno magari stupide, però molte hanno una logica. Come quella evocata dal dottore pignolo. Perché il fisico, come lo Stato, ha le sue leggi. E le leggi vanno rispettate, anche dai fisici.


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Made in Iktaly
Inserito da: Admin - Aprile 11, 2012, 07:04:19 pm
11/4/2012

Made in Iktaly

Massimo GRAMELLINI

L’Ikea delocalizza in Italia. Nel mondo al contrario in cui ci tocca vivere la multinazionale scandinava sposta un pezzo consistente della sua produzione dall’Estremo Oriente alla Padania detrotizzata. Pare infatti che, nonostante tutte le statistiche ci diano per spacciati, nessuno abbia ancora imparato a fare i rubinetti come noi. E i cassetti della cucina. E i giocattoli per le camere dei bambini. La qualità sanno crearla anche altri. La produzione in serie, pure. Ma la qualità in serie, quella rimane una specialità della casa. Non siamo soltanto il Paese dei partiti famelici, dei funzionari corrotti e di mamme più parziali degli arbitri (la Family di Gemonio insegna che in molte madri italiane c’è un’Agrippina disposta a qualsiasi nefandezza pur di spingere avanti il proprio debosciato Nerone). All’estero si ostinano a riconoscere l’esistenza di un’altra Italia in cui noi abbiamo smesso di credere. L’Italia del lavoro ben fatto, del buon gusto, del bel vivere e del meglio pensare.

Se avessi il potere assoluto per cento minuti farei piazza pulita dei mestieri che non possono più darci un mestiere (perché altrove sono fatti meglio e a minor costo) e concentrerei tutte le risorse disponibili su ciò che ci rende unici: l’artigianato di qualità, il design, il cibo, il vino, il turismo, la cultura. Creerei un fondo per la Bellezza a cui attingere per aprire botteghe di alta manualità, restaurare opere d’arte, ripulire spiagge e rifugi di montagna, trasformare case smozzicate in agriturismi. Nel mondo al contrario c’è spazio solo per chi si distingue dagli altri. E noi, o diventiamo la patria delle meraviglie o non saremo più niente.


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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il vecchietto dove lo metto
Inserito da: Admin - Aprile 12, 2012, 03:45:17 pm
12/4/2012

Il vecchietto dove lo metto

Masimo GRAMELLINI


Diventar vecchi è una tragedia. Ma fortunatamente non più per i vecchi. Per l’umanità intera. Questo delicato pensiero traspare dalla profezia del Fondo Monetario Internazionale, noto ente benefico con il cuore a forma di trappola. «Se entro il 2050 la vita media dovesse aumentare di tre anni più delle stime attuali» sostengono i buttafuori dell’economia globale, «i già elevati costi del Welfare crescerebbero del 50 per cento». Lo scenario è da film catastrofico. Milioni di anziani che vanno e vengono dagli ospedali terremotando i bilanci delle Asl e le mazzette dei politici. I prezzi dei badanti alle stelle (basta vedere quanto ci è costata Rosy Mauro). Il peso di un esercito di indomiti e canuti nullafacenti a gravare sulle spalle di rari lavoratori precari e precocemente invecchiati. I fondi pensione - senza più nessuno che paga la pensione finiranno per andare a fondo, trascinandosi dietro le Borse, gli Stati e lo stesso Fondo Monetario, che per la gioia del suo ex presidente Strauss-Khan sarà costretto a rifugiarsi in Brasile, uno degli ultimi luoghi del pianeta dove le scuole di samba vantano più iscritti delle bocciofile.

Come scongiurare lo sfacelo annunciato? Qualcuno dovrà pur sacrificarsi. Escludendo che quel qualcuno sia il Fondo Monetario, non restiamo che noi, i vecchietti del 2050. Se l’assenza di diluvi universali dovesse malauguratamente protrarsi, ci toccherà mettere in pratica la soluzione avanzata dallo scrittore Martin Amis: entrare in una cabina al compimento del novantesimo anno, schiacciare un bottone e adios. Per lo spread, questo e altro.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bella Trota
Inserito da: Admin - Aprile 15, 2012, 11:36:23 am
14/4/2012

Bella Trota

MASSIMO GRAMELLINI

Dopo alcuni minuti di inopinato silenzio, Daniela Santanchè è tornata per esporci il risultato delle sue meditazioni. Sorvolerei sul paragone fra Nilde Iotti e Nicole Minetti e non solo perché la prima ha fatto la Resistenza e la seconda al massimo la lap dance. Nel Pci bigotto del dopoguerra la carriera di Iotti fu penalizzata dalla storia d'amore con Togliatti, mentre gli incontri ravvicinati con B non hanno ostacolato le ambizioni della statista dell'Olgettina. Veniamo piuttosto al cuore della riflessione santancoide: il familismo degli italiani. Per la filosofa di Cuneo, che la mamma del Trota abbia brigato per piazzare il Trota al posto del Pesce Pilota non è un male in sé. Lo diventa perché il Trota «è un pirla». Il trucco starebbe dunque nel raccomandare parenti che non siano pirla. Come la nipote di Santanchè, da lei raccomandata a cuor leggero presso il presidente della Provincia di Milano in quanto «brava e bella». Ancorché cinico per un patetico moralista del mio stampo, il ragionamento ha una sua coerenza. Però presenta un punto debole: chi decide se un parente è bravo e bello oppure pirla? Interrogata al riguardo, scommetto che la mamma del Trota definirebbe «bravo e bello» il Trota e «pirla» la nipote di Santanchè. Si capisce quindi quanto sia urgente la creazione di un'Authority delle Raccomandazioni in grado di distinguere una volta per tutte il parente bravo da quello pirla. Per la presidenza di detta Authority mi permetto di segnalare un mio consanguineo: bello e bravo, nonostante sia imparentato con un pirla.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Errore drammatico
Inserito da: Admin - Aprile 17, 2012, 12:03:33 pm
17/4/2012

Errore drammatico

Massimo GRAMELLINI

Alfano Bersani Casini hanno lanciato il loro personalissimo urlo di dolore: cancellare i soldi pubblici ai partiti sarebbe un errore drammatico, in quanto consegnerebbe la politica ai ricchi e alle lobby. Sacrificando, immagino, la confraternita di monache e filosofi che l’ha guidata negli ultimi vent’anni. Con buona pace della dirigenza del Pd, permalosa assertrice di una «diversità» che le cronache degli ultimi mesi hanno reso in gran parte immaginaria, chi critica la sordità della Casta non è un demagogo. Sa che la buona politica è tale solo se viene finanziata dai contribuenti. Ma a tre condizioni: che ogni dieci anni ci sia un ricambio completo del personale (la corruzione prolifera negli stagni), che i politici siano scelti dagli elettori, e che siano molti di meno: non il milione di persone che traffica nel sottobosco dei partiti e delle istituzioni da essi occupate.

Peccato che di questi temi nell’urlo di ABC non vi sia traccia. I tre capi della maggioranza non vogliono cancellare gli emolumenti pubblici ai partiti. Ma si guardano bene anche solo dal dimezzarli. Promettono, bontà loro, maggiori controlli affinché i tesorieri non possano più spostare milionate di euro all’insaputa dei loro astutissimi leader, ma lasciano la sanzione al Parlamento, cioè a se stessi. Il vero errore drammatico, agli occhi dei cittadini, è che al culmine di una crisi che sta atterrando l’Italia l’unico documento congiunto che ABC abbiano sentito l’esigenza di firmare sia quello a tutela dei loro interessi.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Anche Gesù
Inserito da: Admin - Aprile 18, 2012, 03:58:44 pm
18/4/2012

Anche Gesù

Massimo GRAMELLINI
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Anche Gesù ha sbagliato un collaboratore, si difende il ponziopilato della Lombardia. Dopo ponderate riflessioni avrei ravvisato alcune differenze fra il Cristo e il Celeste (uno dei due soprannomi di Formigoni, l’altro è il Modesto, ma l’uomo è così modesto che preferisce non farlo circolare). Gesù fu battezzato dal Battista, Formigoni dal Berlusca. La carriera pubblica di Gesù si consumò in tre anni, quella di Formigoni in Regione prosegue imperterrita da diciassette. Gesù non faceva vacanze di gruppo sugli yacht dei farisei: preferiva i pescherecci, casomai una camminata sulle acque. Quanto al suo tesoriere, Giuda era più economo di Lusi (vabbé, ci vuol poco), più colto di Belsito (vabbé, idem) e a differenza dei formigonidi non venne mai raggiunto da avvisi di garanzia. Gesù sapeva bene chi era Giuda: non fu tradito a sua insaputa. In ogni caso avrebbe commesso un errore di valutazione isolato. Formigoni invece di collaboratori ne ha sbagliati parecchi, a cominciare dal sarto daltonico che gli sforna le camicie per proseguire col cugino depresso di Andy Warhol che ha ideato quegli spot sul Web in cui il Celeste fa lo spadaccino.

Sugli altri collaboratori sbagliati preferirei tacere, avendo già parlato la magistratura. Aggiungo solo che la cifra del tradimento di Giuda, trenta denari, anche al netto dell’inflazione risulta di gran lunga inferiore a quelle che danzano nel cielo sopra Milano per sfamare gli appetiti dei notabili e delle lobby che li sostengono. (Lobby? Ho detto lobby? Scusate, mi ero scordato che, grazie al finanziamento pubblico dei partiti, viaggiano lontane anni luce dal mondo della politica).

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. La politica del babau
Inserito da: Admin - Aprile 19, 2012, 04:58:21 pm
19/4/2012

La politica del babau

Massimo GRAMELLINI

Perché Monti continua a farci del male, agitando lo spettro della Grecia? Possibile che nella squadra dei tecnici non ci sia uno psicologo in grado di spiegargli che i cittadini non sono bambini da spaventare, ma adulti da motivare? Anche ieri la solita storia: cari italiani, se non vi tassassimo a sangue, fareste la fine di Atene. Nel racconto montiano l’Italia è un viandante sopravvissuto miracolosamente alla prima fase della carneficina, ma tuttora inseguito da un branco di lupi a cui ogni giorno deve sacrificare uno stinco o un gomito per avere salva la vita. Una fotografia vera, ma schiacciata sul presente. Manca ciò che da tempo si chiede invano ai governanti: una visione del futuro. Aumentare la benzina è un’aspirina, non una cura. E non lo è neppure combattere l’economia sommersa dei privati senza toccare la spesa pubblica e il sottobosco corrotto della burocrazia.

I nostri nonni possedevano il nulla, ma si sentivano dire dalla politica che, sgobbando con passione, avrebbero potuto avere tutto o almeno qualcosa. Adesso il sentimento dominante nel discorso pubblico non è più la voglia, ma la paura. Quella peggiore, poi: la paura di perdere, anticamera della sconfitta sicura. Il cittadino è disposto a sacrificarsi se gli si offrono una direzione di marcia e una prospettiva di riscossa. Ma se ci si limita a spaventarlo col babau della povertà, lungi dal reagire si dispera e si arrende. Forse, oltre che uno psicologo, a questa squadra di tecnici manca un filosofo. Uno che li aiuti a capire che nel destino delle nazioni esiste qualcosa di più grande dello spread.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Soldi nostri
Inserito da: Admin - Aprile 22, 2012, 04:29:23 pm
21/4/2012

Soldi nostri

MASSIMO GRAMELLINI


Dice Bossi: quei soldi erano nostri, potevamo farci quel che ci pareva, anche buttarli dalla finestra. Se era un tentativo di migliorare la posizione della Lega agli occhi degli elettori, temo non gli sia riuscito troppo bene. La sua frase rivela semmai lo spirito della Casta e il morbo che ha devastato il rapporto fra partiti e cittadini. Quei soldi, signor Bossi, non sono vostri. Sono nostri. Dei contribuenti che li hanno versati attraverso le tasse, spremendoli dal frutto del proprio lavoro. Sono un prestito che facciamo alla politica e che la politica è tenuta a restituirci con le sue opere e a documentarci con rendiconti precisi. Essendo soldi nostri, non solo ci interessa sapere come li spendete, ma saperlo è un nostro diritto. Altro che buttarli dalla finestra o negli stravizi del Trota.

In fondo è la stessa forma di rispetto che pretendiamo dal dipendente pubblico, quando allo sportello ci tratta da postulanti. Ma come si permette? Siamo noi a pagargli lo stipendio, perciò deve mettersi al nostro servizio: persino quando siamo insopportabili (a volte lo siamo anche noi). Così almeno diceva mio padre, impiegato statale. È incredibile, ma forse no, come la Lega abbia mutuato dalla burocrazia di Roma ladrona i difetti che canzonava nei comizi delle origini. La visione proprietaria del bene pubblico e dei fondi della comunità. Quel pensiero molto italiano che ciò che è dello Stato non appartenga a nessuno e quindi chiunque ne possa approfittare. Invece appartiene a tutti: impariamo a difenderlo dai Bossi di oggi e possibilmente anche da quelli di domani.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. I compari del calcio
Inserito da: Admin - Aprile 26, 2012, 03:40:48 pm
24/4/2012

I compari del calcio

Massimo GRAMELLINI

Chiunque di noi sparasse fumogeni in una via del centro sarebbe circondato dai passanti e arrestato. Allo stadio rimane impunito e diventa un personaggio». Era l’incipit di un Buongiorno datato 14 aprile 2005. Sette anni fa. In Italia i problemi non si risolvono mai. Invecchiano come il buon vino in botti di rovere, però a differenza del buon vino non diventano barolo ma aceto, lasciando in bocca il sapore acidulo della resa.

La gogna di Genova è l’ultima vergogna.

Giocatori che infischiandosene del pubblico perbene si tolgono la maglia sotto la minaccia dei violenti, riconoscendo loro uno status di tifosi «più tifosi degli altri» che essi rivendicano ma che non meritano. L’incredibile Sculli che abbraccia uno di questi tipacci e gli parla all’orecchio, da compare a compare. Sculli che andrebbe squalificato a vita solo per questo. Tranquilli, non succederà. Non succede mai nulla. Solo retorica a vagonate. Troppi dirigenti del calcio sono pavidi e mediocri, farebbero fallire qualunque società «normale» di cui per disgrazia diventassero i manager. Quanto ai reggitori della Federcalcio e della Lega appaiono come funzionari grigi del potere politico ed economico. Di loro non si ricorda un gesto, uno slancio vitale. Incapaci persino di proporre riforme ovvie come il campionato a 16 squadre e l’introduzione dei playoff, che fra un po’ sarà la tv a pretendere perché le troppe partite fra brocchi hanno nauseato il pubblico (tranne quello degli scommettitori). Tutti in prima fila nell’indignarsi e nell’auspicare, ma alla fine gli ultrà resteranno dove sono, a bordo campo, liberi di lanciare fumogeni e bombe carta, mentre a me e voi gli steward dello stadio continueranno a sequestrare il tappo dell’acqua minerale.

Si aspettava la risposta dura delle istituzioni. Eccola: due giornate di squalifica al campo del Genoa. Più che altro un regalo al presidente Preziosi: gli hanno risolto il problema fino al termine del campionato. Poi si vedrà. Intanto il testone pelato che a Marassi sbraitava a favore di telecamera mica è stato arrestato, nonostante fosse in flagranza di reato. E neppure i cinquanta scalmanati che hanno preso in ostaggio migliaia di spettatori normali. Quando la smetteranno i questori, per non avere grane, di lasciar circolare a piede libero dei teppisti conosciuti nome per nome?

Il sospetto che i giocatori si vendano la partita o pezzi di essa, scommettendo sul numero dei gol o dei calci d’angolo, si è trasformato in uno splendido pretesto per scatenare la furia vendicatrice degli ultrà, smaniosi di ergersi a grandi sacerdoti della religione tifosa. Fra questi giovanotti col fisico da buttafuori ci sono fanatici in buona fede, seriamente convinti di incarnare i valori del «Gladiatore», onore e dignità. La retorica del dodicesimo uomo in campo, colpevolmente alimentata da noi giornalisti, ha contribuito ad accrescere la loro convinzione di essere i custodi supremi della Purezza della Maglia. Un feticcio che va onorato ogni maledetta domenica con qualsiasi mezzo, compresi la minaccia e la violenza.

Accanto a questi templari del pallone, talmente compresi nella loro missione salvifica da avere ormai espulso dalle curve le armi benedette dello sberleffo e dell’ironia, si muovono personaggi ancora più torbidi. Razzisti, nazifascisti e autentici malviventi che si mescolano ai perdigiorno che nel tifo organizzato hanno trovato una professione ben remunerata. Pascolano intorno al campo di allenamento, fanno parte del panorama. I giocatori e le società li usano come camerieri o come scorta, compensandoli con biglietti e magliette che quelli poi si rivendono traendone utili consistenti. E’ un rapporto ambiguo, dove i ruoli di schiavo e padrone cambiano di continuo e il confine fra lecito e illecito risulta impalpabile. Ma è un rapporto vero e profondo, che fa parte dell’economia calcistica come le relazioni con la mafia fanno parte dell’economia di moltissime regioni italiane.

Come se ne esce? Vorrei poter dire: con la cultura sportiva. Trento ha perso lo scudetto della pallavolo all’ultimo punto dell’ultimo set per un errore clamoroso dell’arbitro, eppure il presidente del club ha accettato il responso del campo e fatto i complimenti agli avversari. In un prato simile l’erbaccia degli ultrà non riuscirebbe a crescere. Ma il calcio non è uno sport, lo sappiamo fin troppo bene noi che ne frequentiamo gli isterismi. Perciò si impone un cambiamento più spiccio. Società che denuncino i violenti e poliziotti che li sbattano fuori dagli stadi: una due tre dieci volte, finché si troveranno un altro passatempo, speriamo meno remunerativo. Ci saranno ritorsioni? All’inizio sì: nessun cambiamento è indolore. Ma è proprio per scansare la sofferenza che in Italia non si cambia mai nulla, condannandosi alla putrescenza.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1166&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il giocoliere
Inserito da: Admin - Aprile 26, 2012, 03:41:35 pm
25/4/2012

Il giocoliere

Massimo GRAMELLINI

Torino, semaforo di largo Orbassano. Scatta il rosso e un giocoliere invade l’asfalto per dare spettacolo ai motorizzati in attesa. Purtroppo non è giornata: una clavetta cade a terra e anche il cappellino, invece di roteare diligentemente lungo la schiena, preferisce andarsene altrove. Lo sguardo avvilito, il giocoliere si piega a raccattare gli attrezzi del mestiere. Un uomo su una moto sta per allungargli la moneta d’ordinanza, ma lui sorride e scuote la testa. «No, grazie. Troppo errore», spiega in un italiano stentato. E anziché fare la questua fra le auto in coda, si rifugia sull’aiuola accanto al semaforo per esercitarsi.

Riassumendo: il giocoliere ha rinunciato al compenso perché ha ritenuto la propria prestazione inadeguata, era visibilmente imbarazzato per la figuraccia e invece di sedersi ad aspettare il rosso successivo, magari prendendosela con la sfortuna, ha preferito utilizzare quei pochi secondi di pausa per allenarsi. Ciascuno pensi al proprio ambiente di lavoro e faccia i paragoni che crede. A me basta dare un’occhiata allo specchio per avvertire, al confronto, un pizzico di disagio. L’amico che mi ha raccontato la storia (era l’uomo sulla moto) vorrebbe far ottenere al giocoliere di largo Orbassano la nomina a senatore a vita, con successiva e sollecita ascesa alla presidenza del Consiglio. Perché la sensazione - la sensazione del mio amico, s’intende - è che in momenti come quelli che stiamo vivendo non servano degli esperti, ma dei caratteri.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1167&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Perché Messi non è Maradona
Inserito da: Admin - Aprile 26, 2012, 03:42:53 pm
26/4/2012

Perché Messi non è Maradona

Massimo GRAMELLINI

Dedicato a chi si lamenta perché l’universo non lo aiuta abbastanza, anzi gli tira decisamente contro. Leo Messi ha appena perso il campionato e la Champions con il Barcellona, dopo aver già perso tutto quel che c’era da perdere con l’Argentina. Messi, cioè, gioca bene a calcio come Maradona ma, a differenza di Maradona, non sa vincere le partite da solo. Perché? Il segreto riposa nelle loro biografie. Non nell’infanzia: il bimbo Messi, afflitto da nanismo, ha sofferto più del bimbo Maradona. Lo scarto avviene nell’adolescenza: quando Maradona comincia a girare il mondo senza altra protezione che la sua faccia tosta e il quattordicenne Messi si trasferisce a Barcellona per curarsi. Da allora Leo cresce in un ambiente protetto, caldo, sereno. La vita perfetta e banale che tutti sognano. Ma che ha un prezzo che molti ignorano. Ti prosciuga dentro. Ti toglie la rabbia, la voglia, l’energia vitale. Ti fa credere che la vita sia un traguardo, mentre è una strada per andare da qualche altra parte.

Non sto tessendo l’elogio delle esistenze spericolate, né considero una colpa che Messi si ubriachi di acqua minerale e abbia la stessa fidanzata da sempre come Topolino. So però che le sofferenze da cui Messi cerca di scappare come tutti (mentre Maradona ha la capacità autodistruttiva di procurarsele con inesausto fervore) sono le note dello spartito dell’evoluzione umana. La felicità di Messi è il suo limite, la disperazione di Maradona il suo mantice: la forza misteriosa che ha fatto di lui un campione più grande e un uomo più vero.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se fossimo tutti un po' norvegesi
Inserito da: Admin - Aprile 28, 2012, 11:34:37 am
27/4/2012

Se fossimo tutti un po' norvegesi

 Massimo GRAMELLINI 
   
John Belushi odiava due cose: la musica country e i nazisti dell’Illinois. Ma cosa succede quando un nazista odia la musica country? Che anche noi fan dei Blues Brothers siamo chiamati a una scelta doverosa e ci schieriamo con la nenia dei cowboy. Se poi siamo di Oslo e fuori piove, apriamo l’ombrello e scendiamo in piazza in quarantamila per cantarla a squarciagola. Alla faccia del nazista.

Il quale aveva appena dichiarato che con quella canzone le maestre norvegesi lavano il cervello ai bambini. Soltanto il suo, purtroppo, è rimasto refrattario a qualsiasi detersivo.

La canzone si intitola «Barn av regnbuen», «Bambini dell’arcobaleno», ed è il rifacimento in scandinavo stretto di «Rainbow race», cantilena folk strimpellata alla chitarra dall’americano Pete Seeger nei primi Anni Settanta. Il ritornello parla di fratellanza, di distese verdeggianti, e non fa male a nessuno, se non a chi è già abituato a farsene parecchio da solo. Anders Breivik, per esempio, lo stragista di Utoya che ha imputato all'innocuo motivetto nientemeno che il deterioramento in chiave marxista della gioventù norvegese. I messaggi semplici e solari agiscono sulle menti ottenebrate dal razzismo come una cartina da tornasole. Portano a galla la rabbia di chi ha talmente paura della sensibilità umana da considerarla una dimostrazione di debolezza.

In tribunale Breivik ha insultato la canzone e l’infanzia dei connazionali. E ancora una volta è venuta fuori la civiltà di quel popolo poco battuto dal sole, che ha saputo asciugare il sangue di Utoya senza macchiare il vestito lindo della sua democrazia e si permette il lusso di trattare un reo confesso come un crocerista, ospitandolo in una cella grossa come uno stand dell’Ikea. I norvegesi avrebbero potuto reagire alla provocazione di Breivik con il silenzio. Oppure con il furore, portando in piazza i familiari delle vittime per ritorcere addosso a quell’uomo il livore seminato dai suoi atti. Invece si sono ritrovati pacificamente in quarantamila per cantargli la loro canzone. Ricordando al mondo che è anche per merito di quella nenia, imparata a memoria negli asili, se sono cresciuti così tolleranti e intimamente connessi con l'ambiente che li circonda.

Perciò oggi siamo tutti un po’ norvegesi, compresi noi rockettari stonati. Anzi, soprattutto noi, che ci offriamo volontari per inciderla su un disco da far ascoltare a Breivik in cuffia, fino alla fine dei suoi giorni.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il tecnico dei tecnici
Inserito da: Admin - Maggio 01, 2012, 12:02:58 pm
1/5/2012

Il tecnico dei tecnici

Massimo GRAMELLINI

Per la madre delle imprese impossibili, tagliare gli artigli alla burocrazia pubblica, il governo dei tecnici non era abbastanza tecnico e così ha nominato un tecnico. Il promettente Enrico Bondi di anni 78. Ma la domanda non è se uno che ha risanato la Parmalat dopo il fallimento possa ripetersi con uno Stato che si trova quasi nelle stesse condizioni. La domanda è se lo Stato possa davvero essere trattato come una Parmalat. In realtà neanche le aziende prosperano a colpi di scure. I tagli aiutano a sopravvivere, ma per evolvere servono visioni strategiche, progetti innovativi. Invece questa crisi di sistema ci sta facendo assistere a un progressivo immeschinirsi del dibattito pubblico e persino privato. Ogni argomento di conversazione sembra essersi ridotto a una questione di numeri. I giornali fungono come sempre da specchio; ieri, fra titoli e tabelle, un importante quotidiano ne annoverava 122 (altro numero). Tanti numeri e neppure un’idea su come si esca da questa strettoia della storia.

Nessuno sarà davvero così ingenuo da illudersi che basti scorciare un po’ qui e potare un po’ là perché la pianticella italica ritorni a fiorire. Dimezzare i costi della politica e della burocrazia più pletorica, corrotta e inamovibile d’Europa: ecco due obiettivi seri e perciò irrealizzabili. Ma nemmeno quell’impresa titanica basterebbe a far ripartire una macchina che non si è ingrippata per mancanza di denaro ma di fiducia nel futuro. Ed è la fiducia che porta il denaro, mai viceversa.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il tecnico dei tecnici
Inserito da: Admin - Maggio 03, 2012, 07:29:46 pm
1/5/2012

Il tecnico dei tecnici

Massimo GRAMELLINI

Per la madre delle imprese impossibili, tagliare gli artigli alla burocrazia pubblica, il governo dei tecnici non era abbastanza tecnico e così ha nominato un tecnico. Il promettente Enrico Bondi di anni 78. Ma la domanda non è se uno che ha risanato la Parmalat dopo il fallimento possa ripetersi con uno Stato che si trova quasi nelle stesse condizioni. La domanda è se lo Stato possa davvero essere trattato come una Parmalat. In realtà neanche le aziende prosperano a colpi di scure. I tagli aiutano a sopravvivere, ma per evolvere servono visioni strategiche, progetti innovativi. Invece questa crisi di sistema ci sta facendo assistere a un progressivo immeschinirsi del dibattito pubblico e persino privato. Ogni argomento di conversazione sembra essersi ridotto a una questione di numeri. I giornali fungono come sempre da specchio; ieri, fra titoli e tabelle, un importante quotidiano ne annoverava 122 (altro numero). Tanti numeri e neppure un’idea su come si esca da questa strettoia della storia.

Nessuno sarà davvero così ingenuo da illudersi che basti scorciare un po’ qui e potare un po’ là perché la pianticella italica ritorni a fiorire. Dimezzare i costi della politica e della burocrazia più pletorica, corrotta e inamovibile d’Europa: ecco due obiettivi seri e perciò irrealizzabili. Ma nemmeno quell’impresa titanica basterebbe a far ripartire una macchina che non si è ingrippata per mancanza di denaro ma di fiducia nel futuro. Ed è la fiducia che porta il denaro, mai viceversa.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Esseri umani
Inserito da: Admin - Maggio 06, 2012, 10:32:12 am
5/5/2012

Esseri umani

Massimo GRAMELLINI

Esiste una laurea che nemmeno il Trota può comprare e soltanto la vita assegna ai suoi figli più veri. La laurea in umanità. Il vicebrigadiere Lorini Roberto accorre sul luogo dell’emergenza un tipo si è asserragliato in un’agenzia delle entrate e minaccia di ammazzare gli impiegati - ma non giudica né perde la testa: entra in sintonia. Andare nei posti da cui gli altri scappano è il suo lavoro. E’ un tecnico. Eppure, a differenza di altri tecnici, lui nel lavoro mette qualcosa che non si trova sui manuali: la capacità molto italiana di vedere nel nemico un amico mancato e recuperabile alla causa.

Il vicebrigadiere intuisce che l’asserragliato non è un pazzo. E’ un uomo debole e solo che ha compiuto un gesto esecrabile per il bisogno di sentirsi ascoltato. E allora lo ascolta, gli parla in dialetto di cose normali e, una frase dopo l’altra, gli svuota la rabbia di dosso e lo convince a lasciarsi mettere le manette ai polsi, perché il futuro esiste e non vale la pena di perderselo con un atto estremo. La mossa del cavallo è passargli al telefono la propria moglie. «Volevo che anche lei gli spiegasse che in fondo siamo tutti umani». Purtroppo non tutti se lo ricordano, signor vicebrigadiere. Ma esempi come il suo aiutano a far girare la voce.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Emergenza nazionale
Inserito da: Admin - Maggio 06, 2012, 10:37:57 am
4/5/2012

Emergenza nazionale

Massimo GRAMELLINI

Prima si impiccavano ai cornicioni delle loro fabbriche e scivolavano nelle pagine di cronaca nera, mentre al telefono il ministro domandava incredulo «sicuro che dietro non ci sia un’altra ragione?». Allora hanno cominciato a darsi fuoco per la strada pur di elemosinare l’attenzione di una politica ripiegata sul proprio grasso e di un governo troppo concentrato sui numeri per riuscire a comprendere le persone. Ma da ieri il dramma «Io non ce la faccio più» esplora un nuovo abisso: l’irruzione di un disperato nell’Agenzia delle Entrate con le armi in pugno. E poi gli ostaggi, le forze speciali: sembra terrorismo, invece è terrore. Il terrore che afferra e confonde un uomo solo, quando non riesce a immaginare per sé altro futuro che un muro nero.

Non si sa cosa debba ancora succedere perché i governanti sollevino la testa dai tabulati di Borsa e prendano atto che esiste un’emergenza umanitaria nazionale. Un terremoto economico e morale che va affrontato con gli strumenti della vera politica: buonsenso e visione del futuro.

Lo Stato ha due mani: una che prende, una che dà. Se ne usa una sola, diventa monco e sono gli Stati monchi a produrre le ingiustizie più efferate. Per un artigiano o un piccolo imprenditore, il funzionario delle tasse che mette le ganasce all’auto e il funzionario del ministero che paga a trecento giorni quando paga, non sono due universi lontani e incomunicabili (come invece essi si considerano), ma due volti della stessa amministrazione. Due nemici che marciano separati per colpire uniti e vanno ad aggiungersi alle banche che non prestano soldi, anzi chiedono a chi è in rosso di rientrare, alle bollette dell’energia più cara d’Europa, ai doppioni e alle doppiezze di una macchina burocratica costruita a strati per agevolare i pedaggi della corruzione, a una giustizia civile dai modi ingiusti e dai tempi incivili.

Ma le ragioni più profonde della disfatta umanitaria in corso non riguardano solo gli imprenditori e non sono neppure economiche. Sono psicologiche. Il senso di umiliazione che prende alla gola chi si vede costretto a ridurre il tenore di vita della propria famiglia. La solitudine di chi non ha più strutture familiari né sociali a cui appoggiare la propria inquietudine. Soprattutto la disperazione cupa di chi non riesce più nemmeno ad alzare la testa perché quando la alza non vede una classe dirigente che indica soluzioni, ma una casta di parolai abbarbicati ai propri privilegi e una processione di sacerdoti del libero mercato che officiano una messa triste, fatta di numeri senz’anima.

Le persone più fragili si disperano fino a impazzire perché il potere non li ascolta e quando parla non usa il linguaggio della speranza ma quello della paura. Risanare l’economia di un cimitero non è una soluzione praticabile. E la legge darwiniana del liberismo non può selezionare i suoi protagonisti sulla base di impazzimenti e suicidi. Tocca alla politica, o a chi ne fa le veci, togliere la buccia ai numeri fino a trovare le persone. Capirle. Rassicurarle. Distinguere fra evasori totali con yacht a carico e poveri cristi che si arrabattano da italiani, non da tedeschi, e per i quali il rigore alla tedesca è una cura che guarisce il male ma uccide il malato.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un no ai partiti non alla politica
Inserito da: Admin - Maggio 08, 2012, 09:28:55 am
8/5/2012

Un no ai partiti non alla politica

Massimo GRAMELLINI

Si può buttarla sul ridere e dire che Grillo non è una sorpresa: in fondo sono vent’anni che gli italiani votano un comico. Oppure strillare contro la vittoria dell’antipolitica, come fanno i notabili del Palazzo e i commentatori che ne respirano la stessa aria viziata. Ma conosco parecchi nuovi elettori di Grillo e nessuno di loro disprezza la politica. Disprezzano i partiti. E credono, a torto o a ragione, in una democrazia che possa farne a meno, saltando la mediazione fra amministrati e amministratori.

La storia ci dirà se si tratta di un gigantesco abbaglio o se dalla rivolta antipartitica nasceranno nuove forme di delega, nuovi sistemi per aggregare il consenso.

Ma intanto c’è questo urlo di dolore che attraversa l’Italia, alimentato dalle scelte suicide e arroganti compiute da un’intera classe dirigente.

Non si può certo dire che non fosse stata avvertita. I cittadini stremati dalla crisi hanno chiesto per mesi alla partitocrazia di autoriformarsi. Si sarebbero accontentati di qualche gesto emblematico. Un taglio al finanziamento pubblico, la riduzione dei parlamentari, l’abolizione delle Province. Soprattutto la limitazione dei mandati, unico serio antidoto alla nascita di una Casta inamovibile e lontana dalla realtà. Nel dopoguerra il grillismo meridionale dell’Uomo Qualunque venne dissolto dalla Dc di De Gasperi nel più semplice e intelligente dei modi: assorbendone alcune istanze. Purtroppo di De Gasperi in giro se ne vedono pochi. La limitazione dei mandati parlamentari è da anni il cavallo di battaglia dei grillini. Se il Pdl di Alfano l’avesse fatta propria, forse oggi esisterebbe ancora. Ma un partito che ai suoi vertici schiera reperti del Giurassico come Gasparri e Cicchitto poteva seriamente pensare di esistere ancora? Il Pd ha retto meglio, perché il suo elettorato ex comunista ha un senso forte delle istituzioni e dei corpi intermedi - partiti, sindacati - che le incarnano. Ma se il burocrate Bersani, come ha fatto ancora ieri, continuerà a considerare il grillismo un’allergia passeggera, lo tsunami dell’indignazione popolare sommergerà presto anche lui.

La riprova che il voto grillino è meno umorale di quanto si creda? Grillo non sfonda dove la politica tradizionale riesce a mostrare una faccia efficiente: a Verona con il giovane Tosi e a Palermo con il vecchio Orlando (percepito come un buon amministratore, magari non in assoluto, ma rispetto agli ultimi sindaci disastrosi). La migliore smentita alla tesi qualunquista di chi considera i grillini dei qualunquisti viene dai loro stessi «quadri». Che assomigliano assai poco a Grillo. Il primo sindaco del movimento, eletto in un paese del Vicentino, ha trentadue anni ed è un ingegnere informatico dell’Enel, non un arruffapopoli. E i candidati sindaci di Parma e Genova non provengono dai centri sociali, ma dal mondo dell’impresa e del volontariato. Più che antipolitici, postpolitici: non hanno ideologie, ma idee e in qualche caso persino ideali. Puntano sulla trasparenza amministrativa, sul web, sull’ambiente: i temi del futuro. A volte sembrano ingenui, a volte demagogici. Ma sono vivi.

Naturalmente i partiti possono infischiarsene e bollare la pratica Grillo come rivolta del popolo bue contro l’euro e le tasse. È una interpretazione di comodo che consentirà loro di rimanere immobili fino all’estinzione. Se invece decidessero di sopravvivere, dovrebbero riunirsi da domani in seduta plenaria per approvare entro l’estate una riforma seria della legge elettorale, del finanziamento pubblico e della democrazia interna, così da lasciar passare un po’ d’aria. Ma per dirla con Flaiano: poiché si trattava di una buona idea, nessuno la prese in considerazione.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fra moglie e partito
Inserito da: Admin - Maggio 09, 2012, 11:33:55 pm
9/5/2012

Fra moglie e partito

Massimo GRAMELLINI

Dice di scrivere da Parma e di chiamarsi Emanuele. Sposato da vent’anni con la stessa persona, e con lo stesso partito - il Pci-Pds-Ds-Pd - da quasi trenta, domenica aveva due appuntamenti con l’adulterio. Uno a un’ora di macchina, in un ristorante vicino al mare, dove lo attendeva la nuova collega dai capelli nero-tizzone che gli fa il filo in modo sfacciato. L’altro in cabina elettorale con la lista di Grillo. La vita gli stava offrendo la possibilità di tradire in un giorno solo i suoi due spenti amori. Prima di partire per il mare è andato a votare: «Il Pd non è più neppure l’ombra del partito nel quale da ragazzo avevo creduto e che, pur con tutti gli errori che la Storia ci ha poi rivelato, mi aveva trasmesso un pizzico di passione e una speranza di futuro». Ma al momento di mettere la crocetta sui grillini è stato colto dal panico. «Credo sia stata la paura dell’ignoto a farmi tremare la matita e a indirizzarla verso il solito simbolo». Uscito dall’urna era così depresso e confuso che è tornato a casa, rinunciando alla scappatella marina. «Mia moglie è come il Pd. Non mi dimostra più attenzione né passione. Io ne soffro, eppure non so fare a meno di lei. Sono attaccato a qualcosa che non c’è più, ma che sento parte della mia vita. Così continuo a sperare che lei torni quella di un tempo e non vado via. Lo stesso faccio con il Pd. Ma il partito non è una persona. Con un partito temo di avere ancora meno speranze».

Se fossi la moglie, mi sentirei relativamente tranquilla. Se fossi Bersani, per niente. Di questo passo mi sa che le prime corna Emanuele le metterà a lui.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chi suicida chi
Inserito da: Admin - Maggio 10, 2012, 11:37:10 pm
10/5/2012

Chi suicida chi

Massimo GRAMELLINI

Ci mancava il dibattito sui suicidi: di chi è la colpa se le persone in crisi si ammazzano, di Monti o di Berlusconi?
La responsabilità di quei gesti non è di nessuno. La scelta di togliersi la vita attiene a una zona insondabile del cuore umano che ha a che fare con la fragilità, il dolore, la paura: mondi troppo profondi per farne oggetto di gargarismi politici. La responsabilità della situazione sociale che fa da sfondo agli atti disperati è invece piuttosto chiara. Negli ultimi vent’anni l’Italia è stata governata - bene o male non so, ma governata - soltanto dal primo governo Prodi. Il resto è stato un susseguirsi di agguati, proclami, scandali e cialtronate. Gli altri governi di sinistra hanno pensato unicamente a farsi del male. Berlusconi ai fatti propri. La riforma liberale dello Stato, vagheggiata in centinaia di comizi, si è rivelata la più tragica delle sue bufale. Non poteva essere altrimenti, dato che gli alleati del Nord non volevano il risanamento ma la dissoluzione del Paese e quelli del Sud prendevano i voti dalla massa di mantenuti che qualsiasi riforma seria avrebbe spazzato via.

Monti si è presentato al capezzale di un paziente curato per vent’anni con flebo d’acqua fresca, facendosi largo fra mediconzoli corrotti e infermiere in tanga. Ha riportato serietà nel reparto e messo gli antibiotici nella flebo. Se avesse avuto l’umanità di un Ciampi, si sarebbe anche seduto a far due chiacchiere col malato per tirarlo su di morale. D’accordo, Monti non è Ciampi. Però non ha ucciso nessuno. L’Italia l’hanno suicidata i partiti.

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Parlandone da vivo
Inserito da: Admin - Maggio 11, 2012, 12:15:59 pm
11/5/2012

Parlandone da vivo

Massimo GRAMELLINI

Se lo spirito di Carlo Fruttero - che immagino segaligno e puntuto come il vestito corporeo che lo ospitava fosse passato ieri sopra il Salone del Libro di Torino all’ora dell’aperitivo, avrebbe visto una coda interminabile di persone davanti a una sala gialla. Curioso com’è, si sarebbe abbassato un po’, svolazzando lieve fra le signore boccheggianti che usavano i suoi libri per sventolarsi. La vista delle figlie e di alcuni amici lo avrebbe intenerito e, al tempo stesso, insospettito. Quella riunione sediziosa aveva l’aria di una commemorazione del Compianto Defunto. Ora, se c’è una cosa che lo spirito di Carlo Fruttero non sopporta sono le commemorazioni dei Compianti Defunti. Nondimeno si sarebbe infilato in sala per dare un’occhiata.

A dirla tutta, ho la netta sensazione che l’abbia fatto. Perché a un certo punto ho visto oscillare una giacca abbandonata su una sedia vuota e mi è parso di sentire la sua inconfondibile ghignata. Una specie di risata col sibilo che ha coperto tutte le altre. Già: in quella sala dove si parlava di un morto, ridevano tutti. Anch’io. E intanto pensavo che la parola scritta non morirà finché mille persone si riuniranno per ascoltare quelle di un vecchio signore che non usciva di casa da anni. La parola scritta, quando è scritta bene, non è emozione che scuote e poi evapora. È sentimento che si deposita e lascia tracce indelebili. Ho anche pensato, mentre ridevo, che i morti andrebbero ricordati sempre e soltanto così. Come se fossero vivi. Anche perché lo sono. Mica penserete che quella ghignata l’abbia sentita solo io?

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Oggi le comiche
Inserito da: Admin - Maggio 12, 2012, 10:05:57 am
12/5/2012

Oggi le comiche

Massimo GRAMELLINI

A Parma, venerdì prossimo, la campagna elettorale del candidato sindaco dei grillini sarà conclusa da Beppe Grillo. Quella del candidato dei democratici da Gene Gnocchi. L’ipotesi di avere sul palco il segretario del partito Bersani è stata scartata, immagino per l’indisponibilità del suo avatar Maurizio Crozza. Da quando le ideologie sono morte, gli ideali boccheggiano e anche le idee non si sentono troppo bene, i comizi dei politici sono diventati di una noia pazzesca. Quasi come le loro partecipazioni ai talk show. Per renderli commestibili a un pubblico sempre più insofferente e distratto, si cerca di trasformarli in uno spettacolo di cabaret. Non mi sembra un grave passo indietro, considerato da dove veniamo. Il miglior oratore dell’ultima decade, Fini, indossava sempre gli stessi tre concetti e le stesse duecento parole.

«Ma come parla bene Fini!» dicevano tutti, anche se lui diceva benissimo il nulla. La dittatura dei comici è una reazione al governo dei tecnici o forse il suo completamento. Nella Prima Repubblica eravamo intrattenuti dagli amministratori. Nella Seconda siamo stati amministrati dagli intrattenitori. Appurata l’impossibilità per un solo uomo di adempiere a entrambe le funzioni, è tempo di una più chiara divisione dei ruoli. Chi sa parlare, non governi. E chi sa governare non parli. Il primo ad averlo capito è Grillo, che sogna un partito di amministratori silenti in cui parla soltanto lui.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41


Titolo: Massimo GRAMELLINI. "Forza", la parola del giorno
Inserito da: Admin - Maggio 15, 2012, 11:45:48 am
Spettacoli

14/05/2012 - L'INterVENTO INTEGRALE

"Forza", la  parola del giorno

Il testo letto nella trasmissione di La 7 "Quello che non  ho"

MASSIMO GRAMELLINI
Torino

La parola di oggi, 14 maggio 2012, non può che essere FORZA. Non la forza bruta dei violenti e dei sopraffattori. Ma la forza d’animo che accudisce i fragili e lenisce le ferite. La forza femmina. La Forza di cui vi parlerò stasera è una femmina che nasce in una cittadina tedesca dal nome arrabbiato, Mullheim, frutto della storia d’amore fra una commessa e un tramviere. Dopo il liceo la Forza trova un impiego in banca e studiando di notte si laurea in economia, non in Albania.

Arriva il 1994. Un anno cruciale per la Forza. In Italia nasce Forza Italia, frutto della storia d’amore fra un imprenditore e se stesso, mentre lassù a Mullheim la signora Forza viene eletta consigliera comunale. Nel 2005, però, succede l’incredibile. Il suo partito, l’Spd, perde le elezioni in Westfalia. Dal dopoguerra è la prima volta che succede. La Westfalia è il cuore industriale della Germania. I maschi tedeschi di sinistra sono depressi e avviliti. Avete idea di com’è un maschio di sinistra depresso e avvilito? Qui ne abbiamo una certa pratica.

Non sapendo più cosa fare, i maschi tedeschi di sinistra fanno la cosa giusta. Si affidano alla Forza. Lei li tranquillizza così: “Noi donne funzioniamo in modo diverso da voi uomini. Non meglio o peggio. Diverso. Abbiamo altri pensieri, altre esperienze, altre priorità.” Quelle della signora Forza sono: più asili nido, scuole migliori, aiuti alle famiglie in difficoltà. Per lei i debiti sono denaro ben investito. A cosa serve avere i conti in ordine, se poi la gente muore di fame? “Spendere più soldi adesso per le famiglie e le scuole ci consentirà in futuro di buttare via meno soldi per riparare le famiglie e le scuole.”

Immaginate la Merkel nel sentire una tedesca che parla come una greca. “Quella donna è un’irresponsabile!” Ma la Forza se ne infischia: vince le elezioni e da presidente di Westfalia abolisce le tasse universitarie e promulga nuove leggi per l’integrazione. Però quando presenta una manovra che prevede 3,6 miliardi di deficit, alla Merkel le prende un colpo e il partito della cancelliera riesce a far cadere il governo della Forza. Così domenica in Westfalia sono tornati a votare e la Forza ha vinto più di prima, umiliando il partito della rivale con cui nel 2013 potrebbe scontrarsi per la Cancelleria. La Forza già si scalda: “Risparmiare va bene” dice, “ma ricordiamoci che nessun bambino deve rimanere indietro, perché se resta indietro anche un solo bambino, recuperarlo poi ci costerà molto di più.” Dimenticavo. Forza in tedesco si dice Kraft. Come le sottilette, certo. Ma da ieri anche come Hannelore Kraft. L’altra donna. L’altra Germania. Forse l’altra Europa. Il lato meno oscuro della Forza.

da - http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/454177/


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Riabilitazione postuma
Inserito da: Admin - Maggio 18, 2012, 10:56:52 pm
18/5/2012

Riabilitazione postuma

Massimo GRAMELLINI

La notizia della morte di Donna Summer mi ha riportato alla mente il giorno in cui pensai di essere morto io. Accadde quando una ragazza impegnata, che corteggiavo in modo inconcludente accompagnandola a vedere film d’avanguardia turchi sottotitolati in tedesco, scoprì nel vano della mia utilitaria la cassetta dei grandi successi di Donna Summer: «I feel love» e «I love to love you baby», 17 minuti di mugolii interrotti dalla sua voce che ripeteva «I love to love you baby». Qualcuno l’aveva messa lì a mia insaputa. All’epoca ascoltavo solo rock duro, cantautori impegnati e Baglioni, ma in bagno e con le cuffie per ragioni di privacy. La ragazza impegnata la prese malissimo. Forse nessuno le aveva mai detto «I love to love you baby», e per 17 minuti di fila. Avrei dovuto inserire la cassetta nell’autoradio e alzare il volume a palla. Invece le dissi la verità, ma con un tale senso di vergogna che a lei sembrò una bugia. Liberato della sua presenza, annegai il dolore nelle discoteche che cominciavano a prendere il posto delle assemblee studentesche come luogo di aggregazione sociale, rimbecillendomi coi suoni ipnotici di Donna Summer. Mi esibivo nel classico ballo ipnotico di Donna Summer: piedino destro avanti in diagonale, piedino destro indietro, piedino sinistro avanti in diagonale, piedino sinistro indietro. Per 17 minuti.

Ora che Donna non c’è più, risento a piè fermo «I love to love you baby». Sembra bella. O comunque migliorata. Dovrei imparare a vergognarmi meno del presente, perché prima o poi diventerà un passato da rimpiangere.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1180


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Una tassa pelosa
Inserito da: Admin - Maggio 20, 2012, 11:11:08 pm
19/5/2012

Una tassa pelosa

Massimo GRAMELLINI

Cara Billie, l’hai scampata bella. La berlusconorevole Fiorella Ceccacci, già attrice nel film «Corti circuiti erotici» e perciò autorevole membro della commissione Cultura, aveva proposto di mettere una tassa su di te. Proposta accolta «in linea di principio» dal sottosegretario Polillo. Una tassa su cani e gatti domestici per finanziare la lotta al randagismo. Come dici, Billie? Che un balzello simile avrebbe avuto l’effetto di aumentare a dismisura il numero dei randagi? Giusta osservazione, cagnetta mia, però non puoi pretendere che gli onorevoli abbiano la tua intelligenza pratica. In compenso condividono il tuo appetito famelico: cercano i soldi dove è più facile trovarli. Nella benzina, nella casa e adesso negli affetti: tu sai cosa significa un animale per un’anziana ammalata di solitudine.

La reazione ululante della Rete (e di 101 dalmata pronti a caricare la Crudelia De Mon di Montecitorio) ha costretto i fabbricanti di imposte a battere in ritirata. Il sottosegretario si è accorto di aver pestato una di quelle tue faccende che raccolgo sempre per strada e ha negato il suo appoggio, sostenendo che era stata una battuta. Sappi comunque che, se cambiassero di nuovo idea, mi rifiuterò di pagare - già finanzio la guerra in Etiopia del 1935 ogni volta che vado al distributore - e tu diventerai una cagnetta clandestina. Voglio vedere se Equitalia mi manda l’accalappiacani. Farebbero meglio a occuparsi del randagismo degli evasori fiscali. E se proprio avessero bisogno di nuove entrate, sottoscrivo la proposta che mi hai appena leccato all’orecchio: tassare chiunque tenga un politico in casa.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1181


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Grillo, il Gabibbo barbuto
Inserito da: Admin - Maggio 22, 2012, 03:51:09 pm
22/5/2012 - L'UOMO NUOVO

Massimo GRAMELLINI

Grillo, il Gabibbo barbuto

Grillo è un Gabibbo barbuto e il Movimento Cinque Stelle la trasposizione politica di «Striscia la Notizia»?

La suggestione esiste, inutile negarlo, ma è solo parziale. Grillo è anche il Gabibbo.

Un Gabibbo, però, che guarda «Report», ha letto «La Casta» e sa stare sul Web.


I due hanno in comune la cadenza, ligure, e l’ideatore, Antonio Ricci, di cui Grillo è stato a lungo il ventriloquo tv. «Fantastico», «Te la do io l’America», «Te lo do io il Brasile»: l’unico programma di successo che Ricci non gli ha curato è «Te la do io l’Italia». Quello se lo sta scrivendo da solo. Se Grillo ricorda il pupazzo rosso che svergogna i potenti tra ghigni e sberleffi, l’attivista-tipo del Cinque Stelle assomiglia a uno di quegli inviati di «Striscia» che consegnano tapiri: informato, tignoso, sfacciato. Quanto all’elettorato, ne esiste uno cresciuto con le tv berlusconiane che da anni si abbevera ai programmi satirici di denuncia e ha finito per introiettarne meccanismi e valori. «Striscia» e «Le Iene» si pongono come giustizieri della notte, raddrizzatori di torti, vendicatori degli oppressi in contrapposizione a un Potere che magnanimo li finanzia attraverso la pubblicità. Secondo lo studioso dei media Massimiliano Panarari, il loro segreto consiste nel dare sfogo al rancore popolare verso un sistema concepito come nemico. Ai seguaci di «Striscia» il movimento di Grillo non sembra antipolitica, ma politica: difesa del cittadino. In realtà, sostiene Carlo Freccero, il termine corretto è Apolitica: il rifiuto dei partiti, ormai ridotti a meri comitati d’affari. E qui l’albero genealogico del grillismo si allarga a «Report» di Milena Gabanelli e al bestseller «La Casta» di Stella e Rizzo.

Report è la versione sofisticata della tv di denuncia, il Gabibbo in bella copia, il grande giornalismo d’inchiesta. Gabanelli incarna l’archetipo grillista del Controllore, colui o colei che incrocia i dati, macina le informazioni e rivela i segreti del Moloch che ci condiziona la vita, sia esso una multinazionale di farmaci o un assessore arrogante e corrotto. Il milione di copie de «La Casta» è stato un fenomeno sociale che la cultura in ghingheri non ha voluto capire, forse perché gli artefici non erano due intellettuali spocchiosi e incomprensibili, ma due bravissimi giornalisti. Stella e Rizzo hanno dato sostanza di pagine al mal di pancia verso i partiti e il loro sistema chiuso di privilegi. Cosa accomuna lo spettatore di «Striscia» a quello di «Report» ed entrambi al lettore de «La Casta»? L’idea che destra e sinistra siano diventate la stessa cosa: se non nei valori, nel personale politico che ha smesso di incarnarli per dedicarsi esclusivamente alla gestione del potere.

Le radici televisive del grillismo affondano qui e gli hanno sicuramente creato un pregiudizio di simpatia fra gli elettori, anche fra coloro che non lo votano. Di fronte a questo pregiudizio positivo vacillano i dibattiti sul sistema elettorale. Il doppio turno, infatti, funziona quando l’avversario è percepito come una minaccia (un leghista per un democratico, un «comunista» per un berlusconiano) e spinge l’elettore avverso alle urne per incoronare il male minore. Ma il Movimento Cinque Stelle non fa davvero paura a nessuno, semmai suscita curiosità. Così si spiega perché al ballottaggio di Parma il candidato del centrosinistra non sia riuscito nemmeno a fare il pieno dei voti presi al primo turno: migliaia di suoi elettori non hanno sentito l’urgenza di tornare alle urne. Magari in cuor loro si saranno persino augurati il trionfo della «novità».

Ma Grillo e il grillismo non si esauriscono nei vecchi mezzi di comunicazione, parola cartacea e tv. Il Cinque Stelle non si può capire senza la «class action», quel fenomeno importato dagli Stati Uniti che induce le vittime di un medesimo torto a unire le proprie forze e a fare causa comune contro il potere che le ha defraudate di qualche diritto. Il berlusconismo era delega passiva al demiurgo. Il grillismo è assunzione collettiva di responsabilità. Il berlusconiano votava col telecomando, l’attivista di Grillo (non chiamiamolo grillino) con la tastiera del Web. I seguaci di Berlusconi cercavano di assomigliare al Capo fin dalle barzellette, mentre quelli di Grillo non assomigliano a Grillo: nell’approccio sono molto meno televisivi e molto più seri. Il mito fondante del Movimento Cinque Stelle, solo in questo simile all’Uomo Qualunque di Giannini, è il Buon Amministratore. Persa la speranza di sottrarre il mondo alle trame dei grandi capitalisti, il grillismo chiede alla politica di diventare apolitica, cioè di limitarsi all’ordinaria amministrazione. Perciò la politica potrà salvarsi solo se smentirà Grillo, ricominciando a fare sogni grandi. Altrimenti il Gabibbo barbuto trionferà, così come «Striscia» trionfa da vent’anni contro una Rai che ha saputo, o voluto, contrapporgli sempre e soltanto dei Pacchi.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1182


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il casto Silvio
Inserito da: Admin - Maggio 27, 2012, 09:40:52 am
26/5/2012

Il casto Silvio

Massimo GRAMELLINI

Per una curiosa coincidenza della cronaca (non scomoderei la Storia), mentre la ballerina Polanco raccontava in un'aula di giustizia di quando nel bungabunker di Arcore si infilava parrucca e occhiali per imitare Ilda Boccassini, il beneficiario dello spettacolo mostrava a una platea di giornalisti attoniti l'ultima e più improbabile metamorfosi della sua vita: Silvio lo Statista. Fuori tempo massimo. Anzi, fuori tempo e basta. Dal ritorno in scena del campione dell'antipolitica ci saremmo aspettati di tutto: la fusione con Grillo (Canale 5 Stelle) o la fondazione di un altro partito dal predellino dell'auto (considerati i voti rimasti, bastava una Smart), ma stavolta tenendo in braccio la Polanco travestita da Boccassini. Di tutto tranne che vederlo spuntare dietro un bancone del Senato, trasfigurato nel simbolo vivente della Casta e intento a discettare di semipresidenzialismo alla francese.

Non che non sia importante, il semipresidenzialismo alla francese. Ed è chiaro che la signora Crescita è disposta a varcare la nostra soglia (travestita da Boccassini?) solo se ad aprirle la porta troverà un semipresidente alla francese. Lo capirebbe persino Cicchitto, che infatti si aggirava nei paraggi con aria compiaciuta. Però siamo sicuri che lo zoccolo duro dell'elettorato, quello che al nord teme di perdere il lavoro e al sud i sussidi, sia in grado di cogliere la portata rivoluzionaria della proposta? Un milione di posti, meno tasse per tutti, chi non salta comunista è: quelle erano balle di successo. Ma il semipresidenzialismo alla francese rischia di non eccitare nessuno: non solo la Boccassini, ma nemmeno la Polanco.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1185


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Signora Maestra
Inserito da: Admin - Maggio 29, 2012, 11:09:18 am
29/5/2012

Signora Maestra

Massimo GRAMELLINI

Domenica sera ho condiviso con una trentina di temerari uno spericolato esperimento sentimentale: il raduno dei compagni di classe delle elementari. Erano quarant’anni e centomila capelli che non ci si vedeva e per farsi riconoscere ciascuno si era pinzato sul petto una targhetta con nome, cognome e una propria foto di allora. E' stata una delle serate meno nostalgiche della mia vita: il passato da rammentare era così remoto che sembrava futuro. Si è parlato tantissimo di progetti e speranze, pochissimo di calcio, niente di politica. Ma si è parlato soprattutto della, e con la, Maestra. Era per i suoi 88 anni appena compiuti che avevamo apparecchiato lo spettacolo, salvo accorgerci in fretta che lo spettacolo era lei. Buona ma non debole, la schiena ancora dritta come i suoi pensieri. La Maestra. Quella che ci aveva insegnato a leggere con i libri di Primo Levi e di Rigoni Stern. Anche l'altra sera ha ascoltato con attenzione il primo e l'ultimo della classe declamare "bosco degli urogalli" e poi ha dato loro il voto: basso e però giusto, come sempre. Si aggirava fra i suoi scolari attempati distribuendo carezze ruvide e rimproveri dolci. Nel guardarla pensavo all'esercito silenzioso di cui quella donnina formidabile fa parte: le maestre elementari della scuola pubblica italiana che hanno tirato su una nazione con stipendi da fame, ma meritandosi qualcosa che molti potenti non avranno mai. Il nostro rispetto.

Prima di andare a dormire ci ha detto che averci avuti come alunni era stato, per lei, come riceverci in dono. Poi ci ha baciati sulla fronte, uno a uno. Sono rientrato a casa con addosso l'energia di un leone.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1186


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La parata più bella
Inserito da: Admin - Maggio 31, 2012, 04:28:05 pm
30/5/2012

La parata più bella

Massimo GRAMELLNI

Che senso ha la parata del 2 giugno con l’Emilia a pezzi che piange i suoi morti? Il quesito, che sarebbe considerato blasfemo in Francia, qui può sembrare velleitario, dal momento che il Capo dello Stato ha deciso di confermare la cerimonia dei Fori Imperiali, sia pure improntandola alla sobrietà. Però vale egualmente la pena di porselo. Sgombriamo il campo dalle pregiudiziali ideologiche, che condannano la sfilata delle Forze Armate in quanto manifestazione muscolare. E sforziamoci di sgombrarlo anche dai condizionamenti emotivi che in queste ore ci inducono a considerare uno spreco di risorse qualsiasi iniziativa dello Stato che non consista nel portare sollievo alle popolazioni emiliane in apnea.
I soldi per la parata sono già stati quasi tutti spesi. Con quel poco che resta si finanzierebbe al massimo la ricostruzione di un comignolo. Andrebbe ricordato a quella genia di politici in malafede che cercano di agganciare l’umore popolare con proposte furbastre, ma si guardano bene dal devolvere a chi soffre le cifre ben più consistenti che si ricaverebbero dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari.

La domanda che la coincidenza fra celebrazione e tragedia riporta alla ribalta è un’altra: nel 2012 ha ancora senso festeggiare la Repubblica con un rito così poco sentito dalla maggioranza dei cittadini? Ogni comunità ha bisogno di riti e di simboli. Ma sono le religioni che li mantengono inalterati nei secoli. Non gli Stati. Non tutti, almeno. Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1187


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La vita, nonostante
Inserito da: Admin - Giugno 04, 2012, 09:41:03 am
1/6/2012

La vita, nonostante

Massimo GRAMELLINI

Ci stanno impartendo una lezione di vita. Non solo di sopravvivenza. Di vita. Questi sfollati che si spaventano ma non vogliono dare soddisfazione alla paura. Che piangono senza piangersi addosso. E che ricominciano a vivere, nonostante.

Nonostante sia un cumulo di macerie, il supermercato di Mirandola funziona ancora: a cielo aperto. Hanno portato per strada le merci, i carrelli e naturalmente la cassa. Bisogna pur nutrirsi, coprirsi, curarsi. I verbi primordiali del vivere continuano a essere declinati al presente e al futuro, nonostante.

Amare, per esempio. Alice e Davide hanno confermato le nozze, nonostante la chiesa abbia perso un po' di mattoni e il ricevimento sia stato dirottato fra le tende. Per la luna di miele si vedrà. Intanto c'è il miele, appena arrivato con il latte e i biscotti da Reggio Emilia sopra un Tir. E c'è la luna, che splende in un cielo di promesse e trema molto meno della terra.

La gastronomia di Medolla sforna gnocchi fritti, nonostante. Nonostante la gastronomia sia diventata una cucina da campo in mezzo alla piazza del municipio. Potrebbe accontentarsi di fare panini e invece preferisce esagerare.

E la merciaia? Ha pianto tanto e dormito in automobile con il marito più anziano di lei. Ma ieri ha riaperto bottega perché le donne del terremoto sono scappate di casa senza ricambi e si mettono in coda sotto il sole per fare incetta di mutande e reggiseno, nonostante.

La regina del marketing è la fruttivendola biologica che alle ciliegie sopravvissute alla scossa impone il cartello «duroni della rinascita», trasformandole nel frutto della riscossa. Intorno a lei scene di gentilezza e onestà che altrove sarebbero straordinarie, ma non qui, nonostante. Un cliente vuole un chilo di mele però non può pagarle perché il bancomat ha esaurito i soldi. La fruttivendola: «Le prenda lo stesso, pagherà domani». E lui: «Ci mancherebbe, vado a cercare un altro bancomat».

Poi ci sono i bambini che giocano, nonostante. E le loro mamme che cercano di trasformare il terremoto in uno spettacolo d'arte varia. Al piccolo che dopo una scossa di assestamento frignava, la mamma ha spiegato: «Adesso ti insegno un nuovo gioco. Il gioco del salterello». Il bimbo ha smesso di piangere. «Che gioco è?» «Funziona così: io canto una filastrocca e ogni volta che mi fermo, tu salti». La mamma si fermava ogni volta che c'era una scossa. Così le scosse sono diventate una parte del gioco e il bambino si è riempito talmente di gioia che non ha trovato più posto per la paura. E ha continuato a saltare, nonostante.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1189


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non gioco più, me ne vado
Inserito da: Admin - Giugno 04, 2012, 09:41:46 am
2/6/2012

Non gioco più, me ne vado

Massimo GRAMELLINI

Il santo furbacchione è un classico tipo italiano. In politica annuncia nobili dimissioni allo scopo di farsele respingere. In amore minaccia romantiche rotture per vedersi riconfermare il proprio fascino. E sul lavoro, indossato uno sguardo umile e offeso, si dichiarerà disposto a fare ciò che non vuole nella certezza che lo scongiureranno di non farlo, così da continuare a fare quello che vuole. Con quella faccia un po’ così, a strapiombo sulle lacrime, temo che il commissario tecnico Prandelli appartenga alla categoria.

Meglio un santo furbacchione che un furbo mascalzone (abbiamo anche quelli), però non me la sento di esaltare la sua ultima frignata: se proprio serve, rinunciamo agli Europei. Ma chi glielo ha chiesto? Nessuno. Anzi: tutti, persino la ministra dell’Interno, si sono affrettati a benedire la partecipazione all’evento. Che era poi ciò che Prandelli voleva. Ma avrebbe potuto ottenerlo senza rifugiarsi nel patetico. Il c.t. si è inserito in una scia di successo. Pare stia diventando di moda auspicare una fuga romantica dal calcio brutto sporco e cattivo, anziché andare addosso alla realtà e triplicare le pene per gli scommettitori, oggi talmente blande da convincere la malavita a investire nel pallone truccato invece che in altri vizi sanzionati più duramente dalla legge.

Ma è possibile che per motivare una Nazionale circondata dagli scandali si debba sempre pigiare il tasto del vittimismo? Ciascuno ha diritto al suo quarto d’ora di emotività. Ma da chi siede sulla panchina di Pozzo e Bearzot resta lecito aspettarsi forme di vita più evolute.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1190


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La macchina del tempo
Inserito da: Admin - Giugno 05, 2012, 07:13:27 pm
5/6/2012

La macchina del tempo

Massimo GRAMELLINI

Erano da poco passate le otto di sera quando mi sono appisolato davanti al televisore mentre il direttore del Tg1 intervistava il segretario di Stato vaticano. Nell’appisolarmi ho sognato. E nel sognare ho rivisto il me stesso bambino addormentarsi davanti a un televisore in bianco e nero mentre il direttore del telegiornale intervistava il segretario di Stato vaticano. Che modi avevano allora, i direttori del telegiornale. Diritti e compunti sulla sedia come dinanzi al prete del loro matrimonio. E poi quelle domande felpate con la risposta già incorporata.
E la faccia: protesa ad annuire in sincrono con l’intero corpo e paralizzata in una smorfia ineffabile di beatitudine. Anche i segretari di Stato vaticani erano ben strani, a quei tempi. Tradivano la scarsa conoscenza del mezzo televisivo e il loro eloquio curiale scorreva distante dalla realtà, caldo e inafferrabile come sciolina nelle orecchie: «La trasparenza è un fatto di solidarietà… Spesso avviene che le chiarificazioni siano frutto di un lavoro di dialogo… Questi non sono giorni di divisione ma di unità…»

Mi sono svegliato di soprassalto. La tv era diventata a colori, ma le facce erano rimaste le stesse. Anche le domande del direttore. Con le risposte già incorporate, anzi forse già scritte in precedenza, dal momento che il segretario di Stato le leggeva direttamente da un foglio. Nessun riferimento a corvi e maggiordomi di Curia, ma un solenne spot sulla solidità eterna della Chiesa. Anche se a noi appisolati d’Italia
l’unica cosa solida, ma soprattutto eterna, sembra la sudditanza del Tg1 al Vaticano.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1191


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fuori orario
Inserito da: Admin - Giugno 06, 2012, 05:04:54 pm
6/6/2012

Fuori orario

Massimo GRAMELLINI

Durante una visita all’ufficio di collocamento della sua città, la ministra torinese Elsa Fornero ha teso la mano a un disoccupato di vent’anni seduto in attesa, il quale ha eroicamente resistito al richiamo della buona educazione che gli suggeriva di alzarsi in piedi. Col sedere ancorato alla seggiola, il James Dean di Porta Palazzo ha spiegato alla ministra di essersi diplomato presso l’istituto alberghiero e, quando lei gli ha fatto notare che di solito quel diploma garantisce un lavoro, le ha candidamente risposto: «Ma a me non piace lavorare la sera mentre gli altri escono». Le cronache sostengono che Fornero non lo abbia neanche addentato. Ci sarebbe da chiedersi come mai il seder-incollato abbia scelto l’indirizzo alberghiero: alberghi e ristoranti hanno da sempre la pessima abitudine di servire la cena all’ora di cena. E’ una notizia sconvolgente, me ne rendo conto, però qualcuno doveva pur darla a quel caro fanciullo.

Storie come questa rinforzano purtroppo i luoghi comuni sulla molle gioventù, quando invece esistono ragazzi che vorrebbero lavorare e non ci riescono, e tantissimi altri che lo fanno gratis o per due soldi, con contratti finti o precari, e vedono il proprio entusiasmo messo a repentaglio da adulti giovanilisti a parole. Quei ragazzi mi fanno pena. L’alberghiero fuori orario soltanto rabbia. Spero per lui che la vita gli tolga in fretta la seggiola da sotto il sedere. Una bella culata sul pavimento potrebbe ancora avere effetti miracolosi sul suo carattere.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1192


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Aspettando Balot
Inserito da: Admin - Giugno 12, 2012, 04:41:11 pm
12/6/2012

Aspettando Balot

Massimo GRAMELLINI

Passiamo la vita ad aspettare chi non arriva mai. Da anni leggo articoli che auspicano la maturazione di Sua Indolenza Balotelli e la annunciano come imminente, sicura o altamente probabile. Ogni volta che segna uno dei suoi rari ma bellissimi gol c’è qualcuno che dice: ci siamo. Ogni volta che sfascia l’auto in un fosso o si addormenta davanti al portiere c’è qualcuno, magari lo stesso, che si contraddice: non ci siamo, ma ci saremo. Pochi hanno il coraggio di ammettere che Balotelli resterà sempre quello che è: un talento senza carattere, un eterno immaturo, una magnifica occasione perduta.

Trovo folle che un mezzo campione guadagni certe cifre ed è probabile che il guadagnarle renda ancora più difficile il bagno di umiltà che forse gli permetterebbe di compiere il salto evolutivo. Poi mi guardo intorno e penso: ma chi lo ha fatto davvero, quel salto? Quanti amici, parenti e colleghi parlano, pensano e vivono esattamente come venti o trent’anni fa? Eppure ci si continua a illudere, aspettando la svolta che ci rassicuri sulle possibilità di cambiamento dell’essere umano. Credo sia per questo che al cinema e nei romanzi amiamo le storie dove il protagonista si trasforma e cambia. Perché nella vita non succede quasi mai. Si resta aggrappati alle proprie granitiche incertezze, al trauma infantile (Balotelli ne avrà più d’uno), alla reazione automatica che ti induce a comportarti sempre allo stesso modo, a pensare sempre le stesse cose, a nutrire sempre le stesse aspettative: per esempio che gli altri possano cambiare, mentre spesso il primo che non riesce a farlo sei tu.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1195


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chissenefrega E ALTRO
Inserito da: Admin - Giugno 17, 2012, 09:50:01 am
14/6/2012

Chissenefrega

Massimo GRAMELLINI

Una lettrice racconta la sua giornata in compagnia dell’informazione: «Apro i giornali e in prima pagina trovo le dichiarazioni di Cassano sull’omosessualità. Salgo in macchina, accendo la radio e stanno intervistando Cecchi Paone in merito alle dichiarazioni di Cassano sull’omosessualità. Stufa, cambio frequenza, ma sull’altra emittente c’è uno che intervista Vendola in merito alle dichiarazioni di Cassano sull’omosessualità. Annoiata, cambio ancora e mi imbatto in un giornale-radio che riporta la notizia delle dichiarazioni di Cassano in merito all’omosessualità. Nauseata, smanetto su una quarta radio, dove un presentatore malizioso chiede a un commentatore sportivo cosa ne pensa delle clamorose esternazioni di Cassano… Ma lo vogliamo dire un bel chissenefrega di cosa pensa Cassano sull’omosessualità?».

Condivido le nausee della lettrice e, in quanto esponente del baraccone mediatico, mi prendo la mia quota di responsabilità. Anch’io trovo sbagliato dare risalto alle dichiarazioni di un calciatore su temi che esulano dal suo lavoro e altrettanto assurdo scandalizzarsi per l’ennesima, prevedibile «cassanata». Certi pensieri da bar sugli omosessuali indignano quando a darvi fiato è Giovanardi, un politico eletto dai cittadini. Ma, pronunciati da Cassano, hanno lo stesso peso di una dichiarazione di Giovanardi sul 4-3-3. Eppure nessuno nei media si è smarcato, pur sapendo di fare una sciocchezza. Ciascuno di noi l’ha fatta per abitudine, per pigrizia, ma soprattutto per paura di essere il solo a non farla. Dimenticando che la diversità è un valore, e mica solo nel sesso.

da - lastampa.it


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15/6/2012

Un'avventura IMUzionante

Ignorando la moglie, che gli suggeriva di rivolgersi a un commercialista, a un sindacalista o almeno a un ingegnere termonucleare, il contribuente Z. di Asti decise di far valere la sua vecchia laurea in economia per pagare l'Imu da solo. A metà maggio si mise all'opera con l'amico Gianni. Stamparono il modello F24, scavalcarono con qualche livido l'ostacolo dei codici 3918 e 3919 per le quote dovute a Stato e Comuni, ma si arenarono alla voce «rateazione», trovando sul sito dell'Agenzia delle Entrate tre risposte diverse e in conflitto fra loro. Il 29 maggio l'amico Gianni corse a pagare, ma nella fretta sbarrò il codice sbagliato. La sera stessa l'Agenzia emanava una disposizione che sopprimeva il modello F24 usato da Gianni e lo sostituiva con uno semplificato. Rimasto solo a combattere, il contribuente Z. si incantò davanti ai destinatari del versamento - ER, RG, EL - e mandò una mail all'Agenzia che gli rispose con una videata in cui lo avvertiva che era stato raggiunto il numero massimo di mail ricevibili. Andò su internet in cerca d'aiuto e trovò decine di poveri cristi con laurea come lui, terrorizzati dalla notizia che l'errata compilazione avrebbe comportato un nuovo pagamento delle somme già versate.

La mattina dell'8 giugno il contribuente Z si recò in banca per consegnare il modulo semplificato, che risultò compilato in modo complicato e forse sbagliato. Lui, pur di liberarsene, lo pagò. Poi fece ritorno a casa con una proposta di legge nel cervello: «La tassa sull'Imu entrerà in vigore soltanto dopo che ogni membro dal governo avrà dimostrato di riuscire a pagarla da solo».

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16/6/2012
A sogni fatti
MASSIMO GRAMELLINI
Tuttolibri anticipa un estratto del racconto che concluderà il Festival di Massenzio, la sera del 21 giugno a Roma.

Ho scritto uno di quei libri che ti cambiano la vita. Infatti il giorno dopo averlo presentato in televisione sono stato ricoverato in ospedale. Avevo la febbre a quaranta e un’infezione alle regioni meridionali dello stomaco che mi strappava ululati mannari. Eppure la sera prima stavo benissimo. Nei camerini di «Che tempo che fa» avevo addirittura incontrato uno dei miei idoli. Il capo di Equitalia. Un’anima gentile e sensibile intrappolata dentro una maschera da cattivo. La scaletta della trasmissione prevedeva un’intervista a lui sulle tasse e una a me sugli orfani: per tirarsi su. Dopo aver rimasticato in diretta i bocconi amari della mia infanzia, esco dallo studio visibilmente stremato, ma trovo il passaggio ostruito da una cerniera di sbirri giganteschi e piuttosto armati. Dovevo essere andato peggio di quanto avessi immaginato, visto che erano già venuti a prendermi. Mentre cerco una via di fuga, la scorta dei rambo si apre come il Mar Rosso e in mezzo appare lui, il Mosè degli scontrini fiscali. Aveva gli occhiali appannati. Credetemi: vedere piangere un uomo che di solito fa piangere gli altri è un’esperienza struggente. Mi viene addosso e, puntandomi contro un dito ammonitore, mi fa: «Si ricordi che io la tengo d’occhio!». Per tranquillizzarlo gli ho giurato su quanto ho di più caro, la santissima Imu e il beato Modello Unico, che presto avrei pianto anch’io, pagando le tasse sui diritti d’autore fino all’ultimo sospiro.

Era soltanto l’inizio. Da quel giorno mi sono piovuti addosso i resoconti di centinaia di vite ammalate, per le quali la farmacia ero io. Pare si chiami empatia. Le persone si specchiano in una storia autentica, apparecchiata a romanzo senza neanche il filtro della vergogna, e si sentono autorizzate a rivelare la loro. Non ai propri cari, ma all’amico di carta in cui riconoscono il compagno di sofferenze e rimonte esistenziali.

Ne ho ricevute di ogni genere. Alcune, considerato il tema, persino divertenti. Mi ha scritto un amico dell’adolescenza: «Anch’io come te ho scoperto il segreto della mia famiglia da un articolo di giornale». E mi racconta di quando, facendo ricerche in tribunale per non so quale causa, si era imbattuto in un fascicolo con il suo cognome. Dentro aveva trovato il ritaglio ingiallito di un quotidiano da cui risultava che suo padre - che tutti ricordavamo integerrimo e moralista - in gioventù era finito in carcere per furto. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di rivelarlo al mio amico. Eppure, scriveva lui, «il mio subconscio sapeva. Adesso posso confessartelo, Massimo: da ragazzo ero un cleptomane. A proposito, ricordi quei tuoi sci misteriosamente scomparsi?». Eccome se li ricordavo! Li avevo lasciati fuori da una baita per andare a fare pipì e un attimo dopo non c’erano più. «Te li avevo rubati io», mi ha confessato con appena trent’anni di ritardo. «Poi li ho rivenduti. Però ci tengo a farti sapere che ho devoluto il ricavato in beneficenza».

Un’altra lettera aveva il timbro di una località di villeggiatura che anni prima era approdata in cronaca nera per l’incendio di un albergo conclusosi con la morte del proprietario. L’autore della lettera raccontava che quell’uomo era suo padre. Aveva fatto uscire clienti e collaboratori con una scusa, poi aveva dato fuoco alle pareti di legno e si era rifugiato in mansarda ad aspettare la fine. Di lì a pochi mesi anche la madre era morta di crepacuore e il mio amico di carta si era ritrovato da solo in mezzo alle ceneri di una vita intera. Aveva usato i risparmi del padre per ricostruire l’albergo nello stesso luogo in cui sorgeva un tempo. Nell’opera di rinascita, non soltanto edilizia, gli era stata accanto una ragazza. Ma appena l’esistenza aveva ripreso a fluire in modo ordinato, ecco che era comparso Belfagor.

Nel mio romanzo Belfagor è il nome che da bambino avevo dato al mostro che abita dentro di noi. Uno spiritaccio animato da buone intenzioni, in realtà pernicioso, perché pur di tenerci lontano dalla sofferenza ci chiude in una gabbia di paure. Paura di vivere, di amare, di credere nei propri sogni. Il mio interlocutore era stato indotto a scappare dalla sua ragazza. Con la codardia tipica dei maschi quando vogliono sbarazzarsi delle femmine, non aveva avuto la forza di lasciarla. Perciò aveva fatto di tutto per farsi lasciare da lei e, dopo sforzi considerevoli, c’era riuscito.

Quando gli avevano regalato Fai bei sogni , lo aveva tenuto per un mese sul comodino senza aprirlo. Gli incuteva timore. «Ma una notte», mi scriveva nell’ultimo capoverso della lettera, «una notte in cui mi rivoltavo nel letto come un pescecane nella rete, accendo la luce e comincio a sfogliare le pagine. Sono arrivato all’ultimo capitolo - quello in cui Elisa le insegna a perdonare e ad accettare dalla vita ciò che ci dà - e ho capito che stava parlando con me. Fuori aveva cominciato ad albeggiare. Così ho chiuso il libro e, indossata una felpa sopra il pigiama, sono andato sotto le finestre della mia ex. Le ho citofonato, lei si è affacciata. Mi vuoi ancora?, ho urlato. Non ha risposto, ma ha aperto il portone».

Con Fai bei sogni ho aperto un portone da cui sono entrate carezze, confessioni e ringraziamenti. Un muretto di gratitudine a cui è dolce appoggiarsi quando fa buio. Perché da quel portone, oltre alle carezze, è entrato anche qualche ceffone. Era prevedibile. Se alzi il velo sui tuoi tormenti più intimi, ti esponi alle critiche di chi trova insopportabile la sincerità perché ne teme il contagio. Ma se fin dall’inizio sapevo benissimo a quali rischi mi sarei esposto con questo romanzo, cosa mi aveva spinto a pubblicarlo? Semplice. Quando uno ha ricevuto in sorte una storia e gli strumenti per raccontarla, non è giusto che la tenga soltanto per sé. Da molto tempo desideravo ricordare ai miei lettori che la vita ha un senso e che dobbiamo affrontarla «nonostante», senza lasciarci paralizzare dai «se». Ma certe prediche sarebbero suonate false in bocca a un giornalista percepito come un privilegiato. Soltanto la confessione spietata delle mie disgrazie e delle mie debolezze avrebbe reso credibile il messaggio, anzi il massaggio di speranza che intendevo dare.

Per non avere più paura di soffrire è indispensabile liberarsi dal dolore. Milioni di persone provano a farlo ogni giorno, prodigandosi in preghiere e buone azioni oppure stordendosi con droghe ed esperienze estreme. Ma i ricordi dolorosi non si possono eliminare. Quello che si può eliminare è il dolore associato ai ricordi. Oggi riesco a pensare a mia madre senza più provare dolore perché ho accettato intimamente una verità indimostrabile: che tutto ciò che accade è sempre giusto e perfetto. Che il dolore è qualcosa che ci capita addosso non per sfortuna, ma per concederci l’opportunità di conoscere la parte irrisolta di noi. Se da quando nasci a quando muori nella tua vita non è cambiato tutto o almeno qualcosa, significa che la vita non ti è servita a niente.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1199


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un'avventura IMUzionante
Inserito da: Admin - Giugno 17, 2012, 10:02:22 am
15/6/2012

Un'avventura IMUzionante

Massimo GRAMELLINI

Ignorando la moglie, che gli suggeriva di rivolgersi a un commercialista, a un sindacalista o almeno a un ingegnere termonucleare, il contribuente Z. di Asti decise di far valere la sua vecchia laurea in economia per pagare l'Imu da solo. A metà maggio si mise all'opera con l'amico Gianni. Stamparono il modello F24, scavalcarono con qualche livido l'ostacolo dei codici 3918 e 3919 per le quote dovute a Stato e Comuni, ma si arenarono alla voce «rateazione», trovando sul sito dell'Agenzia delle Entrate tre risposte diverse e in conflitto fra loro. Il 29 maggio l'amico Gianni corse a pagare, ma nella fretta sbarrò il codice sbagliato. La sera stessa l'Agenzia emanava una disposizione che sopprimeva il modello F24 usato da Gianni e lo sostituiva con uno semplificato. Rimasto solo a combattere, il contribuente Z. si incantò davanti ai destinatari del versamento - ER, RG, EL - e mandò una mail all'Agenzia che gli rispose con una videata in cui lo avvertiva che era stato raggiunto il numero massimo di mail ricevibili. Andò su internet in cerca d'aiuto e trovò decine di poveri cristi con laurea come lui, terrorizzati dalla notizia che l'errata compilazione avrebbe comportato un nuovo pagamento delle somme già versate.

La mattina dell'8 giugno il contribuente Z si recò in banca per consegnare il modulo semplificato, che risultò compilato in modo complicato e forse sbagliato. Lui, pur di liberarsene, lo pagò. Poi fece ritorno a casa con una proposta di legge nel cervello: «La tassa sull'Imu entrerà in vigore soltanto dopo che ogni membro dal governo avrà dimostrato di riuscire a pagarla da solo».

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1198


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il sottosegretario Quaresima
Inserito da: Admin - Giugno 19, 2012, 11:16:40 pm

19/6/2012

Il sottosegretario Quaresima

Massimo GRAMELLINI

Lo scrivo a voce bassa e raccomandando il massimo riserbo - non vorremo svelare i piani segreti del governo a qualche potenza straniera? - ma il sottosegretario all’Economia con delega alle chiacchiere Polillo ha appena avuto un’idea geniale per far impennare il Pil. Rinunciare a una settimana di ferie. Non lui, gli italiani tutti. Poiché i lavoratori dipendenti godono di tre mesi di vacanze l’anno, ha ragionato il grand’uomo (temo li abbia confusi con i parlamentari), basterebbe offrire alla Patria una settimana di tintarella e l’economia nazionale ripartirebbe a razzo verso il cielo stellato.

Non intendo guastare i sogni di Polillo ricordando che è inutile produrre di più se poi non c’è nessuno a cui vendere e che oggi il problema non è rappresentato da quelli che fanno le ferie, ma da quelli che non le fanno perché hanno perso il lavoro. Mi limito a prendere spunto dall’ultima uscita «tecnica» per invocare dai rispettabili membri del governo un cambio: se non di marcia, almeno di umore. Sarà vero che arriviamo da un carnevale di vent’anni (anche se la maggioranza di noi nemmeno stava sui carri e applaudiva o fischiava la sfilata dal bordo della strada). Ma non mi sembra una buona ragione per sprofondarci in questa quaresima senza pasque, quasi dovessimo espiare una colpa collettiva. Chi lavora, in Italia, lavora tantissimo. Semmai lavora male, a causa della corruzione e della burocrazia, figlie naturali della cattiva politica. Invece di farlo sentire un verme, gli andrebbe restituita una speranza, mandando in ferie non pagate gli ottusocrati e in carcere i ladri.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1200


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Forza Grecia
Inserito da: Admin - Giugno 21, 2012, 06:42:26 pm
21/6/2012

Forza Grecia

Massimo GRAMELLINI

Continuo a sentire persone insospettabili che domani sera faranno il tifo per la Grecia contro la Germania. Il calcio c'entra poco. Anche la solidarietà per i cugini mediterranei. In Italia - e non solo dalle parti del Cavalier Grillo, ultima metamorfosi di Berlusconi - sta montando un pregiudizio antitedesco: alla Germania egoista viene attribuita la crisi mortale in cui si sta avvitando l'Europa. I più arrabbiati sono gli anziani, o diversamente giovani, ai quali le recenti vicende evocano antichi fantasmi. Se parlate con qualcuno di loro, vi dirà che gli eredi di chi trascinò l'Europa in un conflitto che la indebolì per sempre dovrebbero sentire una responsabilità speciale, affatto esaurita. Nel dopoguerra gli americani finanziarono la rinascita di Paesi lontani, in cui oltretutto erano morti i loro figli. Come possono i tedeschi non avvertire il dovere morale di promuovere un piano Marshall per salvare l'Europa? Pensano davvero di riuscire a rimanere un'isola di benessere nel cuore di un continente in miseria?

Così ragionano i sopravvissuti della seconda guerra mondiale, arrivando a suggerire atti estremi come il boicottaggio dei prodotti tedeschi. Ma anche chi è arrivato in seguito prova un certo disagio nel confrontarsi con gli stereotipi del bavarese medio, che raffigura noi popoli mediterranei come una massa di scansafatiche abbronzati e pieni di debiti, perciò meritevoli di un ridimensionamento che ci costringa a illividire nella tristezza. In realtà il bavarese medio la pensava così già ai tempi di Kohl. Ma Kohl se ne infischiava, perché a differenza di Merkel era uno statista.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1202


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gli Aristotecnici
Inserito da: Admin - Giugno 24, 2012, 09:13:56 am
22/6/2012

Gli Aristotecnici

Massimo GRAMELLINI

Dalle vivide cronache del sito Studenti.it si apprende che la prova di greco scritto ha seminato il panico fra i maturandi. Aristotele non usciva dal 1978. Ha passato gli Anni 80 tappato in casa e anche il ventennio successivo non deve essergli garbato un granché, se per riaffacciarsi all’esame di maturità ha preferito attendere il governo tecnico.

Pur di rendere indimenticabile la sua rentrée, il filosofo ha scelto un brano intitolato «Non il caso ma la finalità regna nelle opere della natura». Pensiero condivisibile, benché di difficile digestione per le vittime di un cataclisma. Durante la lunga clausura Aristotele ha maturato una perfidia da vero tecnico: il testo, infatti, è scritto non per essere letto, ma per essere detto. Sono appunti di una lezione di filosofia, particolarmente improbi per dei ragazzi abituati a tradurre brani di narrativa. Ma l’Aristotecnico ha sottovalutato la reattività italica. Stando a Studenti.it, molti professori che presidiavano le aule d’esame hanno affiancato eroicamente i maturandi nell’opera di traduzione. Da un sondaggio rudimentale risulterebbe che il 34% dei ragazzi abbia copiato tutto, il 14 abbastanza e il 20 soltanto un po’. Il rimanente 32 è vivamente pregato di lasciare il Paese per manifesta incompatibilità ambientale. Perché non solo nelle opere della natura, caro Aristo, ma anche in quelle di molti italiani a regnare non è il caso ma una finalità ben precisa: porsi obiettivi che siano al di sopra delle loro possibilità per poi eluderli con un espediente, meglio se un sotterfugio.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1203


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Figli delle (5) stelle
Inserito da: Admin - Giugno 25, 2012, 10:17:05 am
23/6/2012

Figli delle (5) stelle

Massimo GRAMELLINI

Nominato la sera, l’assessore all’Urbanistica della Parma di Grillo si è dimesso la mattina, dopo che sul sito del giornale locale una lettrice ne aveva rivelato gli altarini: il fallimento di un’azienda e la ristrutturazione di una casa senza permessi. Non il curriculum ideale per chi, nel nuovo incarico, quei permessi avrebbe dovuto concederli. La fulminea parabola dell’architetto Bruni ha riacceso la miccia del disincanto. Nella città-laboratorio del grillismo si assiste da settimane a un susseguirsi di lentezze, ingenuità e goffaggini che in politica sono altrettanti peccati mortali. La difficoltà del sindaco Pizzarotti nel selezionare la nuova classe dirigente sta dando ragione ai realisti che considerano la politica una professione, non un passatempo per dilettanti allo sbaraglio. Mentre strapperà un sorriso di compiacimento ai cinici l’amara considerazione che, in questo Paese di moralisti verbali, tutti sembrano custodire uno scheletro nell’armadio.

Poiché un corsivo chiamato Buongiorno non può venire meno alla sua ragione sociale, mi ostino a cercare in tanto sconforto uno spiraglio di speranza: una cittadina ha rivelato le magagne dell’assessore sul web, il movimento che aveva scelto l’assessore ha riconosciuto la bontà della denuncia, l’assessore si è dimesso. Tutto in ventiquattr’ore. Capisco che la democrazia di Internet si presti al rischio dell’isteria e della gogna. Ma capisco anche che, se i partiti in disgrazia avessero applicato il metodo Parma, ci saremmo risparmiati qualche Lusi e parecchi abusi.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1204


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'Italia può davvero cambiare?
Inserito da: Admin - Luglio 01, 2012, 03:45:51 pm
30/6/2012

L'Italia può davvero cambiare?

Massimo GRAMELLINI

Gioisce la Borsa, guaisce lo spread, Mariochiaro batte i pugni a Bruxelles, Marioscuro sguaina i pettorali a Varsavia, la Nazionale di calcio schianta e incanta, e pare proprio che nel week-end scenderà di nuovo il prezzo della benzina. Ma cosa succede? Dov’è finita la raffica di cattive notizie con cui ero abituato a iniziare la giornata? I titoli dei giornali radio del mattino mi proiettano in un Paese sconosciuto e dentro un’atmosfera dimenticata: soddisfazione, orgoglio, speranza che per una volta la fetta non cada dalla parte della marmellata.

Non fosse per il cafone che mi taglia la strada al semaforo e ha ancora ragione lui, penserei di essere emigrato durante la notte a mia insaputa. Sono travolto da questa ondata di italiani anomali che in poche ore hanno deciso di smontare luoghi comuni coltivati nei secoli e a cui mi ero persino affezionato, come ci si affeziona a una zia bisbetica o a una malattia cronica. Furbizia e Vittimismo, dove siete? Catenaccio, non ti riconosco più. Da Bruxelles a Varsavia questa è un’Italia che se la gioca, impone il suo ritmo, smette di nascondersi.
Forse perché ha finalmente voglia di farsi scoprire diversa da come l’hanno sempre raccontata. Dei simboli tricolori resiste solo la Mamma, però declinato in modo inedito: lo sguardo della signora Silvia mentre si avvinghia al suo Balotellino preferito e quella mano bianca che scende con amore sulla testa nera sono gesti che sembrano quadri e valgono poemi.

Stavolta i parallelismi fra politica e sport non sono nevrosi giornalistiche, ma slanci del cuore. Ne avevamo bisogno. Ho visto persone abbracciarsi dopo la vittoria contro la Germania, perfettamente consapevoli che non darà lavoro ai giovani né umanità ai banchieri, eppure fanciullescamente felici di riscoprire che si può essere felici anche solo per due ore e anche solo per due gol. Finché nella notte dei bagordi sobri è sobriamente affiorata la notizia del successo di Monti sullo scudo antispread, che detto così sembra un’arma da Guerre Stellari e in fondo lo è.

Monti che sovverte l’immagine dell’italiano sbruffone e traditore, sostituendola con quella del negoziatore duro, leale nel rispetto della parola data, ma inamovibile nella difesa degli interessi nazionali. Buffon che, invece di festeggiare, lascia il campo imbufalito con i compagni perché nel finale qualche loro sciatteria aveva rischiato di compromettere la vittoria. Comunque la pensiate su Monti e su Buffon, non sono atteggiamenti da italiani. O non lo erano? Mi sorge il dubbio che questo Paese stia cambiando più in fretta delle statistiche, dei sondaggi e dei corsivi di giornale arrotolati sui cliché.

Che, insieme con la corruzione, il familismo e l’insopportabile disprezzo per qualsiasi cosa assomigli a una regola collettiva convivano, spesso nella stessa persona, il senso della dignità e persino della comunità. E se anche non fosse così, questi sogni europei di mezza estate possono dettare la linea, lanciare una moda. Si può giocare contro la Germania come se i tedeschi fossimo noi, ma dei tedeschi più creativi.

E si può trattare con la Germania come se i tedeschi fossimo noi, ma dei tedeschi più duttili. Si può cioè immaginare di essere diversi rimanendo uguali. Con un po’ di fatica, di fiducia, di disciplina. In fondo l’evoluzione è questa, e vale per i popoli come per i singoli umani.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1208


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cosa vogliono le donne
Inserito da: Admin - Luglio 01, 2012, 03:46:42 pm
29/6/2012

Cosa vogliono le donne

Massimo GRAMELLINI

Per ragioni non riassumibili in venti righe, un cavaliere della Tavola Rotonda si ritrovò sposato a una donna vecchia, sdentata e puzzolente. Dopo il supplizio della festa di nozze, durante la quale il mostro gli aveva ruttato addosso a ogni boccone, il cavaliere raggiunse la camera da letto con passi lenti da condannato. Quand’ecco spalancarsi la porta e apparire la megera, trasformata in una fanciulla incantevole. Abbracciò lo sposo e gli disse: «Sono vittima di un sortilegio. Devi scegliere: preferisci avermi orrida di giorno e radiosa di sera, o viceversa?». Il pensiero del cavaliere andò al suo amico più caro: esibizionista com’era, avrebbe tranquillamente accettato di dormire per sempre con una racchia, pur di avere una fata da esibire agli amici. Poi si immaginò la risposta del suo palafreniere, un ragazzo passionale. Lui al contrario avrebbe sfidato volentieri i commenti malevoli del prossimo, in cambio della possibilità di incontrare la bellezza fra le lenzuola. Ma il cavaliere della Tavola Rotonda la pensava diversamente da entrambi. Disse alla sua sposa che una scelta così importante poteva spettare soltanto a lei. La strega sorrise: «Allora io scelgo di rimanere bella per tutto il tempo, dal momento che tu mi hai rispettata, lasciandomi libera di decidere il mio destino».

(Dedicato ai maschi privi di educazione sentimentale e incapaci di evolvere, che perseguitano le donne che non li desiderano o non li desiderano più, arrivando a picchiarle e addirittura a ucciderle, come è accaduto ancora ieri a Legnano).

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1207


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Distrazione di massa
Inserito da: Admin - Luglio 27, 2012, 04:21:52 pm
27/7/2012

Distrazione di massa

Massimo GRAMELLINI

A cosa servono le Olimpiadi? A ricordarci che esiste una dimensione della vita che prescinde dalla depressione. Leggo e ascolto commenti acidi sui Giochi della Crisi, utilizzati dal potere come arma di distrazione di massa. Mentre qualche miliardo di allocchi telecomandati si riempirà il cranio con le imprese sportive - è il ragionamento in voga - i padroni del vapore procederanno indisturbati a ingannare e affamare il popolo beota.

A parte che queste poco emerite attività vengono dispiegate incessantemente da anni senza alcun bisogno del paraocchi olimpico, rifiuto quel devastante effetto collaterale della crisi che ci induce a vivere ogni momento di gioia con un senso di colpa. Invece mai come adesso sarebbe utile lasciarsi andare alla seduzione dell’estate. Innamorarsi e godere, anche di niente: di una carezza, di un tramonto e, perché no?, di un centometrista giamaicano che sfreccia dentro il televisore al culmine di una serata afosa. Le Olimpiadi, a saperle guardare con quel pizzico di retorica che nello sport non guasta, sono una fabbrica di stimoli corroboranti. Storie di persone provenienti da ogni ripostiglio del pianeta che ci raccontano come si insegue un sogno, come si coltiva un talento, come si impara a vivere in rimonta, con rigore e sudore, pur di migliorare se stessi. Magari imparassimo a distrarci con questo genere di armi. Torneremmo all’olimpiade quotidiana della crisi un po’ più convinti che in fondo al rettilineo possa esserci una medaglia anche per noi.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1211


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cerchio mancante
Inserito da: Admin - Luglio 27, 2012, 04:37:59 pm
25/7/2012

Il cerchio mancante

Massimo GRAMELLINI

Non prendetemi per pazzo. Oppure sì. Ma insomma, provate a immaginare. Provate a immaginare che fra oggi e domani, vigilia d’Olimpiade, tutti gli atleti delle nazioni dell’area euro presenti a Londra si sfidino nelle rispettive specialità. Immaginate che i primi tre classificati, e soltanto loro, partecipino poi ai Giochi con la divisa della Unione Europea. Immaginate davanti al video una ragazzina spagnola che tifa Federica Pellegrini e un pensionato tedesco che incoraggia il centometrista francese Lemaitre. Immaginate il medagliere olimpico, con l’Europa Unita che lotta per il primo posto contro l’America e la Cina, e quasi sicuramente le supera, sentendosi di nuovo il centro glorioso del mondo e non un insieme di piccole, rissose e decadenti periferie. Immaginate quale effetto avrebbe sull’identità del Vecchio Continente la condivisione di emozioni così possenti. Forse persino l’euro cesserebbe di essere una moneta svizzera finita per sbaglio nelle nostre tasche, assurgendo finalmente a simbolo di qualcosa di vivo.

Avete immaginato? Ora riatterrate sulla realtà schizofrenica delle prossime settimane, quando nei discorsi economici invocheremo politiche unitarie e in quelli agonistici ci scanneremo per le piccole patrie di appartenenza, nani destinati alla sconfitta: in pista come in Borsa. Prendetemi per pazzo, ma non per scemo. So bene che la crisi d’Europa non si risolve con una manciata di medaglie. Ma so anche che lo sport sarebbe un buon mastice per tentare di mettere insieme le membra di questo gigante depresso, che ha fatto la Storia ma rischia di essere sfatto dalla cronaca.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1209&ID_sezione=56


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non se ne vogliono andare
Inserito da: Admin - Agosto 01, 2012, 07:43:12 pm
1/8/2012

Non se ne vogliono andare

Massimo GRAMELLINI

Fatico ad appassionarmi al dibattito sulla legge elettorale. Non me ne sfugge l’importanza e credo di avere colto persino io le differenze fra il Porcellum e il Provincellum, oltre alle meraviglie del modello israeliano purché corretto alla norvegese con una spruzzata di spagnolo. Il problema è che ad applicarlo saranno sempre i politici italiani. Ai quali dell’efficienza del sistema interessa fino a un certo punto. Ciò che li ossessiona davvero è trovare un modo per non perdere il posto, sottraendo agli elettori la scelta degli eletti e alla base dei partiti quella dei candidati.

Osservata da fuori, la pantomima sterile di queste settimane non è solo l’ultimo rantolo di una corte di parassiti, chiusi nel castello dei propri privilegi e insensibili al dramma cupo che si sta consumando sull’altra sponda del fossato, nelle famiglie dove lui è cassintegrato, lei esodata, i figli disoccupati e la seconda rata dell’Imu incombente. Appare come la dimostrazione plastica dell’impotenza di un ceto politico mediocre che non accetta nemmeno come ipotesi l’idea di andarsene a casa. Dall’inizio del governo Monti hanno avuto nove mesi per recuperare l’onore perduto con un gesto qualsiasi di buon senso, quale per esempio sarebbe stato il dimezzamento del numero dei parlamentari. Ma se non riescono a risolvere in tempi rapidi e in modi decenti nemmeno le questioni che li riguardano da vicino, tremo all’idea di cosa potrebbero combinare, anzi non combinare, il giorno in cui venisse loro riaffidata la gestione di uno Stato.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1217


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Eva contro Eva
Inserito da: Admin - Agosto 03, 2012, 07:15:21 am
2/8/2012

Eva contro Eva

Massimo GRAMELLINI

Ci vorrebbe un Flaubert per rendere giustizia a questo fatterello di cronaca, trasformandolo nel romanzo dei nostri tempi. In un paese alle porte di Monza, Aicurzio, la signora Janet Miranda Gonzales penetra attraverso la porta finestra nell’appartamento dell’amante che l’ha piantata. Il suo scopo è uccidergli la moglie, che ignara di tutto sonnecchia davanti alla tv, infilandole nel petto una siringa da cui sprizza un potentissimo anestetico. La vittima si ridesta appena in tempo per dirottare l’ago sulla medaglietta d’oro che porta al collo. Janet Miranda cerca allora di soffocarla con un cuscino, ma a quel punto si sveglia la figlia dell’aggredita e mette in fuga l’assassina. A tradire quest’ultima è la ciocca di capelli biondi che le spunta dal passamontagna e indirizza i sospetti su una vicina di casa cilena che i carabinieri arrestano nella sua abitazione mentre cerca di fare sparire la siringa.

Le cronache hanno insistito sul travestimento della Gonzales: una calzamaglia nera alla Eva Kant, la compagna di Diabolik. A me incuriosisce di più la sua età, 52 anni. E la sua attività: studentessa di medicina. Se si aggiunge che la moglie assalita ne ha 62 e la figlia convivente 32, ecco come una baruffa di corna diventa l’istantanea di questa società rallentata, dove a trent’anni si abita ancora con la mamma, a cinquanta si va a scuola e ci si fa sconquassare dalle passioni e solo superati i sessanta si diventa così saggi o arresi da appisolarsi davanti alla tv. L’unico che non cambia proprio mai è il maschio copulatore. Assente. Sarà scappato con Diabolik.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1219


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L'Europa dei suoi sogni
Inserito da: Admin - Agosto 09, 2012, 05:58:02 pm
8/8/2012

L'Europa dei suoi sogni

Massimo GRAMELLINI

La conversazione di Monti con il «Wall Street Journal» passerà alla Storia delle prossime 48 ore per il giudizio sul governo Berlusconi che, rimanendo in sella oltre il fatal novembre, avrebbe issato lo spread a 1200, stabilendo il nuovo record olimpico di salto nel buio.
L’opinione del premier è condivisa dalle Borse di tutto il mondo e da almeno metà dei suoi connazionali, quindi non mi ha stupito più di tanto. A differenza del passaggio dell’intervista in cui Monti descrive la sua Europa ideale. «Vorrei la disciplina di bilancio della Germania, il libero mercato della Gran Bretagna, della Polonia e dei Paesi nordici e il senso delle istituzioni della Francia». Non vi sarà sfuggito che dell’Italia, nella sua Europa ideale, Monti non vuole niente. Effettivamente la disciplina di bilancio, il libero mercato e il senso delle istituzioni non sono il nostro forte. Ma possibile che non ci sia nulla di italiano nel puzzle da lui sognato, a parte forse i musei e i paesaggi, peraltro in malora?

La vicenda mi ha riportato alla mente l’aneddoto di un collega, che anni fa venne ospitato per uno stage da un importantissimo ente internazionale. Ebbe modo di avvicinare i responsabili dei vari dipartimenti: tedeschi, scandinavi, inglesi, spagnoli, francesi. Ma nemmeno un italiano. Al momento del congedo, lo fece notare al presidente di quell’istituzione. «Lei si sbaglia» fu la risposta. «Qui da noi gli italiani hanno la responsabilità di un settore strategico nel quale sono di gran lunga i migliori». «Quale?» domandò sollevato il collega. «Il catering».

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1229


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Troppi giochi
Inserito da: Admin - Agosto 10, 2012, 09:11:54 am
10/8/2012

Troppi giochi

Massimo GRAMELLINI

Faccio un tifo affettuoso per le ragazze coi nastri e le clavette, eppure non posso evitare di domandarmi: siamo alle Olimpiadi o al circo Togni? Ho il massimo rispetto per coloro che li praticano con dedizione e destrezza, ma ai Giochi ci sono sport che sembrano, appunto, dei giochi. Ieri, prima delle clavette, ho visto gente buttarsi da un muro con delle bici e poi pedalare sopra le montagne russe. Sembrava una pubblicità sullo stato d’animo dei risparmiatori italiani o uno spareggio di «Giochi senza frontiere». Invece era una gara olimpica, il Bmx.
Poi ci sono le sirenette che danzano in acqua. E quelle che prendono a racchettate un volano come bambini sulla spiaggia.

Perché il volano sì e il calciobalilla no? E il flipper? E il vecchio caro ruba-bandiera? Il tiro alla fune in tv sarebbe uno spettacolo, per non parlare della corsa nei sacchi: vedrete che la inseriranno in programma, prima o poi.

Questo troppismo è il sintomo di una civiltà guastata dall’incapacità di scegliere e dalla smania di accontentare qualsiasi nicchia. Si pubblicano troppi libri, si organizzano troppi convegni, stipando il palco con troppi ospiti. Si fa assomigliare la vita a certi buffet economici, dove la qualità non eccelsa dei cibi è mascherata dalla loro esorbitante quantità. O a quelle stanze (la mia, per esempio) in cui nulla si butta e tutto si stratifica: foto, vestiti, pensieri dismessi. Per fortuna la memoria è selettiva e alla fine dei Giochi trattiene il ricordo di chi corre, nuota, tira di scherma e gioca a basket o a pallavolo. La memoria è più saggia di noi: le interessa solo l’essenziale.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1233


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tracce di Stato
Inserito da: Admin - Agosto 16, 2012, 07:06:14 pm
13/6/2012

Tracce di Stato

Massimo GRAMELLINI

Concorso per avvocato dello Stato, la crema dei burocrati d’alto bordo. Tre posti e mille candidati. Benché il rapporto fra i due numeri susciti sgomento, è la messa cantata della meritocrazia. Uno di quei momenti solenni in cui si seleziona la classe dirigente del futuro. Quand’ecco insinuarsi in aula i primi mormorii: pare che sui banchi di alcuni candidati (inclusa, sarà una coincidenza, la figlia di un avvocato dello Stato) siano spuntati dei codici civili commentati. Vietatissimi dai regolamenti e perciò penetrati serenamente fin lì. Incomincia a girare voce che abbiano addirittura il timbro della commissione d’esame. In passato i non raccomandati avrebbero portato ugualmente a termine la prova, con la rassegnazione di chi sa che in Italia i concorsi sono gare col trucco in cui chiunque appartenga alla corporazione in esame si ingegna a tirare dentro parenti e amici sotto l’occhio distratto dei commissari. I più svelti si sarebbero accordati direttamente con i raccomandati, facendosi comprare il proprio silenzio con un «aiutino». Ma stavolta i giovani tagliati fuori dai giochi non si inchinano e non si accordano. Strepitano. E la voce della commissione viene sepolta dalle tante che urlano e intonano l’inno di Mameli.

Arrivano poliziotti e carabinieri, la prova viene sospesa e l’avvocato generale dal nome spagnoleggiante, Ignazio Francesco Caramazza, parla di «minoranze» e «pretestuose lamentele». Non ha capito che l’aria sta cambiando: se i privilegiati non mutano registro, presto si tramuterà in tempesta contro ogni casta consolidata, finendo per travolgere anche il buono che resta.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1196


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tasse senza gas - (ANCHE I GRAMELLINI SBAGLIANO)
Inserito da: Admin - Agosto 29, 2012, 04:55:44 pm
29/8/2012

Tasse senza gas

Massimo GRAMELLINI

Ma quanto è ipocrita tassare le bevande gasate, contrabbandando la cannuccia assetata dello Stato per espressione di moralità.
Non mi scandalizza che il governo utilizzi la leva fiscale per distillare ai cittadini qualche gocciolina di educazione: se non civica e sentimentale, entrambe drammaticamente latitanti nelle famiglie, almeno alimentare. Mi irrita piuttosto che usi quella leva al contrario.
Un ministro della Salute che ha davvero a cuore la salute dei suoi amministrati non tassa le bibite che fanno male.
Detassa quelle che fanno bene.

Per convincermi a trarre felicità da una minestra di farro e da un succo di mirtillo, o quantomeno a sperimentarne l’eventualità, la soluzione più semplice e anche più ovvia consiste nel rendermeli meno costosi di un hamburger a tre strati o di una bibita zuccherata. Invece qualsiasi governo, tecnico o politico, di destra o di sinistra, preferirà sempre tassare il vizio che detassare la virtù. E questo perché della virtù, reale o presunta, ai governanti non importa un fico. A loro interessa rastrellare soldi per continuare a mantenere il carrozzone di famigli che è andato stratificandosi nei decenni, fino a comporre la più elefantiaca, corrotta e intangibile burocrazia della storia umana. Sarebbe onesto, ma soprattutto adulto, quell’amministratore pubblico che avesse il coraggio di ammetterlo, anziché escogitare sempre nuovi espedienti, addirittura etici, per placare la sua sete inestinguibile di liquidità.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1241


Titolo: Massimo GRAMELLINI. A Pd nudi nel parco
Inserito da: Admin - Settembre 02, 2012, 11:13:49 am
31/8/2012

A Pd nudi nel parco

Massimo GRAMELLINI

Appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che un consigliere del Comune di Roma aveva paragonato la sua città a Gomorra, ho pensato che nella capitale fosse stato scoperto un traffico di camorristi. Quando poi si è capito che il consigliere alludeva alla Gomorra biblica, mi sono sfilate nella mente le immagini che avrebbero potuto abbondantemente giustificare il parallelismo: la sporcizia irredimibile delle strade, la prostituzione minorile che ha invaso le più importanti vie consolari, la corruzione nei palazzi del potere. Immaginate quindi la sorpresa nell’apprendere che per la sua intemerata apocalittica il politico romano aveva tratto spunto dall’atto d’amore di una coppietta. Un atto esagerato, d’accordo, qual è il denudarsi completamente alle sei di sera in un parco affollato come Villa Pamphili, per poi avvinghiarsi ai bordi di una fontana anziché scomparire in uno dei tanti cespugli che rendono quel luogo uno dei più straordinari motel a cielo aperto di Roma. Un comportamento abbastanza sconveniente da suscitare l’imbarazzo dei passanti e l’intervento della polizia, ma non tale da giustificare un gemellaggio con la città simbolo di perdizione.

Le sorprese non erano ancora finite. L’autore del paragone, Antonio Stampete, non è iscritto alla confraternita dei verginoni scalzi, ma al Pd. Che in teoria, molto in teoria, sarebbe quel partito che si rivolge soprattutto ai laici o comunque a persone a cui l’amore piace farlo e lasciarlo fare senza tabù, magari soltanto con un pizzico di privacy in più rispetto ai frequentatori di parchi cittadini e di ville di presidenti del Consiglio in carica.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1243


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In morte di J. C.
Inserito da: Admin - Settembre 05, 2012, 03:37:31 pm
5/9/2012

In morte di J. C.

Per uno di quei cortocircuiti che rendono immortali gli attori, l’infarto che ha ucciso a 54 anni Michael Clarke Duncan ha riportato nelle nostre vite l’immagine di uno dei personaggi più meravigliosamente scomodi della narrativa contemporanea. Il gigante buono del film «Il Miglio Verde» John Coffey, «come la bevanda, ma scritto in modo differente». Fu concepito in una notte insonne da Stephen King, che gli volle dare le stesse iniziali di Jesus Christ e in fondo lo stesso destino. Un uomo semplice, dotato di poteri di guarigione straordinari, viene giustiziato sulla sedia elettrica per una colpa orribile che non ha commesso. Potrebbe scappare, non lo fa. Potrebbe odiare, non lo fa.

Ama e cura il suo prossimo in modo sovrumano, eppure è fragile, pieno di paure. Impossibile resistere a ciglio asciutto alla scena dell’esecuzione, quando J.C. rifiuta il cappuccio sugli occhi: «Ti prego, capo, non mettermi quella cosa in faccia. Io ho paura del buio». Ma sono altre le sue parole che mi inseguono da anni: «Sono stanco, capo. Stanco di andare sempre in giro solo come un passero nella pioggia. Stanco di non avere un amico che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Stanco soprattutto del male che gli uomini fanno agli altri uomini. Stanco di tutto il dolore che sento nel mondo ogni giorno. Ce n’è troppo per me. È come avere pezzi di vetro conficcati in testa». Vorrei tanto ovattare la tua sofferenza con la mia stupida leggerezza, J.C. Ma ho imparato, anche da te, che sofferenza e amore sono vibrazioni di una stessa corda. Chi per non soffrire la strappa, non sente più niente. Ed è quella l’unica morte di cui avere paura.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1244


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lezione di vita
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2012, 04:21:14 pm
6/9/2012

Lezione di vita

Massimo GRAMELLINI

Che cosa avete imparato quest’estate? Io soltanto una cosa, ma importante. Me ne stavo in spiaggia libera, all’ora in cui gli ombrelloni riflettono l’ombra di uno stecchino, e guardavo malinconicamente i relitti di una festa della sera prima - bottiglie, bicchieri, gusci spolpati di anguria - disseminati sulla sabbia rovente. Un tizio intorno ai cinquanta (molto ben portati) si è avvicinato a una comitiva di ragazzi sonnecchianti. Saltellava per via della sabbia, e della rabbia. L’ho sentito urlare: «Vi sembra il modo di lasciare uno spazio pubblico? E guardatemi mentre vi parlo! Io, alla vostra età…». Ho girato la testa: per l’imbarazzo che mi provocano le frasi fatte, ma soprattutto per osservare la compagna del tizio, che aveva afferrato dei sacconi di plastica e cominciato a scaraventarvi dentro bottiglie rotte e bicchieri appiccicosi. Allora anche il tizio ha smesso di sgridare i ragazzi e ha raggiunto la donna. I due hanno lavorato sodo, in silenzio e sotto il sole. Giunti al decimo saccone, li ho visti correre in mare a rinfrescarsi. Ma quando sono usciti dall’acqua per andare a completare l’opera, la scena era completamente cambiata. I ragazzi si erano alzati tutti e, sacconi alla mano, stavano rimuovendo gli ultimi resti della loro bisboccia, in silenzio e sotto il sole. Lì ho capito la cosa importante. Che le ramanzine, i discorsi, le parole in genere sono sterili. L’unica forza che smuove i cuori è l’esempio. Il gesto che accompagna o sostituisce le parole.

(La donna dei sacconi era mia moglie. Quanto al tizio, si sarà capito…).

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Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il piano B
Inserito da: Admin - Settembre 09, 2012, 10:16:10 am
8/9/2012

Il piano B

Massimo GRAMELLINI

Dovevo avere mangiato troppa peperonata perché ho sognato pesante. C’era un tavolo lunghissimo e la nomenclatura del Pd intorno. «E’ fatta, tocca a noi! Poiché molti berlusconiani delusi si asterranno, per vincere non ci serve un Renzi che acchiappi i loro voti. Ci basta un Bersani che faccia il pieno dei nostri». Questi i discorsi che aleggiavano dentro la stanza avvolta nel fumo: non per via delle sigarette elettroniche, ma dello sfrigolio dei cervelli. «Vendola ha accettato: farà il vicepremier e in cambio si ritira dalle primarie, così Bersani le vince facile». In effetti, nel sogno si vedeva Bersani candidato premier e Renzi che tornava a Firenze in camper. Quand’ecco apparire un omino in una stanza buia. Spegneva il televisore e da un cassetto estraeva una busta con la scritta panciuta PIANO B. All’interno una lista di nomi: prof D., prof. T, prof. Z… Tutti economisti quarantenni con cattedra all’estero, dei veri Monti Young. L’omino li convocava a casa sua e, dopo averli sottoposti a strenue prove di telegenia, sceglieva il prof. Z. A un mese dalle elezioni lo scaraventava in campo. Con la sua faccia fresca,
l’eloquio competente e la proposta di dimezzare i parlamentari e le tasse, il prof. Z faceva sembrare Bersani un ospite di Jurassic Park.

Eccolo, la sera della vittoria, mentre ringrazia gli elettori e strappa in diretta una bolletta dell’Imu… Ma cos’è questa confusione? L’omino di prima appare improvvisamente al suo fianco, gli dà una spinta e gorgheggia: «Mi consenta…”».

Lì mi sono svegliato. Invece, intorno al tavolo dove sfrigolano i cervelli, mi sa che qualcuno dorme ancora.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1247


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il deficiente
Inserito da: Admin - Settembre 11, 2012, 10:14:09 pm
11/9/2012

Il deficiente

Massimo GRAMELLINI

D’impulso ho reagito con stizza alla condanna a quindici giorni di carcere, confermati dall’onnisciente Cassazione, di una maestra di Palermo colpevole d’avere piazzato un bulletto a scrivere cento volte alla lavagna come Bart Simpson «Io sono un deficiente». Il bulletto non gode delle mie simpatie. Ha schernito e irriso un compagno fragile e per di più ha scritto «deficiente» senza la «i»: non una, ma cento volte, a conferma che tracotanza e ignoranza si tengono sempre la mano. Poi però ho cambiato idea.

Intendiamoci. La maestra continua a godere della mia umana comprensione e la pena comminatale è spropositata. Eppure i suoi metodi mi sembrano ispirati alla stucchevole legge dell’occhio per occhio, celebrata in migliaia di film e chiacchiere da bar, secondo cui l’unico modo per riequilibrare un’ingiustizia consisterebbe nel compierne un’altra. Che cosa si spera di ottenere, umiliando un balordo che ha appena umiliato qualcun altro? La sua resa momentanea e puramente tattica, determinata dai rapporti di forza. Ma è una ben piccola vittoria. Perché le umiliazioni, lungi dal guarire i balordi dalla loro balordaggine, finiscono per acuirne quel sordo rancore verso il mondo che è alla base dei comportamenti asociali, ammantandolo oltretutto di vittimismo. Una visita a un ospedale infantile o mezza giornata di lavoro manuale può raddrizzare un cuore storto meglio di una frase scritta su una lavagna. E se poi, come spesso capita, i genitori del bulletto trovassero da ridire sulla punizione, casomai alla lavagna sarebbe giusto mandare loro.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1248


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un fisico bestiale
Inserito da: Admin - Settembre 12, 2012, 04:06:48 pm
12/9/2012

Un fisico bestiale

Massimo GRAMELLINI

Ignazio La Russa, di cui non si avevano notizie certe da mesi, è tornato alla ribalta con questa problematica dichiarazione: «A Vendola, che dice che non conta essere figli biologicamente ma che è solo una questione culturale, dico che Sandro Mazzola è diventato un campione perché era fisicamente e non solo culturalmente un Mazzola».

Superato il primo momento di smarrimento (è la prima volta che sulla bocca di La Russa affiora l’avverbio «culturalmente»), si vorrebbe ricordare al nostalgico dei Colli Fatali che gli imperatori del secolo d’oro di Roma - Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio - furono tutti adottati dal predecessore. E che il padre di Maradona non era un campione, così come non lo è suo figlio (a meno che suo figlio sia Ibrahimovic: con Maradona non si può mai dire). Gli si vorrebbe anche segnalare che, persino a settant’anni di distanza, certi discorsi sulla trasmissibilità genetica del talento continuano a provocare qualche brivido lungo la schiena. Lo si vorrebbe infine diffidare dal coinvolgere nei suoi paragoni spericolati Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino. Sul diritto dei gay di avere un figlio è giusto discutere. Invece il diritto dei tifosi del Toro a godersi in pace il loro fuoriclasse è da considerarsi fuori discussione. Detto con la massima simpatia verso La Russa e la sua stirpe, alla quale auguriamo di assomigliare al padre più fisicamente che culturalmente.


da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1249


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma come osa?
Inserito da: Admin - Settembre 14, 2012, 10:28:40 pm
14/9/2012

Ma come osa?

Massimo GRAMELLINI

Il Renzi che chiede il voto a chi finora lo dava a Berlusconi è una anomalia o, se preferite, una primizia. In Italia cambiano più spesso partito i politici degli elettori. I quali piuttosto smettono di andare a votare, ma difficilmente sono disposti a saltare il fossato che divide la destra dalla sinistra. Conosco inglesi che hanno scelto prima la Thatcher e poi Blair, francesi passati dal socialismo a Sarkozy (e ritorno), case di americani in cui le biografie di Reagan e Clinton campeggiano affiancate. Invece in Italia la politica viene vissuta alla stregua dell’altro gioco dei maschi, il calcio. Piuttosto si diserta lo stadio, ma non ci si trasferirà mai nella curva degli avversari: al massimo in tribuna con un biglietto omaggio.

I politici hanno fomentato questa propensione. Il Pd ha descritto i fan di Berlusconi come trucidi e Berlusconi i fan del Pd addirittura come «coglioni». Uno scontro antropologico, favorito dal sistema maggioritario che ti spinge a votare non chi ti convince di più, ma chi ti fa meno paura. Così i due schieramenti hanno fatto a turno il pieno dei propri fedeli, ma non sono mai riusciti a governare in nome e per conto del Paese intero. Non credo che a questo giro Renzi ce la farà: i suoi compagni di partito, e persino il segretario del Pdl, hanno già cominciato a dire che quando uno di sinistra corteggia la destra significa che è di destra pure lui. Il clima da guerra civile ideologica che ha contraddistinto l’ultimo ventennio ha lasciato troppe ferite da lenire e troppi conti da regolare. Ma arriverà il giorno in cui anche in Italia le elezioni non saranno più un derby né un’ordalia, ma una scelta fra due modi diversi di fare le stesse cose.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1251


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Urlo di dolore
Inserito da: Admin - Settembre 15, 2012, 11:05:33 am
28/8/2012

Urlo di dolore

Massimo GRAMELLINI

Quest’estate il fiorire di volumi porno rosa fra le mani delle signore ha suscitato nella popolazione maschile un moto di curiosità mescolata al timore. Vano, e un po’ penoso, il tentativo di fare sentire in colpa le lettrici delle cinquanta sfumature variamente colorate, rinfacciando lo stile sciatto dell’opera. «Come fai a sopportare quelle metafore fruste, quei dialoghi improbabili, quel dilagare di Esclamò e Mormorò?». «Allora lo hai letto?» «Naturalmente no» esclamava lui, aggiungendo in un mormorio: «Ho soltanto dato una sbirciata». Ma chi fra i maschi ha avuto l’ardire di indagare l’argomento con più di una donna avrà scoperto che i porno rosa le intrigano per due ragioni. La prima: il protagonista è la versione adulta del vampiro di «Twilight». Meglio, la versione sadica del Richard Gere di «Pretty Woman». L’eterno principe azzurro bellissimo, ricchissimo e con un buco in mezzo al cuore che ovviamente solo l’eroica fanciulla può colmare. La seconda: l’amante sadico è concentratissimo sull’amata. Ancora dopo anni di manette pensa di continuo a lei.

Ecco il messaggio drammatico che da quelle pagine arriva fino a noi: le porno-lettrici non pretendono più manette, ma più attenzione. Non un’attenzione totale, sono donne di mondo e sanno che la vita funziona diversamente dai romanzi. Se ho capito bene, si accontenterebbero che i maschi dedicassero loro il dieci per cento del tempo che riservano alle notizie di calciomercato. Ora, il dieci mi sembra francamente eccessivo, specie quando ti mancano ancora un attaccante e un terzino sinistro. Ma sul cinque ci si può intendere. Questione di sfumature.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1240


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Insomma, si cambia
Inserito da: Admin - Settembre 15, 2012, 11:07:56 am
7/9/2012

Insomma, si cambia

Massimo GRAMELLINI

Scrivo queste righe sormontato dagli scatoloni di un trasloco incombente. Dalla settimana prossima La Stampa nascerà in un palazzo di vetro, ma già oggi rinasce nel grembo del giornale Torinosette, una delle abitudini più amate dai torinesi e più invidiate da chi torinese non è. Insomma, si cambia. Con quel misto di nostalgia e di entusiasmo che in fondo è la vita. Ieri questo stato d’animo si è ricomposto plasticamente in una serie di gesti speculari: mentre un gruppo di giornalisti andava col direttore nella sede nuova per scattare le prime foto della conquista, una collega romantica si aggirava fra le antiche stanze immortalando i luoghi e gli oggetti che stiamo per abbandonare.

Non pretendiamo di dare l’esempio né di dettare la linea. Ma una cosa, forse, l’abbiamo capita. Chi cambia per il gusto di cambiare è un isterico. Chi si abbarbica al vecchio un illuso e talora un vigliacco. Sul lavoro, in amore e in ogni altra cosa, il cambiamento vero è la rottura di uno schema. Un distacco che fa paura e produce sofferenza, ma una sofferenza indispensabile, preludio alla gioia. Perciò va affrontato col futuro negli occhi e il passato nel cuore.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1246


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se il futuro è Fiorito
Inserito da: Admin - Settembre 15, 2012, 11:12:56 am
15/9/2012

Se il futuro è Fiorito

Massimo GRAMELLINI

Le ricevute «terremotate» dei ristoranti. I convegni cervellotici e le commissioni inutili, cioè utili a propiziare viaggi esotici. Addirittura le banconote di un paesino del Frusinate con stampigliato in effigie il profilo extralarge del capobastone del Pdl e lo slogan minaccioso: «Il futuro è Fiorito». Le vicende tristi e grottesche della Regione Lazio ci ricordano come dietro la prima fila della Casta, quella esposta in tv e perciò sottoposta ai lazzi del pubblico pagante, si celi una retrovia mandibolare che gode dei benefici dell’invisibilità.

Osserviamo questo immenso esercito di Fioriti, tutti dipendenti nostri. Dietro i volti noti della politica, che da qualche tempo cercano di improntare i loro comportamenti a una forzosa sobrietà, marcia la schiera dei consiglieri locali, figli di un regionalismo che si è tradotto in una duplicazione di burocrazie e di prebende. E dietro di essi, con le eccezioni del caso, si muove un battaglione ancora più oscuro: gli alti funzionari dei ministeri e degli enti. Invisibili, inamovibili, più potenti dei politici e spesso più voraci. Ogni riforma dello Stato dovrebbe partire dal dimagrimento di questi apparati pubblici che drenano risorse e producono corruzione, intrallazzo, lentocrazia, favoritismi e omertà. Invece noi cittadini-finanziatori siamo così ingenui che ci accontenteremmo di smussare la punta dell’iceberg, rappresentata dai privilegi dei mille parlamentari. Un ben magro premio di consolazione, eppure ci è stato negato anche quello. Perciò adesso chi vuole il mio voto dovrà promettere molto di più. Se il futuro è Fiorito, va seminato daccapo.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1252


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il surfista e il centravanti
Inserito da: Admin - Settembre 19, 2012, 04:50:13 pm
18/9/2012

Il surfista e il centravanti

Massimo GRAMELLINI

Renzi, il bambino che vuole mangiare i comunisti, mi ha descritto la situazione politica con una metafora calcistica. Bersani è un centravanti che dopo aver guardato giocare i compagni e soprattutto gli avversari per vent’anni, adesso ha finalmente il pallone fra i piedi ed è in area, solo, a porta vuota. Muore dalla voglia di fare gol, ma nessuno ha il coraggio di dirgli la drammatica verità: “Pierluigi, a furia di aspettare sei finito in fuorigioco!” .

Sarà il tema dei prossimi mesi e, a causa di una mia momentanea allergia al calcio, proverò a illustrarlo in chiave sentimentale. Quando ti dividi per troppo tempo fra due persone - coniuge e amante - il giorno in cui divorzi dal coniuge difficilmente ti metterai con l’amante. Finisci per lasciare entrambi, accomunandoli nel sentimento di nausea e rigetto che ti provoca quel periodo della tua vita. I politici di centro e di sinistra che per vent’anni si sono opposti in qualche modo a Berlusconi vengono percepiti dalla maggioranza degli italiani come una parte della stessa storia. Non è giusto, probabilmente. Di sicuro non è razionale. Ma è così. Quando si alza, l’onda del disgusto sommerge tutti, tranne il surfista che ha il coraggio e il tempismo (doti che a Renzi non fanno difetto) di montarci sopra. Il paradosso, ma forse il filo di continuità della Storia, è che il surfista è sempre un prodotto culturale dell’epoca sommersa. Perciò nel prossimo ventennio potranno cambiare molte cose, ma - come avete già capito - le metafore calcistiche no.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1253


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Miccichéde pitagorico
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2012, 05:02:50 pm
20/9/2012

Miccichéde pitagorico

Massimo GRAMELLINI

In cerca di tregua ho alzato gli occhi da una foto sbrodolante di Fiorito e ho acceso la tv. Non ho avuto fortuna, stava parlando Miccichè. Si tratta di un ex pubblicitario di Berlusconi che ogni tanto lascia o minaccia di lasciare un partito di Berlusconi per fondarne uno alleato con Berlusconi. Anni fa mi capitò di viaggiargli accanto in aereo da Roma a Palermo. Quando la hostess gli chiese se preferiva lo snack dolce o salato, Miccichè la guardò con stupore e rispose: «Dolce e salato!». Mi parve subito in grado di portare il suo contributo al debito pubblico della Sicilia. Quando toccammo terra, un’auto piena di snack lo prelevò sulla pista. Ieri, ascoltandolo in tv, ho finalmente capito perché aveva avuto tanta fretta di allontanarsi dall’aeroporto. Non ne sopportava l’intestazione a Falcone e Borsellino. Un errore di marketing, secondo Miccichè: il turista che sbarca sull’isola viene indotto a pensare alla mafia e si angustia. E perché mai? Capirei se l’aeroporto portasse il nome di un assessore al traffico, l’atavico problema della Sicilia. Ma la mafia, dolce e salata, continua a operare con inesausta professionalità. E poi quale nome alternativo propone Miccichè? Archimede. Che neppure era palermitano, ma di Siracusa, da lui difesa durante l’assedio dei bisnonni di Fiorito, vestiti da antichi romani come nei festini pagati dalla Regione Lazio.

Vorrei tranquillizzare il novello Archimede e tutti i pitagorici. Falcone e Borsellino rappresentano un’ottima scelta di marketing. I loro nomi non richiamano la mafia, ma qualcosa di talmente nobile che persino Miccichè ne avrà sentito parlare. La legalità.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1255


Titolo: Massimo GRAMELLINI. C'è riso e sorriso
Inserito da: Admin - Settembre 26, 2012, 02:23:25 pm
26/9/2012

C'è riso e sorriso

Massimo GRAMELLINI

Ridere e sorridere sono gesti diversi, quasi opposti. Due mondi. Si ride con la pancia, si sorride con la testa. In casi più rari, col cuore. Prendiamo Monna Lisa. Ho cercato tanto in giro il suo sorriso, trovandolo di rado, forse per colpa dei miei occhiali. Da ragazzo mi chiedevo per che cosa sorridesse quella donna. Certamente non per una battuta volgare, né per un doppio senso da film di Natale. Per un raffinato aforisma, ecco. O per il calembour di un dotto spasimante. Oppure per un pensiero nobile, declinato da un poeta capace di piegare le parole in forme sottili… E se invece a incresparle le labbra fosse stata l’immagine di Leonardo preso a torte in faccia?

Come tutti quelli che ridono poco e sorridono molto, temo di essere nato nel posto sbagliato. Me ne accorsi da ragazzo, quando le barzellette scurrili degli amici catturavano l’attenzione dell’uditorio molto più delle mie, che poi si riducevano sempre a una sola: quella dei tre inglesi che stanno giocando a carte nel loro club.

Dalla finestra aperta giunge il rombo di un motore. Dopo cinque minuti di silenzio un giocatore sussurra: «Era una Jaguar». Passano altri cinque minuti e interviene il secondo. «Non sono d’accordo. Era una Ferrari».

Dopo un’altra pausa interminabile il terzo getta le carte sul tavolo e si alza: «Me ne vado. Queste discussioni mi innervosiscono».

Prima che chiediate il mio internamento, ammetterò che Alberto Sordi alle prese col «maccarone» fa scompisciare anche me, e così Totò mentre detta a Peppino la lettera dei punti e virgola. Le risate più irresistibili della mia vita le devo alla scena di «Tre uomini in fuga» in cui Louis De Funès cerca di fermare le russate baritonali del suo compagno di stanza con suoni onomatopeici. Ciò non toglie che se fossi nato nell’antica Roma avrei preferito le commedie delicate di Terenzio a quelle facili di Plauto e che i miei scrittori e sceneggiatori preferiti siano inglesi o al massimo newyorchesi. Anni fa fu per me di grande insegnamento la visione di un film di Woody Allen in un cinema romano. «La dea dell’amore». Un susseguirsi esilarante di battute fini per le quali in sala mi sembrava di ridere, o sorridere a voce alta, soltanto io. Ma appena Woody chiese alla prostituta Mira Sorvino se per caso fosse nata a Vaccopoli, dei tizi dietro di me esplosero in uno sghignazzo irrefrenabile. Mi voltai a guardarli: erano i portavoce di due partiti dell’epoca, oggi fusi (ancora per poco) in uno solo.

Mi sono cacciato in un sentiero pericoloso: il sorriso come esclusiva degli snob esangui e acculturati, mentre i barbari affrontano la risata di petto, proprio come la vita. In realtà il sorriso sarebbe ben poca cosa, se fosse solo un tic intellettuale. Invece è uno scudo con cui deviare i colpi del destino. Sapere sorridere di se stessi è un calmante e al contempo un antidepressivo. Se la risata rappresenta uno sguardo critico o liberato sul mondo, il sorriso rimane anzitutto uno sguardo su se stessi. Un modo per ripiegarsi e rivelarsi. Diffidate dei tronfi che contrabbandano la pesantezza per profondità. La vera profondità, insegnava con l’esempio Italo Calvino, si raggiunge nella leggerezza, di cui il sorriso è l’immagine più autentica. Monna Lisa, ora lo so, è l’anima di Leonardo. Per questo sorride.

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1259


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bikini di Stato
Inserito da: Admin - Settembre 26, 2012, 02:24:03 pm
25/9/2012

Bikini di Stato

Massimo GRAMELLINI

Condividol’indignazione del molto onorevole Frattini, che definisce «una porcheria» l’aver candidato la signorina Minetti, benché non ricordi metafore altrettanto suine da parte dell’ex ministro quando costei venne inserita in lista per ordine di Lui-sa-chi. Un insopportabile eccesso di moralismo sabaudo mi induce a deprecare che una rappresentante delle istituzioni abbia appena sfilato in costume da bagno sulle passerelle milanesi dell’alta moda. Non intendo dire che mi sarebbe bastato che si mettesse l’accappatoio. Né mi permetterei di definire la signorina Minetti una scostumata, non fosse altro perché un costume addosso lo aveva. Sono invece tormentato dal dubbio che all’autorevolezza della politica non sempre giovi che un politico, ancorché di aspetto piuttosto gradevole, ancheggi in bikini davanti ai fotografi. Parlo a nome delle migliaia di cittadini che hanno espresso pubblicamente il loro sdegno, invadendo la pagina Facebook dell’azienda produttrice di costumi, non prima di aver intasato - per puro scrupolo d’informazione - le gallerie fotografiche che riproducevano il défilé minettiano.

E’ tempo di arginare sul nascere questa pericolosa deriva. E’ tempo che la signorina Minetti smetta di gettare fango sull’istituzione prestigiosa di cui fa parte, la Regione Lombardia, che al pari della Regione Lazio è uno dei capisaldi democratici di questo Paese e il cui presidente si segnala per la sobrietà delle amicizie e delle camicie.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1258


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Alla fine dei soldi
Inserito da: Admin - Settembre 27, 2012, 10:52:17 pm
Buongiorno

27/09/2012

Alla fine dei soldi

Massimo Gramellini

Come si finanzia la politica? Ecco un quesito in apparenza insolubile. 1) Se diventa hobby gratuito, possono permettersela soltanto i ricchi. 2) Se a oliarla sono i privati, il politico si riduce a burattino di qualche lobby come in America (la crisi di questi anni ha origine dall’abolizione di un decreto legislativo che saggiamente impediva alle banche commerciali di essere anche banche d’affari, imposta a Clinton nel 1999 dai sovvenzionatori delle sue campagne elettorali, residenti a Wall Street). 3) Se si persiste nel fare pagare i lussi della politica ai cittadini, prima o poi arriveremo alla rivoluzione o alla dittatura (un’ipotesi non esclude l’altra), dato che risulta sempre più indigesto sfogliare le note spese a fisarmonica di Fiorito quando a tua madre riducono la pensione sociale di 20 euro. Le opzioni che ho numerato sembrerebbero alternative, ma in Italia - culla della creatività - abbiamo costruito un modello che condensa i difetti di tutte e tre: qui la politica la fanno i ricchi e le lobby con il denaro dei contribuenti. 

La soluzione del rebus è davvero impossibile? Forse una chiave ci sarebbe. Sì al finanziamento pubblico, a patto che l’intero sistema dei partiti si sottoponga a una energica cura disintossicante (meno parlamentari nazionali e locali, meno rimborsi, nessun condannato per corruzione fra i candidati) e al controllo capillare di un ufficio composto da efferati ragionieri super partes, nominati a rotazione dal presidente della Repubblica. Se qualcuno avesse un’idea migliore la dica ora, o mugugni per sempre. 

 
da - http://lastampa.it/2012/09/27/cultura/opinioni/buongiorno/alla-fine-dei-soldi-sC8kb2xu6tOqyemxFAoNBO/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il coraggio di chiamarsi Dreyfus.
Inserito da: Admin - Settembre 29, 2012, 10:59:50 am
Buongiorno

28/09/2012

Il coraggio di chiamarsi Dreyfus

Massimo Gramellini

Solo gli italiani possiedono il talento di trasformare le tragedie in farsa. Non avevamo ancora finito di ripiegare i fazzoletti per la condanna ingiusta di Sallusti - reo di avere pubblicato sul giornale da lui diretto un articolo che diffamava un magistrato - quando il giornalista e onorevole Renato Farina ha preso la parola alla Camera e ha ammesso di esserne lui l’autore, celato dietro lo pseudonimo immeritato di Dreyfus, vittima vera. Un salto di qualità rispetto al precedente nome in codice, Betulla, in auge quando Farina confezionava veline per i servizi segreti. In un crescendo triste, Betulla Dreyfus ha riconosciuto che il suo articolo non esprimeva un’opinione, ma propalava deliberatamente una menzogna: infatti il giudice, per il quale il corsivo incriminato auspicava la condanna a morte, non aveva ordinato l’aborto di una minorenne. Lo aveva soltanto autorizzato su richiesta degli interessati, come prevede la legge.

Ecco, la farsa è servita. Un ex giornalista-deputato che dichiara di avere scritto volutamente non un’opinione, ma una balla per aizzare la rabbia dei lettori antiabortisti e l’odio verso le procure. E che prima di avvertire «l’obbligo di coscienza» (ohibò) e «la responsabilità morale e giuridica» (doppio ohibò) dei propri atti ha aspettato che il suo direttore fosse condannato in via definitiva. Mentana lo ha definito un infame. Io non saprei. Di fronte ai vili provo imbarazzo, vergogna, spavento. Più che di fronte ai cattivi. Da oggi Farina mi fa più paura di Sallusti. Non credo che riuscirò mai a perdonarmelo.

da - http://lastampa.it/2012/09/28/cultura/opinioni/buongiorno/il-coraggio-di-chiamarsi-dreyfus-M4nNCb3flCHLiDkT4N8k5L/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sostiene Lavitola
Inserito da: Admin - Settembre 30, 2012, 02:15:03 am
BUONGIORNO

29/09/2012

Sostiene Lavitola

MASSIMO GRAMELLINI

Se questa lettera è falsa, mette spavento. Se è vera, molto di più. Fra i documenti sequestrati dalla magistratura al faccendiere Valter Lavitola spunta un appello chilometrico e accorato a Berlusconi. Il cosiddetto direttore del fu «Avanti!». Lavitola appunto, lo avrebbe scritto alla vigilia dell’ultimo Natale dal rifugio di Rio de Janeiro, prima di rientrare in Italia e consegnarsi alla giustizia. Parole in libertà, anche dalla grammatica, che raccontano gli ultimi anni di questo disgraziato Paese meglio di un trattato politico o di una gag di Cetto La Qualunque, dando corpo ai sospetti, alle angosce e alle vergogne che hanno tratteggiato il crepuscolo del regimetto silviesco. Riporterò un’antologia di brani scelti, limitandomi a qualche commento in corsivo che dedico al fustigatore dei Lavitola di ogni epoca: Totò. 

«Sig. Presidente, La prego di scusarmi se, con la consuetudine che lei mi ha concesso, Le scrivo con estrema chiarezza (In quel mondo di maneggi fumosi la chiarezza è una colpa da dichiarare preventivamente). Leggere che Lei mi accomunava ad un mafioso mi ha fatto molto male e ha rischiato d’avvero (licenza po’etica) di farmi impazzire. Io mi sono fatto da solo senza il suo benché minimo contributo. Lei invece era in debito con me per avere io comprato De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della Procura da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie e “lavorato” Dini. (Lavitola sta rivendicando come meraviglie da Nembo Kid una serie di manovre corruttive per far cadere il governo Prodi nel 2007). 

“Lei mi ha promesso più volte di entrare al governo, di mandarmi al Parlamento Europeo, di entrare nel cda Rai (questa ce la siamo risparmiata), che il primo incarico importante che si fosse presentato sarebbe stato per me, di collocare la Ioannuci nel cda dell’Eni (Claudia Ioannuci, ex senatrice di Forza Italia amica sua), di nominare Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica (almeno). 

“Mi ha concesso: la Ioannuci nel cda delle Poste (l’Eni ringrazia, le Poste meno) e il commissario delle dighe, ruolo inventato da me con Masi quando era a Palazzo Chigi. (Chiudete gli occhi e liberate l’immaginazione: Lavitola e Masi, il futuro dirett-horror della Rai, chiusi dentro Palazzo Chigi mentre su concessione del Capo si inventano il commissario delle dighe. Per la cronaca si chiama Guercio, e qui la realtà supera i Vanzina). “Ho ottenuto da lei anche: che Forza Italia concedesse all’Avanti! un finanziamento di 400 mila euro nel 2008, altro non era che il rimborso che Lei mi aveva autorizzato a dare a De Gregorio nel 2007 (per fare secco Prodi), 400/500 mila euro, non ricordo (100 mila più, 100 mila meno: pinzillacchere) per la casa di Montecarlo (qui Lavitola, commissario delle bufale, allude ai soldi spesi per andare a Panama e rastrellare documenti che comprovassero i maneggi edilizi dell’odiato Fini nel Principato, carne fresca per le mandibole dei giornali berlusconiani). 

“Quando mio cugino (ci mancava, il cugino) editava il giornale dell’Italia dei Valori, Gianni Letta su Sua richiesta fece pressione sull’Avvocato dello Stato per sbloccare il finanziamento pubblico. Mi accusano di averle insistentemente raccomandato il maresciallo La Monica, la fonte che ha contributo a salvare Bertolaso e che ci ha coperti nell’indagine sull’acquisto dei senatori, ha datto (doppia t, alla sarda) una mano sul serio nelle indagini su Saccà e Cosentino e ha elliminato (doppia l, alla cinese) alcune foto che la vedevano ritrato (una t, alla romana) assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda rifiuti: sono certo che lei non sapesse chi fossero (però intanto glielo ha ricordato). 

“Non è mia intenzione rinfacciarle nulla, ma Lei mi diede la Sua parola. (benedett’uomo, Berlusconi ne ha date talmente tante, di parole, che oramai in tasca gli sarà rimasta solo qualche vocale). “Si trata (vedi alla voce: ritrato) dell’escussione di un credito morale che sono convinto di avere. Le cose fatte tra noi le ho fatte scientemente e come tale da uomo. Lei non sarà mai coinvolto. Mai e poi mai!!! (Sottotesto: sempre che apra il borsellino. E infatti…). 

“Ho bisogno che si trovi lavoro ad alcuni di quelli che lo hanno perso con l’Avanti! (I più deboli e meritevoli, immagino). Si tratta di mia moglie, 3/4mila euro mese, giornalista; mia sorella, laureata in psicopedagogia., 2/3 mila euro mese; il mio ex autista, 2 ragionere (impiegate di colore?) , 1 giornalista (almeno uno, finalmente) . Ho poi bisogno che si paghi una società cinese, 900 mila dollari, che mi ha fornito i servizi necessari alla definizione del piano di sfruttamento della mia concessione di taglio in Amazzonia (pure distruttore dell’ecosistema, dài!). 

“Il clamore della vicenda giudizziaria (ma una bella terza elementare, no?) sta determinando un comprensibile ma odioso ostracismo nei miei confronti (meno male che se n’è accorto). Si restituiscano a Capriotti 500 mila dollari da lui spesi a vuoto a Panama, dei quali mi ritiene forse giustamente responsabile. Ha una sala bingo, non è difficile pagarlo perdendo un po’ di soldi al bingo, così saprebbe come giustificarli. (Bingo!). 

“Tranne che le assunzioni, per le quali la prego di impegnarsi al massimo, si tratterebbe di un prestito. Assieme alla somma prima elencata (900.000 $ + 500mila$ + 5 milioni di euro), ovviamente le restituirò anche i 225 mila euro residuo dei 500 mila affidatimi da Tarantini (mi è venuto il mal di testa).

“Ho in programma di costituirmi a Napoli per tentare un patteggiamento subito dopo le vacanze natalizie, se Dio vuole che non mi catturano prima con un allarme rosso dell’Interpool (un pool di poliziotti nerazzurri?). 

“La prego di far contattare mia moglie per farmi sapere a chi emettere le fatture dello studio di avvocati esteri e della società cinese. E di farle sapere come procedere per le assunzioni. E’ la prima volta che Le chiedo un aiuto, mentre io per lei non mi sono mai risparmiato. Ne approfitto per augurarle un Natale sereno, anche se capisco che tra problemi, famiglia e fidanzate non sarà semplice neppure per lei. Dopo i casini devono arrivare soddisfazioni proporzionali. Vorrà dire che ci divertiremo da morire e molto a lungo. Senza il suo prestito mi ridurrei, Dio non voglia, alla fame.” (Dio non voglia, ma mentre i maneggiatori di denaro pubblico si divertivano da morire, alla fame si sono ridotti i loro inconsapevoli finanziatori: gli italiani). 


da - http://lastampa.it/2012/09/29/cultura/opinioni/buongiorno/sostiene-lavitola-vOK2bScYDEn8gn4pnj3BzM/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Buongiorno
Inserito da: Admin - Ottobre 02, 2012, 11:23:48 am
Buongiorno

02/10/2012

Nonno che sei il mio custode

Massimo Gramellini

Come tutti i nati il 2 ottobre, ho sempre avuto un rapporto tormentato ma vivo con il nostro co-festeggiato: l’angelo custode. La preghiera infantile “Angelo che sei il mio custode…” ha lasciato il posto alle ironie dell’adolescenza e ai dubbi dell’età adulta, fino a quando un approccio diverso alle questioni dello spirito mi ha convinto dell’esistenza di energie invisibili agli occhi (come tutto ciò che è essenziale, direbbe il Piccolo Principe). Ma c’è un angelo visibilissimo, la cui festa è stata giustamente associata a quella degli esseri di luce. Il nonno. Il nuovo Stato Sociale. Se in Italia la disoccupazione endemica dei ragazzi dai 18 ai 40 anni non ha ancora prodotto una rivolta è perché i nonni mantengono i nipoti con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai figli. 

Il nonno custode è anche un nonno sempre più lucido e longevo. Un nonno pioniere, protagonista di una rivoluzione demografica che non ha precedenti nella storia. Gli anziani si avviano a diventare maggioranza nel Paese. Un primato che comporta diritti ma anche doveri. Uno è il ruolo, già ricordato, di banchieri a fondo perduto. L’altro consiste nel non potersi più permettere il lusso di essere vecchi. Finché erano pochi, i nonni avevano tempo e modo di dedicarsi alla rivisitazione nostalgica del passato. Ma da quando sono un esercito, e un esercito in salute, tocca loro il compito che sarebbe della giovinezza: fare progetti, annaffiare sogni e coniugare i verbi al futuro. Affinché si avveri l’auspicio di un umorista sublime, Marcello Marchesi: l’importante è che la morte ci colga vivi. 

da - http://lastampa.it/2012/10/02/cultura/opinioni/buongiorno/nonno-che-sei-il-mio-custode-uVcog3U0yGvfypnnlaxiTP/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Piazza pulita
Inserito da: Admin - Ottobre 04, 2012, 03:49:13 pm
Buongiorno

04/10/2012

Piazza pulita

Massimo Gramellini

Quando ho saputo che Antonio Piazza, presidente in quota Pdl dell’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, da tre anni parcheggia la sua Jaguar nello spazio riservato ai disabili, ho borbottato: ohibò. Quando ho saputo che il presidente Antonio Piazza, dopo aver parcheggiato per tre anni la sua Jaguar nello spazio riservato ai disabili, è stato finalmente multato dai vigili su segnalazione di un disabile che non trovava mai posto per parcheggiare, ho gridato: urrà. Quando ho saputo che il presidente multato Antonio Piazza, pervaso dalla rabbia, ha tagliato le gomme dell’auto del disabile che lo aveva segnalato ai vigili, mi sono chiesto: ma dove siamo? Quando ho saputo che il presidente multato e taglia-gomme Antonio Piazza ha tentato di rimediare chiamando precipitosamente un gommista, mi sono risposto da solo: siamo in Italia. 

Quando ho letto le dichiarazioni del presidente multato taglia-gomme e chiama-gommista Antonio Piazza - «Perché dovrei dimettermi dal mio incarico politico per un errore tecnico?» - mi sono detto: con un corso accelerato di educazione civica, alternato a pesanti corvée nei servizi sociali, forse lo recuperiamo ancora. Ma quando ho ascoltato in tv le successive dichiarazioni del presidente multato taglia-gomme chiama-gommista ed errante tecnico Antonio Piazza - «Solo un pezzo della mia Jaguar sporgeva nel posto riservato ai disabili, in realtà da tre anni io parcheggio nel posto accanto, in divieto di sosta: qual è il problema?» - ho capito di essere sostanzialmente un illuso. Questa è gente che non si recupera più. 

da - http://lastampa.it/2012/10/04/cultura/opinioni/buongiorno/piazza-pulita-tZUfPrkG6vss8F00j4gKSP/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ridiamo vita
Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2012, 09:39:10 pm
Buongiorno
03/10/2012

Ridiamo vita

Massimo Gramellini

La notizia plana in redazione come un’intrusa, posandosi sopra i piagnistei indignati di qualche ladrone e l’ennesima baruffa politica fra Chissaramai e Chissachì. Narra di un furgoncino che batte le strade di Alessandria per ritirare dai negozi, a fine giornata, i prodotti freschi rimasti invenduti e farne dono alle mense e agli ostelli dei poveri. L’iniziativa promossa dalle associazioni locali di volontariato si chiama «Recuperiamoci, ridiamo vita al cibo». Sembrerebbe l’opera estemporanea di un consesso ristretto di anime caritatevoli, ma nelle stesse ore scopro che domenica prossima un’amica metterà in vendita a prezzi simbolici metà del suo guardaroba e che un’anziana benestante, senza parenti e con un orizzonte limitato di futuro, ha imprestato ai vicini di casa le eccedenze del suo conto in banca. 

E’ un filone comunitario che cresce sottotraccia, una delle prime risposte alla crisi epocale che ha cambiato per sempre le nostre vite, restituendoci quel senso della misura la cui sconsolante mancanza rende i potenti così insopportabili. Esaurita l’era dell’accumulazione nevrotica e compulsiva, chi ha qualcosa di cui non sa che farsene sente il bisogno di darlo a chi ne ha più bisogno di lui. Può trattarsi di cibi, di vestiti, di libri già (o mai) letti. Ma anche di un bene altrettanto prezioso e forse ancora più scarso: il tempo. Per ascoltare chi non ha orecchie a cui rivolgersi. Per parlare a chi è in cerca di consigli. Per amare senza condizioni né aspettative, che poi resta l’unico modo di uscire veramente dal tempo e sentirsi, nonostante tutto, persino felici. 

da - http://lastampa.it/2012/10/03/cultura/opinioni/buongiorno/ridiamo-vita-5JQsy0oWQeOeIKqVr9DELM/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Giulio senza Cesare
Inserito da: Admin - Ottobre 07, 2012, 03:43:24 pm
buongiorno

06/10/2012

Giulio senza Cesare

Massimo Gramellini

E così oggi Giulio Tremonti fonda un nuovo partito. Ne sentivamo la mancanza. Lo fonderà a Riccione, non lontano da dove il suo omonimo varcò il Rubicone. Forse la citazione è autoironica. Pare che in una botta di calore umano intenda chiamarlo 3 L. Un nome - secondo Google - già utilizzato da un caseificio, da una torneria automatica e da un centro parquet. Le tre L dell’ex ministro sono Lista Lavoro e Libertà, parole che abbondano sulla bocca dei politici, i quali poi finiscono per occuparsi quasi esclusivamente della prima: la lista, dei candidati e della spesa. Manca la quarta L: quella di leader. 

L’intelligenza non è solo brillantezza di pensiero e battute fulminanti. E’ anzitutto carattere. Quel miscuglio di personalità e autostima che ti rende impermeabile al fascino degli uomini arroganti e volgari. Da Craxi a Bossi, Tremonti ne ha frequentati parecchi. E’ un Giulio che ha sempre cercato un Cesare a cui appoggiarsi. Oggi vorrebbe tanto fare da solo, ma se irrorasse la sua intelligenza con un briciolo di senso comune, capirebbe che la lunga frequentazione delle stanze del potere lo rende incompatibile con la volontà di cambiamento che si respira nel Paese. La sua antipatia per le élite, di cui peraltro fa parte, non basta a renderlo ciò che non potrà mai essere: popolare. Ha detto che, se dipendesse da lui, i politici guadagnerebbero la stessa cifra dei precari. Io mi accontenterei che non percepissero lo stipendio in contanti, come invece - unico ministro al mondo - si è sempre vantato di fare lui, senza mai chiedere scusa né spiegare il perché. 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/06/cultura/opinioni/buongiorno/giulio-senza-cesare-leB4nWNoJrDXnxTzMRM0bK/index.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La vita in rima
Inserito da: Admin - Ottobre 10, 2012, 07:20:26 pm
Buongiorno

09/10/2012

La vita in rima

Massimo Gramellini


Incuriosito dal successo che in Asia lo ha tramutato in fenomeno di culto, ho trascorso alcune ore in compagnia di “Dipende da te”, il corso di educazione esistenziale che un professore coreano, Rando Kim, ha scritto per i ragazzi in cerca di un posto nel mondo, possibilmente non troppo precario. Ho scoperto che l’umanità del Duemila è più simile di quanto suggeriscano i luoghi comuni: anche le mamme coreane ronzano come elicotteri sopra le vite dei figli, anche i giovani coreani saltellano da un corso di specializzazione all’altro per poi rassegnarsi a sedere su impieghi traballanti e stipendi da fame. Persino i consigli del guru sono identici a quelli che da adolescente ruminai in tanti manuali: abbi fiducia in te stesso, sentiti il padrone della tua vita, l’essenziale non è il talento ma il coraggio. Però ce n’è uno che non avevo mai letto così chiaramente: l’importanza della rima per dare ritmo a una poesia o a una canzone. “La rima” scrive Kim, “è una piccola restrizione, come un filo che collega le strofe… Abbiamo bisogno di mettere in rima la nostra vita. Se riesci a importi una piccola lista di regole, puoi essere il poeta della tua esistenza.”

La rima è una ringhiera e le ringhiere servono a non cadere, ma soprattutto a trovare l’equilibrio per camminare. Quella che sembra una restrizione, se siamo noi a imporcela, diventa espressione di libertà. Sotto l’influsso del prof coreano ho steso la mia prima lista. Regola numero uno: leggi un libro nuovo ogni fine settimana e raccontalo nel Buongiorno del martedì al resto della carovana. (Come rimatore posso solo migliorare). 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-vita-in-rima-wZVaBzkAOoLaYuLwgHkgON/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La vita in rima
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2012, 03:57:19 pm
 
Buongiorno
09/10/2012

La vita in rima

Massimo Gramellini

Incuriosito dal successo che in Asia lo ha tramutato in fenomeno di culto, ho trascorso alcune ore in compagnia di “Dipende da te”, il corso di educazione esistenziale che un professore coreano, Rando Kim, ha scritto per i ragazzi in cerca di un posto nel mondo, possibilmente non troppo precario. Ho scoperto che l’umanità del Duemila è più simile di quanto suggeriscano i luoghi comuni: anche le mamme coreane ronzano come elicotteri sopra le vite dei figli, anche i giovani coreani saltellano da un corso di specializzazione all’altro per poi rassegnarsi a sedere su impieghi traballanti e stipendi da fame. Persino i consigli del guru sono identici a quelli che da adolescente ruminai in tanti manuali: abbi fiducia in te stesso, sentiti il padrone della tua vita, l’essenziale non è il talento ma il coraggio. Però ce n’è uno che non avevo mai letto così chiaramente: l’importanza della rima per dare ritmo a una poesia o a una canzone. “La rima” scrive Kim, “è una piccola restrizione, come un filo che collega le strofe… Abbiamo bisogno di mettere in rima la nostra vita. Se riesci a importi una piccola lista di regole, puoi essere il poeta della tua esistenza.”

La rima è una ringhiera e le ringhiere servono a non cadere, ma soprattutto a trovare l’equilibrio per camminare. Quella che sembra una restrizione, se siamo noi a imporcela, diventa espressione di libertà. Sotto l’influsso del prof coreano ho steso la mia prima lista. Regola numero uno: leggi un libro nuovo ogni fine settimana e raccontalo nel Buongiorno del martedì al resto della carovana. (Come rimatore posso solo migliorare). 

da - http://lastampa.it/2012/10/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-vita-in-rima-wZVaBzkAOoLaYuLwgHkgON/pagina.html


Titolo: M. GRAMELLINI. - AUSILIA Il comandante che mi aiutò a riprendere la rotta
Inserito da: Admin - Ottobre 14, 2012, 03:57:00 pm

Cuori allo Specchio

GRAMELLINI

Il comandante che mi aiutò a riprendere la rotta

Era il periodo seguente l’intervento subito per un cancro: mi ero allontanata dalla famiglia, dagli amici, vivevo sola e non ero in grado di sostenere relazioni di nessun tipo, ero ripiegata su me stessa e riuscivo solo a mantenere con difficoltà il lavoro.

Dopo vari mesi di crisi profonda, provai a «riaffacciarmi alla vita» partecipando al matrimonio «vip» della cugina Giulia. Lì conobbi un bel ragazzo bruno, Luca; era un giovane avvocato rampante, giocava a golf, vestiva Armani, Rolex al polso, insomma faceva parte del bel mondo. Nel mio abito rosso mi sentivo a mio agio nonostante, forse, fossi la cenerentola della situazione e non avessi nulla in comune con quel target di persone. Lui mi notò comunque e mi invitò a trascorrere le vacanze estive nella villa dei suoi in Sardegna. Accettai e prenotai il traghetto; mio zio con il quale non avevo tagliato i ponti si offrì di portarmi a Genova ove ebbe inizio la mia avventura rocambolesca.

All’imbarco dei traghetti mi trovai ingurgitata da una folla festante in partenza per le vacanze. L’atmosfera eccitante non mi contagiò anzi mi procurò l’effetto contrario: iniziai a percepire un senso di freddo e di isolamento sia fisico che mentale. Salutai mio zio e salii sulla nave trascinando il trolley; ricordo un mare di specchi, una scala mobile, la testa che mi girava vorticosamente e la folla che mi si stringeva intorno come un polpo togliendomi il respiro. Il medico di bordo capì al volo che si trattava di un semplice attacco di panico per cui propose di farmi un bel calmante che mi avrebbe fatto dormire per tutto il viaggio; a quel punto, di scatto, mi alzai dalla sedia e dissi «FERMI TUTTI VOGLIO SCENDERE».

Il portellone della nave era quasi chiuso quando iniziò la manovra contraria di riapertura. Mio zio dalla banchina immaginò che fosse sorto qualche problema di ordine tecnico. No, ero io che come una formichina, bermuda rosse, maglietta bianca scendevo scortata dal personale di bordo. La notizia a casa mia mise tutti in subbuglio: «è impazzita, è scesa dalla nave», «ti rendi conto, è scesa dalla nave!». Sul piazzale rimanemmo io, mio zio ed un responsabile del porto, un bel «trio». Seduta sul trolley piangevo, non volevo tornare a casa avendo fallito l’impresa che avrebbe dovuto segnare il mio ritorno alla vita. Ero in stallo come un mulo, mi avrebbero dovuto accendere il fuoco sotto i piedi per farmi muovere. Il responsabile del porto ascoltata la mia storia mi abbracciò dicendomi «Se mi promette che non combinerà guai vedo se riesco a trovare un imbarco sulla Dea che parte stasera».

Erano trascorse solo tre ore dal mio sbarco quando, per la seconda volta in quella mattinata salutai mio zio e salii sulla Dea. Entrai nella nave, il personale era intento nelle pulizie; in cima alla scala il comandante in persona, avvisato del mio arrivo, mi accoglieva con un gran sorriso e dei gladioli rosa. Bastò uno sguardo a far scattare la simpatia tra noi. La giornata proseguì con la visita della nave, il pranzo con l’equipaggio e una piacevole conversazione a due.

La Dea salpò la sera come da programma; il mattino successivo arrivammo a Porto Torres un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia per prendere il bus che mi avrebbe portato in Gallura (il mio amico «vip» aveva troppe cose da fare per venirmi a prendere) e così il Comandante che aveva capito che stavo vivendo un momento di sbandamento, contattò un taxi che rincorse a tutta canna» il bus che avevo perso, lo raggiungemmo, salii a bordo e arrivai a destinazione dopo un paio di ore.

Mi fermai in Gallura una settimana, mare stupendo, buona cucina ma la compagnia del mio lui non faceva per me tanto che dopo una settimana esatta me ne tornai nuovamente sola al porto in bus.

Quando la Dea arrivò, il piazzale era gremito di gente. Avvistata non so come, venni avvicinata da un marinaio che mi scortò fino all’ingresso della nave. Mi dissero che il Comandante in persona mi aspettava per la cena al suo tavolo. Vittorio, un uomo d’altri tempi, austero nella sua divisa bianca, il volto abbronzato segnato da qualche ruga, il racconto dei suoi viaggi ed il suo modo di porsi lo rendevano molto affascinante ai miei occhi di ragazza. Il mattino dopo mi fece svegliare per ammirare l’alba, poi colazione insieme, cornetti e cappuccino; ricordo con tenerezza lui che «mi apre la bustina dello zucchero e fissandomi per capire il mio stato d’animo, lo versa nella tazza» poi di nuovo il taxi che mi aspettava fuori del porto per la stazione Genova Principe. Conservo una foto che ci ritrae insieme sulla nave.

Quell’uomo allora sulla cinquantina è stato per me un angelo che mi ha aiutata a ritrovare la fiducia in me stessa affiancandomi in quel viaggio che ha rappresentato per me l’inizio del mio «ritorno alla vita». Chissà dove sarà ora quel Comandante. Il «mio» Comandante, un vero gentiluomo.

AUSILIA

Scritto da Moderatore , il 14/10/2012 ore 07:39

DA LASTAMPA.IT


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il fisico umano
Inserito da: Admin - Ottobre 17, 2012, 04:20:49 pm
Buongiorno
16/10/2012

Il fisico umano

Massimo Gramellini

Come tutti coloro che nella vita compiono exploit considerati irripetibili, Paolo Giordano aveva paura di scrivere il secondo romanzo. Gli amici gli avevano suggerito di passare direttamente al terzo, ma lui ha fatto di meglio: ha scritto un’altra volta il primo. I grandi scrittori scrivono sempre lo stesso libro in modi diversi. Hanno un’emozione seduta al centro del loro cuore e le girano in tondo, raccontandola da ogni prospettiva per tutta la vita. L’emozione di Paolo G. è l’impossibilità per l’uomo di evolvere. 

Dallo studente Mattia dei «Numeri Primi» al tenente Egitto del «Corpo Umano» i suoi personaggi subiscono un trauma familiare che lui scandaglia con rigore, armato di una sensibilità chirurgica e di una scrittura credibile nelle descrizioni come nei dialoghi, vero banco di prova per un narratore. Lo subiscono, il trauma, e lo rifuggono, scomparendo in un altrove che può essere una guerra, una pillola antidepressiva o, come nel caso del tenente Egitto, tutt’e due. Ma non riescono mai a metterselo alle spalle, a trasformare il dolore in un tappeto volante per raggiungere l’amore. Ogni volta che leggo le pagine splendide e inesorabili di Giordano l’orfano ottimista che abita in me vorrebbe portare a pranzo l’autore e i suoi personaggi, per ricordare loro la legge fondamentale della quantistica: la realtà è fatta di scie infinite, quindi di infinite possibilità. Nessun evento del passato ci condanna a rimanere per sempre lungo la stessa corsia: possiamo cambiarla, persino oltrepassare il guardrail. Ecco cosa vorrei spiegare a Paolo G. Poi però mi ricordo che, fra noi due, il professore di Fisica è lui. 

da - http://lastampa.it/2012/10/16/cultura/opinioni/buongiorno/il-fisico-umano-RuWvT6NLkSCaFSqRaEhCEL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ira del mite
Inserito da: Admin - Ottobre 17, 2012, 10:10:14 pm
Buongiorno
17/10/2012

L’ira del mite

Massimo Gramellini

Temete l’ira del mite. E’ pacifico e tollerante, intento a scrostarsi di dosso le cicatrici di un dolore antico. Chiede soltanto di essere amato e di non venire considerato come gli altri: i disinvolti, i beceri, gli arrivisti. Coltiva anche dei miti, il mite. Dei miti e dei sogni. Ne conosco uno che aveva il mito dell’America buona e il sogno di fondare in Italia un partito progressista moderno. Finché il sogno si avverò e il mite ne divenne il capo. Alle elezioni prese un mucchio di voti, ma i compagni di bottega smisero egualmente di amarlo. Lui si chiamò fuori, offeso e deluso. Da tutti e da uno in particolare: un tipo coi baffi che non cercava l’amore degli altri perché se ne dava già abbastanza da sé. Ma il mite ha pazienza. E un tempismo formidabile. Il momento che sa aspettare è sempre quello giusto. 

Il nostro mite, chiamiamolo Walter, nel giorno del quinto anniversario del suo sogno-partito andò a dire in tv: io sono diverso, non mi candido più. Una scelta sofferta, certo. E personale, certissimo. Eppure bastò che lui si staccasse dalla colonna a cui per forza di inerzia era ancora rimasto appoggiato perché il tempio cadesse giù, precipitando sulla testa di coloro che non lo avevano amato o, peggio, avevano smesso di amarlo. Fra i calcinacci si riconosceva il tipo coi baffi, chiamiamolo Massimo, intento a scambiarsi irriconoscenze col nuovo capo, un Pier Luigi che era stato proprio Massimo a mettere lì, per sfregio nei confronti del mite. Il quale osservò la scena del disastro senza compiacimento né compassione, con un riverbero di tristezza implacabile negli occhiali. Tremenda è l’ira di noi miti.

da - http://lastampa.it/2012/10/17/cultura/opinioni/buongiorno/l-ira-del-mite-Nq5BMUSdHXN4Scm46CtqkO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Farina di un altro sacco
Inserito da: Admin - Ottobre 19, 2012, 05:35:24 pm
Buongiorno
18/10/2012

Farina di un altro sacco

Massimo Gramellini

Simone Farina, il calciatore del Gubbio che disse no ai 200 mila euro di una combine e denunciò il tentativo di truffa alla magistratura, è da ieri il «community coach» del settore giovanile dell’Aston Villa. Insegnerà ai bambini di Birmingham le regole del calcio e quelle, meno note, della lealtà. Affidare al simbolo del calcio pulito un incarico di educatore. Che bella idea. Possibile non sia venuta in mente ai dirigenti di qualche squadra italiana? Secondo me, per pensarci ci hanno pensato. Però hanno saputo resistere alla tentazione. E sì che nei nostri club professionistici ci sarebbe una certa urgenza di ripassare alcune regole di educazione civica o più semplicemente umana. Non truffare il prossimo tuo come te stesso, non chiudere gli occhi davanti a un reato, non fare la vittima. Chiunque assista a una partita di calcio fra bimbi italici rimane colpito dalla presenza a bordo campo di torme di assatanati che gridano ai pargoli di buttarsi in area di rigore e che ricordano all’arbitro quanto sia sentimentalmente leggera sua moglie. Ultrà? No, genitori. Il «community coach» servirebbe soprattutto a loro. 

Invece Farina lo hanno ingaggiato gli inglesi. Ormai nel calcio ci siamo abituati a vedere emigrare i più bravi. Adesso cominciano ad andarsene anche i più buoni. E mica solo nel calcio, a giudicare dai tanti ragazzi orfani di raccomandazione che stanno lasciando l’Italia per cercare fortuna in Paesi dove parole come talento e onestà non suscitano ancora fastidio, piuttosto il brivido di un potenziale splendore. 

da - http://lastampa.it/2012/10/18/cultura/opinioni/buongiorno/farina-di-un-altro-sacco-TVAzBzHzFm3gj4PbFqKp9O/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Noi siamo di più
Inserito da: Admin - Ottobre 20, 2012, 04:05:49 pm
Buongiorno
19/10/2012

Noi siamo di più

Massimo Gramellini

Da oggi ho uno slogan nel cuore che vale più di tutti gli «Yes we can» del mondo. L’ho sentito fiorire sulle labbra di una ragazza napoletana, prostrata dall’assurdità di una sofferenza insostenibile. Si chiama Rosanna Ferrigno, fa la segretaria in uno studio medico e l’altra sera ha dovuto raccogliere sotto casa il cadavere del promesso sposo, crivellato dalla camorra con quattordici proiettili. I camorristi hanno confuso il suo Lino, che stava andando a giocare a calcetto, con uno di loro. La gratuità del crimine e l’estraneità della vittima hanno scosso l’abulia di una città che da troppi secoli sopporta la malavita organizzata come una forma endemica di malaria. Poi è arrivata Rosanna. Non ha pianto in pubblico, non ha insultato le istituzioni, non ha elargito finti e precoci perdoni. Ma l’amore e il dolore le hanno dettato parole decisive: «Non bisogna avere paura dei camorristi. Sono loro che devono avere paura di noi. Noi dobbiamo continuare a uscire per la strada a testa alta. Sono loro che si devono nascondere. Noi siamo di più». 

Noi siamo di più. Non ci avevo mai pensato. Con tutti i nostri difetti - perché ne abbiamo a iosa, sia chiaro - noi siamo di più. Siamo di più dei mafiosi, dei corrotti, dei finanzieri senza scrupoli. Siamo più numerosi di qualunque minoranza coesa che cerchi di dominarci con le armi del potere e della paura. Averne consapevolezza, lo so bene, non basta. Ma è la premessa per svegliarsi dall’incubo e provare a trasformarlo in un sogno. Grazie, Rosanna, per avercelo ricordato.

da - http://lastampa.it/2012/10/19/cultura/opinioni/buongiorno/noi-siamo-di-piu-7dA543Qb4Bcj4c2SQVwObI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fino alla fine del mondo (e oltre)
Inserito da: Admin - Ottobre 21, 2012, 11:31:10 am
Buongiorno
20/10/2012

Fino alla fine del mondo (e oltre)

Massimo Gramellini

Domani mancheranno due mesi esatti alla fine del mondo. Siete già stati dal parrucchiere? Forse non ci credete. O forse pensate che la fine del mondo sia arrivata in anticipo e abbia gli occhi di Angela Merkel (hanno lo stesso colore del vetro smerigliato di una doccia). Io spero ancora che si presenti all’orario previsto, il 21.12.12. Nei sogni, l’unico momento in cui sono lucido, la immagino come una raffica di ultrasuoni che perfora gli orecchi degli stupidi, dei corrotti e dei cialtroni. Una carneficina. Vedo plotoni di sventurati con le mani intorno alla testa che corrono a gettarsi in acqua (tranne Berlusconi: il furbacchione ha avuto una soffiata e si è messo i tappi) e non ne capisco il motivo. Finché comincio a sentire l’ultrasuono anch’io: mi sveglio col cuore in ammollo e controllo l’orologio sul comodino. 

Ancora due mesi. E poiché ogni fine rappresenta un inizio, il 21 dicembre dovremmo salpare verso un mondo più giusto, dove l’amore trionferà, Formigoni si dimetterà e il Toro vincerà lo scudetto. Per prepararci a questo viaggio interiore, ho chiesto ai lettori della pagina di «Cuori allo specchio» di aiutarmi a fare le valige, raccontando il giorno della loro vita che intendono portarsi dietro. 

Di mio, ogni domenica, ci metterò una buona parola (la prima sarà: utopia), mentre nel suo «manuale di sopravvivenza» Federico Taddia racconterà come in tutto il pianeta gli esseri umani si stiano preparando alla data fatidica. Domani si parte, fino alla fine del mondo e un po’ oltre. Benvenuti a bordo e, mi raccomando, tenete Schettino lontano dal timone. 

da - http://lastampa.it/2012/10/20/cultura/opinioni/buongiorno/fino-alla-fine-del-mondo-e-un-po-oltre-e6eFP1ob7Gk9cdJovEMXuO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fogne e bidet
Inserito da: Admin - Ottobre 23, 2012, 06:03:36 pm
Editoriali
23/10/2012

Fogne e bidet

Massimo Gramellini

Quando si scriverà il libro più lungo del mondo - l’enciclopedia della stupidità umana - due righe verranno dedicate al servizio trasmesso l’altra sera dal Tg3 Piemonte. Il giornalista inviato a Juve-Napoli per uno di quei famigerati pezzi che si definiscono «di colore» chiede a un tifoso juventino se sia in grado di distinguere i napoletani dai cinesi in base alla puzza. Nella scenetta tutto è grottesco: l’intento ironico incomprensibile e persino il fatto che a discettare razzisticamente sui «terroni» sia un ragazzo dal vistoso accento meridionale. Un tempo il siparietto penoso non avrebbe oltrepassato le valli piemontesi, ma ormai la potenza della Rete amplifica le fesserie. Così la puzza dei napoletani (un po’ meno quella dei cinesi) è diventata argomento di discussione nazionale, riaprendo le solite ferite freschissime che risalgono al Risorgimento. 

Anche Saviano si è sentito punto sul vivo e ha pensato bene di inzupparci la penna in modo spiritoso: «Quando i piemontesi videro il bidet nella reggia di Caserta lo definirono “oggetto sconosciuto a forma di chitarra”». 

Vero: in Piemonte all’epoca non avevano i bidet. Però avevano le fogne. Mentre i rimpianti Borbone, per potersi pulire le loro terga nel bidet, tenevano la gran parte della popolazione nella melma. Ora, che agli eredi diretti di Franceschiello dispiaccia di non potersi più pulire le terga nel bidet in esclusiva, posso capirlo. Ma che i pronipoti di quelli che venivano tenuti nella melma vivano l’arrivo dei piemontesi come una degradazione, mi pare esagerato. Vedete un po’ dove ci ha portati quel servizio razzista. Comunque, a scanso di equivoci, per lo scudetto io tifo Napoli.

da - http://www.lastampa.it/2012/10/23/cultura/opinioni/editoriali/fogne-e-bidet-fo1BHAKTaeuXUuHkZsPViJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ultima (?) puntata della Silvionovela
Inserito da: Admin - Ottobre 26, 2012, 09:27:54 am
Buongiorno

25/10/2012 - la svolta del cavaliere

L’ultima (?) puntata della Silvionovela

Silvio Berlusconi è “sceso in campo” il 26 gennaio 1994, dopo 6847 giorni dice addio alla leadership

Berlusconi, il centravanti che scelse la panchina

Massimo Gramellini


L’Italia è sempre il Paese che ama. Solo che adesso ha deciso di amarla in modo diverso. Non più da giocatore ma da allenatore, la sua passione fin dai tempi dell’Edilnord. 

Fra il Discorso della Discesa in Campo e quello del Passo Indietro sono passati diciotto anni. Siamo tutti più anziani, anche lui, più spelacchiati e più poveri, tranne lui. Diciotto anni e la stessa metafora calcistica. Allora «scendeva in campo per costruire il nuovo miracolo italiano». Oggi si accontenta di «rimanere al fianco dei più giovani che devono giocare e fare gol». Vista dal campo o dalla panchina, l’Italia di Silvio non cambia: resta un enorme stadio di sua proprietà. 

La Discesa in Campo fu affidata a una videocassetta girata nel parco di Macherio davanti a una finta libreria e accanto a un ammasso (mai inquadrato) di calcinacci, che a qualcuno ricordavano un cantiere, ad altri un cumulo di macerie. Per il Passo Indietro, invece, l’uomo delle televisioni ha scoperto il fascino del web, inviando una lettera elettronica dove anche i «po’» si adeguano alla modernità e barattano il timido apostrofo con un più assertivo accento: «Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa». Un’altra videocassetta avrebbe prestato il destro a paragoni impietosi con lo smilzo imprenditore berluscottimista che nel 1994 invitava gli italiani a diffidare «di profeti e salvatori» e ad affidarsi a «una persona capace di far funzionare lo Stato». Quell’affermazione, condivisibile, fu probabilmente equivocata: molti votarono il profeta-salvatore credendo fosse la persona capace di far funzionare lo Stato. Purtroppo lo Stato si è rivelato sordo alle intimazioni berlusconiane e diciotto anni dopo funziona peggio di prima. Né ci sono tracce di quell’Italia «più giusta, più generosa, più prospera, più serena, più efficiente e più moderna» che il Più Silvio promise solennemente fra i calcinacci di Macherio.

Cosa è rimasto della telenovela di allora nel discorso del Passo Indietro? Praticamente tutto. Lo spirito, i toni, i nemici. Berlusconi è un maestro nel presentarsi come uno che ricomincia sempre. Il suo non è mai il discorso del reduce, ma del precursore. E della vittima. Nella storia d’Italia secondo Silvio gli ultimi decenni sono stati una guerra fra due schieramenti: da un lato le perfide corporazioni di burocrati, giornalisti, lobbisti e magistrati, conservatori arroccati nella difesa di privilegi antidemocratici. Dall’altro lui, il Libertador, marchiato come populista perché alfiere del «voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso». Persuasione: attività affascinante ma pericolosa, quando a esercitarla è l’uomo più ricco d’Italia, l’unico dotato di tre canali televisivi nazionali e gratuiti. Invece per Silvio è stata «la riforma delle riforme», che ha reso «viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini». Qui l’uomo si sottovaluta. Di viva ed emozionante, ma soprattutto palpitante, in questi anni c’è stata soltanto la sua vita notturna. Purtroppo quel palpito «non poteva che avere un prezzo»: l’odio verso di lui, trasformatosi come nei film horror in una «sindrome paralizzante», il cui antidoto è stata «la scelta responsabile di affidare la guida provvisoria del Paese al senatore Monti». Berlusconi protegge il suo successore, quasi volesse farlo un po’ (o un pò) suo. Non è il preside bocconiano il nemico da indicare ai giovani eredi, ma l’Europa colonizzatrice della Merkel e, come diciotto anni fa, la sinistra. Che nel discorso della Discesa in Campo si ispirava a Michele Santoro e voleva trasformare l’Italia «in una piazza urlante che grida che inveisce e che condanna», mentre in quello del Passo Indietro sembrerebbe richiamare in vita, se non Stalin, almeno Breznev perché «vuole tornare alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto l’esplosione del Paese corporativo e pigro che conosciamo». Una sinistra composta da «uno stuolo di professionisti di partito educati (come metà della nomenclatura pidiellina, ndr) nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento».

E’ proprio per impedire ancora una volta che l’Italia liberale cada nelle mani dei comunisti che Silvio B ha deciso di fare un passo indietro e assistere da bordo campo alle primarie che incoroneranno il suo successore. «Quel che spetta a me è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività». E qui, visto che viviamo ancora in un Paese liberale, chiunque lo conosce è libero di mettersi a ridere. 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/25/cultura/opinioni/buongiorno/l-ultimo-discorso-del-centravanti-che-scelse-la-panchina-klybsAFntiiiPuYkq7zvaN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Casta ramificata
Inserito da: Admin - Ottobre 27, 2012, 05:36:11 pm
Buongiorno
27/10/2012

La Casta ramificata

Massimo Gramellini

Nel quadro delle iniziative volte a ridurre i costi della politica - la famosa «spending review» del governo Mounts - merita di essere segnalata la ricetta di due note località sciistiche della Val di Susa, Bardonecchia e Sauze d’Oulx. Divise per decenni da una rivalità non più compatibile con lo strazio dei bilanci, hanno deciso di fondersi fisicamente nella persona della signora Rita Bobba. Costei risulta essere al tempo stesso la moglie del sindaco di Bardonecchia e l’assistente del sindaco di Sauze d’Oulx. Questo tipico esemplare di donna alfa partecipa ai convegni nella duplice veste di moglie e assistente, prendendo spesso la parola al posto di entrambi i maschi (li immagino intenti a giocare a briscola in salotto, i doposci appoggiati sul tavolo). Ma di lei i maligni sanno sottolineare soltanto la ramificazione degli interessi e il tacco dodici indossato anche sul ghiaccio: una straordinaria dimostrazione di equilibrio, qualità utilissima in politica. 

Purtroppo ieri i carabinieri sono stati costretti a stroncare il primo vero esperimento di semplificazione degli enti locali.
La soffiata di alcuni dipendenti del comune, ingelositi dai progressi della ramificazione, ha reso necessario introdurre negli uffici una microcamera che ha restituito agli investigatori le immagini del sindaco di Sauze d’Oulx mentre timbra il cartellino della sua assistente e le firma attestati fasulli di presenza: truffa aggravata e falso di pubblico ufficiale. Quisquilie, eppure gli alfieri della conservazione vi si sono aggrappati per procedere all’arresto del timbratore e della sua protetta. A piede libero resta solo il marito. Ma senza Rita che vita è? 

da - http://www.lastampa.it/2012/10/27/cultura/opinioni/buongiorno/la-casta-ramificata-mUR79rho0JLreavrsp0BpN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Compagni di Beppe
Inserito da: Admin - Ottobre 31, 2012, 05:59:03 pm
Buongiorno
31/10/2012

Compagni di Beppe

Massimo Gramellini

La stragrande maggioranza degli elettori di Grillo proviene dai partiti di centrosinistra. L’analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi del voto siciliano smonta un luogo comune. Ad accendere le Cinque Stelle non è il popolo deluso da Berlusconi, che in Sicilia si è astenuto in massa. Sono il lettore del «Fatto», lo spettatore di Santoro, il progressista stremato dai ghirigori della nomenclatura rossa e rosé, in particolare da quella del Pd, che in cinque anni è passato da 505 mila a 257 mila voti: un trionfo davvero storico. Chiunque si sia preso la briga di togliere l’audio all’ugola di Grillo per leggerne i programmi, si sarà imbattuto in parole come «ambiente», «moralità della politica», «scuola pubblica», «bene comune». Il vocabolario del perfetto democratico. Gli stessi attivisti del movimento, che detestano essere chiamati «grillini», detestano forse ancora di più passare per conservatori, liberali o populisti, le tre tribù (le prime due largamente minoritarie) accampate da vent’anni intorno al totem berlusconiano.

Il voto siciliano racconta un’Italia nauseata che vorrebbe sfasciare i vecchi partiti, ma non è altrettanto d’accordo nella scelta del rottamatore. Il nauseato di sinistra preferisce Grillo. Il nauseato di destra, temo, la Santanché. Mentre l’avvocato, il dentista, il piccolo artigiano che hanno votato Berlusconi o Bossi turandosi il naso, adesso se lo sturerebbero volentieri per votare Renzi. Se solo si candidasse alle primarie giuste.

da - http://www.lastampa.it/2012/10/31/cultura/opinioni/buongiorno/compagni-di-beppe-YJUTLXcbwi60GFJGbNW2zO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se lo share ora fa calare il consenso
Inserito da: Admin - Novembre 01, 2012, 11:45:09 am
Buongiorno
01/11/2012

Se lo share ora fa calare il consenso


Massimo Gramellini

L’ultima fatwa di Beppe Grillo colpisce una sua attivista, Federica Salsi, macchiatasi della colpa grave di avere partecipato a Ballarò. Per Grillo i salotti televisivi inoculano il virus del sistema da abbattere e perciò vanno assolutamente evitati: solleticando il punto G di chi vi partecipa, provocano narcisistici orgasmi che hanno un effetto nefasto sulle sorti politiche del movimento. Come rappresentante della comunità maschile, mi scuso con l’interessata per l’allusione gratuita: dubito fortemente che Grillo avrebbe tirato in ballo il punto G se l’attivista di Cinque Stelle fosse stato un uomo. Come piccolo conoscitore dei meccanismi mediatici, devo riconoscere che ha ragione: oggi andare in tv significa perdere voti.

 

Stavolta sotto la lente infuocata di Grillo non è finita la televisione in generale, ma quei programmi di informazione politica che prevedono la presenza contemporanea in studio di una pluralità di ospiti. Questa formula si sta lentamente estinguendo per mancanza di nuove facce disponibili a ravvivare il gioco. Oggi qualsiasi personaggio pubblico in grado di dettare le condizioni pretende quella che in gergo si chiama «intervista chiusa»: un faccia a faccia col conduttore senza interruzioni. 

 

Oppure, se proprio è costretto a intervenire in un salotto affollato, ricorre allo stratagemma del collegamento esterno o della telefonata in diretta, pur di rimarcare la sua diversità dagli ospiti seduti in studio e costretti a lunghe pause silenziose e a sovrapposizioni continue di voci. 

Situazioni normali in qualsiasi assemblea che, dal condominio alla scuola, raduni nella stessa stanza un numero di italiani superiore a uno. Cosa ci sarà mai di politicamente pericoloso nel partecipare a un talk show che, con tutti i suoi limiti, permette di farti conoscere da più persone di quante ne potrai mai riunire in una piazza o in uno stadio? 

 

Non è un problema di conduttori, complici o dichiaratamente ostili. Il veto di Grillo spazia da Vespa a Floris, investe persino il simpatizzante Santoro. E sarebbe banale liquidarlo come la smania di un leader solitario che vuole oscurare le altre stelle del movimento per far brillare meglio la sua. Il disagio verso la tv dei dibattiti nasce da una considerazione più politica: per i cittadini, l’ospite di un talk show è a tutti gli effetti un membro della Casta. Anzi, nella percezione del pubblico la Casta è composta proprio dagli ospiti dei talk show. Non dal banchiere onnipotente o dal direttore inamovibile del ministero, che incidono sui nostri destini molto più di una Finocchiaro o di un Gasparri, ma che in tv si guardano bene dall’andarci. La Casta è il politico che litiga in diretta con l’altro politico, ma che appena si spegnerà la telecamera - gli spettatori ne sono certissimi - ci andrà a cena insieme. La Casta è il giornalista, il sociologo, il professore universitario magari caustico e brillante, ma comunque interno a quel mondo e quindi connivente. 

 

Si tratta di un pregiudizio inconscio, cresciuto a dismisura negli ultimi mesi. Dalla fase del tifo, quando dal salotto di casa si parteggiava per l’uno o l’altro dei contendenti, si è passati alla fase dello schifo, in cui lo spettatore accomuna tutti i protagonisti del teatrino nella stessa smorfia di disgusto. Se questo è lo stato d’animo del pubblico, per essere considerati diversi non basta più andare in tv a dire cose diverse. Bisogna non andarci proprio, perché la sola presenza fisica rappresenta già un’accettazione delle regole del gioco che si desidera scardinare. 

 

Appena un nuovo politico appare nella scatola luminosa, sentenzia il critico televisivo Grillo, «lo share del programma aumenta: tutto merito tuo, trattato e esibito come un trofeo, come un alieno, una bestia rara. Ma contemporaneamente diminuisce il consenso per il movimento a cui appartieni». Viene così capovolto il teorema Ascolto uguale Gradimento su sui si era basata la propaganda televisiva nel ventennio berlusconiano. Oggi più ti guardano e meno ti gradiscono. Peggio: smettono di gradirti proprio perché ti hanno guardato. Persino una faccia nuova e un comunicatore brillante come Renzi non ha tratto vantaggi dall’assillante presenza televisiva. 

 

Naturalmente Grillo non andrebbe in tv nemmeno se gli garantissero un’intervista chiusa o addomesticata: gli sembrerebbe comunque un cedimento al Sistema. Ma anche i politici della Seconda Repubblica televisiva - ingordi di ospitate a qualsiasi costo, fin dai tempi in cui si facevano imboccare di polpettine da Funari - cominciano a chiedersi se allontanarsi dal video non stia diventando la loro ultima possibilità di rimanere aggrappati al potere. 


da - http://lastampa.it/2012/11/01/cultura/opinioni/buongiorno/se-lo-share-ora-fa-calare-il-consenso-6idOTosLGSnWAfbqUk1krO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lacrime e no
Inserito da: Admin - Novembre 03, 2012, 12:06:04 pm
Buongiorno
03/11/2012

Lacrime e no

Massimo Gramellini


Il governo non trova soldi per i malati di Sla, che rischiano di morire d’inedia istituzionale. E se la tecnica Fornero ricomincia a piangere, la politica tace o parla d’altro: di quanto sia brutta e cattiva l’antipolitica. Mentre proprio di questo dovrebbe occuparsi: degli ultimi, dei deboli, di chi non ce la fa. Purtroppo non tutti i cittadini sono ricchi, ambiziosi e intelligenti. Non tutti nascono e rimangono sani. Però tutti fanno parte della stessa comunità e la politica è la mamma che facilita la vita al figlio più in gamba, ma poi si curva protettiva su quello più sfortunato. Ed è a lui che dedica le sue energie migliori, è con lui che sperimenta quanto infinite siano le capacità del cuore umano di amare. 

 

Forse le regole del gioco sono cambiate senza che ci avvertissero. Forse la politica ha deciso di dedicare le sue attenzioni soltanto ai potenti di cui è serva e ai servi con cui è prepotente. Lo Stato Sociale europeo - malgrado le sue magagne, le sue burocrazie, le sue ruberie - ha rappresentato la creazione più nobile della politica. Oggi se ne parla come di un rudere di cattivo gusto, un lusso anomalo del passato, un ostacolo al libero manifestarsi del Nuovo. A me un Nuovo dove i mercanti ingrassano e i malati di Sla muoiono sembra nascere già molto vecchio. Se lo Stato non ha più soldi per tutti, tocca alla politica indirizzare quelli che rimangono verso le tasche giuste (possibilmente non le proprie). E chiedere aiuto al mondo delle associazioni, così come una mamma in difficoltà lo chiederebbe a una sorella o a un’amica. Non a una sguattera.

da - http://www.lastampa.it/2012/11/03/cultura/opinioni/buongiorno/lacrime-e-no-Va7qOK1YsMvUz2OcP41PxO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Usa, il voto della testa e quello del cuore
Inserito da: Admin - Novembre 06, 2012, 10:21:28 pm
Buongiorno
06/11/2012

Usa, il voto della testa e quello del cuore

Massimo Gramellini


Obama, come no? Ma certo non è più la stessa cosa. Quattro anni dopo, la crisi ci ha resi meno retorici o forse soltanto più adulti. Meno disposti a rinfocolare quel sogno assurdo che tutti per un attimo abbiamo sognato: la delega della soluzione dei problemi del mondo a un unico uomo. Come in amore, quando l’oggetto della passione diventa il ricettacolo inconsapevole di ogni nostro desiderio sopito. Poi l’amore finisce, all’illusione subentra la delusione, e ci si trova davanti a un bivio: o ci si lascia o ci si ama, cioè ci si accetta per come si è davvero. 

 

Vista da lontano, la sensazione è che a Obama verrà risparmiato il divorzio. Gli americani non amano interrompere a metà il lavoro di un Presidente. Nel dopoguerra lo hanno fatto soltanto due volte, con Carter e Bush senior, ma le alternative si chiamavano Ronald Reagan e Bill Clinton, mica Mitt Romney. Uno che, come il John Kerry strapazzato nel 2004 da Bush junior, su quella fronte spaziosa da ricco qualsiasi reca impresso il marchio «loser», perdente. 

 

Ma se, nonostante se stesso, il “loser” dovesse vincere, avremmo la prova che il voto di quattro anni fa fu un’emozione violenta e passeggera, incapace di stratificarsi in sentimento.Allora - eravamo appena entrati in questa crisi epocale - i democratici americani scartarono la pragmatica e competente Hillary per tagliare un traguardo ancora più nobile della prima donna alla Casa Bianca: il primo nero. Giovane, atletico, intellettuale. Un contenitore che ciascuno di loro, e di noi, ha riempito dei propri sogni e delle proprie speranze. A immedesimarci in Obama contribuivano la sua biografia (Vendola direbbe “la sua narrazione”) e quello slogan semplice, furbo, aperto: Yes, we can. Sì, noi possiamo. Ma possiamo cosa? Tutto. Perché se un nero riesce a entrare alla Casa Bianca, quale altro sogno può essere precluso al genere umano? Noi possiamo fermare la guerra, la crisi, l’inquinamento, la finanza molesta. Possiamo costruire un mondo più verde, più umano, più giusto.

 

Era uno slogan sessantottino fuori tempo massimo. Eppure alzi la mano chi, almeno la notte della vittoria, non fece finta di crederci. Obama ha la colpa di avere alimentato quell’illusione collettiva, spropositata alla sua statura di statista, rivelatasi poi non così piccola ma certo inferiore alle dimensioni gigantesche dei problemi che ha dovuto affrontare. 

 

A ben pensarci, però, ha anche il merito di non averne approfittato. Pur avendo ottenuto la più massiccia investitura popolare della storia - mezzo mondo votò idealmente per lui e gli diedero subito, senza alcun merito, il Nobel per la pace - in questi anni Obama non si è affacciato ad alcun balcone, non si è mai dato arie da unto del Signore, non ha cercato di sedurre le masse come un caudillo del Sud America o del Sud Europa. Ha fatto, al meglio delle sue capacità, un mestiere molto meno romantico del populista: il politico. Cercando di conciliare il cielo stellato degli ideali con la palude dei compromessi. Ha chiuso una guerra, ha raffazzonato una riforma sanitaria quasi umana (che infatti i suoi critici chiamano “europea”), ha tenuto il punto sui diritti civili. Ha imparato a fare il Presidente, nella speranza che oggi gli americani gli diano l’opportunità di diventarlo davvero. 

 

Paradossalmente i ruoli si sono invertiti. Il venditore di illusioni adesso è lo sfidante, quel Romney che promette di tagliare le tasse senza tagliare la spesa pubblica. Obama invece è tornato sulla Terra. Dai suoi discorsi pieni di numeri sono scomparsi i sogni. Non pensa più che la nuova America possa cambiare il mondo. Si accontenterebbe che il mondo non cambiasse senza di lei. E senza di noi. 

 

Se fossi americano, oggi gli assicurerei il mio voto. Ma sarebbe un voto dato con la testa, non più con il cuore. Quello, come tutti gli amanti che nella vita ci hanno illuso e quindi inevitabilmente deluso, lo dovrà riconquistare daccapo. 

 
da - http://lastampa.it/2012/11/06/cultura/opinioni/buongiorno/il-voto-della-testa-e-quello-del-cuore-g5IwaypypVSIA2ZfE2CbCO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La scoperta dell’America
Inserito da: Admin - Novembre 07, 2012, 04:14:36 pm
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Massimo Gramellini    
    
07/11/2012

La scoperta dell’America

Qualunque cosa sia successa durante la notte (in questo caso chi legge ha più informazioni di chi scrive), quello dell’altro ieri è stato l’ultimo comizio elettorale di Barack Obama. L’ultima volta in cui l’uomo più potente del pianeta si è presentato davanti a degli esseri umani per sedurli a proprio vantaggio e ottenere il loro voto. Non a caso gli è scappata pure una lacrima. Da oggi non si candiderà più a niente, non dovrà convincere più nessuno. Potrà ancora parlare in pubblico e, fra quattro anni o da subito, potrà usare come Clinton la sua eloquenza per sostenere una buona causa o la carriera politica della moglie. Ma la sua, di carriera, dal punto di vista elettorale è inesorabilmente finita. A cinquantuno anni. 

Fra i vari limiti del potere, in America, vi è la sua soggezione a scadenze fisse e improrogabili. Un uomo politico, se è tale, lo rimane tutta la vita. Ma non lo può fare tutta la vita. Almeno non in prima linea. E’ una prassi dura, in qualche caso persino ingiusta. Però serve a tutelare la società dai veleni che il potere accumula ogni volta che si allea con il tempo. Ci sono poltrone su cui non è bene sedere troppo a lungo. «Noi uomini nuovi delle province non siamo migliori di chi ci ha preceduto», confessa l’imperatore Adriano della Yourcernar, «siamo solo meno insudiciati dal potere». Perché il potere corrompe chiunque ne faccia uso e lo induce a trasformarlo in abuso. Il segreto è fermarsi un attimo prima. L’America ha tanti difetti, ma questa regola salvavita della democrazia l’ha capita. Purtroppo un solo italiano ha scoperto l’America. E non è Formigoni.

da - http://lastampa.it/2012/11/07/cultura/opinioni/buongiorno/la-scoperta-dell-america-32gWhiEC6AyGJNgR9B5DyH/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La metà di tutto
Inserito da: Admin - Novembre 08, 2012, 11:24:09 pm
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08/11/2012

La metà di tutto

Massimo Gramellini


Nessun politico italiano, durante il discorso della vittoria, si rivolgerebbe alla compagna della sua vita per confessare di non averla mai amata tanto e, addirittura, che tutta Italia è innamorata di lei. Nel Paese del punto G, ancora intriso di un maschilismo da operetta, l’uomo potente ritiene disdicevole esternare i propri sentimenti intimi. Di amore e dolore, queste due vibrazioni della stessa corda, non parla in pubblico, considerandola un’ammissione di debolezza. E l’unica donna di cui ritiene lecito discorrere è quella che gli fornisce il pretesto per una barzelletta volgare o l’argomento di un’allusione greve. 

Barack Obama è un furbacchione formidabile, altrimenti non sarebbe dov’è e soprattutto non avrebbe postato sui social network, come primo dispaccio vittorioso, la foto di un abbraccio che in poche ore è già diventato l’icona di un’epoca. Ma anche al netto di qualche spruzzo di sana ruffianeria, la sua dichiarazione d’amore davanti al mondo ci ricorda che è la coppia, non l’individuo, la cellula-base dell’umanità. Gli americani non hanno eletto un Obama. Ne hanno eletti due. Perché dalla fusione fra la donna dei princìpi e l’uomo dei compromessi emerga ogni giorno un terzo Obama: il Presidente.

da - http://www.lastampa.it/2012/11/08/cultura/opinioni/buongiorno/la-meta-di-tutto-VDlfQ42APizBjsy7DQZPMP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Casta è uno stato d’animo
Inserito da: Admin - Novembre 11, 2012, 03:51:09 pm
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09/11/2012

La Casta è uno stato d’animo

Massimo Gramellini

A furia di sentire parlare male soltanto di loro, qualche lettore potrebbe essersi illuso che i politici rappresentino un’eccezione, la gramigna che una volta strappata fa rivivere il prato senza bisogno di interventi ulteriori da parte del giardiniere. Tocca invece ricordare che la Casta non è un gruppo di persone, ma uno stato d’animo diffuso. Il novarese F. R. segnala questa piccola storia emblematica. Riguarda l’associazione degli allenatori di calcio, uno dei tanti benemeriti sindacati di categoria che arricchiscono la nostra democrazia. Il presidente nazionale ha 71 anni, è in carica dal 2004 e dopo avere proposto un limite di due mandati si è rassegnato a farne un terzo. Il presidente regionale di anni ne ha 70 ed è in carica da 23: ha accettato la poltrona per altri 4 e se n’è scollato solo quando finalmente gliene hanno offerta un’altra. Il presidente provinciale è lì da più mandati, ma convoca un’assemblea carbonara dove su cinquecento iscritti se ne presentano ventidue, che lo rieleggono per acclamazione e si assegnano undici cariche, così la metà dei convenuti può uscire dalla sala agitando in testa qualche pennacchio. 

Sono sicuro che queste eminenti personalità hanno una pessima opinione della classe politica e ne auspicano l’immediata rottamazione. Mi ricordano quella signora che, il mattino della vittoria del referendum di Segni contro la partitocrazia, entrò nel bar in cui mi trovavo, agitando festosamente il giornale: «Si cambia! Viva il nuovo, viva le regole!». Dietro di lei un ragazzo chiese: «Di chi è la macchina in doppia fila che blocca il traffico?». La signora delle regole sbuffò ed estrasse le chiavi dell’auto dalla borsetta.

da - http://lastampa.it/2012/11/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-casta-e-uno-stato-d-animo-7PTbh1ccjVSMoWNT4ecK1M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. C’era una volta
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2012, 07:39:54 pm
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13/11/2012

C’era una volta

Massimo Gramellini


Sonia Sotomayor, prima ispanica a diventare giudice della Corte Suprema, è andata nel più famoso programma americano della tv dei ragazzi per dire alle bambine: «Sognare di essere principesse è divertente, ma non è una carriera. Per quella vi serviranno studio e fatica». Eppure è sano che una bambina sogni di essere una principessa. Di solito continua a sognarlo anche da adulta, altrimenti non si spiegherebbe il successo di «Pretty woman» e «Cinquanta sfumature di grigio». Il problema nasce quando il naturale desiderio di una vita felice si trasforma nel suo gemello materialista, che fa coincidere la felicità con la ricchezza ottenuta senza fatica. Viene in mente la ragazza che alla festa dei diciott’anni mostrava alle amiche la borsa di lusso regalatale da papà e diceva: ora devo trovare un uomo che mi regali la prossima. 

Prima di imputare ai ragazzi dei sogni sbagliati, mi chiederei chi glieli ha messi in testa, educandoli a desiderare una carriera da calciatori e veline invece che a inseguire i propri veri talenti. I responsabili sono molti e i giovani vengono all’ultimo posto. Prima ci sono i genitori che - anche per la scomparsa di una struttura familiare che li supporti - hanno delegato ai media l’educazione dei figli, cioè la gerarchia dei valori. Poi gli autori televisivi, che per bieca pigrizia hanno concimato l’etere di sogni fasulli. E infine la scuola, che nonostante l’eroico impegno di tanti insegnanti, fa una fatica tremenda a rendere i personaggi del passato competitivi con i divi platinati. Per fortuna c’è qualcosa che condiziona i giovani molto più profondamente dei modelli mediatici ed è l’esempio che diamo loro ogni giorno. Invece di fare la predica, sarebbe meglio concentrarsi su quello.

 da - http://lastampa.it/2012/11/13/cultura/opinioni/buongiorno/c-era-una-volta-lCfv6Y02NjoU8ay1svsEAK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Di’ qualcuno di sinistra
Inserito da: Admin - Novembre 14, 2012, 05:43:12 pm
Buongiorno
14/11/2012

Di’ qualcuno di sinistra

Massimo Gramellini


Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito.

Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra. Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l’estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme. 

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

da - http://lastampa.it/2012/11/14/cultura/opinioni/buongiorno/di-qualcuno-di-sinistra-WpqdYlhzoEOxWpEDymJPXN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tra Savita e la morte
Inserito da: Admin - Novembre 15, 2012, 04:45:08 pm
Buongiorno
15/11/2012

Tra Savita e la morte

Massimo Gramellini


Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo. 

 

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni - associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale - possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore. 

da - http://lastampa.it/2012/11/15/cultura/opinioni/buongiorno/tra-savita-e-la-morte-dtyy4PhXUzRSUXUiNmASpI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Appuntamento al futuro
Inserito da: Admin - Novembre 17, 2012, 03:12:06 pm
Buongiorno
16/11/2012

Appuntamento al futuro

Massimo Gramellini

Una signora affetta da sinusite acuta telefona al solito ambulatorio per prenotare una visita specialistica. Ma la segretaria le rivolge una domanda nuova: esente da ticket? La signora dice di sì e la segretaria fissa l’appuntamento per il 16 aprile 2013, quando la sinusite sarà guarita oppure da acuta sarà diventata cronica. Moderatamente furibonda, la signora si confida con il fratello, che telefona allo stesso ambulatorio per fissare la stessa visita, ma alla domanda sull’esenzione risponde di non averne diritto. La stessa segretaria gli prenota la visita per il 3 dicembre 2012. 

Al lettore che mi ha segnalato questa storia di ordinaria ingiustizia ricordo che indignarsi scioglie i grumi del cuore e fa bene (persino alla sinusite). Ma non serve ad anticipare le visite degli esenti da ticket, che restano fissate al futuro remoto perché lo Stato paga tardi gli ambulatori o non li paga proprio. Non li paga perché, da quando gli hanno impedito di continuare a indebitarsi, non ha più soldi. E non ha più soldi, nonostante le tasse, per una serie di concause: le ruberie dei politici, gli sprechi degli amministratori, l’eccesso di servizi richiesti alla sanità pubblica da medici pigri e malati immaginari. Adesso il tempo è scaduto: per tutti, anche se come sempre i primi ad andarci di mezzo sono stati i più deboli. Eppure c’è un’alternativa al lamento. Esistono programmi sanitari che consentono di prenotare visite gratuite in ambulatori meno congestionati, ancorché più lontani da casa. Bisogna informarsi, muoversi, industriarsi. L’era dello Stato Mamma è finita. Anche per i ladri e i furbi, però.

da - http://lastampa.it/2012/11/16/cultura/opinioni/buongiorno/appuntamento-al-futuro-EYCy8Sj8w2BbfHN3Oy9zYO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tagliator Sottile
Inserito da: Admin - Novembre 17, 2012, 09:08:52 pm
Buongiorno
17/11/2012

Tagliator Sottile

Massimo Gramellini

Sosteneva il sommo Brera che in certe persone l’intelligenza va considerata un’aggravante, come l’ubriachezza nei fatti di sangue.
E Giuliano Amato, si sa, è molto intelligente. Intelligentissimo. In un’intervista a «Sette» intrisa di fosforo, l’uomo che sussurrava ai cinghiali (in un’altra era geologica era il camerlengo di Craxi) ha proposto di garantire un’indennità agli onorevoli disoccupati, qualora malauguratamente passasse la proposta di fissare un limite di due legislature alla loro presenza in Parlamento. «Un trentenne eletto, dopo due mandati, cioè a 40 anni, che cosa dovrebbe fare mentre aspetta di compiere i 65? L’esodato di Stato?» si interroga Amato, interpretando l’ansia di un Paese intero per la sorte di quei negletti. «Che cos’è, un nemico da punire solo perché ha fatto politica?» Il quadro descritto da Amato è obiettivamente drammatico: immagino il parlamentare licenziato nel fiore degli anni, mentre vaga per le strade senza corona e senza scorta, riducendosi a chiedere l’elemosina a qualche precario della scuola.

A sua scusante, va detto che Amato sconta una certa inesperienza in materia, avendo avuto in sorte un destino diverso: 31 mila euro lordi al mese di pensione. Certo, reclamare l’indennità di reinserimento (che peraltro già esiste) per una categoria che dovrebbe interpretare la politica come servizio anziché come mestiere non richiede solo intelligenza ma anche parecchio coraggio. Per quanto il più coraggioso di tutti rimane colui che ha affidato l’incarico di preparare un piano per il taglio dei costi della politica proprio ad Amato.

da - http://lastampa.it/2012/11/17/cultura/opinioni/buongiorno/tagliator-sottile-3ylNxFUm2Zjv7VUJw7SGsJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cuori allo Specchio
Inserito da: Admin - Novembre 18, 2012, 03:12:35 pm

Cuori allo Specchio


In valigia / La convinzione


Mi sono stufato di essere scettico. Nel Mondo che Inizia vorrei credere in qualcosa. Mi porterò dietro «Un altro giro di giostra» di Tiziano Terzani, la storia della lotta ingaggiata da un uomo malato con le due parti irrisolvibili di se stesso: l’illuminista cresciuto sotto il cielo della scienza occidentale - quella per cui a ogni causa corrisponde un effetto ed esiste soltanto ciò che è percepibile dai sensi - e il romantico assetato di spiritualità, consapevole che solo l’intuizione è in grado di cogliere la verità profonda dell’essere. Per cinquecento pagine Terzani si sottopone a cicli estenuanti di chemio, ma prova anche l’intero campionario delle medicine alternative, giungendo alla conclusione che per guarire da un male fisico o spirituale non conta soltanto il farmaco ma l’atteggiamento con cui lo si prende. Non nega che «il piscio di vacca» che gli viene rifilato in un fatiscente ospedale indiano possa funzionare su un altro malato. Nega che possa funzionare su di lui, proprio perché - provenendo da un’altra cultura - non ci crede abbastanza. L’«effetto placebo» coniato dalla scienza per ridicolizzare l’omeopatia non è sempre una suggestione consolatoria. Talvolta può innescare un processo reale di auto-guarigione: succede quando il malato crede inesorabilmente alla bontà della cura.

La teoria di Terzani merita di essere applicata a ogni aspetto del vivere. Quante fazioni nel mondo si affannano a sventolare la verità unica e assoluta, come se si trattasse della cima di un monte sul quale ci si arrampica solo con la loro cordata. Mentre la verità è più simile a una piazza che si può raggiungere da strade diverse. Tutto sta a trovare la propria, sperimentando ogni cosa finché non si incontra quella che ci risuona dentro.

Ciascuno di noi ha provato, almeno una volta, la sensazione di essere sull’onda giusta: in sintonia con la vita, vibrante sulla sua stessa frequenza. Succede quando ci si innamora di qualcuno o di qualcosa. Convinzione e passione, in fondo, sono sinonimi. Ci si riesce ad appassionare solo alla persona o al sogno in cui si crede davvero.

MASSIMO GRAMELLINI
Scritto da Moderatore , il 18/11/2012 ore 07:17

da - http://www.lastampa.it/Forum/ThreadPage/81589


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Stampa a Statuto Speciale
Inserito da: Admin - Novembre 20, 2012, 05:14:05 pm
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20/11/2012

Stampa a Statuto Speciale

Massimo Gramellini

Il nuovo governatore di Sicilia intende sfoltire l’ufficio stampa della Regione dove lavorano ventuno giornalisti, tutti con la qualifica di redattore capo e uno stipendio fino a seimila euro al mese. Uno di loro è distaccato a Bruxelles per curare le relazioni fra Palermo e il resto d’Europa, ma il presidente Crocetta - a lungo eurodeputato in quelle uggiose contrade - giura di non averlo mai incontrato. Forse frequentavano Europe diverse. 

 

Nei giornali, come in qualunque altro consesso giornalistico governato dalla logica, la qualifica di capo redattore presuppone per ragioni semantiche l’esistenza di uno o più redattori che lavorino alle dipendenze del capo. Alla Regione Sicilia, invece, ciascuno è capo redattore di se stesso e, capeggiandosi, redige. Una bella responsabilità. Che però adesso Crocetta ritiene di potere affidare a un numero più ridotto di persone. L’ufficio stampa del Piemonte ospita nove giornalisti professionisti, quello della Campania anche meno. Naturalmente la Sicilia è un posto meraviglioso e merita più sforzi di qualsiasi altro. Però ventuno a nove è un bel distacco. E anche questa storia delle Regioni a Statuto Speciale - lo possiamo dire? - ha fatto il suo tempo. Erano giustificate sessant’anni fa, quando l’Italia si ricompattava dopo la guerra e temeva di perdere pezzi ai confini. Ma dopo due generazioni siamo (o non siamo) italiani tutti allo stesso modo. E la crisi ha reso ancora più odiosa questa perpetuazione dei privilegi, dal momento che le tasse le paghiamo (o non le paghiamo) tutti allo stesso modo. 

da - http://www.lastampa.it/2012/11/20/cultura/opinioni/buongiorno/stampa-a-statuto-speciale-hHdwT3sWCdwhbyPtzD8Z8K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Beato fra le nonne
Inserito da: Admin - Novembre 21, 2012, 04:04:21 pm
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21/11/2012

Beato fra le nonne

Massimo Gramellini


Accortosi dai sondaggi di essere più popolare fra i coetanei di Heidi che fra quelli di Bersani, il rottamatore Renzi si è fatto riprendere sulla copertina di «Oggi» in compagnia delle nonne ottuagenarie. Il messaggio: non ce l’ho con gli antichi, ma con gli eterni. Un quarantenne che occupa la stessa poltrona da vent’anni (ammesso che esista) è rottamabile più di un sessantenne che la occupa soltanto da due. 

Comunque la pensiate, non vi sfuggirà la portata storica dell’evento. Quando mai un politico si era preoccupato di piacere ai nonni? Per lungo tempo i vecchi sono stati una minoranza: saggia, influente, ma sparuta. Le minoranze motivate fanno le rivoluzioni e le dittature, ma in democrazia è la quantità che comanda. Il Sessantotto fu il Sessantotto perché a quel tempo in Italia c’era il triplo dei ragazzi di adesso, che pur avendo molte più ragioni di protestare dei loro padri non sono abbastanza numerosi per farle valere. Il cambiamento di cui nessuno parla non è (solo) digitale, ma generazionale. I giovani sono pochi, gli anziani vivono meglio e di più. Nel 2020, domattina, il primo partito italiano saranno gli ultrasessantacinquenni (ovvero i sessantottini invecchiati). Ma la nonnocrazia sarà sensibile a parole come sogno, investimento e futuro, senza le quali una società muore? Ai nonni del proprio futuro importa poco, ma di quello di figli e nipoti sì. Perciò questa democrazia di vecchi tornerà giovane solo se la politica comincerà a parlare, oltre al latinorum delle cifre, il linguaggio senza tempo dell’amore.

da - http://lastampa.it/2012/11/21/cultura/opinioni/buongiorno/beato-fra-le-nonne-653z7H9whsgN7iAWHquTwO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Boicottaggio da museo
Inserito da: Admin - Novembre 23, 2012, 01:27:12 am
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22/11/2012

Boicottaggio da museo

Massimo Gramellini


Dopo avere appreso che alcuni lavoratori del Museo del Cinema erano stati ingiustamente licenziati dalla cooperativa appaltatrice (che nega l’illiceità dell’atto e minaccia querele), Ken Loach ha deciso di boicottare il Torino Film Festival, non venendo a ritirare il premio a lui assegnato. Il regista inglese si sentirà molto fiero di questo. E i lavoratori lo ringrazieranno per la sensibilità dimostrata. Così Loach non avrà il premio, il festival non avrà Loach, i lavoratori non riavranno il posto. E il boicottaggio avrà distribuito un po’ di male a tutti senza fare del bene a nessuno.

Mi permetto di dare un suggerimento al Maestro e, in genere, agli oppositori che perseguono fini lucidi con mezzi arrugginiti. Immaginate che Loach venga a Torino, ritiri il premio e dal palco denunci l’ingiustizia subita dai lavoratori. Di più, immaginate che, oltre che con la parola, li sostenga con l’esempio: devolvendo il ricavato del premio a un fondo destinato a loro e invitando gli altri protagonisti del festival a fare altrettanto. Di colpo la protesta cambierebbe segno e tutti ci guadagnerebbero qualcosa: Loach il premio, il festival Loach, i lavoratori la visibilità e il sostegno fattivo del cinema internazionale. Ciò che condanna una certa sinistra radicale alla sconfitta non è mai la scelta degli obiettivi, ma quella dei metodi per raggiungerli: sempre gli stessi da sempre. La difesa dei deboli è una delle musiche più belle che possa suonare l’animo umano. Ma ogni tanto bisognerebbe cambiare strumento. 

da - http://lastampa.it/2012/11/22/cultura/opinioni/buongiorno/boicottaggio-da-museo-UuuRGzdGqcnJyRjhfXU4xK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Si salva chi vuole
Inserito da: Admin - Novembre 23, 2012, 09:37:00 pm
Buongiorno
23/11/2012

Si salva chi vuole

Massimo Gramellini


Ieri mattina il lettore L. T. è rimasto così sconvolto da afferrare il computer come una colt e crivellarmi al risveglio con questa mail: «Sono le 8 e 20, rientro ora dalla tabaccheria di una piazza centrale di Roma. Una cliente alla cassa paga quanto acquistato. Di fronte a lei il tabaccaio, sulla quarantina, arringa un amico avventore, probabilmente accennando al lotto. “Ahò, che ce fai co’ sti 5000 euro che vinci?”
L’avventore accenna che non lo sa. Risposta del proprietario: “Se prennemo na bella rumena e se la.., ecco che facciamo!” La signora esce a testa bassa, velocemente. Ha capito chi abbiamo allevato? Ha capito chi siamo?”».

 

Caro L. T., di lettere simili ne arrivano ogni giorno. Ha appena scritto un signore torinese, sconvolto per essersi sentito infliggere
sull’autobus una scenata al telefonino, tanto più insopportabile perché a urlare oscenità nella cornetta era una donna anziana. Poche ore dopo ho ricevuto il messaggio di una studentessa di Acerra, indignata perché al parco i bambini giocavano a nascondino e invece di liberarsi, come si usa da quelle parti, dicendo «31 salvi tutti» gridavano «31 si salvi chi può». Lei mi dirà che solo l’avverarsi della profezia Maya potrebbe risolvere il problema di questa umanità che incuba l’egoismo fin dall’infanzia e, diventata adulta senza aspirare a qualcosa di meglio di una prostituta comprabile col gratta e vinci, coltiva esclusivamente il sogno materialista di guadagnare e godere senza fatica. Ma non mi convincerà a disprezzarla e nemmeno a liquidarla con una battuta cinica. Di battute ciniche sull’umanità ne sono state fatte anche troppe e i risultati sono sulla bocca del suo tabaccaio. 

da - http://lastampa.it/2012/11/23/cultura/opinioni/buongiorno/si-salva-chi-vuole-5ER3lGbAMzvECbw553YCGL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diverso da chi
Inserito da: Admin - Novembre 24, 2012, 05:51:51 pm
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24/11/2012

Diverso da chi

Massimo Gramellini


Ogni volta che la cronaca ci sbatte in faccia bande di nazistelli che picchiano ebrei o gruppi di ragazzi che sbertucciano un compagno troppo sensibile fino a indurlo al suicidio, mi domando in quale anno, in quale secolo siamo. Davvero nel 2012, con tutti i problemi seri che abbiamo, ci sono persone che passano ancora il loro tempo a sfottere e minacciare chi è diverso da loro? Posso ancora perdonare una battuta stupida e conformista, pronunciata in un momento di debolezza e in ossequio a un cliché. Ma qui parliamo di giovani che trascorrono giornate intere a scrivere su un computer sconcezze astruse, a organizzare raid punitivi contro degli estranei, a godere della sofferenza inferta a un coetaneo che ha l’unica colpa di vestirsi in modo eccentrico. Quanti pregiudizi nasconde questo gigantesco spreco di energie, questo patetico proiettarsi nelle presunte miserie altrui per non essere costretti a fare i conti con le proprie paure e provare, finalmente, a crescere?

Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli sfilare al passo dell’oca: bulli, nazistelli, fanatici di ogni risma e colore. Avvinghiati alle loro patetiche certezze di cartapesta, al loro ridicolo senso del rispetto e dell’orgoglio tribale. Tanti Io deboli raggrumati in un Noi insulso. Li guardo e non mi fanno paura. Solo tanta pena. Spero che un giorno la vita li sorprenda davanti a uno specchio, costringendoli a vedere che siamo tutti sul medesimo albero. Anzi, che siamo l’albero, e chi dà fuoco a un ramo diverso dal proprio sta solo incendiando se stesso.

da - http://lastampa.it/2012/11/24/cultura/opinioni/buongiorno/diverso-da-chi-K7V4o6FJ2WFGDlPbYlVlDO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Isa. Bella
Inserito da: Admin - Novembre 28, 2012, 11:40:22 pm
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28/11/2012

Isa. Bella

Massimo Gramellini

Capita di rado che un articolo di giornale faccia spuntare i lucciconi. A me è successo con la storia raccontata da Laura Bogliolo sul «Messaggero». In apparenza parla di una signora di 34 anni, Isabella Viola, morta domenica 18 novembre per un malore sulla banchina della stazione Termini a Roma. In realtà dentro quella donna c’è tutto. C’è la pendolare che si sveglia alle 4 ogni mattina per andare a preparare le brioche in un bar del quartiere Tuscolano. C’è l’orfana precoce che la vita ha costretto a crescere in fretta, come se già sapesse di non poterle concedere troppo tempo per esprimere i propri talenti. C’è la mamma di quattro figli che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al mondo». C’è la sognatrice che fantastica di aprire un forno tutto suo per le brioche. C’è la sgobbona di cuore che risparmia per i regali di Natale dei ragazzini e si agita per trovare casa a tre cani randagi. C’è la malata che da tempo non si sente bene, ma non può smettere di alzarsi alle 4 - a Torvaianica, in faccia a un mare che non vede mai - per prendere un bus e due linee di metropolitana fino al bar del Tuscolano. C’è una vita dura. E una persona vera, completa. 

 

Da qualche giorno accanto al bar è spuntata una cassetta con la scritta: «Aiutiamo i figli di Isabella». Giovani, casalinghe, impiegati e pensionati sfilano come in una processione, togliendosi magri spicci dalle tasche. Non è un’elemosina. E’ l’omaggio a una regina. 

da - http://www.lastampa.it/2012/11/28/cultura/opinioni/buongiorno/isa-bella-NIl0WbZkoOiEZUABmf3dNN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Carlà e le donne
Inserito da: Admin - Novembre 29, 2012, 06:43:37 pm
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29/11/2012

Carlà e le donne

Massimo Gramellini

Non è vero che la più grande produttrice torinese di gaffe sia Elsa Fornero. Ne esiste una che da anni si è delocalizzata all’estero: a Parigi, pour la précision. E’ accaduto che Carla Bruni rompesse un estenuante silenzio per dichiarare a Vogue che la sua generazione non ha più bisogno del femminismo. Ignoro quante femministe ci siano in Francia. Di certo però ci sono molte femmine dotate di telefonino che hanno intasato la rete di messaggi per la ex Première Madamin. Il più caloroso: «La mia generazione ha bisogno del femminismo, ma il femminismo non ha bisogno di Carla Bruni». Ho avviato una breve inchiesta fra le mie colleghe. Cynthia: «Senza il femminismo lei non sarebbe dov’è e non potrebbe dire le scemenze che dice». Anna e Raffaella: «Facile non avere bisogno del femminismo quando sei una privilegiata». Michela: «La situazione è peggiorata da quando il femminismo non c’è più». Tonia: «Il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di salire nella scala sociale da noi è ancora di piombo». Barbara: «Non il femminismo ma il rispetto della femminilità continua ad avere bisogno di lotte».

Finché al mondo esisteranno donne mobbizzate, violate, ammazzate e in troppi Paesi segregate e infibulate, il femminismo avrà un senso. Certo, bisogna intendersi. Se femminismo significa mettere Christine Lagarde al Fondo Monetario - una donna che ragiona come un uomo - o Carla Bruni sulle copertine - una donna che ha fatto carriera utilizzando gli uomini - è maschilismo travestito. Se invece significa riplasmare il mondo secondo un modello femminile di convivenza, allora sbrighiamoci, perché non vedo molte altre àncore di salvezza per il genere umano.

da - http://www.lastampa.it/2012/11/29/cultura/opinioni/buongiorno/carla-e-le-donne-eVpSANY2iBmTmWgHcm5xIJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ultimo treno
Inserito da: Admin - Novembre 30, 2012, 11:34:51 am
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30/11/2012

L’ultimo treno

Massimo Gramellini


Come Bertoldo che non riusciva mai a trovare l’albero a cui impiccarsi, il Senato ha rinviato a martedì il voto di fiducia sul decreto che taglia i costi della politica, a causa di uno sciopero dei treni. 

Sono venuto a capo per consentirvi di smaltire l’incredulità. Martedì cosa si inventeranno, un’indigestione di cozze collettiva? Oltretutto pare che la storia dello sciopero sia una scusa raffazzonata lì per lì, pur di nascondere i dissidi interni ai partiti e giustificare la più politica di tutte le arti: il rinvio. Ma come fanno a non capire che qualunque verità risulterebbe meno fastidiosa di quella penosa bugia? Un Paese dove un operaio scompare in mare durante la bufera cadendo da una gru su cui non doveva nemmeno stare, e dove una barista pendolare muore di stanchezza alla fermata della metro dopo essersi alzata per l’ennesima volta di domenica alle quattro del mattino, ecco, un Paese così serio e duramente provato pretende di non essere offeso dagli sfoggi di tracotanza di coloro che dovrebbero fornire il buon esempio. Questa era davvero l’ultima occasione per un colpo d’ala. Immaginate il presidente dell’assemblea Schifani che annuncia alle telecamere: «Abbiamo deciso all’unanimità di restare a Roma nel weekend per votare una legge tanto attesa dall’opinione pubblica. Il Senato rimane aperto sabato e domenica. Invito i cittadini ad assistere dai palchi al nostro lavoro». Non dico che si sarebbero guadagnati la rielezione, ma uno sconto del venti per cento sulle pernacchie sì. Così invece niente, neanche la mancia. 

da - http://lastampa.it/2012/11/30/cultura/opinioni/buongiorno/l-ultimo-treno-UgaHYPTJr73yz4MJ6RDQdO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Pontifex e le cavallette
Inserito da: Admin - Dicembre 05, 2012, 10:03:04 pm
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05/12/2012

Pontifex e le cavallette

Massimo Gramellini

In occasione del Santo Natale e del Santissimo Twitter, dove Benedetto XVI sbarcherà a giorni con il profilo Pontifex, da ieri è possibile inviare una domanda al Papa digitando un massimo di 140 caratteri sul telefonino. Gli italiani, popolo profondo e spirituale, ne hanno immediatamente approfittato per rivelare a Ratzinger i loro tormenti interiori. «Benedè, di’ la verità. Ogni tanto ce ’a metti ’a nutella dentro l’ostia?», «Se ti mando un po’ di casse d’acqua, mi rimandi indietro i boccioni di vino?», «Santo Padre, ma è lei a essere responsabile dell’evoluzione di Terence Hill da Trinità a don Matteo?», «Visto che c’hai contatti boni, ti fai dire perché Noè ha caricato quelle minchia di zanzare?», «Se qui sulla terra c’è il digitale terrestre, in paradiso hanno il digitale celeste?», «Ok l’invasione delle cavallette e la tramutazione dell’acqua in sangue, ma la Santanché era indispensabile?», «E’ vero che chi fa la spia è figlio di Maria?», «Si mette mai sui condotti d’aria con la gonna per imitare Marilyn Monroe?», «Se il diavolo veste Prada, lei veste Dolce & Gabbana?», «Che me prendi ’na stecca de sigarette, che ’ndo stai tu costano meno?», «Ti è piaciuto l’ultimo di Lady Gaga?», «Sopra la papamobile come stai messo co’ la sinusite?», «Ma er papa c’ha ’e scarpette rosse perché giocava a basket?», «E’ vero che il terzo segreto di Fatima è la birra non pastorizzata?».

 

Non si offenda, Santità. Siamo italiani. Comici per timidezza. E leoni da tastiera quando nessuno ci vede. Dal vivo, metà di questi le bacerebbe l’anello e l’altra metà, baciandolo, glielo sfilerebbe dal dito.

da - http://lastampa.it/2012/12/05/cultura/opinioni/buongiorno/pontifex-e-le-cavallette-ryqREflRILRPuJsNvHTEPN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’assurdo reale
Inserito da: Admin - Dicembre 08, 2012, 05:00:53 pm
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08/12/2012

L’assurdo reale

Massimo Gramellini

Magari sono troppo cinico, o troppo repubblicano, ma non mi capacito che un’infermiera inglese, madre di due figli, si sia suicidata per la vergogna di avere abboccato a uno scherzo telefonico che ha creato qualche trascurabile grattacapo alla monarchia del suo Paese. Gli amanti del genere (la realtà è che non mi capacito nemmeno che esistano amanti del genere) sapranno già tutto: Jacintha, l’infermiera dell’ospedale che ospita la duchessa incaricata di sfornare l’erede al trono, prende la telefonata di una disc jockey australiana che si spaccia per la Regina. L’incauta abbocca e le passa la caporeparto, che racconta via etere alla finta sovrana il decorso felice della gravidanza ducale.
La goliardata intasa per qualche ora il flusso delle notizie inutili del globo. Pare che Jacintha non abbia retto all’umiliazione. L’ospedale non l’aveva sgridata, ma gli inglesi sono giapponesi biondi: molti di loro coltivano un esasperato e per noi incomprensibile senso dell’onore.

Adesso cominceranno i processi alla invadenza fatua delle radio e i più indignati saranno proprio quelli che le tengono accese tutto il giorno per ascoltare banalità a ruota libera, scappando terrorizzati appena qualcuno si azzarda a spostare la conversazione su temi meno futili.
Io invece continuo a pensare a Jacintha: all’enormità del suo sacrificio e alla modestia, almeno per me, della motivazione.
Forse è vero che gli inglesi sono così restii a manifestare le emozioni perché sanno in cuor loro di non riuscire a controllarle. 

da - http://lastampa.it/2012/12/08/cultura/opinioni/buongiorno/l-assurdo-reale-M3xjhu0UG4HC3Y9NPbTJOJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vinca il migliore
Inserito da: Admin - Dicembre 12, 2012, 05:42:02 pm
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12/12/2012

Vinca il migliore

Massimo Gramellini

A parte il mondo, cos’altro vorreste che finisse il 21.12.12? Io qualche idea l’avrei: i cacciaballe, i corruttori, i dispregiatori del diritto, i terrorizzati dalla morte che frequentano giovinezze comprabili e mettono fard sulle rughe e capelli arancioni sulla pelata. I populisti che sanno parlare solo alla pancia e hanno l’impudenza di chiamarla cuore. Gli omini di burro che fanno la spola fra il Paese dei gonzi e quello dei balocchi, e se lo spread sale, dicono, chi se ne importa dello spread. I grilli sparlanti che furono comici e adesso affermano senza sorridere: sono così democratico ma così democratico che se qualcuno dei miei ha qualche dubbio in proposito vada pure fuori dalle palle (oh yeah). Vorrei che finissero anche quelli come me, che appena i cacciaballe corruttori dispregiatori terrorizzati populisti ritornano in scena ormai solo come maschere grottesche, gli ringhiano addosso, accampando la scusa che sono ancora pericolosi mentre sono soltanto funzionali al desiderio rassicurante di continuare a parlare e a indignarsi delle stesse cose. Però vorrei che finissero anche quelli tra di voi che hanno ricominciato a parlare indignandosi di Lui, a guardare i programmi dove si parla indignandosi di Lui, a cercare gli articoli dove si parla indignandosi di Lui, salvo indignarsi perché si parla di nuovo troppo di Lui. 

 

Insomma, vorrei che il 21.12.12 Monti entrasse in politica e sfidasse Bersani, centrodestra europeo contro centrosinistra europeo, una campagna elettorale di progetti e non di insulti dove per una volta alla fine si potesse votare il migliore e non come sempre il meno peggio. 

da - http://www.lastampa.it/2012/12/12/cultura/opinioni/buongiorno/vinca-il-migliore-KPEeGnJssy3mWK1NAzszHN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il segreto di Pretty Woman
Inserito da: Admin - Dicembre 14, 2012, 07:26:33 pm
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14/12/2012

Il segreto di Pretty Woman

Massimo Gramellini


Com’è possibile che alla ventiduesima replica «Pretty Woman» abbia radunato ancora davanti al video quasi cinque milioni di persone? Esiste un filo onirico che unisce Cenerentola a Sissi, Sissi alla prostituta di Julia Roberts e la prostituta alle eroine di «Twilight» e delle «Cinquanta Sfumature»? E’ così originale la vicenda di un miliardario che affitta una escort (una sola, poi) per qualche cena elegante?

Le domande sono molte e, poiché esiste la fondata ipotesi che una delle ventidue repliche vi abbia attraversato la retina, non starò a ripercorrere la trama del film per filo e per segno. Basterà ricordare che «Pretty woman» racconta la fiaba d’amore fra una moderna cenerentola e un moderno principe azzurro: un finanziere prima della crisi dei mutui, quindi ancora circonfuso da un alone immacolato di irresistibilità. Ma un sogno esclusivamente materialista sarebbe evaporato in fretta. Se l’immaginario delle donne è rimasto segnato per sempre, ci deve essere qualcosa che agisce a livelli più profondi. Ho il sospetto che sia il rovesciamento dei ruoli nell’interiorità. La prostituta è povera e volgare, ma si vuole bene. Il manager è ricco e raffinato, ma si detesta. Il più disgraziato dei due, alla fine, è lui. Infatti la escort può anche ricominciare a vivere senza il lusso garantitole dal finanziatore. E’ il manager che si sente sperduto senza l’energia vitale della ragazza. Andando a riprenderla, non salva lei, ma se stesso. Meglio, si salvano a vicenda. Perché cos’è in fondo l’amore, se non l’eterna storia di due naufraghi che decidono di salvarsi a vicenda? 

da - http://lastampa.it/2012/12/14/cultura/opinioni/buongiorno/il-segreto-di-pretty-woman-E7YckqNo4PC7ulqQFpd1ZJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le note spese e il paradosso del Cavaliere
Inserito da: Admin - Dicembre 15, 2012, 04:42:38 pm
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15/12/2012

Le note spese e il paradosso del Cavaliere

Massimo Gramellini


In attesa della conferenza stampa del 21 dicembre in cui Monti rivelerà il contenuto della profezia dei Maya sulla sua candidatura a Palazzo Chigi, il centrodestra pop del trio lombardo Berlusconi, Bossi & Formigoni si trastulla con un pacco di note spese. 

Si tratta di una tipica specialità italiana. Da sempre gli spiriti grigi degli altri Paesi si fanno bastare una misera diaria e con essa hanno attraversato le loro spente vite senza mai sperimentare l’ebbrezza, la fantasia, diciamo pure la creatività che soltanto la nota spese garantisce, quando è compilata come si deve. Non sorprende che questo simbolo del Made in Italy vada oggi a incrociare le vivaci esistenze dei consiglieri di maggioranza della Regione Lombardia, il cui presidente ha un severo e dettagliato curriculum di crocierista a sbafo. 

I noti spenditori lombardi sono alcune decine. Li capeggia per fama un’igienista dentale, Nicole Minetti, che con i rimborsi istituzionali avrebbe comprato di tutto, dalla crema per il viso al sushi. Persino una copia del libro Mignottocrazia, che forse potrebbe rientrare alla voce «aggiornamento professionale». Al suo fianco il caro vecchio Trota, che con le note spese finanziate dai contribuenti di Roma Ladrona si sarebbe accaparrato videogiochi, bibite e sigarette. Fin qui il Bossino. Poi c’è il Bossetti - Bossetti Cesare, pure lui leghista - che nel 2011 avrebbe consumato quindicimila euro in pasticceria, nonostante oggi abbia dichiarato di essere diabetico. Pare di vederlo, questo Poldo longobardo, mentre si abboffa di bignole e croissant inneggiando alla Padania Libera e alla superiorità del panettone sulla pastiera. Ma il mio preferito è un altro leghista, Pierluigi Toscani, a cui si imputa l’acquisto compulsivo di lecca lecca e gratta e vinci. Va dunque immaginato nel suo habitat naturale, il bar, mentre alterna slappate a grattate. La sua nota spese traccia il profilo di una personalità variegata, capace di mettere in conto ai contribuenti la torta sbrisolona come le ostriche, senza mai rinunciare a un maschio rapporto con la natura, testimoniato dai 752 euro spesi per le cartucce da caccia. 

Sarebbe però ipocrita scagliarsi sui consiglieri lombardi, la cui percentuale di indagati ha ormai superato quella del colesterolo nel sangue, senza ricordare che negli anni delle vacche grasse la nota spese è stata un bene nazionale a cui hanno attinto con gioia molte categorie di privilegiati. Si narra di un manager pubblico che avrebbe presentato come cena uno scontrino di supermarket così formulato: «Prosc. 140 euro, Form. 130». E alla domanda del revisore dei conti - che riteneva un po’ elevata la spesa di prosciutto e formaggio, tanto da supporre che non di una porzione si trattasse, ma di stinchi e forme intere - avrebbe risposto sconsolato che purtroppo il medico gli aveva proibito di mangiare altro. 

Anche noi giornalisti abbiamo saputo mettere in campo dei fuoriclasse, e non solo alla Rai, dove una corrispondente dalla guerra del Golfo si meritò da Beniamino Placido il soprannome di Nostra Signora delle Note Spese. Della leggenda di questa professione fa parte il racconto dell’inviato reduce dal Sudamerica (sulla cui identità esistono varie versioni) che presentò come nota spese un foglietto qualsiasi con la giustificazione vergata a mano: «Passaggio a dorso di mulo: 1000 dollari» e la firma in calce «Pablo». Quando il contabile del suo giornale gli fece rispettosamente notare che si trattava di una indicazione un po’ vaga, egli si offrì di telefonare a Pablo, il proprietario del mulo, davanti a lui. «Quiero hablar con Pablo», urlò nella cornetta. Ma dopo un infinito silenzio abbassò gli occhi e sospirò: «Nooo! Pablo es muerto…».

Ora la festa è finita, ma restano da avvertire alcuni ritardatari. A tutto questo nota-spendere e nota-spandere va poi aggiunta la sensazione di ribollita che i nomi della Minetti e Bossi junior hanno provocato oggi al loro sbarco nelle redazioni e, immagino, nelle orecchie dei lettori. E’ da una settimana che il tempo sembra essersi fermato. Berlusconi, Ruby, Berlusconi, Trota, Bossi, Minetti, Berlusconi, Formigoni, Berlusconi, Berlusconi… Come se la puntina della Storia si fosse incantata su un graffio profondo e il disco non riuscisse ad andare avanti. 

Il nuovo scandalo lombardo accelera la resa dei conti fra i due centrodestra. Quello populista delle note-spese e quello europeista che le spese finora le ha fatte pagare ai soliti noti. Impossibile che si uniscano sotto la stessa bandiera, a meno che siate così creativi da immaginare Monti sul palco mentre canta l’inno di Forza Italia con la Santanché. Sembra un paradosso, ma se vent’anni fa Berlusconi fu l’artefice insostituibile della coalizione contrapposta alla sinistra, oggi ne è il principale e forse unico ostacolo. Se vuole davvero salvare l’Italia dai «cumunisti», il Cavaliere deve compiere il sacrificio supremo: ritirarsi a vita privata, portando con sé un po’ di noti, un po’ di note e possibilmente anche un po’ di spese. 

da - http://www.lastampa.it/2012/12/15/cultura/opinioni/buongiorno/le-note-spese-e-il-paradosso-del-cavaliere-5FDI7QNUqXa6ghaQjOQVkN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In viaggio fino alla fine del mondo
Inserito da: Admin - Dicembre 16, 2012, 11:57:41 pm
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16/12/2012

In viaggio fino alla fine del mondo

Massimo Gramellini

Mi piace pensare che i Maya non avessero del tutto torto. Che il 21.12.12 non finirà il mondo, ma un altro comincerà a prendere forma.
Anch’io avrò la possibilità di farne parte, se smetterò di fidarmi ciecamente dei sensi, che intercettano solo una piccola fetta di realtà, e imparerò a rinvigorire il muscolo rattrappito dell’intuizione: «La voce degli dei» come la chiamava Jung, l’unica parte immutabile e immortale di me stesso. 

Per chi non ha, o non ha più, un lavoro o un affetto, la fine del mondo è già arrivata e questi sembreranno discorsi astratti, brodini caldi per anime intirizzite. Ma non è così. La crisi psicologica e poi - solo poi - economica in cui versiamo è anzitutto una crisi del modello materialista che ha dominato il Novecento. Se non torniamo a chiederci chi siamo, e non solo cosa abbiamo, finiremo per non avere più nulla. Qualunque profezia non va presa alla lettera: è l’indicatore di un cambiamento spirituale. Da qualche settimana ho coinvolto i lettori domenicali di «Cuori allo Specchio» nei preparativi del viaggio (clicca qui per leggerli). Ho chiesto di regalarmi i ricordi più belli della loro vita e in cambio ho offerto parole da mettere in valigia, tratte dai libri che mi hanno temprato il cuore. Per ultimo ho tenuto il più importante: il Simposio di Platone. Buon viaggio. 

http://www.lastampa.it/2012/12/16/cultura/opinioni/buongiorno/in-viaggio-fino-alla-fine-del-mondo-k92qOrTIKiW87gRGb54z4K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il sorpasso
Inserito da: Admin - Dicembre 18, 2012, 06:02:00 pm
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18/12/2012

Il sorpasso

Massimo Gramellini


La lezione di educazione civica impartita in tv con la consueta leggerezza da Roberto Benigni ha emozionato e istruito un Paese di maleducati civici che confondono la politica con i maneggi dei politici e non hanno il senso dello Stato perché è lo Stato che fa loro senso.
Invece le battute, attese e inevitabili, sul ritorno in campo di Berlusconi avevano un limite: facevano ridere meno di Berlusconi.
Non che fossero brutte. Alcune erano davvero gustose: «Ha diviso l’Italia in due: metà contrari e metà disperati». Ma ormai nemmeno un premio Oscar può rivaleggiare con l’originale mentre, sprofondato nel salotto di una sua dépendance televisiva, giustifica le notti allegre di Arcore sciorinando una litania di disgrazie: mia mamma era morta, mia moglie mi aveva lasciato e io ero stanco, solo e abbandonato da tutti… Sembrava John Belushi in «Blues Brothers», quando per giustificarsi con la fidanzata mollata davanti all’altare tira in ballo qualsiasi cosa, persino
l’invasione delle cavallette. 

Per la prima volta nella storia dai tempi di Nerone il politico ha sorpassato l’artista. Una parte di me, non ho ancora capito quale, prova una sorta di reverenza estatica nei confronti del talento impudente di quell’uomo. Ci prende in giro da vent’anni, però con un’inventiva e una compenetrazione nella parte che avevano soltanto le conferenze stampa giovanili di Maradona e i personaggi tragicomici di Vittorio Gassman.
Solo che, a differenza degli attori, anche dei più grandi, Berlusconi non fa Berlusconi. Lo è. Peggio: crede fermamente di esserlo.

DA - http://www.lastampa.it/2012/12/18/cultura/opinioni/buongiorno/il-sorpasso-DlzCCbClG9sUMQSgKP9OJO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Io sto con Platone
Inserito da: Admin - Dicembre 21, 2012, 05:05:49 pm
Buongiorno
21/12/2012

Io sto con Platone

Massimo Gramellini

Secondo il vescovo di Senigallia monsignor Odo Fusi Pecci, il cattolico Vendola non è un vero cattolico ma un pervertito, perché le relazioni omosessuali sono contrarie al piano di Dio, che ci ha creati uomo e donna per mettere al mondo dei figli. Si potrebbe ribattere che con un piano simile avrebbero qualche problema anche i preti. Ma si avvicina il Natale e mi accontento di regalare idealmente al vescovo un testo anteriore e complementare ai Vangeli, il Simposio, scritto dal pensatore più spirituale di ogni epoca, Platone. Fra le tante cose, tutte mirabili, il filosofo greco racconta il mito dell’androgino. Gli esseri umani delle origini appartenevano a tre generi: il maschio, la femmina e l’androgino, provvisto di entrambi gli organi riproduttivi. Ma gli uomini fecero arrabbiare gli dei e Giove decise di punirli affettandoli in due. Da allora l’androgino vaga in cerca della sua metà di sesso opposto. E la stessa cosa fanno - con grande dispetto del monsignore - il maschio e la femmina dimezzati, che trovano pace solo nel riunirsi alla metà mancante e identica a loro. L’energia divina che muove la danza di tutte queste metà si chiama amore ed è uguale per tutti, etero e omosessuali. Le perversioni non sono dunque figlie dell’accetta di Giove, ma dei pensieri ossessivi di certi uomini, per lo più maschi e per lo più bigotti.

P.S. Oltre che con Platone, in questi giorni di festa sto con un altro antico, Pannella, e con la sua battaglia di civiltà per un carcere che non ci faccia vergognare di essere maschi, femmine, androgini, come ci pare, ma umani. 

da - http://lastampa.it/2012/12/21/cultura/opinioni/buongiorno/io-sto-con-platone-Cd51upU128FwZOxtBY527O/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Silvio show che sequestra la politica
Inserito da: Admin - Dicembre 21, 2012, 05:07:19 pm
Buongiorno
20/12/2012


Il Silvio show che sequestra la politica

Massimo Gramellini

I Maya avranno anche previsto la fine del mondo, ma nemmeno il messicano più visionario si sarebbe spinto a immaginare un 21.12.12 così svuotato di politica e così straripante di berluscaggini e giochetti di potere. Mentre gli italiani risparmiano sui regali e dirottano la tredicesima per pagare debiti e tasse, lo schermo irradia le immagini del Cavalier Ganassa concionante da tutti gli strapuntini di sua e nostra proprietà, intervallate da quelle di politici di destra e sinistra che escono a testa bassa da riunioni frenetiche, in cui l’unico argomento all’ordine del giorno è la loro sopravvivenza. 

I partiti si scompongono e si ricompongono, frantumandosi in decine di sottomarche dai nomi fantasiosi per garantire a decine di sottopancia un posto da condottiero. Il solo assillo è il posto in lista. La sola vergognosa certezza è che, nonostante le promesse di cambiamento e un anno di governo tecnico per mantenerle, si voterà ancora con il Porcellum per eleggere lo sproposito di mille parlamentari che continueranno a godere di privilegi incompatibili con le condizioni di vita delle persone comuni.

Pur con tutti i loro limiti, l’azione di Monti e le primarie del Pd avevano avuto il merito di rimettere al centro del dibattito politico la realtà: il lavoro, la riforma dello Stato Sociale e il ricambio generazionale. Persino i litigi da talk show vertevano su temi terribilmente concreti, ancorché immateriali come lo spread. Ma è bastato che tornasse in scena Tu Sai Chi perché la situazione precipitasse di nuovo nel buco nero in cui da noi periodicamente scompaiono le cose serie. Berlusconi è un maestro di comunicazione primordiale e sa parlare alle budella infiammate come nessun altro. D’incanto il dramma delle famiglie che non arrivano a fine mese è passato in secondo piano e sulla scena c’è stato soltanto lui, con i suoi patemi da miliardario incompreso, i suoi guai giudiziari, le sue fidanzate belle fuori ma anche dentro, il suo prontuario di ricette facili e di capri espiatori fin troppo comodi. 

Lui, e quelli cresciuti con o contro di lui: è tutto un rifiorire di Fioroni e di Sacconi, di La Torre e di La Russa, notabili senza tempo che si interrompono a vicenda in una sinfonia dodecafonica che ha come spartito il vuoto. Non si ode il fremito di un’idea complessa, di un progetto coerente, di un pensiero che non sia la riproposizione stracca di slogan superficiali. Quando non si occupano di Berlusconi, i progressisti parlano di lotta agli evasori, i tecnocrati di tagli agli sprechi e i populisti di tagli ai privilegi. Tutti alimentano l’illusione che per salvare l’Italia bastino le forbici, mentre urge una flebo di ricostituenti. Spendere di meno non serve a nulla, se non si riesce a guadagnare di più. O se si pensa di abbassare il costo del lavoro riducendo gli stipendi, anziché le tasse sugli stipendi. Tanto più che le parole della propaganda nascondono trappole e i tagli agli sprechi si tradurranno come sempre in tagli ai servizi sociali e la lotta agli evasori in aumento delle tasse per chi già le paga.

L’altra sera, a Ballarò, per sentire il respiro della politica ho dovuto attendere notte fonda, quando un giovanotto di ottantacinque anni ha preso la parola per dire che l’Italia potrà fare tutti i sacrifici che vuole, ma si risolleverà soltanto quando sarà capace di attirare gli investimenti esteri con una giustizia civile più affidabile e uno snellimento della burocrazia. Quel giovanotto non era un politico, ma un esperto di dinosauri d’altro genere, Piero Angela. Che alla vigilia del 21.12.12 mi sarei ritrovato a desiderare Piero Angela premier, nessun Maya lo avrebbe potuto prevedere. Nemmeno io.

da - http://lastampa.it/2012/12/20/cultura/opinioni/buongiorno/il-silvio-show-che-sequestra-la-politica-xZymng97dBcosE0npT5x9M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sarà l’anno del coraggio
Inserito da: Admin - Dicembre 24, 2012, 06:49:13 pm
Cronache
24/12/2012

Sarà l’anno del coraggio

Correremo il rischio di perdere pur di continuare a sognare


Massimo Gramellini

Ivan, lettore disoccupato e pressoché adulto, mi scrive che non ha alcuna intenzione di cambiare la sua vita. 

Come il cane Argo aspettò vent’anni il ritorno di Ulisse - dice - io resterò fermo, aspettando che la mia amata patria ritorni grande e mi dia finalmente sicurezza e lavoro.

Caro Ivan, apprezzo la tua fiducia nel destino di questo nostro mirabile e strampalato Paese. Però, non fosse altro che per ingannare l’attesa, ti suggerisco di sgranchirti le gambe, cioè il cuore e la testa. Vorrei che per te, per me e per tutti il 2013 diventasse l’anno del coraggio. Non hai più niente da difendere e nessuno a cui delegare la soluzione dei problemi. 

Una nuova classe politica? Mah, speriamo. Intanto è preferibile assumere l’iniziativa, meglio se in compagnia di chi condivide il tuo stesso obiettivo. Osare il cambiamento, che è anzitutto la rottura di uno schema mentale conservatore che prima ti porta a dire: «Non si può fare». E subito dopo: «Ma l’ho sempre fatto», pur di continuare a non farlo. Lo so, Ivan: a frenare la tua voglia di immaginarti diverso è la paura del dolore. Ma nella vita ho fatto una scoperta che ti metto volentieri a disposizione: sofferenza e gioia sono vibrazioni della stessa corda. Se tu la strappi per non soffrire, non riuscirai più nemmeno a godere. È per questo che, in amore come sul lavoro, occorre avere coraggio. Il coraggio di riattaccare la corda. Di essere disposti a correre il rischio di una sconfitta pur di inseguire il proprio sogno di gloria, qualunque esso sia.

da - http://lastampa.it/2012/12/24/italia/cronache/sara-l-anno-del-coraggio-correremo-il-rischio-di-perdere-pur-di-continuare-a-sognare-E1bp1fJBIv7ZckMIFiHXJM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cinguettio tecnico
Inserito da: Admin - Dicembre 28, 2012, 04:12:30 pm
Buongiorno
27/12/2012

Cinguettio tecnico

Massimo Gramellini

Alla notizia che, dopo il Papa, persino Mario Monti e sua sorella Agenda si erano messi a scrivere su twitter - la sera di Natale, poi, quando le persone serie un tempo giocavano a tombola - mi sono sentito tanto solo. Anche noi pochi, noi felici pochi, che non sappiamo cosa sia twitter e, se anche lo sappiamo, diamo troppa importanza alla parola scritta per farne oggetto di una conversazione. Ecco, anche noi sentiamo il bisogno di comunicare sinteticamente agli altri la nostra visione del mondo. 

 

Così ho pensato di convocare Barbara D’Urso per rilasciarle un’intervista di un’ora e mezza senza contraddittorio. Mi hanno spiegato che si trattava di un’idea superata e che comunque era già venuta in mente a qualcun altro. Allora mi sono chiuso in un silenzio gravido di pensieri cupi. Ci aspettano mesi di forsennati cinguettii. Monti twitterà le tabelle del Fondo Monetario, Bersani ritwitterà le metafore di Crozza, Alfano twitt-negherà che Agenda Monti sia la nipote di Mubarak e Grillo blog-maledirà chiunque non la pensi come il suo auricolare Casaleggio. Intanto un imbonitore giunto alla sesta replica si asserraglierà negli studi tv per scongelare promesse stantie agli anziani come lui che non usano twitter.

 

Ai pensieri sulle elezioni se ne associavano altri più egoistici. Che ne sarà del mio mestiere, se passa l’idea che ci si può rivolgere al mondo saltando il filtro del giornalista? Quale autorità rimane a un sacerdote, quando il fedele non lo considera più un intermediario fra sé e Dio (che in questo caso è l’opinione pubblica)? Vuoi vedere che per raccontare la vita ci toccherà spegnere il telefono e tornare in strada a raccattare storie? 

da - http://lastampa.it/2012/12/27/cultura/opinioni/buongiorno/cinguettio-tecnico-UJLUnQs01qHviZP65b8LdN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Uguale per tutti
Inserito da: Admin - Dicembre 28, 2012, 11:56:52 pm
Buongiorno
28/12/2012

Uguale per tutti

Massimo Gramellini

Sono giorni di vacanza e di incubi. Gli spettatori in cura disintossicante accendono il televisore alle ore più strane per scongiurare le visite del noto imbonitore. Invano. Ieri è spuntato a Unomattina nel mezzo della colazione, ma ormai potrebbe irrompere ovunque, persino nei cartoni animati: si teme per la tenuta nervosa di Paperino. Anche lui, comunque, ha i suoi begli incubi. Non passa giorno senza che qualche alpinista della Bocconi salga in politica e senza che i comunisti di ogni risma e colore gli gettino addosso la candidatura di un magistrato. Da Ingroia al procuratore antimafia Piero Grasso. Nei pisolini che schiaccia durante i trasferimenti da uno studio tv all’altro, se li immaginerà già assiepati nell’aula di Montecitorio. Centinaia di indici accusatori puntati contro di lui: dove e con chi si trovava, la notte del…? 

I magistrati in Parlamento non mi scandalizzano. Mi scandalizzano di più i condannati. Solo in Italia c’è bisogno di una legge per vietare ai birboni di candidarsi: altrove non troverebbero elettori disposti a votarli. Semmai il problema del magistrato è quello del buon ginnasta: l’atterraggio al termine dell’esercizio. Finita l’esperienza politica è lecito che riprenda a giudicare? Un avvocato è di parte per antonomasia. Il magistrato no. Dopo avere militato in uno schieramento parlamentare non può tornare al suo mestiere precedente come un professionista o un imprenditore. Bene ha fatto Grasso a non chiedere l’aspettativa, ma il pensionamento anticipato. Un gesto che suona quasi come denuncia silenziosa di coloro che non lo hanno compiuto.

DA - http://lastampa.it/2012/12/28/cultura/opinioni/buongiorno/uguale-per-tutti-8eOxRd4Hv7rYFksOtB1ngN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La vita è altrove
Inserito da: Admin - Gennaio 09, 2013, 05:19:30 pm
Buongiorno
09/01/2013

La vita è altrove

Massimo Gramellini


Riporto volentieri il pensiero del lettore Marco Pz. La campagna elettorale appena incominciata è già inguardabile, illeggibile, inascoltabile. Tonnellate di discussioni su poltrone, alleanze e schieramenti. E poi twitter, il nuovo giocattolo, il salotto vip in versione tascabile dove i potenti spettegolano tra loro di poltrone, alleanze e schieramenti. Non uno, dicasi uno, che indichi una visione del mondo, una direzione di marcia. Non una parola, dicasi una, su agricoltura, urbanistica, filiere a chilometro zero, turismo, cultura, protezione del territorio, trasporti, scuola, ospedali. Non un progetto, dicasi uno, che tenga insieme le voci di quell’elenco e magari vi aggiunga gli asili nido e l’assistenza a malati e anziani. La vita vera. Quella di cui parlano a cena, e non su twitter, le persone vere. Cosa hanno realizzato i candidati nel corso della carriera sui temi che riguardano «noi» e non «loro»? Cosa pensano della Cina, della Russia, delle guerre in corso nel mondo, di tutto ciò che succede in un raggio maggiore di dieci centimetri dal loro ombelico? Nel silenzio degli interessati, l’unico programma elettorale lo stanno scrivendo, giorno per giorno, le famiglie, le associazioni di volontariato e le aziende che mandano avanti la baracca e, non ricevendo nulla dalla politica, si accontenterebbero che la politica smettesse di intralciarle con la burocrazia.

Difficile dare torto a Marco Pz: da decenni (penso all’economia sommersa) l’Italia va avanti, o almeno non troppo indietro, nonostante la politica. E’ la sua salvezza. Purtroppo è anche la sua dannazione.

da - http://www.lastampa.it/2013/01/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-vita-e-altrove-nSGA1HlCzYQg9PIVkdJNsK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Senza memoria
Inserito da: Admin - Gennaio 13, 2013, 04:33:37 pm
buongiorno
12/01/2013

Senza memoria

Massimo Gramellini

Non mi stupisce che a un anno dall’affondamento la Concordia sia ancora lì, coricata su un fianco, immagine-simbolo di un Paese alla deriva. Mi stupisce che Schettino non sia ancora ministro dei Trasporti. Succederà. Non si è appena candidato Moggi? Gli italiani non hanno memoria. 

Tranne uno che ricorda sempre tutto. Per esempio che coi comunisti, da Occhetto a Santoro, si rimediano figuroni. I comunisti, suo elisir di lunga vita. Il veleno sono i democristiani. Come Prodi, che lo ha sempre battuto. O come Renzi, contro il quale non si sarebbe mai presentato, ma che la sinistra gli ha tolto di mezzo in un ennesimo slancio di generosità.

L’uomo dalla memoria lunga sa che i suoi elettori ce l’hanno corta, cortissima. Se oggi stanno peggio di ieri, danno la colpa a chi li governa oggi. Non a chi, sgovernandoli fino a ieri, ha costruito l’oggi. Se ne infischiano del rapporto causa-effetto. Per loro la vita è un eterno presente di cattivi umori. Le emozioni sono la stella cometa. E risuonano nei chakra più bassi, quelli dell’ego, irrobustiti da decenni di pubblicità. Nessuno sa raggiungerli meglio del grande illusionista che con coraggio, faccia tosta e indubbio talento di venditore si presenta ogni volta sulla scena del disastro da lui prodotto come se ne fosse la vittima nonché l’unico in grado di porvi rimedio. Il tribuno del Movimento Canale 5 (Stelle) ha abbastanza memoria da ricordarsi che i pinocchi senza memoria si stufano in fretta del Grillo Parlante in loden, come di quello barbuto e sbraitante. Preferiscono prestare orecchio a un omino di burro che da vent’anni promette il Paese dei Balocchi. 

da - http://www.lastampa.it/2013/01/12/cultura/opinioni/buongiorno/senza-memoria-ME5Fuda5ic0LfGXXcpXRhP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Consigli non richiesti a Bersani
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2013, 04:17:51 pm
Buongiorno
15/01/2013

Consigli non richiesti a Bersani

Massimo Gramellini

Ricominci a pettinare le bambole. Il Bersani presidenziale, in gessato e ingessato, ha perso simpatia senza guadagnare carisma.
Smaltita l’emozione delle primarie, il partito strafavorito sta iniziando a rinculare nei sondaggi. Servirebbero Renzi e il pullman dell’Ulivo: qualcuno o qualcosa che parli ai cuori e alle pance.

Lei, Bersani, è un politico del Novecento (lo dico a suo merito), più credibile come amministratore pubblico che come seduttore appassionato. Il suo problema è che non dà mai un titolo. Invece le campagne vivono di slogan, messaggi semplici, frasi a effetto. «L’Italia giusta», col suo sorriso ammainato accanto, ha invaso le città come un preludio di quaresima: non ne parla nessuno, nemmeno per dirne male. Le sue interviste grondano buon senso e competenza, ma non contengono una sola idea concreta facilmente afferrabile.

Lei non sta dettando l’agenda di queste elezioni. Va sui giornali con argomenti di politichese - l’accordo con Monti, la desistenza con Ingroia - o espressioni vaghe («confermeremo l’austerità, accompagnandola con intelligenti politiche di crescita») che rassicurano i mercati, non le famiglie con due disoccupati in casa.

Spezzi il tran tran del vincitore designato, organizzi eventi che attirino l’attenzione. Ma cosa aspetta a coccolare lo spirito anticasta degli elettori, proponendo come primo atto del nuovo governo il dimezzamento del numero dei parlamentari e dei consiglieri locali? 

Se non cambia rotta vincerà comunque, ma rischia di vincere male e per poco.

Peccato, perché fra quelli in gara probabilmente è il migliore.

da - http://lastampa.it/2013/01/15/cultura/opinioni/buongiorno/consigli-non-richiesti-a-bersani-aGztoImE2an1fl8XcWSVFN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Consigli non richiesti a Grillo
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2013, 04:43:03 pm
Buongiorno
16/01/2013

Consigli non richiesti a Grillo

Massimo Gramellini

Smetta di fare la vice-vittima: è tornato il titolare. Ha saputo l’ultima del regime liberticida? Dopo consultazioni frenetiche con il Club Bildeberg, l’Anonima Banchieri e l’Ordine del Santo Graal, la lista-civetta ideata per togliere voti ai suoi Cinquestelle è stata bocciata dal ministero. Sicuramente ci sarà qualcosa dietro. Lei però guardi avanti. Cosa riflette il finestrino del pullman su cui sta girando l’Italia? Il viso alterato di un uomo simpatico che non fa che evocare catastrofi (persino la campagna elettorale l’ha chiamata Tsunami Tour), di un gabibbo barbuto che urla la sua rabbia come tanti la mattina sotto la doccia, prima di nascondere l’ansia sotto il loden e ritornare umani o almeno montiani. Spieghi al burattinaio Casaleggio che con le invettive becere, gli scenari macabri e i toni da setta si possono compattare le minoranze motivate fino al fanatismo, ma non si conquista la pancia di questo Paese. Gli italiani, disse una volta per tutte Montanelli, vogliono fare la rivoluzione d’accordo con i carabinieri. Cinquestelle è sceso nei sondaggi perché fa paura e anche un po’ senso. Le epurazioni dei dissenzienti. L’abbraccio ai fascisti di Casapound. Quell’irridere gli avversari e storpiare i loro nomi (l’ultimo è Ingroia-Ingoia: una volgarità che era venuta in mente a tutti, ma che ha detto soltanto lei).

 

Torni a farci sorridere, signor Grillo. Il sorriso è il carburante dei sogni. Anche di quelli che, ne sono convinto, lei coltiva ancora purissimi dentro di sé. Ma un futuro che nasce da un urlo è un futuro che non promette felicità per nessuno, solo altre urla. 

da - http://lastampa.it/2013/01/16/cultura/opinioni/buongiorno/consigli-non-richiesti-a-grillo-TgeaLIQpIvSY8x1ni43vgL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La bella Italia che non seduce gli italiani
Inserito da: Admin - Gennaio 17, 2013, 05:00:10 pm
Buongiorno
17/01/2013

La bella Italia che non seduce gli italiani

Dopo il caso Dante-Dan Brown: perché le glorie del nostro passato ispirano solo gli stranieri?

Massimo Gramellini


E così, dopo aver visitato la Roma dei Papi e il mondo esoterico di Leonardo, nel nuovo thriller di Dan Brown si passeggia tra le strade di Firenze e le pagine infernali di Dante. Dan Brown non sarà un maestro di stile, ma è un’autorità indiscussa in materia di fatturato. Se ogni volta mette l’Italia sullo sfondo dei suoi polpettoni è perché sa che l’Italia fa vendere in tutto il mondo. Non l’Italia di oggi, naturalmente, mediocre sobborgo d’Occidente come tanti altri. L’Italia del passato: le città d’arte del Rinascimento e l’Antica Roma. Gli unici due momenti della storia in cui siamo stati la locomotiva dell’umanità. 

 

E a questo punto, ossessiva, scatta la solita domanda: perché? Perché, se l’Italia fa vendere, a guadagnarci devono essere sempre gli altri? Perché i miti del passato italiano affascinano gli scrittori e i registi stranieri, ma non i nostri? 

 

Al di là delle letture dantesche di Benigni, che sono un’eccezione magnifica ma non esportabile, perché l’Inferno ispira romanzi a Dan Brown e non a Sandro Veronesi (cito lui in quanto bravo e pure toscano), tantomeno al sottoscritto che al massimo potrebbe narrare le imprese di Pulici e Cavour? Perché i telefilm sui Borgia li fanno gli anglosassoni e non un pronipote di Machiavelli? Perché le gesta del Gladiatore sono state narrate da Ridley Scott e non dall’epico Tornatore? Persino lo scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi, nonostante qualche incursione sporadica nella romanità, preferisce mettere al centro delle proprie saghe i greci Alessandro e Ulisse. Se la tomba dell’eroe di Russell Crowe, scoperta tre anni fa lungo la Flaminia, si trasformerà in un’attrattiva turistica sarà per merito delle associazioni straniere che stanno raccogliendo i fondi necessari al restauro, nel disinteresse impotente del ministero della Cultura, che in Italia dovrebbe contare quanto quello del petrolio in Arabia Saudita, mentre l’opinione comune lo considera una poltrona di serie B. 

 

Ma questo rifiuto pervicace di dare al mondo l’immagine dell’Italia che piace al mondo non riguarda solo gli artisti e i politici. Investe tutti noi. Un bravo psicanalista ci troverebbe materiale per i suoi studi. Sul lettino si dovrebbe sdraiare una nazione intera che si rifiuta orgogliosamente di essere come la vogliono gli altri e desidera invece con tutte le sue forze conformarsi al modello globale, condannandosi alla marginalità. Per quale ragione il passato che affascina e stimola la curiosità e l’ammirazione di turisti cinesi e best-selleristi americani ci risuona così pigro e indifferente? Perché rifiutiamo di essere il gigantesco museo a cielo aperto, arricchito da ristoranti e negozi a tema, che il mondo vorrebbe che fossimo? Forse è presbiopia esistenziale. 

 

L’antica Roma e il Rinascimento, incanti da esplorare per chi vive al di là dell’Oceano, per noi che ci abitiamo in mezzo si riducono a scenari scontati: le piazze del Bernini sono garage e il Colosseo uno spartitraffico. O è la scuola che, facendone oggetto di studio anziché di svago, ci ha reso noioso ciò che dovrebbe essere glorioso. Ma forse la presbiopia e la scuola c’entrano relativamente: siamo noi che, per una sorta di imbarazzo difficile da spiegare, ci ostiniamo a fuggire dai cliché - sole, ruderi, arte e buona tavola – a cui il mondo vuole inchiodarci per poterci amare e invidiare.

 

L’Italia capitale universale della bellezza e del piacere è l’unico Paese che può scampare al destino periferico che attende, dopo duemila anni di protagonismo, la stanca Europa. Ma per farlo dovrebbe finalmente accettare di essere la memoria di se stessa. Serve una riconversione psicologica, premessa di quella industriale. Serve un sogno antico e grande, mentre qui si continua a parlare soltanto di spread. 

da - http://lastampa.it/2013/01/17/cultura/opinioni/buongiorno/la-bella-italia-che-non-seduce-gli-italiani-v1UAS0VOdG3cDboci2XESM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Consigli non richiesti a Monti
Inserito da: Admin - Gennaio 18, 2013, 11:52:19 pm
Buongiorno
18/01/2013

Consigli non richiesti a Monti

Massimo GRAMELLINI

Mi rivolgo all’uomo, oltre che all’agenda. Uno statista come lei avrebbe potuto evitare di salire in politica e rimanersene al livello del mare, nel giardino dei senatori a vita, a cui una regola non scritta suggerisce di non sporcarsi il mantello nelle campagne elettorali. Oppure avrebbe potuto affrontare l’arrampicata in solitudine, con una compagnia selezionata fra le eccellenze italiane allergiche alla Casta. 

Voi del loden contro tutti: anche la sconfitta sarebbe stata un onore, l’inizio di qualcosa. Invece si è lasciato incastrare in una cordata di mestieranti, il gatto Fini e la volpe Casini. Due strenui difensori della famiglia, in particolare della loro, che bazzicano la politica da quando io andavo all’università e lei forse nemmeno ci insegnava. 

Prima che i tartassati della classe media tornino a rifugiarsi in massa sotto le insegne di cartapesta dell’astuto pifferaio, accolga qualche suggerimento tecnico. Rinfoderi quel tono asettico, a metà fra lo specialista in dispetti e l’analista fiscale. L’Italia non è una banca, anche se in tanti l’hanno rapinata. Metta la vita nelle sue parole, indicando un traguardo che sia una vittoria da sognare e non sempre e soltanto una sconfitta da evitare. Non ascolti il gatto e la volpe: con i voti della Chiesa non si diventa capi del governo, ma chierichetti. Ed eviti, se può, di correre il rischio di tutte le agende, che si usano un anno e poi si buttano.

da - http://lastampa.it/2013/01/18/cultura/opinioni/buongiorno/consigli-non-richiesti-a-monti-7MalHhcCR76Ce3LL8Nx02O/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Consigli non richiesti a Berlusconi
Inserito da: Admin - Gennaio 19, 2013, 04:22:01 pm
Buongiorno
19/01/2013

Consigli non richiesti a Berlusconi

Massimo Gramellini

Dopo Bersani, Grillo e Monti, toccherebbe a lei. Invece mi asterrò dal darle consigli. Sarebbe capacissimo di seguirli. Le chiedo solamente una precisazione. Ho appena ammirato il nuovo video elettorale del vostro popolo della libertà. Mentre il paroliere vi descrive come un mix fra Gandhi e San Francesco (“Gente che ama la gente, che non prova invidia, che odiare non sa”), sullo schermo, accanto alla scritta perentoria NOI NO!, scorre un tappeto rosso di persone e cose da odiare (o da invidiare?): Camusso, Magistratocrazia (pagherei una tassa per sentire Tremonti pronunciarla), Patrimoniale, Fiom, Ingroia, Hamas, (Hamas? Ma dai!), la Repubblica (intesa come giornale o come istituzione esodata, rimpiazzabile dal più agile Impero?), Burocrazia, No Tav, Saviano, Radical Chic, Imu, Fannulloni, Intercettazioni, Coop, Littizzetto, Santoro, Travaglio, Floris, Fazio, No Global. 

Alcuni accostamenti sono così assurdi da riuscire involontariamente esilaranti. Ma la mia preoccupata curiosità è stata attratta soprattutto dalle assenze. Anche ammesso che Di Pietro venga assorbito nella voce Ingroia, che Fini entri in Fannulloni ed Eugenio Scalfari in Repubblica o in Radical Chic a scelta, rimangono incomprensibilmente fuori listino Bersani, Monti, Kim Il Sung, il loden, l’eskimo, i rubli di Mosca, gli euro di Francoforte, Equitalia, lo spread, Umberto Eco, Nanni Moretti, la Merkel, Carla Bruni, i cantautori, l’Inter del triplete e tanti altri ancora. Nel suo piccolo, mi consenta, anche il sottoscritto.

Ed è proprio questa la precisazione che le chiedo: si può sapere cosa NON le ho fatto? 

da - http://lastampa.it/2013/01/19/cultura/opinioni/buongiorno/consigli-non-richiesti-a-berlusconi-ZQsOwWBSeSMNRX7VBprsbN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Corona, lo specchio deformato del materialismo
Inserito da: Admin - Gennaio 24, 2013, 05:58:25 pm
Buongiorno
24/01/2013

Corona, lo specchio deformato del materialismo

Finita in Portogallo la fuga del fotografo: “Avevo paura delle carceri italiane”

Massimo Gramellini

Chiamarsi Corona e venire arrestati a Cascais, l’esilio portoghese dell’ultimo Re d’Italia, magari senza neanche saperlo. Essere un palestrato milanese di corso Como e scappare dal retro di una palestra milanese di corso Como a bordo di una Cinquecento, unico elemento stonato
nell’epopea del superuomo di panna montata, e infatti cercare per tutta la notte di sostituirla con un Suv, non riuscirci e passare in Cinquecento il confine al Col di Tenda. Rimanere bloccato per ore dalla neve con trentamila euro in tasca e nemmeno un bar dove poterne investire dieci in una pizza. E poi guidare attraverso la Francia e la Spagna, immaginarsi simili a Scarface - un criminale simpatico, e nel suo pantheon morale solo un criminale può esserlo davvero - continuare la fuga fino all’oceano, sentirsi braccati e consegnarsi, ma solo dopo avere rilasciato una dichiarazione audio ai propri fan. 

 

Consegnarsi e piangere sulla spalla di un carabiniere, come se la corazza tatuata del bullo avvolgesse un’anima di burro. Piangere e querelare chiunque osi scrivere che ha pianto: il mito del duro, del Limonov di corso Como, ne soffrirebbe. Piangere, non piangere, ma comunque trasformarsi in una vittima per il Paese dove il problema è sempre un altro e l’arresto internazionale di Corona è già diventato pretesto per ricordarsi di quanti politici impresentabili siano ancora in lista, quanti divi del nulla ancora in onda, quanti criminali economici ancora in libertà. 

 

Di Fabrizio Corona mi ha sempre incuriosito la genesi. Se il sublime Philip Roth della «Pastorale Americana» ha indagato per quattrocento pagine sul mistero di come una famiglia perfetta avesse prodotto nel Sessantotto una ragazzina terrorista, sia concesso a un cronista sentimentale di dedicare cinquanta righe a un enigma dei nostri tempi: come ha potuto un giornalista serio e raffinato al limite dello snobismo come fu Vittorio Corona, compagno di Montanelli nell’ultima avventura della «Voce», forgiare un figlio così diverso, cinico e materialista a livelli caricaturali. Non può bastare la teoria della mamma, consolatoria come finiscono sempre per essere le mamme, che tira in ballo l’assenza o
l’eccessiva presenza nel suo sangue di qualche ormone. E nemmeno dire che Corona sia un prodotto di laboratorio del berlusconismo: l’immagine è tutto e intorno, sopra, sotto si estende il nulla. Il figlio di Vittorio è qualcosa di più: l’effetto visibile della malattia che ha devastato il capitalismo negli ultimi venticinque anni. Quando, cessate le pulsioni ideologiche, nessuna corrente spirituale è giunta a rimpiazzarle e ci si è tutti, chi più chi meno, rassegnati a confinare la felicità al soddisfacimento dei piaceri del corpo procurati dal denaro e dalla mancanza di limiti. Il mito della bellezza palestrata, della giovinezza infinita, dei soldi da esibire e trasformare in macchine rombanti, in belen sfarfalleggianti, in mutande griffate e in fiumi di cocaina. Perché, se la vita non ha un senso, il suo unico senso diventa provare una scarica ininterrotta di emozioni, e la sua bussola un’assenza conclamata di valori che non siano la furbizia, il cinismo, la sfrontatezza e quel modello di ribellione che consiste nel violare deliberatamente le regole con il pretesto che il potere le ha create soltanto per ingabbiare i deboli e gli stupidi.

 

Non è mai stato il paparazzo Corona a incuriosirmi, e neanche i suoi ricatti ai fantocci del nostro immaginario di cartapesta - calciatori, sciacquette e sciacquoni televisivi – che oggi lo conducono in galera per un numero di anni, otto, obiettivamente esagerato. Quel mondo è il suo mondo e a me non dice nulla. Mi parla di più la qualità della sua scelta fintamente sovversiva, specie se confrontata a quella che tanti figli di papà compirono nel decennio successivo al Sessantotto. La ragazzina di «Pastorale Americana» si opponeva al modello di società in cui era cresciuta cercando di distruggerlo con la forza. Corona invece ha aderito in toto al sistema a cui appartiene per nascita, fino alle conseguenze più parossistiche. Ma, così facendo, lo ha mostrato in uno specchio deformato, rivelandocene l’essenza grottesca. Un rivoluzionario fanatico o un hippy pauperista ci inducono a rivalutare le conquiste materiali della società dei consumi. Un Corona ce le rivela per quello che sono: fiori sfavillanti nel vuoto, destinati ad appassire se non ci decidiamo a riempire quel vuoto. 

da - http://lastampa.it/2013/01/24/cultura/opinioni/buongiorno/corona-lo-specchio-deformato-del-materialismo-vLd6f3psOofrEUkcOhBC6J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Donne in prima linea
Inserito da: Admin - Gennaio 30, 2013, 05:25:01 pm
Buongiorno
25/01/2013

Donne in prima linea

Il segretario alla Difesa Usa, Panetta: nell’esercito le donne hanno mostrato grande coraggio e spirito di sacrificio. In prima linea ci devono andare i più bravi, a prescindere dal sesso

Massimo Gramellini

Chiedo scusa se non esulto alla notizia che l’esercito americano consentirà alle donne soldato di combattere in prima linea.
La parità nell’uccidere non mi sembra una grande parità. La parità nel drogarsi per superare la paura di dare e ricevere morte. La parità nel parlare come il caporale di Full Metal Jacket. Non era questo il percorso che noi femministi sognavamo. Noi sognavamo un mondo meno aggressivo, dove fossero le donne a contaminare il modello degli uomini e non viceversa. 

Intendiamoci. Per ora il maschio violento e possessivo conserva il monopolio dei delitti familiari e sessuali. Ma intanto al cinema le Angeline e le Charlize hanno cominciato a menare come ossesse. Ve la immaginate Katharine Hepburn prendere Spencer Tracy a calci nella giugulare?
Negli uffici molte donne assurte a ruoli di responsabilità hanno rinserrato il cuore dentro una fodera di cinismo e alzato la mascella fino al soffitto. Non alternative ai manager maschi, ma cloni in tailleur. Quanto al futuro, la cronaca è invasa da storie di ragazzine che si uniscono in gang per picchiare il prossimo: ieri, in una scuola media del Pisano, il padre esterrefatto di un alunno ha sottratto una dodicenne al pestaggio in stile Arancia Meccanica cui la stavano sottoponendo tre coetanee. Finora, quando incrociavo qualche banda di bulli in una strada buia e poco popolata, la presenza nel gruppo di una ragazza aveva il potere di tranquillizzarmi. Adesso anche, ma nel senso che le andrò incontro per ingaggiarla come guardia del corpo.

DA - http://www.lastampa.it/2013/01/25/cultura/opinioni/buongiorno/donne-in-prima-linea-Uv9cSfF7v1rmyd15r0oNgM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La casta dei pendolari
Inserito da: Admin - Gennaio 30, 2013, 11:56:52 pm
Buongiorno
26/01/2013

La casta dei pendolari

Massimo Gramellini

Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà all’influenzata Barbara D’Urso che, tossendo e starnutendo in un video assai condiviso su Internet, si scaglia con la forza di cento raffreddori contro Trenitalia, colpevole di non averle ancora spedito la tessera di platino che le consentirebbe di attendere il treno al calduccio della sala vip invece che sul marciapiede della stazione, in balia di refoli gelidi come sorbetti. Una vergogna. Tanto più - e la conduttrice ci tiene giustamente a sottolinearlo - che l’aggressione batteriologica di cui Trenitalia è complice con la sua ignavia va a colpire un organismo già fiaccato da cinque ore al giorno di diretta pomeridiana. Una minaccia costante per il fisico, sottoposto al continuo logorio dei casi umani. 

Si consoli, la signora: sono i costi della celebrità. Solo le persone comuni hanno la possibilità di percorrere ogni giorno delle tratte come la Bergamo-Milano (e ritorno, forse) con mezzi di trasporto che nulla hanno da invidiare alle suggestive locomotive a vapore. Stipati in vagoni che attingono al più ecologico dei riscaldamenti, l’alito, questi autentici privilegiati non conoscono malattie respiratorie né altre patologie della civiltà. Vivono in un microcosmo allietato dalla speranza: che domani il treno arrivi, o almeno che parta. Sono persone semplici, sane, felici. A volte appena un po’ furibonde, ma sempre con classe. Terza classe. In possesso di una speciale tessera di platino che le mette al riparo da un malanno ultimamente piuttosto diffuso: le cadute nel ridicolo. 

da - http://lastampa.it/2013/01/26/cultura/opinioni/buongiorno/la-casta-dei-pendolari-ubcsKk0pUNMlaTEpoSMpXO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’anticipo
Inserito da: Admin - Febbraio 06, 2013, 12:28:49 am
Buongiorno
05/02/2013

L’anticipo

Massimo Gramellini


Presidente nostro che sei nei bancomat, la tua proposta choc mi ha effettivamente scioccato. Pur non essendo un berlusconiano della prima ora e nemmeno della seconda, bensì un bieco stalinista orfano del compagno Cavour e del subcomandante Montanelli, l’ultima offerta del supermercato della libertà mi ha folgorato a tal punto che sto pensando di darti il mio voto. Anche due o tre, sempre che si trovi uno scrutatore compiacente. Dunque, se ho capito bene il senso della tua profonda elaborazione politica, in caso di vittoria restituiresti l’Imu sulla prima casa pure a me e non solo all’arbitro di Milan-Udinese. (Il mio amico Paolo, esperto di cose egizie, sostiene che Ruby non è il nome della nipote di Mubarak, ma la seconda persona del verbo preferito dal procaccia-rigori rossonero El Shaarawy). Inoltre mi garantiresti un condono tombale. Il condonissimo che fa benissimo. Questo significa avere un progetto di ampio respiro, una visione da statista. Ti ringrazio, Presidente: sia fatta la tua volontà, così alla Camera come al Senato. Però. 

 

Perché aspettare le elezioni per realizzare un’intuizione simile? Non potremmo ripianare l’Imu già stamattina? Mica tutta. Sono uno stalinista, non un ingordo. Mi accontento della metà. Dopo il voto completeremo serenamente la pratica. Se avrai vinto, mi rifonderai la seconda parte. Altrimenti, in un istruttivo ribaltamento dei ruoli fra eletto ed elettore, sarò io a restituirti l’Imu (in comode rate, s’intende, ma vedrai che col tuo ragionier Spinelli troveremo un accordo).

 

P.S. Ci sarebbero anche due autovelox e un divieto di sosta, qualora. 

da - http://lastampa.it/2013/02/05/cultura/opinioni/buongiorno/l-anticipo-zolk3ftPEwD8R4EUXmyvvO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il monitificio
Inserito da: Admin - Febbraio 06, 2013, 05:55:36 pm
Buongiorno
06/02/2013

Il monitificio

Massimo Gramellini

Saranno piovute anche a casa vostra le immagini arabescate dei tg sull’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, la magistratura che ha il compito di fare le bucce ai bilanci dello Stato. Un rito che il potere mette in scena ogni primo martedì di febbraio. In un’aula stipata di giudici spagnolescamente agghindati, alla presenza delle Gentili Autorità e di carabinieri muniti di pennacchio, un giudice più agghindato degli altri, il Presidente, pronuncia discorsi solenni in una lingua arcaica e sovrabbondante, la cui sintesi è: facciamo schifo. La corruzione ha raggiunto livelli sistemici (gli incorruttibili vengono ormai additati nei corridoi dei ministeri come anime bizzarre), le imprese sono strangolate da mazzette e mancati pagamenti, il lavoro è soffocato da tasse e austerità, le famiglie boccheggiano. 

 

Un ritratto della nazione che, liberato dalle sue bardature linguistiche, potrebbe essere stato scritto da un rivoluzionario con dolori alla cistifellea o più banalmente da chiunque di noi, ma che contrasta col contesto parrucchiforme in cui viene declamato. Ogni anno, al termine del discorso, mi aspetto sempre che il Presidente ordini ai carabinieri col pennacchio di arrestare parecchie delle persone sedute nelle prime file, sicure corresponsabili del disastro. Invece il fustigatore si limita ad auspicare una presa di coscienza che il quadro appena delineato rende necessaria e addirittura impellente, eccetera. A quel punto gli accusati applaudono l’accusatore e poi tutti vanno a pranzo perché si è fatta una cert’ora. Anche ieri. Se stanotte mi verrà un incubo, sarà a forma di monito.

da - http://lastampa.it/2013/02/06/cultura/opinioni/buongiorno/il-monitificio-vHjqhXAWTc03sN8NznAmGK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La strana copia
Inserito da: Admin - Febbraio 07, 2013, 11:47:23 pm
Buongiorno
07/02/2013

La strana copia

Massimo Gramellini

Lo spot del candidato Monti Mario instilla una nostalgia canaglia per il preside sadico degli esordi, quello che asciugava le lacrime della Fornero con un ghigno e mai si sarebbe fatto fotografare nell’atto di mangiare pizze e accarezzare bambini, piuttosto il contrario.

Dopo vent’anni di simpatia cialtrona, la sua cattiveria veniva presa per sintomo di serietà. La campagna elettorale lo ha scaraventato nel campo del nemico, ma arcitaliani non ci si improvvisa. È il lavoro di una vita. E guardando lo spot si capisce che lui quel lavoro non lo ha mai fatto. La colonna sonora ricorda la filodiffusione del dentista e la sua voce ha l’epos di un navigatore satellitare che ti intima di prendere la seconda a sinistra dopo la rotonda. Per renderlo umano - errore, a noi piaceva disumano - gli esperti lo hanno infilato a forza nei panni di nonno Mario, sdraiandolo sul tappeto del salotto, dove lui si muove con la disinvoltura di un robot che teme di sgualcire la piega metallica dei pantaloni mentre finge di giocare alle costruzioni coi nipotini ipermontiani (non un pezzo di lego sul pavimento) vestiti tutti a strisce orizzontali.

A metà video nonno Mario si trasforma nel Grillo Badante che con accenti sobriamente populisti promette di abbattere la Casta, mostra una sfilza di auto blu e chiama «loro» i politici, dimenticando che fra quei «loro» ci sono anche i «suoi » Casini e Fini.

Poi è di nuovo nonno Mario col nipotino che a scuola chiamano Spread: gli sta leggendo un libro, magari dopo lo interroga. 

Se può, signor preside, rigiri lo spot durante una sessione di esami in Bocconi. Almeno sarebbe se stesso.


da - http://lastampa.it/2013/02/07/cultura/opinioni/buongiorno/la-strana-copia-Uhw0EliOPiLQnXVCP0HqoO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il grillino in sonno
Inserito da: Admin - Febbraio 09, 2013, 10:54:11 am
Buongiorno
08/02/2013

Il grillino in sonno

Massimo Gramellini


L’inverno del nostro scontento ha prodotto una nuova creatura elettorale: il grillino in sonno. Individuo affabile e politicamente istruito, il grillino in sonno è solito intrattenersi con amici e colleghi sui pericoli che correrebbe la democrazia nel malaugurato caso in cui il movimento di Grillo superasse il venti per cento alle elezioni. Pur riconoscendo al comico una discreta resistenza fisica e vocale, ne sottolinea lo scarso rispetto per il dissenso, la superficialità di certe analisi e l’aleatorietà di parecchie soluzioni.

«Uno così al governo non lo vorrei mai» è l’inevitabile conclusione del suo ragionamento. Ottenuto il plauso muto della platea, il grillino in sonno si guarda intorno soddisfatto. Poi arpiona l’ascella di un adepto perplesso (ce n’è sempre uno) e lo porta a sgranchirsi le idee in corridoio. «Come dicevo, al governo non lo vorrei mai...». E abbassa di colpo la voce. «Ma tanto lì si è capito che ci andrà Bersani, in combutta con Monti. Perciò serve qualcuno che faccia le bucce ai deputati, apra i cassetti delle commissioni parlamentari e metta in Rete le schifezze che per omertà nessuno ha mai denunciato. Ecco, per quel lavoro Grillo sarebbe l’ideale». «Quindi lo voterai»?, si informa il destinatario della confidenza. «Ma cosa dici? Ovviamente no!» replica il grillino in sonno, sdegnato e di nuovo stentoreo, neanche si trattasse di mentire a un sondaggista. Eppure nei suoi occhi sono spuntate cinque stelle di malizia. Poco visibili alla luce, molto meglio al buio di un’urna elettorale.

da - http://lastampa.it/2013/02/08/cultura/opinioni/buongiorno/il-grillino-in-sonno-9MD8lSebTzWvV8bXuIPgcJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Figli di
Inserito da: Admin - Febbraio 09, 2013, 03:59:59 pm
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Massimo Gramellini    
    
09/02/2013

Figli di

La precaria del Pd che espone al rischio di un linciaggio la figlia del teorico della flessibilità Pietro Ichino perché ha un lavoro stabile da dodici anni mi ha insinuato nelle narici un certo olezzo di forca. Essere «figli di» non è una colpa né un merito. E’ un fatto. Nella vita avrai più opportunità degli altri e pagherai questo privilegio con la maldicenza. E’ stato e sarà sempre così. La novità drammatica è che oggi non esiste altro modo di entrare nel mondo degli adulti. La precaria del Pd ha sbagliato bersaglio e dovrebbe riflettere su quanto sia pericoloso titillare la rabbia dei suoi coetanei con la scorciatoia emotiva dell’invidia sociale. Ma che quella rabbia esista, e che sia assolutamente giustificata, è da ipocriti o da pazzi sottovalutarlo. 

Nei giorni scorsi a Milano ho partecipato alla festicciola di inaugurazione di una casa di ringhiera, dove cinque ragazzi erano appena andati a vivere insieme. Esperienza goliardica, se non fosse che l’età media degli inquilini era trentasette anni. Lo stipendio micragnoso e volatile li condanna a un’eterna fanciullaggine, negando loro il traguardo di un monolocale solitario, figuriamoci di un mutuo o di una convivenza di coppia. Oggi il primo diritto civile che la politica è chiamata a garantire non è la possibilità giuridica del matrimonio gay, ma la possibilità pratica di qualsiasi matrimonio - etero e gay - e di qualsiasi divorzio, perché persino lasciarsi sta diventando un lusso per benestanti. Un tempo si diceva: nessun Maradona rimane a lungo in panchina. Non è più vero. Adesso anche Maradona rimane in panchina tutta la vita, se non è figlio di un altro Maradona.

da - http://lastampa.it/2013/02/09/cultura/opinioni/buongiorno/figli-di-8C3ruYyDI6mkdnYt17caFJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Che tu sia Benedetta
Inserito da: Admin - Febbraio 12, 2013, 06:45:12 pm
Buongiorno
12/02/2013

Che tu sia Benedetta

Massimo Gramellini


Cara immarcescibile mammina, ti scrivo per relazionarti sulle ultime notizie provenienti da Roma. Non alludo alla campagna elettorale di quel pittoresco Paese, dove un tuo quasi coetaneo che va dallo stesso parrucchiere di Elton John si candida per la sesta volta a governare i suoi telespettatori, nonostante abbia collezionato più gaffe del mio daddy e non si stanchi di inanellare doppi sensi da pub sulle signore, fra gli applausi di una platea di berluscloni strozzati dentro orrendi cravattoni. Mi riferisco, o presenza stabile - stabilissima - della mia vita, a quanto accade dall’altra parte del Tevere, nel regno di quel monarca colto con cui condivido la passione per la natura. Il Papa, the Pope.
Anzi, ex: un prefisso di appena due lettere che sto invano cercando di insegnarti dal 26 luglio 1966, il giorno ahimè lontanissimo in cui raggiunsi la maggiore età e mi preparai a salire di grado. 

Benedetto XVI si è dimesso perché gli mancano le forze. Uno spunto di riflessione interessante, non trovi, dear mom? In Italia la politica e
l’università pullulano di stremati che si dimetterebbero volentieri se solo il senso di responsabilità e lo spirito di servizio non li obbligassero contro qualsiasi interesse personale a rimanere. E quel signore diversamente educato di cui ti parlavo, perse le elezioni, potrebbe persino accontentarsi della sede vacante e farsi eleggere papa col nome di Pio Tutto. Ma, per venire a noi, non sarebbe wonderful se il capo della chiesa anglicana, che mi pare sia tu, rispondesse al Vaticano colpo su colpo, dimissione su dimissione? Pensaci, mamma Elizabeth.

Il tuo Charles, principe di tutti i precari in stand by del mondo. 

da - http://lastampa.it/2013/02/12/cultura/opinioni/buongiorno/che-tu-sia-benedetta-NWzBiJTimIO8s8yMz3gA9M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Innocente siparietto
Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2013, 05:30:09 pm
Buongiorno
13/02/2013

Innocente siparietto

Massimo Gramellini

Cosa ci è successo? Un potente avanti con gli anni, sul palco di una manifestazione aziendale, imbarazza una giovane impiegata con una raffica di doppi sensi da scuola dell’obbligo («Lei viene? Ma quante volte viene?») e in un crescendo di allegra beceraggine la invita a girarsi per mostrare il resto della mercanzia come nelle compravendite di cavalli. Il minimo che mi sarei aspettato è che uno dei maschi presenti alla scenetta desse sulla voce al nonno e gli insegnasse l’educazione. Invece tutti si sganasciano dalle risate. Il giorno dopo l’azienda emette un comunicato in cui la ragazza si dichiara «divertita e onorata» di avere ricevuto le attenzioni del gallo cedrone. Mi riempio di pizzicotti: possibile che sia diventato più sensibile io di una femmina alla dignità femminile? Per fortuna, il giorno dopo ancora, l’impiegata nega di avere pronunciato la frase. Le è stata messa in bocca dai superiori, uno dei quali è candidato alle elezioni col finissimo umorista. A questo punto, da quel fesso romantico che sono, mi aspetto le scuse dell’azienda alla dipendente oltraggiata. Invece esce un nuovo comunicato che la giustifica per non avere saputo reggere le polemiche costruite intorno a un «innocente siparietto». Il mondo alla rovescia. 

E si torna all’inizio. Cosa ci è successo? E’ stata la famiglia, la scuola, la televisione? Cosa ci ha imbarbarito dentro, al punto che un comportamento che nel secolo scorso mio padre avrebbe sanzionato democraticamente con una sberla oggi può venire derubricato a «innocente siparietto», e a suscitare scandalo non è chi lo ha compiuto o tollerato ma chi, forse memore dei rimbrotti paterni, si ostina a meravigliarsene? 

da - http://lastampa.it/2013/02/13/cultura/opinioni/buongiorno/innocente-siparietto-Jsp7FoPqZq81X5dUNLcX9O/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’amante immortale
Inserito da: Admin - Febbraio 14, 2013, 05:26:07 pm
Buongiorno
14/02/2013

L’amante immortale

Massimo Gramellini


Vorrei farmi largo fra la rabbia e lo sgomento dei nostri giorni per concentrarmi su qualcosa di serio e di bello, ma anche di terribile e impronunciabile, tale è la sua forza misteriosa. Per alcuni studiosi l’amore deriverebbe dal sanscrito mar, morte, di cui rappresenta l’esatto contrario: Amar, non-morte, ovvero immortale. 

Come chiunque abbia subito un torto precoce, sono cresciuto con la pretesa di essere in credito con Amar. Una sensazione che ho ritrovato nel corso della vita in tutte le persone che avevano perduto ingiustamente un affetto, un sogno, un lavoro. Nella loro sofferenza, o insofferenza, ho visto rispecchiarsi la mia. Quel desiderio inestinguibile di essere risarciti, ricompensati. Una molla forsennata, ma alla lunga frustrante: chi pensa che la felicità consista nell’essere amati cerca negli altri qualcosa che, una volta trovato, lo rende stranamente infelice. Finché l’altalena della vita gli dischiuderà le porte di una scoperta, che come tante altre stava già scritta in un libro. Il «Simposio» di Platone. Tutti i personaggi concordano su un punto: Eros, il demone dell’amore, coincide con la persona amata. Tutti tranne Socrate, che nelle ultime pagine ribalta la prospettiva: Eros non visita l’amato, ma l’amante. E’ l’amante a essere posseduto dall’energia che trasforma le larve in uomini e gli uomini in dei. E’ l’amante che desidera, soffre, sublima. In una parola: ama. Ah, se avessi letto il Simposio con più attenzione al ginnasio. Ma forse non lo avrei capito. Ora invece so.

So che la felicità non consiste nell’essere amati. Consiste nell’amare. Senza condizioni, nemmeno quella di essere ricambiati. Buon san Valentino.

da - http://lastampa.it/2013/02/14/cultura/opinioni/buongiorno/l-amante-immortale-9MPSyws9PCcuKIntsgvijK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Elogio della genericità
Inserito da: Admin - Febbraio 17, 2013, 09:13:39 pm
Buongiorno
16/02/2013

Elogio della genericità

Massimo Gramellini


Oggi la mia parte seria aveva voglia di un Buongiorno serio, ma essendo estremamente minoritaria (circa il quattro per cento di me, secondo i sondaggi) non aveva molte probabilità di ottenerlo. Per fortuna sono arrivate in soccorso le parole di una blogger che sta per diventare mamma e si firma Animabella. Il Buongiorno serio è tutto suo. Mi limito a sottoscriverlo. Al cento per cento. 

 

«C’è in giro a pochi giorni dal voto un’ansia di precisione, di dettagli, di promesse circostanziate davvero incomprensibile. Se si votasse per un dittatore dai pieni poteri di un pianeta privo di relazioni con chicchessia forse avrebbe senso chiedere ai candidati degli impegni precisi. Qui invece le condizioni reali in cui chiunque vinca si troverà a operare sono talmente tante e intrecciate tra loro - da quelle strettamente politiche a quelle economiche ed europee - che anche solo chiedere “cosa farai una volta eletto?” ha il sapore di una domanda retorica, alla quale necessariamente si deve rispondere sapendo di mentire. Io non voglio promesse, voglio prospettive. Non mi interessa sapere cosa esattamente tu vincitore farai all’indomani delle elezioni, perché non puoi saperlo neanche tu. Mi interessa conoscere i tuoi valori di riferimento, la tua idea di società, di Italia, di Europa. Cosa intendi per libertà, responsabilità, famiglia, educazione. Mi interessa conoscere l’orizzonte che ti guida, la tua utopia. Non perché ho voglia di ascoltare favole, ma per sapere quale sarà la stella polare nel corso del tuo impegno politico. E capire se sei in grado di muovere almeno qualche timido passo in quella direzione. Sarebbe già tanto. Buon voto a tutti». 

da - http://lastampa.it/2013/02/16/cultura/opinioni/buongiorno/elogio-della-genericita-T4HogWgB5QGpcW0XT9GDZL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’inesorabilità del bene
Inserito da: Admin - Febbraio 17, 2013, 09:25:44 pm
17/02/2013
L’inesorabilità del bene

Massimo Gramellini

Ma è davvero solo retorica quella di Cuore? Melassa che affoga il cuore (minuscolo) in una piscina appiccicosa di buoni sentimenti? Sfilata di figurine dolciastre che, per reazione, quasi ci inducono a fare il tifo per Franti, lo scolaro irrecuperabile, capace di ridere persino di sua madre che piange? Cuore non è più un libro, ma un luogo comune che nessuno inserirebbe seriamente in un percorso di educazione sentimentale. Eppure... Mi sono appuntato la lista dei gesti compiuti dai bambini protagonisti dei formidabili racconti mensili che punteggiano il diario scolastico di Enrico. Sono atti di altruismo puro, dettati esclusivamente da valori immateriali. Non soltanto i tradizionali patria & famiglia, ma l’amore per il genere umano. L’infermiere di Tata continua ad accudire il moribondo in ospedale anche quando viene a sapere che non è suo padre. E Mario, il protagonista del sottovalutato «Naufragio», lascia il posto sulla scialuppa a una ragazzina appena conosciuta sul ponte della nave: non per amore come il Di Caprio del Titanic, ma perché è un orfano solo al mondo mentre lei a casa ha ancora qualcuno che la aspetta.

 

Riletti in età adulta, di quegli slanci colpisce la modestia, quasi la noncuranza con cui vengono compiuti. Il piccolo scrivano fiorentino si scusa con il padre per avere trascorso le notti a copiare indirizzi sulle buste al posto suo. Marco ringrazia il dottore che ha salvato la vita alla madre, senza rendersi conto che a salvargliela è stato lui, apparendo al suo capezzale al termine di un viaggio avventuroso e solitario da Genova a Tucuman, dagli Appennini alle Ande. Il Ferruccio di «Sangue romagnolo» muore chiedendo perdono alla nonna dopo avere ricevuto la coltellata destinata a lei. E il tamburino sardo che ha perso una gamba per salvare decine di uomini? Ogni volta mi avvicino all’ultimo capoverso con la ferma, fermissima intenzione di non piangere. Ma è impossibile. Quando il ragazzo, dal suo lettino di campo, guarda meravigliato il soldataccio che si è appena tolto il cappello davanti a lui - Cosa fa, signor capitano? Per me! - e l’altro gli replica: «Io non sono che un capitano; tu sei un eroe», incomincio a perdere acqua dagli occhi come un rubinetto chiuso male. L’inesorabilità del bene, inteso non come un confetto mieloso, ma come l’unica cosa giusta da fare in determinate circostanze. Ecco la lezione che i bambini di «Cuore» continuano a insegnare a noi studenti fuoricorso del Duemila.

Cuore 

di Edmondo de Amicis 

da - http://www.lastampa.it/2013/02/17/blogs/cuori-allo-specchio/l-inesorabilita-del-bene-jw63eruxnUfZYqWXZX4OJN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fare per fermare il Giannino
Inserito da: Admin - Febbraio 19, 2013, 11:23:57 pm
Buongiorno
19/02/2013

Fare per fermare il Giannino

Massimo Gramellini


Scrivere per criticare Giannino essere troppo facile. Uno che fondare un partito che parlare come la Mamie di «Via col vento» («Fare per fermare il declino») avere bisogno di tanto affetto e comprensione. Perciò io non capire perché, a una settimana dal voto, l’economista Luigi Zingales fare cagnara per fermare il Giannino, dopo avere scoperto che lui millantare un master di economia all’università di Chicago.

 

Giannino avere fatto l’incauta affermazione in tv, non per truffare il destino ma per titillare il suo ego smisuratino: nelle immagini essere possibile vedere come lui abbassare la voce e storcere gli occhi e la bocca mentre pronunciare le parole «master all’università di Chicago». In realtà Giannino essere andato a Chicago in vacanza per imparare rudimenti della lingua inglese: to make to stop the decline. (In inglese non usare il doppio infinito, ma questo imparare solo nel secondo master).

 

Come milioni di altri italiani davanti alla moglie o a Equitalia, Giannino non inventare completamente la realtà: solo un po’ migliorare.
Per lui il master di Chicago essere come fiore all’occhiello delle sue giacche color formigoni: un apostrofo rosa fra le parole «me amare». Certo, in Germania due ministri essersi dimessi per laurea taroccata. Ma io dire: con tutti i guai e i cialtroni che noi avere, essere questo il problema? Bugie assomigliare a omeopatia: in piccole dosi aiutare a difendersi dalle grandi. Ieri il primo a dare del bugiardo a Giannino essere stato uno che per fermare il proprio declino avere fatto votare dal Parlamento che Ruby essere la nipote di Mubarak. 

da - http://lastampa.it/2013/02/19/cultura/opinioni/buongiorno/fare-per-fermare-il-giannino-FGQbcioKFPwffGceS9HpiP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ditegli qualcosa
Inserito da: Admin - Febbraio 20, 2013, 11:21:03 pm
Buongiorno
20/02/2013

Ditegli qualcosa

Massimo Gramellini

Uno vorrebbe anche parlare d’altro, ma non si può: ormai arrivano soltanto lettere come questa. «Caro Massimo, sono un comunissimo italiano residente in un comunissimo paese del Friuli, con una moglie e una bimba piccola. L’unico aspetto non comune, ma forse lo è fin troppo, è che sono da quattro anni in cassa integrazione, mia moglie ha un lavoro che finirà a breve e non sappiamo cosa ci aspetterà domani. Quando esponi la tua situazione lavorativa, gli altri tendono a pensare che tu sia un nullafacente o peggio un idiota. La realtà è che mi sono impegnato per anni nei lavori socialmente utili e ho mandato in giro migliaia di curriculum per qualsiasi - credimi, qualsiasi - posto. E adesso sono qui a scriverti perché penso che la società d’oggi non vuole rendersi conto del baratro che si sta aprendo sotto i nostri piedi. Ho sempre lavorato dignitosamente, impegnandomi al massimo in ciò che mi veniva assegnato. Perché la faccia pulita dell’Italia deve morire di stenti? Non sopporto più che mia figlia mi chieda dove lavoro senza che io possa darle una risposta. Non posso pensare che a 40 anni io sia troppo vecchio per lavorare e che i 20 anni di lavoro che ho alle spalle non siano serviti a nulla. Non posso pensare che tutto a un tratto io non sia più in grado di svolgere un mestiere dignitoso. Questo è il semplice sfogo - scritto male, ma col cuore pieno di lacrime - di un padre di famiglia che crede ancora nei valori di onestà e dignità nel lavoro».

Ai piazzisti che si aggirano qui fuori con promesse mirabolanti per avere il mio voto, chiedo in cambio una cosa sola: che diano una risposta a quest’uomo.

da - http://lastampa.it/2013/02/20/cultura/opinioni/buongiorno/ditegli-qualcosa-OUBbFCMVr7YocCaY1T5HRL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Superometti
Inserito da: Admin - Febbraio 21, 2013, 11:53:36 am
Buongiorno
21/02/2013

Superometti

Massimo Gramellini

La storia a pessimo fine di Oscar Pistorius ci costringe a riflettere sui danni arrecati a troppe generazioni di maschi dall’ideologia del Superuomo. Non nella versione originale di Nietzsche, ma nelle sue troppe parodie, la più tragica delle quali è stata il nazismo.
Per il Superometto del Duemila, cresciuto a colpi di retorica pubblicitaria («l’uomo che non deve chiedere mai») e cinematografica («al mio segnale scatenate l’inferno»), la M di maschio significa muscoli anziché maturità. Il Superometto pensa ancora che il coraggio consista
nell’oltrepassare i propri limiti, anziché nell’accettarli per trovarvi un senso più profondo. E’ un conformista dell’anticonformismo, ottusamente convinto che il solo modo di opporsi alla mollezza dei deboli sia l’energia che scaturisce dalla violenza. Ama le armi e risolvere i conflitti con la forza bruta. I valori in cui crede sono la vendetta, come riequilibrio di torti subiti o supposti, e quel malinteso senso dell’onore che lo induce a considerare ogni scelta da lui non condivisa un attacco al suo fragile ego. Piace alle donne che scambiano la sua carica isterica per forza d’animo e spesso, purtroppo, ne subiscono le conseguenze. Ma sotto la sua corazza da duro è così debole e complessato da rifiutarsi di capire che la mascolinità non si misura nella conquista degli altri, ma di sé. 

 

Ogni volta che le mie viscere sono lambite dal virus del Superometto, corro a cercare l’antidoto in una massima che la leggenda attribuisce a Re Artù e ai suoi cavalieri: «Siamo stati costretti ad andare nel mondo in cerca di avventure perché non eravamo più capaci di viverle nei nostri cuori». La vera avventura è quella lì. 

da - http://lastampa.it/2013/02/21/cultura/opinioni/buongiorno/le-protesi-di-nietzsche-LWSWWzgOHFVJxADU0gHNaJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ultimo comizio
Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2013, 07:01:33 pm
BUONGIORNO
22/02/2013

L’ultimo comizio

MASSIMO GRAMELLINI

«Cari elettori, per un disguido tecnico nelle settimane scorse è andata in onda la campagna sbagliata: il cagnolino di Monti, il giaguaro di Bersani, la busta di Berlusconi travestita da rimborso delle tasse, il mago Zurlì che smentisce la partecipazione di Giannino allo Zecchino d’Oro. In realtà avremmo dovuto intrattenervi su una questione più pregnante e approfittiamo di quest’ultimo comizio per farlo tutti insieme. Noi politici di destra e di sinistra registriamo con preoccupazione l’allarme lanciato dal linguista Tullio De Mauro: «Più della metà degli italiani ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta, con inevitabili conseguenze negative per la democrazia: molti sono spinti a votare più con la pancia che con la testa e non hanno gli strumenti culturali per controllare l’operato delle classi dirigenti». 
 
Questa splendida situazione non è soltanto merito nostro - dall’Unità a oggi vi hanno contribuito generazioni di politici, impegnate a garantire attraverso i media e la scuola uno scrupoloso rispetto degli standard di ignoranza e rincoglionimento collettivo - ma tocca purtroppo a noi porvi termine. Fin qui eravamo sempre riusciti a conciliare il progresso economico con l’immobilismo culturale: quando i soldi girano nessuno si preoccupa se i cervelli rimangono in pausa, consentendo a chi li manipola di continuare a fare, indisturbato, i propri comodi. Ma per uscire dalla crisi attuale sembra non resti altra strada che investire nella ricerca, nella cultura e nella scuola. Riserveremo dunque a questi obiettivi quote più ingenti del Pil, finché non vi sarete trasformati da sudditi in cittadini. Ci scusiamo fin d’ora per i disagi». 
 
da - http://www.lastampa.it/2013/02/22/cultura/opinioni/buongiorno/l-ultimo-comizio-qgTZHLcDUvybofHCR0enoN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Impopolare
Inserito da: Admin - Febbraio 23, 2013, 11:09:11 pm
BUONGIORNO
23/02/2013

Impopolare

MASSIMO GRAMELLINI


Cari elettori, mi chiamo Parlante Grillo, ma non sono parente né candidato, quindi posso concedermi il lusso di sussurrare alcune scomodità. Tutti coloro che ci chiedono il voto, chi più chi meno, usano lo stesso trucco: farci credere che noi siamo i buoni. I cattivi sono sempre gli altri e cambiano in base alla platea - si va dai comunisti ai commercialisti - ma si tratta di razze aliene. La più diffusa è quella dei politici, creature mostruose propagatesi prendendo a prestito i corpi di Fiorito e Lusi, le giacche di Formigoni e la grammatica di Scilipoti. Il messaggio è semplice: non è il sistema a essere marcio, ma chi lo guida. Basta mettere i buoni al posto dei cattivi e tutto cambierà. 
 
C’è un punto però che mi lascia perplesso. A quanto ammonta l’esercito dei cattivi? I politici sono alcune migliaia, ma seppur famelici e infaticabili, non possono essere riusciti da soli a combinare questo guaio. Evasori, mafiosi, corruttori, affondatori d’imprese, ciechi che ci vedono, figli di, incapaci, figli di incapaci, burocrati inamovibili. Un aiutino da costoro (oltre che da chi li ha sempre votati ben sapendo chi erano) i cattivi lo avranno ricevuto? E siamo sicuri che in mezzo ai buoni non si annidi qualche esponente delle categorie succitate, magari quel signore che sta gridando «Morte alla Casta» e per gridarlo meglio ha lasciato l’auto nel posto riservato ai disabili? Non suggerisco di astenersi o di scappare all’estero, ma di dare un voto adulto: senza deleghe in bianco e senza illusioni che non siano quella di cambiare un po’ l’aria nelle stanze chiuse del potere. Senza dimenticare che nel bene e nel male voteremo degli italiani: come loro, ma anche come noi.

da - http://www.lastampa.it/2013/02/23/cultura/opinioni/buongiorno/impopolare-uiMZrUn0JNbDU0KvFHxbUI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’identikit di un Movimento che spiazza l’Italia
Inserito da: Admin - Febbraio 26, 2013, 05:17:08 pm
Buongiorno

26/02/2013 - L’identikit di un Movimento che spiazza l’Italia

Pancia e sentimento, la rivolta contro le élite di una nuova comunità

Così un comico diventato leader ha riunito malesseri, speranze, solitudini


Massimo Gramellini

Di sicuro, in queste elezioni, c’è solo che Grillo ha vinto. E dire vinto è poco. Le urne hanno ospitato una sollevazione di massa contro le élite. Almeno un elettore su quattro ha votato per la lista del Gabibbo Barbuto, spesso senza nemmeno avere la cortesia di anticiparlo ai sondaggisti, considerati elite anche loro. E non si può ridurre sempre tutto alla pancia, per quanto la pancia brontoli, se è vuota anche di più. Qui c’è del sentimento, non soltanto del risentimento. C’è la disperata speranza che i parlamentari a Cinque stelle siano diversi, che non rubino, ma soprattutto che ascoltino: gli altri non lo facevano più.

 

E’ come se da mille stanze si fosse levato l’urlo di mille solitudini connesse fra loro attraverso i cavi dei computer. Un’emozione virtuale che nel tempo si è fatta piazza. Radunando individui che si ritengono incompresi e sovrastati dall’ombra sorda di troppe congreghe: la Casta dei politici, dei giornalisti, dei banchieri, dei raccomandati. Ogni membro della comunità ha una storia e una sconfitta diverse: chi ha perso o mai trovato il lavoro, chi la fiducia nel domani, nello Stato e nei corpi intermedi come partiti e sindacati. Non odiano la politica, ma chi la fa di mestiere da troppo tempo, senza averne né la competenza né l’autorità morale. Intorno a queste desolate solitudini esisteva un vuoto di attenzione e Grillo lo ha riempito. Dapprima con un vaffa, poi con una serie di proposte concrete e una buona dose di utopia. Ha disegnato panorami che ciascuno ha poi colorato come voleva. Dal punto di vista della composizione sociale il suo movimento è un franchising: a Torino ci trovi (anche) i centri sociali che vogliono abbattere il capitalismo, a Bergamo i padroncini in lotta con Equitalia, a Palermo i disperati e gli allergici a qualsiasi forma di oppressione pubblica e privata. Ovunque c’era un malessere, Grillo gli ha messo a disposizione un format e una faccia, la sua. 

 

I politici professionisti non hanno saputo o forse potuto offrire un’alternativa. Sarebbe bastata un’autoriforma dignitosa, qualche taglio nei costi e nel numero dei parlamentari, una campagna elettorale che parlasse non solo di cifre ma di ambiente, di vita, di futuro. Invece hanno snocciolato cifre fredde, discusso della Merkel e borbottato metafore inconsistenti, persi nel loro altrove. A combattere qui sulla Terra sono rimasti un vecchio impresario con le tasche piene di biglietti omaggio per il paese dei balocchi e un guitto che ha talmente studiato il meccanismo seduttivo di Berlusconi da essere riuscito a sublimarlo. Grillo ha scelto il linguaggio dello spettacolo, l’unico che gli italiani mostrino di comprendere dopo un ventennio di vuoto, ma ha deciso di usarlo per dire cose serie. Lo hanno aiutato la sua popolarità, la sua energia e persino i suoi difetti. Anche la selezione di candidati sconosciuti e scarsamente rappresentativi si è rivelata un punto di forza.
Se fra le tante nuove offerte politiche l’unica ad avere sfondato è la sua, è anche perché - a differenza di Monti e Ingroia - non l’aveva infarcita di pseudo vip, algidi tecnocrati e notabili polverosi. 

 

Fra i suoi seguaci storici si può trovare di tutto: il sognatore pragmatico come il vittimista cronico. Ma fra i tanti elettori dell’ultima ora prevale, credo, la fusione di due umori in apparenza contrapposti. Da un lato il desiderio passionale di collassare il sistema, nella speranza che dalle macerie delle varie Caste possa sorgere una classe dirigente nuova. Dall’altro il calcolo razionale di mandare in Parlamento un manipolo di alieni dalla vista acutissima che illumineranno i maneggi del potere. Un amico che ha scelto i Cinque Stelle dopo avere invano votato Renzi alle primarie del Pd mi ha detto: «Non so se metterei mai un grillino ad amministrare il mio condominio, ma se si tratta di fare le pulci all’amministratore, nessuno è più affidabile». 

 

E adesso? Il movimento degli spulciatori affidabili è talmente nuovo da restare misterioso persino a molti di coloro che lo hanno votato.
Grillo è il padre-padrone della squadra o è solo l’arbitro che vigila sul rispetto delle regole e fischia le espulsioni? I parlamentari riceveranno ordini da lui o, come assicurano in coro, solo dal popolo della Rete a cui sottoporranno ogni proposta, da quella di un improbabile accordo di governo al nome del prossimo Capo dello Stato? L’unica domanda che è davvero sciocco porsi è se i Cinque Stelle siano di destra o di sinistra. Grillo non ha tolto voti agli altri partiti. Si è limitato a raccogliere quelli che hanno lasciato cadere.
E la prossima volta potrebbero essere ancora di più.

da - http://www.lastampa.it/2013/02/26/cultura/opinioni/buongiorno/pancia-e-sentimento-la-rivolta-contro-le-elite-di-una-nuova-comunita-sTSd8ZfOE5qOYDh2DlXPqK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Va tutto bene
Inserito da: Admin - Febbraio 27, 2013, 05:38:37 pm
Buongiorno
27/02/2013

Va tutto bene

Massimo Gramellini

Va bene, va tutto bene. La capacità del Pd di perdere le vittorie ha raggiunto livelli talmente sofisticati che persino un tifoso del Toro si sente pervadere da ammirato stupore, ma va tutto bene. Bersani è uscito disidratato dalle urne e beve venti bicchieri d’acqua in un quarto d’ora di conferenza stampa, ma va bene, va tutto bene. Domani si dimette il Papa, il Presidente della Repubblica è in Germania, il governo chissà, e a presidiare Roma è rimasto soltanto Alemanno, ma non abbiate paura: va tutto bene (anche perché non dovrebbe nevicare). Col quattro per cento dei voti la Lega controlla le tre Regioni più importanti del Nord e minaccia di trasferirle in Carinzia, ma va tutto bene, davvero. Gli uomini di Ingroia danno colpa della débâcle all’imitazione di Crozza (ma dai, era Crozza?), però va tutto bene. Una neosenatrice dei Cinquestelle, intervistata alla radio, non sa esattamente quanti siano i componenti di Camera e Senato che vorrebbe giustamente dimezzare, ma va bene, benissimo così (magari una sbirciata a Wikipedia, la prossima volta). I tedeschi, gli unici ad avere votato per Monti (per Fini e Casini non ce l’hanno fatta neanche loro) oltre a tutto il resto pretendono di esportare la stabilità e, avendo le elezioni a settembre, potrebbero decidere che il vincente governerà loro e il perdente noi, ma credetemi: va bene, va tutto bene. 


Non sono impazzito, anche se la situazione politica me ne darebbe ampia facoltà. Mi sono solo convinto che l’Italia versava in un tale stato catatonico che per rianimarla serviva un elettrochoc. Ora siamo svegli. Nella melma più nera, ma svegli. Non resta che venirne fuori, ma questa da millenni è la nostra specialità. 

da - http://www.lastampa.it/2013/02/27/cultura/opinioni/buongiorno/collasso-felice-IBQl2s9QUwoS7hw5cbCeCN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I grandi vecchi
Inserito da: Admin - Febbraio 28, 2013, 11:33:10 am
Buongiorno
28/02/2013

I grandi vecchi

Massimo Gramellini

In questi giorni burrascosi ma intrisi finalmente di energia giovane si stagliano come lame di luce i gesti di due anziani. Il primo lo compirà stasera Joseph Ratzinger. L’hobbit del Signore degli Anelli. Con le sue dimissioni rammenta - temo invano - ai mestatori di Curia ubriachi di potere che il vero eroe non è chi conquista un tesoro, ma chi trova il coraggio di gettarlo via. Il secondo gesto lo ha compiuto ieri Napolitano, rifiutandosi di incontrare il capo tedesco della sinistra, la sua stessa parte politica, che aveva definito «clown» Grillo e Berlusconi, dando per estensione dei pagliacci ai milioni di italiani che li hanno appena votati. Ignoro cosa pensi in cuor suo Napolitano di Grillo e Berlusconi, anche se posso immaginarlo. Ma col suo scatto ha voluto difendere qualcosa di più grande, la dignità di un Paese. Un valore ignoto a tanti suoi compatrioti addestrati da millenni di invasioni a tenere curva la schiena. Mio padre, che se fosse vivo gli sarebbe coetaneo, avrebbe fatto la stessa cosa. 

La rottamazione che in tanti invochiamo non chiede la carta di identità. Anziani come Ratzinger, come Napolitano, come l’esercito di nonni che tiene in piedi le famiglie squassate dalla crisi sono figure insostituibili di un presepe sociale sano. Non è contro di loro che è montata la rabbia popolare, ma contro chi ha sempre solo parlato, promesso, auspicato e mai fatto. La vita è un film muto. Contano i gesti, non i fiati. Gli sguardi stanchi ma fieri di un Papa e di un Presidente a fine carriera non hanno bisogno di troppe spiegazioni. Si impongono con la forza dirompente dell’esempio che dona loro quell’autorevolezza senza la quale si vanifica qualsiasi autorità. 

da - http://lastampa.it/2013/02/28/cultura/opinioni/buongiorno/i-grandi-vecchi-2Uk0GYtPhnbzk8Vtqd9iDO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le virtù del buon politico
Inserito da: Admin - Marzo 02, 2013, 03:32:58 pm
Buongiorno
02/03/2013

Le virtù del buon politico

Massimo Gramellini


Anticipando il probabile duello finale dei prossimi mesi, Grillo ha attaccato Renzi dandogli della «faccia come il c.» (in comproprietà con Bersani) e del «politico di professione». Per lui e per una parte dei suoi elettori le due definizioni sono sinonimi. Tralascio ogni giudizio sull’uso del turpiloquio, uno dei tanti lasciti di questo ventennio che ancora prima delle tasche ci ha immiserito i cuori, portandoci a considerare normale e persino simpatico che un leader politico si esprima come un energumeno. Ma vorrei sommessamente segnalare che essere professionisti della politica non è una vergogna né una colpa. E’ colpevole, e vergognoso, essere dei professionisti della politica ladri e incapaci. 

 

In questi ultimi decenni ne abbiamo avuti un’infinità e la stampa porta il merito ma anche la responsabilità di averli resi popolari, preferendo esibire i fenomeni acchiappa audience piuttosto che il lavoro serio ma noioso di tanti membri delle commissioni parlamentari. 

Dando agli elettori la percezione che tutti i politici fossero uguali a Fiorito o a Scilipoti e che chiunque potesse fare meglio di loro. Non è così. Il «chiunquismo» è una malattia anche peggiore del qualunquismo e porta le società all’autodistruzione. Questa idea che tutti possono fare politica, scrivere articoli di giornale, gestire un’azienda o allenare una squadra di calcio è una battuta da bar che purtroppo è uscita dai bar per invaderci la vita e devastarcela. 

 

A furia di vedere buffoni e mediocri nelle foto di gruppo della classe dirigente, ma soprattutto di vedere ovunque umiliata la meritocrazia a vantaggio della raccomandazione, siamo sprofondati in un’abulia che ci ha indotti ad accettare senza battere ciglio ogni sopruso e ogni abuso antidemocratico (a cominciare dai partiti padronali e da una oscura rockstar del capitalismo come presidente del Consiglio). E ora che ci siamo svegliati, per reazione vorremmo buttare tutto all’aria, convinti che per fare politica bastino un ideale e una fedina penale intonsa. Non è vero. Gli ideali e l’onestà sono la base per distinguere i buoni leader dai cialtroni che ci hanno ridotto in questo stato. Ma la politica è anche un mestiere con regole precise: l’attitudine all’ascolto, la conoscenza della materia trattata e delle procedure legislative, la capacità di giungere a una sintesi che in democrazia è quasi sempre un compromesso tra diversi egoismi, come ben sa chiunque abbia frequentato un’assemblea di condominio. Era così ai tempi di Pericle e delle lavagnette di creta. Lo rimarrà nell’era di Grillo e del web, con buona pace di chi pensa che la democrazia diretta possa abolire il filtro della rappresentanza. I rimpianti Cavour e De Gasperi non erano dilettanti o improvvisatori. Erano politici di professione, come lo è oggi un Obama.

 

Il fatto che queste ovvietà suonino eretiche testimonia l’abisso di confusione in cui ci dibattiamo. La politica, se fatta bene, è una cosa dannatamente difficile e seria, specie in giorni come quelli che ci attendono, quando si tratterà di rimettere in piedi un Paese economicamente e moralmente allo stremo. Da cittadino di una democrazia malata sarei più sereno se a occuparsi dell’infermo fossero persone selezionate da un meccanismo che garantisse scelte autorevoli. E qui già vedo un ghigno profilarsi sul volto di Grillo: i partiti sono morti, incapaci di formare una classe dirigente. Ma allora bisogna immaginarne di nuovi, diversamente strutturati. Di certo il futuro non può essere affidato a miliardari e magistrati fai-da-te. Può anche darsi che la soluzione siano movimenti di persone perbene agglomerati dal web come i Cinque Stelle, ma dovranno risolvere l’intima contraddizione fra la trasparenza della base e l’oscurità della catena di comando. A cosa serve accendere una webcam in Parlamento se poi l’ufficio della Casaleggio & Associati, in cui si scrivono le regole e si decide la strategia, rimane ostinatamente al buio? 

da - http://lastampa.it/2013/03/02/cultura/opinioni/buongiorno/le-virtu-del-buon-politico-pKekhgWD3FLbt51STLzrtN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Richiesta di dimissioni
Inserito da: Admin - Marzo 05, 2013, 05:04:19 pm
Buongiorno
05/03/2013

Richiesta di dimissioni

Massimo Gramellini


«Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia». Questo Paese senza memoria digerisce ormai qualsiasi oltraggio alla sua storia, ma se un politico di spicco della Casta avesse pronunciato parole simili, dubito che l’avrebbe passata liscia. Nemmeno Berlusconi, per citare un caso limite, si era mai spinto a tanto. I più sarcastici gli avrebbero chiesto in quale giorno, ora e minuto esatto un movimento giunto al potere con la violenza e la sospensione delle libertà fondamentali era degenerato in qualcosa di peggio. I più sensibili sarebbero sobbalzati davanti alla superficialità urticante di certe affermazioni. In particolare la seconda, perché per dire che il fascismo dei gerarchi corrotti e della retorica patriottica ammannita al popolo come una droga aveva «un altissimo senso dello Stato» bisogna avere un altissimo tasso di malafede o, peggio, di ignoranza. E non oso immaginare la reazione di Grillo. Gli avrebbe urlato da tutti i computer: sei morto, sei finito, sei circondato, arrenditi topo di fogna.

Purtroppo il pensiero sopra riportato è opera di Roberta Lombardi, neocapogruppo alla Camera dei Cinquestelle, che lo ha scritto su un blog non più tardi di un mese fa. Conosco tante persone che hanno votato Grillo per dare uno scossone al Palazzo. Ma nella lista degli scossoni desiderati dagli elettori non credo rientrasse l’apologia di fascismo. Perciò sono sicuro che la signora Lombardi presenterà entro stasera le sue scuse, seguite dalle sue dimissioni.

da - http://lastampa.it/2013/03/05/cultura/opinioni/buongiorno/richiesta-di-dimissioni-ao0YYAlI7S6nsnXiaTngkN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cinque stelle extra-luxe
Inserito da: Admin - Marzo 06, 2013, 12:27:33 pm
Buongiorno
06/03/2013

Cinque stelle extra-luxe

Massimo Gramellini


L’autopresentazione dei parlamentari di Grillo in diretta tv da un albergo della Capitale («Ciao, sono Diego, in quanto sommelier mi vorrei occupare di agricoltura») ha dissolto in un istante decenni di polverosa comunicazione politica. Siamo in grado di anticiparvi l’intervento degli eletti della lista Monti che si raduneranno oggi a Roma in un esclusivo monolocale del centro. «Ciao, sono Filippo Maria Ondeggioni Guerreschi, uno come tanti. In quanto proprietario di due aerei privati, vorrei entrare nella commissione Trasporti». 

 

«Ciao a tutti, sono la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare: avendo tre cameriere peruviane e un personal trainer russo, mi piacerebbe occuparmi di politica estera». «Salve, mi chiamo Giangi Anfuso Lambertenghi, sono appassionato di ecologia e andrò alla Camera con la bicicletta guidata dal mio autista». «Ciao ragazzi, sono Fiordalisa Filippini in Gaumont in Sauroni in Rottweiler in Beauchamp in Opale: felicemente sposata cinque volte e divorziata quattro ancora più felicemente, mi interessano molto i temi della famiglia». «Salve, sono Marco Maniscalchi Ferreris d’Argonauta: figlio dell’ambasciatore Maniscalchi, nipote del cardinale Ferreris e figlioccio del professor d’Argonauta: vorrei occuparmi di pari opportunità». 

 

«Ciao, sono Luigia Tonnarelli Guitti: non ho mai lavorato un giorno in vita mia, sarà per questo che mi incuriosisce il Welfare». «Salve, sono Gianfranco Fini, disoccupato, mi piacciono le immersioni, ma vorrei tornare a galla. A qualcuno serve un sommelier?».


da - http://lastampa.it/2013/03/06/cultura/opinioni/buongiorno/cinque-stelle-extra-luxe-y2cqLcU0JafwLHwn2u0idM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il piano B
Inserito da: Admin - Marzo 07, 2013, 05:20:08 pm
Buongiorno
07/03/2013

Il piano B

Massimo Gramellini

Ecco la lettera che mi è capitato di ricevere al posto di quella sul rimborso dell’Imu.

 

«Gentili elettori ma soprattutto elettrici, il signor Bersani ha affermato che non esiste un piano B. Quell’uomo è un dilettante della bugia, lasciatevelo dire da un professionista. Il piano B esiste eccome. Sono io. Mettetevi comode ed eleganti che vi spiego. Il grillo e la volpe Casaleggio - gli ho offerto dieci milioni di euro più Scilipoti per sapere quale marca di shampoo usa - non voteranno mai nessun governo: politico, tecnico, tecnico-tattico. Qualcuno ha fatto girare il nome di Giacobbo per un governo Voyager che ci porti al voto con una legge elettorale a triplo turno ritrovata in un’anfora babilonese, ma si tratta di una bufala: Casaleggio lo vuole sottosegretario agli esteri per i rapporti con gli alieni. Senza i Cinque Stelle, e con i senatori di Monti che stanno tutti su un pianerottolo, l’unica maggioranza possibile rimaniamo noi: pidielle e pidimenoelle. La Grande Colazione, come potrebbe definirla un suo estimatore: Giuliano Ferrara. C’è un problema, però. Io. Se il pidimenoelle osasse rimettersi con me, alle prossime elezioni prenderebbe meno voti di Ingroia. E per quanto i dirigenti del pidimenoelle abbiano dato prova di non badare a questi particolari, temo che l’impresa superi le loro forze. Qui scatta il piano B. D’Alema muore dalla voglia di prendere una tisana con Alfano e la Gelmini, purché io non mi aggiri nei paraggi? Va bene, me ne vado. Per il bene del Paese, e in cambio di un condono tombale sulla mia esistenza, lascerò l’Italia oggi stesso. Anche perché sono atteso altrove. Lunedì, con la messa Pro Eligendo Me, incomincia il conclave».

da - http://lastampa.it/2013/03/07/cultura/opinioni/buongiorno/il-piano-b-eM1aoszlfbbVgOaeM5Z8EJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il coraggio di cambiare
Inserito da: Admin - Marzo 09, 2013, 12:10:13 am
Buongiorno
08/03/2013

Il coraggio di cambiare

Massimo Gramellini

Mi ha scritto la collega perugina di Margherita Peccati e Daniela Crispolti, le due impiegate (una precaria) della Regione Umbria uccise senza pietà da quell’uomo fragile e disperato che le aveva erette a simbolo di un sistema. E’ una lettera meravigliosa perché sorprendente. Ti aspetti il dolore per le vittime e lo trovi. Ti aspetti la paura che possa succedere di nuovo e la trovi. Ma ti aspetteresti anche il lamento contro chi ha alimentato questo clima, additando la pubblica amministrazione come luogo di ogni nefandezza, e invece non lo trovi. 

 

Anziché crogiolarsi nel vittimismo, specialità nazionale, l’impiegata di Perugia scrive: «Se siamo percepiti come poco trasparenti, autoreferenziali e arroganti, forse dovremmo cercare di cambiare, prima che un’ondata di risentimento cieco e indistinto cambi noi, travolgendo tutto». Il cambiamento, e sono parole che andrebbero recitate a memoria come le tabelline, «non arriverà dall’alto e nemmeno un grilleggiante deus ex machina lo potrà attuare, se non sarà la pubblica amministrazione a volerlo, trovando il coraggio di riempire di contenuti quanto sbandiera ma non attua, a cominciare dalla meritocrazia. Dobbiamo smetterla di sentirci “altro” dalla gente, magari anche un po’ superiori, per poi offenderci appena ci chiamano privilegiati». 

 

Cara signora, taccio il suo nome per non esporla a ritorsioni, ma persone come lei meriterebbero la prima pagina tutti i giorni. In quest’epoca di licenziamenti continui, anche da se stessi, è consolante imbattersi ancora in qualcuno capace di un’assunzione. Di responsabilità.

da - http://lastampa.it/2013/03/08/cultura/opinioni/buongiorno/il-coraggio-di-cambiare-ZJfgWZTMsW5yUWXx3aKGzN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il coraggio di cambiare
Inserito da: Admin - Marzo 10, 2013, 04:39:41 pm
Buongiorno
08/03/2013

Il coraggio di cambiare

Massimo Gramellini


Mi ha scritto la collega perugina di Margherita Peccati e Daniela Crispolti, le due impiegate (una precaria) della Regione Umbria uccise senza pietà da quell’uomo fragile e disperato che le aveva erette a simbolo di un sistema. E’ una lettera meravigliosa perché sorprendente. Ti aspetti il dolore per le vittime e lo trovi. Ti aspetti la paura che possa succedere di nuovo e la trovi. Ma ti aspetteresti anche il lamento contro chi ha alimentato questo clima, additando la pubblica amministrazione come luogo di ogni nefandezza, e invece non lo trovi. 

 

Anziché crogiolarsi nel vittimismo, specialità nazionale, l’impiegata di Perugia scrive: «Se siamo percepiti come poco trasparenti, autoreferenziali e arroganti, forse dovremmo cercare di cambiare, prima che un’ondata di risentimento cieco e indistinto cambi noi, travolgendo tutto». Il cambiamento, e sono parole che andrebbero recitate a memoria come le tabelline, «non arriverà dall’alto e nemmeno un grilleggiante deus ex machina lo potrà attuare, se non sarà la pubblica amministrazione a volerlo, trovando il coraggio di riempire di contenuti quanto sbandiera ma non attua, a cominciare dalla meritocrazia. Dobbiamo smetterla di sentirci “altro” dalla gente, magari anche un po’ superiori, per poi offenderci appena ci chiamano privilegiati». 

 

Cara signora, taccio il suo nome per non esporla a ritorsioni, ma persone come lei meriterebbero la prima pagina tutti i giorni. In quest’epoca di licenziamenti continui, anche da se stessi, è consolante imbattersi ancora in qualcuno capace di un’assunzione. Di responsabilità.

da - http://www.lastampa.it/2013/03/08/cultura/opinioni/buongiorno/il-coraggio-di-cambiare-ZJfgWZTMsW5yUWXx3aKGzN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Indignados in doppiopetto
Inserito da: Admin - Marzo 12, 2013, 06:45:20 pm
Buongiorno
12/03/2013

Indignados in doppiopetto

Massimo Gramellini


Si fa presto a dire Sudamerica. Certe cose non succedono più nemmeno lì. 

Sembra l’ultima scena del «Caimano» ma senza il Caimano, impegnato a recitare Polifemo in una fiction sulle visite fiscali. O forse è un cinepanettone fuori stagione, «Ultime vacanze a Bananas», con Danny De Vito nei panni stropicciati di Scilipoti e l’inimitabile Santanché nel ruolo di se stessa. 

La storia di 150 parlamentari, eletti per ridurre le tasse ai lavoratori e restituire l’Imu ai pensionati, che invece marciano compatti sotto un tribunale della Repubblica. 

Pur di rivendicare l’impunità del proprietario del loro partito, contrabbandata per emergenza nazionale. 

Mi piacerebbe conoscere il parere di chi li ha votati. Immagino che avrebbe preferito vederli manifestare davanti a una fabbrica chiusa o a un ufficio di Equitalia fin troppo aperto. Il destino personale del Divo Silvio toglierà forse il sonno alla famosa casalinga di Retequattro, ammesso che esista, ma agli altri? Quelli che lo hanno scelto perché le alternative erano Monti e Bersani potranno anche non andare pazzi per i metodi della Boccassini, ma si identificano davvero nella parabola giudiziaria di un singolo uomo e nella rabbia obbediente dei suoi centurioni? Se è così, siamo perduti. Se un terzo abbondante del nostro Paese è seriamente convinto che il problema più importante, il primo di cui occuparsi, non sia il lavoro che latita o la corruzione che esagera ma l’iter processuale di Berlusconi, significa che stiamo smarrendo la speranza: non di formare un governo, ma di rifondare una comunità.

Non so se sia vero che il Capo aveva sconsigliato la marcia dei suoi indignados in doppiopetto sotto il Palazzo di Giustizia. A occhio (l’altro, naturalmente), sembrerebbe la classica pantomima padronale a cui ci ha abituato da vent’anni: io non volevo, ma loro mi hanno disobbedito per troppo amore. Chiunque abbia cercato di dissuadere i berluscones da questa piazzata ne aveva però visto le conseguenze politiche irreparabili. Adesso chi accetterà di votare un governo, ma anche un Presidente della Repubblica e una legge elettorale, insieme con dei parlamentari che sono entrati in massa dentro il tribunale di Milano e si sono messi arrogantemente in posa sotto la foto di Falcone e Borsellino? Come puoi giocare a calcio con uno che ti urla in modo intimidatorio che l’arbitro è venduto? 

Le immagini di Brunetta e Scilipoti in occhiali da sole sui gradini del tribunale simbolo di Tangentopoli hanno fatto il giro del mondo e sono tornate qui, sotto i nostri sguardi sgranati. Fra due settimane toccherà ai parlamentari di Grillo marciare in Valle di Susa al fianco dei No Tav. La motivazione è diversa e più nobile (non foss’altro perché riguarda un interesse collettivo e non individuale), ma resta il fatto che due dei tre gruppi più folti del Parlamento si scagliano in massa come falangi nei punti caldi dell’Italia smarrita, dilatando mediaticamente lo scontro sociale anziché tentare di ricomporlo nel luogo deputato, per frequentare il quale erano stati votati. E il Pd si ritrova sul campo da solo, diviso come sempre in due squadre che giocano a chi fa più autogol.

da - http://lastampa.it/2013/03/12/cultura/opinioni/buongiorno/indignados-in-doppiopetto-klCNxEmsim3DeD61uSNcpN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cercansi lampadine
Inserito da: Admin - Marzo 13, 2013, 11:46:35 am
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13/03/2013

Cercansi lampadine

Massimo Gramellini


Un amico racconta che qualche tempo dopo la morte del nonno ha dovuto liberare la cantina del suo appartamento. Tra le altre cose ha trovato uno scatolone pieno di lampadine fulminate. Era accompagnato da un biglietto scritto a mano: «Casomai in futuro inventassero un sistema per ripararle».

Dietro certi aneddoti affiora un mondo. Pare di vederlo, quell’uomo, mentre accatasta oggetti inutilizzabili in un angolo della cantina con la speranza segreta che un giorno possano servire ancora: se non più a lui, a qualcuno della sua famiglia. C’è chi interpreterà il gesto del nonno come un rifiuto del consumismo o un afflato di tirchieria. Io al contrario vi sento la fiducia nel futuro. È lei che abbiamo perso, è lei che ci sorride nostalgica da questi quadretti del passato che ammorbidiscono i cuori perché sembrano celare una risposta possibile alle angosce presenti. L’Italia è uscita dalle macerie di una guerra mondiale grazie a persone che ragionavano così. Statisti che inseguivano obiettivi e non sondaggi, imprenditori che rinunciavano agli utili per tradurli in investimenti, banchieri che prestavano denaro senza passare subito all’incasso, famiglie che risparmiavano sui cappotti dei figli ma non sui loro studi. Milioni di appassionati della vita che coniugavano i verbi al futuro, pur sapendo che non lo avrebbero goduto ma soltanto propiziato. A chi, seduto su nuove macerie, si chiede da dove ripartire, mi verrebbe da indicare quello scatolone di lampadine bruciate. 

da - http://lastampa.it/2013/03/13/cultura/opinioni/buongiorno/cercasi-lampadine-5ZHMYqG3VOj6LxmkvymDFN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La voce del silenzio
Inserito da: Admin - Marzo 14, 2013, 06:12:17 pm
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14/03/2013

La voce del silenzio

Massimo Gramellini


È timido, è semplice, è piemontese, anche se parla come Maradona. Chissà se gli basterà essersi chiamato Francesco per seppellire la pompa della Chiesa e la società dei consumi, entrambe degenerate a livelli insostenibili. Di sicuro uno che al suo primo affaccio dal balcone si mette in ginocchio e riesce a fare tacere per quasi mezzo minuto la folla di Roma può essere capace di qualsiasi impresa. Mezzo minuto di silenzio, cioè di spiritualità, qualcosa di molto più ampio della religiosità. Le parole trasmettono emozioni e pensieri. Il silenzio, sentimenti. Erano anni che lo aspettavamo. Anni orribili di applausi ai funerali e di minuti di silenzio inquinati da coretti da stadio non solo negli stadi. Questo terrore di entrare in contatto con se stessi, contrabbandato per empatia ed espansività. Questo bisogno di buttare sempre tutto fuori, per paura di sentire che cosa c’è dentro, fra la pancia e la testa. Il cuore.

Il gesuita Francesco ha mandato nel mondo il suono dimenticato del silenzio. Per trentadue secondi: in televisione un’eternità. Sarebbe bastato che dalla piazza partisse un «viva» o un «daje» per rovinare tutto. E invece una Roma improvvisamente e miracolosamente afona non gli ha sporcato il primo e fondamentale discorso a bocca chiusa. Ora il suo cammino può cominciare, nonostante le difficoltà del caso. Lui è abituato a girare in metropolitana, ma muoversi coi mezzi a Roma risulta piuttosto complicato. Le strade sono piene di buche, in Curia anche di burroni.

da - http://www.lastampa.it/2013/03/14/cultura/opinioni/buongiorno/la-voce-del-silenzio-4bbk4IBU8fuZ4wuB0e41wM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Conclave 1 - Parlamento 0
Inserito da: Admin - Marzo 15, 2013, 06:34:41 pm
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15/03/2013

Conclave 1 - Parlamento 0

Massimo Gramellini


Possibile che un centinaio di anziani preti abbiano intercettato in pochi giorni il desiderio di cambiamento che i politici italiani si rifiutano da anni di vedere? Da quando papa Francesco è apparso al balcone, con quella faccia da «santo subito» che i primi gesti si sono incaricati di confermare, le persone normali non smettono di porsi questa domanda. 

 

Chi crede nello Spirito Santo ha la risposta pronta. Gli altri arrancano, ma il buon senso giunge loro in soccorso. Suggerendo che ai cardinali giunti a Roma per l’elezione del successore di Ratzinger sia bastato annusare l’aria di Curia per capire che con un altro pontefice intellettuale si sarebbe rischiato il tracollo. Sesso, soldi, segreti, ricatti, il Vaticano precipitato in un brutto romanzo di Dan Brown. Per risollevare l’umore dei fedeli e la reputazione della ditta non serviva tanto un cesellatore di encicliche, quanto un uomo di cuore. Meglio se provvisto di mano ferma e di una certa energia vitale, per non prendere troppi raffreddori in quelle stanze piene di spifferi. 

 

Tratteggiato l’identikit del momento, hanno individuato la persona giusta e l’hanno votata. Tra alti e bassi, si comportano allo stesso modo da circa duemila anni: è una delle ragioni della loro durata. 

 

E qui scatta il paragone deprimente. Perché mentre le cronache del Conclave raccontano di un Bergoglio che va a saldare il conto dell’albergo la mattina dopo essere diventato papa, quelle della politica insinuano una possibile candidatura alla presidenza del Senato della signora Finocchiaro, di cui solo gli estimatori strettissimi ricordano pensieri e parole, mentre alle folle furibonde che poi votano Grillo il suo nome riporta piuttosto alla mente una fotografia che la ritrae all’Ikea con la scorta intenta a trascinarle il carrello della spesa. 

Intendiamoci. Alzi la mano, o uno scaffale di truciolato, chi osa mettere in dubbio che Finocchiaro sia una persona meravigliosa e una politica eccellente. Però appartiene ad altra epoca storica. E non per età, ma per anzianità di servizio e di linguaggio: incomprensibile senza traduttore automatico. Possibile che, persino dopo la scoppola elettorale, fra i dirigenti di lungo corso di quel partito nemmeno uno sia stato attraversato dal sospetto che in tempi di sommossa sociale contro la Casta certi nomi abbiano sullo stomaco dei cittadini lo stesso effetto di una peperonata a colazione? 

 

Non che dalle parti del Pdl i cervelli sfrigolino meglio. Ieri il collegio cardinalizio della libertà era riunito a conclave nella suite ospedaliera di Polifemo Berlusconi. Fra i porporati più attivi si segnalava Cicchitto, lo stesso Cicchitto su cui già quarant’anni fa si espresse definitivamente Montanelli con uno dei suoi formidabili controcorrente: «A chi ieri gli chiedeva perché avesse fondato una nuova corrente del Psi, l’onorevole Cicchitto ha risposto: “Devo pur vivere anch’io”. Non ne vediamo il motivo».

 

Non serve possedere l’intuito di un cardinale di Santa Romana Chiesa. Ai protagonisti della Seconda Repubblica al crepuscolo basterebbe un giro al mercato (senza scorta) per capire che il loro tempo in politica è finito. Almeno per ora. I vecchi democristiani - cardinali in sedicesimo - sapevano quando era il momento di inabissarsi, di mandare avanti le seconde linee per poi ricomparire al successivo cambio di stagione. Oppure per dedicarsi ad altro, applicando su se stessi quel principio di riconversione esistenziale che oggi la politica auspica soltanto per i cassintegrati. Costretti, e con molti meno mezzi, a reinventarsi la vita a cinquant’anni. Ma i nuovi notabili non hanno il fiuto dei cardinali né l’udito dei democristiani. A furia di credere che la campana suoni sempre per qualcun altro, non si accorgono che è suonata per loro.

da - http://lastampa.it/2013/03/15/cultura/opinioni/buongiorno/conclave-parlamento-hSyV4thzaqq0gmB4cqshDJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cambiare opinione
Inserito da: Admin - Marzo 16, 2013, 05:31:16 pm
Buongiorno
16/03/2013

Cambiare opinione

Massimo Gramellini

Il senatore Rob Portman era un leone della destra americana e non perdeva occasione per ruggire contro i matrimoni omosessuali. Una sera il figlio Will gli ha detto: “Papà, io amo un uomo e non posso fare altrimenti. Sono così da sempre, da quando riesco a ricordarmi di essere qualcosa.” Rob Portman ha dormito male quella notte. Anche quelle dopo. Ma arriva sempre la notte in cui ricominci a sognare. Una mattina il senatore che detestava tutto ciò che risuonava diverso dalla sua idea di normale si è ritrovato al tavolo della colazione con la moglie, ad ascoltare una voce che diceva “perché vedi, cara, è giusto che Will e il suo ragazzo abbiano una relazione come la nostra, con gli stessi diritti e doveri” e quella voce, incredibile a dirsi, era la sua. Ieri Rob Portman ha firmato l’appello di Obama per i diritti delle coppie gay.

 

Si dice che soltanto i cretini non cambino mai opinione. E la vita deve avere un debole per noi cretini potenziali, perché ci manda di continuo dei segnali con la posta più celere che conosca: il cuore. La confessione di un figlio, le parole di una canzone, ma anche un gesto raccolto per strada che agli altri non dice nulla mentre a noi ribalta una certezza. Il problema non è cambiare opinione, ma cambiarla in malafede. Il problema non è cambiare opinione, ma non cambiarla in ossequio a un pregiudizio pigro. Sono completamente d’accordo a metà con il mister, disse una volta un calciatore. Allora mi parve una sciocchezza, adesso una perla di saggezza inconsapevole. Ho cambiato opinione. 

da - http://lastampa.it/2013/03/16/cultura/opinioni/buongiorno/cambiare-opinione-i6u8g4Htx4VP949mTZXQZI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le mani in tasca
Inserito da: Admin - Marzo 18, 2013, 05:09:08 pm
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17/03/2013

Le mani in tasca

Massimo Gramellini

Uno vale uno, ma uno non vale l’altro. Messo di fronte alla scelta, onestamente non così difficile, fra Piero Grasso e Renato Schifani, l’apriscatole di Grillo si è un po’ inceppato. Intendiamoci. Sempre meglio dell’encefalogramma piatto dei montiani. Le urla che uscivano dalla sala in cui i senatori Cinquestelle stavano discutendo il loro voto sono la musica della democrazia. Ma al momento della sintesi mi sarei aspettato che il buonsenso prevalesse sul pregiudizio, il pragmatismo sull’ideologia. Invece la maggioranza del gruppo che vuole aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è rimasta fedele al suo Nostromo. Perché un vero rivoluzionario non scende a patti con il Sistema, meno che mai quando il Sistema, per blandirlo, gli mostra il proprio volto migliore: un procuratore Antimafia, una portavoce dell’Onu. 

Il punto è proprio questo: l’elettore di Grillo ha votato Cinquestelle per distruggere il Sistema oppure per rinnovare il cast degli interpreti? Se fosse vera la seconda ipotesi, quella di ieri sarebbe stata la sua vittoria, dato che senza il cambio di clima imposto dal trionfo del movimento, oggi ai vertici dello Stato non siederebbero Grasso e Boldrini, e invece dell’effetto Francesco sul conclave della Repubblica si sarebbe abbattuto l’effetto Franceschini. Immagino che quell’elettore sarà rimasto perplesso nel vedere un leader che grida ai politici «Arrendetevi» imporre ai suoi parlamentari la scheda bianca: il colore della resa. La democrazia è scelta, anche del meno peggio. E’ contaminazione. Diceva don Milani: a che serve avere le mani pulite, se poi si tengono in tasca?

da - http://lastampa.it/2013/03/17/cultura/opinioni/buongiorno/le-mani-in-tasca-maBeJjoBNisQVkHyZrJ4bK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La cittadina e la strega
Inserito da: Admin - Marzo 19, 2013, 11:45:28 am
Buongiorno
19/03/2013

La cittadina e la strega

Massimo Gramellini

Gentile cittadina Gessica Rostellato, ho letto su Facebook il racconto in prima persona del suo atto di eroismo. Era una notte buia e tempestosa, e lei stava lasciando l’antro di Montecitorio in compagnia di alcuni valorosi concittadini a Cinquestelle, quand’ecco profilarsi sull’uscio un’ombra terrificante: Rosy Bindi. La fattucchiera democratica, che a causa di un incantesimo del mago Porcellum è condannata a non staccarsi mai dalla sua poltrona. La strega Casta ha sorriso, falsamente benevola: «Ma presentiamoci, così cominciamo a conoscerci!». Poi vi ha teso una mano, mentre con l’altra armeggiava nella borsa per estrarne il fluido che vi avrebbe trasformato in seguaci di Mastella. Qualche ingenuo concittadino ha ricambiato il saluto: di lui si sono perse le tracce. Pare lo abbiano visto in una stalla del Pd inneggiare alla santità di D’Alema e al raddoppio del numero dei parlamentari. Ma lei, Gessica, no. Lei ha tirato dritto e se n’è andata, perché - lo ha scritto orgogliosamente - «ti pare che io ti do la mano e ti dico pure piacere? No, guarda, forse non hai capito, non è un piacere!». 

Così si fa. Meglio sembrare maleducati che essere falsi come loro. Perché, diciamola tutta, se un politico tende la mano a un cittadino è solo perché intende sfilargli l’orologio. Nessuna intelligenza con il nemico. Da sempre i cambi di regime non si realizzano con il dialogo ma con la ghigliottina, nei casi meno violenti con il disprezzo. Un dubbio però mi assale, cittadina: e se fosse proprio per questo che le rivoluzioni non hanno mai cambiato la natura del potere, ma solo il volto del suo (provvisorio) detentore? 

da - http://lastampa.it/2013/03/19/cultura/opinioni/buongiorno/la-cittadina-e-la-strega-STnR27DVsFqPVxAyM1vqJM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gli avvelenati
Inserito da: Admin - Marzo 20, 2013, 06:51:28 pm
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20/03/2013

Gli avvelenati

Massimo Gramellini


L’altro giorno un alto dirigente del Pd mi ha inviato questo messaggino straziante: «Vorrei andare in aula a cantare l’Avvelenata di Guccini e poi scomparire definitivamente». 

Qui la politica non c’entra, quello che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi è innanzitutto uno psicodramma umano. Una generazione di notabili del centrosinistra, cresciuta durante il ventennio berlusconiano, si ritrova accomunata al grande avversario nel giudizio universale in atto. Per il popolo di Grillo - avamposto di un sentire molto più diffuso che si estende perlomeno agli elettori di Renzi - i politici della cosiddetta Seconda Repubblica sono tutti uguali, nel senso di egualmente responsabili. Bersani come Berlusconi. Franceschini come Cicchitto. Finocchiaro come Santanchè. 

E loro - i Bersani, i Franceschini, le Finocchiaro - non se ne capacitano. Si sentono diversi, e in alcuni casi - credetemi - lo sono davvero. Ma quando la valanga rotola a valle non fa selezioni. E serve a ben poco elencare i propri meriti: quell’arguta legge invano proposta, quel formidabile comizio purtroppo equivocato, quell’accorato appello rimasto inascoltato. Il disgusto per una classe dirigente che ha fallito nel suo complesso azzera ogni distinguo e trasforma persino i tentativi di sopravvivenza in un ulteriore supplizio. Con la scelta di due facce nuove per le presidenze delle Camere, il buon Bersani ha suggerito l’unica via d’uscita possibile per il governo: metterne una anche lì, sacrificando la sua. 


(«Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni…» Francesco Guccini, L’Avvelenata). 

 da - http://lastampa.it/2013/03/20/cultura/opinioni/buongiorno/gli-avvelenati-oTykDZNnrMQzjMdT4QdgNK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’assessore al tartufo
Inserito da: Admin - Marzo 21, 2013, 05:58:54 pm
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21/03/2013

L’assessore al tartufo

Massimo Gramellini


A furia di rinfacciare al Pd il suo tormentato conservatorismo, ci eravamo dimenticati che in Italia esiste una nomenclatura incollata alle poltrone senza sensi di colpa: il centrodestra. Per Lega e Pdl lo tsunami di Grillo è una brezza: non li spaventa, non li riguarda. Il parallelo fra la nuova giunta lombarda e quella laziale è illuminante. In Lazio il democratico Zingaretti ha scelto solo assessori esterni, sei donne su dieci, pescate dall’università, dall’impresa e persino (Lidia Ravera) dai bestseller. Invece Maroni ha infarcito il Pirellone di notabili di partito, con l’eccezione di un canoista, benché da quelle parti il ceto politico non abbia dato ultimamente il meglio di sé. E il suo vicino di macroregione Cota? Ha rimpolpato il governo piemontese con due trombati alle elezioni e un ineleggibile, oltre a essersi inventato un assessore con delega al tartufo. 

Possibile che la campana della rottamazione agiti i sonni dei democratici e lasci indifferenti i loro avversari? Qualcuno tira in ballo la differenza fra gli elettorati. Quello di sinistra, più critico e informato, quindi più deluso dalla sua classe dirigente. Quello di destra, più attratto dal carisma dei leader, quindi meno sensibile all’esigenza di cambiare le facce di contorno. Io sospetto invece che gli elettori dei due schieramenti siano esasperati allo stesso modo. Sono i politici del centrodestra a non averlo capito. Convinti di venire sgominati alle elezioni, hanno scambiato la propria sopravvivenza per una vittoria. Tanto da essersi già scordati di avere lasciato per strada 6 milioni di voti, che con un Renzi in campo sarebbero stati molti di più. 

da - http://lastampa.it/2013/03/21/cultura/opinioni/buongiorno/l-assessore-al-tartufo-jmkhV3KFpfM01PPyGBtiAK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lavorare gratis
Inserito da: Admin - Marzo 24, 2013, 05:12:31 pm
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23/03/2013

Lavorare gratis

Massimo Gramellini


Al museo Mandralisca di Cefalù, la casa di tanti capolavori e del «Ritratto d’ignoto marinaio» di Antonello da Messina, sono finiti i soldi per gli stipendi. Il presidente della fondazione, che gestisce i contributi dei privati e aspetta invano da quasi un anno quelli della Regione, ha convocato il personale per comunicare che a Pasqua si chiude. Ma i quindici dipendenti hanno scosso la testa: ci sono scolaresche di tutta Italia che hanno prenotato la visita da mesi, sarebbe un delitto privarle del piacere dell’Ignoto. Pur di tenere aperto il museo, custodi e impiegati hanno così deciso di continuare a lavorare gratis, dimostrando un senso di responsabilità che sconfina nell’apostolato.

Verrebbe voglia di andare ad abbracciarli uno a uno. Purtroppo non sono i soli. Ovunque affiorano situazioni di persone assunte che lavorano senza percepire regolarmente una paga, neppure in nero. Per loro si coniano definizioni pudiche: l’ultima è «volontari». Anche una lingua rotta a tutte le nefandezze come quella italiana prova imbarazzo nel dover ammettere che persino in certe regioni del Sud, dove un tempo la politica inventava lavori inesistenti per giustificare uno stipendio vero, oggi si tiene in piedi un lavoro vero solo grazie a stipendi inesistenti. Ma se qualcuno pensa sul serio di trasformare il lavoro in una branca del volontariato non tiene conto della più elementare legge di natura. Il bene si fa male a pancia vuota ed è compito dello stipendio riempirla. 

da - http://lastampa.it/2013/03/23/cultura/opinioni/buongiorno/lavorare-gratis-CWA4Vzk72IL93e6tRfHwmK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Con un poco di zucchero
Inserito da: Admin - Marzo 26, 2013, 12:03:08 pm
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26/03/2013

Con un poco di zucchero

Massimo Gramellini

Stazione di Brescia, treno fermo da un’ora. L’altoparlante interno irradia scuse per il ritardo «dovuto all’investimento di una persona». Qualche passeggero si scruta le tasche del cuore alla ricerca di scampoli di pietà, ma è interrotto dal prorompere stentoreo di una signora: «Non poteva buttarsi sotto un altro treno?» Lo ripete tre, quattro, cinque volte. Chiudo gli occhi per resistere alla tentazione di buttare di sotto lei e mi appare un’immagine di dieci anni prima, quando durante la discesa nella piramide di Cheope fui colto da un malore. 

Mi appoggiai a una parete dell’orrido budello, reprimendo il desiderio di vomitare. Venni scavalcato da una comitiva di tedeschi, che non mi degnò di uno sguardo, e da una di francesi, che mi rivolse smorfie schifate, come se fosse inciampata nei detriti di un debosciato. Poi sentii una voce: «Ehi mister? Mister… ahò!» Alzai gli occhi e nell’oscurità del budello inquadrai la sagoma di un ragazzino con le braccia tatuate e la maglia numero 10 di Totti. Non poteva sapere di che nazionalità fossi: indossavo un capellino da baseball e un giubbotto pieno di scritte in inglese. Ero semplicemente un essere umano. «You are ok?» si informò. Rantolai qualcosa e allora lui cercò la risposta nelle saccocce dei suoi jeans. Estrasse una bustina di zucchero da bar, sudaticcia e spiegazzata, e me la porse. 

In qualche modo riemersi alla luce, ma quella bustina giace tuttora in un cassetto della mia scrivania. Ogni volta che penso a quanto siamo diventati cupi e rabbiosi, apro il cassetto e mi dico che ho torto. Che anche sotto l’egoismo amaro dei disperati giace uno strato di zucchero. Basta scavare. 

da - http://lastampa.it/2013/03/26/cultura/opinioni/buongiorno/con-un-poco-di-zucchero-8kgrvt0sywJsIoujVNlFyL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La casa di vetro
Inserito da: Admin - Marzo 27, 2013, 06:36:17 pm
Buongiorno
27/03/2013

La casa di vetro

Massimo Gramellini

Basta con la vecchia politica dei segreti e degli inciuci. Oggi i parlamentari di Grillo diranno vaffa a Bersani in streaming. Una telecamera inquadrerà lo storico evento e chiunque transiti nelle vicinanze di un computer potrà godersi l’incontro fra il presidente incaricato e la delegazione Cinquestelle. Tutto si svolgerà in una casa di vetro. Bersani farà le sue proposte, i parlamentari di Grillo le loro, si converrà che non c’è trippa per giaguari e ci si saluterà cordialmente, dandosi appuntamento alla prossima occasione. Questa è la democrazia che ci piace. O no?

Mio padre fu per tutta la vita amministratore di condominio. Dopo averne moderate più di un migliaio, giunse a teorizzare che la migliore assemblea, quella veramente produttiva di risultati, comporta sempre due tempi. Nel primo i condomini si rinfacciano incomprensioni e malumori, nel secondo gettano ponti e abbozzano compromessi: io cedo sul riscaldamento centralizzato, però tu mi concedi il lavatoio accanto al terrazzo condominiale. Ma, diceva, sarebbe impossibile giungere a questa suprema armonia delle dissonanze se i protagonisti si dovessero occupare delle forme. Se cioè agissero con la consapevolezza di essere visti e giudicati dall’esterno. Sapersi osservati induce a compiere uno sforzo di autocontrollo che sconfina nella finzione. Poiché l’orgoglio ti impone di mostrarti duro e puro agli occhi del mondo, perdi intelligenza, capacità di ascolto, elasticità. Almeno finché la telecamera rimane accesa, come dimostrano i pollai televisivi. Poi per fortuna il collegamento in streaming finisce, la casa di vetro abbassa le persiane e si comincia, orrore, a fare politica.

da - http://www.lastampa.it/2013/03/27/cultura/opinioni/buongiorno/la-casa-di-vetro-8fYflk36Lzl4p6aPJgVYrK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Una Saggia al Quirinale
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2013, 06:16:15 pm
Buongiorno
03/04/2013

Una Saggia al Quirinale

Massimo Gramellini


Facendomi portavoce dell’opinione di numerose lettrici, vorrei qui ringraziare il presidente Napolitano per non avere inserito neppure una donna nella lista dei dieci Saggi che hanno dato il cambio all’onnivoro esploratore Bersani nel ruolo di intrattenitori istituzionali. La difficile missione di questi brizzolati esponenti dell’establishment consiste infatti nell’ingannare il tempo fino al conclave che eleggerà il prossimo Capo dello Stato, stilando elenchi di priorità su fogli di carta intestata che fra un paio di settimane si tradurranno in aeroplanini volteggianti. E’ un compito non nuovo ma necessario e nessuno dubita che essi lo adempiranno con scrupolo e senso civico. Soprattutto con quella passione che soltanto i maschi riescono a infondere nelle cose inutili e astratte. 

Le donne no: troppo pragmatiche, troppo legate alla vita. I dibattiti destinati al nulla le lasciano indifferenti e anche un po’ insofferenti. Se qualcuno le avesse incautamente coinvolte, avrebbero forse accettato - per naturale cortesia o legittima vanità - di partecipare alla prima riunione. Ma, annusata l’aria sterile, ci avrebbero messo un attimo a recuperare borsetta e paltò, lasciare i Saggi alla loro saggezza e correre a occuparsi delle decine di adempimenti pratici che costellano la giornata di ogni essere di sesso femminile in un Paese che sulle donne ha scaricato le latitanze della collettività. Se proprio le vogliamo scomodare, che sia per qualcosa di veramente utile e di dolcemente rivoluzionario. Come una Saggia al Quirinale, per esempio. 

da - http://lastampa.it/2013/04/03/cultura/opinioni/buongiorno/una-saggia-al-quirinale-HaNmnsH7eFDB1PjWMq9fEL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Innocenti evasioni
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2013, 11:45:34 pm
Buongiorno
04/04/2013

Innocenti evasioni

Jerome Cahuzac

Massimo Gramellini


Ah, la doppiezza umana. Questa foto ritrae l’allora ministro del Bilancio francese Jerome Cahuzac durante la memorabile conferenza stampa del novembre scorso in cui si scagliò contro gli evasori fiscali. Il ministro li definì traditori della Patria, ingannatori del popolo, disertori sociali. Gonfiò le vene del collo fino a trasformarle in mongolfiere di moralità. Puntò indici implacabili verso un luogo imprecisato dello spazio dove gli immondi individui perpetravano i loro loschi traffici a spese dei contribuenti onesti. Intanto, proprio in quei giorni, dava disposizioni per spostare il suo conto in nero dalla Svizzera a Singapore.

Lo dico senza retorica e senza malanimo: ma come fanno? Come fanno a tuonare contro gli evasori evadendo, a predicare la fedeltà coniugale imbastendo doppie vite, a lesinare dieci euro di aumento ai sottoposti in nome della crisi mettendosene centomila in tasca come «benefit». E soprattutto a non farsi cogliere in fallo quasi mai (per un Cahuzac che cade, altri novantanove continuano a combattere impavidi), mentre l’unica volta che io sono salito sul motorino senza casco, dopo avere scritto un corsivo indignato contro i pirati della strada, ho incontrato un vigile all’incrocio?

da - http://lastampa.it/2013/04/04/cultura/opinioni/buongiorno/innocenti-evasioni-0HXIf7yhPDckpZVzbApBrM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ufficio Sceneggiature
Inserito da: Admin - Aprile 05, 2013, 06:11:47 pm
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05/04/2013

Ufficio Sceneggiature

Massimo Gramellini


Ci mancava la Ruby che arringa i cronisti sulle scale del tribunale di Milano, ridotte a set plumbeo delle miserie italiane. Legge un testo forbito, palesemente scritto da altri. E pare di vederlo, l’Ufficio Sceneggiature, al lavoro in un salotto di Arcore oppresso dai quadri con la targhetta del prezzo infilata nella cornice. «

 

Oggi chi mandiamo a fare la vittima sotto il palazzo di Giustizia, avvocato?». «La bionda e la bruna». «Ma non ci sono già state il mese scorso con gli altri dipendenti parlamentari?». «Ha ragione, ragioniere. E se ci spedissimo Ruby? E’ tornata dal Messico apposta». 

 

«Ma chi glielo scrive il copione?». «C’è quello che gli autori di Forum avevano buttato giù per Lavitola. Senta qua: “L’atteggiamento apparentemente amichevole dei magistrati si è trasformato in una tortura psicologica. Mi sento vittima di uno stile investigativo fatto di promesse mai mantenute e domande incessanti sulla mia intimità”». «Non sarà troppo tecnico? Con tutto il rispetto, avvocato, ma è la nipote di Mubarak, mica di Grisham». «Si fidi, ragioniere, la gente è ubriaca di balle. Le beve a garganella. Anzi, sa cosa faccio? Ci aggiungo un moto di sdegno, che la Ruby mi reciterà col broncetto: “Trovo sconcertante e ingiusto che nessun giudice voglia ascoltarmi!”». «Ma se l’hanno convocata due volte e lei non si è mai schiodata dal Messico!». «Ussignur, che temperamatite! Chi vuole che se lo ricordi più! La memoria è stata cancellata per decreto, insieme col falso in bilancio. Su, chiamatemi Ruby per il trucco e parrucco, che fra due ore si va in onda».

da - http://lastampa.it/2013/04/05/cultura/opinioni/buongiorno/ufficio-sceneggiature-rUmc90DvYcmmYbx3EbYRMO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’avvenire è un dinosauro
Inserito da: Admin - Aprile 09, 2013, 05:45:55 pm
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09/04/2013

L’avvenire è un dinosauro

Massimo Gramellini


Dopo avere dato una rapida scorsa alla lista delle quarantasette notizie terrificanti di giornata, avrei deciso di aggrapparmi alla quarantottesima per respirare un po’ di speranza. All’aeroporto torinese di Caselle stanno montando un dinosauro nell’atrio. Niente paura: non morde e non è stato rubato come lo Chagall ritrovato a casa dell’incolpevole Bettega (la quarantanovesima notizia su cui noi granata, lo ammetto, stiamo maliziosamente sghignazzando da ore). 

Il simpatico dinosauro, coetaneo di Berlusconi e Bersani, è alto quattro metri e lungo quattordici, e rappresenta una delle attrazioni storiche del Museo Regionale di Scienze. Cosa ci fa nell’atrio di un aeroporto? Il testimonial pubblicitario. A costo zero, caratteristica non frequentissima fra i testimonial pubblicitari. Il nuovo museo è stato appena inaugurato, ma non ha soldi per raccontarsi al mondo. Così ha trasferito il suo bestione in un luogo dove ogni anno transitano tre milioni di visitatori potenziali. Dopo aver sentito il padrino dell’iniziativa, l’assessore regionale alla Cultura Michele Coppola, mi sento di tranquillizzare i torinesi: esaurito il suo compito, il dinosauro non prenderà un aereo per emigrare altrove. Dopo la telefonia, la moda, la televisione, ma l’elenco è allungabile a piacere, Torino non perderà anche il suo residente più anziano. Il nostro amico tornerà invece al secondo piano del museo e la notte ai compagni di sala racconterà una storia a lieto fine, la cui morale è più o meno questa: talvolta le buone idee sono gratis e la penuria aguzza sempre l’ingegno.

da - http://lastampa.it/2013/04/09/cultura/opinioni/buongiorno/l-avvenire-e-un-dinosauro-TjMaDMWfqkOTuWmWZM4VzM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. A posta cieca
Inserito da: Admin - Aprile 10, 2013, 06:44:34 pm
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10/04/2013


A posta cieca

Massimo Gramellini


Gianpaolo è un grande brav’uomo con due figli, una moglie, un mutuo, una passione sconsiderata per il Toro. Da oltre vent’anni si alza alle cinque del mattino per andare a lavorare a «La Stampa». Uno dei suoi compiti è lo smistamento della posta. Ieri, arrivando al giornale, l’ho trovato nell’atrio con una pila di buste in grembo. Avevo lasciato a casa il badge e Gianpaolo si è offerto di aprirmi la porta della redazione con il suo, ma per farlo ha dovuto spostare la piramide di pacchetti su una mano sola. Operazione non facile, che ha eseguito con perizia da habitué, mentre mi intratteneva su temi delicatissimi come il contratto in scadenza del capitano granata. Quando ha finalmente appoggiato le buste, una in particolare ha attirato la sua attenzione. Era senza mittente, con i francobolli privi di timbro e i bordi parzialmente scollati. Rivelando un discreto sesto senso e un coraggio temerario, Gianpaolo ha preso una penna e ha aperto la busta un pezzetto alla volta. Conteneva un disco a cui erano appesi dei fili. Il resto è stato affare degli artificieri. Il disco non è scoppiato per puro miracolo: custodiva 48 grammi di polvere pirica, quanti ne sarebbero bastati per fargli perdere un occhio o una mano.

Viviamo tempi di rancori accumulati e poi sparati alla cieca verso obiettivi indefiniti o simbolici. Perciò vorrei chiarire una cosa che sembrerebbe ovvia, ma evidentemente non lo è: se il pacco bomba fosse esploso, non avrebbe colpito il Sistema o la Casta. Avrebbe colpito Gianpaolo, un grande brav’uomo con due figli, una moglie e un mutuo, che da oltre vent’anni si alza alle cinque del mattino per andare a lavorare. 

da - http://www.lastampa.it/2013/04/10/cultura/opinioni/buongiorno/a-posta-cieca-yO3gyZ4JPcXuXb7W6R1MnL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Liberi tutti
Inserito da: Admin - Aprile 11, 2013, 11:48:20 am
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11/04/2013

Liberi tutti

Massimo Gramellini


La Ztl, zona a traffico limitato, ha turbato i sonni dei commercianti di mezzo mondo. Ma in nessun luogo del pianeta aveva provocato le reazioni che si sono viste ieri a Napoli. Petardi e bombe carta sotto il Municipio. Cartelli contro il sindaco De Magistris, già osannato come libertador e ora schifato come munnezza. Serrande dei negozi abbassate ovunque e tizi dall’aspetto poco raccomandabile che si aggirano per controllare che nessuno le rialzi. Sparuti crumiri esposti al grido di «Scemo scemo». Bar saccheggiati da masse urlanti «Libertà!». Turisti costretti a scendere dai pullman delle vacanze con negli occhi la promessa di non tornare più. Lacrimogeni sul lungomare della Coppa America. Commercianti in preghiera nella cattedrale «per chiedere a Dio la grazia di illuminare il sindaco». E in strada una scia salmodiante e interclassista di negozianti, pescatori, tassisti, camorristi, precari, sfollati, centri sociali, ultrà del calcio, politici populisti e agitatori professionali.

Indignarsi non è sbagliato. È inutile. Per motivi che è altrettanto inutile ricordare, a Napoli le regole creano ansia. Forse sarebbe meglio eliminarle del tutto. Consentire alla città di esprimersi secondo il suo estro. Si aboliscano dunque le Ztl e i semafori, i passaggi a livello e le corsie preferenziali (così chiamate, mi spiegò un tassista, perché «di preferenza» ci passano loro), i sensi unici e quelli vietati, il sindaco e il prefetto, la polizia e i vigili urbani. Un caos senza freni troverà da solo quel supremo equilibrio che nessun tentativo di mettere un freno al caos potrà mai ottenere. 

 da - http://lastampa.it/2013/04/11/cultura/opinioni/buongiorno/liberi-tutti-OlGgmYizTqtw1GQDMXOB3H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Maledetti, mi amerete
Inserito da: Admin - Aprile 14, 2013, 07:30:05 pm
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12/04/2013

Maledetti, mi amerete

Massimo Gramellini

C’era una volta, in una scuola pericolante, un bambino spigliato e ambizioso con un problema: era adorato dai compagni delle altre classi, ma detestato da quelli della sua. Gli tiravano i capelli, gli pestavano i piedi e appena si girava gli facevano lo sgambetto. «Vattene!», gridavano. «Tu non sei come noi. Hai gusti troppo diversi. A noi piace giocare a scannarci l’un l’altro, però tutti insieme, fingendo di essere amici. Tu invece vuoi sempre fare giochi nuovi e non ti metti mai in fila». Per tutta risposta il bimbo si candidò capoclasse, chiedendo all’intero istituto di votare per lui. E forse sarebbe accaduto davvero, se una bambina vecchissima, la sindacalista della classe, non avesse bloccato le porte dell’aula all’ultimo momento. Il bimbo fu sconfitto, ma rimase seduto al suo posto, tranquillo. Beh, più o meno: usciva di continuo in corridoio a prendersi gli applausi delle altre sezioni. Ma poi tornava sempre nella sua. 

Un giorno alcuni compagni riuscirono a farlo inciampare dalle scale. Con le ginocchia sbucciate, il bambino venne convocato in presidenza: «Ho deciso di spostarti in terza D», esordì severo il preside. «Lì tutti ti amano e ti eleggeranno primo della classe per acclamazione». Il bambino pestò i piedi. «Non voglio lasciare la mia aula, io sono un alunno della terza C!». «Ma quelli della C ti odiano!» disse l’anziano professore in tono ultimativo. Il bambino estrasse un sorriso duro: «E’ proprio per questo che mi piacciono. Vedrà, signor preside, io li cambierò». Il preside gli diede un buffetto. «Non ho ancora capito se mi fai tenerezza o paura. Comunque per oggi torna a posto, Matteo».

DA - http://lastampa.it/2013/04/12/cultura/opinioni/buongiorno/maledetti-mi-amerete-APllrdZhVWjZqE9O1RUuHO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. D’Alì a qui
Inserito da: Admin - Aprile 16, 2013, 02:58:44 pm
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16/04/2013

D’Alì a qui

Massimo Gramellini


In politica è cambiato tutto, infatti a rappresentare l’Italia nell’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (Apem) sarà ancora il senatore berlusconiano Antonio D’Alì, accusato di relazioni pericolose con il padrino della mafia Matteo Messina Denaro in un processo dove l’associazione Libera di don Ciotti si è costituita parte civile. 

 

Dopo avere recitato il mantra del garantista - ogni imputato è innocente fino a sentenza definitiva, anzi fino al giudizio supremo davanti al Padre Celeste e all’arcangelo Ghedini - uno viene assalito da una comitiva di cattivi pensieri. Si pensava che i partiti rinnovati e ringiovaniti dal lavacro elettorale, dovendo proprio mandare un senatore italiano in giro per il mondo, lo scegliessero fra i non imputati per mafia. Si pensava che un presidente del Senato già procuratore antimafia come Piero Grasso avesse, se non il potere, il pedigree per respingere al mittente una nomina imbarazzante, o almeno per denunciarne in pubblico l’inopportunità. 

 

Si pensava che i senatori del partito democratico, sempre così sensibili alle buone cause, avessero qualcosa da ridire sulla vicenda e non si lasciassero prosciugare la voce dalla ragion di Stato spartitoria (a fare coppia con D’Alì nell’assemblea euro-mediterranea sarà un democratico eletto alla Camera). E si pensava che a strillare contro la scelta di D’Alì e l’inciucio con il Piddì fossero i Cinquestelle, che appunto per quello erano stati mandati lì. Invece tutto tace, qui. Così non si sa più cosa pensare. 

da - http://lastampa.it/2013/04/16/cultura/opinioni/buongiorno/d-ali-a-qui-mrCm6JqIaVSU0M9gt5BHwK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma serve un pastore d’anime
Inserito da: Admin - Aprile 17, 2013, 11:49:28 am
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17/04/2013

Ma serve un pastore d’anime

Massimo Gramellini


Un cardinale di Curia o un pastore d’anime? A differenza dei porporati che hanno incoronato papa Francesco, i politici di Pd e Pdl intenti a ordire la tela del Conclave presidenziale sembrano rifiutarsi di cogliere la richiesta di uno strappo alle consuetudini che arriva dalla stragrande maggioranza dei cittadini. 

 

Da settant’anni la prassi è di spedire sul Colle un personaggio dell’establishment che nel corso della sua carriera abbia collezionato il minore numero di nemici possibile. In virtù della carica, il prescelto entra in contatto col popolo e con il tempo si trasforma da notabile elitario in padre della Patria. Ora però si avverte l’urgenza di uno scarto, di incoronare un Presidente che sia da subito in sintonia con la pancia e il cuore di questo Paese economicamente e psicologicamente allo stremo. 

 

La scelta, prima ancora che politica, dovrebbe essere caratteriale. Il prossimo Capo dello Stato erediterà da Napolitano, che a sua volta l’aveva ereditata da Ciampi, l’ultima trincea istituzionale rispettata dagli italiani. L’elezione di una personalità percepita come esponente algido della Casta sarebbe masochista, perché romperebbe il filo esilissimo che attraverso il Quirinale tiene ancora l’Italia collegata al Palazzo. Saltato quel filo, colerebbe a picco tutto. 

 

Pur di scongiurare la catastrofe, c’è chi propone di puntare su una figura completamente estranea a quei salotti romani dove politici e grand commis si incontrano di continuo per riconoscersi a vicenda l’appartenenza a una classe privilegiata. Non un Forrest Gump, ma uno che nella vita si sia realizzato per meriti propri e in ambiti diversi dalla frequentazione degli amici degli amici. Eppure sarebbe una soluzione ingenua e troppo rischiosa. La Presidenza della Repubblica non è un premio Nobel o un Oscar alla carriera. E’ un incarico che richiede senso e pratica delle istituzioni. 

 

Prendiamo la bravissima giornalista Milena Gabanelli, che gli iscritti del movimento di Grillo hanno incoronato nelle consultazioni sul web. Chi non si sentirebbe rappresentato da una donna così tenace, capace e di buonsenso? Affiora però il dubbio legittimo che possa transitare di colpo dalla sala montaggio di Report al comando delle Forze Armate e alla presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura. Per quanto la classe dirigente abbia dato pessime prove di sé, conoscere i meccanismi dell’amministrazione dello Stato rimane un requisito necessario per un Paese che non voglia trasformarsi in un set sperimentale. In fondo anche Francesco non è stato scelto fra le guardie svizzere, ma all’interno del collegio cardinalizio.

 

La sfida è trovare un Papa che venga idealmente dalla fine del mondo. Un uomo o una donna che, pur frequentando la Casta per dovere di ufficio, non ne sia stato contaminato nei comportamenti e nelle idee. Ciascun lettore gli impresti la faccia che vuole, ma il/la Presidente che oggi serve all’Italia deve avere come primo requisito una umanità profonda. Serve qualcuno che, pur essendo «uno di loro», sia fin dal primo giorno «uno di noi». 

da - http://lastampa.it/2013/04/17/cultura/opinioni/buongiorno/ma-serve-un-pastore-d-anime-SZDeRgWYx05QL972sZLjCO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Uomini e simboli
Inserito da: Admin - Aprile 18, 2013, 06:22:57 pm
Buongiorno
18/04/2013

Uomini e simboli

Massimo Gramellini


«Buongiorno, sono un vigile e lavoro a Torino. Lavoro in moto. Venerdì percorrevo una strada nei dintorni del municipio quando dieci anarchici mi sono sbucati davanti, a volto coperto e armati di bastoni. Ci siamo guardati per un tempo che a me è sembrato lunghissimo. Non so dirle perché, non provavo panico. Paura sì, ma non panico. Avrebbero potuto assalirmi con facilità mentre tentavo di spostare la moto. Invece urlavano, gesticolavano, ma stavano fermi. Quando sono riuscito a ripartire nella direzione opposta hanno cominciato a correre, ma era troppo tardi per raggiungermi, mi hanno tirato solo un paio di sassi che non hanno causato danni. 

«Esiste un flebile muro che separa, per fortuna, l’intenzione della violenza dall’attuazione della stessa. Un muro di cultura, di istinto, non saprei, forse di pietà. La mia calma ha forse ricordato al cervello di quelle persone che non erano di fronte a uno gnu impazzito dalla paura, ma a un uomo che cercava di uscire razionalmente da una situazione pericolosa. Ripensandoci, avrei voluto scendere dalla moto e avvicinarmi amichevolmente, mostrando alla loro rabbia che dentro la divisa c’era una persona come loro, non molto più vecchia di loro. Vent’anni fa ero anch’io tra quelli che manifestavano ed erano arrabbiati, anzi, lo sono ancora e ancora manifesto, se serve, ma l’opzione della violenza vigliacca non l’ho mai presa in considerazione. Ringrazio i miei genitori, che mi hanno insegnato a vedere le persone dietro i simboli. A pensare che su entrambi i lati della barricata c’è qualche papà che, come me, si preoccupa per il futuro del suo bimbo e non vede l’ora di rivederlo».

da - http://lastampa.it/2013/04/18/cultura/opinioni/buongiorno/uomini-e-simboli-2glBzQ9UcIdRiFrp1h9dsI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La minestra e il Filadelfia
Inserito da: Admin - Aprile 27, 2013, 05:02:34 pm
Buongiorno
26/04/2013

La minestra e il Filadelfia

Massimo Gramellini


«Non trova indecente che, con tanti torinesi senza un piatto di minestra, la città tiri fuori dei soldi per un altro stadio?». Mara, pensionata.

 

Di pancia il suo sfogo non fa una grinza. Però la invito a usare la testa e magari anche il cuore. Lo stadio a cui allude si chiama Filadelfia e vi giocò, senza mai perdere, il Grande Torino. Da quando fu abbattuto, quindici anni fa, rappresenta uno dei tanti buchi neri del paesaggio italiano. In qualunque nazione rispettosa del proprio passato e artefice del proprio futuro, il Filadelfia sarebbe un punto di ritrovo per la comunità e un monumento capace di attrarre turisti della memoria. Potrei commuoverla con ricordi personali - la mano di papà che avvolge la mia mentre mi conduce all’interno del «tempio» e, trent’anni dopo, l’autista del carro funebre che fa percorrere a mio padre l’ultimo giro intorno al rudere in cui aveva trascorso le domeniche migliori della sua gioventù. Potrei insistere sulla scorrettezza dell’informazione che le è stata data: una parte dei fondi che il Comune investirà nella ricostruzione non sono della città, ma del Filadelfia e furono versati da un supermercato per poter edificare in zona. Invece preferisco azzardare un discorso che trascende il tifo e il Filadelfia. I soldi sono pochi, giusto usarli per le minestre. Ma se non vogliamo ridurci a un immenso centro di assistenza sociale, bisognerà pensare anche a creare lavoro. E in un mondo globale la sola chance di sopravvivenza che ci resta è investire nel nostro petrolio: natura, storia, memoria, cultura. Lei non ha idea di quanti piatti di minestra potrebbero riempire i mille Filadelfia d’Italia.

da - http://lastampa.it/2013/04/26/cultura/opinioni/buongiorno/la-minestra-e-il-filadelfia-mjt8en9IyatT09kRQ1B6EN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Precari e somari
Inserito da: Admin - Aprile 27, 2013, 05:09:01 pm
Buongiorno
27/04/2013

Precari e somari

Massimo Gramellini


«Ho 32 anni e un dottorato di ricerca in lingue straniere. Per sbarcare il lunario e pagare l’affitto dell’appartamento che condivido con il mio compagno ho accettato di dare lezioni private a un quattordicenne svogliato e apatico. Di fronte alla mia ennesima esortazione a cercare il significato di un verbo sul vocabolario di latino, il ragazzo si oppone perché “tanto è come dico io...” (in latino ha la media del 4). 

Cerco di spiegargli con calma che per migliorare è necessario uno sforzo maggiore - compreso quello di sfogliare le pagine del vocabolario - ma lui niente. Allora lo riprendo con maggiore enfasi, dicendogli che nello studio c’è bisogno anche di un po’ di umiltà. Diventa viola dalla rabbia, assume il tono della vittima e mi sbatte la porta di casa in faccia. Il giorno dopo ricevo un sms dalla madre del ragazzino (si faccia attenzione alla modalità di comunicazione scelta della signora). Afferma di avere constatato il turbamento del figlio a seguito delle mie ingiuste critiche. E mi spiega che il rimprovero non è un approccio corretto verso un ragazzo che andrebbe invece appassionato allo studio. In conclusione mi ha “licenziata”. Noi giovani disoccupati viviamo costantemente sotto ricatto: di un contratto a tempo, di un datore di lavoro che sfrutta la tua condizione precaria e perfino di un ragazzino viziato la cui pigrizia è alimentata da genitori che lo giustificano. Se fossi stata zitta e l’avessi assecondato, adesso avrei ancora quel lavoro. Malgrado questo, una parte di me si rallegra di avere ricevuto un’educazione diversa».

(Lettera firmata a Specchio dei tempi). 

da - http://lastampa.it/2013/04/27/cultura/opinioni/buongiorno/precari-e-somari-VeDpApv1lk1Xw2jPRR031J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Qualcosa tipo una liberazione
Inserito da: Admin - Aprile 30, 2013, 04:43:29 pm
BUONGIORNO
24/04/2013

Qualcosa tipo una liberazione

MASSIMO GRAMELLINI

Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile. 
 
Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani. 

da - http://www.lastampa.it/2013/04/24/cultura/opinioni/buongiorno/qualcosa-tipo-una-liberazione-jSwdFGDUFU0zes6exbJjEM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Italia Duemilacredici
Inserito da: Admin - Maggio 01, 2013, 11:08:14 pm
Buongiorno
01/05/2013

Italia Duemilacredici

Massimo Gramellini

Laura ha 24 anni e scrive dal cantiere di un palazzo del Cinquecento dove presta gratis la sua opera di restauratrice, in attesa di un contratto che chissà quando arriverà. Il suo sogno era lavorare con la Maestra che firma il restauro. Ha scoperto una donna insensibile e una professionista approssimativa, abile solo nel conoscere la «gente giusta»: alla sua ombra spocchiosa faticano tecnici formidabili. Poi ci sono i muratori impegnati nella ristrutturazione del palazzo, in maggioranza non italiani. Ogni tanto si perdono nei gesti precisi di Laura: «Ma non fai prima a buttare quel pezzo e a rifarlo daccapo?». Lei spiega che si tratta di un reperto rinascimentale e i muratori arretrano di un passo, intimiditi dal peso della Storia. Un giorno uno di loro, un egiziano dal volto solenne, ha sgridato due colleghi albanesi: «Parlate italiano! Se qui ognuno usa la sua lingua, come facciamo a capirci?». E lì, dice Laura, «nella mente mi si è srotolato un mondo di pensieri: la torre di Babele e la nostra lingua che ci legava tutti in quella stanza, un cantiere multietnico che costruisce il nuovo sulla nostra storia, dove i padroni non si accorgono della competenza e dell’umanità di chi lavora per loro, delle tante piccole formiche che rimettono insieme i pezzi del passato e vedono nell’Italia un’occasione per vivere, la nazione più emozionante che il Mediterraneo abbia generato». 

Buon Primo Maggio, Laura, lavoratrice senza stipendio e sognatrice coi piedi saldamente appoggiati alle nuvole. Anche se il Primo Maggio tornerà a essere una festa soltanto quando saremo riusciti a dare certezze alle formiche di talento come te.

da - http://lastampa.it/2013/05/01/cultura/opinioni/buongiorno/italia-duemilacredici-vxZwwVm0vY4QuGrjrIXdiI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Le ragioni di Martina
Inserito da: Admin - Maggio 02, 2013, 06:56:06 pm
Buongiorno
30/04/2013

Le ragioni di Martina

Massimo Gramellini


Le ragioni dell’odio sono state analizzate a sufficienza. Mi sposterei dall’altra parte del campo, dove abitano le ragioni di Martina. Martina ha ventitré anni e soltanto tre mesi fa ha perso la madre. Si è licenziata per stare accanto al papà carabiniere, che nel tentativo di farle coraggio le diceva: «Siamo un piccolo esercito sgangherato, noi due, ma ce la faremo». Adesso l’esercito è diventato ancora più piccolo. L’esercito è lei, china sul padre intubato in ospedale che la guarda e muove le palpebre, cerca addirittura di parlarle, ma non può. Chissà se vivrà, chissà come vivrà. Le pallottole del pistolero di Palazzo Chigi gli hanno danneggiato il midollo spinale. 

Martina potrebbe inveire o perdonare, per i guardoni del dolore sarebbe la stessa cosa. A loro non interessa la qualità della reazione, ma la sua intensità: superficiale e isterica. Invece la figlia del carabiniere sceglie la strada più dura e più vera: accettare. Tutto, anche l’inaccettabile. «Se riesci a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, e piegarti a ricostruirle con i tuoi arnesi ormai logori». La poesia di Kipling al figlio rivive nella voce gonfia di questa giovane adulta: «Ho perso un’altra volta il lavoro per seguire mio padre. Tutti i miei progetti sono di nuovo saltati. Pazienza. Si ricomincia. Si rifà un altro piano, un’altra speranza, altri obiettivi». Senza saperlo Martina ha dettato il programma di governo delle nostre vite per gli anni a venire. Le do di tutto cuore la mia fiducia. 

da - http://lastampa.it/2013/04/30/cultura/opinioni/buongiorno/una-figlia-di-nome-martina-vit13HiMnT2sK3v4oLK2vL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Meglio Catalano
Inserito da: Admin - Maggio 03, 2013, 05:48:59 pm
Buongiorno
03/05/2013

Meglio Catalano

Massimo Gramellini

Meglio innamorarsi di chi ti ama che di chi non ti vede proprio. Di più: meglio innamorarsi di una persona bella, intelligente e ricca che di un mostro cretino senza soldi. Così come è meglio, molto meglio, avere un lavoro ben pagato a tempo indeterminato e sognare la rivoluzione, piuttosto che averne uno precario sottopagato e dire ancora grazie. Meglio essere uno studente fuori corso e goderti la vita perché tanto prima o poi metterai la testa a posto, che avere la laurea e la testa a posto ma nessuna vita da godere in prospettiva. Meglio fare un mutuo per comprare la casa che vedersi rifiutare un mutuo per pagare la tassa sulla casa. Meglio mangiare poco perché fai la dieta che fare la dieta perché hai poco da mangiare. Meglio essere ricchi e sani che poveri e malati. Ma è comunque meglio essere poveri e malati con la mutua che esserlo senza un’assicurazione privata. Meglio essere allegri in mezzo agli amici che tristi e soli. Ma è meglio essere allegri da soli che tristi in mezzo agli amici, specie se gli amici fanno gli allegri perché hanno paura di restare soli. 

Secondo qualcuno, ma sono opinioni, è meglio essere governati negli anni Settanta dalla democrazia cristiana con i voti dei comunisti che quarant’anni dopo dalla democrazia cristiana con i voti dei comunisti più quello decisivo di Berlusconi. Mentre siamo tutti d’accordo che è meglio avere vent’anni e ascoltare in tv le massime di Catalano a «Quelli della notte» che averne cinquanta e ascoltare in tv che Catalano ha smesso per sempre di dirle. Meglio essere giovani e sorridere per un po’ di stupidaggini che scoprire di non esserlo più e commuoversi, sentendosi anche un po’ stupidi. 

da - http://lastampa.it/2013/05/03/cultura/opinioni/buongiorno/meglio-catalano-cA7aqWW4FwlX5eJ42yPckM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Storia di un’italiana
Inserito da: Admin - Maggio 04, 2013, 03:43:37 pm
Buongiorno
04/05/2013

Storia di un’italiana

Massimo Gramellini


Nadira è nata in Algeria da madre turca e padre mezzo tedesco e mezzo berbero. Quando le chiedono di che razza è, risponde: umana. Suo padre, Rachid Haraigue, ha combattuto il colonialismo francese e poi l’integralismo islamico, da presidente della Federcalcio algerina aprì alle donne gli stadi, ma soprattutto gli studi: chiamava la cultura «il passaporto delle algerine per il viaggio verso la libertà». 

 

Si è preso tre pallottole nel cuore, alle otto di un mattino di gennaio. Ma prima era riuscito a far prendere a Nadira quel famoso passaporto. La laurea, il concorso, la borsa di studio per un master dell’Eni a Milano. Nadira ci è arrivata senza un soldo e senza sapere una parola della nostra lingua: la studiava di notte, cenando con lo yogurt risparmiato alla mensa di mezzogiorno. Si è piazzata fra i primi dieci, è stata assunta e si è innamorata di uno degli altri nove. Oggi ha una famiglia e una identità italiane. A tre anni suo figlio sapeva già l’inno di Mameli a memoria e ovviamente glielo aveva insegnato lei, che per l’Italia nutre la passione cieca e assoluta degli amori conquistati con fatica. Ogni volta che c’è un attentato, come quello al carabiniere di Palazzo Chigi, le si risveglia dentro qualcosa di tagliente e pensa al padre, a Falcone e a Borsellino: i suoi eroi. 

 

Il bambino di Nadira ha mille sfumature nel sangue, una più di lei, che nella lettera più patriottica che abbia mai ricevuto scrive: «Credo in un Paese dove neri, omosessuali, atei, cristiani, musulmani ed ebrei possano vivere senza essere insultati. Dove una donna nata in Congo possa diventare ministra senza essere insultata».

da - http://lastampa.it/2013/05/04/cultura/opinioni/buongiorno/storia-di-un-italiana-of3FFw2Cnl9dXNZerRQO9N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Andreottwitter
Inserito da: Admin - Maggio 07, 2013, 11:07:41 pm
Buongiorno
07/05/2013

Andreottwitter

Massimo Gramellini


Una volta Montanelli scrisse che in chiesa De Gasperi e Andreotti si dividevano i compiti: De Gasperi parlava con Dio e Andreotti col prete.
«Sì, ma a me il prete rispondeva», gli replicò Andreotti. Forse ora toccherà a lui parlare con Dio e non se la potrà cavare con una delle sue battute. Ciniche, gelide, brevi: da star di Twitter prima di Twitter. Se Dio esiste, ci sono forti dubbi che sia democristiano (ecco, questa potrebbe averla detta lui) e meno che mai della sua corrente, per un pregiudizio anzitutto estetico (Sbardella, Vitalone, Evangelisti: più che ritratti sono foto segnaletiche). 

Senza l’ambizione di rubare il mestiere al pubblico ministero celeste, un lungo soggiorno in purgatorio deve averlo messo in preventivo anche Andreotti. Fin dal giorno in cui, ancora imberbe, decise di sporcarsi le mani con il potere. Perché il potere logora chi non ce l’ha, ma sporca tutti coloro che lo toccano, e chi sostiene il contrario è solo un fanatico, o un ipocrita.

Resta l’ironia, molto andreottiana, della scomparsa di un uomo che dopo sessant’anni di vita pubblica sembrava incarnare la prova dell’immortalità: non dell’anima, ma del corpo. Se ne va col suo carico intatto di misteri, ma dopo averne chiarito almeno uno: non è vero che tirare a campare è sempre meglio che tirare le cuoia, come recita uno dei suoi tweet più celebri. Proprio perché a tutti succede di tirarle, prima o poi, tanto vale campare a testa alta e a cuore acceso.

da - http://www.lastampa.it/2013/05/07/cultura/opinioni/buongiorno/andreottwitter-MQDQAXuXAsbfPj6VNOBQ6J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mentana e il millepiedi
Inserito da: Admin - Maggio 09, 2013, 04:35:30 pm
Buongiorno
09/05/2013

Mentana e il millepiedi

Massimo Gramellini

Dopo l’ennesima sbornia di insulti, per lo più anonimi, persino un formidabile incassatore come Enrico Mentana ha abbandonato Twitter, nuovo giocattolino dei maschi influenti. Il meccanismo è implacabile: milioni di italiani atterriti dalla crisi hanno bisogno di capri espiatori su cui sfogare la loro paura tramutata in rabbia, e non li cercano fra i colpevoli di primo livello - finanzieri e alti burocrati dello Stato, volti muti e oscuri - ma fra i personaggi che vanno in tv, cioè politici e giornalisti: i Visibili. Con Twitter la tecnologia offre al popolo un modo per sfogarsi in tempo reale. La cattiveria contro Mentana che prima gridavi al televisore del tinello, sentendoti un frustrato che parlava da solo, adesso puoi spedirgliela direttamente sul telefonino: sai che il suo amor proprio ne soffrirà e ti consideri vendicato. È una società schizofrenica quella che da un lato ti illude di poter dialogare con Mentana e dall’altro ti preclude qualsiasi crescita nella scala sociale. Che ti regala brividi di onnipotenza sul telefonino, mentre nella vita reale ti ricorda di continuo che non conti nulla. Il Visibile, a sua volta, paga il proprio peccato di narcisismo con la vulnerabilità: è un bersaglio a cui non è consentito offendersi, perché se rifiuta il botta e risposta con chi lo insulta diventa subito un censore o uno snob.

L’equivoco che distruggerà la finta democrazia di Twitter è che ogni dialogo implica intimità e conoscenza reciproca. Mentana aveva 312.000 followers (seguaci). Ma nemmeno un millepiedi può imbastire un rapporto autentico con 312 mila telefonini. 

da - http://www.lastampa.it/2013/05/09/cultura/opinioni/buongiorno/mentana-e-il-millepiedi-Y8PXSAUBWgPSqe5ifpU9eJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ci sono ancora
Inserito da: Admin - Maggio 11, 2013, 11:01:16 am
Buongiorno
11/05/2013

Ci sono ancora

Massimo Gramellini

Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. Adesso tutti starete pensando che mamma e papà non si sono comportati bene: in effetti mi hanno lasciato solo, sotto un cavalcavia, con indosso pochi stracci e senza un biberon nei paraggi. Ma io non mi permetto di giudicarli. Certo è che noi neonati siamo indifesi: ci buttano dai ponti, ci fanno esplodere sotto le bombe, ci vendono per pochi soldi. Siamo carne da telegiornale. Prima di chiudere gli occhi, mi sono raggomitolato tra i rifiuti per cercare conforto e ho pensato: ma è davvero così brutto questo mondo che sto già per lasciare? Poi mi sono sentito sollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo ho visto che la bellezza c’è ancora. C’è bellezza nel camionista che mi ha trovato e nell’ispettore che mi ha messo questo nome meraviglioso: è importante avere un nome, significa che sei esistito davvero. C’è bellezza nei poliziotti che per il mio funerale hanno fatto una colletta a cui si sono uniti tutti, dai pompieri alle guardie forestali. E c’è, la bellezza, nella ditta di pompe funebri che ha detto «per il funerale non vogliamo un euro», così i soldi sono andati ai volontari che in ospedale aiutano i bimbi malati. Dove sono nato io, metteranno addirittura una targa. Allora non sono nato invano. Mi chiamo Gabriele Francesco, e ci sono ancora.

(Liberamente tratto dal testo inviatomi ieri, giorno del funerale di Gabriele Francesco, da un lettore di Novara che ha chiesto di restare anonimo. C’è tanta bellezza anche in lui). 

http://lastampa.it/2013/05/11/cultura/opinioni/buongiorno/non-invano-x76kxrFrJ8xVr7FE4bQwvN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diritto all’illegalità
Inserito da: Admin - Maggio 15, 2013, 11:57:12 am
Buongiorno
15/05/2013

Diritto all’illegalità

Massimo Gramellini


A Palermo la decisione provocatoria di multare i parcheggiatori abusivi ha suscitato la prevedibile reazione delle vittime, che hanno marciato per le strade del centro brandendo cartelli di protesta. «Non siamo mafiosi», era il loro urlo di dolore, e in effetti non c’è chi non veda la differenza fra chiedere denaro in cambio di protezione e chiederlo in cambio della garanzia di ritrovarsi la macchina non rigata (o la macchina, tout court). 

La persecuzione dei parcheggiatori abusivi - gente perbene che si guadagna onestamente da vivere rimanendo ferma sotto il sole a non fare nulla anche per ore - rientra in un quadro di vessazioni più generale. Davanti ai tentativi, sporadici ma pur sempre arroganti, dello Stato di far rispettare la legge, stupisce che solo i parcheggiatori abbiano trovato il coraggio di ribellarsi apertamente.

Cosa aspettano i borseggiatori a sfilare sotto le finestre del municipio per rivendicare la sacrosanta libertà di scippo? E gli usurai, i contrabbandieri, gli spacciatori? Immagino che il loro riserbo nasconda, più che una qualche forma di pudore, il sospetto che uno stillicidio di proteste potrebbe non sortire l’effetto sperato.

Sarebbe decisamente più efficace una manifestazione nazionale che riunisse tutte queste professioni sotto il nobile vessillo del diritto all’illegalità.
Additando il corteo dei parcheggiatori abusivi che rivendicavano con orgoglio l’appartenenza alla categoria, sembra che un agente provocatore appena sceso da una Panda abbia fatto notare ai vigili che finalmente esisteva la possibilità di coglierli in flagranza di reato. Non mi stupirei se gli avessero dato una multa.

da - http://lastampa.it/2013/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/diritto-all-illegalita-On3BDchUNyhOoz7nci70XP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il piccolo stopper
Inserito da: Admin - Maggio 16, 2013, 11:13:07 am
Buongiorno
16/05/2013

Il piccolo stopper

Massimo Gramellini

Questa foto in bianco e nero ha già fatto il giro del mondo. È stata scattata su qualche campetto delle Canarie e immortala un Alejandro di 5 anni mentre si erge a paciere tra arbitro e allenatore, con l’aria seria e scocciata che hanno i bambini quando incrociano l’ottusità dei grandi. Avrete riconosciuto i due litiganti. Sono gli ospiti dei talk show («Capra capra capra», «Lasciami parlare, io non ti ho interrotto»), gli assatanati che in strada si insultano per un parcheggio, i gladiatori da tastiera che al terzo messaggio si stanno già mandando reciprocamente a quel paese. L’aggressività è lo smog dell’anima e ovunque ci sia un conflitto futile la respiriamo. 

In realtà l’uomo con la maglietta bianca sono io, appena qualcuno ha la sfrontatezza di rifiutarmi la patente di uomo più irresistibile del pianeta. E il tizio in giacchetta nera è il mio alter ego interiore, al quale regalo energia ogni volta che mi arrabbio. In mezzo a noi si staglia un bimbo offeso dalla nostra stupidità, che vuole vivere in pace e cerca di separarci. Ma il bimbo sono sempre io, anche se l’ho dimenticato. Perché da adulto non diventi come quei due, quei due dovrebbero ricordarsi di essere stati come lui. 

da - http://lastampa.it/2013/05/16/cultura/opinioni/buongiorno/il-piccolo-stopper-PFxd6y8VPHUJoEi5XmnuuK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diritto all’illegalità
Inserito da: Admin - Maggio 16, 2013, 11:17:51 am
Buongiorno
15/05/2013

Diritto all’illegalità

Massimo Gramellini


A Palermo la decisione provocatoria di multare i parcheggiatori abusivi ha suscitato la prevedibile reazione delle vittime, che hanno marciato per le strade del centro brandendo cartelli di protesta. «Non siamo mafiosi», era il loro urlo di dolore, e in effetti non c’è chi non veda la differenza fra chiedere denaro in cambio di protezione e chiederlo in cambio della garanzia di ritrovarsi la macchina non rigata (o la macchina, tout court). 

La persecuzione dei parcheggiatori abusivi - gente perbene che si guadagna onestamente da vivere rimanendo ferma sotto il sole a non fare nulla anche per ore - rientra in un quadro di vessazioni più generale. Davanti ai tentativi, sporadici ma pur sempre arroganti, dello Stato di far rispettare la legge, stupisce che solo i parcheggiatori abbiano trovato il coraggio di ribellarsi apertamente.

Cosa aspettano i borseggiatori a sfilare sotto le finestre del municipio per rivendicare la sacrosanta libertà di scippo? E gli usurai, i contrabbandieri, gli spacciatori? Immagino che il loro riserbo nasconda, più che una qualche forma di pudore, il sospetto che uno stillicidio di proteste potrebbe non sortire l’effetto sperato.

Sarebbe decisamente più efficace una manifestazione nazionale che riunisse tutte queste professioni sotto il nobile vessillo del diritto all’illegalità.
Additando il corteo dei parcheggiatori abusivi che rivendicavano con orgoglio l’appartenenza alla categoria, sembra che un agente provocatore appena sceso da una Panda abbia fatto notare ai vigili che finalmente esisteva la possibilità di coglierli in flagranza di reato. Non mi stupirei se gli avessero dato una multa.

da - http://lastampa.it/2013/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/diritto-all-illegalita-On3BDchUNyhOoz7nci70XP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Attenuanti ipocrite
Inserito da: Admin - Maggio 18, 2013, 04:39:13 pm
Buongiorno
17/05/2013

Attenuanti ipocrite

Massimo Gramellini


Il 12 gennaio 2012 il vigile milanese Niccolò Savarino era di turno in un parcheggio della Bovisa quando un ladro di Suv lo travolse, trascinandolo sull’asfalto per duecento metri: una morte orribile. L’assassino fu fermato in Ungheria, ma solo dopo lunghe indagini si conobbe la sua reale identità. Remi Nikolic, nato in carcere da una detenuta. Il tribunale dei minorenni (all’epoca dei fatti non aveva ancora 18 anni) gli ha quasi dimezzato la pena - da 26 a 15 anni - riconoscendogli le attenuanti generiche con questa motivazione: la sua unica scuola di vita sono stati i delinquenti fra i quali è cresciuto. 

A me sembra una sentenza ipocrita e pericolosa. Mentre la mano civile dello Stato frappone mille ostacoli all’inserimento dei piccoli rom (sono note, nella stessa Milano, le peripezie delle eroiche maestre di via Rubattino per garantire la scuola ai bambini di quella comunità), la mano giudiziaria trasforma quel fallimento sociale in attenuante: un bel modo per sciacquarsi la coscienza, contrapponendo ingiustizia a ingiustizia. Ma si tratta anche di un precedente pericoloso: adesso qualsiasi persona cresciuta in un ambiente disagiato, e Dio sa quante ne sta producendo la crisi, potrà pretendere un analogo sconto di pena. Questa retorica vittimista, che tutto è tranne che la virtù dei buoni, darà purtroppo voce alle gole sguaiate dei razzisti e accrescerà il consenso sociale verso i dispregiatori delle minoranze, sempre più identificate come destinatarie di trattamenti privilegiati, in una guerra fra poveri che è il vero incubo da scongiurare. 


DA - http://www.lastampa.it/2013/05/17/cultura/opinioni/buongiorno/attenuanti-ipocrite-yIf0YcJwRwUEL43OCAC7LK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. - Balo e Buu
Inserito da: Admin - Maggio 21, 2013, 04:58:15 pm
Buongiorno
21/05/2013

Balo e Buu

Massimo Gramellini

Vorrei la pelle nera per potermi concedere il lusso di ripetere le parole pronunciate ieri a Torino dalla ministra Kyenge, che con equilibrio encomiabile ha scollegato i fischi a Balotelli dalla questione ben più seria del razzismo. Persino un buonista politicamente corretto come me desidererebbe ogni tanto che il centravanti della Nazionale fosse biondo con gli occhi azzurri per poterlo mandare senza sensi di colpa a quel paese. (Anche se, e non bisogna mai dimenticarlo, a un biondo con gli occhi azzurri nessuno indirizzerebbe certi buu). Capisco il trauma della sua infanzia e le ferite sottili dell’adolescenza, quando la famiglia adottiva gli organizzava feste con gli amichetti e lui spariva in camera sua a sfasciare giocattoli, traboccante di rabbia esibizionista nei confronti di un mondo che lo considerava diverso. Però la vita gli ha restituito tanto - in affetti umani, doti sportive e beni materiali - o comunque abbastanza per rendere necessario, e dignitoso, uno scatto di qualità che gli faccia smettere almeno in campo di assumere atteggiamenti da bamboccio indolente, strafottente e provocatorio. 

Sia chiaro: la balotellaggine di Balotelli non giustifica i buu. Ma neanche i buu giustificano Balotelli, né possono essere utilizzati da quest’ultimo per continuare a fare i propri comodi indossando i panni della vittima. Le vittime sono i neri sfruttati, discriminati e irrisi. Balotelli può essere il simbolo di un’Italia giovane, aperta e multirazziale, l’unica in grado di tirarci fuori dai guai. Oppure può diventare l’ennesimo prodotto del vittimismo italico: il vero sport nazionale. A lui, non alle curve, la scelta.

da - http://lastampa.it/2013/05/21/cultura/opinioni/buongiorno/balo-e-buu-4w7mCabWqAihrm1v11GMZM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Come ti reinvento il bestseller dell’anno
Inserito da: Admin - Maggio 21, 2013, 07:10:52 pm
Salone internazionale del libro 2013
19/05/2013

Come ti reinvento il bestseller dell’anno

«Fai bei sogni»: uscito 15 mesi fa per Longanesi, è rimasto tra i primi 10 titoli nella classifica delle vendite

Gramellini “riscrive” il suo romanzo in pubblico

Alle ore 11 su LaStampa.it la diretta in streaming dell’evento


Tiziana Platzer

Per due edizioni di seguito l’autore racconta lo stesso libro. Un fatto eccezionale al Salone. Un libro dalla vita eccezionale. Quel «Fa bei sogni» di Massimo Gramellini nato quindici mesi fa dai tipi di Longanesi e mai uscito da allora ai primi dieci titoli in classifica, un romanzo che ha messo in memoria 1 milione e 200 mila copie. 

Lettori che stamane alle 11 all’Auditorium raccoglieranno l’invito dell’autore «Facciamo bei sogni». Già di per sè, una gran bella proposta. 

 

«Certo l’idea di essere nuovamente al Salone con lo stesso libro è un fatto un po’ strano» dice il vice-direttore della «Stampa» sorridendo di quest’avventura editoriale. «Mentre lo stavo scrivendo, la sera chiudevo il computer e mi dicevo con sincerità “ma a chi interesserà questa storia? Boh”. Ecco, oggi, vorrei toccare i temi profondi che vivono dentro il libro, ma con il sorriso». 

 

Una leggerezza permessa dal «gioco» che sarà condotto sul palco dall’attore e autore Pino Ammendola. «Un amico ed è venuta a lui l’idea di poter giocare con le pagine» prosegue Gramellini. «Lui ed Elisa Galletta leggeranno degli stralci, improvviseranno e mi coinvolgeranno in nuovi racconti. Io non so davvero cosa succederà». È sicuro che andrà «a braccio» sulle corde delle emozioni universali, a tu per tu con un pubblico che, questa volta, la sua autobiografia l’ha conosce perfettamente. E i lettori avranno un’inconsueta opportunità ulteriore: avere di fronte uno dei personaggi del libro, quella Elisa che nell’ultima parte del romanzo entra nella vita di Massimo e lo aiuta ad accettare la verità sulla morte della madre. 

«Lei in carne e ossa, la ventata buona che dà il coraggio finale alla storia» dice ancora l’autore. «Ma parlerò anche del contributo dei lettori di “Fa bei sogni”. Ho ricevuto decine di migliaia di lettere con commenti e storie personali bellissime, commoventi». Non deve pensarci un secondo: «Una signora, affetta dallo stesso male di mia madre, con un marito e un bambino, ha avuto un giorno in cui ha pensato di togliersi la vita, ma gli è venuto in mente il Massimo piccolo dell’inizio del libro e si è fermata. 

Magari non è stato proprio così, ma è grande pensare che la parola scritta abbia ancora un potere». Tanto che in una cittadina americana un’insegnante ha tenuto un corso di letteratura italiana per la terza età con «Fa bei sogni»: «Mi hanno scritto tutti, in italiano, non sanno chi io sia ma vorrebbero tanto conoscere Elisa». Peccato si siano persi il Salone.


da - http://www.lastampa.it/2013/05/19/cultura/salone-del-libro/2013/come-ti-reinvento-il-bestseller-dell-anno-zAmhmfVvaTuEZ0bahrjlKP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Debiti e paghette
Inserito da: Admin - Maggio 22, 2013, 05:14:18 pm
Buongiorno
22/05/2013

Debiti e paghette

Massimo Gramellini

Un quarantenne su quattro vive grazie alla paghetta dei genitori. Detto con più precisione: secondo una ricerca commissionata dalla Coldiretti, in Italia il 28 per cento degli adulti fra i 35 e i 40 anni (mi rifiuto di chiamare giovane un quarantenne) ha bisogno del sostegno dei familiari. Perché è disoccupato, cassintegrato, parzialmente o saltuariamente occupato, superoccupato ma sottopagato. In ogni caso: preoccupato. Sono i numeri di un terremoto sociale. I nonni mantengono i figli con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai nipoti. E quando il risparmio delle famiglie si esaurirà, magari dopo la prossima spremuta fiscale benedetta dalla signora Merkel, cosa ne sarà dei superstiti? E a chi venderanno i beni di consumo le aziende che, per fabbricarli a prezzi sempre più bassi, sono costrette a tagliare posti e retribuzioni? 

Nel mucchio dei percettori di paghette ci sarà sicuramente qualche parassita indisponibile al sacrificio e una percentuale di illusi che si ostina a perseguire un corso di studi o un mestiere che la rivoluzione tecnologica ha confinato nel museo delle cere. Ma la maggioranza è composta da giovani o ex giovani disposti a tutto e condannati al niente. Torrenti di energia ristagnante. Il costo emotivo della crisi è superiore persino a quello economico. Penso all’umiliazione e al senso di fallimento di un adulto costretto a chiedere aiuto ai suoi vecchi. Chissà se in Europa qualcuno ha ancora la forza di fermare questo treno che corre verso il buio. Non è tempo di pagare i debiti del secolo scorso, adesso. Per pagare i debiti servono stipendi, non paghette. 

DA - http://www.lastampa.it/2013/05/22/cultura/opinioni/buongiorno/debiti-e-paghette-Kyep8rQ3QKA8FJpEnBe95K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vota l’amore
Inserito da: Admin - Maggio 24, 2013, 04:36:18 pm
Buongiorno
24/05/2013

Vota l’amore

Massimo Gramellini


Chissà se qualcuno riesce a spiegarmi cosa ci sia di male nel sms che il ministro Franceschini ha inviato a una cerchia di telefonini intimi: «Caro amico, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela Di Biase, la mia compagna, che si candida in consiglio comunale? Dario». Il tono è garbato, e palese l’indicazione del rapporto fra la candidata e lo sponsor. In quelle parole vi sembra di intravedere una caduta di stile, un’ostentazione di potere, uno scambio inconfessato di favori? Io (al pari della Santanché, con cui per la prima volta dai tempi delle guerre puniche mi trovo d’accordo) vi ho colto uno slancio d’affetto. Tanto più che la signora Di Biase non è entrata in politica dalla porta principale come fidanzata del ministro, ma ne frequenta le cucine, cioè i consigli di circoscrizione, per conto proprio da anni. Se Franceschini, anziché spedire il messaggino, avesse fatto volantinaggio oppure organizzato una festa elettorale, sarebbe stato meno sconveniente? Eppure sulla Rete si leggono solamente reazioni improntate all’odio e al disprezzo. Anche il blog di Grillo ha pubblicato il messaggino accanto alla dicitura irridente «Tengo famiglia», dimenticando che vari eletti del movimento sono stati scelti sul web con una quarantina di preferenze: la cerchia di una famiglia, appunto. 

Quando persino un gesto di cuore diventa pretesto per ghigni di rancore significa che la civiltà sta retrocedendo verso la barbarie.

Mi dispiace per i rancorosi, ma l’odio è la conseguenza della crisi, non la soluzione. Quella pare si trovi solo nell’amore.

 
da - http://lastampa.it/2013/05/24/cultura/opinioni/buongiorno/vota-lamore-eOFd0JY7YXyKUkdAMTfIBL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Qui si discute di femminicidio
Inserito da: Admin - Maggio 28, 2013, 05:06:14 pm
Buongiorno
28/05/2013

Qui si discute di femminicidio

Massimo Gramellini


La foto testimonia l’interesse travolgente con cui i deputati della Repubblica hanno seguito il dibattito sulla ratifica della convenzione di Istanbul, che finalmente riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani.

Esprimo solidarietà alla presidente Boldrini (quel puntino scuro sulla destra) e ai pochi superstiti. Se qualcuno volesse sapere perché le urne della politica sono sempre più vuote, gli basterebbe osservare le aule. Le urne si adeguano soltanto, partecipando a quel senso diffuso di impotenza che è il male sottile della democrazia. 

http://lastampa.it/2013/05/28/cultura/opinioni/buongiorno/qui-si-discute-di-femminicidio-FFwK9qXWn04E7dXQuHeYoM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Prima che sia tardi
Inserito da: Admin - Maggio 29, 2013, 06:26:29 pm
Buongiorno
29/05/2013

Prima che sia tardi

Massimo Gramellini

Come ci si comporta con una donna innamorata in pericolo di vita che non vuole essere salvata? C’è la ragazza di Caserta con la milza spappolata dai calci del fidanzato che rilascia un’intervista per dirgli che lo perdona e lo ama ancora. E c’è la ragazza di Nettuno che torna a casa col setto nasale rotto e sostiene di essere caduta, ma quando il padre viene a sapere da altri che sono stati i pugni del moroso a ridurla in quello stato, lei si rifiuta di sporgere denuncia. Per noi che le osserviamo da fuori, le gesta dei due trogloditi sono le prove generali del prossimo delitto. Ma per chi le subisce sotto l’effetto di un’emozione malata e di una sconsolante immaturità sentimentale, appariranno forse una forma estrema e «macha» di passione. 

Quando nutrivo una fiducia illimitata nelle parole, pensavo che gli amori sbagliati fossero incantesimi dissolvibili da una frase pronunciata al momento giusto. Per esempio: chi alza le mani su di te, non ti ama e non merita il tuo amore. Ma le vittime non sanno di essere in trappola. Sperano di redimere il bruto e si smarriscono dentro spirali psicologiche che contemplano di tutto, dal masochismo all’istinto protettivo, all’orgoglio di chi non accetta di essersi sbagliata. Esaurite le parole, a scuotere le coscienze obnubilate rimangono i gesti. Il padre della ragazza di Nettuno ha denunciato il picchiatore contro la volontà della figlia. E l’avvocata della ragazza di Caserta ha rinunciato al mandato: si è rifiutata di continuare a difenderla. Azioni forti, provocatorie. Luci accese nei crepacci di certi amori sbagliati, affinché qualcuno li veda e si fermi, prima che sia tardi. 

da - http://lastampa.it/2013/05/29/cultura/opinioni/buongiorno/prima-che-sia-tardi-1Z2z2SMx4hmhgIxL5qHJoN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Galletti rossi
Inserito da: Admin - Maggio 31, 2013, 11:18:25 pm
BUONGIORNO
30/05/2013

Galletti rossi

MASSIMO GRAMELLINI

Dice il saggio zen: la tua debolezza sarà la tua forza. Non so se al momento dell’illuminazione il saggio zen avesse in mente le correnti del Pd, però la massima buddista si adatta perfettamente al partito più caciarone del globo. Qual è il limite da sempre riconosciuto al centrosinistra italiano? Di essere un’accozzaglia di feudatari senza re, di galletti in perpetua baruffa fra loro, la cui preoccupazione principale non consiste nel cercare una strada propria, ma nel tagliare quella del vicino di pollaio. Ebbene, nel voto per pochi intimi di domenica scorsa gli unici a salvare parzialmente le ossa sono stati i galletti democratici, preferiti un po’ ovunque ai capponi della concorrenza. 
 
Il problema dei movimenti padronali è che l’identificazione degli elettori scatta soltanto nei confronti del capo. Il resto è truppa, selezionata sulla base della fedeltà anziché del carattere. Là dove comanda uno, al massimo due, i talenti sono soffocati in ruoli gregari e i mediocri impazzano, credendosi fenomeni. Nel Pd invece comandano tutti, quindi nessuno, ma quello che su scala nazionale è un difetto catastrofico, a livello locale diventa la garanzia di personalità riconoscibili dall’elettorato. Dopo i risultati di domenica, un partito banale si batterebbe per il ripristino dei collegi nelle elezioni politiche, così da sfruttare il proprio punto forte. Un partito banale, ma non il Pd: ieri ha affossato a maggioranza quella proposta per la ragione inoppugnabile che a presentarla era stato uno dei propri parlamentari. Appresa la notizia, il saggio zen autore della massima è stato ricoverato per esaurimento nervoso. 

da - http://www.lastampa.it/2013/05/30/cultura/opinioni/buongiorno/galletti-rossi-7J6Mc1g6X2PPZBq375siSN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Brutta ciao
Inserito da: Admin - Giugno 01, 2013, 04:20:05 pm
Buongiorno
01/06/2013

Brutta ciao

Massimo GRAMELLINI

Oggi il Buongiorno ce lo dà il lettore Antonio Cascio. Racconta di un italiano che se ne va e non è un bel buongiorno, almeno per chi resta. In questa storia riconoscerete un amico, un parente, forse voi stessi. 

Il mio augurio è che qualche politico la legga e la trasformi nella sua ragione di vita, facendo il possibile, ma anche l’impossibile, per fermare l’emorragia di saperi, speranze ed energie che sta dissanguando la terra in cui siamo nati e in cui vorremmo continuare a vivere. 

Questa sera andrò a festeggiare la partenza di un caro amico di 38 anni, che domani prenderà l’aereo destinazione Singapore. Lì lo aspetta un lavoro qualificato, pagato, dignitoso, di alta specializzazione. Un lavoro che ha cercato in Italia per troppo tempo perché, per l’ennesima volta, l’azienda per cui lavorava ha chiuso o delocalizzato. Dovrà occuparsi di internazionalizzazione di un prodotto - tipico italiano, ma non italiano - per i mercati emergenti. 

Sono ovviamente contento per lui, ma stasera, con gli amici di infanzia, non so ancora se festeggeremo un nuovo inizio o intoneremo l’ennesimo «de profundis» della mia generazione. 

L’ennesimo, perché non è il primo amico che parte: ne ho in Francia, in Svizzera e tutti con egregi titoli di studio, competenze e referenze. Tutti partiti perché «qui non trovavano». 

Ho purtroppo l’impressione che i miei cari amici non siano altro che gli avamposti del nuovo emigrante italico. Adesso partono i più bravi, i professionisti, «quelli che hanno mercato», domani toccherà ai disperati. Ma come posso biasimarli? In fin dei conti lasciano un Paese moribondo, senza speranza, senza futuro, dove addirittura le newsletter per le ricerche di lavoro sono a pagamento (sembra una tassa sulla speranza, o peggio, sulla disperazione). Dove le retribuzioni sono le più basse d’Europa e cambiare lavoro è un lusso soltanto pensarlo (ma come puoi minimamente decidere di ricominciare quando hai 40 anni, genitori anziani, figli piccoli e una pressione fiscale che supera il 50%?). Dove il domani fa solo paura e si sono sacrificate intere generazioni sull’altare del «diritto acquisito» e dello «scatto d’anzianità». Un Paese apparentemente fondato sulla famiglia perché il termine «nepotismo» potrebbe suonare male. 

Credo che ormai non ci siano più parole per definire la nostra classe politica, avviluppata su se stessa ed esclusivamente concentrata sulla propria sopravvivenza, troppo occupata a discutere sul sesso degli angeli, sulle guerre interne, sul reciproco discredito, paralizzata, incompetente e, mi viene da dire, senza figli da salutare. 

Mi sento sconfitto, avremmo bisogno di un nuovo domani, di speranza, di futuro. Io mi limito a fare studiare l’inglese ai miei figli, sperando che un giorno, almeno loro, possano raggiungere i miei cari amici non più vicini e troppo lontani. Buon viaggio, «Vecchio».


da - http://lastampa.it/2013/06/01/cultura/opinioni/buongiorno/brutta-ciao-N1CPej4SEWcgtz7f7HhILO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mele marce ma non troppo
Inserito da: Admin - Giugno 11, 2013, 05:15:36 pm
Buongiorno
11/06/2013

Mele marce ma non troppo

Massimo Gramellini


L’elezione a sindaco di Carovigno dell’ex deputato udc Cosimo Mele sta dividendo l’opinione pubblica internazionale. Chi pensa che gli elettori del Comune brindisino lo abbiano votato nonostante lo scandalo boccaccesco di cui Mele fu protagonista nel 2007. E chi invece (ma siamo una minoranza di cinici e burloni) ritiene che lo abbiano scelto proprio per quello: una sorta di premio alla carriera. Era la notte fra il 27 e il 28 luglio quando il deputato di Casini, solerte firmatario di appelli in difesa della famiglia e della moralità pubblica, veniva sorpreso in una suite dell’hotel Flora di via Veneto in compagnia di un paio di fanciulle, nessuna delle quali coniugata con lui. A compromettere la segretezza del convegno subentrò il malore che costrinse una delle ospiti a trasferirsi al pronto soccorso. Nel sangue le trovarono tracce di varie sostanze, tutte abbastanza proibite, e lei accusò l’onorevole di avergliele procurate. Si instaurò un processo, che grazie ai tempi riflessivi della giustizia italiana è tuttora in corso, ma la carriera politica del presunto libertino si rattrappì. Il suo partito, notoriamente frequentato da galantuomini sordi a ogni deviazione dal solco tracciato da Santa Romana Chiesa, gli fece il vuoto intorno. 

A Mele non restò che ritirarsi nella natia Carovigno, di cui fu vicesindaco negli Anni Novanta, prima di essere momentaneamente arrestato per una questione di tangenti, anch’essa ancora sotto il vaglio paziente della magistratura. Ma Carovigno la saggia ha già perdonato e oggi ricomincia da Mele, così come Mele ricomincia da Carovigno. Siamo noi che non sappiamo più dove diavolo andare. 

da - http://lastampa.it/2013/06/11/cultura/opinioni/buongiorno/mele-marce-ma-non-troppo-5UVy3yGxO3OzAiZroXVI5H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Kyenge e i razzistini
Inserito da: Admin - Giugno 15, 2013, 08:45:29 am
Buongiorno
14/06/2013

Kyenge e i razzistini

Massimo Gramellini

Appena ho letto della consigliera leghista che augura alla ministra Kyenge di sperimentare uno stupro sulla propria pelle, così potrà rendersi conto di quanto siano brutti sporchi e cattivi i suoi amici neri, per un attimo ho temuto che in Italia fosse arrivato il razzismo. Poi ho guardato le prime pagine di un paio di giornali che avevo sul tavolo, dedite a sbertucciare Kyenge per una strada presa contromano dalla sua scorta, e mi sono tranquillizzato. In Italia il razzismo non esiste. Esiste il razzismino. 

La caratteristica del razzismino è che i suoi adepti, i razzistini, pensano di essere dei dolci al ripieno di marmellata su cui la vita ha versato qualche goccia di liquore (estero), ma non abbastanza da comprometterne la bontà. I razzistini non sono razzisti: solo non sopportano le «negrette» che ambiscono a occupare un ruolo diverso dalla Mamie di «Via col vento». Ai loro occhi la ministra Kyenge non ha nulla che non va, a parte il fatto che è donna, che è nera e che vuole dare la cittadinanza a chi è cresciuto in Italia. Possibile che, con tanti disoccupati in giro, non ci fosse un italiano verace in grado di occuparne la poltrona? Questo non è razzismo, assicura il razzistino, ma buonsenso. E chiamare la ministra Nero di Seppia, ironizzare sulla sua abbronzatura, disegnarla mentre sbuccia banane in posizione da orangutang: neanche questo è razzismo, ma buonumore. Così in due mesi, tra una sessione di buonsenso e un’altra di buonumore, siamo arrivati all’istigazione alla violenza carnale: da parte di una donna, per di più. Forse si avvicina il momento di dire ai razzistini che ci hanno rotto definitivamente le palline.

DA - http://lastampa.it/2013/06/14/cultura/opinioni/buongiorno/kyenge-e-i-razzistini-hI7AGZZe29Cs0ysuCJaEYL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. - Cittadina Realtà
Inserito da: Admin - Giugno 18, 2013, 05:31:26 pm
Buongiorno
18/06/2013

Cittadina Realtà

Massimo Gramellini

«Salve, cittadino Cinquestelle, sono un disoccupato senza casa e pieno di debiti, deluso dai partiti che pensano soltanto ai fatti loro. Voi invece siete qui per aiutarmi, giusto?». «Puoi dirlo forte, cittadino disoccupato senza casa e pieno di debiti. Noi ci occupiamo dei problemi veri del Paese. Oggi per esempio stiamo decidendo se mettere ai voti la diretta streaming della riunione in cui si deciderà se sottoporre al voto della Rete la decisione di cacciare dal movimento una cittadina senatrice infetta che ha osato dire che Grillo ogni tanto sbaglia».

«Capisco le esigenze della democrazia diretta, cittadino Cinquestelle. I miei problemi possono aspettare fino a domattina».
«Domattina abbiamo un’altra emergenza, cittadino. Dovremo rendicontare in diretta streaming gli scontrini dei cornetti del bar di Montecitorio, dividendo i cornetti alla crema da quelli al cioccolato e i cornetti dei buoni cittadini dai cornetti dei cittadini infetti».
 
«Potrei avere un cornetto, cittadino? Anche infetto». «Per darti un cornetto devo fare lo scontrino e per fare lo scontrino devo chiedere il permesso alla Rete in diretta streaming. Il problema è che per chiedere la diretta streaming è necessario convocare una riunione del gruppo».

«Convocala, cittadino: sto morendo di fame». «Impossibile, cittadino, il gruppo è già riunito». «Per fare che?». «Te l’ho già detto: per decidere se cacciare o no la senatrice infetta». «Ma quando comincerete a occuparvi della realtà?». «La cittadina Realtà? Va disinfettata, cittadino. E se oppone resistenza, va cacciata. A meno che abbia richiesto lo scontrino».


da - http://lastampa.it/2013/06/18/cultura/opinioni/buongiorno/cittadina-realt-dEMd2ozrIEdPDzTDw3eizH/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Torassic Park
Inserito da: Admin - Giugno 19, 2013, 11:50:23 am
Buongiorno
15/06/2013

Torassic Park

Massimo Gramellini

A Torino sono scomparsi i bebè. Mille in meno dall’inizio dell’anno, il venti per cento. Numeri da collasso sociale. Permangono avvistamenti episodici (ieri davanti alla Mole è stato segnalato un passeggino, però sembra che a bordo ci fosse un disoccupato), mentre fioriscono leggende su ostetriche nostalgiche alle prese con bambolotti di plastica, a cui cantano ninne nanne struggenti. Le cause sono note: gli italiani hanno altro per la testa (per esempio la ricerca di un lavoro che consenta loro di mantenersi) e gli stranieri, che fino all’anno scorso tenevano su la media, si sono adeguati o se ne sono andati. 

Gli etologi spiegano che una comunità si può estinguere in due modi: come i conigli, prolificando all’impazzata fino a distruggere l’habitat, o come i panda: rinunciando a procreare. Il grosso del pianeta, a leggere le statistiche e l’ultimo romanzo di Dan Brown, avrebbe optato per la prima soluzione. In Italia stiamo sperimentando la seconda. Ci si muove su un terreno incognito: mai nella storia dell’homo sapiens sapiens rimbecillitus era esistita una società tanto anziana. Alcuni aspetti sono persino divertenti: per strada ho appena visto un tizio con il bastone in una mano e il telefonino nell’altra che gridava: «Ho settantacinque anni e sono stufo di stare ancora dietro ai tuoi capricci, mamma!». Le parti della commedia umana non possono cambiare. Ma si possono sostituire gli interpreti. Se i bambini non ci sono più, tocca agli adulti fare i bambini, e ai vecchi fare gli adulti. Fare i vecchi, quello è un lusso consentito ormai solo ai miliardari, che invece si ostinano a sentirsi giovani. 

da - http://lastampa.it/2013/06/15/cultura/opinioni/buongiorno/torassic-park-ymjwZ1z9nVOzurmIm5dcbM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ciao ciao signore!
Inserito da: Admin - Giugno 20, 2013, 05:22:41 pm
Buongiorno
20/06/2013

Ciao ciao signore!

Massimo Gramellini


Il lettore M. di Alessandria ha un figlio di due anni e mezzo che, appena incrocia una persona per strada, le getta la voce al collo: «Ciao ciao signore!», «Ciao ciao signora!». Poi si ferma ad aspettare dallo sconosciuto un cenno che lo rassicuri sul fatto di essere considerato con analoga attenzione. Il quartiere dove M. passeggia con suo figlio è frequentato da una fauna variopinta e stratificata: puoi trovarvi la donna col chador e l’indigeno anziano che rimembra ancora di quando i Grigi dell’Alessandria sconfissero per due a zero il Grande Torino (era il 1947). Ma per il piccolo inesausto salutatore non esistono differenze. Alla donna col chador e all’indigeno anziano affida lo stesso «ciao ciao» ecumenico, da non confondersi col «ciaociao» nevrotico che gli adulti sputano nei loro telefonini al termine di una conversazione.

M. contempla il mondo con gli occhi di suo figlio e pensa al giorno, ormai prossimo, in cui l’incanto finirà. Quando anche lui, come ogni altro abitante del pianeta, comincerà a nutrirsi di contrapposizioni rassicuranti: italiani e stranieri, belli e brutti, ripetenti e promossi, juventini e milanisti. Un piano inclinato, dove per affermare la propria debole individualità si corre sempre più in fretta verso la sottolineatura delle divergenze, fino a sentirsi diversi da tutti gli altri e al tempo stesso così anonimi. Secondo M., la società dovrebbe difendere con i denti la propensione dei bambini di due anni e mezzo a considerare le persone tutte uguali tra loro e tutte uguali a noi. Invece passiamo l’infanzia a dimenticare ciò che a due anni e mezzo sapevamo benissimo. E il resto della vita a cercare di ricordarcelo.

da - http://www.lastampa.it/2013/06/20/cultura/opinioni/buongiorno/ciao-ciao-signore-xGD5DqbFrUlz1bg0e2YWNN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In memoria di sé
Inserito da: Admin - Giugno 22, 2013, 05:47:31 pm
Buongiorno
21/06/2013

In memoria di sé

Massimo Gramellini

Il mondo si dimenticherà di me, le mie invenzioni non mi sopravvivranno. Così diceva Steve Jobs in un video inedito del 1994 che da ieri ronza su telefonini e computer di mezzo mondo, in buona parte ideati da lui. Jobs aveva dunque torto a sottostimarsi. Ma non sarebbe mai diventato Jobs se non avesse avuto quel tarlo: il desiderio di diventare immortale attraverso le sue opere. Prima di prenderlo per un fanatico pieno di sé, provate a rifletterci. L’immortalità è una pulsione comune a tutti gli esseri umani quando creano: un figlio, un progetto, una cosa che non c’era. Si tratta di un sentimento naturale. Innaturale, semmai, è averlo irriso o addirittura rimosso. Ho il sospetto che alla base della nostra infelicità di fondo, di questo malcontento cronico che ci fa uscire di casa ogni mattina con la maschera della rabbia e dell’impotenza dipinta sul volto, non ci siano solo le mille cose pratiche che non vanno, ma anche un vuoto interiore: la mancanza di una certa idea di noi stessi come esseri unici e irripetibili che nel loro piccolo possono cambiare un po’ il mondo. Magari meno di Steve Jobs, ma ciascuno nel suo orticello, scovando e liberando il proprio talento, che quasi mai coincide con quello che ci viene indicato o imposto dagli altri. 

Chiamatemi illuso. Eppure se ogni persona, nella vita privata e in quella pubblica, pensasse di poter davvero lasciare un segno indelebile del suo passaggio, forse al mondo ci sarebbero meno corruzione, meno miseria, meno squallore. Le decadenze sono sempre frutto della sfiducia, di un cinismo che abdica alle ragioni più profonde del nostro esserci: qui, adesso, per fare - nonostante tutto - qualcosa. 

 da - http://lastampa.it/2013/06/21/cultura/opinioni/buongiorno/in-memoria-di-s-guc7k07prSvNKcLqRlXfvI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Io Ruby, tu Idem
Inserito da: Admin - Giugno 26, 2013, 12:17:42 am
Buongiorno
25/06/2013

Io Ruby, tu Idem

Massimo Gramellini


La ministra Idem si è dimessa: non sopportava di restare in un governo sostenuto da Berlusconi. A parte gli scherzi, fino a pochi anni fa una doppia mazzata come quella di ieri avrebbe creato sconquassi umorali nel Paese. Il politico italiano più conosciuto nel mondo condannato a sette anni e interdetto dai pubblici uffici per reati odiosissimi.

 

Una ministra della Repubblica costretta ad andarsene a casa (pardon, in palestra) per avere evaso le imposte sugli immobili. E invece, se si escludono i giornalisti, i politici e le tifoserie strette, l’impressione è che ormai questi eventi scivolino addosso agli italiani senza lasciare altra impronta che un sospiro di fastidio misto ad assuefazione. L’assillo economico ha scompaginato le priorità, persino quelle dell’ira. Chi non dorme la notte per un mutuo da pagare o un figlio da occupare non riesce a eccitarsi per delle partite di giustizia e potere che si dipanano in un altrove da cui non pensa di poter trarre benefici concreti.

 

Le crisi economiche spolpano la democrazia perché riducono drasticamente l’interesse dei cittadini per la cosa pubblica. Il vero confine, oggi, non è più fra chi sta con i magistrati e chi no, ma fra chi crede ancora nel futuro e chi no. Per rimanere in ambito femminile, Ruby e Idem turbano i sonni degli italiani molto meno di Iva. Esiste solo una donna che potrebbe svegliarci da questo incubo e si chiama Speranza. Ma per ora rimane lì, muta. In attesa che la politica posi i codici dei penalisti e le calcolatrici degli economisti per darle finalmente la parola.


da - http://www.lastampa.it/2013/06/25/cultura/opinioni/buongiorno/io-ruby-tu-idem-WHD8uwoR3UqkRvdui0adgJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Beata ingenuità
Inserito da: Admin - Giugno 28, 2013, 06:32:48 pm
Buongiorno
28/06/2013

Beata ingenuità

Massimo Gramellini

«Ciao, la lettera sul pizzaiolo costretto a scegliere fra posto fisso e diploma di maturità (pubblicata da alcuni giornali e da cui è stato tratto il Buongiorno di ieri, ndr) non è stata una professoressa a scriverla. E’ opera della nostra agenzia. Abbiamo confezionato una storia da dare in pasto ai media, creato un indirizzo di posta ad hoc e inviato la mail ai tre principali quotidiani italiani con preghiera di non pubblicare il nome dell’autrice. Era l’unico modo per sollevare una riflessione sull’assenza di politiche economiche del governo. Sono certa che Gramellini saprà cogliere il senso di questa operazione che non è pubblicitaria, ma è una denuncia della situazione in cui versano le microimprese come la nostra».

Chiara Ioele (Kook Artgency).

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Ciao Chiara, sono Gramellini della Pirla Agency. Mi sono fidato di un’identità posticcia, che anche ieri mattina hai confermato con dovizia di particolari alla collega incaricata di intervistarti. Se nella lettera della falsa professoressa ci fossero stati riferimenti offensivi ad altre persone, avrei fatto controlli ulteriori. Invece ti ho creduto. Perché sollevavi un tema che mi sta a cuore: il divorzio, tutto italiano, fra lavoro e cultura. E perché la storia che raccontavi aveva il sapore della vita vera. Sono stato un ingenuo, ma se non mi fidassi - entro certi limiti - della buona fede di chi mi scrive, magari ci saremmo persi la storia di Gabriele Francesco - il neonato abbandonato sotto un traliccio - e quella di Pasquale, il pensionato a cui non aveva mai scritto nessuno. Continuerò a coltivare la mia ingenuità: fa comunque meno danni del cinismo. 

da - http://www.lastampa.it/2013/06/28/cultura/opinioni/buongiorno/beata-ingenuit-Y6tXpRIanJbtVmzEh2IoXP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Beau Geste
Inserito da: Admin - Luglio 02, 2013, 04:45:13 pm
Buongiorno
02/07/2013

Beau Geste

Massimo Gramellini

Il «New York Times» ha scoperto che gli italiani gesticolano, ma non il perché: proverò a svelarlo nell’ultima riga. Prima vorrei confutare un’affermazione contenuta nell’articolo: «Per gli italiani è così naturale gesticolare che faticano a credere che gli altri non lo facciano». Veramente non fatichiamo affatto, per la semplice ragione che gli altri - specie gli americani - gesticolano almeno quanto noi. Solo in modo più nevrotico. L’italiano modello Alberto Sordi compie gesti molli e rotondi: braccia spalancate a croce per esprimere rassegnazione, dita racchiuse a monticello e agitate morbidamente per manifestare una spontanea sfiducia nel prossimo («Ma che stai addì?»). 

Il gesticolare americano è invece rigido, militaresco. Trasuda assertività e procede a scatti in un turbinare di «okay» e di pollicioni svettanti come obelischi a pochi centimetri dal naso dell’interlocutore. Purtroppo da qualche tempo i gesticolatori d’oltreoceano hanno inventato una mossa terrificante: le virgolette. Quando intendono caricare qualche parola di un significato metaforico, sollevano indice e medio di entrambe le mani e graffiano l’aria per significare che stanno virgolettando il discorso. Come tutte le mode orrende, anche questa è dilagata in maniera incontrollabile e ormai ovunque si vedono persone che parlano «fra virgolette», agitando i moncherini in faccia al prossimo. A noi nostalgici del bel gesto andato, non resta che rispondere rispolverando la tradizione autoctona: racchiudere le dita a monticello e agitarle morbidamente. 

P.S. Dimenticavo: gli italiani parlano a gesti per non farsi intercettare dalle cimici degli americani.

da - http://lastampa.it/2013/07/02/cultura/opinioni/buongiorno/beau-geste-umIRAfnxRyADldFr02EMzK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ufficio Sfoghi
Inserito da: Admin - Luglio 04, 2013, 12:03:25 am
Buongiorno
03/07/2013

Ufficio Sfoghi

Massimo Gramellini


Lo relegheranno a caso di ordinaria follia. Un vigile urbano avanti con gli anni che viene accusato di timbrare il cartellino anche per i colleghi. Il processo, la condanna, la destituzione dall’incarico. E intanto il virus nazionale del vittimismo che gli monta dentro, fino a catalizzarsi intorno a un bersaglio in carne e ossa: la sindaca di un paese del Varesotto, teatro di tutta vicenda. Per trasformarla in tragedia manca l’ultimo requisito: il porto d’armi che consente a quest’uomo di mantenere un arsenale di carabine e fucili a pompa. Giuseppe Pegoraro si presenta in Comune, spara al primo cittadino, ferisce anche il secondo, e quando viene infine messo nelle condizioni di non nuocere, le sue prime parole sono quelle di un giustiziere della notte cresciuto a rancore e telefilm: «Adesso ho regolato i miei conti». 

Ordinaria follia. E però quanti Pegoraro, per fortuna senza porto d’armi, solcano ogni giorno le strade del nostro scontento? Quanta rabbia intrisa di mania di persecuzione, alla ricerca spasmodica di un capro espiatorio da sacrificare sull’altare di un regolamento di conti scambiato per giustizia? L’essere umano funziona così da quando frequenta il mondo. A non funzionare più è la comunità che un tempo assorbiva un po’ di questo disagio. Il prete, il medico condotto, il circolo comunista, la famiglia patriarcale. Non facevano miracoli, ma erano camere di decompressione, sfogatoi legalizzati in cui scaricare malumori e risentimenti prima che montassero fino all’impazzimento. Oggi gli sfogatoi sono i social network, ma senza contatto fisico la solitudine fa in fretta a diventare malattia. 

da - http://www.lastampa.it/2013/07/03/cultura/opinioni/buongiorno/ufficio-sfoghi-oeEq4qO6OjJv6X8m2qK5PL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ladri di biciclette
Inserito da: Admin - Luglio 06, 2013, 07:48:19 pm
Buongiorno
05/07/2013

Ladri di biciclette

Massimo Gramellini


Sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da tremila euro sulla punta del molo di un porticciolo di Agrigento per andarsi a fare un giro in barca. Al ritorno dalla gita il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Invece, nonostante siano sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine trovano il tempo di visionare insieme con il derubato le immagini dell’impianto di videosorveglianza, smascherano il ladro in men che non si dica e recuperano la superaccessoriata refurtiva.

Sempre sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da duecento euro intorno al palo che fronteggia un bar di Pavia per andarsi a fare un giro in centro. Al ritorno dalla passeggiata il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Purtroppo, poiché sono sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine non trovano il tempo di visionare le immagini dell’impianto di videosorveglianza, che dopo una settimana (domani) verranno inesorabilmente cancellate, rendendo impossibile lo smascheramento del ladro e il recupero della sottoaccessoriata refurtiva.

Dagli scarni indizi sopra esposti, vi sfido a scoprire quale dei due ciclisti derubati sia il signor Angelino Alfano, ministro degli Interni, e quale la signora Tina Bianco, lettrice de La Stampa.

da - http://lastampa.it/2013/07/05/cultura/opinioni/buongiorno/ladri-di-biciclette-pp43jDBMDdhvDl2S0ebf6K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Spirito Tanto
Inserito da: Admin - Luglio 06, 2013, 07:52:42 pm
Buongiorno
06/07/2013

Spirito Tanto

Massimo Gramellini


Ci si abitua a tutto, soprattutto all’incredibile, e con i guai in corso qualsiasi argomento che esuli dal tema Pane & Companatico rischia di essere scambiato per un diversivo. Però. Ieri in tv ho visto con i miei occhi due sant’uomini vestiti uguali che si baciavano due volte sulle guance, si accomodavano fianco a fianco su due sedie e firmavano in due un’enciclica che esalta l’amore di coppia, mentre veniva ufficializzata la notizia che nei prossimi mesi due loro predecessori saranno proclamati santi in contemporanea. 

Qualche democristiano ostile a Renzi interpreterà questa insistenza sul numero 2 come una smentita ad altissimi livelli dello Statuto del Pd che unifica i ruoli di segretario e candidato premier. Ma forse il messaggio della Diade intende parlare anche a noi poveri peccatori, alle nostre doppie vite mai completamente risolte in una superiore unità. Certo che a volere continuare il gioco c’è da restare sbalorditi. I due sant’uomini vestiti uguali, Benedetto e Francesco, abitano entrambi in Vaticano dal giorno di maggio in cui Benedetto vi ha fatto ritorno, e quel giorno era il 2. Francesco ha due residenze: una in cui vive e dice Messa, l’altra in cui si trasferisce la domenica per recitare l’Angelus. L’altro ieri, poi, si era dimesso il vertice dello Ior, direttore e vicedirettore: in coppia. L’importante è non farsi prendere la mano (o le mani, visto che sono due). Davanti alle immagini a specchio dei due Papi, un commentatore televisivo ha detto rapito: «Lo Spirito Santo si è espresso due volte». Anche Lui? C’è già abbastanza doppiezza in questo mondo: almeno lo Spirito rimanga uno solo. 

da - http://lastampa.it/2013/07/06/cultura/opinioni/buongiorno/spirito-tanto-dE6P3PxAciMpCPXOyHuDlL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tra movida e mortorio
Inserito da: Admin - Luglio 09, 2013, 05:18:35 pm
Buongiorno
09/07/2013

Tra movida e mortorio

Massimo Gramellini

Durante il fine settimana, in una cittadona del Nordovest, un uomo si è accasciato davanti a un locale notturno con la testa spaccata da una bottiglia. Il proprietario del locale ha abbassato le serrande, affidando a un cartello la sua rabbia impotente. Così è ripartita la disfida fra movida e mortorio, fra chi pensa che la presenza in strada di migliaia di persone sia un segno di vitalità e persino di sicurezza, e chi invece preferirebbe una piazza deserta e illuminata male a una popolata da cocainomani e ubriachi, specie se in quella piazza ha la sventura di abitarci con figli piccoli o genitori anziani. 

Avendo condiviso da inquilino dieci anni di vita romana coi nottambuli di Trastevere, ho una certa esperienza di marciapiedi macchiati di vomito e notti trascorse a leggere Simenon mentre sotto la mia finestra si svolgevano gare di peti e raid citofonici. Esaurita la scorta dei Simenon, dovetti rifugiarmi in un quartiere meno divertente. Fin da allora ho maturato la convinzione che per abitare in centro senza prendere l’esaurimento occorra munire la propria abitazione di rotelle, così da spostarla altrove durante il weekend. Purtroppo le fondamenta profonde che caratterizzano le case dei quartieri storici rendono problematica la loro trasformazione in roulotte. Ci sarebbe una soluzione di scorta: che gli assessori concedessero una licenza - non dieci – per ogni isolato, in modo da spandere i locali della movida su una superficie più ampia anziché concentrarli in poche strade. Cento umani per metro quadrato fanno statisticamente meno danni di mille. Ma la politica arruffona e arraffona riesce a farne ancora di più.

da - http://lastampa.it/2013/07/09/cultura/opinioni/buongiorno/tra-movida-e-mortorio-PQhkFFtDC16oJ79H8OUtMJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cappio espiatorio
Inserito da: Admin - Luglio 13, 2013, 10:39:23 am
Buongiorno
13/07/2013

Il cappio espiatorio

Massimo Gramellini

Riunito in seduta permanente dai tempi del tiramolla indiano sui marò, l’Ufficio Figuracce Internazionali (UFI) sta affrontando in queste ore il delicato caso del ratto delle kazake. Il problema, naturalmente, non è riportare indietro la moglie del dissidente che l’Italia ha consegnato, insieme con la figlia, al dittatore dello Stato poco libero del Kazakistan, trattandole come clandestine. Il problema è decidere a chi darne la colpa. Dai primi accertamenti dell’UFI - citiamo il comunicato ufficiale - «è emerso che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate né al presidente del consiglio, né al ministro dell’interno e neanche al ministro degli esteri o della giustizia». Il comunicato non accenna al ministro dei trasporti (le due espulse hanno viaggiato in aereo) né a quello dell’agricoltura (il Kazakistan ha un’importante tradizione di pastorizia), ma anche da una lista così scarna si deduce che non un solo fondoschiena governativo è rimasto allo scoperto. 

Escludendo l’ex ministro all’edilizia inconsapevole Scajola e il comandante scogliocentrico Schettino, e considerando momentaneamente esaurite le parentele egizie, l’elenco dei capri espiatori di routine comincia a scarseggiare. Restano i giudici che hanno esaminato la pratica e il funzionario dell’ufficio immigrazione che ha visionato i passaporti. Ma non sottovaluterei l’addetto ai bagagli («non poteva non sapere») e la hostess addetta alle salviette. L’importante è che il capro salti fuori al più presto, affinché intorno al suo collo si possa stringere il cappio mediatico che metterà in salvo tutti gli altri. Lunga vita al Kazakitalistan.

da - http://lastampa.it/2013/07/13/cultura/opinioni/buongiorno/il-cappio-espiatorio-J9zFweG2psahk47d0RqI4H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il ministro ombra
Inserito da: Admin - Luglio 19, 2013, 11:49:15 am
Buongiorno
18/07/2013

Il ministro ombra

Massimo Gramellini

È possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa ammissione è attualmente disabitata. Alfano ha un vero talento nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche per conto terzi. Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto: pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia alle sue dipendenze.

 

Rimane la speranza che certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una speranza. 

 da - http://lastampa.it/2013/07/18/cultura/opinioni/buongiorno/il-ministro-ombra-qmxPLUfSkumxDGYXo8gxdM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chiuso per indignazione
Inserito da: Admin - Luglio 20, 2013, 06:31:48 pm
BUONGIORNO
20/07/2013

Chiuso per indignazione

MASSIMO GRAMELLINI

Anche ieri in Italia diversi negozi hanno chiuso per eccesso di debiti e di creditori insolventi. Invece i negozi milanesi di Dolce & Gabbana hanno chiuso per indignazione, come si può leggere in italiano e - per i diversamente lombardi - in inglese («Closed for indignation») sui cartelli delle loro vetrine ostinatamente sigillate. Riapriranno fra tre giorni (la coincidenza evangelica si presume involontaria), affinché i clienti inconsolabili possano meditare sull’ingratitudine umana, reincarnatasi nelle fattezze di un assessore di Pisapia che ha rinfacciato a D & G la condanna in primo grado per evasione fiscale. «Fate schifo!!!», ha scritto G in un breve messaggio prodigo di esclamativi, e in quel plurale fin troppo ampio per un solo assessore avrà inteso inglobare tutti i radical chic che si ostinano a considerare le sentenze più rilevanti dei fatturati.
La serrata di D & G si è meritata la pronta solidarietà di B (inteso come Briatore), che non aveva sottomano niente da chiudere, ma in compenso si è indignato moltissimo. Mi accodo alla scia di quella luminosa cometa per accendere un abat-jour sul destino dei tanti negozianti più o meno dolci che la crisi continua a gabbare. Non potendo permettersi il lusso di chiudere per indignazione, a loro è concessa la magra consolazione di indignarsi perché sono stati costretti a chiudere.

P.S. Anche il Buongiorno chiude per un po’, ma non indignatevi. 

da - http://www.lastampa.it/2013/07/20/cultura/opinioni/buongiorno/chiuso-per-indignazione-a9BH7zigHl44mdOOcj3dhK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dove le parole non arrivano
Inserito da: Admin - Agosto 23, 2013, 11:38:33 pm
Buongiorno
22/08/2013

Dove le parole non arrivano


Massimo Gramellini


Vi chiediamo scusa per l’intrusione. È estate, i tempi sono già abbastanza duri e da un giornale si pretende, giustamente, un alito di speranza.
Ma la speranza si nutre di consapevolezza e invece intorno a noi avvengono cose che ci rimbalzano addosso. Abbiamo imparato a difenderci dalle parole: svuotandole, rendendole innocue. Solo le immagini hanno ancora il potere di svegliarci. Sbattendoci in faccia la vita in ogni sua espressione, anche inaccettabile, tanto da non potere più fare finta che non esista o che non ci riguardi. 

Ieri, durante la riunione del mattino, al giornale è planata la notizia che, secondo l’opposizione, le truppe di Assad avevano compiuto una strage nei sobborghi di Damasco utilizzando gas nervino. Cento, duecento, mille caduti. Il collega degli Esteri riportava l’incerta contabilità senza suscitare reazioni particolari: atrofizzata in una statistica, la morte di massa non fa scalpore. Poi sono arrivate le foto e il clima è cambiato.
I numeri sono diventati volti. E corpi, serrati dentro i lenzuoli. L’assenza di ferite d’arma da fuoco, quindi di sangue, rendeva i cadaveri quasi metafisici: sembravano angeli, specie i bambini.

Il governo siriano nega l’uso dei gas, che le immagini parrebbero invece suggerire. Ma al di là di ogni interpretazione o speculazione di parte, le foto di quei bimbi, e di quelle madri, sono lì per ricordarci che qualcosa di indicibile sta avvenendo da troppo tempo a non troppa distanza da noi. Qualcosa che si è inghiottito anche il nostro inviato Domenico Quirico, che era andato lì per raccontarlo. Prenderne finalmente coscienza è un esercizio doloroso, ma forse non del tutto vano. 


da - http://lastampa.it/2013/08/22/cultura/opinioni/buongiorno/dove-le-parole-non-arrivano-O0PcqXjB6mwvc91ozw9e0H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Punto e non a capo
Inserito da: Admin - Agosto 23, 2013, 11:44:10 pm
Buongiorno
23/08/2013

Punto e non a capo

Massimo Gramellini

Se anche gli avvocati lo convincessero a seguire la strategia adottata dal soldato-talpa Manning - chiedere la grazia dopo un cambio di sesso - o se una fata Toghina particolarmente misericordiosa facesse sparire condanna e pene accessorie con un colpo di bacchetta magica, il nodo scorsoio a cui si è impiccata la vita pubblica italiana non si scioglierebbe comunque. Una cucciolata di processi schiumanti aspettano al varco, dalle cene eleganti alla compravendita dei parlamentari. 

Qualsiasi partito al mondo, persino nelle nazioni dove di partito ce n’è uno solo, riunirebbe i propri vertici per costringere il leader a farsi da parte. Capitò nella Dc di Forlani e nel Psi di Craxi, di cui Forza Italia si considera erede, ma succederebbe anche nella Dc tedesca e fra i conservatori inglesi, francesi, svedesi, neozelandesi. Qui invece no, perché il leader non è un capo ma un proprietario e i dirigenti sono in realtà dei dipendenti. Manca un Dino Grandi in grado di dirgli la banale verità: che il suo tempo in politica è finito. Che ha perso la partita e a batterlo non è stata la magistratura e tantomeno quei molluschi litigiosi del vecchio Pd, ma il fallimento delle sue promesse di panna montata: l’incapacità di fare riforme liberali, di ridurre le tasse, di tagliare la spesa, di snellire la giustizia contro cui si è limitato a inveire per tornaconto personale. In vent’anni l’uomo del popolo ha dimezzato i consensi elettorali. Ecco un’ottima ragione, in un partito normale, per indurlo a uscire di scena, salvando il centrodestra, il governo e anche l’Italia, che non ne può più. 

da - http://lastampa.it/2013/08/23/cultura/opinioni/buongiorno/punto-e-non-a-capo-qXBMCkx48f3bR7YYD7g1xO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Canzonissima
Inserito da: Admin - Agosto 29, 2013, 04:21:09 pm
BUONGIORNO
28/08/2013

Canzonissima

MASSIMO GRAMELLINI

Ieri era la storia dei due coniugi ottuagenari che dopo una vita attraversata insieme si spengono a undici ore di distanza l’uno dall’altro. Oggi è quella di Fred, centenario stonato dell’Illinois che scrive una canzone sulla moglie appena scomparsa, la spedisce a un concorso per musicisti esordienti e lo vince. Il video di «Oh sweet Lorraine», affidato alla voce vagamente melensa di qualche gorgheggiatore professionista e scandito dalle fotografie di un amore durato settantacinque anni, sta provocando proditori attacchi di commozione sul web. 
 
Bestia contraddittoria, l’uomo. Soffre i legami stabili, li irride persino, ma ne è affascinato fino alle lacrime. Non perché confronta la vita pianeggiante di una coppia eterna alle montagne russe della propria esistenza, ma al contrario perché avverte le difficoltà dell’impresa. Quei campioni di longevità sentimentale gli appaiono i cavalieri di un poema epico. Dietro le loro gesta intuisce la pazienza nel sottoporre l’energia rivoluzionaria dell’amore nascente a manutenzioni continue, la capacità di accettare e accettarsi, di adattarsi e perdonare. Immagina ombre e precipizi, fughe e retromarce, tradimenti e rinunce, malattie e scelte sofferte. Un susseguirsi di avventure domestiche che nulla ha da invidiare ai combattimenti coi draghi o ai rischi affrontati da un guerriero o da un acrobata. I Fred e le Sweet Lorraine non hanno vissuto felici e contenti, come tendono un po’ troppo a semplificare le favole. Però hanno vissuto. E forse è proprio questa consapevolezza, inesprimibile con le parole, che muove alle lacrime chi li osserva.

da - http://www.lastampa.it/2013/08/28/cultura/opinioni/buongiorno/canzonissima-mMuw1HxNJwFH3ILT46FT8I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il carisma assolutorio
Inserito da: Admin - Agosto 29, 2013, 04:23:01 pm
Buongiorno
29/08/2013

Il carisma assolutorio

Massimo Gramellini

Chi vive in una grande città fatica a comprendere perché Saluzzo sia così restia a prendere le distanze dal professore di italiano che le intercettazioni ambientali inchiodano al ruolo abietto di prevaricatore sessuale di allieve minorenni e plagiate. Vero è che a Rignano andò in scena il fenomeno opposto e il paese fece il vuoto intorno alle maestre accusate ingiustamente di avere molestato i bambini a loro affidati. Ma lì la denuncia partiva dalle madri: la comunità era parte attiva del dramma, addirittura causa scatenante.

 

Qui invece l’attacco arriva dall’esterno e colpisce la star locale, l’insegnante carismatico che ha cucinato le prelibatezze di Dante a generazioni di studenti. La prima reazione della comunità è allora la chiusura: di sicuro sarà un complotto, una persona tanto brava e perbene, proprio qui dovevate venire a fabbricarvi il mostro, magistrati e giornalisti della malora?

 

E’ probabile che questo umore assolutorio, o comunque minimizzante, si tramuterà in rabbia giustizialista al processo, non appena i particolari dei consessi erotici diventeranno di dominio pubblico. Ma per ora il pregiudizio popolare sta con l’imputato, in base all’assunto che una persona simpatica e di successo non può essere capace di turpitudini (accade anche in politica, quando un leader molto votato viene accusato di reati infamanti). E ad alimentare questo pregiudizio interviene l’istinto auto-assolutorio della comunità, vivisezionato in centinaia di romanzi: riconoscere di avere vissuto accanto al male significherebbe infatti ammettere di non averlo saputo vedere.

da - http://lastampa.it/2013/08/29/cultura/opinioni/buongiorno/il-carisma-assolutorio-ABWPfEVAtWIDeCGoho4abO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ritorno a casa
Inserito da: Admin - Agosto 31, 2013, 05:20:16 pm
Buongiorno
31/08/2013

Ritorno a casa

Massimo Gramellini


Se la cronaca vi disgusta e tutto - dai pasticci di Siria ai capricci di Silvio - vi provoca una sensazione sconfortante di già visto, nel fine settimana potreste sempre chiedere asilo emotivo alla repubblica di Poesia. È una terra non troppo frequentata e questo presenta i suoi vantaggi: si trova facilmente parcheggio e gli abitanti sono riservati e accoglienti. L’occasione è particolarmente propizia perché oggi e domani la repubblica festeggia l’arrivo di un suo figlio prediletto, Séamus Heaney, che proprio ieri ha lasciato le terre d’Irlanda per tornare a casa. È stato il poeta di un popolo e di un premio Nobel, ma i cerchi immensi della sua anima hanno abbracciato orizzonti imprevedibili, trovando una connessione con la poesia lirica del nostro tempo, la musica pop. 

La prima canzone di «The Unforgettable fire», l’album degli U2 che gli altoparlanti diffonderanno nelle piazze ombreggiate di Poesia per l’intero weekend, si chiama «A sort of homecoming», «Una specie di ritorno a casa». Il titolo, bellissimo, lo dobbiamo a un altro nobile cittadino della repubblica, Paul Celan. Ma la trama e l’umore del testo sono ispirati alla poetica di Heaney. Questa canzone lo ha strappato all’altare austero delle lettere per farlo conoscere ai ragazzi di mezzo mondo. Oggi quei ragazzi sono cresciuti e lo salutano come lui vorrebbe: senza lacrime, sussurrando i primi versi quasi fossero una preghiera silenziosa: «E lo sai che è ora di andare, in mezzo al nevischio e alla neve sospinta, attraverso i campi del lutto verso una luce che c’è in lontananza». La luce di casa.

da - http://lastampa.it/2013/08/31/cultura/opinioni/buongiorno/ritorno-a-casa-SE1UdWEZhDovaOd85gFJsL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se il Giaguaro mangia il Caimano
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2013, 09:16:58 am
Buongiorno
06/09/2013

Se il Giaguaro mangia il Caimano


Massimo Gramellini

Fra i tentativi di scongiurare la crisi di governo va segnalato il severo monito di Madre Natura. Nella regione brasiliana del Pantanal un caimano giunto alla sesta replica del film di Nanni Moretti si appisola a bordo acqua senza avvedersi che alle sue spalle, in libera uscita dalla tintoria di Bersani, è in agguato il giaguaro meno smacchiato della storia. Le primarie tra i due predatori producono un verdetto incontestabile: il giaguaro toglie l’agibilità politica al caimano, pappandoselo in un boccone. 

 

L’assenza di pitonesse urlanti ci impedisce di trascinare la metafora alle estreme conseguenze, ma il messaggio appare ugualmente chiaro. Anche qui siamo immersi in un Pantanal. E il giaguaro che inghiotte il caimano è il politico che ingloba l’imprenditore, dando vita alla bestia mitologica del conflitto di interessi. Se fa cadere il governo, si vendica dei suoi nemici ma precipita la savana in una crisi che può mandare a rotoli le sue aziende. Per placare la fame di vendetta, finisce per divorare se stesso. Meglio non appisolarsi (almeno noi). 

da - http://lastampa.it/2013/09/06/cultura/opinioni/buongiorno/se-il-giaguaro-mangia-il-caimano-gKfJABnIzCnZWjeREB86sO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Domanda di grazia
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2013, 11:28:15 pm
Buongiorno
04/09/2013

Domanda di grazia

Massimo Gramellini


E così vorreste condannarlo ai domiciliari. Costringerlo a trascorrere un anno sul divano della trisnonna, intrappolato fra pareti color salmone, al lume fioco di una lampada a forma di fungo atomico, tra le braccia di una giovane donna che lo soffoca con promesse di amore eterno, quando lui chiede soltanto libertà. 

Fanatici senza cuore, ma non vi tormenta il destino di quest’essere incolpevole che una serie inaudita di coincidenze ha trascinato negli abissi domestici documentati dalla foto? Abbiate il coraggio di guardarlo, tremate davanti al suo smarrimento, date sfogo all’imbarazzo e al rimorso che vi suscita il suo atteggiamento di resa. Dove sono l’antica fierezza, la passione per gli ambienti promiscui e la spregiudicatezza che gli consentiva di oltrepassare ogni porta socchiusa, infischiandosene di regole e divieti? 

Neanche un mostro merita di finire così. E lui non è un mostro. Chiunque abbia lo sguardo puro di un Bondi lo troverà bellissimo. È solo troppo orgoglioso per chiedere la grazia. E allora la chiediamo noi: libertà per il cagnolino Dudù.


da - http://www.lastampa.it/2013/09/04/cultura/opinioni/buongiorno/domanda-di-grazia-lrYBrL9q9ZeTMXPuALO4JM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gufo abusivo
Inserito da: Admin - Settembre 06, 2013, 11:29:42 pm
Buongiorno
05/09/2013

Gufo abusivo

Massimo Gramellini

Non sempre le cassandre fanno una brutta fine. Talvolta si fanno la piscina abusiva. Nouriel Roubini, cognome da mago e fama di gufo, è l’economista che da anni allieta i risvegli dell’umanità con le sue analisi sulla crisi, che ieri era terribile e oggi è un vero schifo ma domani sarà molto peggio, sempre che un serpente a sonagli non vi morsichi prima i talloni. Poiché semina il panico e deprime l’umore, Roubini gode di una certa considerazione presso le classi dirigenti del pianeta, che lo rimpinzano di dollari per accaparrarsi l’esclusiva delle sue iettature. Più lui sprofonda il mondo in cantina, più il suo conto in banca lievita verso le stelle. E, tra la cantina e le stelle, c’è il superattico di Manhattan che il furbone ha comperato coi proventi delle profezie di sciagura, dotandolo di una vasca idromassaggio nella quale accoglie processioni ottimistiche di modelle. Al termine della nuotata Roubini esce dall’acqua, si infila l’accappatoio e, ancora tutto gocciolante, scrive analisi disperate sulla situazione economica e lancia invettive implacabili contro le orge di Berlusconi. 

Impegnato ad annunciare il crollo del Pil di qualche lontano isolotto mediterraneo, questo genio del nostro tempo ha mancato una sola previsione nefasta in vita sua: che il comune di New York scoprisse l’origine abusiva della sua piscina e gli intimasse di rimuoverla dal terrazzo. Ma chi lo conosce sostiene che Roubini, quando si tratta dei fatti suoi, non è tipo che si deprima facilmente. Si limiterà a spostare la vasca e le modelle all’interno dell’attico, da dove continuerà a godersi la vita e a rovinarla a quelli che lo pagano. Contenti loro (beato lui). 

da - http://lastampa.it/2013/09/05/cultura/opinioni/buongiorno/gufo-abusivo-Eci93E9ZuVl46WvgEKXdxI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Patria è mobile
Inserito da: Admin - Settembre 07, 2013, 07:26:54 pm
Buongiorno
07/09/2013

La Patria è mobile

Massimo Gramellini

Quando al G20 sulla Siria hanno fatto la conta delle nazioni schierate con Obama e di quelle che concordavano con la posizione opposta sostenuta da Putin, un solo Paese si è ritrovato inserito in entrambi gli elenchi. Inutile scriverne il nome. Lo conoscete dai tempi della scuola, dai libri di storia dove leggevate di questo popolo di mercanti e mediatori apparentemente astutissimi che non aveva mai finito una guerra, un conflitto, un litigio per il parcheggio dalla stessa parte in cui lo aveva iniziato. La terza guerra di indipendenza, per dirne una, fu un tripudio di equilibrismi e giravolte come non se ne vedono neanche al Cirque du Soleil. Alla fine, pur perdendo tutte le battaglie, riuscimmo nell’impresa di riportare a casa il Veneto. L’imperatore francese Napoleone III commentò sprezzante: «Ah, gli italiani, ancora una sconfitta e mi avrebbero chiesto Parigi!» Dopo Caporetto e la «vittoria mutilata» che ne seguì, saltò su un dittatore smanioso di trasformarci in antichi romani. Ci trascinò in una catastrofe e non trasformò un bel nulla. La mattina di settant’anni fa, il re che da poco lo aveva fatto arrestare ricevette l’ambasciatore nazista per rassicurarlo sulla fedeltà all’alleanza con la Germania: il giorno seguente sarebbe stato l’Otto Settembre. 

Considerati i precedenti, la partita doppia sulla Siria rappresenta una bazzecola. Siamo d’accordo con Obama nel ritenere Assad un criminale di guerra e siamo d’accordo con Putin nel non volerlo bombardare. È così complicato? A me sembra di una chiarezza cristallina. Ma non faccio testo: sono un italiano.

da - http://lastampa.it/2013/09/07/cultura/opinioni/buongiorno/la-patria-mobile-lpVxAsWb2K5hBhfsLw5pPL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Super partes
Inserito da: Admin - Settembre 11, 2013, 04:49:10 pm
Buongiorno
11/09/2013

Super partes

Massimo Gramellini


Il Pd è peggio del Pdl, afferma nell’aula di Montecitorio un oratore dei Cinquestelle, Di Battista. E la presidente Boldrini subito lo interrompe: non offenda. Tre volte - non offenda, non offenda, non offenda - per sottolineare la gravità inaudita del paragone. Dopo avere consultato l’ufficio Arrampicata sugli Specchi siamo pronti a credere alla teoria dell’equivoco: l’imperativo che Boldrini ha intimato con la consueta voce marmorea dai riflessi color ghiacciolo era rivolto al tono del Di Battista più che al contenuto.

Altrimenti dovremmo pensare che il nome di uno dei partiti rappresentati alla Camera da lei presieduta sia da considerarsi un insulto.
«Pdl a me? Badi come parla: Pdl sarà sua sorella». «Sai che hai proprio una bella faccia da Pdl?».
Oppure uno spauracchio da utilizzare con i bambini più impressionabili. «Se non mangi la verdura, da adulto diventerai un capogruppo del Pdl».
«Se non smetti di piangere, chiamo una Pdl con la faccia di plastica e la scopa di pitone».

Naturalmente ciascuno può avere sul Pdl l’opinione che crede. Berlusconi, per dire, ne ha una talmente pessima che ha deciso di rottamarlo.
Però rimane il fatto che alcuni milioni di italiani lo hanno votato. Questo accidente, piuttosto frequente in democrazia, non giustifica - per quanto ne so - un trattamento preferenziale per qualche leader di quel partito che eventualmente incappasse in una sentenza di condanna definitiva. Ma dovrebbe indurre i rappresentanti delle istituzioni a una forma elementare di rispetto. Dire che il Pd è peggio del Pdl non è un insulto.
Anche se, dal punto di vista politico, non è nemmeno un complimento. 

da - http://www.lastampa.it/2013/09/11/cultura/opinioni/buongiorno/super-partes-7ZqXBd7zZe3Vlp5C0aPdHP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La diplomazia di Budetti
Inserito da: Admin - Settembre 14, 2013, 07:37:53 pm
BUONGIORNO
13/09/2013

La diplomazia di Budetti


MASSIMO GRAMELLINI

Gentili nuovi ambasciatore e ambasciatrice degli Stati Uniti, abbiamo apprezzato il video di saluto che avete avuto la cortesia di inviarci dalla Casa Bianca. Non date peso all’ironia di qualche mattacchione. È vero, parlate l’italiano come Rutelli parlava l’inglese in un celebre video destinato all’estero (voi un po’ meglio). Ma il desiderio di piacerci traspare da ogni fotogramma e la notizia che il gatto Budetti si trasferirà con voi a villa Taverna riempirà di commozione tutte le gattare di Roma. 
 
A me tocca uno sporco lavoro: avvertirvi che l’Italia che troverete non è la cartolina degli Anni Cinquanta da voi descritta con tanto afflato. In particolare lei, signor ambasciatore, si dichiara smanioso di giocare a bocce e di assaggiare «i deliziosi piatti di ogni regione». Di campi per le bocce ne sono rimasti pochi. In compenso il boccino non si muove da vent’anni, e non ha idea della fatica che si sta facendo per spostarlo. Quanto ai piatti, rischiano di andarle di traverso per colpa delle portate assai meno deliziose che le toccherà assaggiare: dal brodo di pitonessa all’insalatona delle larghe intese. Stia poi attento a certi visitatori: Budetti potrebbe non legare con il cagnolino Dudù. 

da - http://www.lastampa.it/2013/09/13/cultura/opinioni/buongiorno/la-diplomazia-di-budetti-4VwSwLDs6VvL2neTQzr8FP/pagina.html
 


Titolo: Massimo GRAMELLINI. SOS Concordia
Inserito da: Admin - Settembre 15, 2013, 05:27:22 pm
Buongiorno
14/09/2013

SOS Concordia

Massimo Gramellini

Quando, la sera di un venerdì 13, la Concordia a furia di inchinarsi si piegò su un fianco, anche i meno versati nell’arte dei simboli capirono di trovarsi di fronte a una Tac. Quella balena di metallo spiaggiata per futili motivi era la politica imbelle, l’economia stagnante, la società immobile. Fu allora che in tanti di noi scaturì l’esigenza di una scena liberatoria: un giorno la grande nave si sarebbe rimessa in piedi e quel giorno avrebbe rappresentato l’alba della riscossa.

 

Dopo venti mesi di stallo e di buio illuminato dai lampi fiochi delle larghe intese, sembrerebbe che ci siamo. La Concordia sta per darsi una mossa, e proprio in concomitanza con l’annuncio di una conclusione possibile della recessione. Una notizia buona, finalmente. O almeno discreta, se non ci fosse di mezzo la crapa giuliva degli italiani. L’ingombrante malata non è ancora in salvo e già i porti di Piombino e Palermo se ne contendono il ricovero a colpi di allusioni, sospetti e intrallazzi: il solito mare nostrum in cui naufragano tutte le buone intenzioni. Da questo scoglio lancio il mio disilluso SOS: e se per una volta provassimo a non farci del male? Ringrazio con un inchino. 

http://lastampa.it/2013/09/14/cultura/opinioni/buongiorno/sos-concordia-DuCyBwBwEpBO61JTdZXAEJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Eugenio e Ofelia
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2013, 04:38:42 pm
Buongiorno
17/09/2013

Eugenio e Ofelia

Massimo Gramellini

Ogni tanto succede. Un liceale in vacanza, a passeggio sul lungomare di qualche cittadina ligure, incrocia lo sguardo di una coetanea. Lui è un Eugenio di Cusano Milanino, lei un’Ofelia di Rivalta Torinese. Insieme sono una storia d’amore, la prima per entrambi. Ma le vacanze finiscono, le famiglie e le distanze stemperano gli entusiasmi, le comunicazioni rigorosamente cartacee (siamo negli Anni 50), che celano i messaggi di passione sotto i francobolli, col tempo si diradano. Eugenio e Ofelia si perdono, trovano i compagni delle loro vite e costruiscono famiglie resistenti. Passa mezzo secolo, anche di più, e i fidanzati dell’adolescenza sono diventati due vedovi anziani. Ofelia incontra casualmente un vecchio vicino di casa che è tuttora in contatto con Eugenio. Dopo qualche giorno, a casa di Ofelia suona il telefono: «Ciao… (la chiama con un diminutivo che solo loro conoscono e che dopo sessant’anni non hanno dimenticato). Mi vuoi sposare?». Sabato 14 settembre, nella chiesa di Gignese sul Lago Maggiore, l’ingegnere Eugenio Griziotti e la signora Ofelia Filip, presidente onoraria di un’associazione benefica dal nome profetico di Amar, si sono uniti in matrimonio. 

Non a tutti è concesso di ritrovare il primo amore perduto. Ma tutti hanno un sogno o un talento coltivato negli anni della giovinezza e poi messo da parte per tanti motivi. Eugenio e Ofelia sembrano volerci dire che ogni desiderio negato, purché profondo, è ancora vivo, e che lo si può realizzare finché si è vivi. Forse si comincia a morire proprio quando si smette di credere che quel che solo ogni tanto succede potrebbe succedere sempre.

da - http://lastampa.it/2013/09/17/cultura/opinioni/buongiorno/eugenio-e-ofelia-brrtILsq2KygS7UlSgNswI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mal’Italia: i partiti nello Stato
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2013, 04:48:23 pm
Buongiorno
18/09/2013 - l’editoriale

Mal’Italia: i partiti nello Stato

Massimo Gramellini

Il Bene Comune in Italia è un male, perché è gestito dai partiti. L’ultimo schizzo di questa triste realtà emerge dalle carte del processo a Maria Rita Lorenzetti, l’ex presidente dell’Umbria arrestata per una storiaccia di appalti che avrebbe ordito come presidente dell’Italferr. Ma vi sembra normale che al timone delle aziende pubbliche finiscano sempre persone «segnalate» dai partiti o dai sindacati? 

 

Questa Lorenzetti è una dalemiana di ferro e fa parte di un sistema chiuso di potere che in tanti decenni ha prodotto un reticolo di favori, scambi e ricatti, coinvolgendo parenti e compagni in un gigantesco conflitto di interessi. Quando esaurisce i mandati da governatrice regionale, il Pd la sistema in un ente pubblico, finanziato dalle tasse dei cittadini ma i cui vertici vengono decisi dalla politica. Senza alcuna competenza specifica, Lorenzetti si ritrova a capo di Italferr, una società di progettazione del gruppo Ferrovie dello Stato, e da lì continua a fare quello che ha sempre fatto: il funzionario di partito che risponde al partito e alla conventicola d’affari. 

 

Le intercettazioni telefoniche raccontano con precisione lancinante il sottobosco che soffoca la crescita e il futuro di questo Paese. C’è un geologo, Walter Bellomo, inserito in una commissione tecnica in quota Pd, perché anche nelle commissioni tecniche si entra «in quota» come alla Rai, dove una volta prendevano «un democristiano, un socialista, un comunista e uno bravo», finché per ridurre i costi limitarono le assunzioni ai primi tre. Questo geologo riesce a far passare la soluzione gradita alla presidente Lorenzetti, che subito si prodiga con Anna Finocchiaro per rimediargli un posto in lista alle elezioni. L’operazione non riesce perché evidentemente ci sono altri compagni ancora più zelanti da piazzare, e il geologo ci rimane male. Un altro funzionario, Fabio Zita, ha invece il torto di anteporre gli interessi dello Stato a quelli della Lorenzetti e ostacola l’appalto: viene riempito di insulti da un sodale della presidente e, quel che è peggio, rimosso dall’incarico per ordine del governatore della Toscana, Rossi, anche lui democratico di rito dalemian-bersaniano.

 

Questa storia ci ricorda tre banalità abbastanza scomode. La prima: non è vero che la magistratura indaga sempre e soltanto Berlusconi. La seconda: se in questi vent’anni una parte consistente del centro-sinistra non ha davvero combattuto il capo del centrodestra più anomalo del mondo è perché anch’essa aveva l’armadio tintinnante di scheletri. Cane non morde cane, e ogni cuccia ha il suo Dudù. La terza, che poi sarebbe l’oggetto di questo articolo: la sinistra che ancora scalda i cuori stremati dei suoi elettori è quella che parla di Bene Comune e combatte le privatizzazioni feroci. Ma se vuole rendere credibile il proprio progetto, non può continuare a raccontarci la favola che per far funzionare le aziende pubbliche basta sostituire i dirigenti incapaci e corrotti con altri preparati e onesti. Dovrebbe avere il coraggio di andare alle origini della malattia, sottraendo ai partiti la scelta di quei dirigenti, affinché lo Stato smetta di essere una Cosa Loro mantenuta da noi. 

da - http://lastampa.it/2013/09/18/cultura/opinioni/buongiorno/malitalia-i-partiti-nello-stato-pxhoBMwxeINrf92oFijwZM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non video più
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2013, 04:55:04 pm
Buongiorno
19/09/2013

Non video più

Massimo Gramellini

La prima volta che lo sentii gridare Forza Italia al riparo di una siepe di finti libri rilegati in pelle, ero preoccupato ma incuriosito.
Ancora non sapevo che il set era stato montato in un cantiere: se la telecamera avesse allargato l’inquadratura, avremmo scoperto che la scrivania si affacciava su un cumulo profetico di macerie. Quell’uomo d’affari uscito da un telefilm degli Anni Ottanta rappresentava la novità, la sorpresa, per molti la speranza. Ma quando di lì a qualche mese lo rividi arringare il popolo da una videocassetta, lo stupore aveva già ceduto alla delusione. Il terzo filmato produsse sconforto, il quarto fastidio. Non ricordo quando il fastidio si sia trasformato in noia. Io e i suoi video siamo invecchiati insieme: a me cadevano i capelli che crescevano a lui, nella mia libreria i volumi cambiavano mentre nella sua erano sempre gli stessi, miracolosamente intonsi. Logore, invece, le parole: promesse e minacce, sempre più vaghe. Sempre meno riusciva a farmi sorridere e spaventare, alternando la maschera tragica con quella comica sullo sfondo di arredamenti barocchi e bandieroni pomposi. 

Ora è tornato a Forza Italia, ma i suoi proclami mi rimbalzano addosso come palline di pongo scagliate da una fionda sfibrata. Vedo le rughe infittirsi, le labbra spezzarsi al pari della voce. Sento parole d’amore che sprizzano livore. Dovrebbe farmi paura e invece non mi fa neanche pena. Solo tanta tristezza: per lui, per me, per noi che da vent’anni scandiamo il tempo delle nostre vite con i videomessaggi di un tizio che ha sostituito la politica con l’epica dei fatti suoi. 

da - http://www.lastampa.it/2013/09/19/cultura/opinioni/buongiorno/non-video-pi-AyRa2A6KJWU5HEkUm4BfsJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Carte a Venezia
Inserito da: Admin - Settembre 22, 2013, 04:38:13 pm
Buongiorno
21/09/2013

Carte a Venezia

Massimo Gramellini

Animati dal desiderio di documentare l’epopea delle tredici navi da crociera che oggi costeggeranno piazza San Marco per dare un contributo all’inabissamento di Venezia, ci è venuta l’idea di fotografare l’ingorgo dall’alto. Per scrupolo abbiamo chiesto l’autorizzazione alle autorità locali. Questa la risposta inviataci per iscritto dai vigili urbani della Serenissima: «In assenza nella richiesta delle seguenti: 1) indicazione di una base di decollo, 2) eventuale zona di sorvolo, 3) a quale titolo viene effettuata la ripresa (pubblicità, servizio giornalistico, ecc.), 4) preventiva autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali relativa a detta attività, 5) di eventuale autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico da parte del competente Settore Commercio del Comune di Venezia, 6) o di delibera di Giunta relativa all’attività posta in essere, SI DIFFIDA la Signoria Vostra a svolgere l’attività di cui sopra». 

Superato l’inevitabile quarto d’ora di smarrimento che accompagna la decodifica dei messaggi assirobabilonesi della pubblica amministrazione, abbiamo telefonato alla Soprintendenza, ma essendo le tre del pomeriggio di venerdì, non rispondeva già più nessuno. Certo, anche noi abbiamo delle pretese: che la macchina dello Stato si muova con l’agilità nevrotica di una qualsiasi azienda o persona costretta a danzare ai ritmi della vita moderna. Di sicuro le tredici navi autorizzate allo scempio avranno presentato la loro richiesta nelle scadenze previste e con tutti i bolli in ordine. Almeno abbiamo imparato qualcosa: molto prima che nell’acqua, Venezia farà in tempo ad affondare nella carta della sua burocrazia. 

da - http://lastampa.it/2013/09/21/cultura/opinioni/buongiorno/carte-a-venezia-WItThfqMaNRnSiF5xk8HLM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Paese senza Scilipoten
Inserito da: Admin - Settembre 26, 2013, 05:06:00 pm
Buongiorno
24/09/2013 - l’editoriale

Il Paese senza Scilipoten

Massimo Gramellini


Viste da qui, le elezioni tedesche sono state un fenomeno paranormale. Alle sei le urne erano chiuse, alle sei e un quarto si sapeva già chi aveva vinto, alle sei e mezza Merkel si concedeva un colpo di vita e stiracchiava le labbra in un sorriso, alle sette meno un quarto il suo rivale socialdemocratico riconosceva la sconfitta e alle sette tutti andavano a cena perché si era fatta una cert’ora. 

 

Qualsiasi paragone con le drammatiche veglie elettorali di casa nostra – gli exit poll bugiardi, le famigerate «forchette», le dirette televisive spalancate sul nulla, le vittorie contestate o millantate e la cronica, desolante assenza di sconfitti – sarebbe persino crudele. 

 

La diversità germanica rifulge ancora di più il giorno dopo. Pur stravincendo, Merkel ha mancato la maggioranza assoluta per una manciata di seggi. Eppure non invoca premi di maggioranza o altre manipolazioni del responso elettorale e si prepara serenamente ad aprire le porte del potere a uno dei partiti perdenti: socialdemocratici o Verdi. I cittadini tedeschi, di destra e di sinistra, paiono accogliere questa eventualità senza emozioni particolari. Nessun giornalista «moderato» grida al golpe. Nessun intellettuale «progressista» raccoglie firme per intimare ai propri rappresentanti di non scendere a patti con il nemico. Nessun Scilipoten eletto con l’opposizione si accinge a fondare un partito lillipuziano per balzare in soccorso della vincitrice. Né alla Merkel passa per l’anticamera del cervello e il risvolto del portafogli di trasformare il Parlamento in un mercato, agevolando il passaggio nelle proprie file dei pochi deputati che le basterebbero per governare da sola. 

 

Nelle prossime settimane, con la dovuta calma, i due schieramenti si incontreranno. Ci sarà una discussione serrata sulle «cose» e si troverà un compromesso nell’interesse del Paese. Nel frattempo il capo sconfitto della Spd avrà già cambiato mestiere, anziché rimanere nei paraggi per fare lo sgambetto al suo successore. E alla scadenza regolare della legislatura si tornerà al voto su fronti contrapposti (e con due ottime candidate donne, probabilmente: la democristiana Ursula von der Leyen e la socialdemocratica Hannelore Kraft). 
 
 

 

La saggezza popolare sostiene che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, mentre gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano. Ci deve essere del vero. Ma ieri, oltre a stimarli, li abbiamo invidiati un po’. Qualcuno dirà: troppo facile, loro possono coalizzarsi in santa pace perché nel principale partito del centrodestra hanno una Merkel, mica un Berlusconi, e in quello del centrosinistra gli ex comunisti sono spariti da un pezzo, a differenza dei presunti smacchiatori di giaguari. Anche in questa obiezione c’è del vero. Infatti è sbagliato dire che li invidiamo un po’. Li invidiamo tantissimo. 


da - http://lastampa.it/2013/09/24/cultura/opinioni/buongiorno/il-paese-senza-scilipoten-YP7yLkaZZPr6MLchinBznK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La linea dell’arabesco
Inserito da: Admin - Settembre 27, 2013, 07:43:35 pm
Buongiorno
26/09/2013

La linea dell’arabesco

Massimo Gramellini


Quando Dio o chi per lui cucì le teste degli italiani, gli si deve essere aggrovigliato il filo. Complicato immaginare una legge più semplice di quella che persegue certi reati abietti contro le donne. Sembra fatta apposta per mettere tutti d’accordo, dal momento che neanche il maschilista più bitorzoluto avrebbe il coraggio di votare contro. La conversione del decreto entro sessanta giorni si presentava dunque come una passeggiata e tale sarebbe stata in qualunque parlamento che non annoverasse le nostre crape giulive. Cosa è successo, invece? Che i deputati dei vari gruppi hanno inzeppato il testo di emendamenti. Quattrocentoquattordici. Mancano tre settimane alla scadenza e poiché per pigiare quattrocentoquattordici volte tutti i pulsanti di Camera e Senato (perché poi c’è anche il Senato) bisognerebbe assoldare una tribù di millepiedi, esiste il rischio concreto che il decreto precipiti nel buco nero in cui da queste parti vengono sistematicamente tumulate le buone intenzioni. 

Vi starete chiedendo come un gruppo di adulti - si presume - normodotati possa complicare la cosa più semplice del mondo. Semplicissimo: basta sentirsi molto furbi. E approfittare di una legge circonfusa di santità per infilare tra le sue pieghe qualsiasi faccenda che altrimenti non si riuscirebbe a far passare. E così al decreto sulle donne sono spuntate le protesi: il codicillo sulle province, il comma sulla protezione civile, la parentesi sui vigili del fuoco. Aveva ragione Flaiano quando scriveva che in Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco. Il guaio è che nel frattempo i punti sono diventati quattrocentoquattordici.

 da - http://www.lastampa.it/2013/09/26/cultura/opinioni/buongiorno/la-linea-dellarabesco-DUJZPEJzECAt84G3VhWQ5L/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mulino Rosa
Inserito da: Admin - Settembre 28, 2013, 04:40:04 pm
Buongiorno
27/09/2013

Mulino Rosa

Massimo Gramellini

Intervistato dalla Zanzara - programma radiofonico specializzato nello scavare trappole ai vip, i quali misteriosamente fanno la coda per cascarvi dentro - Guido Barilla ha affermato che nelle pubblicità dei suoi prodotti non mostrerebbe mai una famiglia gay, perché lui si rivolge a quella tradizionale. Subito è scattato un cortocircuito d’indignazione, con appelli al boicottaggio di fusilli e fette biscottate. La logica sacrosanta del politicamente corretto impone infatti di scagliarsi contro ogni offesa alla sensibilità delle minoranze. È che stavolta non si riesce a scorgere tanto bene l’offesa. Soltanto la scelta di un’azienda di concentrarsi sul «target» - la famiglia tradizionale - a cui immagina di vendere i propri spaghetti. Una decisione ovviamente opinabile, ma ispirata da valutazioni commerciali, non politiche o morali. Così come ispirata da valutazioni commerciali è stata la scelta opposta di Ikea, che ha spalancato le porte dei suoi spot ai gay anche per suscitare scalpore e simpatia, assegnando al proprio marchio una patente d’avanguardia. 

L’indignazione è un’energia rara e preziosa che con l’esperienza si impara a sprecare il meno possibile. Non sarà una reclame del Mulino Bianco a discriminare i gay, e nemmeno la cocciutaggine nel chiamare i genitori «mamma» e «papà» anziché «genitore 1» e «genitore 2» come pretenderebbe qualche originalone. Le campagne per cui vale veramente la pena di indignarsi (e di battersi) riguardano i diritti degli omosessuali, la loro possibilità di accudire il compagno malato, ereditare, sposarsi, adottare, vivere liberamente l’amore. Il resto è solo un intermezzo pubblicitario. 

da - http://lastampa.it/2013/09/27/cultura/opinioni/buongiorno/mulino-rosa-8p278MAkzBXya2hlNhnsgP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La linea dell’arabesco
Inserito da: Admin - Settembre 28, 2013, 04:41:09 pm
Buongiorno
26/09/2013

La linea dell’arabesco

Massimo Gramellini

Quando Dio o chi per lui cucì le teste degli italiani, gli si deve essere aggrovigliato il filo. Complicato immaginare una legge più semplice di quella che persegue certi reati abietti contro le donne. Sembra fatta apposta per mettere tutti d’accordo, dal momento che neanche il maschilista più bitorzoluto avrebbe il coraggio di votare contro. La conversione del decreto entro sessanta giorni si presentava dunque come una passeggiata e tale sarebbe stata in qualunque parlamento che non annoverasse le nostre crape giulive. Cosa è successo, invece? Che i deputati dei vari gruppi hanno inzeppato il testo di emendamenti. Quattrocentoquattordici. Mancano tre settimane alla scadenza e poiché per pigiare quattrocentoquattordici volte tutti i pulsanti di Camera e Senato (perché poi c’è anche il Senato) bisognerebbe assoldare una tribù di millepiedi, esiste il rischio concreto che il decreto precipiti nel buco nero in cui da queste parti vengono sistematicamente tumulate le buone intenzioni. 

 

Vi starete chiedendo come un gruppo di adulti - si presume - normodotati possa complicare la cosa più semplice del mondo. Semplicissimo: basta sentirsi molto furbi. E approfittare di una legge circonfusa di santità per infilare tra le sue pieghe qualsiasi faccenda che altrimenti non si riuscirebbe a far passare. E così al decreto sulle donne sono spuntate le protesi: il codicillo sulle province, il comma sulla protezione civile, la parentesi sui vigili del fuoco. Aveva ragione Flaiano quando scriveva che in Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco. Il guaio è che nel frattempo i punti sono diventati quattrocentoquattordici.

da - http://lastampa.it/2013/09/26/cultura/opinioni/buongiorno/la-linea-dellarabesco-DUJZPEJzECAt84G3VhWQ5L/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Singhiozzi d’Italia
Inserito da: Admin - Settembre 28, 2013, 04:45:56 pm
Buongiorno
28/09/2013

Singhiozzi d’Italia

Massimo Gramellini

Alla tribù dei cuori teneri che guarda i telegiornali è rimasto impresso quel signore anziano a cui si spezza per due volte la voce mentre commemora un caro amico che non c’è più. Tutte le famiglie ospitano qualcuno molto avanti con gli anni a cui si spezza la voce ogni volta che si abbandona ai ricordi. Ci si sente dei sopravvissuti, gli ultimi testimoni di un mondo che ha cessato di esistere e che sembra inevitabilmente migliore, anche se era solo diverso. Ma quel signore è il Presidente della Repubblica e così la sua commozione in memoria di un galantuomo come Luigi Spaventa (l’economista di fama internazionale che Berlusconi considerava inferiore a lui perché non aveva vinto neanche una Coppa dei Campioni) assume una valenza pubblica persino drammatica. 

Napolitano è il superstite di una classe politica, ma anche di una certa classe nel fare politica, che appare perduta. Nei giorni in cui l’ennesimo Ventennio della storia italiana precipita in un cupio dissolvi che non lascia spazio a manifestazioni di umanità e nemmeno di decenza, quelle lacrime trattenute a stento sembrano indirizzate ai morti, ma soprattutto ai vivi. Ci meritiamo la malattia che dagli Anni Ottanta, e forse prima, sta fiaccando la Repubblica. Ma si può ancora guarire e i singhiozzi in ricordo di un italiano perbene vanno interpretati come un moto di sconforto e al tempo stesso di riscossa. Possiamo farcela, ripeteva un altro grande vecchio per nulla retorico, Carlo Fruttero: «Siamo l’Italia, no?». 

da - http://lastampa.it/2013/09/28/cultura/opinioni/buongiorno/singhiozzi-ditalia-EZzt0poCiKWc71w1elDT5N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Crimi e misfatti
Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2013, 12:28:03 am
BUONGIORNO
05/10/2013

Crimi e misfatti

MASSIMO GRAMELLINI

Una battuta da terza elementare del cittadino Vito Crimi sulla tenuta intestinale e prostatica del Cavaliere, digitata con ilari polpastrelli sul telefonino durante i lavori della Giunta impegnata a sancirne la decadenza da senatore, ha offerto il destro a don Schifani per chiedere (invano) il rinvio della votazione. Se applicassimo agli strateghi Cinquestelle la dietrologia che essi riservano al resto del mondo, dovremmo dedurre che Crimi l’abbia fatto apposta. Qualora al voto della Giunta seguisse quello dell’aula, sarebbe più difficile per Grillo continuare a predicare l’omogeneità fra Pidielle e Pidimenoelle. Qualsiasi mossa di disturbo, anche la più becera (Berlusconi, alla prostata, ha avuto un cancro), può dunque servire a ritardare quel passaggio politico fondamentale. 
 
Poiché la dietrologia è meglio lasciarla dentro i romanzi di Dan Brown, per la regressione infantile di Crimi si è propensi a cercare una spiegazione scientifica. Qualche virus di origine misteriosa aleggerebbe nei saloni del potere, attaccandosi alle pareti vellutate, da dove rilascerebbe i suoi miasmi ottundenti. Un libero cittadino piomba a Palazzo sulle ali dell’indignazione popolare, armato soltanto di sacro fuoco civile, e dopo qualche mese lo si può ritrovare intento a scrivere di peti e pannoloni. Ma alcuni crimologi, che da mesi ne studiano la non complessa personalità, avanzano l’ipotesi che stavolta il virus c’entri poco e Crimi abbia fatto tutto da solo. 

DA – LASTAMPA.IT


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Joe Vanardi
Inserito da: Admin - Ottobre 06, 2013, 12:31:20 am
BUONGIORNO
02/10/2013

Joe Vanardi

MASSIMO GRAMELLINI

E così alla fine Enrico Letta non avrà scritto in fronte Jo Condor, ma Joe Vanardi. Nelle prossime righe tesserò l’elogio di Giovanardi Carlo, parlamentare cattolico di resistibile simpatia e marmorea duttilità che sui diritti civili si colloca storicamente a destra di Papa Borgia. Messosi alla guida di un drappello di dissidenti, Joe rischia seriamente di salvare il governo e magari l’Italia. L’uomo si conferma coerente: è sempre stato favorevole all’accanimento terapeutico. E in fondo quel Berlusconi così futile e immorale non gli era mai piaciuto. Lo ha sopportato per vent’anni - come il male minore rispetto a invertiti e sinistrati - dirottando la sua ferocia conservatrice verso altri sfoghi. Le coppie gay, perché nei Paesi dove possono adottare è esplosa la compravendita dei bambini. Aldrovandi, perché la macchia di sangue che si vede nella foto non è sangue ma un cuscino rosso. L’Olanda, perché usa le leggi sull’eutanasia per ammazzare i bambini malati. E ancora le coppie gay - un suo classico, come «Champagne» per Peppino Di Capri -, perché vederle quando si baciano è come guardare qualcuno che fa pipì in un luogo pubblico. 
 
Ora il vecchio Joe ha finalmente trovato il tempo per dedicarsi al bersaglio grosso: il badante di Dudù. Qualcuno sarà stupito dal suo colpo di reni. Qualcun altro (Sallusti?) gli darà del traditore e gli rinfaccerà un garage abusivo a Modena nord. Ma si sbagliano. Joe Vanardi è incapace di ribellioni e tradimenti, operazioni che richiedono giravolte incompatibili con la sua struttura mentale. Lui è stato programmato per andare diritto e non sarà tanto facile fargli cambiargli scheda. 

Da lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Custodi incustoditi
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2013, 05:11:36 pm
BUONGIORNO
11/10/2013

Custodi incustoditi

MASSIMO GRAMELLINI

All’età in cui il Giovane Holden si chiedeva dove andassero d’inverno le anatre del Central Park, un mio amico più prosaico si domandava dove finissero le montagne di soldi che la gente depositava in banca. Ieri ha finalmente avuto la risposta: a casa del signor Luigi Compiano, titolare di un’azienda di custodia valori nel Trevigiano. Questo arzillo connazionale aveva un modo tutto suo di custodire le dolomiti di banconote che prendevano ombra nei suoi scantinati. Ogni tanto ne piallava i cucuzzoli, prelevando spiccioli a proprio uso e consumo. Quando una banca chiedeva indietro i propri soldi, lui li prendeva dal mucchietto di qualche altra banca, coprendo provvisoriamente l’ammanco con un assegno cabriolet che tanto nessuno sarebbe mai andato a incassare. Con questa trovata da ladro di polli ha fatto fesso per vent’anni l’intero sistema bancario italiano. Il che la dice lunga sul sistema bancario italiano, ma anche su di lui e quindi un po’ su di noi. 
 
Se c’è un aspetto che sorprende ancora, in questa storia, non è la faccia tosta del protagonista (certe cose le faceva già al cinema Jerry Calà), ma la ossessività delle sue passioni. Con i soldi sottratti, Compiano si è comprato 400 auto e 70 barche. Ora, cosa se ne fa un uomo normale di 400 auto e 70 barche? Costano una fortuna solo di parcheggio. E che piacere proverà mai nel lucidare ogni settimana 400 cruscotti? Domande esistenziali che non ammettono risposta. A differenza di quell’altra, «chi custodisce i custodi?», che si pose per primo Giovenale, una ventina di secoli fa. Ora lo sappiamo: nessuno.

Da – lastampa.it


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gli inoccupabili
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2013, 05:12:51 pm
BUONGIORNO
10/10/2013

Gli inoccupabili

MASSIMO GRAMELLINI

Dopo «bamboccioni» «choosy» e «sfigati», ieri è toccato al nuovo ministro di un’attività in via di estinzione (il Lavoro), definire «poco occupabili» gli italiani, a commento di uno studio dell’Ocse che colloca i nostri giovani all’ultimo posto in Europa per alfabetismo e al penultimo per conoscenze matematiche. 
 Poiché a nessuno risulta che negli ultimi vent’anni in Italia ci sia stata un’epidemia di cretinismo nei reparti d’ostetricia, si deve supporre che l’impreparazione dei ragazzi non derivi da tare mentali o caratteriali, e nemmeno soltanto dal lassismo complice dei genitori, ma da scelte strategiche incompatibili con la parola futuro. Quella classe dirigente uscita dalle assemblee del Sessantotto, che oggi irride e disprezza i suoi figli, è la stessa che ha tolto risorse all’istruzione, alla ricerca e alla formazione. Che si è rifiutata di indirizzare le scelte di politica economica verso la cultura, il turismo e l’innovazione tecnologica. Che ha ammazzato il merito, praticando in prima persona l’appartenenza a qualche cordata: per quale ragione i ragazzi dovrebbero credere in un sistema che non privilegia i più bravi, ma i più ammanicati? Gli investitori stranieri si tengono alla larga dall’Italia non perché considerano i nostri figli dei caproni, ma perché si rifiutano di allungare una bustarella ai loro padri o, in alternativa, di aspettare tre anni per avere un bollo che altrove ottengono in tre ore. Altro che poco occupabili: il problema italiano è che in questi anni qualcuno si è occupato, e ha occupato, fin troppo. 

Da - http://www.lastampa.it/2013/10/10/cultura/opinioni/buongiorno/gli-inoccupabili-7vWWSxA6fL3iPLpgxmuEiK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lupi volanti
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2013, 05:29:48 pm
Buongiorno
12/10/2013

Lupi volanti

Massimo Gramellini

In Italia non esiste una destra liberale perché in Italia la destra, quando non è il peronismo senza Evita di Berlusconi, è la democrazia cristiana in salsa ciellina di Lupi. Ieri il ministro dei Trasporti Amorosi ha negato che l’ingresso surreale delle Poste nell’azionariato di Alitalia configurasse un aiuto di Stato. Formalmente ha ragione lui, ed è nel bosco dei formalismi che vivono i Lupi. Però le Poste dipendono in toto dal ministero dell’Economia, che almeno fino a ieri sera faceva ancora parte dello Stato italiano. Lupi va capito: non essendo riuscito a mettere in pista le Ferrovie (forse vagheggiava dei rivoluzionari treni con le ali), ha dovuto accontentarsi di una società che fa i soldi con i libretti dei pensionati e in materia di aviazione ha già dato prova di sé rilevando la compagnuccia aerea di Bud Spencer senza mai farne decollare i bilanci, tendenti al profondo rosso. 

Alitalia doveva essere ceduta cinque anni fa, ma è stata tenuta artificialmente in vita con motivazioni da bar (la relazione, inesistente, tra flussi turistici e compagnia di bandiera) e affidata dal propagandista Berlusconi a imprenditori che, pur avendo addossato i debiti alla collettività, sono riusciti a perdere un milione e mezzo di euro al giorno. Ora lo Stato butta altro denaro nella voragine di una società priva di radar, tra gli applausi di Epifani, mentre decine di piccole aziende falliscono nel silenzio generale. Ci si rivede fra sei mesi, quando i resti di Alitalia saranno venduti ai francesi a un prezzo più che dimezzato rispetto al 2008.

P.S. Oggi il Buongiorno compie 14 anni. Auguri a tutti: ne abbiamo bisogno. 

da - http://lastampa.it/2013/10/12/cultura/opinioni/buongiorno/lupi-volanti-OdeU5riTT6dhTjzaxsVK0N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. “Me amis Rachid”
Inserito da: Admin - Ottobre 15, 2013, 05:19:33 pm
Buongiorno
14/10/2013

“Me amis Rachid”

Massimo Gramellini

Pubblichiamo il testo della ’Buonanotte’ data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

 

Quando andavo all’università, c’era un ragazzo marocchino di nome Sahid che vendeva accendini e fazzoletti sotto la Mole, abbordando gli studenti in dialetto piemontese (Cerea, me amis!). Mai avrei immaginato che trent’anni dopo avrei raccontato in televisione la storia di suo fratello.

Rachid Khadiri arriva in Italia nel 1999, a undici anni, sul sedile posteriore di una Golf scassata. È partito da Khouribka, in Marocco, dove la famiglia ha poca terra da coltivare e troppe bocche da sfamare. 

La Golf attraversa lo stretto di Gibilterra, la Spagna e la Francia del Sud, e parcheggia a Torino sotto casa di me amis Sahid. La prima sensazione del ragazzino appena sceso dall’auto è il freddo, nonostante sia agosto.

Finite le scuole medie, Rachid si diploma perito informatico. Il sabato pomeriggio e la domenica, quando i compagni vanno in discoteca, raggiunge i fratelli Sahid e Abdul sotto la Mole per vendere cianfrusaglie e tirare su qualche spicciolo. Uno dei giorni più belli della sua vita è quando riesce a piazzare il primo foulard. Ne è orgoglioso, perché sa che con quei soldi i fratelli maggiori pagheranno la bolletta della luce. 

Preso il diploma, Rachid vorrebbe smettere, ma i fratelli si oppongono. «Tu non devi finire come noi. Tu devi studiare. La mamma e gli altri parenti in Marocco sono d’accordo, e anche papà lo sarebbe, se fosse ancora vivo. Basterà che ci aiuti un po’ nel tempo libero. Al resto penseremo noi».

Rachid si iscrive alla facoltà più prestigiosa e difficile di Torino: Ingegneria. Per lui comincia una doppia vita. La mattina al Politecnico con i libri di Analisi Uno, il pomeriggio sotto la Mole con gli accendini. Un giorno alcuni compagni di corso lo riconoscono sotto i portici, coi foulard e i braccialetti appesi alla spalla sinistra. Lo fissano a lungo, poi tirano diritto per non imbarazzarlo. Rachid se ne accorge e la mattina dopo, in facoltà, è lui ad affrontare la questione. Da quel momento quei ragazzi diventano i suoi amici.

Una sera in via Roma, mentre sta rincasando dal lavoro e si prepara a una notte di studio, viene circondato da una banda di ragazzini. Avranno più o meno sedici anni. Lo chiamano sporco negro e marocchino schifoso, lo riempiono di botte. Sono sei, sette, otto, troppi per difendersi. Gli lasciano una cicatrice sotto l’occhio destro. Ma Rachid è un’anima positiva e di quell’esperienza preferisce ricordare i passanti accorsi per aiutarlo.

Vince addirittura due borse di studio. Ma sui suoi sogni si abbatte la crisi economica. L’università ha esaurito i fondi per le borse e il lavoro di ambulante rende sempre meno: la paura della povertà abbruttisce i passanti, che oltre a non comprargli più nulla, lo mandano spesso a quel paese. Rachid trangugia le umiliazioni e la notte si rifugia nei libri dell’esame di chimica. Per qualche mese rinuncia anche al gas: non può permettersi di pagare la bolletta.

Un suo compagno di corso, Taddeo Fenoglio, ha scritto a Specchio dei Tempi della Stampa: «Posso testimoniare che l’esame più difficile del corso di laurea di Rachid non era scritto nel programma didattico, ma consisteva nello studiare in condizioni che il sottoscritto difficilmente accetterebbe. E di farlo con passione, inseguendo il suo traguardo senza mai metterci rabbia verso chi lo umiliava. Rachid è sempre stato “per” e mai “contro”»

Questa settimana è arrivato il Gran Giorno. Rachid ha indossato il completo blu regalatogli da una coppia di amici e ha preso con i fratelli il tram numero 10, quello che ferma davanti al Politecnico. A ogni fermata salivano ambulanti con la faccia allegra: era come se si stessero laureando anche loro. L’unico impassibile sembrava lui. Guardava la pioggia che cadeva monotona sui vetri del tram, poi rileggeva ancora una volta, l’ennesima, la tesi di laurea. Titolo: il grafene e le sue potenzialità. 

«Il grafene - ha spiegato a Paolo Griseri di Repubblica - è un foglio sottilissimo che puoi adagiare su qualsiasi superficie. Resiste perché si adegua alla realtà»

Un’ora dopo la laurea, l’ingegner Rachid Khadiri era di nuovo a casa. Si è tolto il vestito blu, ha indossato la felpa del Toro di cui è tifosissimo, ha appoggiato alla spalla sinistra lo zaino arancione che lui ironicamente chiama «la mia vetrina» ed è tornato sotto la Mole a vendere accendini. 

Il suo sogno, adesso, è un lavoro part-time presso qualche studio di ingegneria che gli consenta di mantenersi e di prendere la laurea specialistica. Nel frattempo continuerà, come dice lui, a fare il marocchino. E se non troverà sbocchi in Italia, non si demoralizzerà. Ha percorso tremila chilometri per arrivare alla laurea, è disposto a farne altrettanti per trovare un lavoro. Il grafene è resistente e si adatta a tutto.

Sta finendo la settimana di Lampedusa e dei dati Ocse che hanno condannato gli studenti italiani agli ultimi posti in Europa per conoscenza dell’alfabeto e della matematica. Una sconfitta che ha molti padri, ma anche una via d’uscita: imparare dal grafene, imparare da “me amis” Rachid.

Buonanotte.

da  - http://lastampa.it/2013/10/14/cultura/opinioni/buongiorno/me-amis-rachid-UpI37YBgGDSIChVUI1jkhL/pagina.html


Titolo: Re: Massimo GRAMELLINI.
Inserito da: Admin - Ottobre 16, 2013, 04:31:00 pm
Buongiorno
16/10/2013

Il nazista dove lo metto?

Massimo Gramellini

Persone banali avrebbero celebrato i funerali di Priebke di soppiatto, nella cappella dell’ospedale in cui era stata composta la salma della SS centenaria. Avrebbero cremato il cadavere, disperse le ceneri in mare, come gli americani fecero con quelle di Bin Laden, e resa pubblica la notizia a cose fatte. Ma in Italia le persone banali si trovano esiliate in tinello davanti a un bicchiere di analgesico. Le stanze delle decisioni pullulano di creature originali che disprezzano la noiosa legge di causa ed effetto, in base alla quale il modo migliore per disinnescare un barilotto di dinamite non consiste nel bombardarlo. Ecco allora l’avvocato del defunto annunciare urbe et orbi (soprattutto orbi) l’orario e il luogo delle esequie, con sufficiente anticipo per permettere a nazifascisti e partigiani di non mancare all’appuntamento. E appena il sindaco di Albano Laziale, l’unico a essere visitato in tutta la giornata da un attacco di intelligenza, cerca di impedire l’incendiario consesso, viene subito zittito dall’illustre signor prefetto. Si proceda dunque all’arrivo scortato della salma nella chiesa dei padri fascio-lefebvriani riabilitati da Ratzinger, con il contorno inesorabile di risse, minacce, svenimenti, monetine e con il finale surreale di un funerale sospeso per invasione di campo e di una bara che continua a girare per l’Italia in cerca di oblio.

Prima ancora che la decenza, a suggerire di far sparire i resti di Priebke in silenzio era il buonsenso. Ma il buonsenso prevede che qualcuno si prenda la responsabilità di usarlo. 

Da - http://www.lastampa.it/2013/10/16/cultura/opinioni/buongiorno/il-nazista-dove-lo-metto-LXya1kp22lkgOwVhsQA4SN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tra cani e bambini
Inserito da: Admin - Ottobre 17, 2013, 11:25:16 am
Buongiorno
17/10/2013

Tra cani e bambini

Massimo Gramellini

È una splendida mattina di ottobre a Torino, ideale per sguinzagliare i propri cagnoni senza museruola nei centralissimi giardini Cavour. Qualche passante forse di cattivo umore, forse vicino a Magistratura Democratica, o forse soltanto preoccupato dalla dentatura smagliante dei quadrupedi, telefona all’Autorità per reclamare il rispetto delle regole. L’Autorità si materializza dentro due divise da vigile urbano e sguaina il blocchetto delle multe in faccia agli accompagnatori dei cani, che non apprezzano. Sono italiani veri e dunque la prima reazione di fronte all’evidenza non è la serafica ammissione di responsabilità, ma la ricerca rabbiosa di un capro espiatorio, di un diversivo o almeno di un correo. 
In quei delicati frangenti, dalla vicina scuola elementare affiora una classe di terza. La capeggia una maestra che intende premiare i bimbi per un compito ben fatto, offrendo loro un quarto d’ora di ricreazione. Ligi alle regole, hanno lasciato sotto il banco i palloni di cuoio e maneggiano una pallina di spugna che profuma di legalità. Ma i padroni neo-multati dei doberman invocano la par condicio. Lì ci sono bambini che corrono senza guinzaglio né museruola: l’Autorità li punisca immediatamente. I vigili obiettano che la pallina di spugna è consentita dalla Costituzione dei Giardini, ma quelli si impuntano come dei Brunetta e minacciano di chiamare i carabinieri, scatenando una guerra tra i corpi dello Stato. Pur di evitarla i vigili si rassegnano a consegnare all’allibita maestra un verbale di cento euro. Il nostro commosso pensiero va a lei, alla pallina, ai cani e naturalmente ai bambini. Sugli altri bipedi è meglio sorvolare. 

http://lastampa.it/2013/10/17/cultura/opinioni/buongiorno/tra-cani-e-bambini-yTDglmfUmCntazpJKcOnKL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un po’ d’olio, grazie
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2013, 08:44:13 am
Buongiorno
26/10/2013

Un po’ d’olio, grazie
Massimo Gramellini

Nessun laboratorio riuscirà mai a isolare la sostanza che Augusto Odone e sua moglie Michaela utilizzarono per allungare fino a trent’anni la vita di Lorenzo, il bimbo colpito da una forma feroce di distrofia che la scienza ufficiale aveva già dato per perso. In suo onore lo si è chiamato Olio di Lorenzo, un miscuglio di essenze d’oliva e di colza che quei genitori a digiuno di medicina misero a punto nelle notti insonni, dopo avere accumulato ogni nozione possibile sulla malattia del figlio. Ma non è quell’olio, a cui pure in seguito è stata riconosciuta una qualche dignità scientifica, il miracolo dei coniugi Odone che continua a emozionarci. Il miracolo è la pulsione che li spinse a fare qualcosa di assolutamente folle, come improvvisarsi – lui economista, lei glottologa – scienziati potenziali. Se si fossero messi a elucubrare razionalmente i pro e i contro di una scelta simile, non si sarebbero neppure azzardati ad attuarla. Invece una forza assurda – una «mania divina» avrebbe detto Platone – si è impossessata di ogni fibra del loro essere. Ed è stata questa forma di follia, sublimata ma non sostituita dalla ragione, a trasformarli in creatori.

 

Augusto Odone ha raggiunto ieri, a 82 anni, la pianura fuori dal tempo dove passeggiano i suoi cari. Ma a me che, come tanti, comincio ogni giornata con pensieri di rabbia, rassegnazione e inadeguatezza, la sua storia continuerà a insegnare che con l’amore si può fare tutto e che tutto, nella vita, va fatto con amore.

Da - http://lastampa.it/2013/10/26/cultura/opinioni/buongiorno/un-po-dolio-grazie-BF0uql0n7Pmo4rCinXbFgN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La mossa del cavallo
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2013, 09:01:56 am
BUONGIORNO
19/10/2013

La mossa del cavallo
MASSIMO GRAMELLINI

Visti da lontano dobbiamo fare una certa impressione: un Paese in mutande, e non per metafora, che la sera combatte l’ansia appassionandosi al romanzo sceneggiato di un plutocrate ottantenne (in questi giorni è in cartellone l’acclamata sottotrama saffica, protagoniste una bulgara e una napoletana). Visti da vicino, anzi da dentro, abbiamo una spiegazione che però non è una giustificazione: il desiderio di distrarsi è tipico dei depressi e la realtà procura tali bordate di angoscia che si preferisce guardare altrove. Persino l’indignazione si esercita meglio, se la si applica a un argomento piccante e grottesco. Provate a sorridere con il ministro del Welfare, che ammette come fra qualche anno potrebbero non esserci più soldi per le pensioni. Provate a ricaricarvi con un governo frigido, che attira il plauso dei potenti stranieri e il magone dei contribuenti italiani. 
Il saggio del Quirinale sostiene che il coraggio è cosa diversa dall’incoscienza. Ha ragione. Eppure oggi l’unica alternativa alla scelta perdente tra rimozione e rassegnazione (all’ordinaria amministrazione) consiste nel lasciarsi invadere da un pizzico di follia. Il declino economico rappresenta l’effetto, non la causa, di un declino psicologico che avanza da decenni. Siamo così avviliti che pur di non pensarci ci aggrappiamo ai pettegolezzi d’alcova su un vecchio o ai rimpianti per un passato che non tornerà. Non è più il tempo degli esecutori, questo, ma dei creatori. Alla vita pubblica, forse anche a tante vite private, servirebbe un gesto di rottura, un cambio di abitudini, una mossa del cavallo in grado di restituire significato alla parola futuro. 

Da - http://www.lastampa.it/2013/10/19/cultura/opinioni/buongiorno/la-mossa-del-cavallo-Yl0XOeGuV3gDKUxyh5EGSM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il colpo segreto di Maradona
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2013, 09:22:07 am
Buongiorno
21/10/2013

Il colpo segreto di Maradona
Massimo Gramellini

Pubblichiamo il testo della ’Buonanotte’ data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

Il Maradona che ho conosciuto alla fine degli anni Ottanta era più bravo a giocare che a vivere. O forse soltanto quando giocava sembrava vivere davvero. La storia che voglio raccontarvi parla proprio di uno di quei momenti e si è talmente impressa nella memoria che molti anni dopo finì per ispirarmi un Buongiorno e addirittura una pagina del mio primo romanzo, che con il calcio non c’entrava niente.
Era il mezzogiorno di un sabato, alla vigilia di qualche partita importante, e Maradona, tanto per cambiare, non si era presentato agli allenamenti per tutta la settimana. Il povero addetto stampa del Napoli aveva esaurito la scorta di bugie: la foratura della gomma, la visita medica, l’influenza contagiosa. Il giovedì, proprio quando veniva dato a letto con 40 di febbre, Maradò (come lo chiamavamo tutti) era stato beccato in discoteca nel cuore della notte con un bottiglia vuota di champagne in equilibrio precario sulla testa. 
Ma il sabato mattina si presentò al campo di allenamento. Ovviamente in ritardo, e scortato dal consueto cespuglio di microfoni e taccuini. Uno dei taccuini lo tenevo in mano io, inviato di un giornale del nord e quindi già solo per questo sospettabile di pregiudizi negativi nei suoi confronti. In realtà quel genio del bene e del male mi stava simpatico come un fratello matto. Forse perché, nonostante fosse strafottente e distruttivo, in mezzo a tanti manichini sembrava quasi una persona.
Quel sabato, dunque, al termine dell’allenamento, Maradona non seguì i compagni negli spogliatoi, ma rimase sul campo per allestire uno spettacolo destinato ai giornalisti. Dribbling tra i birilli e palleggi. Era il suo modo di vendicarsi di noi. Scrivevamo ogni giorno che era finito, che non si reggeva in piedi? Ebbene, guardatemi, pareva dire. Guardatemi e tacete.
A un certo punto esagerò. Sistemò il pallone sulla linea di fondo campo. Ma non all’altezza della bandierina del calcio d’angolo: da lì sono buoni tutti (insomma, alcuni…). Lui la mise molto più vicino alla porta: nel punto in cui la linea di fondo interseca l’area piccola del portiere. 
Da lì la porta non riesci a vederla neanche se sei strabico. Puoi vedere solo la parte esterna del palo, ma è talmente vicina che ti sembra un muro: fare gol da quella posizione non è difficile. È impossibile. Bisognerebbe violare una ventina di leggi fisiche. Colpire il pallone con un tiro che a metà del suo breve tragitto si pieghi verso l’esterno per evitare il palo e poi, ma immediatamente, compia una conversione di novanta per infilarsi in porta.
Maradona calciò il pallone e lo infilò in porta. Non una, ma cinque volte. Perché si capisse che la prima non era stato un caso. 
Io lo guardavo a bocca aperta, e non ero il solo. Seduto a bordo campo, in adorazione, c’era un ragazzo delle squadre giovanili del Napoli. Era stato lui a passare a Maradona i cinque palloni che, uno dopo l’altro, quel satanasso aveva messo sulla linea di fondo campo e da lì in rete.
Pensando di non averci ancora umiliato abbastanza, Maradona scavalcò la rete di recinzione che lo separava dai giornalisti e ci raggiunse. Appena si accorse che dalla tasca di un mio collega spuntava un mandarino, glielo chiese in prestito. Se lo appiccicò al piede sinistro e cominciò a palleggiare per cinque, dieci, venti minuti: tutto il tempo dell’intervista. Rispondeva alle domande e intanto il mandarino andava su e giù, come se fosse attaccato a un cordino invisibile.
A un certo punto sentimmo dei latrati provenire dal campo. Era il ragazzo delle squadre giovanili che da venti minuti stava provando a imitare il famoso tiro dalla linea di fondo. Ma i suoi tentativi morivano tutti regolarmente contro il palo: questo spiegava i latrati di disperazione. 
Fu allora che Maradona, con un ultimo colpo di tacco, parcheggiò in terra il mandarino e tornò in campo. Si avvicinò al ragazzo e gli disse: Non ti preoccupare, alla tua età non ci riuscivo nemmeno io. Adesso ti insegno”. Il più famoso calciatore del mondo si inginocchiò davanti al ragazzo, gli afferrò un piede e lo accostò al pallone in un certo modo: “Ecco, devi colpire proprio qui.” 
Poi, come se niente fosse, tornò in mezzo a noi, risuscitò il mandarino e ricominciò a parlare e a palleggiare. Ma non a lungo, perché fummo interrotti da un urlo: Goool. 
Alla fine il ragazzino ce l’aveva fatta. Era stato davvero bravo e tenace: il talento, se non si appoggia al carattere, conta meno di zero. 
Quel ragazzino si chiamava Gianfranco Zola e un giorno anche lui avrebbe insegnato a un altro ragazzino il colpo segreto di Maradona. 
Questa settimana intrisa di rabbia e rassegnazione meritava un congedo all’insegna della speranza. Una storia capace di ricordarci che andrà tutto bene, alla fine e, se non andasse tutto bene, vuol dire che non è ancora la fine. 

Buonanotte.

P.S. Mi si fa giustamente notare che all’epoca di questo episodio Zola non faceva parte delle giovanili, ma era una giovane riserva della prima squadra. Mi ha ingannato il ricordo di averlo visto giocare per la prima volta nella Primavera del Napoli come fuoriquota (aveva 23 anni). Ma non credo che questo lieve scarto temporale (23 anni anziché 18-20) procuratomi dalla memoria modifichi la veridicità e il senso della storia che si svolse sotto i miei occhi. 
Rispondo anche a chi si è irritato nel vedere un personaggio “maledetto” come Maradona portato a esempio positivo. Il Maradona del mio racconto è il calciatore, non l’uomo. O meglio - lo scrivo nelle prime righe - l’uomo che veniva fuori soltanto quando faceva il calciatore. I grandi campioni, come gli eroi dei poemi epici, rimangono nel nostro immaginario per i loro comportamenti sul campo di gioco o di battaglia. Non roviniamoci quel poco di purezza che i gesti sportivi riescono ancora talvolta a trasmetterci. Il mio Maradona è solo un grande calciatore, fuori dal mondo e dal tempo. Il resto, in questa sede, non mi interessa

http://lastampa.it/2013/10/21/cultura/opinioni/buongiorno/il-colpo-segreto-di-maradona-lLW8zvfApwgKJxxJ32yB8H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Amarcord
Inserito da: Admin - Novembre 01, 2013, 06:15:22 pm
Buongiorno
31/10/2013

Amarcord

Massimo Gramellini

A vent’anni dalla morte l’Italia ha dimenticato Fellini, uno dei pochi italiani contemporanei che il mondo ricorda ancora. Non sono stati i vent’anni migliori della nostra storia e neanche della nostra vita. Abbiamo perso colpi dappertutto. Abbiamo perso Fellini e il suo segreto, che poi era il nostro. Le nazioni sono come gli individui, hanno un’indole che non si può impunemente rinnegare troppo a lungo. 

Facciamocene una ragione: l’Italia che piace e che gode è quella di Fellini. L’Italia della provincia sterminata, degli artigiani che si lasciano invadere dalla pazzia del talento, l’Italia di Ferrero e di Ferrari, tanto per non cambiare lettera dell’alfabeto. Un’Italia un po’ ingenua, che guarda alla vita come se fosse un sogno e ai sogni come se fossero la vita, ma sa sublimare il suo autoinganno in una forma superiore d’espressione. Siamo gli occhi che guardano il Rex e siamo la Gradisca che va fiera delle sue forme senza uniformarsi al modello unico. Siamo anche la truffa mediatica dello Sceicco Bianco e la dissoluzione intellettuale della Dolce Vita. Ma certi collassi dell’essere, che da sempre ci accompagnano, vengono riscattati da una fiducia inopinata nella vita. Perché poi siamo anche quelli che conoscono il linguaggio silenzioso delle cose, come Gelsomina, e l’arte di ridere con niente, come l’acrobata della Strada. Siamo il regista che nel girotondo finale di Otto e Mezzo comprende che tutto ha un senso e recupera la gioia d’esistere di un bambino. Se, come dice Baricco, il futuro è tornare a casa, sarebbe tempo di rimetterci in marcia verso la Rimini di Federico Fellini.

http://lastampa.it/2013/10/31/cultura/opinioni/buongiorno/amarcord-2JvduDrnTobBF4xhXBCvEJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sotto il loden
Inserito da: Admin - Novembre 01, 2013, 06:16:40 pm
Buongiorno
30/10/2013

Sotto il loden

Massimo Gramellini

In un fuori onda trasmesso da «Striscia» qualche giorno fa e rilanciato ieri da alcuni siti, l’onorevole Rabino ha scongiurato il ritorno alle urne, confessando di volere restare a Roma non per i privilegi, ma per il tempo e l’abbondanza di femmine (lui ha usato un termine più tecnico, non riportabile sul giornale che ospitava Norberto Bobbio). La dichiarazione ha suscitato scalpore per la durata in cui suscitano scalpore tutte le cose in Italia: cinque minuti. A scanso di equivoci, ad attrarre l’attenzione dei telespettatori non è stato il riferimento al tempo. Si sa che a Roma il sole fa il suo mestiere tutto l’anno, senza ridursi a un biscotto giallo immerso in un cielo di caffelatte. In un pubblico abituato a ben più ampie gesta, neanche l’allusione alla frequenza degli amplessi oftalmici che garantirebbe la città eterna ha destato stupore.

In un sussulto di eleganza il Rabino avrebbe forse potuto evitare il paragone con Torino, dove egli ha ricoperto per cinque interminabili anni il prezioso ufficio di consigliere regionale, conservando di tale esperienza l’unica impressione che a Roma le ragazze appetibili sono più numerose. Ma nemmeno la scoperta della molla che ha spinto Rabino verso più alti destini è riuscita a scuotere gli spettatori, ormai assuefatti a considerare la politica una dépendance del Club Méditerranée. A sconvolgerli è stata semmai la rivelazione del suo partito di appartenenza. Scelta Civica. Ma come - ci si è chiesti davanti al televisore - dunque anche loro, anche quelli del loden, i sobri? Sì, anche loro, e verrebbe da aggiungere un’altra parola, se non fosse che uno poi pensa a Bobbio.

Da - http://lastampa.it/2013/10/30/cultura/opinioni/buongiorno/sotto-il-loden-5PeWbTG0Z6n1nkNtsv3nAN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Di padre in figlio
Inserito da: Admin - Novembre 01, 2013, 06:17:52 pm
Buongiorno
28/10/2013

Di padre in figlio
Pubblichiamo il testo della ’Buonanotte’ scritta da Massimo Gramellini per i telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre.

Massimo Gramellini

La storia con cui tenterò di farvi addormentare questa sera l’ho scoperta mercoledì scorso in un bell’articolo di Paolo Foschini sul Corriere della Sera. Apparentemente parla solo di un pensionato milanese che trova per terra un portafogli, ma la ragione per cui ho deciso di raccontarvela è un’altra e se rimarrete svegli ancora un paio di minuti la scoprirete.

Tutto comincia nel parcheggio dell’ipermercato di Nerviano, periferia nord di Milano. Il signor Luigi Musazzi sta spingendo il carrello della spesa verso l’automobile, quando occhieggia un portafogli abbandonato sul selciato. Si china a raccoglierlo, lo apre e gli tremano le mani. Dentro ci sono quattordici banconote da 500 euro. 

Irrompe in scena la moglie, pensionata come lui. “Fa un po’ vedere…” Non avendo mai incontrato un biglietto da 500 euro in tutta la sua vita, la Lina giunge alla fulminea conclusione che deve trattarsi dell’opera di un falsario. Ma il Musazzi mica le dà retta: lui i cinquecento euro lo sa come sono fatti e questi sono fatti proprio bene. “Luigi, a cosa stai pensando?” Luigi non risponde. È impegnato in una moltiplicazione. 500 per 14 uguale…

Uguale 7000 euro. Tornato a casa, il Musazzi appoggia il portafogli randagio sopra il comodino e si mette a letto con un pensiero fisso. È vero che settemila mila euro non cambiano l’esistenza a nessuno. Ma è anche vero che di sicuro non gliela peggiorano. 

Lui è un ex idraulico di quasi ottant’anni con 1000 euro al mese di pensione, cui vanno aggiunti i 500 della minima di sua moglie. Non vivono nel lusso ma nemmeno nella fame, abitano in una casa di due camere e cucina che si sono costruiti da soli, hanno figli grandi e sistemati. Però i nipotini crescono, i prezzi pure, e con settemila euro… 

La moglie interrompe le sue elucubrazioni. “Mia mamma mi ha insegnato che le cose trovate non sono nostre, punto e basta.” E spegne la luce. Beata lei. Il Musazzi non riesce a dormire e si gira nel letto in preda ai tormenti come l’Innominato di Manzoni. 

 

Ci fosse almeno un documento in quel benedetto portafogli! Invece ho trovato solo un badge: a parte i soldi, s’intende. Un badge d’ingresso per la Grande Fiera di Rho-Pero. Ma come si può risalire da un badge anonimo a un proprietario in carne e ossa? Tanto vale che me li tenga io… E però la cifra è grossa: chi ha perso tutti quei contanti avrà denunciato lo smarrimento alla polizia e sarebbe facile rintracciarlo… 

Il Musazzi non ci dorme la notte, anzi le notti. Due, per la precisione. Poi succede la cosa che mi ha spinto a raccontarvi questa storia. In cerca di una soluzione, o forse solo di un sostegno morale, va a trovare il figlio maschio Roberto: quel portafogli, in fondo, potrebbe interessare anche a lui… Il figlio lo guarda stupefatto: “Papà, mi meraviglio di te che ancora ci pensi. Io di quei soldi non voglio sapere proprio niente.”

Il Musazzi esce dalla conversazione con un strano pensiero addosso: come se il punteruolo che lo tortura da due giorni e due notti si fosse finalmente squagliato e al suo posto, adesso, fluisse un mare di orgoglio paterno. “Se ho tirato su mio figlio così, allora sono stato bravo.” Una parte del merito è anche della moglie, ma in certi momenti di felicità si diventa tutti un po’egoisti. Sta di fatto che il Musazzi non passa neanche da casa. Col portafogli in mano si presenta direttamente alla sede dei carabinieri, che dal nome di una ditta indicata sul badge risalgono a uno stand della Fiera e da quello al proprietario. Anzi alla proprietaria: svizzera ma col nome italiano ed evocativo, Casanova. Una ex tennista professionista che probabilmente di quei soldi smarriti non ha neppure troppo bisogno. 

Al Musazzi, come prevede la legge, la signora Casanova lascia un decimo del totale: 700 euro, non uno di più. Lui è contento lo stesso. Magari non conosce “Il Complesso di Telemaco”, il saggio in cui il professor Recalcati spiega che l’unica eredità che un padre possa trasmettere al figlio è il desiderio. Ma è un po’ come se lo avesse letto.

Il Musazzi è riuscito a trasmettere al figlio il desiderio dell’onestà e glielo ha trasmesso così bene che al momento opportuno il figlio glielo ha addirittura dato indietro. Una sensazione che vale più di un portafogli. 

Buonanotte. 
Da - http://lastampa.it/2013/10/28/cultura/opinioni/buongiorno/il-desiderio-di-onest-BsLTQPgNX5NZEbaY4WsGVN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’amica ritrovata
Inserito da: Admin - Novembre 03, 2013, 07:19:49 pm
Buongiorno
02/11/2013 - l’editoriale

L’amica ritrovata
Massimo Gramellini

Un ministro non può avere amici, scriveva ieri Michele Brambilla. Soprattutto certi amici. Nella società dell’immagine, godere di un’immagine positiva rischia paradossalmente di risultare pericoloso. Lo sta scoprendo in queste ore Annamaria Cancellieri. Il cittadino esasperato dai privilegi (altrui) non le contesta di avere cercato di agevolare la scarcerazione di un detenuto malato, ma l’appartenenza di quel detenuto, e quindi di lei stessa, all’aristocrazia del potere. 

Per intenderci, se la telefonata umanitaria l’avesse fatta Berlusconi, nessuno avrebbe manifestato sorpresa e forse neanche imbarazzo: il passaggio dalla nipote di Mubarak alla figlia di Ligresti sarebbe anzi sembrato un’evoluzione, se non altro generazionale. Ma la Cancellieri non è Berlusconi, e nemmeno Andreotti o D’Alema. È una che non pensi proprio possa avere il numero di telefono dei Ligresti. Nel ritratto che i suoi comportamenti pubblici hanno contribuito a creare, lei è la nonna della Patria, il funzionario dal tratto umano, la persona semplice e di buonsenso che ama circondarsi di persone semplici e di buonsenso, mica di squali e squalette della finanza. 

La difesa della super liquidazione del figlio manager (per qualche tempo di una società dei Ligresti) poteva ancora rientrare nella sfera dei sentimenti materni che tutti le riconoscono, senza turbare troppo la purezza del quadro. Ma la sua amicizia, ovviamente legittima, con una delle famiglie più chiacchierate d’Italia contraddice «la narrazione», come si dice adesso. E segna un punto a favore di chi pensa che l’establishment italiano, appesantito dall’intreccio di troppe relazioni, non sia più riformabile ma vada rinnovato in blocco.

Da - http://lastampa.it/2013/11/02/cultura/opinioni/buongiorno/lamica-ritrovata-TBOsx3P2tBTz30Gs1JYNtI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Notizie in retromarcia
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2013, 03:55:42 pm
Buongiorno
09/11/2013

Notizie in retromarcia

Massimo Gramellini

Premesso che i giornalisti sono responsabili di ogni malvagità del creato, dalla glaciazione che sterminò i dinosauri alle dichiarazioni travisate di Cicchitto, bisognerà cominciare a riflettere sulla credibilità delle fonti: le cosiddette Autorità, che diffondono o avallano le notizie con il peso della loro carica. Se il vescovo ausiliario dell’Aquila dichiara urbi et orbi (soprattutto orbi) che nella sua diocesi ci sono ragazzine che si prostituiscono in cambio di una ricarica del telefonino, le persone semplici sono portate a credere che non stia parlando per dare aria ai suoi santissimi denti, ma abbia raccolto testimonianze affidabili e dall’alto del pulpito intenda denunciare un problema. Invece appena vede i titoli sui giornali (titoli aizzati da lui) il vescovo si affanna a far sapere che il suo era solo un allarme preventivo: esiste sempre la possibilità che le ragazzine possano peccare, ma per il momento le ricariche sono al sicuro. 

 

Se ci si sposta dal potere religioso a quello civile, il tasso di serietà non cresce. Campi Salentina è un paese che in tempi più fortunati diede i natali a Carmelo Bene e adesso a un sindaco che prima conferma alla stampa locale che una bambina di undici anni è incinta di un diciassettenne e poi, tramortito dalle pagine dedicate al morboso argomento, ammette di avere dato fiato a una diceria. Sarà smania di protagonismo, superficialità, italica fanfaronaggine. Ma se l’Autorità non è più neanche lontanamente autorevole, chi possiamo ancora prendere sul serio, oltre i comici? 

http://lastampa.it/2013/11/09/cultura/opinioni/buongiorno/notizie-in-retromarcia-kFaLcZlTReYqbnEordl5WJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Abbasso gli algoritmi
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2013, 03:56:59 pm
Buongiorno
06/11/2013

Abbasso gli algoritmi

Massimo Gramellini

Scandagliando milioni di pagine Facebook, due ricercatori americani hanno messo a punto un algoritmo che consente di prevedere la durata di una coppia. In sintesi: chi ha molti amici e li condivide con il proprio partner costruirà un legame resistente, mentre chi separa la sfera degli amici da quella del partner farà morire il rapporto d’asfissia. Ebbene, ci voleva un algoritmo per scandire questa ovvietà? Bastava il buon senso per rammentarci che una coppia serena si isola dagli altri nella prima fase, quella dell’innamoramento: se continua a farlo anche dopo è destinata a perire. Il primo segnale di una crisi, non solo in amore, è la chiusura verso gli altri. Ma ogni crisi si sviluppa poi lungo percorsi ineffabili che sfuggono alla rigidità degli schemi.

La dittatura dell’algoritmo è l’ultimo rifugio di un certo tipo di persone, per lo più maschi intellettuali con il cuore a forma di granchio e gli occhi a forma di dollaro, che non riuscendo più a sentire niente si illudono di domare le loro insicurezze con una serie di algide formulette attinte dalla marea di dati personali che le nuove tecnologie mettono a disposizione. Ormai esiste un algoritmo per tutto: il giornale perfetto, il pranzo perfetto, il delitto perfetto. Questi aridi manichini del sapere moderno pensano di controllare la realtà, racchiudendola in una previsione statistica che consenta di anticipare i comportamenti umani per offrirli in pasto ai pubblicitari. Poi per fortuna arriva sempre qualcuno posseduto dal coraggio e dalla sana follia della passione che tira un calcio agli algoritmi e, azzardando ciò che nessuno aveva ancora previsto, ci salva. E li frega.

Da - http://lastampa.it/2013/11/06/cultura/opinioni/buongiorno/abbasso-gli-algoritmi-1bOTbEDCNspAL4bpmRnNfK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bolle d’acciaio
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2013, 03:57:57 pm
Buongiorno
08/11/2013

Bolle d’acciaio

Massimo Gramellini

Ieri la notizia più diffusa e chiacchierata del giorno è stata l’affermazione, attribuita a Enrico Letta da un giornale irlandese, di avere le palle d’acciaio. Brunetta, dall’alto delle sue competenze siderurgiche, ha commentato che i lavoratori dell’Ilva gliele fonderebbero all’istante. Beppe Grillo ha lanciato nella Rete una discussione urgente sul tema «Letta ballista d’acciaio». Dalle Alpi alle Piramidi è stato subito un crepitio di tastiere. La battuta migliore: se i leader europei magnificano gli attributi di Letta, allora è vero che quando andiamo a Bruxelles ci caliamo le braghe. Anche il sottoscritto ha confezionato un corsivo sul celodurismo democratico che da alcuni minuti giace esanime nel cestino. Infatti in serata è emersa la banale verità: l’espressione palle d’acciaio («balls of steel») era una traduzione colorita del pensiero castigato di Letta da parte dell’intervistatore irlandese.

Non è il momento di soffermarsi sulla qualità della stampa di Dublino rispetto ai tempi di Joyce. Sta di fatto che abbiamo dato per buona una dichiarazione del presidente del Consiglio per la semplice ragione che era stata diffusa sul web. E che a mettere in moto la baracca mediatica non è stato un discorso, ma una battuta: volgare o estrema come quella (purtroppo vera) sugli ebrei, consegnata da Berlusconi al suo memorialista Bruno Vespa. Siamo all’informazione liofilizzata, alla politica Zelig: hai dieci secondi per dire o scrivere qualcosa di impressionabile, meglio se impressionante, altrimenti cala il sipario dell’attenzione. Il prossimo passo, esprimersi a gesti e grugniti. Bossi verrà ricordato come un precursore.

Da - http://lastampa.it/2013/11/08/cultura/opinioni/buongiorno/bolle-dacciaio-LR3qtXqlfZriybSRXsvhSN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Barbara Frank
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2013, 03:59:08 pm
Buongiorno
07/11/2013

Barbara Frank

Massimo Gramellini

I figli di B si sentono perseguitati come gli ebrei ai tempi di Hitler. La fonte della rivelazione è estremamente autorevole: B. In un libro di Vespa, tra l’altro. E allora perché ne parli? (Me lo domando da solo). Per analizzare il meccanismo che ha cambiato l’informazione e un po’ le nostre teste. Funziona così: da vent’anni, quasi ogni giorno, B pronuncia una sciocchezza terrificante, contraria al buonsenso e al buongusto. La sciocchezza ha lo scopo di ribadire l’unica idea forte su cui B ha costruito il suo successo in politica: il vittimismo. Gli italiani adorano i vittimisti. Perciò un uomo che ha fatto affari con tutti i regimi e tutti i governi adora raccontarsi al suo popolo come il capro espiatorio di un’oscura macchinazione. B come i pellerossa, come gli ebrei, prossimamente come i migranti di Lampedusa. La scempiaggine provocatoria rimbalza sui siti e in tv, suscitando il commento divertito dei comici e quello indignato delle vittime vere. Ci cascano tutti. Ci cascano sempre. Per pigrizia, rabbia, automatismi strani. E la reazione alimenterà nel popolo di B il convincimento che lui sia veramente una vittima. 

La tempesta di sabbia sollevata dalle panzane del Grande Incompreso è violenta ma breve, al pari di ogni altra emozione nella civiltà delle immagini. Il giorno dopo è già svanita nel nulla, lasciando un vuoto nevrotico che la prossima sparata provvederà a riempire. È una malattia di cui abbiamo inoculato il morbo. Non so chi perseguiti i figli di B. Ma mi sono fatto un’idea di chi, da vent’anni, perseguita noi.

Da - http://lastampa.it/2013/11/07/cultura/opinioni/buongiorno/barbara-frank-JzGIrmWI6xOpEE47jJ2T7J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Farfalla sbagliata
Inserito da: Admin - Novembre 13, 2013, 04:00:44 pm
Buongiorno
13/11/2013

La Farfalla sbagliata
Massimo Gramellini

Come tanti innamorati del Toro, l’altra sera ho pianto davanti al televisore. Ma non per la storia di Gigi Meroni. Per come l’avevano ridotta. La tv ha trasformato la Farfalla Granata del libro di Dalla Chiesa nell’ennesimo santino senz’anima. Del resto lo aveva appena fatto anche con Adriano Olivetti. Sarà pigrizia o disprezzo per il pubblico, ritenuto sensibile solo alle brodaglie sentimentali, ma in televisione il protagonista di ogni biografia diventa il personaggio di un fotoromanzo. Invece che dentro la breve vita di Meroni sembrava di stare a Centovetrine. Nessuna traccia del suo essere un artista imprestato al calcio, un tipo sghembo, una curva in mezzo ai quadrati. Quando l’epica è rispettata, il telespettatore può anche sopportare incongruenze e sciatterie che per un tifoso sono altrettante pugnalate al cuore: per esempio che nell’ultima partita prima di morire facciano segnare a Meroni un rigore che nella realtà non tirò mai. Ma in questa fiction insulsa le invenzioni non emozionano e le emozioni reali non vengono raccontate. Chissà se il regista Paolo Poeti, un cognome che almeno stavolta indica un vano auspicio, sapeva che la domenica successiva, dopo il quarto gol di un derby vinto 4 a 0 con le lacrime agli occhi e la bava alla bocca, il sostituto di Meroni alzò il pallone al cielo mentre uno stadio intero gridava «Gigi, Gigi». In ogni caso si è guardato bene dal mostrarcelo.

Nelle note di regia, Poeti scrive di avere preferito porre l’accento sulla «grammatica generativa ormonale». Posso solo immaginare cosa gli avrebbe risposto Meroni.

Da - http://lastampa.it/2013/11/13/cultura/opinioni/buongiorno/la-farfalla-sbagliata-bc9IS0njJEwpb6qqNiheDN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Grande Pappa
Inserito da: Admin - Novembre 19, 2013, 05:22:41 pm
Buongiorno
16/11/2013

La Grande Pappa
Massimo Gramellini

Prefetti in carica che si ingozzano a sbafo di aragoste nel resort di Ligresti (li trovate nell’intervista all’ex direttore dell’hotel). La Cancellieri che non trova imbarazzanti gli strusci di un ministro della Repubblica con una famiglia di pregiudicati. E la telefonata di Vendola a un pezzo grosso dell’Ilva poi finito ai domiciliari. L’avete sentita? Il governatore della Puglia ha appena visto il pezzo grosso in televisione, impegnato nell’eroica impresa di togliere il microfono a un giornalista che stava chiedendo conto dei morti di tumore. Il leader della sinistra allergica ai compromessi e vestale della Costituzione si complimenta col censore aziendale per lo «scatto felino» con cui ha zittito il cronista. Sghignazza addirittura nella cornetta, al ricordo di quella «scena fantastica». E, cosa anche più grave, per il resto della conversazione non ammaina mai un certo tono amichevole e deferente. 

Il bubbone italiano è tutto in questa danza che i potenti ballano tra loro, in questa confusione continua di ruoli che non sempre configura dei reati, ma instaura comunque un clima complice, un circuito chiuso al cui interno si consuma lo scambio dei privilegi e dei favori. Chi è fuori dai giochi vi assiste con rabbia o con invidia, a seconda dei gusti e del carattere. È un bubbone incurabile. Si può soltanto estirpare, sostituendo radicalmente la classe dirigente e fissando regole che ne prevedano il ricambio totale ogni dieci anni. Prima che si formi il nuovo bubbone. Non è detto che chi arriva sia migliore di chi se ne va. Ma il salto nel torrente è preferibile a questa pappa in cui ormai si può solo affogare.

Da - http://lastampa.it/2013/11/16/cultura/opinioni/buongiorno/la-grande-pappa-IWg8AOEX5NQBCEvaHN7cDJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Poveri ricchi
Inserito da: Admin - Novembre 19, 2013, 05:24:27 pm
Buongiorno
15/11/2013

Poveri ricchi
Massimo Gramellini

Per il fisco italiano i lavoratori dipendenti guadagnano più degli imprenditori. Aveva ragione la mia mamma a diffidare di qualsiasi attività che non contemplasse una busta paga. Ora è finalmente chiaro a tutti che la libera iniziativa è l’anticamera della miseria e il dipendente l’unico mestiere che rende. Basti pensare che contribuisce per l’83 per cento alle entrate fiscali, insieme con quell’altra categoria di privilegiati, i pensionati. 

 

Senza stipendiati e pensionati, lo Stato non avrebbe più i soldi per pagare stipendi e pensioni. Si sorride per non urlare, ma la realtà è che non si urla neanche più. Certe notizie rilasciano ormai un effetto di morfina: a furia di sentirle ci si fa l’abitudine. Un «pensionato d’oro» da 2000 netti al mese fa più scandalo di un evasore che ostenta beni di lusso. Il lavoro nero viene accettato come se fosse una scappatoia inevitabile e un furto contro ignoti, dal momento che lo Stato, essendo di tutti, è considerato di nessuno. E il cordoglio per tanti imprenditori onesti, vessati fino al suicidio da tasse bislacche e creditori volatili, annacqua l’indignazione per i disonesti, quelli che prevalgono sulla concorrenza proprio perché evadono le imposte. 

 

A chi fosse ancora in cerca di emozioni forti, segnalo la ricerca dell’Ocse sugli emolumenti dei manager pubblici. I più pagati al mondo sono gli italiani: il triplo dei tedeschi. Una valutazione dettata sicuramente dalla competenza, oltre che dall’efficienza dei servizi offerti. I manager pubblici rientrano nella categoria dei lavoratori dipendenti. Saranno stati loro ad alzare la media? 

Da - http://lastampa.it/2013/11/15/cultura/opinioni/buongiorno/poveri-ricchi-wtVqeyz3n1hPdvywn0Jm9K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Quasi amici
Inserito da: Admin - Novembre 20, 2013, 05:13:40 pm
Buongiorno
20/11/2013

Quasi amici
Massimo Gramellini

Questa storia di Renzi che vuole fare fuori Letta per prenderne il posto è destituita di ogni fondamento. Il sospetto, suggerito dal caso Cancellieri, che su qualsiasi vicenda l’imminente segretario del Pd prenda sempre la posizione più urticante per il governo del Pd è quanto di più lontano ci possa essere dalla realtà. L’idea poi che Renzi, appiattendosi su Letta, abbia il timore di perdere le prossime elezioni europee e di finire rottamato in sei mesi, e perciò punti ad andare al voto per le politiche il più presto possibile, rientra nel novero delle ricostruzioni giornalistiche fantasiose. Il sindaco di Firenze, una volta conquistato il partito, sosterrà con forza il governo. Non vede l’ora. A condizione che Letta realizzi i pochi, semplici punti del programma che il nuovo Pd di Renzi gli indicherà: abolizione del Senato, delle Province, della disoccupazione giovanile e della fame nel mondo; riduzione del numero dei parlamentari e delle apparizioni in video della Camusso, abbattimento delle pensioni d’oro e indoramento delle pensioni abbattute dai precedenti governi, taglio delle tasse e accorciamento dei baffi e della spocchia di D’Alema, assunzione di un milione di dipendenti pubblici senza raccomandazioni e nel pieno rispetto dei parametri europei, superamento dell’effetto serra e degli ingorghi nei centri storici, assegnazione dello scudetto alla Fiorentina, ritrovamento della pietra filosofale.

 

Naturalmente il segretario Renzi non sarà così ingeneroso da pretendere che queste piccole riforme vengano realizzate tutte di colpo, pena la caduta del governo. Letta avrà ben 48 ore di tempo a disposizione. 

Da - http://lastampa.it/2013/11/20/cultura/opinioni/buongiorno/quasi-amici-GO8TbE8rUlqPBSIMeFgn2J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ufficio insulti
Inserito da: Admin - Novembre 21, 2013, 11:43:17 am
Buongiorno
21/11/2013

Ufficio insulti

Massimo Gramellini

Ha destato qualche scalpore il cartello apparso nei giorni scorsi in un ufficio del Comune di Roma e poi inspiegabilmente rimosso per ordine di un assessore. «Il pubblico si riceve nei giorni di martedì e venerdì dalle 10 alle 12, previo appuntamento telefonico. L’altri giorni dobbiamo lavorare. Si prega di non essere insistenti, altrimenti ci vedremo costretti, anche se contrario alla nostra educazione, a prendervi a parolacce ed insulti». Lo scalpore, naturalmente, è tutto per quelle quattro generose ore di apertura alla settimana, indicate con inusitata chiarezza all’inizio dell’avviso. La frase successiva - «L’altri giorni dobbiamo lavorare» - parrebbe invece la conferma di qualcosa che si sapeva già, e cioè che il dialogo con i contribuenti non è un lavoro, ma una gentile concessione, e che per ottenere un impiego pubblico la rivisitazione dialettale della lingua italiana non è obbligatoria però certamente aiuta. 

Quanto alla promessa dei dipendenti comunali di seppellire i postulanti sotto un profluvio di contumelie, essa rientra nel quadro di un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, improntato a trasparenza e informalità: adesso chi si avvicina allo sportello sa cosa lo aspetta.

Da - http://www.lastampa.it/2013/11/21/cultura/opinioni/buongiorno/ufficio-insulti-XeG9d4mm7FHe342utym8aL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il bambino che è in noi
Inserito da: Admin - Dicembre 03, 2013, 04:38:11 pm
Buongiorno
03/12/2013

Il bambino che è in noi
Massimo Gramellini

Assiepati festosamente nelle curve dello Juventus Stadium al posto degli squalificatissimi ultrà, i ragazzini delle scuole medie non hanno approfittato dell’occasione per intonare un canto scout o una poesia di Gianni Rodari, ma per gridare «merda» al portiere avversario ogni qual volta il tapino si accingeva a rinviare il pallone. Lo stupore degli adulti è stato grande, così come la loro indignazione. Ma da chi mai avranno imparato, le creature innocenti, a irridere il rivale anziché applaudirlo calorosamente? Il dilemma deve avere attraversato anche la mente di quel padre di Riccione che domenica aveva ricevuto la visita dei carabinieri dopo avere trascorso la mattinata sugli spalti di un campetto di provincia a insultare gli avversari della squadra del figlio. 

 

Insomma, come è stato possibile? Ai piccoli fans delle curve si chiedeva di redimere quei luoghi infetti con una testimonianza di ilare sportività. Invece sono stati contagiati dal morbo ultrà, e non solo loro. Se il coro scatologico avesse risuonato dentro le classi, gli insegnanti avrebbero fatto schioccare i votacci. Mentre allo stadio, dove erano massicciamente presenti in veste di accompagnatori, lo hanno tollerato con liberalità. Del tutto simili al mio severo papà, implacabile nello sgridarmi quando da piccolo mi scappava una parolaccia, eppure prodigo di comprensione se l’improperio mi sgorgava sulle gradinate dello stadio, all’indirizzo della squadra dirimpettaia. Da sempre in Italia il calcio non è l’oppio dei popoli, ma il loro eccitante legalizzato. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-bambino-che-in-noi-n1f7S9H1Fu5KEnsdnnDr2L/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scale immobili
Inserito da: Admin - Dicembre 04, 2013, 11:15:03 am
Buongiorno
04/12/2013

Scale immobili
Massimo Gramellini

Disoccupati, impoveriti e furibondi vari fanno fatica a inserire la legge elettorale nella lista delle loro priorità esistenziali. La sensazione, ampiamente corroborata dall’esperienza, è che anche se il nuovo meccanismo consegnasse con chiarezza la maggioranza assoluta a una sola lista, nessuna riforma potrebbe risolvere il problema di fondo, dal momento che quella lista continuerebbe a essere composta da politici italiani. I quali, nel volgere di poche settimane, frantumerebbero il partito vincitore in decine di correnti e spifferi, sparandosi addosso da tutti i talk show. 

Nondimeno, quando Napolitano licenziò il badante di Dudù per installare il governo dei sobri, un’ondata di ingiustificato ottimismo attraversò la nazione. Per qualche istante si pensò sul serio che, mentre i professori della Bocconi si sarebbero impegnati a pelarci le tasche per ammansire i mercati, i parlamentari avrebbero potuto dedicarsi al dimagrimento della politica e a una legge elettorale meno indigeribile di quella attuale. Se non sull’orgoglio della categoria, si contava almeno sul suo istinto di conservazione. 

Sono trascorsi esattamente due anni, i sobri hanno lasciato il posto ad altri sobri, ma i parlamentari non hanno fatto nulla di quel poco che si era chiesto loro di fare e oggi si presentano a mani vuote davanti al responso della Corte Costituzionale. I sistemi politici non cadono. Prima si paralizzano e poi si dissolvono: per abulia.

Da -  http://lastampa.it/2013/12/04/cultura/opinioni/buongiorno/scale-immobili-3QIe2yA1ZTfRgegTmEfqPN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bordellum
Inserito da: Admin - Dicembre 05, 2013, 11:38:03 pm
Buongiorno
05/12/2013

Bordellum
Massimo Gramellini

Per la Corte Costituzionale la legge elettorale detta Porcellum è illegittima. Dunque tutti i parlamentari nominati dai partiti con quella norma e da noi svogliatamente votati negli ultimi otto anni sono illegittimi. E così i loro atti. Illegittima la prima incoronazione di Napolitano. Pure la seconda. Illegittimi i governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta. Illegittimi i senatori a vita scelti dal Capo dello Stato, per cui di oltre mille parlamentari l’unico in regola sarebbe l’ex presidente Ciampi. Illegittime le riforme del lavoro e delle pensioni, le tasse sulla casa e in genere le spremiture decretate da governi illegittimi e convertite in legge da parlamenti illegittimi. Illegittimo il voto su Mubarak zio di Ruby, ma anche quello sulla decadenza di Papi. Illegittimi gli stipendi, i rimborsi, i portaborse, i panini della buvette. Illegittime le interviste dei presunti onorevoli e dei millantati senatori. Doppiamente illegittime le lauree prepagate, le solerti raccomandazioni, le appetitose lottizzazioni. Tutto ciò che è stato detto, fatto e cospirato in Parlamento negli ultimi tremila giorni è illegittimo. E poiché non vi è regolamento, codice o postilla su cui gli illegittimi in questi anni non abbiano messo becco, l’intero Paese può a buon diritto definirsi illegittimo. 

Sembrerebbe l’accrocco definitivo. Se non fosse che anche la Corte Costituzionale è stata nominata in larga parte da un parlamento e da un presidente illegittimi. Ne consegue che la sua sentenza di illegittimità è da considerarsi illegittima. La patria è salva. Il Bordellum continua.

Da - http://lastampa.it/2013/12/05/cultura/opinioni/buongiorno/bordellum-6c5GqlVVfwhmWOyxe0EGjP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il nipote di Nelson
Inserito da: Admin - Dicembre 08, 2013, 06:11:21 pm
Buongiorno
07/12/2013

Il nipote di Nelson
Massimo Gramellini

Alla notizia della morte di Nelson Mandela, milioni di persone hanno inviato un pensiero riconoscente al leader della lotta al razzismo. Qualcuno già da tempo aveva disincarnato l’uomo per trasformarlo in un santino buono per tutte le cause, un’icona del politicamente corretto. Ma nell’insieme, per una volta, ci si è ritrovati in tanti a coltivare emozioni positive e unificanti intorno a una bella figura e a una bella idea. Per mezzo minuto nessuno ha pensato esclusivamente ai fatti propri. Nessuno tranne uno. Lui. 

Nel dettare alle agenzie di stampa il coccodrillo sull’esimio scomparso, ha mescolato narcisismo e capacità mimetica per calarsi con voluttà nei panni di Silvion Mandeloni. Riga dopo riga, dietro l’uomo che ha sconfitto l’apartheid ne affiorava un altro di nostra conoscenza, «un eroe della libertà capace di non arrendersi mai, anche quando le forze del male sembravano imbattibili». E anziché i razzisti sudafricani, venivano alla mente i magistrati norditaliani e i presidenti napolitani. Il finale era all’insegna dell’immedesimazione totale: «Mi auguro che molti, tra coloro che in queste ore ne tessono le lodi, imparino a praticare la riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco». Praticamente ha brandito il ritratto dello zio d’oltremare, imprigionato per reati di opinione, pur di chiedere alla sinistra nostrana la grazia per un evasore fiscale. Mandela ci mancherà. Ma, a suo modo, anche il nipote.

Da - http://lastampa.it/2013/12/07/cultura/opinioni/buongiorno/il-nipote-di-nelson-romHzKwwpB1KNqtNpBRUfK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Spettatori paganti
Inserito da: Admin - Dicembre 08, 2013, 06:16:09 pm
Buongiorno
06/12/2013

Spettatori paganti
Massimo Gramellini

L’autista del 44 accosta il bestione e scende in strada a telefonare. I passeggeri, una cinquantina tra studenti e impiegati, seguono il dramma con gli occhi collosi delle otto del mattino. Siamo su un autobus a Monteverde Vecchio, quartiere di Roma immortalato nei film di Nanni Moretti, anche se la scena raccontata dal Messaggero.it ricorda di più i Cesaroni. 

Attraverso le porte aperte del 44 risuona la voce dell’autista, alle prese con l’autopsia del suo matrimonio già declinato in divorzio con contorno avvelenato di alimenti: «Mi hai distrutto la vita! Lo vuoi capire che non c’ho una lira?» Seguono insulti mescolati ai lamenti. L’uomo chiude la telefonata con l’ex moglie, risale a bordo e scoppia in lacrime. «Scendete subito, brutti stronzi», intima alla pregiata clientela. Nessuno si ribella, scendono tutti. L’autista accende la scritta Deposito e si allontana col suo destriero di latta verso Trastevere, mentre i passeggeri disarcionati si mettono in attesa del bus successivo, augurandosi che sia guidato da un single. Qualcuno si consola al pensiero che il divorziato fuori di testa ha avuto quantomeno il buon senso di non usare il telefono mentre guidava.

In qualche altra parte di mondo un dipendente che interrompe il pubblico servizio per una faccenda privata e ne scarica le conseguenze sui cittadini verrebbe linciato. Ma nella patria del melodramma e delle fiction sbrodolone la fragilità emotiva, purché platealmente esibita, è un’attenuante formidabile. Davanti allo spettacolo del suo dolore, quei passeggeri non si sentivano contribuenti defraudati, ma spettatori paganti. Almeno quelli che avevano pagato il biglietto. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/06/cultura/opinioni/buongiorno/spettatori-paganti-jjrcmZZAL7HQnWcZFGYD2K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Segretario Fiorentino
Inserito da: Admin - Dicembre 11, 2013, 11:45:15 am
Buongiorno
10/12/2013

Il Segretario Fiorentino
Massimo Gramellini

Come tutti i conquistatori di Roma, Matteo Renzi ha il problema di non venire conquistato. Lo si è capito già ieri, durante la prima visita alla cittadella espugnata. Il sovrano etrusco (venticinque secoli dopo Tarquinio il Superbo, che come denuncia il soprannome aveva in comune con Renzi una certa autostima) ha incrociato i muri di gomma contro cui va a scornarsi il decisionismo di tutti gli invasori dell’Urbe. Giornalisti smagati, burocrati inaffondabili e politici inafferrabili, categoria di cui Enrico Letta è il campione. 

Va dato atto a Renzi di essersi difeso abbastanza bene. Ha nominato la segreteria in mezz’ora, neanche fosse il consiglio di amministrazione di una società svizzera di consulenza. Ha saltato il pranzo per evitare di finire attovagliato, direbbe Dagospia, in uno di quei ristoranti del centro che la romanità utilizza per fare precipitare in catalessi chiunque si sia messo in testa di cambiare qualcosa. E ha tenuto una conferenza stampa brevissima e sincopata pur di sottrarsi alle domande avvolgenti dei volponi di Palazzo, gente che ha visto passare papi, presidenti, capipopolo e marziani senza mai altra reazione che un lieve inarcamento di sopracciglia. Infine ha incontrato Letta cercando di rimanere sveglio e in parte riuscendoci addirittura. A quel punto è scappato a Firenze sano e salvo. Ma fino a quando? Roma è paziente e di solito vince sempre. Stavolta, per il bene di tutti, speriamo almeno in un pareggio

Da - http://lastampa.it/2013/12/10/cultura/opinioni/buongiorno/il-segretario-fiorentino-7YfvuPgnjV1xUxuStqWAkO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’amico del Jaguaro
Inserito da: Admin - Dicembre 13, 2013, 06:28:27 pm
Buongiorno
12/12/2013

L’amico del Jaguaro

Massimo Gramellini

Se un esponente della famigerata Kasta, dopo avere arringato la folla contro le tasse del governo affamatore, si fosse allontanato dal luogo del comizio sul sedile posteriore di una Jaguar, avrebbe firmato la sua condanna alla lapidazione mediatica. Stormi di pernacchie si sarebbero alzati in volo da ogni tinello, l’indignazione avrebbe lubrificato i polpastrelli ai tastieristi dei social network e al meschino jaguarato non sarebbe restata altra scelta che rottamare il bolide e inginocchiarsi su un tapis roulant di ceci. Desta perciò una stupefatta ilarità che a compiere un gesto così poco coerente con il contesto sia stato Danilo Calvani, leader del Comitato 9 dicembre: il Forcone Capo. Lo hanno immortalato in quel di Genova, a bordo del macchinone inglese . Si è giustificato dicendo che non era suo, ma di qualche forcone minore, però ormai il danno d’immagine era compiuto.

Se fossi il suo avvocato, insisterei sull’ingenuità del mio cliente, ignaro dei meccanismi della comunicazione. A chi aizza i disperati contro i privilegiati è consigliabile farlo da un palco o da un balcone (che esercita un fascino intatto sull’italiano medio), giammai dal finestrino di una Jaguar. Montanelli diceva che, quando un italiano vede passare una macchina di lusso, il suo primo stimolo non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/12/cultura/opinioni/buongiorno/lamico-del-jaguaro-8sdSPRrSHxZZTYMAF9VINP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Training autogeno
Inserito da: Admin - Dicembre 14, 2013, 10:13:31 am
Buongiorno
13/12/2013

Training autogeno
Massimo Gramellini

Disordini al confine di Ventimiglia, bombe carta all’università La Sapienza, minacce di morte a una sindacalista che si rifiuta di aderire al movimento dei forconi. E poi il leader di un grande partito che chiede le dimissioni del Capo dello Stato e il leader di un altro che dichiara: se mi arrestano ci sarà la rivoluzione. Chiunque scorra lo scarno notiziario di giornata sarà portato a pensare che l’Italia sia seduta sull’orlo di una guerra civile. Chiunque, ma non un italiano. In lui prevale sempre la sensazione, e la tentazione, dell’accomodamento. Da noi le parole volano grosse ma pesano poco e le conseguenze dei gesti non sono mai inesorabili né tantomeno definitive. 

C’è un’atmosfera cupa in giro: i tartassati se la prendono con i garantiti, i garantiti con gli evasori e tutti vogliono mandare a casa i politici, ma a casa di chi? La stragrande maggioranza gradirebbe tornare subito al voto con qualunque sistema, anche quello delle assemblee di condominio, pur di sciogliere questa cappa insopportabile. Renzi piace per gli stessi motivi che inducono Crozza a sbertucciarlo: fa training autogeno ai depressi e sparge ottimismo da tutti i nei. Il nostro resta un Paese di rassegnati al peggio che non vedono l’ora di tuffarsi sul lieto fine, a costo di prendere una panciata. Gli italiani sono incarogniti, e con molte ragioni, eppure quando posano il forcone o la tastiera fumante del computer invocano parole di speranza ed esempi positivi. Basta davvero poco per bruciarli, ma basta ancora meno per riaccenderli. (Faccio un po’ di training autogeno anch’io…). 

Da  - http://lastampa.it/2013/12/13/cultura/opinioni/buongiorno/training-autogeno-jPUxmAL1buCbEw7BIk9enL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. C Factor
Inserito da: Admin - Dicembre 16, 2013, 05:25:27 pm
Buongiorno
14/12/2013

C Factor

Massimo Gramellini

Il 22 ottobre scorso, il primo ministro delle lasche intese Enrico Letta annunciò in televisione a Lilli Gruber: «Abbiamo deciso di assumere cinquecento giovani per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano». Entusiasmo nelle case di migliaia di neolaureati: ma allora è vero che con la Cultura si mangia. In settimana è uscito il bando ufficiale e si è scoperto che non di assunzione si trattava, ma di tirocinio per dodici mesi (non rinnovabili). I fortunati vincitori di C Factor lavoreranno a tempo pieno per 416 euro lordi al mese, senza ferie né buoni pasto. Considerato che a Roma una stamberga in affitto ne costa almeno 400, netti e possibilmente in nero, il vero requisito per gli aspiranti digitalizzatori non è la laurea con il massimo dei voti né la buona conoscenza dell’inglese, come recita il bando, ma una famiglia benestante alle spalle che sia in grado di mantenerli per un anno nella Capitale. La famosa uguaglianza dei punti di partenza.

La globalizzazione che doveva esportare la democrazia occidentale in Asia ha importato lo sfruttamento asiatico in Occidente. Negli Usa le aziende tornano a investire in patria perché gli americani stremati dalla crisi accettano compensi indonesiani. Così diminuiscono i disoccupati, ma non i poveri. L’articolo 36 della Costituzione Italiana recita: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Buona questa. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/14/cultura/opinioni/buongiorno/c-factor-w3pZoI9cq2VRAMgS6x3oyH/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Giochi di ruolo
Inserito da: Admin - Dicembre 18, 2013, 06:04:47 pm
Buongiorno
18/12/2013

Giochi di ruolo

Massimo Gramellini

Il ministro dell’Integrazione Kyenge ha raccontato al settimanale Vanity Fair la disintegrazione del proprio matrimonio. Fatti suoi, se non fosse che la signora ha imputato la crisi coniugale al cambio dei rapporti di forza all’interno della coppia. Il marito l’ha amata finché era una moglie, una mamma e un’oculista, ma appena è diventata una persona di potere ha cominciato a non sopportarla più. Kyenge ha dato voce a un pensiero comune: il matrimonio funziona se la donna comanda lasciando credere all’uomo di essere lui a farlo, purché lo schema rimanga confinato alle mura di casa. Fuori di lì il maschio non rinuncia al ruolo di primadonna. Il giorno in cui Hillary Clinton sarà presidente degli Stati Uniti e durante i G8 Bill prenderà tranquillamente il tè con le altre first lady - magari facendo loro piedino sotto il tavolo - sarà un piccolo passo per lui, ma un grande passo per l’umanità.

Tutto vero e però talmente ovvio da risultare persino troppo facile. Certi matrimoni non vanno in crisi solo perché la donna sale sul piedistallo storicamente riservato all’uomo, ma perché per salirci è costretta a comportarsi come un uomo. Nel mondo del lavoro, infatti, i valori di riferimento sono rimasti quelli maschili: competitività ossessiva, cinismo, smania di potere, concentrazione esclusiva su di sé. Il contrario esatto dell’amore. Per secoli troppe donne hanno dovuto vivere accanto a uomini così. Il progresso non consiste nello scambiarsi i ruoli, ma nel cambiare il gioco. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/18/cultura/opinioni/buongiorno/giochi-di-ruolo-GLwgFVKe9BKMDBB86DDe1M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Che gogna che fa
Inserito da: Admin - Dicembre 24, 2013, 05:54:19 pm
Buongiorno
24/12/2013

Che gogna che fa
Massimo Gramellini

Dopo ben più illustri colleghi, ieri è toccato persino a me. II sito di Grillo mi ha inquadrato come giornalista del giorno, scatenandomi addosso i consueti cinque minuti d’odio. Vaffa qui, vaffa là, servo su, verme giù. Sono rimasto sconvolto. Non dagli insulti, ma dagli attestati di solidarietà. Un collega francese mi ha scritto: «E’ come ricevere la Légion d’honneur. Ti invidio!». Ma cosa ho mai fatto per meritarmi questa medaglia? Poco, purtroppo. Nel raccontare a «Che tempo che fa» lo svarione del Pd sul folle emendamento che puniva gli enti locali ostili al gioco d’azzardo, ho ricordato la parata di Renzi per sventare l’autogol. Secondo Grillo avrei invece dovuto sottolineare che l’emendamento era stato osteggiato dai Cinquestelle. Verissimo. Però è Renzi, non Grillo, che ha costretto il Pd a cambiare idea. Ed era quello il tema del mio intervento, tutt’altro che elogiativo nei confronti dei democratici. 

L’Italia naviga intorno al cinquantasettesimo posto nella classifica della libertà di stampa, ma se i politici continueranno a mettere i giornalisti alla gogna rischiamo di farla scendere ancora più in basso, meritandoci così una severa reprimenda da parte dello stesso Grillo. Sempre a «Che tempo che fa» ho parlato delle famiglie italiane intrappolate in Congo con i bambini appena adottati. Avrei preferito che Grillo si occupasse di loro e non di me. Se gli riuscisse di riportarli in Italia, garantisco che canterò in diretta l’inno dei Cinquestelle, ai quali estendo con piacere i miei auguri per un Natale senza più vaffa.

Da - http://lastampa.it/2013/12/24/cultura/opinioni/buongiorno/che-gogna-che-fa-NX7WKLwbTBzS5HMOzy5MDJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La palla non è rotonda per tutti
Inserito da: Admin - Dicembre 24, 2013, 06:08:19 pm
Buongiorno
21/12/2013

La palla non è rotonda per tutti
Massimo Gramellini

In Italia la giustizia è una cosa seria, come tutto il resto. Anche la giustizia sportiva. Emblematico il caso Birindelli, l’allenatore degli esordienti del Pisa che ha ritirato la squadra a metà di una partita perché sugli spalti due padri stavano furiosamente litigando a proposito di un passaggio sbagliato da un bambino di dieci anni. Qualche illuso si sarebbe aspettato che il mondo del pallone beatificasse Birindelli. Invece il giudice gli ha dato partita persa e un punto di penalizzazione, così impara a scambiare il campo di calcio per una palestra di educazione civica. Il regolamento si rispetta, sempre. Insomma, non proprio. Ieri un altro giudice ha riaperto la curva dell’Inter che avrebbe dovuto restare vuota durante il derby a causa dei «buuh» razzisti rivolti domenica scorsa ai napoletani. La sentenza, firmata da Ponzio Pilato, richiede un supplemento di indagine «circa la percezione reale del fenomeno espressivo di discriminazione, dovendosi constatare che nel rapporto dei collaboratori federali non vi è cenno circa l’esatta percezione da parte degli stessi per come collocati all’interno dell’impianto, bensì si ha riguardo alla percepibilità da parte dei settori confinanti a quello occupato dalla tifoseria ospite». 

Ci avete capito qualcosa? Beati voi. Io so che quando si deve premiare un gesto di civiltà si applica il regolamento con piglio implacabile, mentre se si deve rispettare una norma di civiltà il regolamento viene adattato alle esigenze di bottega, creando disparità di trattamento rispetto ad altre squadre punite in passato e offrendo un movente alle loro tifoserie per covare rinnovati rancori. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-palla-non-rotonda-per-tutti-DFYDCDMQloCXyfU9XqSJBN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Che gogna che fa
Inserito da: Admin - Dicembre 25, 2013, 04:07:33 pm
Buongiorno
24/12/2013
Che gogna che fa
Massimo Gramellini

Dopo ben più illustri colleghi, ieri è toccato persino a me. II sito di Grillo mi ha inquadrato come giornalista del giorno, scatenandomi addosso i consueti cinque minuti d’odio. Vaffa qui, vaffa là, servo su, verme giù. Sono rimasto sconvolto. Non dagli insulti, ma dagli attestati di solidarietà. Un collega francese mi ha scritto: «E’ come ricevere la Légion d’honneur. Ti invidio!». Ma cosa ho mai fatto per meritarmi questa medaglia? Poco, purtroppo. Nel raccontare a «Che tempo che fa» lo svarione del Pd sul folle emendamento che puniva gli enti locali ostili al gioco d’azzardo, ho ricordato la parata di Renzi per sventare l’autogol. Secondo Grillo avrei invece dovuto sottolineare che l’emendamento era stato osteggiato dai Cinquestelle. Verissimo. Però è Renzi, non Grillo, che ha costretto il Pd a cambiare idea. Ed era quello il tema del mio intervento, tutt’altro che elogiativo nei confronti dei democratici. 

L’Italia naviga intorno al cinquantasettesimo posto nella classifica della libertà di stampa, ma se i politici continueranno a mettere i giornalisti alla gogna rischiamo di farla scendere ancora più in basso, meritandoci così una severa reprimenda da parte dello stesso Grillo. Sempre a «Che tempo che fa» ho parlato delle famiglie italiane intrappolate in Congo con i bambini appena adottati. Avrei preferito che Grillo si occupasse di loro e non di me. Se gli riuscisse di riportarli in Italia, garantisco che canterò in diretta l’inno dei Cinquestelle, ai quali estendo con piacere i miei auguri per un Natale senza più vaffa.

DA - http://lastampa.it/2013/12/24/cultura/opinioni/buongiorno/che-gogna-che-fa-NX7WKLwbTBzS5HMOzy5MDJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Caterina è viva
Inserito da: Admin - Dicembre 30, 2013, 06:02:58 pm
Buongiorno
29/12/2013

Caterina è viva
Massimo Gramellini

Per avere affermato di essere ancora viva grazie alla ricerca scientifica, che include purtroppo la sperimentazione sugli animali, una ragazza padovana affetta da malattie rarissime è stata lapidata virtualmente in Rete dagli integralisti. Giovanna: «Puoi morire pure domani, per te non sacrificherei il mio pesce rosso». Valentina: «Se crepavi da bambina non fregava niente a nessuno». Perry: «Magari tu fossi già morta: un essere vivente (forse voleva dire “umano”, ndr) di meno e più animali su questo pianeta». 

La lapidata, che si chiama Caterina e per ironia della storia studia veterinaria, ha risposto ai messaggi di morte con un video pacato e commovente - commovente perché pacato - in cui parla da dietro una maschera, seduta accanto alle medicine che le consentono di sopravvivere. Caterina spiega come il suo animalismo convinto (è contraria a caccia, macelli e pellicce) si fermi davanti alla sperimentazione, finché non esisteranno alternative altrettanto efficaci.

Non entro nel merito di una querelle che sembra fatta apposta per animare una di quelle discussioni tra sordi in cui eccelle il nostro dibattito pubblico, dove ciascuno agita in faccia alla controparte le sue certezze senza mai lasciarsi sfiorare dal dubbio, dall’ascolto, dall’autoironia. Ma non accetto che per difendere gli animali si debba diventare disumani. L’amore che si nutre d’odio avvilisce sempre le proprie ragioni. I sentimenti, come l’architettura, sono una questione di prospettiva. Se Giovanna, Valentina e Perry guardassero per un attimo la vita con gli occhi di Caterina, le chiederebbero scusa.

Da - http://lastampa.it/2013/12/29/cultura/opinioni/buongiorno/caterina-viva-yHeOAQMOP186taehotFgJI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tempo di scosse e di riscosse
Inserito da: Admin - Dicembre 31, 2013, 12:45:15 pm
Editoriali
31/12/2013

Tempo di scosse e di riscosse

Massimo Gramellini

Due americani su tre considerano il 2013 uno degli anni peggiori della loro vita. So cosa state pensando: ma il terzo americano dove ha vissuto? In Italia i fan del 2013 si contano sulle dita della mano di capitan Uncino. Tutti si sentono più poveri, anche gli evasori. 

Più poveri e più scoraggiati. L’indignazione, a suo modo ancora una forma di speranza, ha ceduto il posto alla rabbia. Il disprezzo per i politici si è allargato all’intero establishment: banchieri, tecnocrati, giornalisti, persino scienziati. Chiunque occupi uno strapuntino riconosciuto di potere e si agiti nel rumore dei talk show. 

Ripercorrendolo a mente fredda, l’anno morente è stato prodigo di cambiamenti che un tempo si sarebbero definiti epocali. Sul Vaticano degli scandali regna un Papa già circonfuso in vita di un alone di santità. Il Caimano si è chiuso in casa a giocare con un barboncino. Il presidente del Consiglio ha meno di cinquant’anni, se non altro all’anagrafe. Il nuovo segretario del centrosinistra, comunque lo si giudichi, non offre alle telecamere uno sguardo da cane bastonato, ma sprizza energia da tutti i nei. Persino il Parlamento, origine e sfogatoio di ogni male, ha espulso branchi consistenti di dinosauri per accogliere la pattuglia di donne e di giovani più vasta della storia repubblicana. 

Eppure, se si esclude papa Francesco, nessuna di queste novità è stata percepita come un vero strappo. I giochi della politica continuano a non intercettare la vita reale e per quanto il dottor Letta si sforzi di sottolineare l’efficacia delle sue cure, il malato italiano non avverte miglioramenti nel proprio stato di salute. Si respira un desiderio inebriante, a tratti pericoloso, di leadership forti e semplificatrici. Come se i problemi di una città, di una nazione, di un continente fossero risolvibili da un deus ex machina che con un tratto di penna disarma la burocrazia, abbatte le tasse, ridimensiona lo Stato senza mettere per strada gli statali, aumenta le paghe, rilancia i consumi e nei ritagli di tempo inventa nuovi lavori al posto di quelli che la tecnologia e la concorrenza internazionale hanno ridimensionato o dissolto per sempre.

L’altro cascame psicologico della crisi è il curioso impasto tra diffidenza e illusione. Cinismo e dabbenaggine spesso convivono nella stessa persona, pronta a mettere in dubbio la competenza di uno scienziato come a buttarsi tra le braccia del primo millantatore. Le soluzioni facili godono di un’ingannevole popolarità. Dalla moneta all’immigrazione, si pensa che tornare indietro sia il modo migliore per andare avanti. Il Duemila è iniziato da tredici anni, ma il dibattito pubblico, spesso anche quello privato, rimane inchiodato al Novecento: il comunismo, la lira, il bel tempo andato. Peccato che mentre lo si viveva non fosse poi così bello. Ho sentito miei coetanei decantare gli anni Settanta come un’epoca più sicura e tranquilla dell’attuale. Gli anni Settanta: quando si sparava per la strada e si rapivano i bambini. Ogni generazione rimpiange la sua infanzia, però se la nostalgia si trasforma in torcicollo emotivo produce depressione, paralisi e paragoni sterili, spesso storpiati dalla memoria.

Il 2014 pubblico sarà l’anno dei Mondiali brasiliani giocati quasi da fermi per il troppo caldo, delle elezioni europee dominate sui media dai movimenti anti-europei, della resa dei conti fra Renzi e Letta, che di Craxi e Andreotti hanno ereditato il carattere, per fortuna non l’etica, ma si spera il talento politico: magari con un po’ di concretezza in più. 

Il 2014 privato potrebbe invece essere finalmente l’anno del fervore. La forza irresistibile che infonde passione e concentrazione in ciò che si fa, senza perdere più tempo a lamentarsi, invidiare, rinfacciare. Come dice quella frase da film? Andrà tutto bene, alla fine. E se non andasse bene, vorrà dire che non è ancora la fine. Buon anno di scosse e di riscosse. 

DA - http://lastampa.it/2013/12/31/cultura/opinioni/editoriali/tempo-di-scosse-e-di-riscosse-jkXsy4K6XOtwsOybgeKPDJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’onorevole in metro
Inserito da: Admin - Gennaio 04, 2014, 04:38:45 pm
Buongiorno
03/01/2014

L’onorevole in metro
Massimo Gramellini

Non è meraviglioso che il nuovo sindaco di New York vada al giuramento in metropolitana, che alcuni suoi colleghi italiani si rechino in ufficio stantuffando sui pedali, che il presidente del Consiglio decolli per le vacanze con l’aereo di linea e che sempre più politici lascino in garage le auto blu? Certo che lo è. È anche retorico e ipocrita, perché nella maggioranza dei casi il cambiamento non è dettato da convinzioni personali, ma da un adeguamento furbastro al vento dei tempi, per non urtare la suscettibilità di sudditi impoveriti e incolleriti. I quali mostrano di gradire il buffetto magnanimo del sovrano, la mancata ostentazione del suo potere che permette alle maestranze di esclamare fantozzianamente: com’è umano, lei! 

I giornalisti - col sottoscritto in prima linea – stanno fornendo un contributo notevole alla creazione del nuovo mito: le cronache si gonfiano di squittii estasiati ogni volta che Obama o un sottosegretario fanno la coda al fast food. Niente di male. Ancorché dettato da bieca convenienza, un comportamento virtuoso è pur sempre preferibile all’antica tracotanza. Però l’incenso che avvolge questi gesti tutto sommato normali rischia di farci smarrire l’essenziale. Un politico merita il posto che occupa, onori compresi, non perché si limita a fare le cose che fanno tutti, ma quando riesce a realizzare quelle per cui è stato messo lì. Ad andare al lavoro in bicicletta siamo capaci anche noi. A loro si chiede di fare pedalare il Paese.

Da - http://lastampa.it/2014/01/03/cultura/opinioni/buongiorno/lonorevole-in-metro-PsUovsZcxog1xVS89gkyUK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chicchiric-chi?
Inserito da: Admin - Gennaio 11, 2014, 11:27:52 am
Buongiorno
09/01/2014

Chicchiric-chi?

Massimo Gramellini

Dopo Fassina chi?, Di Battista chi? Spiegazione per i non addetti ai livori (beati loro). Fassina è, anzi, era il viceministro dell’economia, dimessosi perché il segretario del Pd con delega all’acidità Matteo Renzi, richiesto di un parere su di lui, aveva chiosato sprezzante: Fassina chi? Sembrava finita lì, ma si sa come sono le mode in Italia: se stupide, dilagano a macchia d’odio. A concedere ieri il bis, secondo le ricostruzioni dei cortigiani, sarebbe stato il Cavaliere disarcionato in persona. Un cinquestelle, Di Battista, aveva spiegato a destra e a manca (la sinistra, che in effetti manca) quanto Berlusconi smaniasse dalla voglia di incontrarlo, forse per valutarne le doti come candidato premier o allenatore del Milan, le due cariche al momento scoperte. Ma, venuto a conoscenza di queste voci, il maestro Silvio avrebbe copiato l’allievo Matteo: Di Battista chi? La trovata non è nuova: la utilizzò già San Pietro, per ben tre volte, duemila e rotti anni fa a proposito del suo principale, anche se in quel caso a muoverlo non era certamente il disprezzo ma la paura. Più di recente fu lo scrittore Siciliano a gratificare di un “Michele chi?” il furente Santoro, ignaro che Siciliano fosse completamente all’oscuro di televisione: mica per altro era stato nominato presidente della Rai. 

Constando di appena tre lettere, il Chiismo è adatto ai tempi: si indossa bene nei titoli e nei tweet. Per funzionare richiede però due ego arroventati: quello di chi sfotte e quello di chi se la prende. Se il primo galletto conoscesse le buone maniere e il secondo l’autoironia, diventerebbe un interrogativo spuntato: parola di Gram. (Gram chi?).

Da - http://lastampa.it/2014/01/09/cultura/opinioni/buongiorno/chicchiricchi-DxgDMCf8gpuAlp1CzVBwWM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Paese reale
Inserito da: Admin - Gennaio 11, 2014, 03:56:33 pm
Buongiorno
11/01/2014

Paese reale
Massimo Gramellini

Leggo con qualche tremore su «Il Giornale» che l’interprete di una fiction di successo, in cui recita la parte indispensabile del Malvagio, è perseguitato da lettere minatorie e minacce di morte. Alcuni telespettatori di polizieschi sono penetrati nottetempo in casa sua per aggredirlo e una piratessa della strada gli ha maciullato la macchina con il cric, intimando: «Devi lasciare in pace Carmen!», il personaggio di Manuela Arcuri che il Malvagio perseguita senza soste, se non quelle imposte dalla pubblicità. 

La grande famiglia degli spettatori riflessivi si stringe intorno a Gabriel Garko, vittima di questa incredibile sequela di aggressioni. È giunto il momento di rivelare alla fascia più suggestionabile del pubblico che il Garko non è personalmente responsabile delle azioni compiute dal suo personaggio. Non più di quanto lo fosse Anthony Perkins di «Psycho» nell’assassinare biondine sotto la doccia travestito da vecchia. Tutto ciò che di male il perfido Garko può compiere nel corso della fiction «Il peccato e la vergogna 2» (sulla 1 non mi assumo responsabilità) è frutto di un copione che egli si limita a recitare più o meno bene, ma non ha alcun rapporto con la vita reale. Non foss’altro perché la storia incriminata si svolge negli Anni Quaranta e chiunque non sia accecato dai pregiudizi potrà notare una certa discrepanza con l’oggi, quantomeno nell’abbigliamento. A differenza dei politici, che recitano se stessi in tutti i talk show, lontano dal set il signor Garko torna a essere esclusivamente il signor Garko e ha diritto a farsi maciullare la macchina con il cric soltanto dalle sue ex fidanzate. 

DA - http://lastampa.it/2014/01/11/cultura/opinioni/buongiorno/paese-reale-9tz3rau8MjbqGlJVjdTJfJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma come fa?
Inserito da: Admin - Gennaio 14, 2014, 05:11:54 pm
Buongiorno
14/01/2014

Ma come fa?
Massimo Gramellini

Chiedo scusa per la futilità dell’argomento, ma i traffici sentimentali del presidente Hollande (pronuncia: Olaond, con bocca storpiata in una smorfia parigina di fastidio) suscitano in noi, maschi banali e insensibili alle grandi questioni geopolitiche, una vibrante e insopprimibile curiosità: come fa? Come fa, dico, un ometto dal viso di meringa occhialuta a saziare e straziare legioni di cuori femminili? E non si sta parlando di suffragette libro-repellenti, incantabili da una collana di lapislazzuli o dal miraggio di una scodinzolata in tv. Le donne che quel signore senza carisma – ogni volta che apre bocca sembra il vicepresidente di se stesso – è riuscito a sedurre vantano fascino e personalità da vendere, oltre che una dose ubriacante di puzza sotto il naso. Eppure la statista raffinata e la giornalista unghiuta hanno baccagliato come tigri al momento della sua incoronazione, una di loro è in ospedale a curare lo smacco del tradimento, mentre la favorita del momento – un’attrice, ma naturalmente un’attrice impegnata – si è battuta per lui in campagna elettorale. E questo per limitarsi alla lista di dominio pubblico. 

Come fa? Le ipnotizza con il suo irresistibile sguardo da sogliola alla mugnaia? O le conquista con uno di quei comizi che hanno fatto russare davanti alla televisione milioni di francesi? Al confronto Sarkozy è Johnny Depp. A proposito, non è che anche madama Bruni ha incontrato Hollande davanti a una tisana e… No, impossibile, e comunque non lo voglio sapere. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/14/cultura/opinioni/buongiorno/ma-come-fa-NnaNlJ9j0BcLCFqh8qpk1I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Intanto paga lei
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2014, 04:29:23 pm
Buongiorno
16/01/2014

Intanto paga lei
Massimo Gramellini

Chiedo scusa se sono ancora costretto a occuparmi del gossipon de la semaine, ma i cugini francesi hanno un senso della parità tra i sessi abbastanza curioso e non molto dissimile dal nostro. Ieri il ministro (donna) della Cultura ha revocato la nomina dell’attrice e produttrice Julie Gayet in una importante giuria dell’Accademia di Francia a Roma. Come noi portinaie sappiamo fin troppo bene, Julie Gayet risulterebbe essere una conoscenza particolarmente intima dell’ineffabile presidente Hollande. Ora, delle due l’una. O Gayet è stata silurata all’improvviso non per i suoi demeriti, ma in quanto potenziale creatrice di imbarazzo al Budino in Capo. Oppure era stata precedentemente scelta non per i suoi meriti, ma proprio perché raccomandata dal Budino medesimo.

Naturalmente in Italia ci saremmo comportati allo stesso modo, con in più una cresta sulle ricevute. La differenza è che nell’abbassare lo sguardo sulle nostre miserie i maestri francesi avrebbero scosso la testa con un sogghigno di compatimento. Mentre noi, che maestri non siamo, ma allievi ripetenti e impenitenti, ci limitiamo a prendere nota della valenza universale ed eterna del problema. Come nel 1814 e nel 1914, anche nell’evoluto 2014, quando due amanti vengono scoperti, il maschio viene fatto passare per uno stupido farfallone e la femmina per una mantide perversa. E alla fine è quasi sempre intorno alla mantide che si scavano deserti. Fuor di metafora: lui si pente e lei perde il posto.

Da - http://lastampa.it/2014/01/16/cultura/opinioni/buongiorno/intanto-paga-lei-Etsj2MuRHpcyf4o7DMC6dL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La leghitudine
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2014, 04:48:51 pm
Buongiorno
15/01/2014

La leghitudine
Massimo Gramellini

Il giornale della Lega additerà quotidianamente gli appuntamenti pubblici della ministra Kyenge, accusata dai pensatori fosforici del movimento di «favorire la negritudine». Probabile che si tratti di una forma di istigazione. Di sicuro ha tutta l’aria di una sciocchezza. L’ennesima. La Lega rappresenta la prova plastica di come l’assenza di cultura possa distruggere un’intuizione a suo modo geniale, quale fu trent’anni fa quella di dare voce ai ceti tartassati del Nord. In mano a una classe dirigente preparata o appena normale, l’idea avrebbe attirato le migliori energie del lavoro e dell’università per costruire un federalismo fiscale moderno. Con i Bossi, i Borghezio, gli Speroni e adesso i Salvini si è invece scelta la strada becera, antistorica e per fortuna minoritaria del razzismo secessionista. Gli attacchi a Roma ladrona si sono illanguiditi con l’aumentare dei privilegi e dei denari pubblici, in un tourbillon di mutande verdi e lauree prepagate. Sono rimasti in piedi soltanto i simboli grotteschi e i luoghi comuni. L’odio per l’euro, i terun, i negher, la diversità e la complessità di un mondo nuovo che non si lascia esplorare dalle scorciatoie del pensiero.

La scelta suicida della Lega ha favorito gli umoristi, ma non i leghisti e i settentrionali, che oggi contano meno di trent’anni fa, nonostante le loro tre regioni più grandi siano governate, si fa per dire, da esponenti di quel partito. Con la forza barbarica si potrà forse andare al potere, ma per restarci con qualche costrutto è sempre consigliabile aggiungere alla pancia un po’ di cuore, e magari anche di testa.

Da - http://lastampa.it/2014/01/15/cultura/opinioni/buongiorno/la-leghitudine-5qWtpxM4TR6OdzwHlZt28N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Biliardino libero
Inserito da: Admin - Gennaio 17, 2014, 12:01:37 pm
Buongiorno
17/01/2014

Biliardino libero
Massimo Gramellini

Se vi dicessero che, per avere installato un calciobalilla gratuito al posto delle slot machine, un barista di Mestre è stato multato di 1400 euro dallo Stato italiano, pensereste di vivere in un posto di pazzi. Ma se vi capitasse la fortuna di leggere il limpido documento di condanna della prefettura, secondo cui «il titolare di un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande (per gli amici: bar, ndr) deteneva e consentiva l’uso del gioco calciobalilla senza essere in possesso della prescritta autorizzazione», e questo «indipendentemente dalla gratuità o meno del gioco in questione», capireste l’enormità del reato che ci troviamo di fronte. Il somministratore di alimenti e bevande non si è limitato a detenere un pericoloso calciobalilla clandestino, irto di ometti rossi e blu non meglio identificati, ma ne ha consentito reiteratamente l’uso gratuito agli avventori. E il fatto che a quel calciobalilla abbia giocato una volta anche Balotelli, episodio citato dall’ingenuo barista come prova di utilità sociale, ne aggrava irrimediabilmente la posizione. E se una pallina colpita con troppa foga avesse sorvolato il locale e centrato in pieno la nuca di un passante, magari (non sia mai) del relatore del documento prefettizio? 

Al barista di Mestre sia almeno di consolazione sapere che nei prossimi giorni lo stesso Paese che gli ha appena dato 1400 euro di multa per detenzione illecita di calciobalilla lo premierà come esercente modello per avere sostituito le slot machine con il medesimo biliardino. Il finale più autenticamente italiano della storia sarebbe che il premio consistesse in un assegno di 1400 euro.

Da - http://lastampa.it/2014/01/17/cultura/opinioni/buongiorno/biliardino-libero-54GHylx87XN5C0gOj8MuBI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. A Sua insaputa
Inserito da: Admin - Gennaio 19, 2014, 12:30:12 am
Buongiorno
18/01/2014

A Sua insaputa
Massimo Gramellini

In che modo reagisce agli imprevisti una struttura provata a tutte le intemperie come la Chiesa? Lo abbiamo verificato ieri, quando una suorina del Salvador di stanza a Rieti ha vinto il premio Scajola 2014 «A Sua insaputa». Martedì notte le consorelle avevano telefonato in ospedale per denunciare i sintomi di una malattia misteriosa: la ragazza aveva il ventre attraversato da forti dolori. La visita di rito ha svelato l’enigma: gravidanza al nono mese. 

E qui sono cominciate le reazioni, tutte all’insegna dello stupore. «Non è possibile, sono una suora» ha detto la suora, come se la qualifica valesse da contraccettivo. «Non potevamo immaginare una cosa simile» hanno aggiunto le consorelle, che avranno attribuito il pancione degli ultimi tempi a un’indigestione di panini imburrati. Francamente esagerata la reazione della madre superiora: «Ha fatto tutto da sola». E no, Madre: un aiutino, ancorché minimo, ci sarà pure stato, a meno di voler scomodare paragoni impegnativi. Ci si chiede piuttosto se nell’ultimo anno il presidente francese Hollande non abbia compiuto una visita di Stato a Rieti. Ma la Superiora si è superata quando ha detto: «Proprio non riesco a capire perché ci sia così tanta attenzione attorno a questa storia». Azzardiamo una risposta: perché in un mondo annoiato a morte dal ripetersi monotono delle stesse miserie, il parto della suorina conserva una freschezza che il ricordo ormai sbiadito della monaca di Monza non basta a offuscare. Come sempre è toccato a papa Bergoglio metterci una pezza: al neonato è stato dato il nome di Francesco. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/18/cultura/opinioni/buongiorno/a-sua-insaputa-7nUtyIOaQiApq9yEVpM3yJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La mattina di Capodanno del 1926, ...
Inserito da: Admin - Gennaio 21, 2014, 05:54:37 pm
21/01/2014

Pubblichiamo il testo della “Buonanotte“data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

La mattina di Capodanno del 1926, al comando di ottocento guardie a cavallo, il prefetto Cesare Mori cinge d’assedio Gangi, che in quel momento è la cittadella riconosciuta dei mafiosi.

Mori, non per nulla detto “il prefetto di ferro”, procede al rastrellamento casa per casa e sequestra tutte le donne e i bambini, raggruppandoli al centro della piazza principale. Concede ai mafiosi un ultimatum di 12 ore. Non sapremo mai cosa avrebbe fatto davvero di quelle donne e di quei bambini perché allo scoccare dell’undicesima ora Gaetano Ferrarello, il “capo dei capi” dell’epoca, esce a braccia alzate dal suo nascondiglio, che manco a farlo apposta si trova nel sottotetto della stazione locale dei carabinieri.

Se il prefetto Mori era arrivato a usare i bambini di un paese intero come arma di ricatto è perché sapeva che per la mafia del 1926, certo non meno crudele di quella di oggi, esistevano limiti invalicabili, legati a concetti come l’onore, che impedivano di torcere anche solo un capello a un minorenne.

Questa mattina all’alba, nella campagna di Cassano allo Ionio in provincia di Cosenza, alcuni cacciatori hanno trovato nascosta dietro un casale in rovina una station wagon incendiata. Dentro c’erano i cadaveri carbonizzati di due adulti e un altro scheletro più piccolo. Molto più piccolo. 

Si chiamava Nicola Campolongo, detto Cocò. Aveva tre anni e il destino di essere nato in una famiglia di spacciatori di droga. Il padre è in carcere, e così la madre. Per qualche tempo Cocò ha abitato dietro le sbarre con lei, ma poi si pensò che era una follia farlo vivere lì. Si pensò bene, intendiamoci, ma il pensiero successivo fu forse meno geniale: affidare Cocò alle cure del nonno Giuseppe Iannicelli, un sorvegliato speciale con precedenti di sequestro di persona, violenza sessuale e associazione per delinquere di stampo mafioso. 

Spacciava droga anche lui e probabilmente avrà pestato i piedi a qualche clan più potente che ha decretato, insieme con la sua, la morte della compagna di 27 anni e quella ancora più inconcepibile di Cocò. Dai primi accertamenti delle forze dell’ordine le esecuzioni sarebbero avvenute altrove. Poi, qualcuno che si arroga la pretesa di considerarsi un essere umano ha preso il corpo del bambino, lo ha adagiato accanto agli altri nell’auto del nonno, lo ha cosparso di benzina e gli ha dato fuoco.

Il nome di Cocò va ad aggiungersi a quelli di Valentina, Raffaella, Angelica e Santino, e ad altri ancora, nella lista dei piccoli uccisi dalle mafie senza altra colpa che quella di essere parenti di qualcuno o anche solo testimoni di un delitto.

Ai tempi di Mori, mafiosi camorristi e ndranghetisti avrebbero considerato questo tipo di crimine una macchia indelebile alla loro onorabilità. Ora non è più così e questa certezza, insieme con un grande dolore, ci dà anche una piccola speranza. Una mafia che ammazza impunemente i bambini non potrà mai più essere circondata da quell’alone di rispettabilità e persino di fascino che ha fatto per secoli la sua fortuna tra la gente comune. 

Chi ammazza bambini non è un eroe, un avventuriero e nemmeno un protettore credibile. Chi ammazza bambini è solo un assassino da assicurare alla giustizia. Ed è questo messaggio, per fortuna, che sta passando con forza nelle nuove generazioni. 

Ci spiace solo che Cocò se ne sia andato all’alba di un mondo che ci auguriamo migliore. Buonanotte. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/21/cultura/opinioni/buongiorno/coc-YqJFAl6XRNIndL3dtD8SvK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Avrei preferenza di no.
Inserito da: Admin - Gennaio 22, 2014, 06:52:37 pm
22/01/2014

Avrei preferenza di no.
Massimo Gramellini

Vent’anni fa, la parola «preferenza» era impronunciabile tra persone perbene: sapeva di cosche, cordate e clientele. Veniva agitato come babau un certo Vito che a Napoli ne aveva raccolte oltre centomila. Craxi le amava, dunque rappresentavano il male assoluto. Il referendum Segni le rase al suolo, lasciandone una sola, orfanella senza speranza, presto immolata sull’altare dei collegi maggioritari, dove spesso i partiti catapultavano chi pareva loro: ho visto con i miei occhi il romano Adornato deambulare stranito tra le maioliche umbre e il siculo inappetente Ayala catechizzare all’ora di pranzo sui temi della legalità una platea di stremati camionisti romagnoli in astinenza da tagliatella. Poi arrivò il porcello, con le sue lunghe liste bloccate, rispetto a cui i microelenchi previsti dal nuovo porcellino sono pressoché uno splendore. E d’improvviso la preferenza cambiò segno. Non più trappola per allocchi e sentina di ogni vizio, ma avamposto dei veri democratici contro le oligarchie dei partiti.

Rimango legato ai pregiudizi di gioventù. Come direbbe il Bartleby di Hermann Melville nella traduzione di Celati: «Avrei preferenza di no». La fioritura di preferenze mi richiama alla mente il preferitissimo Fiorito. Perciò preferirei di gran lunga che anche nella scelta degli onorevoli candidati si introducessero per legge le primarie. E, già che ci siamo, che non venissero allestite di nascosto alla vigilia di Capodanno, come capitava quando al timone del Pd c’erano gli offesi di oggi, furbetti di ieri. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/22/cultura/opinioni/buongiorno/avrei-preferenza-di-no-YsYe3YQGwuAVYVhGehsxyK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma l’Italia ce l’ha un ministro dell’Interno?
Inserito da: Admin - Gennaio 24, 2014, 05:55:50 pm
24/01/2014
Massimo GRAMELLINI

Ma l’Italia ce l’ha un ministro dell’Interno?, si chiede Antonio Barone nel suo blog sull’Huffington Post. A scandalizzarlo, a scandalizzarci, è il silenzio di Alfano intorno al rogo di Cocò, il bambino di tre anni ucciso e bruciato dalla ’ndrangheta. Quel gesto disumano, che ha cancellato definitivamente l’epica dei cosiddetti «uomini d’onore», scosso le coscienze e ispirato parole infuocate a Claudio Magris, è planato sulle spalle larghe del ministro senza lasciare traccia. In cinque giorni neppure una dichiarazione o un gesto che dessero la sensazione di uno Stato presente e, se non responsabile, almeno consapevole. Evidentemente Alfano considera ordinaria amministrazione che sul territorio italiano si consumino non solo i rapimenti dei familiari di un oppositore kazako, ma anche le mattanze infantili. 

La storia di Cocò è ancora più complessa e avvilente per le strutture dello Stato: c’è di mezzo una mamma in galera con cui il piccolo ha convissuto dietro le sbarre, prima di essere affidato da una decisione demenziale al nonno pregiudicato. Ma neanche su questo Alfano ha trovato il tempo di dire qualcosa. Comprendiamo che i tormenti della legge elettorale ingombrino una parte imponente della sua pur vasta intelligenza. E siamo certi che abbia presieduto vertici su vertici per mettere nel sacco gli assassini di Cocò. Ma la politica è comunicazione. Un ministro che parla di listini bloccati e non di un fatto di sangue che ha sconvolto il mondo intero farebbe meglio a presentare le dimissioni. Pubblicamente, però. Altrimenti non se ne accorgerebbe nessuno. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/24/cultura/opinioni/buongiorno/il-ministro-che-non-c-vkDwYQQIL0KGNHAiG2bkIM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. - ET
Inserito da: Admin - Gennaio 24, 2014, 05:59:51 pm
ET
23/01/2014

Massimo GRAMELLINI

Uno dei pochi imprenditori stranieri che abbia investito in Italia negli ultimi tempi alimenta un insano desiderio di autarchia. Si chiama Erik Thohir, detto E.T., miliardario per meriti paterni e grande esperto di basket indonesiano. Ha comperato la sola squadra di calcio mai retrocessa in serie B, l’Inter, con l’ambizioso progetto di riuscire là dove tutti i predecessori hanno fallito. Ha ripianato i debiti di Moratti, ridotto al ruolo di spaesato portavoce, ed è tornato in Indonesia a guardare il basket. Ogni tanto, nel cuore della notte, E.T. manda comunicati stampa depressivi che il sito dell’Inter pubblica con rassegnazione. L’altro giorno, mentre lui dormiva (o guardava il basket) i suoi astutissimi dirigenti hanno venduto alla Juventus il più talentuoso calciatore della rosa, Guarin, in cambio di un giocatore di tre anni più vecchio. Secondo una prima versione avrebbero agito a sua insaputa. Ma secondo un’altra, accreditata dal presidente juventino, E.T. avrebbe dato l’assenso all’operazione tramite un sms, salvo rimangiarselo con il solito comunicato spedito nella notte indonesiana. Alla fine è stato chiarissimo: non so, sì, boh, no. E «no» è stato. Pazienza se i due calciatori avevano già firmato i contratti e svuotato gli armadietti. 

Gli interisti gongolano per lo sgarbo alla rivale storica, ma dietro i loro sorrisi si legge il terrore per le prossime mosse di E.T. Pare che Renzi, in cambio di Guarin alla Fiorentina, abbia offerto Cuperlo a titolo definitivo e la metà sinistra di Fassina, il cui unico limite sarebbe una certa intolleranza verso le critiche del mister. 

Da - http://lastampa.it/2014/01/23/cultura/opinioni/buongiorno/et-S1AoxzKJMcyF0CAZJvFVcI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Entrate con me nella macchina del tempo: oggi è il 25 ...
Inserito da: Admin - Gennaio 26, 2014, 11:39:51 pm
25/01/2014
Massimo GRAMELLINI

Entrate con me nella macchina del tempo: oggi è il 25 gennaio 1994, tra ventiquattro ore Berlusconi annuncerà da tutti i televisori la sua discesa in campo e la storia d’Italia cambierà per sempre. Il videomessaggio è già stato registrato, ma forse si può fare ancora qualcosa. Dov’è Tom Cruise di Mission Impossible? Ci guardiamo intorno smarriti, il giornale serrato tra le mani, ma nessuno sembra rendersi conto di ciò che lo aspetta. Bossi lancia un ultimatum a Segni. Occhetto incontra i cristiano sociali. Pannella insulta i giornalisti. Ordinaria amministrazione, mentre questa è la vigilia di un giorno straordinario, per la miseria. «Ehi, qualcuno ci sente? Attenzione, sta per arrivarvi addosso Berlusc…». La sirena d’allarme viene inghiottita dal chiacchiericcio quotidiano. La figlia di Al Bano e Romina è sparita. Un ragazzo di Torino ha scritto al presidente Scalfaro perché impedisca alla fidanzata di abortire e l’Italia, tanto per cambiare, si è spaccata in due. Scorriamo i necrologi: l’anziana beneamata, l’esimio anestesista, il magistrato partigiano. Loro non sapranno mai. L’ultimo, in particolare, si è risparmiato un’inutile crudeltà. 

Il solo ad annusare il pericolo è l’apache democristiano Mino Martinazzoli, che dichiara su «La Stampa» ad Augusto Minzolini: «Berlusconi vuole fare politica trattandoci come delle cameriere». Martinazzoli, la preveggenza del genio. Anche se, col senno di poi, parlando di cameriere era stato fin troppo ottimista. Risaliamo sconsolati sulla macchina del tempo, mentre uno scout fiorentino di diciotto anni ci chiede un passaggio per Palazzo Chigi. 

DA - http://lastampa.it/2014/01/25/cultura/opinioni/buongiorno/ventanni-prima-75wyv6J0dXttI8BjjdXHHI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’UOVO DI MASTRAPASQUA
Inserito da: Admin - Gennaio 28, 2014, 05:54:27 pm
28/01/2014

Massimo GRAMELLINI

L’UOVO DI MASTRAPASQUA

Ma è mai possibile, si lamentano da alcuni giorni i miei cari, che il dottor Mastrapasqua riesca a fare il presidente dell’Inps, il vicepresidente esecutivo di Equitalia, Equitalia nord, Equitalia centro ed Equitalia sud, il direttore dell’ospedale israelitico e della casa di riposo ebraica, il dirigente di Italia Previdente, Eur spa, Eur Tel, Eur congressi Roma, Coni servizi spa, Autostrade per l’Italia, Fandango, Telecom Italia Media, il consigliere d’amministrazione di Quadrifoglio, Telenergia, Loquendo, Aquadrome, il presidente onorario di Mediterranean Nautilus Italy, Adr Engineering, Consel, Groma, Emsa Servizi, Telecontact Center, dell’immobiliare Idea Fimit Sgr e di chissà cos’altro ancora - insomma, che in un’epoca di disoccupazione diffusa il dottor Mastrapasqua sia in grado di gestire da solo venticinque incarichi, venticinque uffici, venticinque ficus da bagnare almeno venticinque volte l’anno, venticinque posti macchina e forse venticinque macchine, ma di sicuro venticinque chiavi d’ingresso e quindi un portachiavi immenso, un bigliettone da visita a venticinque strati e decine di riunioni, cene di rappresentanza, ricevute gonfiabili, conflitti di interesse, incontri e telefonate per litigare, mettersi d’accordo e combinare affari con le altre ventiquattro parti di se stesso - mentre tu ogni volta che in casa c’è qualche lavoretto da fare dici sempre che non hai tempo e che sei stanco morto? 

Da - http://lastampa.it/2014/01/28/cultura/opinioni/buongiorno/luovo-di-mastrapasqua-yzPaVvoHQg5YC8VgMgkk3N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Storia di un salernitano salito a Milano per lavoro.
Inserito da: Admin - Febbraio 03, 2014, 04:36:39 pm
03/02/2014

Pubblichiamo il testo della ’Buonanotte’ data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

Quali sono le due angosce principali degli italiani? Trovare un lavoro e fare la coda. Nessuno aveva mai pensato a collegarle tra loro. Nessuno prima di Giovanni Cafaro. 

Questa è la storia di un salernitano salito a Milano per lavoro, direttore commerciale di un’azienda di abbigliamento. L’anno scorso succede l’imprevedibile. O forse si dovrebbe dire: l’ormai fin troppo prevedibile: l’azienda di abbigliamento si trasferisce in Europa dell’Est, lasciando il Cafaro in brache di tela. Disoccupato a 41 anni, senza altre offerte e con un affitto da pagare.

L’uomo non si perde d’animo e spedisce in giro cinquecento curricula. Gli rispondono in dieci, gli fissano il colloquio in cinque, gli danno un posto in zero.

Fin qui una parabola come tante, nell’Italia prostrata che Enrico Letta, beato lui, vede fuori dalla crisi. Ma Cafaro non resta ad aspettare che qualcuno o qualcosa lo porti in salvo. Ragiona, ascolta, osserva. E a un certo punto, durante l’ennesima coda alle poste, gli viene l’idea. Trasformare l’incombenza più odiosa della sua vita in un lavoro.

Con gli ultimi soldi della liquidazione stampa cinquemila volantini gialli e blu e li dissemina per tutti gli uffici, le banche e i supermercati di Milano. Il testo garantisce: LA TUA CODA ALLO SPORTELLO DA OGGI LA PRENDO IO. Segue numero di cellulare,

Nel paese dei timbri e dei bolli il successo è immediato. Lo chiamano semplici cittadini, piccoli imprenditori e studi professionali. Chiunque non abbia tempo da perdere. E lui non si fa mancare niente: fa la fila in banca, prende il numerino alle poste e intanto si mette in coda alla asl. 

Nei giorni dell’Imu fa ovviamente gli straordinari. Perennemente in coda, con gli occhiali di metallo e la sua borsa di cuoio stracolma di bollettini. Non si innervosisce né si annoia. È troppo impegnato a farsi pubblicità. Ogni volta che qualche cittadino sbuffa, lui gli si fa incontro con un sorriso: “Salve, sono l’uomo che si mette in coda al posto suo” e gli fa scivolare in tasca uno dei suoi volantini. A furia di bazzicare tutti i giorni gli stessi uffici comincia a farsi conoscere dagli impiegati: a Equitalia dicono di non avere mai visto un contribuente così assiduo.

Gli affari cominciano a prosperare. Per fare la fila al posto tuo, Cafaro si fa pagare 10 euro l’ora. Significa che, se riesce a concentrare dieci commissioni diverse in una sola coda, incassa 100 euro. Tutto in regola, ovviamente, a ogni cliente consegna la ricevuta fiscale. 

Capisce di essere diventato una storia e telefona ai giornalisti per proporla. I primi a trasformarla in un articolo sono quelli della Stampa, i colleghi Moscatelli e Poletti. La notizia si moltiplica, arrivano persino le tv estere, incuriosite dall’uomo delle code, ma ancora di più che in un mondo in cui tutte le pratiche si sbrigano al computer, in Italia ci sia invece ancora bisogno di farle, le code.

Un giorno lo cerca un imprenditore per affidargli delle pratiche. L’incontro si rivela fatale: i due decidono di aprire insieme un sito. L’imprenditore ci metterà i soldi e Cafaro ovviamente l’idea, trasformandola in una vera e propria azienda con decine di fornitori di servizi che faranno la coda per gli altri - a questo punto forse anche per lui. 

Il progetto è ambizioso: se funziona, tra due anni potrebbe aprire a Londra e New York, ovunque la burocrazia non sia ancora ai livelli allucinanti di quella italiana, ma stia compiendo costanti sforzi per assomigliarle.

La morale di questa favola è moderna come la favola. Cafaro ce l’ha fatta perché si è costruito una storia di successo e ha saputo comunicarla attraverso i media. Ha imparato dai politici. L’augurio, per lui e per noi, è che da loro non impari anche il resto.

Buonanotte. 

 
Gent.mo Dott. Gramellini, sono Giovanni Cafaro, il codista, colui che fa come lavoro le code per gli altri... 

Volevo semplicemente ringraziarla di cuore per aver raccontato così bene la mia storia e il mio lavoro, ieri sera nella trasmissione “Che Tempo che fa” su Rai 3. 

Per quanto riguarda quel progetto da intraprendere con l’imprenditore in questione, mi era stato proposto ma non si è concretizzato e quindi io continuo tranquillamente a fare le mie code nei vari uffici pubblici di Milano. 

Sono contento di tutto questo interesse per il mio lavoro e per la mia storia, da parte di quasi tutti i media nazionali e anche esteri, e per le tante attestazioni di stima che da tutta Italia mi giungono, da persone che hanno trovato nella mia storia lo stimolo per lottare, per andare avanti e crearsi un nuovo lavoro. 

Ringraziandola ancora le invio cordiali saluti. 

Giovanni Cafaro 

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-codista-Plttjfum4Fhpa5Hsyw25rL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vorrei tanto conoscere il dirigente dell’Ama...
Inserito da: Admin - Febbraio 03, 2014, 04:46:40 pm
01/02/2014
Massimo GRAMELLINI

Vorrei tanto conoscere il dirigente dell’Ama (l’azienda dei rifiuti della Capitale) che ha fatto cancellare il murale raffigurante papa Francesco nei panni di Superman «per tutelare il decoro urbano». Siamo davanti a un capolavoro di umorismo, temo involontario. In una città, Roma, dove qualunque superficie imbrattabile è molestata da manifesti abusivi, scritte in caratteri fascisti e scarabocchi di organi sessuali, il decoro urbano – solitamente di bocca buonissima – si dovrebbe sentire offeso da un fumetto ben disegnato e divertente, fotografato da centinaia di turisti e rilanciato con simpatia persino dai media vaticani.

Queste vestali improvvisate dell’estetica avrebbero bisogno di una visita oculistica: hanno impiegato due mesi per accorgersi dell’esistenza di un monolite di tre metri per tre, installato provocatoriamente da un artista di strada in faccia al Circo Massimo, e solo perché l’artista medesimo, spazientito da tanto disinteresse, alla fine glielo ha fatto notare. In compenso hanno immediatamente scovato e distrutto il fumetto papale, dipinto sul muro di un vicolo appartato. 

A Roma il menefreghismo è una forma di tolleranza e tutto viene lasciato accadere all’insaputa di tutti, a cominciare dagli interessati. In questo quadro di estrema rilassatezza – che, come ricorda l’ultimo acquazzone, si estende purtroppo alla pulizia dei tombini – i sussulti di efficienza asburgica suonano patetici e in fondo grotteschi. Il decoro urbano non c’entra niente. C’entra una indecente e poco urbana coda di paglia.

Da - http://lastampa.it/2014/02/01/cultura/opinioni/buongiorno/nun-ce-se-crede-dzYhIeEsSEIuip7MDKQotI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dunque, riepilogando. Matteo Renzi ha esordito a diciotto...
Inserito da: Admin - Febbraio 05, 2014, 06:10:05 pm
04/02/2014
Massimo GRAMELLINI

Dunque, riepilogando. Il segretario democratico Matteo Renzi ha esordito a diciotto anni come facondo concorrente in un programma di Canale 5, «La Ruota della Fortuna» di Mike Bongiorno, mancando il trionfo per una vocale (la E di Enrico Letta). Il segretario leghista Matteo Salvini, talento ancora più precoce, salì alla ribalta a dodici anni nel gioco a quiz di Canale 5 «Doppio Slalom», rispondendo senza esitazioni a una domanda profetica di Corrado Tedeschi sulla pigmentazione della pelle. Infine, notizia di ieri, il portavoce dei cinquestelle Rocco Casalino se l’è presa con Daria Bignardi, che quattordici anni fa lo aveva svezzato davanti alle telecamere di Canale 5 nella prima edizione del «Grande Fratello», di cui l’attuale dirigente grillino fu uno dei protagonisti come insegnante di letteratura del pizzaiolo Salvo, quello che confondeva Dante Alighieri con il giudice di «Forum» Santi Licheri. Ne consegue che - a parte Grillo, che lavorava in Rai, e Di Battista, che non ha mai lavorato - l’unico tra gli attuali leader politici a non avere partecipato a un gioco o a un reality di Berlusconi è proprio Berlusconi. 

Sbaglia per difetto chi sostiene che la nuova generazione di politici sia nata con le televisioni del Silvio. Ci è nata addirittura dentro, respirandone dal vivo i colori e gli umori, condividendone i sogni rapaci e il ritmo aggressivo. Non è un bene né un male: è un fatto. Quel diavolo d’uomo ci ha cambiato la testa molto prima di entrare in politica per cambiarci la vita. Sulla vita nutro ancora qualche speranza. Sulla testa, meno.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/04/cultura/opinioni/buongiorno/figli-del-biscione-twNE487LPelcDYTebon8oN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il direttore della metropolitana di Londra ha spedito una...
Inserito da: Admin - Febbraio 09, 2014, 05:16:08 pm
08/02/2014

Massimo GRAMELLINI

Il direttore della metropolitana di Londra ha spedito una mail personalizzata a tutti gli abbonati per ringraziarli della pazienza con cui hanno sopportato lo sciopero dei giorni scorsi e informarli delle prossime agitazioni decise dai sindacati, fornendo una lista dettagliata degli orari di chiusura, dello stato delle trattative e delle linee che verranno comunque garantite. Quanta ipocrisia, in queste memorie dal sottosuolo. E quale mancanza di tatto. Seminare il panico tra decine di migliaia di persone con l’annuncio di disagi futuri che impediranno loro di godersi il fine settimana in relax. 

Ben altrimenti vanno le cose nei Paesi di più antica tradizione e cultura. A Torino, Milano e Roma nessun manager di autobus o metropolitana si sognerebbe mai di togliere all’utente l’ebbrezza della sorpresa. Stamattina i mezzi pubblici funzioneranno? Andranno a singhiozzo con pause riflessive di un’ora tra una corsa e l’altra? Salteranno le fermate dispari, costringendoci a camminare per un quarto d’ora sotto la pioggia? Sono questi i dilemmi che danno un senso alle nostre giornate. I manager italici lo sanno e, resistendo alla naturale pulsione del loro animo gentile che li spingerebbe a portare parole di conforto casa per casa, si trincerano dietro un apparente menefreghismo per lasciare ai cittadini il piacere di condurre un’esistenza improvvisata e spontanea. Senza quelle certezze educatamente british che la renderebbero così prevedibile, lineare, noiosa. In una parola: civile.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/08/cultura/opinioni/buongiorno/memorie-dal-sottosuolo-m5EIsa5bUHB3sIaFJuP1WP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Poveri Diavoli
Inserito da: Admin - Febbraio 14, 2014, 06:19:02 pm
13/02/2014

Poveri Diavoli

Massimo GRAMELLINI

Oggi la direzione del Pd dovrà decidere se sfiduciare il suo premier o il suo segretario. Non è che l’ultima di una serie di scelte impossibili e tendenzialmente suicide a cui i democratici vengono sottoposti fin dalla più tenera età. Quando un cretino chiede a un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà, e lui anziché fargli la pipì addosso lo guarda con gli occhi di Franceschini, ecco, siamo in presenza di un bambino democratico. Da lì in avanti la sua vita sarà un tormento continuo. Alle elezioni locali: andare a votare il candidato di un altro partito polemicamente alleato e potenzialmente infido oppure restare a casa per decenza, ma con il ricatto morale che così si fa il gioco di Berlusconi. Alle primarie: puntare su Bersani per accorgersi soltanto dopo che il cavallo vincente era Renzi. Allora puntare su Renzi per andare finalmente al governo, sottovalutando che nel frattempo al governo c’era già arrivato Letta. Al Quirinale: farsi piacere Marini perché gradito ai berluschi o Rodotà perché gradito ai grillini, finendo con l’impallinare Prodi e riprendersi Napolitano. 

Un bivio esistenziale dopo l’altro, i seguaci del Pd sono ormai prossimi all’esaurimento nervoso. Ne conosco uno che, quando a tavola gli chiedono se preferisca la pasta in bianco oppure al sugo, solleva la forchetta in segno di resa e si mette a piangere. Alla vigilia dell’ennesima decisione suprema, vorrei inviare ai dirigenti democratici un messaggio di serenità. Non vale la pena che si preoccupino. Tanto, qualunque scelta faranno, risulterà poi essere quella sbagliata. 

DA - http://lastampa.it/2014/02/13/cultura/opinioni/buongiorno/poveri-diavoli-O0ao8Lw3hVGMQynzXkQsKK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La Macchina del pantano
Inserito da: Admin - Febbraio 14, 2014, 06:23:59 pm
11/02/2014
La Macchina del pantano

Massimo GRAMELLINI

I deputati hanno presentato oltre quattrocentocinquanta emendamenti alla legge elettorale. Avranno tutte le ragioni di questo mondo. Ma sono fuori dal mondo. È come in certe storie d’amore al capolinea: mentre uno dei due non ne può più, l’altro continua a inanellare i gesti consueti senza alcuna percezione della realtà. E la realtà è che gli italiani sono in stato d’emergenza. Vivono sotto un bombardamento di cattive notizie e reclamano decisioni urgenti, anzi immediate. Riduzione delle tasse, subito. Messa in discussione del rapporto deficit/Pil, subito. Abbattimento della burocrazia, subito, perché gli ingorghi di timbri stanno facendo scappare anche le poche aziende che vorrebbero ancora investire qui. 

Dalle case delle persone comuni - dove ogni sera si recita il bollettino di guerra dei posti persi o non trovati - sale la pretesa che la politica sia altrettanto angosciata e consapevole della drammaticità della situazione. Un Parlamento convocato in seduta straordinaria per annullare le troppe leggi che complicano la vita agli intraprendenti. Un governo che in 24 ore o al massimo in 24 giorni, certo non in 24 mesi, trovi un modo per tagliare la spesa pubblica e le tasse. E affronti i tedeschi a muso durissimo per indurli ad allentare la corda che ci sta impiccando. Invece la Roma dei palazzi risponde alla disperazione con un comportamento straniante. Parla d’altro. Si mette di traverso. E sembra preoccupata soltanto di normalizzare chiunque, da Renzi ai Cinquestelle, abbia, pur fra tanti difetti, ancora un contatto con il mondo reale e cerchi di rompere la crosta di questo immenso pantano.

DA - http://www.lastampa.it/2014/02/11/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-del-pantano-OQsKW8W5MN5NDnetIyWkgM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il massacro di San Valentino
Inserito da: Admin - Febbraio 14, 2014, 06:30:40 pm
14/02/2014
Il massacro di San Valentino

Massimo GRAMELLINI

Cara, ti scrivo nel giorno degli innamorati perché è arrivato il momento di uscire dalla palude e aprire una pagina nuova. Tra noi le cose non vanno, serve un cambiamento radicale. Siamo stati due settimane intere senza sentirci. Dopo l’incontro di ieri avevo sperato che tu accettassi la situazione e ti facessi da parte, anziché ostinarti a mettere in piazza i nostri problemi. Invece hai convocato addirittura una conferenza stampa. 

Fin dall’inizio di questa storia ti ho detto e ridetto che il mio obiettivo non era farla fallire, ma farla funzionarèe (scusa il toscanismo). E io ci ho provato, alla luce del sole. Non ho mai tramato contro di te, è ingeneroso sentirselo dire. Le mie critiche erano un modo di darti una mano. Avrei tanto desiderato che il nostro amore durasse di più, almeno fino alla primavera del 2015. Non avevo fretta di altre avventure: sono giovane, posso aspettarèe. Poi però la palude ci ha inghiottiti. Da troppo tempo non voliamo più, cara. Dietro i tuoi occhiali non vedo brillare la passione, ma la paura. Non la voglia romantica di rischiarèe, ma il calcolo meschino di durarèe. Mi piaceva la vita con te. Ma uno inizia a diventare grande quando smette di fare solo le cose che gli piacciono. L’ho detto anche ieri ai nostri amici e mi hanno dato ragione. Tu mi hai accusato di avere un’ambizione smisurata. Non lo nego: ho l’ambizione smisurata di vederti felice. Sarà più facile, se adesso ci separiamo per un po’: da qui al 2018, per cominciarèe. Ti pregherei di lasciarmi le chiavi in portineria. Buon San Valentino e mi raccomando, Enrica: stai serena. Tuo Matteo. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/14/cultura/opinioni/buongiorno/il-massacro-di-san-valentino-SnmkbxE9ooDMYfOprET0KP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cartellino giallo
Inserito da: Admin - Febbraio 15, 2014, 10:25:12 am
15/02/2014

Cartellino giallo
Massimo GRAMELLINI

«Se andassi mai al governo» disse un giorno Matteo Renzi quando già non pensava ad altro, «mi ricorderei di avere fatto l’arbitro di calcio. Sui campi di provincia, a diciotto anni, in mezzo a giocatori più grandi e grossi di me. Lì ho capito l’importanza di tirare fuori il primo cartellino giallo entro il ventesimo minuto. Solo se la afferri subito, la partita non ti sfuggirà di mano. Oggi la luna di miele di un presidente del Consiglio non dura più cento giorni, ma cento ore. Io presenterei i miei provvedimenti choc al primo Consiglio dei ministri. Anzi, li leggerei in Parlamento al momento della fiducia: prendere o lasciare». 

Ci siamo, anche se il modo ancor ci offende. Renzi si gioca il suo futuro, e forse un po’ del nostro, nelle prossime cento ore. Rottamare D’Alema, Bersani e Letta, in fondo, era la parte più facile del lavoro. Da lui adesso ci aspettiamo la rottamazione vera. Cartellino giallo al clero laico e inamovibile degli alti burocrati di Stato, garanti di un immobilismo che ormai arricchisce soltanto loro. Cartellino giallo al cumulo tossico di spesa pubblica, in espansione inarrestabile da oltre mezzo secolo, come il suo specchio fedele: le tasse. Cartellino giallo alla piovra delle leggi e dei cavilli che ha trasformato i cittadini in sudditi. Ma anzitutto cartellino giallo, anzi rosso, alle facce di un’altra, e bassa, stagione. Se nel nuovo governo trovassero posto gli stessi Alfano e gli stessi Lupi di quello vecchio, persino qualche simpatizzante di Renzi comincerebbe a pensare che non c’era alcun bisogno di cambiare governo.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/15/cultura/opinioni/buongiorno/cartellino-giallo-BvnoTKwtYFYvvZfkdzuq2I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ieri notte - mentre voi, mi auguro, già dormivate - sono...
Inserito da: Admin - Febbraio 19, 2014, 11:45:56 am
19/02/2014

Ieri notte - mentre voi, mi auguro, già dormivate - sono sceso per la prima e ultima volta dalle famose scale del teatro Ariston di Sanremo cercando di non spalmarmi a faccia in giù come un ippopotamo. In una serata iniziata con un sipario rotto e due disperati penzolanti da una balaustra, non sarebbe stata neanche la sciagura peggiore. Ma gli autori mi avevano affidato un altro compito ancora più delicato. Parlare per un minuto, massimo due, del tema di questa edizione del Festival: la bellezza. Interiore, nel mio caso. Mentre fuori un leader politico urlava che tutto è uno schifo e dentro due poveri cristi, senza stipendio da mesi, testimoniavano con il loro gesto spericolato che sì, tutto è abbastanza uno schifo. 

Sanremo è una mammella a cui chiunque si aggrappa per succhiare il latte della visibilità e urlare al cielo pieno di antenne qualche messaggio. Purtroppo io non avevo messaggi, al limite un massaggio. Che la bellezza non è solo uno zigomo, un capitello, un tramonto. La bellezza è la creatività in qualsiasi forma si esprima. Il disegno di un bambino è bello anche quando è brutto, perché nel farlo il bambino ha usato energia creatrice. Crescendo ci si vergogna di creare: si preferisce distruggere, deridere, insultare. Così si finisce per credere che la creatività sia un dono riservato a pochi eletti: gli artisti. Invece tutti possiamo creare bellezza. Ce ne siamo solo dimenticati.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/19/cultura/opinioni/buongiorno/sanremo-beauty-dFZ4dWQP70JBCvR4YwK3RJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano ...
Inserito da: Admin - Febbraio 19, 2014, 06:12:59 pm
18/02/2014

Il presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano è anche presidente di una società che controlla un fondo ungherese intenzionato a produrre del parmigiano tarocco. Detta così, sembra una tresca incredibile persino nella patria degli svergognati professionali: il Parmigiano Capo che sovvenziona il nemico intenzionato a distruggerlo. Questo presidente ai quattro formaggi si chiama Giuseppe Allai e davanti ai sopraccigli inarcati dei nostalgici del made in Italy cade dalle nuvole come una grattugiata sul sugo. Sostiene di non avere mai saputo che il fondo ungherese avesse intenzioni in contrasto con la sua funzione di sommo garante della parmigianeria italica. Poi sfodera quella che a lui evidentemente sembrerà l’attenuante definitiva: era solo un’operazione finanziaria. Ma se fosse proprio lì il problema? Secondo una certa visione crepuscolare del capitalismo i soldi non servono a nient’altro che a fare soldi. L’idea che servano a fare cose - e che queste cose abbiano una funzione economica e sociale che non le rende tutte fungibili fra loro - viene considerata un vezzo retrò. 

Può darsi che abbiano ragione i parmigiani supremi. Anzi, da come va il mondo, ce l’hanno di sicuro. Per cui non resta che sedersi sul bordo della grattugia e aspettare. Che, a furia di spostare soldi da un piatto all’altro, senza alcun aggancio né rispetto per le persone e le cose, tutti si comprino e si vendano a vicenda, finché l’intero sistema si scioglierà come formaggio in una minestra fin troppo riscaldata.

DA - http://lastampa.it/2014/02/18/cultura/opinioni/buongiorno/o-parmigiano-portami-via-xpNQ4ciL9d5ZWlUvCvqfeK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chi ha vinto tra Grillo e Renzi, protagonisti in diretta tv
Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2014, 08:00:33 am
20/02/2014

Massimo GRAMELLINI

Chi ha vinto tra Grillo e Renzi, protagonisti in diretta tv di un breve saggio sull’incomunicabilità umana? Se la posta in palio dell’incontro tra il nemico del Sistema e la sua ultima faccia presentabile fosse stata la conversione di Grillo ai riti della democrazia, Renzi avrebbe perso su tutta la linea, ricevendo la prima dimostrazione plastica che i problemi non si risolvono solo perché al governo è arrivato lui. Ma se in gioco c’erano i voti dei grillini moderati, «the winner is» Matteo, che quegli elettori tenta di sedurre da tempo, a colpi di tagli alle province e alle autoblu. Si tratta di persone che detestano i privilegi dei politici, ma hanno ancora una insopprimibile predilezione per il rispetto delle forme. E quel Grillo che, come certi arnesi da talk show, interrompe l’interlocutore e si rifiuta di ascoltarlo, appare loro più un eversore che un liberatore. 

Grillo ha sfondato tra i giovani, integralisti per natura, e tra i disperati, integralisti per necessità. I duri e puri saranno andati in sollucchero nel vederlo maltrattare colui che ai loro occhi rappresenta il volto giovane dell’Ancien Régime. C’è però un’altra Italia, che ha votato Cinquestelle per riformare il sistema, anche profondamente, ma non per rovesciarlo. Grillo, a cui non fa difetto la coerenza, ieri ha detto che questi oppositori all’acqua di rose hanno sbagliato a votare per lui. Se il leader del Pd avesse rovesciato il tavolo, come suggerito da Giuliano Ferrara, avrebbe conquistato il voto fondamentale di Giuliano Ferrara. Standosene invece buonino e calmino – come dice Renzi, che non è né l’uno né l’altro – ha discrete speranze di prendersi tutti gli altri. 

http://lastampa.it/2014/02/20/cultura/opinioni/buongiorno/grazie-dellascolto-znmvzbbEvC60K3NEmJH77K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La macchina della saliva.
Inserito da: Admin - Febbraio 22, 2014, 05:49:56 pm
21/02/2014
Massimo GRAMELLINI
La macchina della saliva.

Non è vero che gli italiani adulano il potente di turno solo per necessità. A volte lo fanno per propensione naturale. Il settimanale «Oggi» ha raccolto i pareri dei compaesani di Rignano su Matteo Renzi. Un compagno delle elementari ne rammenta «l’intelligenza superiore» mentre una vicina di banco delle medie si avventura in metafore primaverili: «E’ come i mandorli: sempre il primo a fiorire. Mi creda, tra Papa Francesco e Matteo siamo in buone mani». Il parroco non conferma né smentisce, ma perdona: «L’ambizione smisurata è un peccatuccio da cui lo assolvo: anche i padri costituenti erano smisuratamente ambiziosi». Smisurata è la pagella calcistica stilata dall’allenatore della squadra locale: «L’era un bel mediano, Matteo: aveva i piedi grezzi ma suppliva con il carisma, Un Pogba in miniatura». E il suocero: «Padre Pio a 5 anni ha visto l’angelo custode, Pelè a 15 giocava in nazionale. Matteo l’ho conosciuto che ne aveva 16 e ho capito subito che aveva quella stoffa lì». Un po’ padre Pio e un po’ Pelè (per tacere del Papa e di Pogba). «Quel figliolo è una benedizione». Santo subito, allora. Il pizzaiolo ostenta già il primo miracolo: «Viene qui anche alle due di notte e si spazzola due Margherite. L’è un prodigio». Infine, immancabile, il mito dell’insonne, coltivato dall’amico scout: «Io se non sto a letto sette ore sono uno zombie, ma a lui ne bastano quattro». 

Matteo stai sereno. Se tra un anno dovessi cadere in disgrazia, si dirà che a scuola copiavi dai vicini, che a calcio eri un brocco e che in fondo sei sempre stato solo un debosciato che mangiava alle due di notte senza mai andare a dormire.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-della-saliva-aHy0TNNuKCjwoROdFdDYVI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Apriti cielo.
Inserito da: Admin - Febbraio 26, 2014, 05:52:10 pm
26/02/2014

Massimo GRAMELLINI

A tutti capita di avere una commissione urgente da sbrigare e la necessità di lasciare il veicolo in un luogo non troppo lontano. A Roma il proprietario di un aereo superleggero che si trovava a passare dalle parti dell’ospedale San Camillo ha cercato parcheggio. Non deve essere stato facile rintracciare un posto libero all’ora di punta, quando il traffico di astronavi interstellari diventa insopportabile. L’aviatore ha sistemato carrello e aeroplano accanto a un cartellone pubblicitario. E dopo averli legati al palo con la catena, se n’è andato a sbrigare gli affari suoi. 

Apriti cielo. Mezzo mondo ha cominciato a fotografare il velivolo senza rispetto alcuno per la privacy. E poi commenti scandalizzati, e richiami sdegnati all’autorità. Finché l’aereo, pur regolarmente parcheggiato tra un motociclo e un’utilitaria, è stato rimosso dai vigili. Puoi sostare in terza fila, fendere pedoni col motorino e verniciare di bianco una striscia blu: nessuno ti dirà nulla. Ma se ti limiti a scambiare creativamente la strada per un hangar, trovi subito chi ti fa la multa e, prima ancora, ti ruba le ali. 

Da - http://lastampa.it/2014/02/26/cultura/opinioni/buongiorno/sosta-volante-boW1Y1KI58T30O3dnPn6GL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sia Gentile
Inserito da: Admin - Marzo 01, 2014, 07:49:57 pm
01/03/2014

Sia Gentile
Massimo GRAMELLINI

Come tutti coloro che da Renzi si aspettavano il governo dei fuoriclasse – se non Baricco Guerra e Farinetti, almeno Gratteri – ero rimasto un po’ deluso dalla lista dei ministri. Ma mi sbagliavo. Quella lista aveva un suo fascino, se paragonata a quella dei sottosegretari. Dai, mi dicevo, vorrai mica che alla Giustizia rimettano un berlusconiano di ferro? Infatti ne hanno messo uno di Ferri. Cosimo Maria Ferri, affiancato da un’altra figura neutrale: il relatore del lodo Alfano. Però il senatore Tonino Gentile, no. Si deve trattare di un refuso. Mai e poi mai il Renzi che conosco farebbe salire a bordo un signore accusato, non più tardi del 19 febbraio scorso, di avere impedito l’uscita di un giornale. Il direttore e l’editore dell’Ora della Calabria sostengono di avere ricevuto pressioni per interposta persona affinché fosse estirpata la notizia di un’indagine che riguardava il figlio del senatore. Il «mediatore» avrebbe spiegato ai giornalisti riottosi che «il cinghiale quando viene ferito, ammazza tutti». Un linguaggio che, più che i documentari di Quark, richiama i dialoghi del Padrino. 

Il giornale non uscì, a causa di una misteriosa rottura della rotativa. Cose che capitano. Mentre non può capitare che, appena dieci giorni dopo, la persona su cui aleggia un sospetto simile venga nominata sottosegretario. E nemmeno all’Editoria, settore col quale parrebbe avere una certa dimestichezza. Alle Infrastrutture, pozzo senza fondo di appalti pubblici. Dottor Renzi, sia gentile con Gentile e lo accompagni all’uscita. Ci ha promesso che con lei l’Italia cambierà verso. Non che ci andrà di traverso.

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/01/cultura/opinioni/buongiorno/sia-gentile-YyL56YcMIgqF6yD5PPxUsN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Caro Angelo, perché fuggo al buio fra i rettili?
Inserito da: Admin - Marzo 03, 2014, 05:40:01 pm
02/03/2014

Caro Angelo, perché fuggo al buio fra i rettili?

Per cambiare un po’ la formula dei Cuori (dopo 16 anni!) ho chiesto a un’amica scrittrice di raccontarmi ogni domenica la vita di una «single di ritorno» in cui molte (e molti) si riconosceranno, mettendomi nei panni assolutamente inadeguati del suo angelo custode.

MASSIMO GRAMELLINI

Caro angelo, esco da una telefonata devastante con mia madre. «Cresci, Giò. O comunque smettila di fare scontare agli altri il fatto che non ci riesci». 

Così finiva la mail con cui Leonardo mi dava due settimane per uscire dalla nostra casa e dalla sua vita. Ma mia madre di questo figuriamoci se tiene conto. Si sente in diritto di telefonarmi e urlare che senza Marcelo non le sarà mai possibile andare avanti. Marcelo, la guida che ha conosciuto in Patagonia e che, per una decina di sms che si sono scambiati negli ultimi mesi, lei considerava un fidanzato. Finché lui ha smesso di risponderle e lei è impazzita. Ora dimagrirà, poi ingrasserà, conoscerà qualcuno e quel qualcuno diventerà «l’uomo che sono nata per avere la possibilità di incontrare». 

E’ così che ha lasciato mio padre: «Ho conosciuto l’uomo che sono nata per avere la possibilità di incontrare» gli ha detto. Si trattava di un tale impegnato a rivisitare in calabrese i capolavori del teatro, all’epoca alle prese con «Matrimuniu tra parienti, guai e turmienti», la sua versione dell’Edipo Re. 

Mio padre ha reagito a modo suo: tornando subito, senza passare dal dolore, ai suoi rettili. Mai sentito parlare di ofiologia? Mio padre ne è il maggiore esponente italiano. Mai sentito parlare di D.M. che trent’anni fa, per sei mesi, è stata la musa di Strehler? Mia madre. 

Così mentre lei se ne stava lassù, su un qualche palco o in qualche amore e mio padre strisciava laggiù, con i suoi rettili, solo mia nonna rimaneva vicino a me: ma aveva mio nonno a cui pensare. 

Lei sapeva che cosa ci vuole, perché un matrimonio duri per sempre. Ci vuole fedeltà assoluta. Ed era talmente fedele a mio nonno da non tradirlo nemmeno con una preoccupazione esagerata per la sua nipotina. Che, indisturbata, che cosa poteva fare se non ereditare l’ansia di fuga della madre e i rettili nel cuore del padre? 

Almeno mia madre mentre fugge fa luce, però. E mio padre mentre sta al buio fra i rettili rimane fermo. 

Io invece fuggo al buio fra i rettili. Eppure ero certa di averli seminati, sai? I miei genitori, intendo. Mi illudevo, perché è tornato tutto: l’ansia di fuga, il buio infestato di serpenti. E Leonardo me l’ha scritto: «Cresci». Ha scritto. Dunque i genitori fanno così? Più siamo certi di liberarci di loro, più ci perseguitano? Ma allora noi che ci stiamo a fare al mondo, se non c’è possibilità di scarto? 
GIO’ 

Dall’angelo custode immagino ti aspetterai occhi lucidi di comprensione e musiche intonate al tuo ritornello preferito: «Giò, povera vittima, il mondo intero congiura contro di te.»

Sembra che gli umani non desiderino altro che essere compatiti. Ma tu. Tu sei la «mia» umana di riferimento e soffro nel vederti ingrossare le fila dei lamentosi. Forse è arrivato il momento di chiederci quale parte intendi recitare nella vita. Finora ti sei specializzata in quella della spettatrice insoddisfatta. Gli altri agiscono, mettendoti davanti ai fatti compiuti. Gli scatoloni del tuo ex marito. Marcelo. I serpenti. E tu? 

Tu mugugni e sopporti, ma non agisci. Al massimo reagisci, e quasi sempre nel modo sbagliato. Non sei la protagonista del tuo film. Subisci le invasioni di campo perché alla fine ti fa comodo rimanere accucciata e borbottante nel tuo piccolo inferno personale.

Saresti una forza della natura, Gioconda. E sei venuta sulla terra per compiere meraviglie. Invece ti lasci soggiogare dalle volontà di chi ti circonda. Tua madre è una donna simpaticamente esiziale. Va tenuta a bada con tutto l’affetto, ma anche con tutta la fermezza possibile. Non ha alcun diritto di importi il suo umore, i suoi «ciao come sto», il gioco perverso di atteggiarsi a figlia con sua figlia per non essere costretta a farti da madre. Però anche tu sai farti del male, sbandierando l’inadeguatezza di tua madre come alibi per non spezzare il cordone ombelicale con lei. 

A cosa serve attardarsi ancora nell’analisi del rapporto con i tuoi? Te li sei scelti, quindi erano i genitori giusti e perfetti per te. Per la prova che devi affrontare in questa vita: uscire da loro per non diventare come loro. Escludo che ti innamorerai di una guida della Patagonia. E se lo farai, sarà perché ti avrà colmato un bisogno che non sarà mai quello narcisistico di tua madre. Né penso che ti salverai rifugiandoti al buio tra i serpenti, come ha fatto quell’orsacchiotto di tuo padre. Tu non sei nata per strisciare, ma per spiccare il volo.

Quanto al nostro Leonardo, hai mai sentito parlare della teoria degli specchi? Ciò che diciamo agli altri è un riflesso di quello che non troviamo il coraggio di dirci da soli. Quando il tuo ex marito ti scrive «Cresci», in realtà lo sta intimando a se stesso. E ha perfettamente ragione, tra l’altro. Ma questo è un problema del suo angelo custode. Io ho già abbastanza grattacapi con te. 

Un’ultima nota abbastanza urgente. La prossima volta che tua madre inarcherà le sopracciglia come una diva del muto e ti dirà di essere nata per avere la possibilità di incontrare qualcuno, prova a insinuarle il dubbio che quel qualcuno esiste veramente ed è la persona da cui lei scappa da una vita: se stessa. Ecco, forse, un elemento del carattere che avete in comune. 

FILEMONE 

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/02/blogs/cuori-allo-specchio/caro-angelo-perch-fuggo-al-buio-fra-i-rettili-cQtJnGI8Z1wNfZrQJC4CgK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La doppia morale a sinistra esiste, nelle cose piccole e...
Inserito da: Admin - Marzo 05, 2014, 06:19:59 pm
05/03/2014

La doppia morale a sinistra esiste, nelle cose piccole e in quelle grandi. Cominciando dalle piccole: si può essere sollevati nell’apprendere che al culmine della crisi ucraina la ministra Pinotti abbia trovato il tempo per andare a sgranchire le gambe sue e della sua scorta in una maratona a Ostia. Ma non ci si può fare a meno di domandarsi che cosa avremmo detto se un ministro della Difesa di Berlusconi, magari proprio Gnazio La Russa, avesse lasciato curvo sui dossier euroasiatici qualche generalissimo secchione e se ne fosse andato allo stadio con il figlio Geronimo e gli amici Malanimo e Boro Seduto. 

Passando a questioni più serie, l’intero Paese fa la ola per il congelamento del sottosegretario Gentile, il luogotenente calabrese di Alfano coinvolto in una storiaccia di intimidazioni a un giornale. Ma, terminata la ola, qualcuno comincia a chiedersi perché Gentile sia fuori dal governo mentre i quattro sottosegretari indagati del Pd rimangono dentro. Lascia stupefatti Francesca Barracciu, la vincitrice delle primarie sarde indotta a ritirarsi per via dell’indagine che le contesta una cresta di 33 mila euro sulle note spese. Come mai chi non andava bene per fare la governatrice a Cagliari va benissimo per fare il sottosegretario a Roma? Forse perché nel primo caso sarebbe stata sottoposta al vaglio degli elettori e nel secondo no? Quando Barracciu uscirà dall’inchiesta bianca come un giglio sarà un piacere riabbracciarne i talenti sottosegretariali, ma nel frattempo un governo senza indagati rappresenterebbe una novità rivoluzionaria. Molto più del Pastrocchium elettorale appena varato. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/05/cultura/opinioni/buongiorno/e-la-barracciu-0hQCAAADoCNLPd3aoxFtdM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo...
Inserito da: Admin - Marzo 05, 2014, 06:23:51 pm
04/03/2014

Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo l’Oscar a «La Grande Bellezza», che per gli altri noi siamo sempre e soltanto la nostalgia del passato, la decadenza infinita, i monumenti che cadono, i mosaici che si scrostano, l’antica Roma e la Roma dei papi, entrambe manipolate nel ricordo e inscatolate dagli stranieri dentro una sequela di luoghi comuni? Ti pare possibile che di un’Italia senza gladiatori, pizzaioli, pittori, mandolinisti, tenori, sarti, ruffiani, avvelenatori rinascimentali e playboy della mutua non interessi niente a nessuno? Ti rassicura questo rinchiuderci in un eterno cliché per compiacere i pregiudizi degli altri nei nostri confronti?

A tutte e tre le domande di quell’italiano riluttante ho risposto con un semplice monosillabo. Sì. L’autorevolezza in certi ruoli non si improvvisa. Noi per gli altri siamo ciò che venticinque secoli di storia hanno stabilito che fossimo: depositari distratti della grande bellezza e custodi approssimativi della memoria universale. Quando ci riusciamo, anche costruttori di benessere. Anni fa, alla delegazione tricolore che durante la visita a un importante organismo internazionale si lamentava perché nella struttura lavoravano dirigenti di ogni nazionalità tranne che della nostra, il direttore generale replicò sorpreso: «Vi sbagliate. Agli italiani abbiamo affidato un settore assolutamente cruciale: il catering».

Da - http://lastampa.it/2014/03/04/cultura/opinioni/buongiorno/ci-disegnano-cos-TWvGEL8Ezw86vgyMgBE2SI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì...
Inserito da: Admin - Marzo 07, 2014, 09:02:52 am
06/03/2014

Massimo GRAMELLINI

Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì accogliete l’adorato premier in visita pastorale nelle vostre scuole, è troppo chiedervi di non esagerare con le manifestazioni di giubilo da parte degli allievi? Ve lo dice uno che nella sua tormentata esperienza professionale ha visto bimbi inermi sbaciucchiati da D’Alema, giovani degenti ospedalieri miracolati da Berlusconi e una creatura in lacrime costretta a leggere a Di Pietro una domanda sul rito abbreviato nel processo penale. Ieri però si è passato il segno. In una scuola elementare di Siracusa lo schivo Renzi è stato accolto dai bambini con un coro ritmato («Mat-teo, Mat-teo») e una canzoncina scritta per l’occasione: «Facciamo un salto… battiam le mani… ti salutiamo tutti insieme, Presidente Renzi… alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro». Parole e musica, ne converrete, perfettamente credibili sulle labbra dei dirigenti di qualche ente pubblico in cerca di riposizionamento. Ma alquanto stonate in bocca a dei piccoli fan di Peppa Pig. 

L’adulazione e il servilismo spacciati per entusiasmo genuino sono valori profondamente sentiti nel nostro Paese. Perciò meriterebbero di essere sviluppati in proprio e non per interposto bambino. Ne va dell’equilibrio psicologico degli alunni e anche un po’ di quello del presidente del Consiglio, le cui riserve di autoironia vengono messe continuamente a dura prova. Fatelo voi, un salto. Battetele voi, le mani. Affidatelo voi, il vostro futuro, alle idee del Presidente Renzi, che a furia di volteggiare tra scolaresche non sa neanche lui dove troverà il tempo per farsele venire, le idee. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/06/cultura/opinioni/buongiorno/battiam-le-mani-uZxLwBNQXTLIxRyc40CtcP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Suonato dal silenzio
Inserito da: Admin - Marzo 10, 2014, 06:28:07 pm
07/03/2014

Suonato dal silenzio

Massimo GRAMELLINI

Il cinquantesimo anniversario di «The sound of silence», composta al buio da Paul Simon nel bagno di casa, stimolerà in molti il flusso benevolo dei ricordi. Per me è stata la colonna sonora di un’indimenticabile educazione e illusione sentimentale. Quella canzone accompagnava i minuti finali del film «Il laureato». Dustin Hoffman aveva rapito in chiesa la figlia di Mrs. Robinson, che per inciso si era appena sposata con un altro, e l’aveva trascinata su un autobus. Ma adesso, seduti in ultima fila, quei due non si scambiavano baci e impressioni sull’impresa compiuta. Non si guardavano neppure, limitandosi a esplodere in incerti sorrisi, mentre l’impasto delle voci di Simon e Garfunkel dava corpo al «suono del silenzio». Era evidente che Dustin e la sua amata avevano raggiunto un livello tale di intimità che per comunicare tra loro non avevano più bisogno delle parole. Erano arrivati all’essenza. 

Ho inseguito quell’essenza per tutta la vita. Finché un giorno mi imbattei per caso in un’intervista al regista del film, Mike Nichols. Il disgraziato dichiarava, in pieno accordo con Simon (ignoro la posizione di Garfunkel), che il suono del silenzio andava inteso come un inno alla incomunicabilità e all’insoddisfazione umana. Altro che essenza. Dustin e la ragazza non si parlavano perché, cessata l’adrenalina dell’azione, non avevano già più niente da dirsi. «Il Laureato 2» non era mai stato girato, ma in ogni caso avrebbe raccontato la storia di un divorzio. 

Non mi sono mai ripreso del tutto. Ma almeno una cosa l’ho imparata: a tenermi lontano dalle interviste ai registi e ai cantanti delle mie opere preferite. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/07/cultura/opinioni/buongiorno/suonato-dal-silenzio-URDO4D4xTfjBNhlJG3cT9K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’altra sera in televisione è accaduto qualcosa di inedito.
Inserito da: Admin - Marzo 12, 2014, 12:06:04 pm
 11/03/2014

Massimo GRAMELLINI

L’altra sera in televisione è accaduto qualcosa di inedito. Un premier apparentemente di sinistra, ma di sicuro installato da elettori di sinistra al vertice del principale partito della sinistra, attaccava i sindacati su una rete di sinistra, tra gli applausi incontenibili del pubblico in studio. Ascoltati dal retropalco, quegli applausi erano ancora più impressionanti: molti spettatori battevano addirittura i piedi. E non si trattava di una feroce setta di capitalisti o del fan club di Brunetta, ma di persone normali che avevano appena chiesto l’autografo a Sorrentino e un’ora dopo si sarebbero messe in coda col telefonino per farsi immortalare accanto alla Littizzetto.

La cordiale ostilità verso i sindacalisti ricorda quella verso i giornalisti, gli uni e gli altri assimilati ai politici per varie ragioni. Intanto perché li frequentano assiduamente, al punto che talvolta diventano politici anche loro. E poi perché, a torto o a ragione, vengono considerati collusi col potere anziché suoi fieri contraltari. 

La difesa dei garantiti ha tolto autorevolezza ai sindacati, vissuti dalle fasce sofferenti della popolazione come una forza conservatrice e ostile al merito, in nome di un concetto asettico di uguaglianza che finisce sempre per deprimere i più volenterosi. L’altro applauso, domenica sera, Renzi lo ha incassato quando ha detto che i cassintegrati andrebbero impiegati nelle biblioteche.

A qualcuno sembrerà incredibile, ma a molti italiani persino un cassintegrato sembra un privilegiato. E la Cgil - come Confindustria, del resto - un simbolo dell’ancien régime che ha arrugginito il Paese. 

DA - http://www.lastampa.it/2014/03/11/cultura/opinioni/buongiorno/ancien-rgime-gb1UkhzESaZgIH8ygO2pfP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Papa Francesco, il rivoluzionario
Inserito da: Admin - Marzo 12, 2014, 12:08:51 pm
12/03/2014
Massimo GRAMELLINI
Papa Francesco, il rivoluzionario

Se saprai accettare con cristiana rassegnazione e umana autoironia la tua condizione di Papa già santo da vivo. Se saprai parlare al telefono con Scalfari e sentirti un bambino, e parlare al telefono con un bambino senza sentirti Scalfari. Se tutti diranno «ooh» quando metterai delle scarpe vecchie, mangerai al refettorio e ti porterai da solo la borsa, ma tu continuerai a farlo lo stesso, senza vergognartene e neppure vantartene. Se saprai ascoltare le critiche dei papisti atei tendenza Borgia alla Giuliano Ferrara e accenderai ceri, visto e considerato che non ne hanno mai imbroccata una. Se aprirai uno spiffero sui diritti civili e sbarrerai le porte del Vaticano ai comportamenti incivili. Se saprai essere buono con i fedeli, ma non troppo con i curiali.

Se nel tuo primo anno di pontificato sarai riuscito a fare un po’ di tutto questo, sarai stato un Papa. Ma, quel che più conta, tu sarai stato un uomo. Mestiere ancora più difficile, specie per chi debba conciliarlo con quello di Papa.

Da - http://lastampa.it/2014/03/12/cultura/opinioni/buongiorno/un-anno-con-francesco-19PQjXO0DLkiXDhiWDSsYI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Non mi considero un fan della rigidità tedesca, ma...
Inserito da: Admin - Marzo 18, 2014, 12:07:54 pm
15/03/2014

Non mi considero un fan della rigidità tedesca, ma ci sono secoli di storia e di riforma protestante dietro le parole pronunciate da Uli Hoeness, campione del mondo di calcio nel 1974 e presidente del Bayern Monaco condannato in primo grado a tre anni e mezzo di carcere per evasione fiscale. «Ho chiesto ai miei avvocati di non presentare appello, in linea con la mia idea di decenza, comportamento e responsabilità personale. Evadere le tasse è stato l’errore della mia vita. Affronto le conseguenze di questo errore». Letto da qui, sembra uno squarcio di fantascienza, ma questo signore ha dato davvero le dimissioni e ora si accinge a entrare in carcere. 

Con un esercizio di fantasia proviamo a supporre che un personaggio altrettanto popolare in Italia, magari anche lui presidente di un club, si ritrovasse coinvolto in un processo per evasione fiscale. Intanto esperirebbe tutti i gradi di giudizio, compreso il quarto che non esiste, utilizzando ogni espediente per procrastinare la resa dei conti. Nel frattempo attaccherebbe i giudici, prevenuti e corrotti, indossando i panni della vittima. Poi troverebbe un deputato, un avvocato, una commercialista o una sciampista, possibilmente imparentata con un Capo di Stato estero, in grado di testimoniare la sua completa estraneità ai fatti. Dopo di che si appellerebbe al popolo dei tifosi, rivendicando il diritto a un trattamento speciale. Infine si candiderebbe alle Europee, senza perdere fascino agli occhi di molti connazionali. E chi osasse criticarlo verrebbe bollato come moralista, quando in certe lande desolate del Nord Europa passerebbe banalmente per morale. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/15/cultura/opinioni/buongiorno/fatti-non-fummo-a-viver-come-uli-orqdrkWw4EPPOjSuOnLg3M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. «Quando c’era Berlinguer» di Walter Veltroni è anche un...
Inserito da: Admin - Marzo 19, 2014, 11:58:27 am
19/03/2014

«Quando c’era Berlinguer» di Walter Veltroni è anche un film su un politico e su una politica, e di questo parleranno persone più preparate di me. Ma a farmi uscire dalla sala con il pugno chiuso (perché stringeva un fazzoletto umido) è stato qualcosa di semplicemente umano: la scomparsa del Padre, che il regista, orfano precoce, ha raccontato con la sensibilità che può sgorgare soltanto dall’esperienza personale. Il politico Berlinguer commise errori e ingaggiò battaglie che si possono o meno condividere. Ma l’uomo Berlinguer tocca e interroga il cuore di tutti ancora oggi. Soprattutto oggi. L’autorità che proviene dall’autorevolezza. Il coraggio di schierarsi e di indicare una strada, assumendosene la responsabilità. La forza contagiosa dell’esempio, che rendeva credibili le sue affermazioni contro il comunismo sovietico (pronunciate al Cremlino!) e sulla questione morale. 

Il film si apre con le interviste, amaramente spassose, a molti ragazzi che ignorano chi fosse Berlinguer. L’omaggio cinematografico all’ex segretario del Pci, morto trent’anni fa dopo un comizio per le elezioni europee, è rivolto anzitutto a loro, che cercano un Berlinguer in ogni adulto che incontrano e lo trovano di rado. Ed è rivolto a noi che ragazzi non siamo più, ma che per diventare adulti abbiamo bisogno di imparare da Berlinguer a farci padri di noi stessi, accettando il peso delle scelte e riuscendo a portarlo con profonda leggerezza. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/19/cultura/opinioni/buongiorno/il-ritorno-del-padre-E1OUAEwLvUTTm6UzkOeFwK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’innominato
Inserito da: Admin - Marzo 22, 2014, 07:47:05 pm
20/03/2014

L’innominato
Massimo GRAMELLINI

Il Cavaliere non è più Cavaliere. Si è autosospeso, cioè è sceso da cavallo un attimo prima che la federazione nazionale dei cavalieri (in Italia non ci facciamo mancare nulla) lo buttasse giù. Non potendo ancora ignorarlo, si pone dunque il problema di come chiamarlo.

L’abbreviazione Cav va in soffitta insieme con la versione extralarge, per la disperazione dei paleo-giornalisti, quasi tutti di sinistra, adoratori di Giuliano Ferrara, che quel nomignolo inventò nel sostanziale disinteresse del resto della popolazione. 

«Il Dottore» è l’appellativo con cui le segretarie, i dipendenti, e tra essi soprattutto Arrigo Sacchi e Galliani, lo hanno sempre evocato in azienda, ma fuori da lì suona banale e persino allusivo, se si pensa a certi bunga bunga zeppi di giulive travestite da infermiere. Ci sarebbe «Presidente», se non facesse riferimento a due entità in crollo verticale di consensi: Forza Italia e il Milan: e poi è così che vengono chiamati D’Alema e gli altri politici in pensione. «Il Berlusca» rimane il soprannome più milanesoide e in fondo più vero, ma sembra una foto ingiallita degli Anni Ottanta. «Papi» suscita imbarazzo, «Love of my life» ilarità e in ogni caso il primo è un’esclusiva delle para-minorenni e il secondo delle igieniste dentali. «Silvio» ha un che di patetico e di eccessivamente confidenziale. 

Alla fine temo bisognerà rassegnarsi a chiamare Berlusconi nell’unico modo che riesca ancora a identificarlo: il papà di Matteo. 

DA - http://lastampa.it/2014/03/20/cultura/opinioni/buongiorno/linnominato-40lqN7MluN6z3owOduMAvK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Anche lo Stato ha finalmente deciso di ridurre le spese.
Inserito da: Admin - Marzo 23, 2014, 05:13:55 pm
22/03/2014
Massimo GRAMELLINI

Anche lo Stato ha finalmente deciso di ridurre le spese. Le aziende lo fanno da anni. Come le famiglie, compresi i single. Si può dire che non ci sia oggi in Italia un solo individuo che non dedichi una parte consistente del proprio tempo a escogitare sistemi per peggiorare il suo precedente tenore di vita. E’ un’attività intellettuale formidabile, che richiede un altrettanto formidabile dispendio di energie psichiche e morali. I tagli producono mortificazioni in chi li subisce, ma alla lunga anche in chi li fa. Ognuno sforbicia a modo suo, spesso nei posti e nei modi sbagliati, almeno questa è l’opinione condivisa delle vittime. Esiste una filosofia del taglio ed è triste e quaresimale: il sacrificio non viene spiegato come presupposto della rinascita, ma come espiazione di antichi peccati o espediente per una mera sopravvivenza. 

Furbi raccomandati e corrotti continuano il loro slalom tra le rovine, però i revisori della spesa lo hanno messo nel conto: si taglia dove è più facile, non riuscendo a farlo dove sarebbe più utile. Legioni di tagliatori curvano il capo sulle ricevute e sugli scontrini, distillano e liftano bilanci per spremervi le sacche superflue. Lo Stato ha addirittura nominato un Tagliatore Supremo, Cottarelli Mani di Forbice, sottraendolo a un augusto consesso internazionale affinché venisse a imporre la dieta al ventre molle della Repubblica. Il vento della spending review attraversa ormai tutti gli strati sociali, trovando resistenze sporadiche in pochi valorosi come Moretti, il manager pubblico delle FS che, di fronte all’eventualità che il suo impegno strenuo per i pendolari non venga più ricompensato con stipendi a sei zeri, minaccia di riparare all’estero, dove sicuramente troverà schiere di fan pronti ad assicurarsi i suoi servigi. 

Eppure, osservando milioni di persone che ogni giorno si occupano e si preoccupano esclusivamente di ridurre le spese, viene naturale chiedersi perché nessuno si sia ancora dedicato a un’attività più difficile ma molto più urgente: aumentare le entrate. Tutti pensano a spulciare fatture e scontrini, e fanno benissimo, anche se potrebbero farlo meglio. Ma c’è ancora qualcuno che pensa a inventare nuovi prodotti e soddisfare nuovi bisogni da cui potrebbero derivare nuove fonti di reddito?

Nel rapporto deficit/pil, tutti si occupano del numeratore, che sta sopra la linea della frazione. Ma qualcuno pensa ancora al denominatore, che sta sotto? Rinunciando agli ultimi sfizi e a un bel po’ del necessario, un cinquantenne che ha perso il lavoro può sopravvivere un altro anno. Ma per tornare a vivere dovrebbe iscriversi a una scuola, imparare le lingue e le tecnologie, così da rimettersi in corsa per un mestiere nuovo, visto che quello perduto non tornerà più: mai più. Licenziando e «razionalizzando» (orribile parola, che fa a pugni con quel buon senso che vorrebbe richiamare), un’azienda può rantolare ancora per qualche mese. Ma non tornerà a guadagnare se non creerà prodotti più graditi alla clientela e se non investirà nella ricerca e nel capitale umano. E lo Stato, che è l’azienda e la famiglia di tutti, al fianco del Commissario Tagliatore necessita di un Provetto Innovatore che indichi nella scuola e nella formazione i suoi traguardi, concentrandovi le poche risorse disponibili. Renzi si è cucito addosso quel ruolo, per ora a parole. Per quanto anche le parole aiutino a dissolvere questo clima plumbeo da fine del mondo che aleggia nei discorsi e nei pensieri nostalgici e conservatori di tutti. Siamo circondati da becchini, quando invece mai come adesso avremmo bisogno di ostetriche.

Da - http://lastampa.it/2014/03/22/cultura/opinioni/buongiorno/meglio-ostetriche-che-becchini-7ur8YtYs1YRNDaV3qk2W5M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. «Se vuoi un amico a Washington, prenditi un cane»
Inserito da: Admin - Marzo 24, 2014, 04:57:30 pm
21/03/2014

Massimo GRAMELLINI

«Se vuoi un amico a Washington, prenditi un cane» diceva il presidente americano Truman, buon conoscitore di uomini. Matteo Renzi è stato più fortunato: lui un amico del cuore ce l’ha. Si chiama Marco Carrai ed è tutto ciò che Renzi non è - elegante, ricco, riservato - o è soltanto in parte: un cattolicone abbastanza di destra, capace di scrivere un libro per confutare le tesi vaticanofobe dei romanzi di Dan Brown. Sono cresciuti insieme, in tutti i sensi. Renzi ci ha messo la faccia e le parole, Carrai i contatti e i denari: suoi e di altri. Ora un’inchiesta di «Libero» ha rivelato che, per poter votare nella città di cui intendeva diventare sindaco, il Renzi da Pontassieve prese la residenza in un appartamento del centro storico fiorentino, a via degli Alfani, il cui affitto era intestato all’amico e pagato dal medesimo. 

Già il nome della strada presenta evidenti controindicazioni, perché di Alfano ne basta e avanza uno solo. E poi, addestrato da troppe tangenti mascherate da regali, il nostro istinto inquisitore scatta immediato: tutti gli incarichi che Carrai ha ricoperto a Firenze e ricoprirà a Roma sono frutto di un baratto illegale: appartamento in cambio di poltrona. Ma chi non è ancora accecato dalle semplificazioni dovrà riconoscere che esiste qualche differenza tra un Formigoni che fa le vacanze a sbafo sullo yacht di un finanziere in affari con la Regione Lombardia da lui presieduta e il legame privilegiato che intercorre tra gli amici di una vita.
Di tutte le forme di favoritismo, questa mi sembra, se non la migliore, per lo meno la più umana. (Certo, a me gli amici al massimo hanno offerto un gelato).

Da - http://lastampa.it/2014/03/21/cultura/opinioni/buongiorno/passo-carrai-knCjHfeni1lxJSTHvWnuVI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Aula di Montecitorio, tempio della Repubblica.
Inserito da: Admin - Marzo 26, 2014, 11:36:00 pm
26/03/2014

Aula di Montecitorio, tempio della Repubblica. Si alza a parlare il deputato Davide Tripiedi: «Sarò breve e circonciso» esordisce, e l’ex cronista sportivo che è in me sente l’eco mai spenta di certe interviste giovanili a Trapattoni: «Ragazzo, ti racconto tutto ma mi raccomando: che resti circonciso tra noi». Intorno all’onorevole oratore scoppiettano risatine. Quand’ecco intervenire dal pulpito il vicepresidente della Camera in persona, Simone Baldelli, nei panni dell’autorevole correttore: «Coinciso!» sogghigna saccente. «Circonciso è un’altra cosa». Se è per questo, anche «coinciso»: participio passato del verbo coincidere. 

Non ha importanza a quali gruppi appartengano i due fenomeni (Cinquestelle e Forza Italia: che resti circonciso tra noi). Più istruttive le loro biografie ufficiali. Tripiedi è un idraulico con la licenza media, mentre Baldelli è laureato, ha scritto una «Guida ai misteri della Camera» sottilmente autobiografica e nutre una spiccata passione per la pittura, la fotografia, la musica e lo sport, insomma per qualsiasi cosa che non sia la grammatica. Il suo errore è più fastidioso perché intendeva correggerne un altro: ha l’aggravante della presunzione. Ma sarebbe ipocrita continuare a scandalizzarsi per l’ignoranza dei nuovi politici, perfettamente in linea con il livello medio della popolazione. Da tempo abbiamo smesso di pretenderli migliori di noi. Le persone preparate esistono ancora, ma non si candidano: hanno di meno peggio da fare. 

Da - http://lastampa.it/2014/03/26/cultura/opinioni/buongiorno/coincidenze-F1bIVEFma16yf3MiF8ZU1I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Francesco ha maltrattato le centinaia di politici seduti...
Inserito da: Admin - Marzo 29, 2014, 11:09:47 am
29/03/2014

Massimo GRAMELLINI

La spettacolare omelia in cui Papa Francesco ha maltrattato le centinaia di politici seduti davanti a lui, bollando come corrotte le loro anime, ha fatto sorgere in molti di noi un dubbio esistenziale. Come è possibile che i destinatari di un simile schioccar di fruste, anziché rotolarsi nel fango o almeno scappare a gambe levate, siano rimasti rigidi nei loro completini e sorrisini d’ordinanza, dichiarandosi addirittura stupiti che Bergoglio abbia lasciato la cappella senza salutarli? Azzardo delle ipotesi. 

a) I politici italiani sono masochisti. Se li insulti, godono. Più alto è lo scranno da cui arriva il maltrattamento, più sottile sarà la qualità del loro piacere. Quando Napolitano accettò la rielezione a presidente riempiendoli di contumelie gli risposero con un’ovazione. Le parole spietate del Papa li avranno condotti direttamente all’estasi.

b) I politici italiani sono bronzei. Nemmeno un Papa che di fatto li paragona agli assassini di Gesù riesce a scalfire il giubbotto antiproiettile della loro autostima. Esistono anche altri modi per definire l’attitudine a lasciarsi rimbalzare addosso qualsiasi accusa senza mai perdere la calma né soprattutto l’appetito, ma sono tutti troppo volgari.

c) I politici italiani sono ipocriti. Come chiamare altrimenti chi condivide le critiche rivolte alla propria categoria fino a spellarsi le mani, ma è convinto che riguardino tutti tranne lui? Ricordano la vecchia storiella della coppia di amici che vaga da giorni nel deserto, finché uno dei due sbotta: «Sei un cretino!». E l’altro: «Dici a me?». 

Da - http://lastampa.it/2014/03/29/cultura/opinioni/buongiorno/gli-impapocchiati-xr0uXt0REPyQs0GNyFEcyL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il trattore truccato da carro armato.
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2014, 04:27:19 pm
03/04/2014

Massimo GRAMELLINI

Il trattore truccato da carro armato. E poi, chissà, i forconi truccati da fucili e le mucche da portaerei. Il rischio, con i secessionisti veneti, non è di farne dei martiri, ma di consegnare problemi reali e giganteschi a una parata di macchiette. La lista dei nostri guai è stranota. Altrettanto nota, ma forse meno meditata, è la lista di coloro che intendono risolverli con ricette strampalate e atteggiamenti grotteschi. Uno legge le biografie e le parole dei «terroristi» e pensa: dopo avere assaggiato e sputato la politica a fumetti della Lega, davvero il ceto medio impoverito e arrabbiato del Nordest immagina di affidare la propria riscossa a persone che al massimo avrebbero potuto fare le comparse in un film del colonnello Rambaldo Buttiglione? E i tantissimi giovani laureati e disoccupati che comprensibilmente votano per i Cinquestelle non meriterebbero un movimento politico più trasparente e un portavoce meno approssimativo di Beppe Grillo? E il senso di legalità e giustizia sociale che anima il popolo della sinistra può identificarsi in una conventicola di intellettuali che da decenni dice di no a qualsiasi tentativo di cambiare questo sistema sclerotico e oggi si stringe come una vecchia cintura di castità intorno al povero Tsipras? 

Chi sperava che il dilettantismo folcloristico di Berlusconi fosse stata una parentesi deve ricredersi: in Italia la politica continua a essere considerata una cosa talmente poco seria che persino i tentativi di golpe si delegano ai pagliacci. 

Da - http://lastampa.it/2014/04/03/cultura/opinioni/buongiorno/ultimo-tanko-79OrdIfvjVb5Y7VcfMpzfJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La soffiata che i munifici clienti delle baby prostitute ...
Inserito da: Admin - Aprile 04, 2014, 04:40:51 pm
02/04/2014
Massimo GRAMELLINI

La soffiata che i munifici clienti delle baby prostitute di Roma potrebbero cavarsela con una semplice multa offre golose opportunità alla parte più esuberante del Paese. In cosa consiste il patteggiamento, se non in una tassa dilazionabile in comode rate? Chi ha pagato per fare sesso con una ragazzina eviterà la galera e soprattutto la gogna mediatica versando altri soldi, stavolta allo Stato. Un principio che già si applica agli evasori fiscali con qualche variazione: lì si paga qualcosa per non avere pagato, negli anni, molto di più. Ma se davvero anche il fiorente filone della prostituzione minorile si adeguerà al vangelo nazionale che ha sostituito il perdono con il condono e la logica retributiva con quella contributiva, a un delinquente danaroso risulterà praticamente impossibile finire in carcere o almeno sui giornali. Il settore degli abusi edilizi è già saldamente sotto controllo. Di quello fiscale si è detto e anche nei campi promettenti della contraffazione alimentare, sanitaria e ambientale le garanzie di impunità in cambio di una piccola mancia risultano di giorno in giorno più affidabili.

Magari è sempre andata così e le cattedrali sono state costruite con i contributi di peccatori pentiti e recidivi. A maggiore ragione non posso tacere un’ingiustizia palese. Qui l’unico benestante e presunto «nipotomane» che rischia di finire ai servizi sociali, peraltro per una banale faccenda di tasse non pagate, è l’uomo che con un patteggiamento come si deve ci risanerebbe in un colpo solo il debito pubblico.

Da - http://lastampa.it/2014/04/02/cultura/opinioni/buongiorno/palpeggia-patteggia-sBToE3GfD7sswA4ykX21hI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lo Stato italiano non attraversa un periodo di particolare..
Inserito da: Admin - Aprile 06, 2014, 05:47:04 pm
05/04/2014
Massimo GRAMELLINI

Lo Stato italiano non attraversa un periodo di particolare popolarità, almeno tra gli italiani. Se in Veneto tentano di buttarlo giù con un trattore travestito, in Campania è lui che cerca disperatamente di farsi notare, servendosi persino di un’autobotte. Succede a Casal di Principe, area di infiltrazioni tossiche nel terreno e camorristiche nel consiglio comunale. Quest’ultimo è stato sciolto a fine febbraio e sostituito da una commissione prefettizia. Ma si sa come sono i commissari prefettizi: dei patrioti inguaribili. Appreso che l’intera periferia dell’abitato si dissetava da pozzi inquinati, hanno spedito in perlustrazione un avamposto della presenza statale: un’autobotte gonfia di acqua potabile. Si immaginavano, gli illusi, che la popolazione sarebbe accorsa in massa intorno al totem unitario per attingere la sostanza vitale in un turbinio di bacinelle, damigiane e secchi colorati. Qual è stata la loro sorpresa alla scoperta che invece non si avvicinava nessuno. Non gli anziani, abitudinari o fatalisti. E nemmeno i giovani, altrettanto diffidenti ma sicuramente più dinamici, al punto da avere risolto da tempo il problema della sete con un dedalo di allacci abusivi alla rete idrica. Così ogni tre giorni l’autobotte repubblicana – respinta come un corpo estraneo, anzi straniero – tornava mestamente nelle retrovie per scaricare il suo contenuto prezioso dentro le fogne. Allo Stato non è rimasto che arrendersi, sospendendo un servizio costoso e soprattutto vano.

In questa storia ci sono così tante metafore del nostro Paese che corro a ubriacarmi alla prima autobotte.

Da - http://lastampa.it/2014/04/05/cultura/opinioni/buongiorno/autobotte-da-orbi-Lt8BN28gWQ2w3JnJfJJT3I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vent’anni fa, proprio in queste ore, Kurt Cobain finiva...
Inserito da: Admin - Aprile 06, 2014, 05:48:19 pm
04/04/2014

Vent’anni fa, proprio in queste ore, Kurt Cobain finiva di scrivere la lettera che fu poi ritrovata tra i fiori, accanto al cadavere. Per chi non lo sapesse, Kurt Cobain è stato un musicista, forse l’ultimo per il quale si possa spendere la definizione abusata di genio. Ha inventato suoni che prima non esistevano. E qualunque anima raminga si imbatta nella sua chitarra o nella sua voce graffiata si troverà a pensare: eccomi a casa. Aveva ventisette anni, quando scrisse la lettera. Ventisette anni, una moglie e una figlia amatissime, eppure indirizzò la missiva a Boddah, l’amico immaginario che aveva riempito la sua infanzia solitaria di figlio di divorziati. Nel messaggio di congedo gli rivelò di non riuscire più a provare nessuna emozione. E di amare troppo il genere umano, tanto da sentirsi «fottutamente triste». Succede agli spiriti esageratamente sensibili che raggiungono vibrazioni d’amore così alte da risultare insostenibili. 

Di questa lettera si cita sempre la penultima frase. Là dove Cobain, riprendendo il verso di una canzone di Neil Young, sostiene che è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. In realtà a spegnersi più o meno lentamente è solo il corpo (il suo era tormentato da un’ulcera). L’anima non si spegne né brucia. Ma mi guardo bene dall’entrare in polemica con un genio. Preferisco ricordarlo con le sue ultime e sottaciute parole: peace, love, Empathy - pace, amore, Empatia - l’ultima delle quali sottolineata e in maiuscolo. Vent’anni dopo non ne ho ancora trovate di migliori.

Da - http://lastampa.it/2014/04/04/cultura/opinioni/buongiorno/lettera-a-boddah-CRaYlpcVsvUXSBomm16WFO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chissà se sarà andata effettivamente come raccontano ...
Inserito da: Admin - Aprile 09, 2014, 06:26:17 pm
08/04/2014
Massimo GRAMELLNI

Chissà se sarà andata effettivamente come raccontano i giornali inglesi. Se davvero Anne, un’insegnante in pensione di 89 anni, ha posto fine ai suoi giorni in una clinica svizzera che pratica il suicidio assistito perché non sopportava i ritmi e gli oggetti della vita moderna: davanti alla scelta tra adattarsi all’uso dei telefonini o morire, avrebbe optato senza esitazioni per la busta numero 2. 

Riassunta così, sembra un’esagerazione. L’avvento della società dei computer potrà gettare nel panico un sessantenne incapace di riciclarsi. Ma un anziano di più lungo corso ha il diritto e forse persino il dovere di infischiarsene. Sprofondato in poltrona davanti a un buon libro o a un televisore privo di satellite, può concedersi il lusso di non usare le e-mail e di non andare al fast food, senza per questo sentirsi un disadattato. Ma pure ammettendo che Anne fosse una vecchietta originale, il messaggio di protesta, o di resa, che il suo gesto vorrebbe trasmetterci mi sembra sbagliato. La nostalgia è una consolazione, non una spiegazione. Da millenni i vecchi se ne vanno con l’intimo convincimento di essere stati l’ultima generazione sana dell’umanità. La vita era più bella e più giusta prima: quando loro erano ancora pieni di sogni e di energie. In realtà non rimpiangono il mondo antico, ma la giovinezza perduta. Le nipoti di Anne invecchieranno rimpiangendo il mondo che a lei faceva tanto ribrezzo.

Da - http://lastampa.it/2014/04/08/cultura/opinioni/buongiorno/le-nipoti-di-anne-ndgxmAr4LzqRBdDqucI5LJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sulla prima pagina di lunedì scorso Luca Ricolfi ci ha...
Inserito da: Admin - Aprile 11, 2014, 11:28:42 pm
11/04/2014

Sulla prima pagina di lunedì scorso Luca Ricolfi ci ha raccontato la sua ultima peripezia burocratica: aveva chiesto all’Inps alcuni dati storici sulla cassa integrazione in Italia e l’ente pensionistico, affabile come sempre, gli aveva risposto in ritardo, con un preventivo di 732 euro per un servizio che a un impiegato fornito di computer avrebbe richiesto pochi secondi di lavoro.

Gli ingenui lettori di Ricolfi si aspettavano dall’Inps una lettera di smentita oppure di scuse. Invece, dai bastioni del palazzo presidiato a lungo dal prode Mastrapasqua, esemplare raro di corpo umano con più incarichi che cellule, non si è levato alcun grido di dolore. Anzi, a precisa domanda, ci si è sentiti opporre un silenzio orgoglioso. 

Saranno i giornali che non fanno più paura, direte voi. Ma un trattamento analogo viene riservato ogni settimana ai mammasantissima della tivù, da Report alle Iene.
Le loro denunce spietate e circostanziate tolgono il sonno a noi telespettatori, ma non ai diretti interessati, che ormai non si prendono più nemmeno la briga di querelare. Le accuse ai burocrati di Stato rimbalzano contro un muro di indifferenza. Maleducazione? Forse. Senso di impunità. Può darsi. Ma ogni tanto mi assale il sospetto che nessuno si faccia avanti perché in un ente pubblico nessuno si sente davvero responsabile di qualcosa. Proprio perché lavora in un posto che è di tutti, il dirigente statale (con rare eccezioni) pensa che a rispondere debba essere sempre qualcun altro. E, al riparo di codicilli e regolamenti, finisce per rispondere soltanto a sé.

Da - http://lastampa.it/2014/04/11/cultura/opinioni/buongiorno/muro-di-comma-3OJ69jPqYK2QBId1SAkVhN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Donne dentro
Inserito da: Admin - Aprile 11, 2014, 11:42:17 pm
10/04/2014
Donne dentro

Considerando che il ciclonico Renzi ha appena messo cinque donne capolista alle Europee. Che otto ministri su sedici sono donne, alcune anche piuttosto sveglie. Che tra le prossime nomine nei grandi enti ci sarà per la prima volta almeno una donna. Che il capo della Germania e quindi dell’Europa è una donna: prevenuta nei nostri confronti come un birraio di Monaco, ma pur sempre una donna. Che il capo francese del Fondo Monetario è una donna: supponente e snob come un certo tipo di maschio francese, ma pur sempre una donna. Che la star mediatica del momento è una cantante donna, anzi di più: una cantante suora. Che in America il presidente con gli attributi è Michelle, una donna, e dopo di lei quasi certamente lo sarà Hillary, una donna. Che a leggere romanzi e a credere nel futuro sono rimaste le donne. Che a laurearsi meglio e lamentarsi di meno sono le donne. Che a prendere la vita con serietà senza mai perdere la leggerezza sono le donne (non tutte, ma tante). Che il crollo dei muri etici - come il divieto di fecondazione eterologa annullato ieri dalla Corte Costituzionale - è una missione inarrestabile delle donne. 

Ecco, considerando tutto questo e molto altro ancora, noi maschi siamo chiamati a compiere un gesto coraggioso e al tempo stesso indifferibile, pena la nostra rapida estinzione per sopraggiunta inutilità. Cambiare sesso (interiormente, s’intende). 

Da - http://lastampa.it/2014/04/10/cultura/opinioni/buongiorno/donne-dentro-aJzKBDIdsb9IKukFHb1v5M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Marcello, come here
Inserito da: Admin - Aprile 12, 2014, 10:44:12 am
12/04/2014
Marcello, come here

Massimo GRAMELLINI

Chi l’avrebbe detto? Alla vigilia della sentenza definitiva, poi: quella che rischiava di condannarlo per mafia a sette anni di reclusione. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che un uomo così distinto e di buone letture preferisse vivere i suoi ultimi anni in un villone esotico da latitante piuttosto che dietro le inferriate di un carcere da lestofante? L’improvvisa scomparsa di Marcello Dell’Utri ci lascia esterrefatti. E più di noi ha lasciato esterrefatti i magistrati che si erano rifiutati per ben due volte di negargli il diritto d’espatrio. Per non parlare del ministro Gruviera Alfano: lui aveva visto qualcuno dirigersi di buona lena verso il confine, ma pensava fosse un dissidente kazako. 

Il destino di Dell’Utri resta avvolto nel mistero. Che lo abbiano rapito gli alieni per mescolare il suo Dna a quello di Marlon Brando e riprodurre don Vito Corleone in provetta? È possibile. Come è possibile che Dell’Utri sia semplicemente uscito a fare due passi e abbia smarrito il telefonino: chiunque incontrasse un signore con la coppola a forma di biscione e un’edizione rarissima dei Diari veramente apocrifi di Mussolini sotto l’ascella è pregato di avvertire la polizia: qualunque polizia, tranne quella italiana, altrimenti c’è il rischio che al telefono risponda il Gruviera e saremmo daccapo. Al momento l’ipotesi più accreditata è che si trovi a Beirut, in attesa del badante messogli a disposizione dai servizi sociali: un certo Silvio Berlusconi. 

Da - http://lastampa.it/2014/04/12/cultura/opinioni/buongiorno/marcello-come-here-en9EYS5BZGVKr6OpXuwSVN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il segreto? Leggerezza, e un po’ di bagnomaria
Inserito da: Admin - Aprile 25, 2014, 06:31:29 pm
24/04/2014

Massimo Gramellini

Il segreto? Leggerezza, e un po’ di bagnomaria

Questa è la raccolta dei corsivi che da quindici anni scrivo in fondo alla prima pagina del giornale con cui felicemente convivo: La Stampa. 

Col prode Guglielmo Cutolo, che li ha riletti tutti e forse non si riprenderà mai completamente, ne abbiamo selezionati trecentosessantacinque. Come i giorni di un almanacco dove i sorrisi si alternano ai sospiri e gli scatti di indignazione agli sberleffi, lasciando sempre una finestrella aperta per i sogni di passaggio che avessero voglia di entrare. Abbiamo distribuito i corsivi con il criterio più semplice: anno per anno, ma togliendo loro la data, così che ogni capitolo sia simile agli appunti sparsi di un taccuino, sia pure connessi tra loro da un filo di complicità che il lettore non tarderà a trovare. 

Oltre che il nome della rubrica, Buongiorno, il titolo del libro tira in ballo niente meno che la magia. Declino qualsiasi responsabilità. Quando l’editore me lo ha proposto, mi è parso piuttosto bello e presuntuoso. In realtà ottimista. Auspica che le parole possano ancora creare dei piccoli miracoli nella vita di chi le incontra. Ma per me che ogni giorno le rimesto dentro il calderone, tentando di dare loro una forma che mi assomigli, le parole restano un mistero. Le protagoniste di un rito. 

Tutti i giorni – mai prima della sette di sera, più spesso tra le nove e le dieci – dopo avere sfiancato colleghi e amici riguardo alla scelta e al taglio dell’argomento, scompaio nella mia stanza, mi inietto nelle cuffie un album rock preferibilmente degli U2 e incomincio a scrivere, pervaso da una sensazione incomprensibile di sicurezza. Fin dall’infanzia, la scrittura è l’unico gesto quotidiano che riesca a trasmettermi serenità. Nella vita privata rimango un timido che sconfina nell’imbranataggine. In televisione mi agito e mangio le parole. Ma ogni sera, appena infilo la cuffia e la musica inizia a scorrermi nelle vene, le dita si muovono sulla tastiera del computer come se seguissero un tragitto inesorabile. 

In qualche caso la mia testa sa già dove andrà a parare, ma quasi sempre si affida all’istinto. Il Buongiorno non può avere la razionalità solenne di un editoriale. Tutte le volte che gli fa il verso diventa una predica prevedibile. (Per fortuna ho lettori affezionati e implacabili: esiste una pagina Facebook che prende in giro i miei assolo di trombone). Il Buongiorno funziona soltanto se ha la leggerezza e l’imprevedibilità di un corsivo. Cioè soltanto quando è scritto con amore. Alludo all’amore dell’artigiano che rimane mezz’ora di più al tavolo di lavoro per piallare un aggettivo o sostituire una metafora traballante. Il segreto consiste nel mettere il Buongiorno a bagnomaria. Succede quando lo abbandono per qualche minuto, così da tornare presso di lui con la mente sgombra e il distacco critico di un potenziale lettore. A quel punto non mi piace più e lo riscrivo per intero, ma nella metà del tempo. 

Altro che mago. Sono un manovale che ogni giorno si monta la testa e pensa di poter fabbricare un mondo migliore con le sue parole. Un’illusione, certo. Ma se non la credessi vera, mi passerebbe la voglia di provarci.

Da - http://lastampa.it/2014/04/24/cultura/opinioni/buongiorno/quindici-anni-un-buongiorno-2PzaN5yYVwZzrYGPHUTKoJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chissà perché, quando una donna bella dichiara di sentirsi..
Inserito da: Admin - Aprile 28, 2014, 05:59:33 pm
23/04/2014
Massimo GRAMELLINI

Chissà perché, quando una donna bella dichiara di sentirsi sola si trasforma subito in una notizia. Ultimo caso, la ministra delle riforme Maria Elena Boschi che rivela a Vanity Fair quanto le piacerebbe poter riformare almeno la sua esistenza, trovando un marito e abrogando le tazze di latte bevute in solitudine la sera davanti alla tv. Parole che ci sorprendono. Come se esistesse un’associazione automatica tra bellezza e pienezza del vivere. E fosse impossibile, a chi magari bellissimo non è, immaginare la perfezione estetica abbinata a una condizione latente di infelicità. Eppure già Apuleio, agli albori della letteratura, raccontò in una favola immortale il percorso tormentato di Psiche, la creatura più bella del mondo, rimasta a lungo zitella proprio a causa della sua esagerata e inibente avvenenza, mentre le sorelle trovavano con disinvoltura marito. 

Curioso e feroce il destino delle donne: crescono con l’idea, instillata da altri, che solo la bellezza e il successo le renderanno felici. Ma appena raggiungono uno o entrambi gli obiettivi, si accorgono che il loro punto di vista è cambiato. Si scoprono insicure per la paura di perdere ciò che sono diventate. E al tempo stesso più esigenti: sentendosi all’apice, pretendono il massimo dal proprio compagno e di rado lo trovano, perché è ancora piuttosto difficile incontrare un maschio che accetti di stare accanto a una donna simile senza andare in crisi di identità. Inutile illudersi: la belle

Da - http://www.lastampa.it/2014/04/23/cultura/opinioni/buongiorno/io-bella-da-sola-XTPDTmF5Bu6SI0WVb3W6zO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. In assenza di Laura Boldrini, impegnata a ...
Inserito da: Admin - Aprile 28, 2014, 06:00:45 pm
26/04/2014
Massimo GRAMELLINI

In assenza di Laura Boldrini, impegnata a cantare «Bella Ciao» altrove, toccava al vicepresidente Roberto Giachetti rappresentare la Camera dei Deputati alle cerimonie romane del Venticinque Aprile. Giachetti è un Pannella serio, un digiunatore intemerato allergico alla cravatta e all’etichetta. Pur avendo diritto all’autoblù, vi ha rinunciato per poter scorrazzare con la sua moto privata, e nemmeno celeste, fino all’Altare della Patria. 

Giunto all’altezza della Bocca della Verità, è stato fermato a un posto di blocco da due vigili urbani. Giachetti si è tolto il casco e ha spiegato di essere uno degli invitati, come tale autorizzato a rombare nella zona momentaneamente preclusa al traffico. Ma i vigili gli hanno risposto che per motivi di sicurezza l’accesso al cuore politico della Capitale era consentito soltanto alle autoblù. 

Giachetti ha subito colto l’ironia dell’intera vicenda: tutti pronti a tuonare contro i simboli del potere, poi appena qualcuno vi rinuncia viene trattato da intruso. Invece i pizzardoni non l’hanno colta. Il loro ruolo li dispensa dall’essere ironici. Devono (dovrebbero) far rispettare le regole. Persino quando, come in questo caso, le regole sono in palese ritardo rispetto alla sensibilità dei cittadini. Alla fine il buon Giachetti ha parcheggiato la sua moto non blu accanto alla Bocca mozza-bugiardi e ha raggiunto Napolitano a piedi, dopo una vasta camminata archeologica. Siamo orgogliosi di lui. Però anche dei vigili. Hanno fatto tutti la cosa giusta: ogni tanto capita, il Venticinque Aprile. 

Da - http://lastampa.it/2014/04/26/cultura/opinioni/buongiorno/a-piedi-nel-blu-WICt2kjeJ2IV36U3aIzG2I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La legge del branco
Inserito da: Admin - Aprile 30, 2014, 11:24:04 pm
30/04/2014

La legge del branco
Massimo GRAMELLINI

Prima di abbozzare un pensiero sui poliziotti che ieri, durante il congresso di un loro sindacato, hanno salutato con un’ovazione i tre colleghi che nel 2005 a Ferrara ammazzarono di botte il diciottenne Federico Aldrovandi senza un vero perché, provo a infilarmi nelle loro teste. Si sentono vittime, è chiaro. Come tutti, in questo strano Paese. Ce l’hanno con l’opinione comune che ha chiamato assassini i loro colleghi, anche se la sentenza definitiva sostiene che non avevano la volontà di uccidere. E ce l’hanno con i magistrati che hanno fatto scontare sei mesi di carcere ai condannati (gli altri tre anni della pena erano coperti dall’indulto), nonostante in casi analoghi non sia quasi mai accaduto. Il motore di quell’applauso è dunque il solito di tutte le ribellioni italiane: lo spirito di casta accerchiata. La legge di un branco che reclama per sé l’impunità, ragionando in modo non dissimile dalle bande di ultrà che fronteggia per le strade. Con l’aggravante che i poliziotti sono dipendenti dello Stato: non rappresentano una fazione, ma il garante delle regole del gioco. 

La sciagurata ovazione di ieri è il danno peggiore che potessero fare a se stessi. Non hanno soltanto mancato di rispetto a quel povero morto e ai suoi familiari. Hanno fornito un pretesto corposo alle prossime provocazioni che riceveranno nelle piazze. E nuovi argomenti a chi, fin dai tempi del G8 di Genova, li accusa a torto o a ragione di comportarsi come i cattivi, quelli da cui dovrebbero proteggerci, e di prendersela con i deboli, quelli che dovrebbero proteggere. 

Da - http://lastampa.it/2014/04/30/cultura/opinioni/buongiorno/la-legge-del-branco-ZckaHS1T31FTg81xPUo4tN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Per Piero Pelù il concittadino Matteo Renzi è un piduista.
Inserito da: Admin - Maggio 03, 2014, 12:13:22 pm
03/05/2014

Massimo GRAMELLINI

Per Piero Pelù il concittadino Matteo Renzi è un piduista. Per Berlusconi il nuovo Hitler è Beppe Grillo (che immagino ricambi volentieri la cortesia). Per l’avvocato Taormina i gay sono malati e geneticamente diversi. Ma dove le trovano, questi formidabili showman, le loro immarcescibili certezze proclamate ai quattro venti mediatici senza l’ombra di un dubbio o di un sorriso? Risulta a qualcuno che Renzi durante le elementari sia stato iscritto alla P2, che Grillo abbia mai invaso la Polonia o che Saffo e Giulio Cesare fossero geneticamente diversi dall’avvocato Taormina? Immagino che a dare loro la forza di sparacchiare teoremi indimostrabili sia la sensazione di essere nel giusto e di sfidare la morale corrente, cioè il famigerato P.C., che non è un computer portatile né un antico partito franato sotto un muro, ma il Politicamente Corretto. La scorrettezza di cui si sentono alfieri impone di guardare il mondo da un unico punto di vista, il proprio, e di concludere che se l’Altro è diverso da loro significa che è un debosciato o un cretino. 

Le sicurezze assolute aiutano a vivere, soprattutto a coprire le proprie insicurezze. E gli insulti restano il modo più rapido per aggregare consenso, perché l’umiliazione del Nemico distrae l’uditorio e lo gratifica, facendolo sentire migliore. Eppure ogni tanto potrebbe essere persino emozionante rinunciare alle scorciatoie e inerpicarsi lungo il sentiero evolutivo, cercando di trasmettere un’idea senza farla passare per forza attraverso la svalutazione degli altri. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-peluista-Dz0jdMIcwNC3oktKxdHlHM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Nella finale della coppa calcistica nazionale ogni...
Inserito da: Admin - Maggio 05, 2014, 11:40:38 pm
04/05/2014

Massimo GRAMELLINI

Nella finale della coppa calcistica nazionale ogni Paese offre uno specchio di sé. Anche noi, modestamente. Si comincia con un simpatico assalto degli ultrà della Roma a quelli napoletani. Non importa che la partita sia Napoli-Fiorentina e i romanisti non c’entrino nulla. La finale di Coppa Italia è una sorta di convegno dove delegazioni di violenti provenienti da ogni bar sport della penisola si danno appuntamento fuori dallo stadio per regolare i conti in sospeso: laziali contro romanisti, romanisti contro napoletani, pare addirittura napoletani contro veronesi. Al culmine della battaglia, una brigata di teste di cuoio giallorosse tende un agguato ai marines partenopei, o viceversa: dall’immane scontro di cervelli scaturisce un parapiglia. Da qui in poi i contorni della vicenda diventano ancora più sfocati. L’unica certezza è che qualcuno estrae una pistola e spara. Riassumendo: un agguato per le strade e l’assolo di un pistolero. Non a Tripoli o a Beirut, dove al massimo può succedere di imbattersi in Dell’Utri, ma nel cuore di Roma, capitale di un sedicente Stato occidentale. Sul selciato restano vari feriti, uno dei quali messo malissimo. Gli altri travolgono lo sparatore e ne fanno poltiglia da pronto soccorso. 

Dopo essersi espressa fuori dallo stadio, la cultura sportiva degli italioti si trasferisce all’interno e assume la forma di due valentuomini appollaiati sopra una balaustra, uno dei quali indossa una maglietta che inneggia all’assassino del poliziotto catanese Raciti, a cui un ultrà tirò addosso un lavandino. I due pensatori si presentano come i capipopolo della tifoseria napoletana. Pare che senza il loro meditato assenso non si possa disputare la partita. I desideri degli altri settantamila dello stadio e dei milioni davanti alla tv non contano ovviamente nulla. Solo i pendagli da curva hanno il monopolio della minaccia fisica e verbale. Marek Hamsik, il capitano del Napoli che un destino milionario ma bizzarro ha condotto dalla natia Slovacchia a questi climi molto meno temperati, si attarda a parlamentare con gli ambasciatori ultrà e, quando ormai si sta consumando la vergogna di una resa ai violenti in diretta televisiva, in un eccesso di magnanimità i capibastone concedono alle squadre e all’Italia intera il permesso di giocare. 

Con un’ora di ritardo tutto è pronto per la cerimonia dell’inno nazionale ispirata al modello americano del Superbowl, con una cantante, Alessandra Amoroso, che intona «Fratelli d’Italia» al microfono. Ma i fratelli riuniti allo stadio fischiano l’esecuzione fin dalle prime note e ha un bel sgolarsi Matteo Renzi in tribuna: quando i fischi non bastano più, a soffocare la musica arriva il sostegno di qualche bombetta carta, una delle quali manda un vigile del fuoco all’ospedale. 

Ora che gli agguati, gli spari, i ricatti, i fischi e i petardi sono finiti, la finale di Coppa Italia può persino cominciare. L’Italia, quella è già finita da un pezzo. Naufragata in un profluvio di parole, proclami e decreti che servono a coprire la mancata applicazione delle leggi. Perché se un hooligan inglese o spagnolo si azzardasse a fare anche un decimo delle cose che vi abbiamo sommariamente raccontato passerebbe il resto della sua giovinezza in carcere, meglio ancora a compiere qualche lavoro socialmente utile. Come del resto chiunque di noi, se commettesse quegli stessi reati lontano dallo stadio, ormai ridotto a porto franco della bestialità tribale travestita da «onore e rispetto» non si sa di chi, certo non degli altri e tantomeno di se stessi. I bambini inquadrati sugli spalti dell’Olimpico avevano sguardi impauriti e severi: un verdetto di sconfitta per tutti. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/04/cultura/opinioni/buongiorno/ultimo-stadio-pIWHs4QT5OJUjWIElBNGSJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Decisione del sindaco Fassino di mostrare il dito medio...
Inserito da: Admin - Maggio 06, 2014, 04:45:18 pm
06/05/2014

Pare abbia suscitato un certo scandalo la decisione del sindaco Fassino di mostrare il dito medio a un gruppo di tifosi del Toro che lo stavano insultando. Pare anche che il dito medio ricordasse la silhouette ossuta del suo titolare, tanto che a qualcuno dei presenti è sembrato che l’ex segretario dei Ds stesse sollevando verso il cielo una copia in scala di se stesso. Forse solo un monaco zen avrebbe diritto di fargli la morale: sfido chiunque a rimanere impassibile mentre ti insultano il parentado stretto. Persino se ti trovi in un luogo sacro, quale in effetti è il terreno su cui sorgeva e risorgerà (anche grazie a Fassino) lo stadio del Grande Torino. Senza contare che a sinistra il gestaccio non è considerato un insulto, a meno che lo facciano Bossi e Santanché. Il problema di Fassino non è dunque il dito. E’ il naso. Della stessa foggia di quello di Pinocchio. 

Quando la notizia ha cominciato a circolare, il sindaco ha mandato una smentita. Avrebbe dovuto sapere che nell’era dei telefonini le bugie hanno le gambe opposte alle sue, cioè cortissime. In Rete giravano già foto compromettenti del dito in libera uscita e ai Cinquestelle non è parso vero di poter postare un video che immortalava la scena. Nei Paesi di cultura protestante, tanto sarebbe bastato per costringere il primo cittadino di Torino a dare le dimissioni: lì sono ancora arretrati e un politico scoperto a mentire su qualcosa viene ritenuto capace di mentire anche su tutte le altre. Ma per fortuna in Italia la bugia è una forma di legittima difesa, un titolo di merito, e a colpi di menzogne ben assestate si può arrivare ovunque, un domani persino al Quirinale.

Da - http://www.lastampa.it/2014/05/06/cultura/opinioni/buongiorno/fassinocchio-5NpCoHFrjY2EMg4l7ABUnI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Monica la vendicatrice
Inserito da: Admin - Maggio 07, 2014, 08:27:24 am
07/05/2014
Massimo GRAMELLINI 

Monica la vendicatrice
Tra Hillary Clinton e la prossima presidenza degli Stati Uniti si erge un fantasma che all’improvviso ha ripreso vigore: Monica Lewinski, simbolo planetario delle amanti Usa e Getta sacrificate sull’altare del perbenismo coniugale. Passata la boa dei quaranta, la ex stagista del farfallesco Bill ha minacciato apertamente Hillary: se si candida, la rovinerò. Può darsi che dietro questo comportamento così poco elegante ci siano il bisogno di soldi e la disponibilità degli avversari politici della Clinton a fornirglieli. Ma il furore vendicativo di Monica si nutre anche di motivazioni immateriali e facilmente condivisibili da milioni di donne innamorate di un uomo altrui. Perché un’amante può accettare tutto, ma non che la moglie in carica derubrichi la relazione adulterina a pazzia narcisista della rivale, pur di negare che il marito abbia avuto un ruolo attivo nella vicenda. Quest’idea di molte donne tradite che le ragioni del tradimento vadano ricercate in un mix tra la propria negligenza emotiva e la spregiudicatezza dell’amante rafforzerà la loro autostima, ma consente al maschio di ritagliarsi il ruolo prediletto di pupazzo inconsapevole e vittima. 

Se Hillary avesse il coraggio di riconoscere che Monica non fece tutto da sola conquisterebbe il voto di milioni di elettrici, indispensabili tra l’altro per sconfiggere il repubblicano Jeb Bush, l’intelligentone della famiglia, che ha dalla sua una carta formidabile: peggio del fratello non potrà mai fare. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/07/cultura/opinioni/buongiorno/monica-la-vendicatrice-zqSIcvqki8K0FKuRRiVKtI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Simulazione di schifo. Civati lo tocca, il grillino Fraccaro
Inserito da: Admin - Maggio 08, 2014, 04:38:22 pm
08/05/2014

Simulazione di schifo

Massimo GRAMELLINI

Civati lo tocca, il grillino Fraccaro si pulisce

L’immagine immortala Riccardo Fraccaro dei Cinquestelle in uno studio televisivo mentre si spazzola il gomito della giacca dopo che il suo vicino di posto Pippo Civati gliel’ha sfiorata. 

Il Pippo del Pd non risulta portatore di malattie infettive (non è neanche comunista) e tra i tutti i membri dell’esecrabile nomenclatura è senz’altro il meno impuro, essendosi sempre schierato all’opposizione di chiunque. 

Eppure il cittadino Fraccaro ritiene inconcepibile ogni contatto fisico con lui. Non subito però. Impiega tre secondi per accorgersi dell’oltraggio, come quei giocatori diplomati in simulazione che ci mettono del tempo prima di cadere moribondi al suolo. Nella spazzolata ritardata di Fraccaro latitano l’ironia e la spontaneità che avrebbero saputo profondervi degli istrioni matricolati come Grillo o il Berlusconi ilare spolveratore della sedia di Travaglio. La sua sembra piuttosto l’esecuzione gelida di uno schema mandato a memoria per esprimere con un gesto plastico, a beneficio del pubblico votante, lo schifo suscitato dai politici di professione. Ma se persino i grillini cominciano a recitare i loro malumori, ai cercatori di certezze alternative al sistema non resterà che aggrapparsi ai tatuaggi del signor Carogna. Sempre che non facesse finta anche lui. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/08/cultura/opinioni/buongiorno/simulazione-di-schifo-rfkpGbe9snxcIQ7gTIWg9K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il mago Silvian
Inserito da: Admin - Maggio 10, 2014, 07:05:50 pm
09/05/2014
Il mago Silvian

Massimo GRAMELLINI

Per l’ennesima volta mi ero ripromesso di non parlare più del dog-sitter di Arcore, a meno che non si producesse in qualcosa di assolutamente inconcepibile persino per lui. Purtroppo vi si è prodotto, e proprio ieri, nel giorno di san Vittore, festeggiato in tutta Italia con una retata di vecchi arnesi di Tangentopoli: da noi non esiste ricambio neppure nel florido settore dei ladroni. 

Alla vigilia della prima visita alla casa di anziani affidati saltuariamente alle sue attenzioni, il domiciliato speciale ha affermato di avere in serbo un segreto impossibile da rivelare. Dopo un’attesa infinita, almeno per le sue abitudini (tre secondi), lo ha rivelato: «Sto facendo una ricognizione delle ultime cure inventate per l’Alzheimer, così da dare agli infermi la possibilità di fare qualcosa di più». Non è ancora chiaro se si limiterà a coordinare il lavoro di medici e scienziati o se trarrà spunto dai loro sforzi vani e prolungati per creare in pochi minuti il rimedio che il mondo aspetta da sempre, anche se ingenuamente non da lui. Il nostro uomo non è nuovo a questo genere di annunci: in un’altra campagna elettorale promise di debellare il cancro entro cinque anni. Poi la rottura con Fini fece saltare tutto. Ultimamente il mago Silvian sembrava avere spostato le sue smanie miracolistiche verso la medicina veterinaria, con puntate sporadiche nel ramo dentiere. Ma era solo pretattica. Sotto traccia lavorava per curare l’Alzheimer. E’ dalla mancanza di decenza e senso del ridicolo che non lo ha ancora curato nessuno. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/05/09/cultura/opinioni/buongiorno/il-mago-silvian-5FQPeeWM4ApX8AAgEHhmKJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Aiuto i marziani
Inserito da: Admin - Maggio 15, 2014, 10:41:50 am
13/05/2014
Massimo GRAMELLINI

Aiuto i marziani

Papa Francesco dice che non negherebbe i sacramenti nemmeno ai marziani. Non sia mai che, incoraggiato dalle sue parole accoglienti, qualche alieno in crisi religiosa decida di mettersi in viaggio. Ve lo immaginate? 

Stamattina alcuni marziani hanno raggiunto le coste vaticane a bordo di un astro-gommone, dopo essere scampati a due comizi respingenti di Salvini. Hanno passato in rassegna un drappello di ultrà dell’Atalanta, convinti che fossero guardie svizzere, e sono stati ricevuti calorosamente da Genny ’a Carogna, con cui hanno discusso le principali questioni interplanetarie a cavalcioni di un cancello. Tornati a terra, sono stati aggrediti da un facinoroso che li accusava di essere diversi, perversi e malati: era Giovanardi. Li ha tratti in salvo un omino sorridente con un cagnolino in braccio e dei capelli dal colore indefinibile ma sicuramente alieno, che ha giurato sui suoi figli di essere il vero Papa, Pio Tutto, costretto alle dimissioni da un complotto di magistrati. Per seminarlo i marziani hanno tentato di rifugiarsi su un aereo in partenza per Beirut, ma era pieno di parlamentari, col compagno Greganti muto ai comandi, la moglie di Matacena vestita da hostess per non dare nell’occhio e Scajola sdraiato su un’ala a sua insaputa. Gli alieni sono scappati su un taxi ripieno di slides e guidato da un fiorentino di lingua svelta, che per portarli da Fiumicino a piazza San Pietro ha preteso 80 euro, sostenendo che erano per i poveri. Scesi precipitosamente dal taxi, gli alieni hanno incrociato Grillo e Casaleggio. A quel punto sono fuggiti gridando: «Aiuto, i marziani!».

Da - http://lastampa.it/2014/05/13/cultura/opinioni/buongiorno/marziani-in-fuga-4NoctNjbXjxwOoWhqldN2M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il cuore breve
Inserito da: Admin - Maggio 15, 2014, 04:57:50 pm
15/05/2014

Il cuore breve

Dunque si potrà divorziare consensualmente in sei mesi. In teoria un pazzo, un serial-lover, un collezionista di scalpi emotivi potrebbe sposarsi dieci volte in cinque anni. Scandalo? E perché mai. La modernità è l’epoca della rapidità. Il Maigret di Gino Cervi impiegava dieci minuti per ispezionare la scena del delitto, Rivera dipingeva affreschi calcistici a passo di tango e l’assolo d’organo dei Pink Floyd in «Ummagumma» ingombrava mezzo solco di lp. La rapidità consente di accumulare più esperienze. Non concede il tempo di gustarle e tantomeno di digerirle. Ma è nemica della noia ed è una acceleratrice fantastica di libertà. Di corsa sei più libero o comunque hai la sensazione di esserlo. Se un tweet, un dribbling, una canzone, un amore non ti piacciono, basta cliccare da qualche parte e sono già finiti. Senza strascichi, perché nuovi tweet dribbling canzoni amori si sovrapporranno immediatamente agli antichi, in un eterno presente a scorrimento veloce.

Sarebbe persino accettabile se la rapidità non avesse una sorellastra che nessuno è riuscito a uccidere nella culla. Si chiama precarietà. Tutto ciò che è rapido è precario e quindi instabile, superficiale, facilmente rimuovibile. Vale per gli amori come per i livori e purtroppo per i lavori. L’emozione fatica a diventare sentimento, come lo stage a tramutarsi in posto fisso. E’ difficile stare in equilibrio quando si va veloce. Ancora di più abbozzare progetti a lungo termine. Ma il rimpianto della lentezza è antistorico e sterile. La modernità è rapidità? E allora occorrerà adeguarsi, trovando rapidamente un altro modo di vivere, cioè un altro modo di pensare. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/il-cuore-breve-tuZNxxHOMRqbYICJb3VWJO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ingegnere Ivan Pescarin è il presidente dell’Aeg...
Inserito da: Admin - Maggio 16, 2014, 06:30:15 pm
16/05/2014

L’ingegnere Ivan Pescarin è il presidente dell’Aeg, la potente cooperativa dell’energia e del gas di Ivrea. Giunto al dodicesimo anno di mandato e al settantanovesimo di età, si è chiesto se fosse il caso di cedere il passo alle nuove leve. E si è risposto di no. La forza fisica c’è, la voglia pure. Quanto all’esperienza, il suo punto debole, non può che crescere con il numero delle primavere. Perciò lo statuto in via di approvazione prevede che il presidente della società possa continuare a presiedere fino a novant’anni. A quel punto si vedrà: perché mettere limiti alla Provvidenza? Accontentiamoci di averli messi alla Previdenza. 

La novità è stata criticata da una parte minoritaria del consiglio di amministrazione. C’era da immaginarselo: i settantenni mordono il freno, avanzano pretese. Portate pazienza, ragazzi, arriverà anche il vostro turno. L’importante è la salute: conservarla, intendo, in attesa del tempo delle responsabilità, che con il prolungamento dell’età media potrebbe slittare per voi al secondo secolo di vita. Rimane intatto il dramma dell’adolescenza, la fase esistenziale più difficile, che ormai si estende dai sedici ai sessant’anni ed è contraddistinta da sbalzi d’umore, amori infelici, lavori precari. Sarà invece risolto a breve il problema del ricambio generazionale. Nel giorno del suo centocinquantesimo compleanno, ritenendo esaurito il suo mandato, l’ingegnere Ivan Pescarin accetterà con un sospiro la presidenza onoraria.

Da - http://lastampa.it/2014/05/16/cultura/opinioni/buongiorno/largo-ai-novantenni-dKiduAtzTxce6ZyySQNEMP/pagina.html



Titolo: Massimo GRAMELLINI. In ossequio al tripolarismo politico, oggi il Buongiorno...
Inserito da: Admin - Maggio 18, 2014, 05:08:33 pm
17/05/2014

In ossequio al tripolarismo politico, oggi il Buongiorno ha tre versioni.

Cinque Stelle. Due classi elementari volevano visitare il Duomo di Milano, ma all’ingresso gli addetti hanno chiesto un pizzo di due euro a ciascun alunno per le cuffie dell’audioguida. Non gli basta l’Expo: impongono le mazzette anche ai bambini! Le maestre non avevano tutti quei soldi. Mica prendono l’otto per mille, loro. E così gli addetti, che davanti a un pregiudicato si sarebbero stesi a tappetino, hanno cacciato la scolaresca. A proposito, chi avrà vinto l’appalto per le cuffiette? 


Forza Italia. Gli alunni di due classi elementari si sono recati in Duomo senza portarsi dietro le tonache da falsi chierichetti, un kit di finte cuffiette o almeno un vero editoriale di Sallusti che gettasse forti sospetti sulla moralità dei controllori. Perciò sono stati rimandati a casa. E la magistratura milanese che fa? Boicotta l’Expo, invece di perseguire un crimine contro l’infanzia commesso in centro.


PD. Ragioniamo: le cuffie non sono una guida registrata per spillare soldi, ma uno strumento per consentire ai bambini di ascoltare le spiegazioni a voce bassa della maestra senza disturbare gli altri turisti. E i due euro non sono una mazzetta, ma un contributo alle spese di manutenzione. Forse gli addetti hanno ecceduto in zelo, ma non possiamo crocefiggerli per avere fatto rispettare una regola di civiltà.

Reazioni del nuovo italiano medio (cioè mediamente furibondo). Cinque Stelle dà voce al popolo. Forza Italia adesso esagera. Il Pd sta sempre dalla parte dei preti. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/17/cultura/opinioni/buongiorno/duomo-pulito-paeQxb0ToxsUYH26uCotmJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Che ambientino
Inserito da: Admin - Maggio 29, 2014, 10:54:28 pm
28/05/2014

Che ambientino

Massimo GRAMELLINI

Ci sarà un giorno in cui nessun politico o funzionario di Stato finirà sotto inchiesta per avere intascato soldi pubblici a palate. Però oggi non è ancora quel giorno. Oggi è il giorno di Corrado Clini, direttore generale e già ministro dell’Ambiente del sobrio Monti, dislocato agli arresti domiciliari con l’accusa di avere sobriamente collezionato mazzette per il risanamento ambientale di Iraq, Cina, Montenegro, insomma del mondo intero tranne che dell’Italia, dove più che di un risanamento ci sarebbe bisogno di un sanatorio per rinchiudervi i pochi pazzi che si ostinano a volerle bene. Nella danarosa vicenda non manca nessuno degli elementi classici della trama: le false fatture, i conti cifrati in Svizzera dai nomi creativi (Pesce e Sole, un tocco d’ambientalismo), il coinvolgimento di una «femme fatale», la compagna del protagonista che a Cosenza fa l’assessore alla sostenibilità ambientale e, a parere degli inquirenti, si sosterrebbe benissimo da sola, molto meglio dell’ambiente. 

Auguriamo a Clini e famiglia di uscire invitti dalle inchieste o, in caso contrario, di restituire ai contribuenti il maltolto moltiplicato per dieci. Ma la sua disavventura inquadra la vera sfida su cui si giocherà la renzitudine di Renzi nei prossimi mesi. Il socialista Clini è direttore generale del ministero dell’Ambiente dal 1991. Persino un santo cederebbe alle tentazioni se vivesse incollato alla stessa poltrona dai tempi di Andreotti. L’acqua che non scorre inquina. E troppi ministeri in Italia sono stagni. Una sana politica ambientale impone di cambiare ovunque l’acqua e possibilmente anche l’aria. 

Da - http://lastampa.it/2014/05/28/cultura/opinioni/buongiorno/che-ambientino-h1EuCvXHQ8liVQl5iVWceP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sarebbe come rovinare una poesia.
Inserito da: Admin - Maggio 31, 2014, 10:25:00 pm
31/05/2014

Dopo un corteggiamento durato appena vent’anni, il regista pulp Quentin Tarantino è riuscito a fare breccia nel cuore ragguardevole della sua musa cinematografica, Uma Thurman. La coppia è stata segnalata in vacanza nel sud della Francia, ma anche se la notizia alla fine risultasse falsa, gli interessati sono vivamente pregati di non smentirla. 

Sarebbe come rovinare una poesia. Tutti i maschi hanno una creatura a cui si ispirano per nobilitare le proprie gesta. Se sono particolarmente versati nelle arti, la chiamano Beatrice e le affidano le chiavi del Paradiso, anche quando nella realtà lei non li ha mai filati nemmeno per un aperitivo. Altrimenti le dedicano ciò che sono comunque capaci di creare, fosse pure un risotto o una passeggiata in bici. Per ogni maschio la musa è una rabdomante di talenti: la sua presenza, fisica o immateriale, riesce a estrarre il meglio da colui con cui entra in comunione. Un uomo senza musa è un aereo senza cielo, una canzone senza musica, un’auto senza una strada dove andare. 

Per vent’anni il genio di Tarantino ha inventato mondi attraverso Uma. In «Pulp Fiction» l’ha costretta a ballare per lui e in «Kill Bill» le ha fatto sbaragliare ogni nemico che si frapponesse tra loro. In ogni fotogramma le ha rivelato i suoi sogni e i suoi incubi, le sue passioni e le sue ossessioni. Ha preso il proprio subconscio e gliene ha fatto dono. Il giorno infausto in cui mai si dovessero lasciare, la Thurman potrà dire qualsiasi cosa, ma non che Tarantino si sia rivelato diverso da come se l’era immaginato.

Da - http://lastampa.it/2014/05/31/cultura/opinioni/buongiorno/uma-nessuna-centomila-fGOlcQzt2gLFiDZFc633NP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Ci tocca denunciare il caso di un anziano signore tenuto...
Inserito da: Admin - Giugno 16, 2014, 07:07:19 pm
12/06/2014

Massimo GRAMELLINI

Ci tocca denunciare il caso di un anziano signore tenuto in ostaggio, nell’indifferenza più assoluta, in un casolare dalle parti di Monza. L’uomo, che ha avuto qualche problema con la giustizia di un altro Paese (l’Urss di Milano), è stato sequestrato da una coppia di giovani badanti, riconoscibili dalla architettura creativa delle labbra: una le porta a forma di cuore, l’altra di canotto. 

Un amico di vecchia data dell’ostaggio, Antonio Martino, ha lanciato l’allarme dalle colonne di «Libero»: «Se riuscissi a parlargli, cosa che non mi riesce più da diversi mesi perché non me lo passano quando telefono…». Le rapitrici lo hanno isolato dal mondo. Privato di ogni strumento di comunicazione, persino del telecomando, il recluso trascorre le giornate nella solitudine del suo salotto intriso di bunga-ricordi, in compagnia di un cagnolino adorabile che in realtà è una spia della banda con il registratore dentro il collare.

La situazione è precipitata quando alle porte del covo è giunta la cognata dell’ostaggio, moglie del fratello minore Paolo, per discutere - citiamo testualmente - «un importante problema economico di famiglia». Dopo avere provato invano per un mese a mettersi in contatto con il congiunto, la donna si è decisa all’azione di forza. Ma le sequestratrici labbrute - nomi in codice Rossi & Pascale - e il cagnolino spia hanno sigillato porte e finestre della magione, insensibili alle sue urla di dolore.

Non resta che rivolgersi ai carabinieri di Arcore che presidiano l’ingresso. Non sia mai che l’uomo, soffocato da tanto amore, tenti la fuga. 

Da - http://lastampa.it/2014/06/12/cultura/opinioni/buongiorno/sequestro-di-persona-whHpJ1KqIiisPMilYE8HcN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bambini vittime dell’orrore di certe famigliole
Inserito da: Admin - Giugno 17, 2014, 04:44:37 pm
Editoriali
17/06/2014

Bambini vittime dell’orrore di certe famigliole
I sopravvissuti non perdano mai la fiducia. Gli angeli spuntano dove meno te lo aspetti
Massimo Gramellini

Il presunto assassino di Yara, incastrato dal Dna, scopre di non essere figlio di suo padre, ma di un uomo defunto di cui porta il secondo nome. 

Un padre scopre che suo figlio è accusato di omicidio e che non è suo figlio. 

Una sorella scopre che suo fratello gemello è accusato di omicidio e che neppure lei è figlia di suo padre. 

Un fratello scopre che i suoi fratelli gemelli sono fra tella stri e che uno di loro potrebbe es sere un assassino. 

Una moglie scopre che suo marito è accusato di omicidio, che suo suocero non è il padre di suo marito né il nonno dei suoi figli e che la storia di Yara che per anni ha visto alla tv le è appena entrata in casa seminando distruzione. 

Una mamma aveva scoperto da tempo che suo figlio era ricercato come presunto assassino, ma era rimasta in silenzio per non scoprirlo e non farsi scoprire: quel figlio lo aveva avuto da un uomo che non era suo marito. 

Una vedova scopre che suo marito aveva avuto un figlio illegittimo, ora accusato di assassinio.

Non si tratta di uno scioglilingua e neppure di una fiction uscita dalla fantasia di uno sceneggiatore particolarmente lesso, ma della realtà di una tranquilla e rispettabile famiglia della provincia di Bergamo. Spostandoci di qualche decina di chilometri in direzione di Milano ne troviamo un’altra. Sabato sera, una moglie e due bambini sono stati uccisi in modo barbaro dal tranquillo e rispettabile maschio di casa. Ancora non si conosce il movente del presunto omicida di Yara, benché non occorrano troppi sforzi di immaginazione. Ma la carneficina del Milanese sembra scaturire da una psicologia persino più tortuosa. 

 

L’assassino corteggia una collega di lavoro, ne viene respinto e si convince che la ragione del rifiuto sia la sua condizione di uomo impegnato, con moglie e figli a carico. Potrebbe divorziare o anche solo fermarsi un attimo. Ma la vita gli sembra una prigione e le responsabilità le sbarre di una gabbia. Il divorzio costa troppo, in termini economici e sociali. Così mette a letto i bambini, fa l’amore con la moglie, per sfogarsi o per calmarsi, ma non si sfoga e non si calma. Si alza, invece, e va in cucina a prendere un coltello. I bimbi cadono nel sonno, sacrificati come agnellini, La moglie muore da sveglia e fa ancora in tempo a chiedergli «perché». Bella domanda. Ma lui non risponde. Si lava le mani e va al bar a vedere la partita.

L’avvertenza è d’obbligo: non è che tutte le famiglie siano come quelle che la cronaca nera spinge in avanti come sentinelle del nostro smarrimento. Non siamo diventati all’improvviso un popolo di assassini di ragazzine e sgozzatori di parenti prossimi. Chi varca i confini del delitto è sempre un estremista, però si muove in un contesto sociale che non ci è estraneo. La famiglia: luogo di convivenza forzata, culla e tomba di passioni, ma anche fabbrica di interessi e produttrice inesausta di misteri. Come autore di un romanzo a sfondo familiare mi è capitato di ritrovarmi depositario delle confidenze intime di lettrici e lettori che mi hanno fornito un catalogo impressionante di tutte le meraviglie e gli orrori che la cellula della società umana riesce a produrre: complessi, rancori, scoperte tardive, agnizioni, invidie, gelosie e bugie, tantissime bugie. A fin di bene, a fin di male, a fin di niente. Si vive dentro una bolla di non detti, si accumulano tensioni e illusioni e poi si esplode, per fortuna non sempre con gesti da codice penale, ma in modi comunque feroci che fanno vacillare le certezze. Ad esempio che ci si possa fidare almeno delle persone con cui si condividono le mura di casa. 

Lascio volentieri a sociologi e psicologi il compito di scandagliare gli abissi della comunità e della psiche umana. Il mio pensiero adesso va solo ai bambini: a quelli uccisi dal padre impazzito e ai figli del presunto assassino di Yara, segnati a vita da qualcosa di troppo grande e orribile per loro. Che i sopravvissuti non perdano mai la fiducia nel prossimo, perché gli angeli spuntano dove meno te lo aspetti e una vita passata a guardarsi le spalle è una condanna immeritata per chiunque, figuriamoci per degli innocenti. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/17/cultura/opinioni/editoriali/bambini-vittime-dellorrore-di-certe-famigliole-y5GTcCxf5f9xa3NGstv5vN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La moglie del campione.
Inserito da: Admin - Giugno 19, 2014, 12:22:33 am
18/06/2014

La moglie del campione.
Massimo GRAMELLINI

In questi giorni di famigliole mediamente orrende, il pensiero corre alla camera d’ospedale in cui Corinna Schumacher assiste l’involucro di suo marito. C’è un’energia che emana da quella donna. Un’energia che la connette al suo uomo con un arco di luce, se è vero - come testimoniano i medici - che gli occhi di Schumi reagiscono con intensità particolare soltanto quando si specchiano nei suoi. 

Corinna non rappresenta certo un’eccezione: le stanze di tanti infermi sono intrise della dedizione di parenti che nella disgrazia rivelano forze insospettabili. Sulla moglie di un campione incombe però un pregiudizio negativo: il sospetto di una relazione opportunistica e superficiale, sorretta solo dai benefici materiali. Ma la vita impugna il pennarello dell’evidenziatore per tutti e sottopone anche i rapporti patinati alla verifica della sofferenza. Molti si sbriciolano, mentre altri vi trovano la conferma, talvolta la scoperta, di un’autentica profondità. Nella buona e nella cattiva sorte: sembra una frase fatta, una delle tante che pronunciamo o ascoltiamo durante il susseguirsi frenetico di esperienze distratte. Corinna invece l’ha vissuta sulla carne viva: i fragori osannanti della gloria e adesso i silenzi bianchi di quella stanza dove si combatte una battaglia già persa, eppure continuamente vinta. Non c’è motivo logico per cui la signora Schumacher rimanga aggrappata giorno e notte agli occhi di un marito che non ha alcuna possibilità umana di tornare chi era prima. Nessun motivo logico, ma una vibrazione formidabile, incondizionata e totalmente folle che lui avverte e riconosce. Credo si chiami Amore. 

Da - http://lastampa.it/2014/06/18/cultura/opinioni/buongiorno/la-moglie-del-campione-UCx7bI5QfszHZIB7xXx3SK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Un paese immobile
Inserito da: Admin - Giugno 21, 2014, 10:26:48 am
21/06/2014
Massimo GRAMELLINI
Un paese immobile

Hai un centravanti sopravvalutato, che ha segnato poco e parlato troppo ovunque sia stato. Il classico pacco dalla confezione luccicante: bello, statuario, un personaggio che fa notizia per il fatto stesso di esistere e che esiste per fare casino e mandare tweet banali che i giornali riportano con entusiasmo. Come tutti i sopravvalutati, il pacco azzurro è un asso nel vendersi e nell’incantare gli innamorati dei luoghi comuni. Diventa il simbolo della squadra e segna un gol all’esordio contro una difesa di paracarri. Tutti sanno che a ogni suo rarissimo acuto seguono mesi di catalessi, eppure tanto basta per farne un titolare inamovibile.

Hai un altro centravanti che ha segnato ventidue gol negli ultimi sei mesi ed è circonfuso di grazia celeste: corre come un satanasso dietro a qualsiasi cosa si muova e ogni palla che lo sfiora si trasforma in una carambola imprendibile. E’ un bravo ragazzo del Sud, serio e lavoratore, si diceva una volta. Giovane e dalle prospettive illimitate, però forte e perbene, quindi poco spendibile sul mercato della panna montata. Viene svenduto all’estero, con la convinzione sottintesa che si tratti di una meteora, e convocato in azzurro a furor di statistiche, ma solo per accomodarsi in panca a fare da riserva a uno che vede la porta molto meno di lui.

Hai questi due centravanti e, poiché sei italiano, preferisci il bluff patinato al benedetto dal destino. Ti meriti di perdere: la partita e Immobile. E di tenerti Balotelli.

Da - http://lastampa.it/2014/06/21/cultura/opinioni/buongiorno/un-paese-immobile-xL4AEdtrcitpVT40nAcniO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Truffatori allo sbaraglio
Inserito da: Admin - Giugno 21, 2014, 10:36:12 am
19/06/2014
Massimo GRAMELLINI

Truffatori allo sbaraglio

La mancanza di competitività, macigno sulla strada dello sviluppo, sembra avere colpito anche uno degli ultimi settori di eccellenza: quello delle truffe. Una coppia di italo-italiani ha chiesto un risarcimento milionario per scambio di embrione all’ospedale romano che nei mesi scorsi era incorso nello spiacevole equivoco. L’idea dei truffatori mostrava lampi dell’antico acume: qualsiasi sconquasso attribuito a un nosocomio nostrano gode di una presunzione di credibilità. Ma lo svolgimento è stato di un’approssimazione imperdonabile. Referti taroccati, e taroccati male, persino un prelievo di sangue con la data di domenica, l’unico giorno della settimana in cui non si fanno prelievi. 

Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Superficialità e sciatteria dilagano anche nelle truffe via web. Continuo a ricevere messaggi firmati da amici che si dichiarano dispersi in Paesi esotici o derubati in aeroporti periferici e implorano un soccorso immediato in denaro. A rendere più improbabile la vicenda è la lingua usata: un italiano da traduttore automatico o da commentatore dei Mondiali, abitato da congiuntivi più repellenti di una puzzola. E cosa dire degli omini che citofonano per denunciare un’invasione imminente di mercurio attraverso le tubature e si candidano a ritirare tutto l’oro che c’è in casa, a scopo precauzionale? Fossero almeno vestiti da messi comunali: invece sguazzano dentro improbabili giubbotti catarifrangenti, comprati al distributore di benzina. Guardo con fiducia ai copia-incolla tecnologici in corso tra i maturandi. Nella speranza che questa ondata di promettenti truffatori non sia costretta a emigrare. 

Da - http://lastampa.it/2014/06/19/cultura/opinioni/buongiorno/truffatori-allo-sbaraglio-F3xGbA3PILIg87ShWnXCqK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Lascia suonare la musica che hai dentro
Inserito da: Admin - Giugno 23, 2014, 10:46:39 pm
22/06/2014
Lascia suonare la musica che hai dentro

A cura di Massimo Gramellini

Pensa, Filemone. 

Un giorno - avrò avuto sì e no sei anni - mia nonna si era messa in testa che imparassi a suonare proprio il violino. Era tornata a casa così triste, così buia, lei che faceva luce anche quando era seria. E aveva questo strumento stupendo, in legno d’acero, fra le mani. 

«E’ per te», mi ha detto. «Io non ho avuto l’infanzia giusta per studiare l’italiano e la matematica, figuriamoci le arti. Ma tu devi riuscire a fare musica, mentre tutti noi facciamo solo casino. Tu ce la devi fare». 

Non mi sembrava fosse mai stato un problema, per lei, non avere potuto studiare quand’era ragazzina: sarà che era di gran lunga la più intensa e la più perspicace della nostra famiglia. Ma evidentemente quel pomeriggio, come capita a tutti, dovrà essere preso anche a lei il rimpianto per quello che di diverso avrebbe potuto essere e fare, chi lo sa, fin quando l’amore per mio nonno dovrà averle confermato che l’unica vita possibile per lei era quella che aveva vissuto e viveva, perché è tornata a essere come sempre. Luminosa anche da seria. 

Fatto sta che dopo il racconto del tuo quaggiù, facendosi largo fra «le strade buie e le valli desolate» che sto attraversando, mi è tornato in mente, anzi nel cuore, quel violino. Alla terza lezione è stato subito chiaro sia al mio maestro che a mia nonna che io ero evidentemente destinata al casino, non alla musica: e il violino è sparito. 

Fino alla tua lettera, fino a stamattina. Perché ho cominciato a cercarlo come un’ossessa e finalmente l’ho trovato. In una cappelliera in fondo all’armadio di mia nonna. Che non ha mai indossato un cappello in vita sua… Strano, no? Ma lei era così: strana, uguale solo a sé, oltre che luminosa. 

Comunque. 

L’ho sollevato, l’ho tenuto fra le mani, fra le braccia: è uno strumento talmente leggero, così delicato. Eppure capace di inaudite potenze. 

Somiglia proprio alla vita, «dove ogni cosa è duale». 

E allora mi sono chiesta se, anche senza suonare uno strumento, sia davvero possibile «fare resistenza», per un essere umano come sono io, come eri tu, «più adatto a rompere che a riparare». Mi sono chiesta se sia davvero possibile fare musica, anziché casino. 

P.S. Hai notato? Eccola qui. La prima lettera in cui l’Innominabile è stato Innominato. 
GIO’

 
Musicalissima Giò (a modo tuo, naturalmente), c’è un momento nella vita di ognuno, me lo ricordo bene, in cui si è assaliti dal dubbio di avere sbagliato tutto. Di avere vissuto al margine di se stessi, sacrificando qualcosa di essenziale. Il rimpianto è una fune che ti trascina a fondo, se non riesci a sciogliere i nodi o altrimenti a tagliarli. Le persone forti si salvano: come tua nonna. Ma quelle deboli vanno alla deriva. 

Pensa a una donna che ha dedicato ogni energia alla famiglia e si ritrova i figli grandi e il marito in fuga verso il miraggio di una nuova giovinezza. Ammalata di solitudine e ancora innamorata, si interrogherà sulle mille altre vite a cui ha rinunciato per percorrere quella che l’ha spremuta, delusa e tradita. E si sentirà sommergere da una sensazione ineluttabile di fallimento. La stessa che può insinuarsi nelle viscere di un giovane che bussa a troppe porte sbarrate, fino ad accorgersi che la molla del suo entusiasmo, a furia di scattare a vuoto, non risponde più.

Anche tu stai sfogliando il primo bilancio esistenziale. Non mi lascio ingannare dall’insistenza ossessiva con cui parli dell’Innominabile, oggi finalmente Innominato. Quasi volessi convincermi, e convincerti, che con lui di nuovo al tuo fianco saresti una persona felice. Non è così, anima mia, perché ancora non hai risolto le cause che, per la parte che ti riguarda, hanno determinato la vostra crisi. E non le risolverai finché continuerai a reprimere parti fondamentali di te stessa. 

Su come hai tradito Leonardo, e ne sei stata tradita, possiamo ormai vantare una competenza universitaria. Ma non ho ancora incrociato un solo tuo pensiero che mi rimandi alla vera Giò. Quella che c’era prima della moglie di Leonardo, prima dell’insegnante di Lettere, prima di tutte le ferite che la vita ti ha inferto (sempre per tua libera scelta, che ci creda o no). Così tocca a me ricordarti di quella mattina al parco - avrai avuto sì e no sei anni – in cui tua madre ti indicò un campo di margherite e tu, anziché chinarti a raccoglierle, prendesti a calci un pallone che passava nei paraggi. Scopristi di avere piedi intonati alla musica, e che la tua musica non passava dai violini ma dagli scarpini. Tua madre si ritrasse inorridita, più che dal gesto poco femminile, dalla sensazione di estasi che trasmetteva il tuo sguardo. 

Di colpo ti fu tutto chiaro: che eri diversa, forse unica, sicuramente incompresa. Una bambina che ama prendere a calci un pallone. Tua madre chiese a tuo padre dove avessero sbagliato, mentre le amichette ti deridevano perché pretendevi di giocare con i maschi e i maschi ti deridevano prima perché credevano che tu non ne fossi capace e poi perché scoprirono che lo eri fin troppo e la cosa incuteva loro paura. Al solito fu tua nonna ad accendere la luce, qualche anno dopo, quando il violino era già tornato nella cappelliera. Vedendoti dirimere una rissa tra compagni di classe con il piglio assertivo di chi si sente addosso gli occhi riconoscenti del mondo, gettò lì una battuta: «Dovresti fare l’arbitro di calcio». 

La prendesti sul serio, come spesso ti capita con le battute. Sì, era quello il tuo talento nascosto. Saresti diventata arbitro, ma non uno qualsiasi. Il primo a cui persino i tifosi avrebbero voluto bene. Ricordi cosa ti indusse a reprimere quel sogno innocente, che pure rivelava tanto di te?

FILEMONE 

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/22/blogs/cuori-allo-specchio/lascia-suonare-la-musica-che-hai-dentro-NZ2C8hUymWWxuYCQWwqmbO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Speriamo che la Nazionale non sia lo specchio della Nazione
Inserito da: Admin - Giugno 25, 2014, 05:24:06 pm
25/06/2014

Speriamo che la Nazionale non sia lo specchio della Nazione, altrimenti dovremmo tutti imitare Prandelli & Abete e dimetterci irrevocabilmente da noi stessi. Ieri l’immagine dell’Italia nel mondo era una combriccola di abulici che faticavano a mettere insieme tre passaggi di fila, figuriamoci un tiro in porta. Quattro anni fa avevano perso i vecchi e si invocò il ricambio generazionale. Ma quattro anni dopo hanno perso soprattutto i giovani, il cui simbolo è l’indisponente Balotelli, un eterno incompiuto spacciato per fuoriclasse da un sistema mediatico che ha smarrito il senso delle proporzioni. Persino il mio Immobile, che in Italia si era aggirato per le aree di rigore come un lupo mannaro, sembrava un barboncino al guinzaglio della difesa uruguagia. 

Certo, l’arbitro dal cognome recidivo (Moreno), l’espulsione esagerata di Marchisio e il comportamento da roditore di Suarez, che ha affondato i suoi incisivi nella pellaccia di Chiellini. Ma il lamento è un diritto che va meritato. E questa Italia depressa e deprimente, senza talento né carattere, merita soltanto di tornarsene a casa e ricominciare daccapo, con meno squadre e meno stranieri, come accadde dopo la Corea del 1966. Quando fummo eliminati al primo turno per la seconda volta consecutiva, proprio come adesso, e Gianni Brera scrisse: «La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco composto di gente molto sollecita a impaurirsi. E dove credevamo di andare?». Più che un’analisi, una profezia.

Da - http://lastampa.it/2014/06/25/cultura/opinioni/buongiorno/morsi-e-rimorsi-Zub2h5CizO5iLElrDCih8H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Per comprendere i guasti del nazionalismo...
Inserito da: Admin - Giugno 28, 2014, 12:10:52 pm
27/06/2014

Per comprendere i guasti del nazionalismo applicato al calcio può essere utile studiare il caso che ha coinvolto in maniera imbarazzante l’uruguaiano più famoso del pianeta. Non il centravanti Luis Suarez - espulso per quattro mesi da tutti gli stadi dopo avere morsicato con appetito una spalla di Chiellini, la prelibata «chiellina» (copyright del collega Guido Boffo) - ma il suo Presidente e santissimo laico per eccellenza: Pepe Mujica. Il politico che abita in una casetta alla periferia di Montevideo, guida un Maggiolino scassato, ha rinunciato ai nove decimi dello stipendio per darli ai poveri, ha legalizzato le droghe leggere e predica moralità e sobrietà a ogni piè sospinto. Ecco, prendete questa meraviglia d’uomo e mettetelo davanti a un televisore con la sciarpa dell’Uruguay: si trasformerà nel più becero dei fanatici. 

Interpellato sui gusti vampireschi del suo centravanti di riferimento, Pepe ha cominciato col dire che lui di morsi non ne aveva visto neanche mezzo. E comunque «non abbiamo scelto Suarez per fare il filosofo o per le sue buone maniere, ma perché è un calciatore eccellente». Dopo avere derubricato il tentativo di sbranamento a sintomo tollerabile e in fondo simpatico di machismo, il Presidente Buono y Giusto ha intonato la solita canzonetta vittimista, lamentando contro l’incolpevole roditore l’esistenza di una bieca campagna di screditamento, volta a privare l’Uruguay del suo giocatore più forte. E la sobrietà, Pepe? E la moralità? Tale è la delusione che verrebbe voglia di prenderlo a morsi.

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/27/cultura/opinioni/buongiorno/lultimo-morxista-1w8m2LrwXjhWZMiuOiSFKM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Hai venti minuti per parlare davanti a una platea di ...
Inserito da: Admin - Luglio 03, 2014, 06:30:38 pm
03/07/2014

Massimo GRAMELLINI

Hai venti minuti per parlare davanti a una platea di europarlamentari gentilmente offerti da un’azienda di surgelati. Puoi berlusconeggiare, ribadendo lo stereotipo dell’italiano simpatico, furbo e un po’ cafone. Oppure mariomonteggiare, ipnotizzando con dei mantra numerici un pubblico che non chiede di meglio per continuare a dormire in pace. Potresti persino enricoletteggiare e produrti in una lista di promesse di buon senso che qualunque presidente di turno dell’Unione Europea ripete senza sosta da vent’anni. Invece, essendo Renzi e non facendoti difetto l’autostima, decidi di renzeggiare. Evochi lo spirito dei tuoi idoli Blair e Obama – nessuno dei due, guarda caso, centroeuropeo – e ti produci in un monologo carico di valori, passioni, riferimenti storici e letterari. Avendo letto il libro omonimo dello psicanalista Recalcati, attingi a «Il complesso di Telemaco» ed elevi il figlio di Ulisse che cerca di meritarsi l’eredità a simbolo della tua idea di Europa. Il problema è che lo stai dicendo proprio all’assemblea dei Proci, che oggi non sono i principi di Itaca e neppure i politici italiani che ogni giorno costringono Penelope Boschi a fare e disfare la tela delle riforme. Sono i burocrati di Strasburgo, i ragionieri di Berlino e gli eurofobi di Farage e Le Pen: tutta gente molto prosaica e prevenuta, che da te vorrebbe sapere soltanto una cosa: quando pagherai i debiti, affamando sempre di più quegli scansafatiche baciati dal sole dei tuoi connazionali. 

Per fare fuori i Proci che il destino ti ha dato in sorte un bel discorso purtroppo non basta. Come Telemaco, avresti bisogno dell’esperienza di Ulisse. Invece hai solo D’Alema.


Titolo: Massimo GRAMELLINI. «Caro Massimo, mi piacerebbe condividere con te ...
Inserito da: Admin - Luglio 03, 2014, 06:41:26 pm
28/06/2014

Massimo GRAMELLINI

«Caro Massimo, mi piacerebbe condividere con te il mio Buongiorno speciale. In questo periodo storico particolare, vorrei che qualcuno mi chiedesse chi sono i miei eroi, le persone per le quali valga davvero la pena di svegliarsi al mattino. Risponderei che i miei eroi sono tanti. Non i politici (ovviamente), non i colleghi avvocati più anziani di me (spesso accecati dalla corsa al guadagno), nemmeno i Grandi della storia e coloro che si sono distinti per i loro atti valorosi. 

La mia prima eroina è V., 4 anni, che un sabato pomeriggio mi ha fatto venire la pelle d’oca quando si è svegliata disperata per dirmi “io non voglio più stare nella casa dei bambini, io voglio due grandi speciali”. È P., 2 anni, che quando mi vede entrare mi ringrazia con il suo sorriso e i suoi occhi, dato che la bocca emette ancora suoni indistinti. È anche D., 16 anni, che studia talmente tanto a scuola che i suoi educatori fanno a gara per andare ai colloqui con i professori. Ed è anche Paolo, un signore in pensione a cui non piace molto giocare con i bambini, ma si occupa della loro casa anche solo cambiando una lampadina. O Emma, una signora di mezza età che la domenica cucina per tutti il suo profumato ragù. Vedi, Massimo, esistono ancora molti eroi nell’Italia che troppe persone non fanno altro che criticare. Pochissimi li vedono. Eppure i miei eroi sono talmente semplici da essere davanti agli occhi di tutti». Sara

Grazie, Sara, per la boccata d’aria fresca. Però, credimi, non sei sola. Tanti vedono i tuoi eroi semplici e tanti ne hanno di propri. Da oggi, se vorranno, i nostri lettori potranno dirci quali sono scrivendoli nello spazio “commenta” in basso a destra di questa pagina.

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/28/cultura/opinioni/buongiorno/i-miei-eroi-4K5HSU28xNnVixoVgbzmkI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Era proprio bello essere Faletti.
Inserito da: Admin - Luglio 07, 2014, 12:06:07 am
05/07/2014

Massimo GRAMELLINI

Era proprio bello essere Faletti. La sua apparizione sul pianeta Terra si è rivelata talmente intensa da farci quasi dimenticare quanto sia stata breve. Sapeva cantare, scrivere, comporre, dipingere, recitare. Sapeva persino cucinare: meglio di un concorrente di Masterchef, altroché. Sapeva farci ridere e farci piangere, duplice impresa riservata alle anime elette. 

La vita gli aveva dato tutto, tranne una salute di ferro e il plauso delle facce di bronzo: quell’aristocrazia culturale che per principio disprezza chiunque osi farsi capire dalle persone comuni. Giorgio non si dava mai arie e in certi ambienti di questo strano Paese il talento viene riconosciuto solo a patto che si associ alla spocchia. O alla bara. Adesso, c’è da scommetterci, le sue macchiette di «Drive In» assurgeranno a classici e un produttore si deciderà finalmente a girare il film di «Io uccido», il miglior thriller italiano degli ultimi vent’anni. 

Sì, era proprio bello essere Faletti. Oltre alle miniere di creatività per cui siamo qui a ricordarlo, la vita gli aveva concesso il gioiello più prezioso. Una moglie formidabile, che è stata al suo fianco fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno e lo accudirà nella memoria per sempre. Prima di chiudere gli occhi e partire per la sua trionfale tournée in un mondo meno «cano» di questo, Giorgio le ha preso una mano e se l’è appoggiata sul cuore. Chi di noi non si augurerebbe una simile uscita di scena? 

Da - http://lastampa.it/2014/07/05/cultura/opinioni/buongiorno/ragazzo-fortunato-W43Qsu3tnqlCpq3ICMbgIO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il centravanti di Scarsa Italia ha postato ...
Inserito da: Admin - Luglio 12, 2014, 11:03:11 pm
12/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Il centravanti di Scarsa Italia ha postato una foto sul web che lo ritrae mentre punta un fucile nell’occhio del malcapitato lettore, dedicando il proiettile immaginario «a tutti i miei odiatori». L’ultima balotellata è solo un gancio a cui appendere qualcosa di più serio. Gli odiatori, appunto. In inglese «haters». Nel linguaggio della Rete, mutuato dalla musica rap, gli «haters» sono persone che si mettono insieme per detestare qualcun altro. Non agiscono per gelosia, semmai per nichilismo. Se odiano un ricco, non è perché sognano di diventare ricchi, ma perché sperano che diventi povero anche lui. La loro arma satirica preferita non è l’ironia - troppo raffinata e allusiva - ma il sarcasmo, che presuppone disprezzo per il bersaglio. 

Ora, se chiunque urlasse in un megafono: «Gli odiatori di Balotelli sono pregati di mettersi sul lato sinistro della piazza, gli amatori sul lato destro», verrebbe internato all’istante. Invece in Rete è normale che amatori e odiatori si dividano e digrignino su qualsiasi argomento, da Einstein a Pupo. Come se quel minimo di evoluzione umana conquistata faticosamente nei secoli fosse stata azzerata dal cambio di tecnologia e ora si dovesse ripartire daccapo.

Da - http://lastampa.it/2014/07/12/cultura/opinioni/buongiorno/gli-odiatori-XhZppTuHJKcu9w442dntBP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. C’è un video rubato all’intimità di una coppia che...
Inserito da: Admin - Luglio 13, 2014, 11:17:30 am
08/07/2014

Massimo GRAMELLINI

C’è un video rubato all’intimità di una coppia che sta spopolando sul web, con oltre mezzo milione di contatti durante l’ultimo fine settimana. Loro sono taiwanesi dai nomi occidentali: Anita e Alston. Anita è graziosa, ancorché molto timida e spaventata. Guarda Alston come se fosse la sua ultima speranza di salvezza su questa terra. Esiste evento più straordinario di una femmina che si abbandona con fiducia a un maschio? Sì: un maschio che non tradisce la sua fiducia. E questo maschio è Alston. Scruta la compagna negli occhi e con tono serio ma dolce le sussurra: «Non hai niente di cui preoccuparti. Ti proteggerò io».

Ti proteggerò io. Ho ricontrollato il video perché volevo essere sicuro che non si trattasse di una voce fuori campo aggiunta a bella posta per risollevare le sorti claudicanti della reputazione maschile. Invece Alston l’ha detto davvero: e non lo si capisce tanto dalla sovrascritta in inglese («I’ll protect you») ma dalla faccia di lei. Improvvisamente spianata, ripulita da tutte le paure. Anita si fa addirittura baldanzosa e chiede ad Alston di abbracciarla, ma lui è un gentleman d’altri tempi e non intende approfittare dello smarrimento momentaneo della sua dama. Sorride e ricusa l’invito con una battuta, premurandosi però di ribadire la sua vicinanza: «Ti ho detto di non preoccuparti. Ti proteggerò io». Fa bene al cuore scoprire che esistono ancora dei maschi così. Ma prima che le lettrici si facciano soverchie illusioni, credo sia necessario precisare che Alston ha quattro anni e Anita è la sua compagna di banco all’asilo, agitata per l’assenza della mamma. 

Guardate il video  su La Stampa

Da - http://lastampa.it/2014/07/08/cultura/opinioni/buongiorno/stai-serena-DZS4rucnfjZIqrqdtdsnzK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Agli albori del nuovo Reich, mezzo mondo accusa ...
Inserito da: Admin - Luglio 16, 2014, 05:35:42 pm
15/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Agli albori del nuovo Reich, mezzo mondo accusa il piccolo grande sconfitto Lionel Messi di non essere colui che in fondo non è mai stato. Follie moderne, da anime deboli che elemosinano leadership forti. Messi ha sempre avuto più talento che carattere. Del fuoriclasse ha i piedi, non la personalità. Ma bisognava trovare un eroe a cui intestare i Mondiali e gli sponsor e gli appassionati hanno caricato Messi di significati maradonici che non si è mai sognato di possedere. Adesso lo si processa per non avere mantenuto le promesse, dimenticando che erano promesse fondate su un’illusione non suggerita da uno straccio di fatto. Lo stesso cortocircuito dell’assurdo si era consumato anni fa intorno a Obama, un brillante intellettuale di Chicago casualmente di colore che il desiderio collettivo trasformò nel messia destinato a condurre l’Occidente oltre le sabbie della crisi, con i bei risultati che si sono visti. 

Questo bisogno disperato di uomini soli al comando su cui scaricare aspettative e responsabilità ricorda il meccanismo di certi innamoramenti, quando l’amante impresta all’amato o all’amata una serie di qualità inesistenti e poi rimane deluso dallo scoprire che in effetti non esistono. I leader sono marchi di riconoscimento che per comodità comunicativa appiccichiamo a un evento o a un’epoca. Con buona pace di politologi e giornalisti attratti dal mito del Capo taumaturgo, ci vuole lo sforzo comune di tante persone per cambiare davvero la realtà. Al Maracanà non ha vinto un leader, ma una squadra. 

Da - http://lastampa.it/2014/07/15/cultura/opinioni/buongiorno/manomessi-x1IClbiUzu8zkOUEwfTIzH/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scorrono sul tavolo del giornalista le fotografie...
Inserito da: Admin - Luglio 19, 2014, 06:11:31 pm
18/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Scorrono sul tavolo del giornalista le fotografie impubblicabili dell’aereo delle vacanze abbattuto da un missile in Ucraina. Su un prato di sterpaglie, distante chilometri dal luogo dell’esplosione, giacciono i corpi che ancora nessuna mano pietosa ha ricomposto. Indossano pantaloncini da spiaggia e magliette a maniche corte da cui spuntano braccia irrigidite davanti al volto, in un ultimo gesto di autoprotezione. Quel che resta di un uomo biondo è adagiato su un fianco, accanto a un libro che illustra le bellezze dello Sri Lanka. Ovunque fogli di carta: biglietti, prenotazioni, documenti fino a un attimo prima probabilmente importantissimi e all’improvviso deprivati di qualsiasi valore. Come tutta la scena. Difficile non pensare che quei fogli appartenevano a quei corpi e che quei corpi avevano storie, relazioni, sogni e rovelli svaniti per sempre assieme a loro. 

È banale rimpiangere il gigantesco capitale di futuro andato sprecato? Per il cinico forse sì. Il cinico in queste situazioni può dare il meglio di sé, sventolando le tragedie senza senso come prova di una mancanza di significato più complessiva. Ma anche chi crede che la vita non sia e non possa essere solo un miscuglio di carne e di ossa scaraventate su un prato rimane ammutolito davanti al mistero e torna ai suoi piccoli affanni quotidiani con un ritrovato senso delle proporzioni. La morte, in questo, è come l’amore: la sua contemplazione ha il potere di rendere marginale tutto il resto. 

Da - http://lastampa.it/2014/07/18/cultura/opinioni/buongiorno/fotografie-JroMoB2LCjTQj6sxx6f1xJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. BUNGABURLA
Inserito da: Admin - Luglio 19, 2014, 06:12:56 pm
19/07/2014

BUNGABURLA
Massimo GRAMELLINI

Dunque non era un reato, ma solo una gigantesca figura di m. Prima che, sull’onda della sentenza di assoluzione, l’isteria superficiale dei media trasformi il fu reprobo Silvio in un martire, ci si consenta (direbbe lui) di ricordare che il bunga bunga potrà anche essere legale, ma rimane politicamente incompatibile con un ruolo istituzionale quale quello che il sant’uomo rivestiva all’epoca dei fatti. 

Tocca ricorrere al solito esempio stucchevole, ma non c’è purtroppo altro modo per fare intendere a certe crape giulive il nocciolo della questione. Se il capo di qualsiasi governo occidentale, poniamo Obama, avesse telefonato dalla Casa Bianca a un funzionario della polizia di New York per informarlo che la giovane prostituta da lui fermata per furto era la nipote del presidente messicano e andava subito consegnata a Paris Hilton invece che ai servizi sociali – e si fosse poi scoperto che Obama medesimo nella sua casa privata di Chicago si intratteneva in dopocena eleganti con la medesima prostituta e una fitta schiera di «obamine» – forse il presidente americano sarebbe stato costretto a dimettersi l’indomani, ma più probabilmente la sera stessa. E allora quell’erotomane di John Kennedy che si intratteneva con due donne al giorno? Intanto è morto prima che lo si scoprisse, ma soprattutto agiva con discrezione, appunto, presidenziale. Non è moralismo. E’ la consapevolezza di rappresentare un Paese senza mettersi nelle condizioni di sputtanarlo a livello planetario. E’ senso dello Stato. Qualcosa che Berlusconi e i suoi seguaci non comprenderanno mai.

Da - http://lastampa.it/2014/07/19/cultura/opinioni/buongiorno/bungaburla-whcLF1fHjXhalDYAsyNw6M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Puma Libre
Inserito da: Admin - Agosto 21, 2014, 07:13:54 pm
Puma Libre

15/08/2014
Massimo Gramellini

Lo stipendio del prossimo commissario tecnico della Nazionale sarà pagato al sessanta per cento da una multinazionale di scarpette. I puristi si metteranno le mani nei capelli (sempre che ne abbiano in abbondanza come lui). Ma chi purista non è, e nemmeno capellone purtroppo, accoglie con curiosità la privatizzazione dell’incarico più pubblico che esista. Non prima di avere esaminato le alternative.

L’abbattimento del sistema capitalistico, di difficile realizzazione nell’immediato. O l’affidamento della panchina azzurra a un allenatore di seconda fila che si accontenti di quanto può corrispondergli uno Stato in bancarotta: briciole, rispetto alle fettone di torta che si spartiscono i migliori.

Una volta deciso di puntare su un professionista dalla bravura inversamente proporzionale alla simpatia, bisogna capire se è più saggio che a Conte i milioni li dia la Puma o il contribuente italiano. Non sfugge il rischio che l’azienda tedesca possa esercitare pressioni sulla madonnina piangente di Lecce affinché convochi in Nazionale qualche fotomodello dal talento dubbio e balotello. Ciò nonostante, l’influenza della Puma resta preferibile a quella di Buana Tavecchio e del sor Lotito, che di Conte sarebbero gli interlocutori se il suo stipendio fosse interamente in conto allo Stato. 

Con buona pace dei difensori del Bene Comune, l’Italia non è la Scandinavia: qui ciò che è pubblico è pagato da tutti, ma appartiene soltanto ai partiti e ai loro analfabeti di riferimento. Per questo è meglio, o comunque meno peggio, avere dei padroni che dei padrini. Se non altro, ci costano meno. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/15/cultura/opinioni/buongiorno/puma-libre-5BXxL8QrkWeWDJFMkYXx8K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Su la testa
Inserito da: Admin - Agosto 21, 2014, 07:25:39 pm
Su la testa

21/08/2014
Massimo Gramellini

Una parte di me condivide la decisione di non diffondere la sequenza del macellaio vestito di nero che sgozza il giornalista americano nel deserto. Un’immersione dentro l’orrore atavico, da cui si esce stremati nel morale e nauseati nell’animo, oltre che preoccupati per l’effetto che potrebbe avere su menti instabili e caratteri impressionabili. Ma un’altra parte di me si domanda se la visione dell’orrore non aiuterebbe i pavidi e i dubbiosi a prendere coscienza della realtà: che con i macellai d’uomini non si tratta perché essi non cercano la convivenza, sia pure da posizioni di forza, ma la sopraffazione. La forza brutale delle immagini potrebbe convincere anche gli occidentali specialisti nei distinguo sociologici alla Di Battista che di fronte alla brutalità dei fanatici le democrazie hanno il diritto e forse il dovere di reagire. 

A dirimere il conflitto interiore subentra però una considerazione decisiva. Gli sgozzatori dell’agnello americano non sono dei beduini dilettanti. Chi organizza certe mattanze e ne manda i filmati in giro per il mondo lo fa con un obiettivo preciso: speculare sulle nostre emozioni primarie, la rabbia e la paura. Vogliono farci perdere la testa per poi tagliarcela meglio. Ma io la soddisfazione di odiarli e di temerli non gliela voglio dare. Quindi rinuncio volentieri ad ammirare le loro prodezze. Vivo in una democrazia: tarlata, certo, ma pur sempre più evoluta di una comunità tribale. E le democrazie non agiscono sulla spinta delle emozioni, ma con la forza lenta e profonda dei sentimenti. Per questo sembra sempre che perdano e poi alla fine vincono, sempre.

Da - http://lastampa.it/2014/08/21/cultura/opinioni/buongiorno/su-la-testa-EVyYtrRtxIM5TzOBZGMLZO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il turista immobile
Inserito da: Admin - Agosto 23, 2014, 06:00:11 pm
Il turista immobile
22/08/2014

Massimo Gramellini

Da quarantacinque anni il signor Marco da Pistoia e il signor Davide da Como trascorrono le vacanze in un albergo a tre stelle di Rimini, che ieri ha giustamente premiato la loro mancanza di inquietudine o di originalità. I due mattacchioni frequentano lo stesso chilometro quadrato di Romagna fin dall’infanzia. Senza mai desiderarne altri. Senza mai farselo venire a noia. Può darsi che durante l’inverno conducano vite spericolate da cui trasgrediscono in estate con una resa totale all’abitudinarietà. Ma è più probabile che la costanza delle loro predilezioni estive sia il riflesso di uno stato d’animo esistenziale. Che il signor Marco e il signor Davide si alzino ogni giorno alla stessa ora e ogni giorno inzuppino nel caffelatte lo stesso numero di fette biscottate: possibilmente dispari. Che si rechino senza fretta, ma anche senza angoscia al lavoro e, sbrigate le incombenze mattutine con piglio affidabile, si concedano una pausa pranzo sempre nello stesso bar, dove naturalmente ordineranno «il solito». Che la sera rientrino a casa sempre alla stessa ora, si siedano a tavola con la famiglia in tempo per rispondere alle domande del quiz che precede il telegiornale e, dopo aver sfogliato qualche pagina di libro o videata di computer fantasticando su luoghi e personaggi che non hanno alcun desiderio di conoscere dal vivo, si rechino a letto non prima di essersi sorbiti una tisana non caldissima, però neanche troppo tiepida. 

Ma se fosse questa la felicità? Guardo gli habitué dell’albergo riminese come dei missionari: con rispetto e ammirazione, ma senza avere la forza di imitarli. E neppure la voglia. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/22/cultura/opinioni/buongiorno/il-turista-immobile-v319Cv0f5Bh6sFipwa73nL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I giardini di Renzi
Inserito da: Admin - Agosto 31, 2014, 09:10:29 am
I giardini di Renzi
30/08/2014

Massimo Gramellini

Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati. Quell’uomo è il presidente del Consiglio. Il quale - nonostante l’Italia sia sull’orlo del baratro e la nuova parola d’ordine «passo dopo passo» prometta di fargliene fare uno in avanti - ha trovato il tempo di rispondere alla copertina dell’Economist che lo ritrae con un gelato in mano a bordo di una nave che affonda. Nella politica a fumetti, dove immagini e slogan rimpiazzano i pensieri, il nostro vanta predecessori illustri, ma non conosce rivali. Ieri ha fatto installare nel cortile di Palazzo Chigi il carretto di un noto marchio artigianale, che ringrazierà per la pubblicità gratuita, e ha passeggiato a favore di telecamera con un cono che ha tentato di sbolognare a qualche cronista, invano: siamo gente dallo stomaco dritto, noi. Il siparietto, tristissimo, si è concluso con la consegna del manufatto sgocciolante a una funzionaria, imbarazzata come tutti. 

Che il premier abbia perso «il tocco»? Forse è il peso della realtà che sovrasta persino chi cerca di imbellettarla con trovate goliardiche e incitamenti da allenatore di provincia. Questo governo di mediani con un solo fantasista ancora a caccia del primo gol, più che dell’incipit di «Giardini di marzo» farebbe meglio a occuparsi del secondo verso: al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/30/cultura/opinioni/buongiorno/i-giardini-di-renzi-g9P1yqips8pYpTupeS3w6J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Nel posto sbagliato
Inserito da: Admin - Settembre 07, 2014, 05:17:32 pm
Nel posto sbagliato
06/09/2014

Massimo Gramellini

Il ragazzo ammazzato a Napoli aveva sedici anni. Il carabiniere che lo ha ucciso, ventidue. Meno di quarant’anni in due. Cosa ci facevano su una strada della periferia di Napoli alle tre del mattino? Il ragazzo ammazzato era fino a prova contraria un bravo ragazzo, ma girava in compagnia di un ladruncolo con precedenti penali e di un latitante evaso dai domiciliari: in tre su uno scooter senza assicurazione né patentino. Prima di accusarlo di cattive frequentazioni, bisogna domandarsi se il contesto in cui era cresciuto gli avesse offerto la possibilità di scegliersene di migliori. Di bravate a sedici anni ne abbiamo combinate tutti: ma nelle nostre cattive compagnie era statisticamente più difficile incontrare latitanti che accelerassero ai posti di blocco. 

Anche il carabiniere omicida è fino a prova contraria un ragazzo perbene, ma lo hanno spedito a presidiare un quartiere che ogni notte ospita regolamenti di conti tra bande rivali. È probabile che davanti allo scooter in fuga abbia perso il controllo di sé: la paura e l’inesperienza gli hanno armato la mano provvista di pistola da cui al termine dell’inseguimento è partito il colpo: «accidentale» quanto chirurgico nel colpire al cuore. Dovrà pagare per ciò che ha fatto. Però dovrà riflettere anche chi lo ha mandato allo sbaraglio, a un’età in cui non si ha ancora l’equilibrio per gestire un simile carico di tensione. Da sempre in prima linea vanno i più giovani e inadeguati. Ma il fatto che accada da sempre non significa che debba accadere per sempre. Che un ragazzo possa uccidere, e un altro possa morire, solo perché si trovano in un posto dove non dovrebbero stare.

Da - http://lastampa.it/2014/09/06/cultura/opinioni/buongiorno/nel-posto-sbagliato-cVK116C30EpRcJRvXQkXYL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cannibali
Inserito da: Admin - Settembre 20, 2014, 03:35:58 pm
Cannibali
18/09/2014
Massimo Gramellini

Un killer della camorra ha revocato il mandato al suo difensore di fiducia per affidarlo a Lucia Annibali, l’avvocato sfregiata con l’acido dai sicari dell’ex fidanzato, assurta a manifesto vivente della resistenza contro la possessività maschilista. Una mossa perfidamente geniale e dagli evidenti contenuti simbolici: l’uomo più cattivo del mondo che chiede aiuto alla donna più buona del mondo. Se lei avesse accettato, quel processo sarebbe diventato un film o, peggio, un argomento di dibattito: e non le sarebbero mancate lodi da parte degli anticonformisti da baraccone. Invece la signora ha rifiutato l’incarico con motivazioni convenzionali: ha detto di non sentirsi ancora in grado di tornare al lavoro e di non essere una penalista. Ha risposto, cioè, come avrebbe fatto un avvocato normale e non come ci si aspetterebbe da un simbolo del bene, quale ormai è condannata a essere. 

Se mi avesse chiesto di scriverle i testi, le avrei suggerito qualcosa del genere: «Esimio killer e grandissimo furbacchione, lei non mi ha certo scelto per le capacità professionali, ma per ciò che il mio nome evoca negli altri, giurati compresi. Vorrebbe cannibalizzare la mia icona alla stessa stregua con cui i suoi compari appendono un quadro della Madonna alla parete della stanza nella quale pianificano le prossime stragi. Come avvocato ho il dovere professionale di difendere i delinquenti: penali, civili o incivili che siano. Ma come simbolo del bene sopravvissuto alle offese del male ho il dovere umano di tenere comportamenti coerenti al mio nuovo status. Quello che sei conta più del lavoro che fai».

Da - http://www.lastampa.it/2014/09/18/cultura/opinioni/buongiorno/cannibali-BZgPd0VAypc91K13IfMrAJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Noi siamo il sogno che dà un senso a tutto
Inserito da: Admin - Settembre 21, 2014, 11:19:07 am
21/09/2014

Noi siamo il sogno che dà un senso a tutto

A cura di Massimo Gramellini

Le puntate precedenti: proprio quando sta cominciando a superare il trauma della separazione dal marito, e a fidarsi del suo angelo custode, Giò scopre che Filèmone, durante la sua ultima vita, era stato l’amore segreto di sua nonna, che rappresentava una delle poche sicurezze della nostra insicurissima protagonista. Nel silenzio offeso e confuso di Giò, tocca all’angelo assumere l’iniziativa


 Cara Giò, 
pensi che non comprenda il tuo sgomento? Ti senti la vittima di un inganno imperdonabile, proprio perché a metterlo in pratica è stato chi era riuscito a guadagnarsi la tua fiducia. 

Rinuncerò a farti l’elenco delle difficoltà che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, dopo gli splendori degli inizi. Allora ogni cosa fluiva con un senso di meraviglia inesorabile. Eravamo ballerini professionisti che danzavano al suono della stessa musica: senza sbagliare un passo. Poi il contatto si è interrotto. Rimanevamo uno nell’altra, però io da una parte e tu dall’altra. Non ascoltavamo più la stessa musica.
Ognuno seguiva il suo ritmo, tanto che l’armonia si è spezzata e i ballerini si sono ritrovati a danzare da soli.

Alla fine del silenzio, il contatto è tornato, la musica ripartita. Ma è bastato sfiorare una cicatrice perché la ferita ricominciasse a sanguinare. 

La spartizione delle responsabilità è un esercizio ossessivo e sterile. Ha davvero importanza stabilire chi si sia messo nelle condizioni di infliggere la sofferenza e chi di subirla? I gesti che ci fanno male sono una richiesta di aiuto. 

 Adesso tu non riesci a trovare il senso, eppure ciò che ci tiene insieme rimane più forte di qualsiasi smarrimento. Né tu né io potremo crescere senza il sostegno dell’altro: senza sostenere l’altro.

Noi siamo il sogno che dà un senso a tutto. Il vento della vita lo scompiglia di continuo, ma dobbiamo resistere. Ogni volta che il sogno ci sfugge di mano, bisogna riprenderlo con estrema dolcezza, riscoprire quanto ne è rimasto e quanto ne resta da costruire. Tutto è giusto e perfetto, anche se tutto intorno a noi ci ricorda l’ingiustizia e l’imperfezione. Non si tratta di perdonare, ma di accettare. 

Potrei diventare molto migliore di quanto finora mi sia riuscito di essere. Ci proverò, con il tuo aiuto. Ma, nonostante i miei limiti, rimango il destino che hai scelto e che ti ha scelto. Interroga il cuore: ti confermerà che è soltanto arrampicandoti sulle mie spalle che potrai arrivare alle stelle. 

Il libero arbitrio ti consente di rinunciare, persino di fuggire. Se però credi ancora in questo sogno, sappi che arrenderti adesso vorrebbe poi dire arrendersi sempre: con chiunque altro, per tutta la vita.

Ti amo e ti ringrazio.
FILEMONE 

Da - http://www.lastampa.it/2014/09/21/blogs/cuori-allo-specchio/noi-siamo-il-sogno-che-d-un-senso-a-tutto-pQs6r66TSxdIXEYJNbCU4N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Filo di Scozia
Inserito da: Admin - Settembre 22, 2014, 04:07:34 pm
Filo di Scozia

20/09/2014
Massimo Gramellini

C’è poco da dire: usata bene, nel contesto giusto, la democrazia funziona ancora meglio di qualsiasi altro sistema inventato dall’uomo. Si prenda la Scozia: alle elezioni il partito indipendentista chiede i voti su un programma che pone al primo posto un referendum per separarsi dal Regno Unito. Ebbene, cosa fa il partito indipendentista subito dopo la vittoria? Esattamente ciò che aveva detto: chiede a Londra il referendum. E Londra, che potrebbe negarglielo o ritardarlo con una di quelle tattiche dilatorie in cui i politici sono maestri, a sorpresa glielo concede: mettendo a repentaglio le coronarie della Corona e la carriera del premier Cameron. In campagna elettorale ci si divide con passione e a volte con durezza, ma senza insulti né incidenti. Il primo ministro inglese promette: se il Sì perde, darò comunque più potere agli scozzesi. Il primo ministro scozzese ribatte: se il Sì perde, un minuto dopo mi dimetto. In cabina tutto fila liscio e sulla scheda il quesito è indicato con una frase breve, semplice e chiara: «Vorresti che la Scozia fosse una nazione indipendente?». Il Sì perde, seppure di poco: 55 a 45. E un minuto dopo il primo ministro scozzese si dimette, invece di accampare scuse o cantare vittoria esibendo una percentuale di consensi più alta di quella ottenuta alle precedenti consultazioni da Braveheart.

Perché le idee sono importanti, ma le persone che le applicano di più. Ci rifletta, il Renzi, quando a proposito di diritto del lavoro ciancia di modello danese. Per realizzare il modello danese ci vogliono i danesi.

Da - http://www.lastampa.it/2014/09/20/cultura/opinioni/buongiorno/filo-di-scozia-uMUgvGnxhdVQWIyjQalh9M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Divieto di scivolo
Inserito da: Admin - Settembre 23, 2014, 05:03:29 pm
Divieto di scivolo

23/09/2014
Massimo Gramellini

Tra i problemi che affliggono l’umanità, la presenza di bambini rumorosi nei parchi pubblici si colloca intorno al miliardesimo posto. Eppure a San Lazzaro di Savena, provincia di Bologna, il sindaco di sinistra ha appena vietato ai pargoli di frequentare scivoli e altalene tra l’una e le quattro del pomeriggio (che d’inverno, quando fa buio presto, significa sempre), prevedendo 500 euro di ammenda per i famigerati trasgressori. Renzi la saluterà come una vittoria del riformismo: un tempo i comunisti emiliani se li mangiavano, i bambini. Adesso si accontentano di multarli. In realtà la ragione del provvedimento è meno nobile: il Comune vuole cautelarsi dal rischio dei risarcimenti reclamati da alcuni condomini anziani che, avendo le finestre affacciate sui parchi, si ritengono vittime degli schiamazzi. Ed è proprio a quei pensionati insidiati in quanto hanno di più prezioso, la pennichella, che lo scrivente si rivolge. 

Avete ragione: gli strilli di un bambino possono essere persino poetici, ma non quando l’uditorio è afflitto da mal di testa. E chiunque abbia viaggiato nello stesso scompartimento con creature ostinatamente vivaci si sarà sorpreso a pianificare un intervento mirato di Erode che risparmiasse la prole e si accanisse senza pietà sui genitori. Qui però non si parla di un treno ma di un parco-giochi, cioè di un luogo concepito per consentire all’esuberanza infantile di sfogarsi. Ricordatevi, signori anziani, di quando da bambini urlavate in cortile e la vecchiaccia dell’ultimo piano vi tirava addosso un secchio di acqua ghiacciata. Quanto la odiavate. Ebbene: vorreste essere voi, adesso, quella vecchiaccia?

Da - http://www.lastampa.it/2014/09/23/cultura/opinioni/buongiorno/divieto-di-scivolo-hKhDtjwbA8FOIqI4uu93lM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La livella
Inserito da: Admin - Ottobre 05, 2014, 07:29:16 pm
La livella

04/10/2014
Massimo Gramellini

L’ex governatore della Federal Reserve (il Draghi d’America) si è visto negare il rifinanziamento del mutuo dalla sua banca. Ci pare di vederlo, il diversamente povero Ben Bernanke, mentre balbetta scuse davanti al funzionario che gli chiede una fotocopia della busta paga: sì, certo, le mie entrate restano alte ma sono saltuarie, perché da quando ho lasciato la poltrona di banchiere più potente del pianeta non ho più uno stipendio fisso… Niente da fare, Ben. Per essere considerati solvibili in questa società di precari servono entrate stabili. Avresti potuto chiedere un prestito ai venditori di nuvole della Lehman Brothers, se non fosse che proprio tu l’hai fatta fallire, trascinando il mondo intero dentro un pateracchio da cui non accenna a riprendersi, nonostante le interviste in inglese di Renzi alla Cnn offrano all’umanità squarci sottovalutati di speranza. Oppure avresti dovuto farti regalare la casa a tua insaputa da qualche manutengolo smanioso di appalti e raccomandazioni, ma hai palesemente sbagliato Paese in cui nascere. Non ti resta che tornare in sala d’attesa, a confonderti tra i disperati che cercano di rinegoziare mutui infinitamente meno costosi del tuo, ma con le stesse probabilità di riuscita: vicine allo zero. 

Pensaci, Ben, è il livellamento che i nemici del tuo caro capitalismo hanno sempre teorizzato. C’erano due modi di realizzarlo: mettere tutti nelle condizioni di diventare ricchi oppure di diventare poveri. Si è scelta la seconda ipotesi, di più facile realizzazione e particolarmente apprezzata dagli invidiosi.

Da lastampa.it




Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il primo trombone
Inserito da: Admin - Ottobre 05, 2014, 07:31:44 pm
Il primo trombone

03/10/2014
Massimo Gramellini

L’unico capolavoro da sempre in cartellone all’Opera di Roma è l’ottusità di certi sindacati. Pur di difendere privilegi di casta, il partito del demerito è riuscito a fare perdere il posto a duecento orchestrali e coristi. L’Opera è l’Alitalia dei teatri: ha costi da Metropolitan e produttività da banda di paese (con molte scuse alle bande di paese). Appena il piatto ha cominciato a piangere, ci si è trovati a scegliere tra l’aumento dei concerti e la riduzione degli stipendi. Ma i burocrati dello spartito hanno optato per una terza soluzione: ridurre i concerti, lasciando inalterati gli stipendi. E poi si chiedono perché Muti è scappato ululando. Perlomeno non hanno preteso l’aumento, anche se si vocifera di un braccio di ferro con l’amministrazione del teatro sulla diaria giornaliera per le trasferte: 190 euro tra pranzo e cena. I contabili volevano ridurlo a 160, appena sufficienti per un pieno di champagne, ma la proposta è stata respinta come un attentato alla cultura.

Saputo dei licenziamenti, un sindacalista che per ironia della vita occupa lo scranno di primo trombone ha intonato la solita romanza del complotto contro l’arte, confondendo la sacralità di quest’ultima con le bizze da divo di chi talvolta impugna il suo strumento come una pratica d’ufficio da sbrigare con il minore dispendio possibile di energie. Ora i martiri del posto comodo hanno due possibilità. Pretendere da qualche giudice compiacente la restaurazione di un mondo che non tornerà. Oppure fondare una cooperativa e mettersi a lavorare il doppio. Come succede nei teatri di mezza Europa. In giro ci sono troppi diritti da difendere per potersi ancora occupare dei capricci.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-primo-trombone-DqNX5nBLujMbozNkIcpJPI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bobo e Boba
Inserito da: Admin - Ottobre 05, 2014, 07:32:40 pm
Bobo e Boba

01/10/2014
Massimo Gramellini

Roberto Maroni, il politico famoso per avere solcato vent’anni di storia patria senza mai dire nulla di ricordabile due ore dopo, torna sulle pagine dei giornali per un episodio che gli fa ancora una volta onore. Invitato da Expo 2015 a partecipare a una missione di finto lavoro in Giappone, la versione lombarda dell’uomo invisibile avrebbe potuto rifiutarsi, adducendo di avere cose ben più importanti da fare che andare a rimpinzarsi di sushi in qualche albergo extraluxe del Sol Levante. Invece, forse perché non aveva niente di così importante da fare, la fronte più spaziosa della Lega ha accettato di mettere la faccia barbuta sull’iniziativa, dichiarandosi disponibile a raggiungere Tokyo per farne un sobborgo di Varese. A una piccola, insignificante condizione: portarsi al seguito una delle sue assistenti, Mariagrazia Paturzo, che secondo i soliti inquirenti malevoli sarebbe stata assunta nel simpatico baraccone espositivo milanese per volontà dell’ex dito mignolo di Bossi. 

Maroni avrebbe potuto partire per Tokyo in solitudine («depaturzizzato», direbbe lui). Oppure anticipare i 6500 euro necessari a coprire la trasferta della collaboratrice. Invece ha preferito piegarsi alla soluzione più dolorosa: pretendere da Expo 2015 che la Paturzo paturzasse in Oriente a spese dei contribuenti italo-padani. Vistosi incredibilmente rifiutare la richiesta, per ripicca ha deciso di restare a casa pure lui. Perché da Formigoni non ha ereditato solo la poltrona, ma anche la passione per i viaggi a sbafo.

DA - http://www.lastampa.it/2014/10/01/cultura/opinioni/buongiorno/bobo-e-boba-6vwzqnwdZOSB8X0pDroPtM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il disoccupato riluttante
Inserito da: Admin - Ottobre 07, 2014, 05:41:49 pm
Il disoccupato riluttante

07/10/2014
Massimo Gramellini

Nascere a Berna presenta i suoi vantaggi. Intanto c’è una disoccupazione al 2,6 per cento, per cui hai 97,4 possibilità di trovare un lavoro o di permettere a lui di trovarti. Ma anche nel caso in cui tu faccia le capriole per sfuggirgli, usufruirai delle meraviglie del Renzi Act, che nei cantoni elvetici non è una chiacchiera da bar etrusco ma una legge che garantisce ai senza impiego un sussidio di lauta sopravvivenza. E se lo Stato, in cambio del sussidio, osa accalappiare un lavoro e addirittura proportelo? Potrai sempre fargli causa per mancanza di buongusto. 

È quanto è capitato a un laureato disoccupato e sussidiato, nonché padre di neonato, che da anni studia a spese dello Stato per sostenere l’esame da avvocato. Pur di inserire una dissonanza in quell’esistenza piena di rime, gli hanno offerto un posto da spazzino. Mestiere che in Svizzera rasenta il contemplativo, dato che gli abitanti di quelle lande ossessive raccolgono, oltre alle cicche, anche la cenere e passano la cera pure sui marciapiedi. Per impugnare una ramazza simbolica, al prode laureato hanno garantito uno stipendio di 3600 euro al mese. E lui giustamente si è offeso: non tanto per la cifra, quanto per il disprezzo che da una simile proposta trasudava nei confronti dei suoi studi: un laureato in legge può al massimo spazzare il tribunale o una raccolta di codici polverosi. Lo Stato svizzero lo ha posto di fronte a un ricatto odioso: niente ramazza, niente sussidio. Così il nostro gli ha fatto causa, la prima della sua vita, ma l’ha persa. Forse neanche l’avvocato è il suo mestiere. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/07/cultura/opinioni/buongiorno/il-disoccupato-riluttante-kBi6drke2x369by3zrgQ6K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Robottamati
Inserito da: Admin - Ottobre 09, 2014, 05:02:55 pm
Robottamati

09/10/2014
Massimo Gramellini

Il capo del personale della Volkswagen ha dunque annunciato che i prossimi operai che andranno in pensione verranno sostituiti da robot. Trattandosi di tedeschi, sulle prime non sarà facile cogliere la differenza. Ma la scelta ha una sua logica e una motivazione inoppugnabile: i robot costano meno. Persino meno di un cinese, che un po’ di riso lo deve pure mangiare. Rimane però irrisolta la questione di fondo. Oltre che per la realizzazione individuale - privilegio di una minoranza di fortunati - il lavoro è stato pensato per corrispondere agli esseri umani i mezzi per il loro sostentamento. Finora lavoratore e consumatore sono stati la stessa persona. Ma se il primo diventa un robot, che ne sarà del secondo? Per chi verranno prodotti i beni di massa se la massa non avrà più un lavoro e quindi il denaro per acquistarli? La riduzione dei costi non potrà durare all’infinito e arriverà un momento in cui i manager dovranno tornare a chiedersi come aumentare i ricavi.

Si tratta di problemi epocali, che possono non interessare chi deve fare quadrare i bilanci a fine anno, ma che interrogano chiunque abbia a cuore il futuro dell’umanità: tutti, si presume. Più tecnologia e più rendite uguale meno occupazione e meno benessere. L’equazione al momento è questa. Ma può cambiare, almeno per chi rifiuta il vittimismo e non crede alla profezia di una civiltà che implode su se stessa. La fine dei vecchi lavori non significa la fine del lavoro. Anticipa soltanto la nascita di quelli nuovi. Indietro non si torna, ma per fortuna non si rimarrà fermi ancora a lungo in questo limbo di paura. Nel frattempo bisogna resistere, prepararsi. E immaginare.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/09/cultura/opinioni/buongiorno/robottamati-VLWKnvFF79GjcW5njCzB6H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il partito unico di Matteo
Inserito da: Admin - Ottobre 10, 2014, 11:52:04 pm
Il partito unico di Matteo

10/10/2014
Massimo Gramellini

In Italia è rimasto un solo partito e non è di sinistra. Si chiama ancora Pd, ma è già la versione moderna, senza tessere né sacrestie, della Democrazia Cristiana, la balena interclassista che tutti criticavano e però votavano. Il processo ha raggiunto il suo culmine questa settimana con la sconfitta degli ultimi eredi del Pci sull’articolo 18. Renzi ha celebrato il proprio trionfo con una scelta mediatica significativa: andando a pontificare negli unici talk show che parlano all’ex popolo berlusconiano, quelli capitanati da Porro e da Del Debbio. 

Con la spregiudicatezza tipica delle persone cresciute in un ambiente familiare sereno e quindi molto sicure di sé, l’annunciatore fiorentino sta disintegrando i tabù che hanno paralizzato per decenni i suoi predecessori comunisti e pidiessini. Il timore di avere nemici a sinistra e di mettersi contro la Cgil, ma soprattutto l’imbarazzo nel chiedere voti alla base sociale dell’incantatore di Arcore: liberi professionisti, commercianti, piccoli imprenditori e disoccupati, che secondo l’analisi pubblicata nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore hanno «cambiato verso» alle elezioni europee, dirottando per la prima volta i loro consensi sul partito che finora gli aveva procurato solo attacchi di orticaria. 

La realtà è che oggi chiunque, da Passera a Della Valle, pensi di entrare in politica per rifondare il centrodestra deve prendere atto che al momento non esiste un bacino di voti disponibile. Renzi ha fatto il pieno, lasciando scoperta solo la zona riservata ai piccoli borghesi impoveriti, cioè ai lepenisti italiani magistralmente interpretati dall’altro Matteo, il becero ma efficacissimo Salvini. Il resto è un mondo finito e svuotato di consensi che sopravvive sui giornali per vecchi automatismi che inducono i cronisti a interessarsi alle ultime convulsioni dei tirapiedi e dei traditori di Berlusconi. I voti di Alfano e di Monti sono già tutti in pancia al Pd. E quei pochi che restano a Silvio finiranno in parti uguali a Matteo uno e Matteo due.

L’unica terra di conquista elettorale è dunque quella che un tempo avremmo chiamato Sinistra. Sono i giovani e i precari attratti da Grillo (fino a quando?), i pensionati, i nostalgici dello Stato sociale e in genere gli oppositori di un sistema capitalistico che per un processo apparentemente ingovernabile sta privilegiando le rendite, disintegrando il ceto medio e creando sacche sempre più ampie di povertà. 

Il pigliatutto di Palazzo Chigi, naturalmente, si considera di sinistra anche lui. Anticomunista, ma di sinistra. Solo che la sua non è la sinistra europea e statalista dei Palme e dei Mitterrand, ma quella anglosassone e meritocratica dei Clinton e dei Blair. Per chi non vi si riconosce rimarrebbe uno spazio persino più ampio di quello occupato dagli emuli dilettanteschi del greco Tsipras.

Manca però appunto uno Tsipras. Cioè un leader in grado di indicare un modello sociale alternativo ma praticabile e di perseguirlo con coerenza. Difficile possa esserlo Civati e meno che mai Bersani e D’Alema, con il sostegno delle truppe brizzolate della Camusso. Se i grandi vecchi non se ne vanno dal Pd, non è per fedeltà a un partito che tanto non sarà mai più il loro, ma perché sanno che fuori di lì si condannerebbero all’insignificanza di un Gianfranco Fini. 

Nella settimana in cui comincia ufficialmente l’era del partito unico, bisogna riconoscere che l’Antirenzi potrà nascere solo dentro il nuovo Pd, così come i rivali dei leader democristiani venivano prodotti in serie dalla stessa Democrazia Cristiana. Renzi lo sa talmente bene che sta provvedendo a ucciderli tutti nella culla. Ma con la consapevolezza che, come accade sempre in politica, prima o poi qualcuno riuscirà a sopravvivergli e a fargli la pelle.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/10/cultura/opinioni/editoriali/il-partito-unico-di-matteo-wL41pprnrnIETwXnljCBiO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Questa specie di Stato
Inserito da: Admin - Ottobre 13, 2014, 03:07:04 pm
Questa specie di Stato

11/10/2014
Massimo Gramellini

Non starò a farvi venire il mal di testa con il rimpallo di accuse che ha contraddistinto il comportamento delle autorità alluvionate di ogni ordine e grado durante la giornata di ieri, mentre i genovesi erano per strada in silenzio a spalare. La solita catena burocratica in cui un potere scarica le colpe su un altro potere al fine di allontanare da sé ogni responsabilità. 

Se ho capito bene, ma credo che non l’abbiano capito nemmeno loro, chi avrebbe dovuto dare l’allarme lo ha dato in ritardo, chi avrebbe dovuto reagire all’allarme non aveva preparato alcun piano d’azione, chi avrebbe dovuto ripulire e fortificare i torrenti già esondati in un passato fin troppo recente non ha potuto farlo per un impedimento amministrativo che però il tribunale competente sostiene essere stato superato da mesi. 

La sensazione è la solita: quella di un Paese non governato e forse ingovernabile, dove i cittadini sono abbandonati a se stessi, la prevenzione è una parolaccia, tutti pensano soltanto a pararsi il fondoschiena e nessuno chiede mai scusa. Pressappochismo, disorganizzazione e paralisi burocratica, il tutto condito con una spruzzata di arroganza. Cambiano le generazioni e, purtroppo, la frequenza delle alluvioni, ma il menu di Genova ricorda desolatamente quelli di Firenze, del Polesine, di Messina. Di ogni tragedia «imprevedibile» che da secoli mette prevedibilmente in ginocchio questa specie di Stato. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/11/cultura/opinioni/buongiorno/questa-specie-di-stato-dXc287ftVcfdsopiAglx4K/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il fango nella testa
Inserito da: Admin - Ottobre 15, 2014, 04:49:22 pm

Il fango nella testa

15/10/2014
Massimo Gramellini

Tu, il rabdomante della rabbia, per anni hai intercettato l’umore dei disperati. Poi succede che Genova, la tua città, venga sommersa dall’alluvione. La notizia ti sorprende a una kermesse romana del tuo movimento. L’istinto fin qui infallibile dovrebbe indurti a fare la cosa giusta: tornare subito a casa per metterti a spalare in silenzio, intestandoti una campagna finalmente positiva. Invece resti al caldo di Roma a grilleggiare contro tutti, senza accorgerti che sei sempre meno efficace. Non esalti né spaventi più. Semplicemente annoi. Al quinto giorno ti degni di farti vedere a Genova. Arrivi in centro con una scorta arrogante, da mandarino della nuova Casta, e ti becchi la contestazione di ragazzi che probabilmente ti hanno pure votato.

Il distacco tra te e loro è emblematico: quelli fanno e tu parli, quelli ricostruiscono e tu continui a distruggere. Perché persino lì, in mezzo al dolore, non trovi di meglio che indicare bersagli contro cui sfogare il rancore. Agli Angeli del Fango che ti danno del pagliaccio come a un Mastella qualunque, additi il solito capro espiatorio, la stampa, accusandola di avere taciuto le vere cause della tragedia. Ma quando fai l’elenco di quelle cause si scopre che sono le stesse che ingombrano le prime pagine dei giornali. Sei fuori forma, incoerente, confuso. Dopo averli umiliati, ti offri ai cronisti per un’intervista in cambio di duemila euro da versare a un tuo fondo per gli alluvionati. Tu, di grazia, quanti ne hai messi? Dici ai ragazzi che non hai problemi a spalare il fango con loro, però poi non lo fai e ti dilegui con la tua scorta. Hai perso il tocco, Beppe Grillo. Che peccato, sei già ieri.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/15/cultura/opinioni/buongiorno/il-fango-nella-testa-BQuyrjMyq5LgsIlwjlQ7yL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mazzette di Stato
Inserito da: Admin - Ottobre 19, 2014, 05:23:11 pm
Mazzette di Stato

17/10/2014
Massimo Gramellini

Un gufetto amanuense ha infilato nelle pieghe della Renzi Detax alcune mance niente male. Duecentocinquanta milioni per i padroncini dei camion, cento per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo e centoquaranta per un vecchio classico, i forestali calabresi: più numerosi lì che in tutto il Canada. Si tratta di mazzette di Stato, atte a scongiurare le code natalizie di cotechini scaduti al passo del Brennero, gli assembramenti di masanielli nelle piazze del Sud e il consueto crepitio di fuocherelli estivi lungo i boschi della Sila. Ma non si era cambiato verso, come da annuncio? Si sarebbe tanto voluto, ecco. Ma la carne è debole e la fantasia immensa. Le regalie non sono state accolte nella Legge di Stabilità vera e propria, ma in apposite micronorme che le saltellano intorno tutte festanti. 

Micronorme, nome delizioso: fa pensare a un ninnolo, a un omaggio, a una carineria. «Amico forestale, gradirebbe una micronorma? Su, la prenda, per farci giocare un po’ i bambini. Microscatterà dal 2017, anche se avevo appena annunciato che avremmo accorpato i forestali ai poliziotti: era una microbattuta. In compenso ho confezionato un macroscherzo alle Regioni, confidando sull’appoggio dei cittadini, che le considerano a ragione un crocevia di camarille e ruberie. Pensi come sono furbo: ho ridotto le tasse statali con i soldi destinati ai governatori locali, che così saranno costretti ad aumentare l’addizionale Irpef, facendosi odiare ancora di più. Ma lei stia sereno e si goda la sua micronorma: qui si cambia verso perché nulla cambi».

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/17/cultura/opinioni/buongiorno/mazzette-di-stato-ARgHzLQDV3SIwO3ivwXLSJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il Papa scandinavo
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2014, 03:56:37 pm
Il Papa scandinavo

25/10/2014
Massimo Gramellini

Se avesse parlato di lobby gay o di comunione ai divorziati, avrebbe attirato come sempre l’attenzione del mondo. Ma stavolta papa Francesco ha osato scagliarsi contro la pena di morte, la carcerazione preventiva, addirittura l’ergastolo. E il buco nero dell’indifferenza ha inghiottito anche lui. La notizia è subito scivolata in fondo ai giornali web e non ha sollevato dibattiti su Twitter o negli altri areopaghi nevrotici della contemporaneità. Temo che identica sorte sia già toccata a questo articolo, perché le carceri sono il vero argomento tabù del nostro tempo. Chi se ne occupa, e magari preoccupa, è considerato un santo, se è il Papa, e un bizzarro ipocrita, se non lo è. Il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione («Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato») è stato declassato a mera dichiarazione di intenti scandinavi da parte di chi lo vorrebbe cancellare assieme al quarto, che ha abolito la pena di morte. 

Una società che giustamente si commuove per le sofferenze inferte agli animali, poi si corazza il cuore di piombo quando affiorano le condizioni di vita bestiali dei galeotti. Le anime sensibili versano sporadiche lacrimucce di indignazione per l’innocente sbattuto in galera, ma il pensiero inconfessabile di quasi tutti è che, quando uno finisce dentro, se la sia andata a cercare. 

Se domattina l’intera popolazione carceraria venisse risucchiata da un vortice al centro della Terra, la maggioranza silenziosa che parla solo dietro lo schermo anonimo dei sondaggi si fregherebbe le mani e penserebbe: bene, un problema di meno.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/25/cultura/opinioni/buongiorno/il-papa-scandinavo-pq1U2pBihVv7c5FRaNTYJO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Rom a parte
Inserito da: Admin - Ottobre 28, 2014, 04:15:49 pm
Rom a parte

24/10/2014
Massimo Gramellini

A Borgaro, sobborgo di Torino sulla strada per l’aeroporto, la giunta di sinistra ha deciso di sdoppiare la linea numero 69. Un autobus salterà la fermata del campo rom, mentre un altro si limiterà a fare la navetta tra il capolinea e il campo. Di fatto la prima servirà i cittadini integrati e la seconda i nomadi. Un apartheid non legato a pregiudizi razziali ma a comportamenti illegali. Da troppi anni la linea 69 è l’incubo dei residenti di Borgaro. Alla fermata del campo salgono ragazzini che rubacchiano e molestano: a una adolescente hanno bruciato i capelli, a un’altra li hanno tagliati. Per qualche settimana il Comune ha fatto salire dei vigili a bordo, poi ne aveva bisogno altrove e la sarabanda è ricominciata. Fino alla proposta di ieri che fa doppiamente scalpore: perché non ha precedenti in Italia e perché a prenderla non sono stati la Lega e Casa Pound, ma un sindaco di Renzi e un assessore di Vendola.

Molti lettori condivideranno la loro scelta. E anch’io mi guardo bene dal demonizzarne le motivazioni. Le leggi valgono per tutti ed è inaccettabile che la comunità rom si arroghi il diritto di violarle con sistematicità, adducendo il rispetto di tradizioni che giustificano il furto e l’accattonaggio infantile. Eppure la soluzione adottata sembra l’ennesima pezza appoggiata sopra la ferita: più per non vederla che per guarirla davvero. Un sindaco non può fare altro che separare gli autobus, probabilmente. Ma uno Stato dovrebbe provare a riunire le persone: in nome della legge. Smettendo di ignorare chi non la rispetta.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/24/cultura/opinioni/buongiorno/rom-a-parte-4MbJwlBbD2WnGrtc3xaSWI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Libriamoci
Inserito da: Admin - Ottobre 29, 2014, 06:49:50 pm
Libriamoci

29/10/2014
Massimo Gramellini

Ascoltare un libro letto a voce alta è una di quelle godurie impalpabili che molti di noi non si concedono più dall’infanzia. Rivedo mia madre, seduta di sbieco sul letto, con una collana di favole tra le mani. Io, che già allora mi distraevo di continuo (e senza neanche avere l’iPhone), le strappavo il volume dal grembo per tornare alla pagina precedente e capire chi diavolo fossero quei sette nani. Lei si riprendeva il libro e mi sgridava: «Massimo, fai uno sforzo! Se la mia faccia ti distrae, chiudi gli occhi. Le storie più belle sono quelle che si leggono a occhi chiusi». Li chiudevo così bene che mi addormentavo quasi subito. Ma evidentemente continuavo ad ascoltare le sue favole anche nel sonno, perché me le ricordo ancora.

Da adulto ho tentato di ripetere lo schema con gli audiolibri. Funzionano in auto, durante i viaggi lunghi, a condizione di scegliere un romanzo diverso da «Cent’anni di solitudine» perché la sovrabbondanza di personaggi che si chiamano Arcadio e Aureliano mette a dura prova memorie anche meno volatili della mia. Ho dunque accolto col cuore gonfio di gratitudine la notizia che da oggi a venerdì decine di artisti entreranno nelle scuole italiane per cimentarsi con gli studenti nella lettura a voce alta dei classici. «Libriamoci» è il titolo dell’iniziativa, che sarebbe piaciuta al teorico della leggerezza Italo Calvino. Una splendida occasione per saltare le interrogazioni e smanettare sui telefonini come ossessi. Oppure per chiudere gli occhi e riscoprire quel che la velocità del vivere tecnologico sembra ignorare: il senso delle cose.

Da - http://www.lastampa.it/2014/10/29/cultura/opinioni/buongiorno/libriamoci-WX4G5LtNd15IEdTrBuzHgP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chi è Stato?
Inserito da: Admin - Novembre 02, 2014, 12:00:04 pm
Chi è Stato?

01/11/2014
Massimo Gramellini

Recita il ritornello: le sentenze si rispettano. Però non possono diventare lotterie, come accade quando sugli stessi fatti il giudizio d’appello smentisce, ribaltandolo, il processo precedente. Per l’accusa Stefano Cucchi è morto in carcere di botte e di stenti. Per il primo giudice «soltanto» di fame e di sete. Per la corte d’assise neanche di quello. Ne dovremmo dedurre che sia ancora vivo. O che si sia ammazzato da solo. E infatti è questa la versione che ci vogliono apparecchiare: Cucchi si sarebbe lasciato morire di inedia. Se medici e infermieri hanno una colpa, è di non avere insistito con la forza per nutrirlo. 

Una «responsabilità morale» ammette persino Giovanardi. E le fratture? E gli occhi pesti? E il corpo preso in consegna vivo dallo Stato e restituito cadavere alla famiglia? Una famiglia che ha sempre rispettato e aiutato le istituzioni, al punto di fornire prove a carico del figlio sul possesso di droga. Toccherà alla Cassazione mettere il timbro su questa storia allucinante, dove il latinorum dei giudici è contraddetto dalla potenza persuasiva delle foto. Purtroppo abbiamo fin d’ora una certezza: che quando una delle due sentenze risulterà sbagliata, nessun magistrato pagherà per il suo errore.

P.S. Solidarietà ai poliziotti e agli agenti penitenziari che accettano di farsi odiare dal prossimo per 1200 euro al mese. Ma il portavoce di un loro sindacato che - di fronte alla morte impunita di un uomo - dichiara: «Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute e conduce una vita dissoluta, ne paghi le conseguenze», dovrebbe fare soltanto una cosa. Vergognarsi.

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/01/cultura/opinioni/buongiorno/chi-stato-GNCigF2jCtKrLzPaRILfiP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Tiriamo diritto
Inserito da: Admin - Novembre 03, 2014, 06:06:05 pm
Tiriamo diritto

31/10/2014
Massimo Gramellini

Anche se ogni tanto la giustizia italiana fa disperare, restano intatti i suoi pilastri: certezza e rapidità. Della rapidità parleremo dopo, senza fretta. Della certezza abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione ieri, quando il Tar della Campania ha reinsediato Giggino de Magistris sullo scranno di sindaco di Napoli, da cui era stato scalzato in seguito a una sentenza di condanna. Noi banali pensavamo che per restituirgli la poltrona occorresse attendere un giudizio assolutorio di appello e invece non si finisce mai di imparare. Intendiamoci: i giudici amministrativi avranno tutte le ragioni tecniche del mondo ed è possibile che la legge Severino (che fa decadere dalla carica) si applichi solo ai parlamentari condannati in via definitiva come Berlusconi e non ai Giggini che hanno perso in primo grado. Ma è proprio questo il problema: che le leggi nostrane sono scritte così male da consentire indifferentemente a tutti di avere torto o ragione.

E ora, la rapidità. Era martedì quando Napolitano testimoniava per tre ore al Quirinale nel processo sulla trattativa Stato-mafia. In un sistema giudiziario superficiale, la bobina contenente la registrazione del suo verbo sarebbe stata trascritta la sera stessa. Da noi ha prevalso un’interpretazione più riflessiva. Mercoledì la bobina è volata a Palermo, ieri si è riposata per le fatiche del viaggio, oggi si acclimaterà e potrebbe persino cominciare a scorrere sul nastro per la trascrizione, se non fosse che incombe il ponte dei Morti e l’immane impresa verrà tentata solo la settimana prossima. Tema per le vacanze: tradurre le venti righe precedenti in tedesco.

DA - http://www.lastampa.it/2014/10/31/cultura/opinioni/buongiorno/tiriamo-diritto-WwQ5SQ41tpNdRNlZVLINiJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Signore e Signorini
Inserito da: Admin - Novembre 09, 2014, 11:04:12 am
Signore e Signorini

06/11/2014
Massimo Gramellini

«Chi», la Pravda berlusconiana a fumetti, pubblica quattro foto rubate in macchina al ministro Marianna Madia mentre lecca un cono, corredandole di allusioni da quinta elementare (sezione ripetenti) che Pierino si sarebbe vergognato di copiare. L’impressione è di uno schizzo di fango fuori tempo massimo che rilascia soltanto un senso di sconfinata tristezza. Come il clown che arriva in scena quando il circo ha già smontato le tende. Come la mano del morto nei film dell’orrore che riaffiora per l’ultima volta prima di irrigidirsi per sempre. Ma dai, ancora lì a fare battute da baùscia sfigati come negli anni della Milano da bere e dell’Italia da infinocchiare? Quale mondo si ostina a rappresentare il fermo immagine della presunta fellatio al pistacchio della Madia, se oramai persino l’utilizzatore finale galleggia arreso tra carezze ai cagnolini e visite ai pensionati? 

E’ tutto così stantio che anche la difesa del direttore Signorini assomiglia a un riflesso condizionato: perché non suscitarono altrettanto sdegno le immagini di Francesca Pascale, non ancora assurta agli altari di Arcore, eternata nell’atto di succhiare un calippo a Telecafone? Ma perché lei armeggiava con il ghiacciolo a favore di telecamera, riferendosi volutamente a quella roba lì. Invece la Madia lecca un cono da due gusti senza alcuna volontà di lanciare messaggi alla nazione. Signorini si rassegni. La ricreazione è finita e ci tocca rientrare nelle classi diroccate e allagate: a studiare qualche modo per venirne fuori.

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/06/cultura/opinioni/buongiorno/signore-e-signorini-2m383MDEqEKQEkVXAvRnmI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Chiampa cavallo
Inserito da: Admin - Novembre 12, 2014, 04:17:00 pm
Chiampa cavallo

11/11/2014
Massimo Gramellini

Per tagliare le tasse ai cittadini il governo toglie i soldi alle Regioni, che per recuperarli aumentano le tasse ai cittadini. Carta vince, carta perde: e a perdere siamo sempre noi. Mentre un Chiamparino allegro come il cielo di novembre annunciava i ferali ritocchi all’addizionale Irpef e al bollo auto dei piemontesi, mi è tornato alla mente quando Corrado Guzzanti, nei panni del ministro Tremonti, teorizzava lo schemino di cui sopra. Ma per un contribuente cosa cambia, chiedeva la Dandini. E lui: «Niente. Ma poiché negli enti locali comanda la sinistra, noi potremo dire che il governo di destra ha abbassato le tasse e che ad alzarle sono stati i comunisti». L’unica differenza tra la satira profetica e la realtà è che al governo e agli enti locali adesso c’è lo stesso partito.

Affiora l’essenza politica di Renzi: talentuosa e superficiale. Ci vuole del talento per capire che i pezzi ingordi delle istituzioni possono essere indotti a cambiare dieta solo se vengono resi ancora più odiosi ai cittadini: senza i denari statali a coprire loro le spalle, le burocrazie locali sono costrette a scegliere tra il taglio del superfluo e il taglio dei voti alle prossime elezioni. Ma ci vuole della superficialità per mettere sullo stesso piano le Regioni sprecone e quelle virtuose (ancorché appesantite come il Piemonte da un deficit frutto di errate speculazioni finanziarie). Se togli i soldi a uno sprecone, lo induci a ridurre gli sprechi. Ma se li togli a chi sprechi non ne fa, lo costringi a tagliare i servizi. Oppure a farseli pagare con un aumento delle tasse che ridurrà gli effetti del cambiamento annunciato alla solita muffa di chiacchiere.

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/11/cultura/opinioni/buongiorno/chiampa-cavallo-z5EVvDQ4eVPGixA7boHjEL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Val d’Amore
Inserito da: Admin - Novembre 17, 2014, 05:12:49 pm

Val d’Amore

14/11/2014
Massimo Gramellini

La più bella dichiarazione d’amore che ha fatto a sua moglie è stata morire. Italo Risini era una roccia valdostana. Uno di quegli splendidi pazzi che a ottantuno anni fanno ancora il bagno nei torrenti gelidi, ma anziché la polmonite si prendono un grappino. E ovviamente lo reggono benissimo. In tutta la sua vita non breve, mai aveva conosciuto un raffreddore. Una discreta tartaruga di muscoli continuava a sonnecchiargli sullo stomaco addestrato a sopportare la fame dalla pratica salutista dei digiuni con cui si curava, nella convinzione che soltanto un corpo liberato dagli impegni assillanti della digestione potesse dedicarsi alla riparazione continua di se stesso.

Ma anche questo Superman della Valle aveva la sua kryptonite: la moglie Orietta, un’erborista di Donnas con cui aveva diviso i sogni, gli entusiasmi e gli inevitabili sbadigli di un’esistenza intera. Quando Orietta nei mesi scorsi se n’è andata, l’uomo che non si ammalava mai ha deciso di raggiungerla. I figli erano grandi, l’orto e gli amici in buone mani, la vita vissuta già sufficientemente lunga e memorabile, dal momento che l’aveva abitata assieme a lei. Non c’era più alcuna vera ragione per restare indietro. Così Italo si è spento in pochi mesi senza un perché medico, ma soltanto esistenziale. Aveva capito che noi non siamo solo noi, ma anche qualcun altro che ci portiamo dentro. Vorrei salutare lui e la moglie con le parole di Neruda: «Così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno». 

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/14/cultura/opinioni/buongiorno/val-damore-9cQHtSyYTUAXwy0K5ClM0N/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Bambole e bambocci
Inserito da: Admin - Novembre 26, 2014, 05:27:56 pm
Bambole e bambocci

26/11/2014
Massimo Gramellini

Il Pd ha presentato un disegno di legge per abolire dai libri delle elementari le immagini di bambine che cucinano e cullano bambole, nella beata convinzione che siano quegli stereotipi ad alimentare il maschilismo della società e le violenze contro le donne. A me sembra che ancora una volta si giri cerebralmente intorno al punto. E il punto non riguarda la scarsa consapevolezza del ruolo della donna, ma la totale ignoranza del significato dell’amore. La mancanza, cioè, di un’educazione sentimentale. I sentimenti sono stati espulsi dal discorso pubblico. L’orrore può essere raccontato in ogni sua forma, così come la retorica melensa. Ma il sentimento no. Il sentimento viene confinato alla sfera privata per false ragioni di pudore. Solo che, a furia di confinarlo, nessuno sa più cos’è. 

Il maschio che picchia una donna è anzitutto un maleducato sentimentale. Uno per cui l’amore si esprime attraverso il possesso di un’altra persona. Mentre l’amore, come ci ha invano ricordato Platone due millenni e mezzo fa, consiste nel desiderare il bene della persona amata anche quando non coincide con il nostro. Consiste nel dare, non nel ricevere. Perciò l’amore è più forte del senso di sconfitta che ti infligge un rifiuto o un abbandono. Perché ti permette di accettare la perdita senza sentirti ferito nell’orgoglio né menomato nella tua personalità. Amare significa sapere accogliere e lasciare andare. E’ l’esatto opposto del possesso. E’ la forma più alta di libertà. Spieghiamo questo ai bimbi delle elementari, e lasciamo in pace le bambole.

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/26/cultura/opinioni/buongiorno/bambole-e-bambocci-lHKm7ZBYcmnFYehL3qK2TL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. ’Na Bce
Inserito da: Admin - Novembre 27, 2014, 03:31:15 pm
’Na Bce

27/11/2014
Massimo Gramellini

La notizia è di quelle che massaggiano il cuore: il novanta per cento della produzione mondiale di euro fasulli è fabbricato in Italia, per la precisione in una stamperia di Napoli e in una zecca nei pressi di Roma. Perché sulle cose serie il Made in Italy non delocalizza. Anzi, si appoggia a una manodopera altamente specializzata, nel solco di una tradizione manifatturiera che discende da Totò e Peppino. Novanta per cento. Un monopolio conquistato sul campo che restituisce al nostro Paese quel ruolo di guida continentale che ci era stato ingiustamente scippato dai tedeschi. Ci davano per spacciati, loro. E invece siamo stati noi a spacciare in Germania una banconota da trecento euro, mai esistita prima. Abbiamo saputo costruire una Bce alternativa, molto più creativa e ramificata dell’originale, grazie all’apertura di filiali in tutta Europa. Una sorta di Erasmus parallelo in cui i migliori esperti del settore vanno a tenere lezioni di contraffazione. 

I soliti gufi che amano parlare male dell’Italia rimarranno stupiti dall’efficienza della filiera produttiva, composta da undici associazioni a delinquere, ciascuna delle quali dedita armonicamente a un singolo aspetto della lavorazione: lo stoccaggio, il trasporto, la vendita al dettaglio. Anche noi, quando serve, sappiamo fare squadra. La nobile funzione sociale dell’impresa - aumentare le dosi di denaro in circolazione per stimolare la crescita - ha lasciato insensibili i carabinieri, che ieri hanno arrestato cinquantasei liberi professionisti. Il patriota Salvini potrebbe liberarli al più presto per riconvertire la produzione dai falsi euro alle false lire. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/27/cultura/opinioni/buongiorno/na-bce-MTf2tdfz9nFG9zcELysC6J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fattore umano
Inserito da: Admin - Dicembre 01, 2014, 04:19:27 pm
Fattore umano

28/11/2014
Massimo Gramellini

Il progetto intorno al quale Nichi Vendola intende rifondare la sinistra italiana si chiama «Human Factor» e non è una battuta, come sulle prime mi ero augurato, soprattutto per lui. Chi arriccia il naso quando Renzi va da Maria De Filippi ha scelto un nome che strizza l’occhio a un programma televisivo di successo e lascia immaginare selezioni di candidati affidate ai compagni Morgan e Mika (molto più autorevoli degli attuali addetti alla compilazione delle liste elettorali). Chi combatte gli algidi sacerdoti del capitalismo finanziario ha deciso di ricorrere alla stessa lingua universale e impersonale che quelli usano per tagliare teste e spostare denari. Il classico esempio di un’iniziativa politica che nell’atto stesso della sua nascita riconosce di avere già perduto la partita culturale, scimmiottando l’avversario che vorrebbe sconfiggere. 

I nomi non sono un’etichetta delle cose. Sono le cose. E «fattore umano» è espressione talmente forte. C’era davvero bisogno di tradurla nel latinorum parlato da una società che di quel fattore fa sistematicamente strame? L’inglese va bene per strappare un applauso nei convegni delle élite. Ma per chi ha bisogno di ritrovare consensi nei supermercati sarebbe auspicabile rivolgersi ancora all’italiano, come ha imparato a fare persino Salvini. Se il modello di riferimento restano i greci di Syriza e gli spagnoli di Podemos, il primo passo potrebbe consistere nell’accorgersi che si chiamano Syriza e Podemos, mica Left Coalition e We Can.

DA - http://www.lastampa.it/2014/11/28/cultura/opinioni/buongiorno/fattore-umano-9YwBhZU2mi9NxsToBAcCTI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Scuola Pound
Inserito da: Admin - Dicembre 01, 2014, 04:36:28 pm
Scuola Pound

29/11/2014
Massimo Gramellini

L’immagine rilanciata dai titoloni dei media sembra l’inizio urticante di un film dove nessuno si salverà. Eccola: in un punto della sterminata periferia romana appaiono cinquecento ragazzi che inalberano cartelli dai caratteri fascisti inneggianti all’italianità offesa e cercano di impedire ai bambini del vicino campo rom di andare a scuola. Nella totale assenza di qualsiasi rappresentante dello Stato, per esempio la polizia. 

Poi fioccano le ricostruzioni. I manifestanti di Casa Pound sostengono di essersi limitati a picchettare due istituti superiori, bersaglio nei giorni scorsi di un lancio di pietre da parte dei rom. Le cooperative di sinistra che lavorano con i nomadi negano il lancio di pietre e ribadiscono la versione emotivamente più dura: il picchetto fascista ha impedito ai bambini rom che frequentano le elementari di uscire dal campo per raggiungere le loro classi. Mi auguro con tutto il cuore che abbiano torto, perché picchettare una scuola è la cosa più feroce e stupida che si possa fare. La scuola è l’unica timida speranza che abbiamo di porre fine a queste guerre tra poveri che non si parlano, non si capiscono e perciò si odiano. Altro che impedire ai piccoli rom di frequentarla. Bisognerebbe trascinarvi anche quelli, purtroppo ancora moltissimi, che vengono indotti a sfuggirla per andare a mendicare. Quanto ai fascisti di Casa Pound, non riesco a credere - ma nemmeno a dimenticare - che Grillo e Salvini li abbiano legittimati come interlocutori democratici, in questa Repubblica che ha ripudiato i propri genitori e vaga sbandata e vergognosa in cerca di identità.

Da - http://www.lastampa.it/2014/11/29/cultura/opinioni/buongiorno/scuola-pound-lP2k1raejejGk2NYoNxR7J/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’Uomo Nero
Inserito da: Admin - Dicembre 03, 2014, 03:18:01 pm
L’Uomo Nero

03/12/2014
Massimo Gramellini

Bisogna pur farsi una cultura. E allora scorriamo insieme la fitta biografia del cinquantaseienne Massimo Carminati, alias Il Nero di «Romanzo Criminale», figura di punta della retata di malviventi che hanno regnato su Roma negli ultimi anni, grazie al silenzio tremebondo e in certi casi al sostegno convinto della classe politica locale. 

Picchiatore neofascista ai tempi della scuola. Terrorista nei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar). Esperto nello spaccio e nell’uso di esplosivi. Accusato dell’omicidio di due giovani militanti della sinistra milanese, Fausto e Iaio. Protagonista di una famosa rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur. Killer affiliato alla banda della Magliana, tanto che il suo nome ricorre in decine di stragi, assassini e rapine, nonché in due omicidi avvenuti nel mondo delle scommesse dei cavalli (una delle vittime cementificata, l’altra stesa direttamente in sala corse). Accusato per il delitto Pecorelli e per un tentativo di depistaggio relativo alla strage di Bologna. Ferito gravemente alla testa durante uno scontro con la polizia, mentre tentava di espatriare illegalmente in Svizzera. Custode di un deposito di armi nascosto nientemeno che dentro il ministero della Sanità. Dedito nel tempo libero a traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio. Imputato, e condannato, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Indagato per un furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma. Coinvolto nello scandalo del calcio scommesse. Il 2 dicembre 2014 viene arrestato...

Ma perché, fino a ieri dov’era? 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/03/cultura/opinioni/buongiorno/luomo-nero-95aAqRYVTQbtnkY2dgmTdP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Grazie di cuore
Inserito da: Admin - Dicembre 06, 2014, 05:18:30 pm
Grazie di cuore
05/12/2014

Massimo Gramellini

Ieri i lettori dell’edizione torinese de La Stampa hanno trovato una pagina di pubblicità firmata da due bambine, Sara e Irene, ritratte a carboncino. Erano lì per raccontare una storia di buona sanità. Quella di Stefania, la loro madre, colta da arresto cardiaco nella sala d’attesa del pronto soccorso delle Molinette e sottratta a morte certa dall’intervento immediato del personale di turno e da un’operazione d’urgenza, condotta dall’équipe di Cardiochirurgia «contro ogni logica e con una tenacia fuori dal comune». Il testo rivela la presenza di un adulto dietro le bambine. E la scelta della comunicazione pubblicitaria? Che per leggere una buona notizia bisogna pagarla. Sui media soltanto il male ha diritto a continue citazioni gratuite. 

Però è intorno a un altro sentimento che vorrei concentrare la vostra attenzione. La gratitudine. L’adulto senza nome che parla attraverso le bambine (immagino sia il padre) ha speso tempo e denaro per ringraziare. Una sorta di ex voto postmoderno. Una candela di carta che brucia i cinismi, gli imbarazzi, le autodifese, riportando in auge una pulsione dimenticata. Rendere grazie. Invece di dare tutto per scontato, o per dovuto. «Ringrazia, Massimo» è una voce che mi insegue dall’infanzia, la voce di mia madre. Troppe poche volte le ho prestato ascolto. Ringraziare sempre, chiunque e comunque è impresa da illuminati. Eppure anche noi che ci illuminiamo di rado, e solo a intermittenza, potremmo riscoprire che esprimere gratitudine almeno verso chi ci fa del bene non è solo un sintomo di educazione, ma un balsamo esistenziale, forse addirittura un moltiplicatore di fortuna.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/05/cultura/opinioni/buongiorno/grazie-di-cuore-q024Yq7HsK6vdYJelHcEyJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Capitale umano
Inserito da: Admin - Dicembre 07, 2014, 05:37:39 pm
Capitale umano

04/12/2014
Massimo Gramellini

E poi, per fortuna, ci sono ancora storie come questa. Leonardo Martini era un artista dei cruscotti per auto. Intorno al suo talento imprenditoriale aveva costruito una piccola azienda che dava da vivere a venticinque famiglie nel Vicentino. Alla boa dei settant’anni è stato colto da un male rapido e implacabile. Non aveva figli e la sua ossessione era che la fabbrica a cui aveva dedicato l’esistenza finisse in mani asettiche o malfidate. Così, sul letto di morte, ha deciso di lasciarla ai suoi operai. I quali forse adesso si scanneranno, dando ragione alla massima secondo cui l’unica società che funziona è quella dove gli azionisti sono in numero dispari inferiore a tre. O magari no, perché l’esempio non muore necessariamente con chi lo dà.

Ma qualunque sarà l’esito finale dell’eredità di Leonardo Martini, nulla potrà cancellare la speranza che il gesto di quell’uomo ha donato a questi giorni tristi e terribili, attraversati da lupi mannari che straziano le carni di una comunità nazionale già indebolita dalla crisi con sopraffazioni continue. Il capitalismo sociale non è un controsenso, ma un pezzo di storia italiana che forse ci eravamo dimenticati. In Italia non tutto è mafia, corruzione o finanza spietata che sposta i capitali come fiches, infischiandosene delle conseguenze sulla vita delle persone. Esistono, e resistono, tanti Martini che si ostinano a considerare la loro azienda un bene comune e i loro dipendenti degli esseri umani, degli amici, talvolta persino dei figli.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/04/cultura/opinioni/buongiorno/capitale-umano-HvorB2KAg02TGWa6PYhmTJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Italiani da esportazione
Inserito da: Admin - Dicembre 09, 2014, 03:12:10 pm
Italiani da esportazione

09/12/2014
Massimo Gramellini

Una fondazione filantropica con sede a Dubai ha messo in palio un milione di dollari per il professore più bravo del mondo. Dopo scremature estenuanti sono rimasti in cinquanta a contendersi il premio, e tra loro due italiani. Equamente distribuiti, una donna del Nord e un uomo del Sud. Due su cinquanta è percentuale quasi clamorosa, di sicuro superiore a quelle avvilenti che l’Italia è solita racimolare nei rapporti internazionali sulla qualità dell’istruzione. Dove sta l’inghippo? Da nessuna parte. L’inghippo, come sempre, siamo noi. E basta scorrere le storie dei due fuoriclasse nostrani per rendersene conto. Daniela Boscolo insegna ai diversamente abili di Rovigo e Daniele Manni agli informatici di Lecce, ma per il resto sembrano gemelli. Entrambi hanno colpito gli esaminatori per la passione contagiosa e lo scarso rispetto dei programmi tradizionali. Lei ha aiutato gli studenti a creare un supermercato all’interno dello scuola. Lui diverse micro-imprese già in grado di produrre utili. Entusiasti, creativi, allergici alle regole. Capaci di supplire con lo spirito di iniziativa alle carenze del sistema. Due italiani, insomma, così come se li immagina uno straniero. Quelli che, su una scacchiera in cui tutte le pedine si muovono in linea retta, sanno scartare con la mossa del cavallo. 

In una cosa il machiavellico Renzi ha ragione: l’italiano rassegnato, abulico e prevedibile di questi anni di crisi è peggio di un controsenso. E’ una controfigura che il mondo si rifiuta di consolare e finanche di comprendere. Il mondo è disposto a lasciarsi incantare, e all’occorrenza buggerare, soltanto dall’originale. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/09/cultura/opinioni/buongiorno/italiani-da-esportazione-ALjjhFq36H2pIRZOBsqczK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Vietato invecchiare
Inserito da: Admin - Dicembre 14, 2014, 05:21:25 pm
Vietato invecchiare

12/12/2014
Massimo Gramellini

Signor vigile che a Pinerolo, provincia di Torino, ha dato la multa a un pensionato di 85 anni rallentato dall’artrosi perché attraversava la strada a passo di lumaca, mi potrebbe togliere una curiosità? Mi potrebbe spiegare per quale motivo in questo Paese strabico le regole scattano come tagliole solo quando a calpestarle sono i deboli e gli indifesi? Ho visto la faccia di quel pensionato, l’ho sentito parlare sullo sfondo di un classico tinello italiano, modesto e curato. E ho pensato che, se fosse ancora vivo, sarebbe potuto essere mio padre. Ecco, lei ha appena multato mio padre. Forse ne andrà orgoglioso. Le divise fanno strani scherzi, a volte. 

La legge è sicuramente dalla sua. Il pericoloso soggetto solcava le strisce pedonali con l’andatura di un alpino che marcia in montagna controvento. Incurante del troppo rapido susseguirsi dei colori: verde, giallo, rosso. E a quel punto, come un falchetto, è intervenuto lei, sorprendendolo in flagranza di reato. Immagino che sia altrettanto reattivo e implacabile quando sulle medesime strisce sfreccia una macchina a cento all’ora, guidata da un balordo munito di coltello. E’ intervenuto e, probabilmente, ha pensato: «Poveretto, zoppica, potrei dargli una mano ad attraversare, magari accompagnarlo al bar e offrirgli un caffè... ma se mi comportassi così, infrangerei il comma f) dell’articolo 1256 bis del regolamento, come risulta modificato dal dpr 146/68 ai sensi della delega n.1128». E di fronte a una simile sfilza di numeri è evidente che la sua umanità aveva i minuti contati. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/12/cultura/opinioni/buongiorno/vietato-invecchiare-8QfrXLqWjb2aSZWxrfS2sI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La famiglia
Inserito da: Admin - Dicembre 14, 2014, 11:20:58 pm
La famiglia

10/12/2014
Massimo Gramellini

Le due notizie viaggiano sui siti l’una accanto all’altra ed è difficile sfuggire alla tentazione di prenderle per mano. La mamma di Santa Croce Camerina, accusata di avere strangolato il figlio di otto anni. E il fratello maggiore di Mango che muore di crepacuore durante la veglia funebre del cantante fulminato da un infarto trentasei ore prima. Due storie e un’unica protagonista, la famiglia. Questa struttura protettiva ma anche innaturalmente costrittiva che Platone voleva abolire, almeno per le classi dominanti, nella convinzione che estraesse il peggio dagli esseri umani. In realtà tira fuori quello che c’è. La famiglia è un pennarello evidenziatore.

Se sei di pasta buona come il fratello di Mango, talmente in equilibrio da non avere mai consentito all’invidia per il suo successo di prevalere sull’amore, la famiglia diventa il luogo dei legami indissolubili e dei sentimenti assoluti. Ma se hai qualche baco nel cuore o nel cervello e, magari una madre così immatura e incosciente da dirti che sei nata per sbaglio, non assocerai la famiglia al rifugio di un abbraccio ma all’umiliazione di un rifiuto. Puoi salvarti, e in tanti si salvano. Qualcuno evolvendo, altri accettando la menomazione e rinunciando a perpetuarla in una nuova famiglia. Oppure puoi reagire da bestiolina ferita e riprodurre il trauma che ti ha segnato la vita. Allora sarai anche tu una madre-bambina, anche tuo figlio nascerà per sbaglio, anche a lui lo farai pesare. A quel punto nella tua psiche alterata potrà scaturire di tutto. Persino l’impulso di sacrificare un innocente per regolare idealmente i conti con tua madre e con te stessa. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/10/cultura/opinioni/buongiorno/la-famiglia-dYZb0RxQZ1s9mUWyz41ZqN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Selfaggi
Inserito da: Admin - Dicembre 17, 2014, 05:39:23 pm
Selfaggi

16/12/2014
Massimo Gramellini

I selfie, per lo più sorridenti, scattati dai turisti davanti alla cioccolateria di Sydney dove un esaltato islamico stava tenendo in ostaggio decine di persone, hanno provocato giudizi definitivi sul declino dell’umanità che non mi sento di condividere. L’umanità non è peggiorata. Neanche troppo migliorata, se è per questo. Ma i cretini di Sydney sono i degni pronipoti delle anziane donne della Parigi rivoluzionaria che sferruzzavano a maglia nella piazza della ghigliottina, mentre intorno a loro cadevano le teste. La stessa smania di trovarsi nel posto in cui si fa la storia, o almeno la cronaca. La stessa speranza di attirare l’attenzione del maggior numero di guardoni. La stessa incapacità di mettersi in sintonia con la sofferenza di chi a un passo da te perde o rischia di perdere la vita. Da allora non sono gli uomini a essere cambiati, ma gli strumenti. Oggi una tricoteuse poserebbe l’uncinetto per impugnare lo smartphone. 

La potenza smisurata dei nuovi mezzi non è stata bilanciata da un analogo rafforzamento del carattere degli utenti. Oltre all’esibizionismo, i cultori del selfie estremo hanno mutuato dal mondo dello spettacolo l’ossessione per le cifre. Ciascuno ha il suo Auditel personale con cui fare i conti. E poiché ormai l’autostima si misura dal numero di seguaci su Twitter o di condivisioni su Facebook, ogni occasione è buona per incrementare il proprio indice di popolarità. Come in qualsiasi altra forma di comunicazione, il pelo sullo stomaco non è indispensabile, però aiuta.

Da -http://www.lastampa.it/2014/12/16/cultura/opinioni/buongiorno/selfaggi-2xf2Kl8sOVqXYqKLltLGyK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Effetti benigni
Inserito da: Admin - Dicembre 17, 2014, 06:00:38 pm
Buongiorno

Massimo Gramellini
Effetti benigni

17/12/2014

Qualsiasi esperto di tv avrebbe spiegato a Benigni che, se c’è una cosa che non funziona in televisione, è parlare di un argomento troppo serio per due ore consecutive senza lo straccio di un ospite, di un’immagine o di un colpo di scena e con l’aggravante di un fondale marroncino alle spalle. Ma Roberto deve essersi dimenticato di interpellarlo e così ha conquistato nove milioni di spettatori con un monologo sui Dieci Comandamenti. Le ragioni di questa performance sono almeno quattro e finiscono tutte con la à. Qualità, prevedibilità, rarità e (assenza di) pubblicità. 

La qualità del Benigni affabulatore è indiscutibile. In un Paese dove gli intellettuali pensano che per esseri seri occorra essere pesanti, e invece finiscono per essere soltanto noiosi, quell’uomo conosce la formula della leggerezza e di come coniugarla con la profondità. Poi, se da giovane era eversivo e lo guardavi pregustando o temendo l’imprevedibile, con gli anni si è tramutato in un’istituzione rassicurante e consolatoria, esattamente ciò di cui ha bisogno un pubblico televisivo stremato dagli scandali gratuiti e dalle provocazioni volgari. Nemmeno Benigni, però, riuscirebbe a essere Benigni tutti i giorni. Nell’era delle emozioni e distrazioni seriali, per attrarre l’attenzione degli altri occorre offrirgli qualcosa di raro e di eccezionale. Un evento, possibilmente non interrotto ogni venti minuti da un filotto dispersivo di pubblicità. L’altra sera abbiamo assistito all’esperimento di una tv di massa non concepita per i consumatori, ma per le persone. Una tv di servizio pubblico. Che ideona.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/17/cultura/opinioni/buongiorno/effetti-benigni-I4JcAez7C7GXk5g4nL0SMI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Amorecane
Inserito da: Admin - Dicembre 20, 2014, 12:06:56 pm
Amorecane

20/12/2014
Massimo Gramellini

Connie Ley viveva nello stato americano dell’Indiana con la sola compagnia di un pastore tedesco di nome Bela. Prima di morire ha lasciato scritto di voler essere sepolta accanto alle ceneri del cane adorato. E adesso l’esecutore testamentario pretende di mettere in pratica le sue ultime volontà, facendo sopprimere una bestia sanissima. Le leggi dell’Indiana sono dalla sua parte, perché considerano gli animali domestici alla stregua di oggetti di cui il proprietario può disporre a piacimento. Eppure le soluzioni alternative non mancherebbero e la più sensata consiste ancora nell’affidare il pastore tedesco a qualche altro umano disposto a dargli un po’ di riparo e un po’ di amore.

Amore... Quanti delitti si compiono in suo nome. Connie era convinta di amare il suo cane, come certi maschi sono convinti di amare le donne che ammazzano. Ma se desideri che una creatura muoia con te, significa che non la ami. Se picchi, tormenti, uccidi o fai uccidere una creatura che non può o non vuole più amarti, significa che non la ami. E se sostieni di compiere queste brutalità per amore, stai confondendo la passione con il possesso. L’amore non costruisce gabbie, non spezza ali e non pone condizioni. Se ami qualcuno al punto da considerarlo la tua ragione di vita, l’ultima cosa che dovresti volere è di diventare tu la ragione della sua morte. 

In fondo amare significa desiderare che la creatura amata ci sopravviva.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/20/cultura/opinioni/buongiorno/amorecane-6FpQwGm6ZJIcMHDZxiEwTM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La paura di essere italiani
Inserito da: Admin - Dicembre 20, 2014, 04:45:22 pm

18/12/2014
Massimo Gramellini

Come sostiene un mio amico che nella sua vita precedente ebbe l’ardire di impegnarsi in politica, un popolo che si ritrae terrorizzato di fronte alla prospettiva di organizzare lo spettacolo delle Olimpiadi farebbe meglio a consegnare le chiavi del proprio Paese e andare a ritirarsi altrove. Se ci consideriamo incapaci di intraprendere qualsiasi progetto senza rubare, tanto vale chiudere gli ospedali, notorio ricettacolo di creste e mazzette, e non costruire né aggiustare più case, dal momento che dietro ogni mattone è in agguato un mascalzone. La rabbia dei delusi ha partorito la prostrazione dei depressi e adesso stiamo assistendo a una resa senza condizioni. D’accordo, l’aria è viziata, ma vi sembra una buona ragione per smettere di respirare? 

In un mondo normale il dibattito non verterebbe sull’opportunità di ospitare le Olimpiadi, ma semmai sulla trasparenza da garantire agli appalti. Invece la paura e l’avvilimento ci hanno trasformato in una congrega di sconfitti, intrisi di sfiducia nei confronti del futuro e del prossimo, che predicono sciagure e scuotono di continuo la testa, opponendosi per principio a qualsiasi mutamento. E’ diventato troppo facile, ma anche troppo comodo, raccattare consensi compiacendo la parte più distruttiva e mugugnante di noi stessi. Appena dici che gli italiani fanno schifo, gli italiani ti applaudono, sbellicandosi dal ridere o sparacchiando qualche insulto. Forse perché si sentono esclusi, a torto, dalla categoria.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/18/cultura/opinioni/buongiorno/la-paura-di-essere-italiani-gRODGrETajyvBXN8FhOIjN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Gentili ascoltatori
Inserito da: Admin - Dicembre 20, 2014, 04:50:08 pm
Gentili ascoltatori

19/12/2014
Massimo Gramellini

Essendo fornito di una sola bocca ma di ben due orecchi, l’essere umano dovrebbe dedicare all’ascolto degli altri il doppio del tempo che riserva all’emissione di fiati. Dopo una rapida consultazione dei miei tabulati esistenziali, ho il sospetto di appartenere alla categoria di coloro che non hanno rispettato la proporzione tra le due attività, tendendo semmai a rovesciarla. Per riequilibrare in parte la media esiste Telefono Amico, l’associazione di volontari che lunedì festeggerà a Torino i primi cinquant’anni di servizio. Da mezzo secolo, accanto all’Italia che promette a vanvera, ce n’è un’altra che ascolta in silenzio. In prevalenza è un’Italia di ventenni e di trentenni. Per accogliere la disperazione di un depresso senza restituirgliela gravata dal peso delle proprie angosce ci vuole l’energia fresca e un po’ incosciente della giovinezza. Gli operatori svolgono un’opera di supplenza. Si sostituiscono al parente o all’amico che non c’è, o se c’è è come se non ci fosse, prendendosi cura al telefono delle paturnie di aspiranti suicidi e portatori di handicap emotivi che non hanno più voglia di vivere perché ne hanno troppa paura. 

I giovani ascoltatori non prescrivono ricette, non dispensano certezze e non seguono procedure stereotipate come i coetanei dei call center. Si mettono la cuffia e ascoltano. Le confessioni, i dolori, a volte gli insulti. E intanto che ascoltano, il loro silenzio prende vita, diventando calore per cuori congelati e luce per anime al buio. Poiché compiono il bene in silenzio, di loro non si parla mai. Eppure esistono da cinquant’anni. E ogni giorno, e ogni notte, salvano il mondo.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/19/cultura/opinioni/buongiorno/gentili-ascoltatori-FHgwVkl7qqMm3SkjYVlFdK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sono parole rivolte a tutti noi
Inserito da: Admin - Dicembre 26, 2014, 11:42:00 am
Sono parole rivolte a tutti noi

23/12/2014
Massimo Gramellini

Uno dei vantaggi del diventare anziani consiste nel potersi concedere lo sfizio di essere sinceri, a costo di apparire brutali. Il discorso di auguri, si fa per dire, nel quale Bergoglio ha mazzolato senza ritegno la Curia vaticana ricorda nei toni quello con cui Napolitano ringraziò, si fa sempre per dire, i parlamentari che lo avevano rieletto al Quirinale. Una sequela di giudizi sprezzanti e drammaticamente veri a cui i politici reagirono da par loro, spellandosi le mani nell’applaudire colui che li andava definendo inetti e incapaci. 

Poiché vantano un tasso lievemente inferiore di faccia tosta e di masochismo, cardinali e prelati si sono limitati a ostentare maschere impassibili e sguardi terrei. Del resto il Papa è andato molto oltre Napolitano, rinfacciando ai suoi sottoposti ogni malattia etica concepibile, dalla freddezza di cuore alla brama di potere, con un linguaggio insolito in quegli ambienti felpati, abituati a esprimersi per allusioni. 

Tanto per gradire, Bergoglio ha accusato gli interlocutori di «Alzheimer spirituale» e «schizofrenia esistenziale». E ha definito la Curia «un’orchestra che produce chiasso», infestata di «esibizionisti, calunniatori, diffamatori, terroristi delle chiacchiere e omicidi a sangue freddo della fama dei propri colleghi».

Dietro l’impassibilità delle vittime di tanta furia verbale si può leggere un’antica abitudine all’autocontrollo e alla dissimulazione, o forse la propensione umana a considerare le critiche come rivolte al vicino di banco e mai a se stessi. Finché a un certo punto Bergoglio se l’è presa con i traslochi sontuosi e lì nessuno – nemmeno l’interessato – ha potuto fare a meno di pensare a un nome e a un cognome. Quelli del cardinal Tarcisio Bertone, ratzingeriano in disgrazia prelatizia ma non edilizia, che si è da poco installato in un superattico con vista sulle due stanzette francescane del Papa.

Scorrendo la lista delle reprimende pontificali, si avverte un confortante senso di appartenenza, quasi di familiarità. Quando condanna l’invidia, la pigrizia mentale e il servilismo, il Papa sta parlando anche a noi, peccatori laici. Ma che a esserne così pesantemente afflitti siano gli uomini di Chiesa induce a nutrire qualche perplessità sull’efficacia della religione (almeno di quella che si trasforma in una professione) come ispiratrice di condotte morali, nonché sulle difficoltà che ogni istituzione umana incontra nel selezionare i migliori anziché i più ammanicati.

Lo sfogo del Papa voleva essere una sferzata, ma si è rivelato anche una confessione di impotenza. Se il leader di una organizzazione parla male dei collaboratori il giorno della sua nomina, si presume stia annunciando una rivoluzione. Se lo fa dopo che ha cominciato a comandare già da un pezzo, il suo lamento sa un po’ di resa. Come quando i nostri presidenti del Consiglio in carica da mesi o addirittura da anni si indignano per l’eccesso di tasse e di burocrazia. 

Nella mia ingenuità mi domando: dopo averli presi a male parole, perché un Papa libero e forte come Bergoglio non può spedire i pretoni di curia a ripassare le ragioni della loro fede in qualche lontana e disagiata missione, sostituendoli con quei pretini di periferia intrisi di amore e tenacia che tengono in piedi le parrocchie e la Chiesa?

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/23/cultura/opinioni/buongiorno/sono-parole-rivolte-a-tutti-noi-mC1Scpna3vwsF1L5DcWeYJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Capitano Ultimo
Inserito da: Admin - Gennaio 01, 2015, 04:16:58 pm
Capitano Ultimo

30/12/2014
Massimo Gramellini

Scrivo queste righe per tacitare la parte di me stesso che considera il comandante del traghetto in fiamme Argilio Giacomazzi un eroe. Nel leggere le parole che egli ha pronunciato al culmine della tragedia («Non sto molto bene, ma sarò l’ultimo a mettere i piedi fuori di qui») ci siamo commossi un po’ tutti. E la commozione ha ceduto il passo all’ammirazione quando, facendo seguire i gesti alle parole, il comandante ha abbandonato la nave soltanto dopo avere coordinato i soccorsi. Eppure non ha fatto nulla di straordinario. Come nulla di straordinario fanno i funzionari pubblici che rifiutano una mazzetta e in genere le tantissime persone che compiono ogni giorno il proprio dovere senza lasciarsi peggiorare dall’abitudine e dalla paura. 

L’avere trasformato la normalità in comportamento eroico è il frutto di una società dello spettacolo che si nutre di cattivi esempi, e se talvolta ne sbandiera di buoni non è per slancio etico ma per la necessità di variare la trama. Depurata dall’enfasi retorica, la condotta coerente di Giacomazzi nell’emergenza è un inno al lavoro ben fatto. Chi ha una responsabilità non scappa. Non si tratta di una scelta epica, ma di una prassi umana che l’esistenza di tanti capitan Tremarella, non soltanto a bordo della Concordia, ha ammantato di una vena simbolica sproporzionata alle circostanze. Gli eroi sono coloro che fanno qualcosa che non sarebbero tenuti a fare. Mentre il comandante che comanda fa esattamente ciò per cui è stato scelto. Non è dunque un eroe, ma qualcuno di più socialmente utile perché più facilmente imitabile. Un uomo. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/30/cultura/opinioni/buongiorno/capitano-ultimo-cPNKabNwrLpuGtQxDIcG0M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sono parole rivolte a tutti noi
Inserito da: Admin - Gennaio 01, 2015, 04:20:40 pm
Sono parole rivolte a tutti noi

23/12/2014
Massimo Gramellini

Uno dei vantaggi del diventare anziani consiste nel potersi concedere lo sfizio di essere sinceri, a costo di apparire brutali. Il discorso di auguri, si fa per dire, nel quale Bergoglio ha mazzolato senza ritegno la Curia vaticana ricorda nei toni quello con cui Napolitano ringraziò, si fa sempre per dire, i parlamentari che lo avevano rieletto al Quirinale. Una sequela di giudizi sprezzanti e drammaticamente veri a cui i politici reagirono da par loro, spellandosi le mani nell’applaudire colui che li andava definendo inetti e incapaci. 

Poiché vantano un tasso lievemente inferiore di faccia tosta e di masochismo, cardinali e prelati si sono limitati a ostentare maschere impassibili e sguardi terrei. Del resto il Papa è andato molto oltre Napolitano, rinfacciando ai suoi sottoposti ogni malattia etica concepibile, dalla freddezza di cuore alla brama di potere, con un linguaggio insolito in quegli ambienti felpati, abituati a esprimersi per allusioni. 

Tanto per gradire, Bergoglio ha accusato gli interlocutori di «Alzheimer spirituale» e «schizofrenia esistenziale». E ha definito la Curia «un’orchestra che produce chiasso», infestata di «esibizionisti, calunniatori, diffamatori, terroristi delle chiacchiere e omicidi a sangue freddo della fama dei propri colleghi».

Dietro l’impassibilità delle vittime di tanta furia verbale si può leggere un’antica abitudine all’autocontrollo e alla dissimulazione, o forse la propensione umana a considerare le critiche come rivolte al vicino di banco e mai a se stessi. Finché a un certo punto Bergoglio se l’è presa con i traslochi sontuosi e lì nessuno – nemmeno l’interessato – ha potuto fare a meno di pensare a un nome e a un cognome. Quelli del cardinal Tarcisio Bertone, ratzingeriano in disgrazia prelatizia ma non edilizia, che si è da poco installato in un superattico con vista sulle due stanzette francescane del Papa.

Scorrendo la lista delle reprimende pontificali, si avverte un confortante senso di appartenenza, quasi di familiarità. Quando condanna l’invidia, la pigrizia mentale e il servilismo, il Papa sta parlando anche a noi, peccatori laici. Ma che a esserne così pesantemente afflitti siano gli uomini di Chiesa induce a nutrire qualche perplessità sull’efficacia della religione (almeno di quella che si trasforma in una professione) come ispiratrice di condotte morali, nonché sulle difficoltà che ogni istituzione umana incontra nel selezionare i migliori anziché i più ammanicati.

Lo sfogo del Papa voleva essere una sferzata, ma si è rivelato anche una confessione di impotenza. Se il leader di una organizzazione parla male dei collaboratori il giorno della sua nomina, si presume stia annunciando una rivoluzione. Se lo fa dopo che ha cominciato a comandare già da un pezzo, il suo lamento sa un po’ di resa. Come quando i nostri presidenti del Consiglio in carica da mesi o addirittura da anni si indignano per l’eccesso di tasse e di burocrazia. 

Nella mia ingenuità mi domando: dopo averli presi a male parole, perché un Papa libero e forte come Bergoglio non può spedire i pretoni di curia a ripassare le ragioni della loro fede in qualche lontana e disagiata missione, sostituendoli con quei pretini di periferia intrisi di amore e tenacia che tengono in piedi le parrocchie e la Chiesa?

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/23/cultura/opinioni/buongiorno/sono-parole-rivolte-a-tutti-noi-mC1Scpna3vwsF1L5DcWeYJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Cinepanettone digeribile
Inserito da: Admin - Gennaio 01, 2015, 04:23:47 pm
Cinepanettone digeribile

27/12/2014
Massimo Gramellini

Da quanto tempo non vi succede di andare a vedere un film di Natale che fa sorridere e pensare per due ore, senza che una delle attività boicotti per forza l’altra? Da quanto tempo all’uscita di un film di Natale non vi capita di evitare lo sguardo dei vicini, nel timore si accorgano che avete gli occhi lucidi, salvo scoprire che i loro sono più rossi dei vostri, nonostante i titoli di coda abbiano concesso qualche minuto a tutti per recuperare un contegno accettabile? Da quanto tempo un film di Natale non vi infonde una carica benefica, la sensazione che il mondo sia ancora modificabile da uno sforzo comune dei perseguitati, capace di unire le loro debolezze anziché accentuare le divisioni facendo il gioco dei persecutori? 

La sera di Natale sono andato a vedere «Pride», una commedia inglese che racconta la storia vera di una piccola comunità di gay e lesbiche londinesi che decidono di sostenere i minatori di un paesino del Galles in sciopero contro la Thatcher. Sullo schermo, e a specchio dentro di me, ho visto transitare la vergogna, l’imbarazzo, la diffidenza, la scoperta, l’accettazione e l’orgoglio più forte anche della sconfitta. Persino lo scambio dei ruoli, con i minatori «machi» che partecipano al Gay Pride per supportare i loro imprevedibili amici. Una doccia emotiva da cui si esce ripuliti e smaniosi di costruire qualcosa. 

Da quanto tempo avevo dimenticato a cosa servono i film di Natale? Ecco, adesso me lo ricordo: a ridarci nostalgia del futuro.

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/27/cultura/opinioni/buongiorno/cinepanettone-digeribile-A7he7cIKAiwZ2D5iPuOSgN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Checkpoint Charlie
Inserito da: Admin - Gennaio 10, 2015, 11:20:34 am
Checkpoint Charlie

09/01/2015
Massimo Gramellini

A chi impugna mitragliatrici per sterminare matite, e a chiunque si sottometta a qualcosa di diverso dalla propria coscienza, ci piacerebbe spiegare che avventura faticosa e fantastica sia la libertà. Ma non lo faremo, perché la libertà non si può spiegare. Si può soltanto respirare senza pensarci, come l’aria, e come l’aria rimpiangerla quando non c’è più. A differenza dei dogmi, non reclama certezze e non ne offre. I suoi mattoni sono i dubbi e gli errori, gli slanci e gli abusi. I suoi confini sono labili, mobili. E la sua rovina è l’assenza di confini, che le toglie il piacere sottile della trasgressione. 

La forma estrema, per molti incomprensibile, di libertà è la satira. Offensiva, provocatoria e irrispettosa per definizione, ribalta ostinatamente il punto di vista, perciò è detestata dai possessori di verità assolute e dai fautori delle religioni, categoria ideologica di cui fa ormai parte il Politicamente Corretto caro agli americani. 

La satira non è mai blasfema, perché non si occupa dell’assoluto, ma del relativo. Non di spiritualità, ma di umanità. La satira non manca di rispetto a Dio, casomai agli uomini che usano Dio per dominare altri uomini.

La vignetta di Charlie Hebdo che più di ogni altra è costata la vita ai suoi autori raffigurava un Profeta disperato per il tasso di stupidità degli integralisti islamici. Non era un attacco a Maometto, ma a un gruppo di fanatici superstiziosi e ignoranti che in suo nome ammazza le donne che vogliono andare a scuola e i maschi che bevono e fumano.

L’attenuante della provocazione che è echeggiata in queste ore sul «Financial Times» - la bibbia di un’altra religione dogmatica, quella dei soldi - è il sintomo di quanto sia ancora lunga e avvincente la marcia verso la libertà. C’è stato un tempo non lontano in cui le corna erano considerate un’attenuante per l’uxoricida e la minigonna per lo stupratore. Arriverà il giorno in cui anche l’accettazione dell’uso, e persino dell’abuso, di satira diventerà qualcosa di scontato. Intanto la guerra continua, e si combatte dentro di noi.

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/09/cultura/opinioni/buongiorno/checkpoint-charlie-fgKcpl9gDlwN70cufbcSrM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Je suis Tottì
Inserito da: Admin - Gennaio 13, 2015, 04:43:09 pm
Je suis Tottì

13/01/2015
Massimo Gramellini

Scendendo dai massimi sistemi all’unica religione di massa ancora praticata in Europa, il calcio, fa riflettere che il presidente laziale Lotito abbia considerato l’esultanza di Totti una provocazione. Dopo avere segnato il secondo gol, e che gol, il capitano della Roma si è fatto un autoscatto con i tifosi giallorossi. Si potrà discutere sulla sempre maggiore complessità delle pratiche di festeggiamento negli stadi. E chi ha i capelli bianchi, o non li ha proprio più, forse rimpiangerà le esultanze composte dei campioni del secolo scorso, che si limitavano ad alzare le braccia al cielo e a scambiarsi pacche virili con i compagni. Ma una cosa è sicura: il gesto di Totti era una manifestazione di gioia e non di strafottenza, quale sarebbe stato un autoscatto sotto la curva abbacchiata degli avversari. Eppure il presidente della Lazio, che sa di latino ed è uomo di vaste letture, vi ha intravisto nientemeno che un’istigazione alla violenza. 

Come il filosofico Lotito sa bene, nel mondo della materia tutto è duale e dunque lo stesso gesto produce effetti sia positivi sia negativi. Un gol, per esempio, mette qualcuno di buon umore e getta nello sconforto qualcun altro. La differenza fra gioia e provocazione la fa l’intenzione. Anche delle vittime. Spesso, infatti, ci si sente tali per narcisismo. Perché si è convinti che gli altri, quando fanno qualcosa che ci dà fastidio, stiano pensando a noi. Offendersi è diventato un modo di darsi importanza. Invece non siamo quasi mai al centro dell’attenzione altrui, purtroppo. Cioè per fortuna. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/13/cultura/opinioni/buongiorno/je-suis-tott-RinUl85O6uYYEVSZ7fWBBP/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Effetto Corazziere
Inserito da: Admin - Gennaio 15, 2015, 11:49:33 am

Effetto Corazziere
15/01/2015

Massimo Gramellini

La vulgata più diffusa sostiene che il successore di Napolitano non dovrà piacere a tutti gli italiani ma a uno soltanto, Matteo Renzi. Al quale piacciono moltissimo gli italiani che non fanno ombra a lui. Una suora di clausura ultrà della Fiorentina o un eremita con trascorsi nei boyscout sarebbero perfetti. Ma poiché la politica è l’arte del compromesso, il giovane premier potrebbe farsi andare bene anche un notabile di seconda fila, purché sprovvisto di profilo Twitter, rigorosamente allergico alle telecamere e disposto a limitare il suo raggio d’azione al taglio silenzioso dei nastri e alla firma notarile dei decreti.

Chi impresta a Renzi un disegno simile sottovaluta però il cosiddetto Effetto Corazziere. Prendete l’essere più anonimo della Terra, uno a cui lo specchio del bagno chiede di continuo «non ti vedo, dove sei?», e mettete ai suoi lati due corazzieri. Al primo scatto di speroni il nostro uomo avvertirà un brivido lungo la schiena. Al secondo, un lieve senso di vertigini. Al terzo impugnerà un microfono di passaggio per lanciare un severo monito. È da quando esiste la Repubblica che le cose funzionano così e non risulta che la natura umana sia mutata nel frattempo. Tanto varrebbe, allora, provare a rovesciare lo schema e spedire al Quirinale una soubrette della politica, un ego ipertrofico al quale i corazzieri diano persino un po’ fastidio. Peccato che Renzi non abbia ancora l’età, altrimenti il candidato ideale sarebbe lui. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/15/cultura/opinioni/buongiorno/effetto-corazziere-APM5b1QF5VsBIzpNmQ5hxN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Porgi l’altra nocca
Inserito da: Admin - Gennaio 16, 2015, 11:11:38 pm
Porgi l’altra nocca

16/01/2015
Massimo Gramellini

Per Papa Francesco chi insulta tua madre merita un pugno. A scanso di equivoci, ha pure mimato il gesto del cazzotto. Un cazzotto metaforico, apostolico e romano, ma per chi era rimasto fermo alle carezze di Giovanni XXIII e alla predicazione pacifista del Fondatore, il cambio di mano risulta abbastanza squassante. Il Papa gesuita è un sottile argomentatore, quindi ci permetterà di portare il suo ragionamento alle logiche conseguenze. Ha dichiarato che non si può uccidere un uomo per motivi religiosi, ma che non si può nemmeno prendere in giro una religione. E lì è scattato il paragone con la mamma, intesa come paradigma degli affetti più cari. Se ne deve dedurre che per Francesco i vignettisti blasfemi di Charlie non si dovevano uccidere, ma solo prendere a pugni. 

So bene che il Papa non intendeva dire questo. Ma questo è quello che ha detto, inciampando in un paragone infelice nel desiderio di riuscire simpatico e (è il caso di dirlo) alla mano. Per delucidazioni ho telefonato a un amico parroco. Cosa deve fare uno, se gli insultano la madre? ho chiesto. E lui, dopo averci pensato un po’: se è un santo, incassa e perdona, altrimenti manda al diavolo l’insultatore e magari lo denuncia. Di pugni il parroco non ha parlato. Probabilmente sarà un prete all’antica, più da sagrestia che da bar, mentre il momento storico sembra richiedere alle figure istituzionali di assumere il linguaggio emotivo delle persone comuni. Vi ricorrerò anch’io, che istituzionale per fortuna non sono: «Gioco di mano, gioco di villano». Lo diceva sempre la mia mamma e se qualcuno osa criticarla gli mando un pugno del Papa.

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/16/cultura/opinioni/buongiorno/porgi-laltra-nocca-0tWKY1wfnmRYIHyB4hKRFJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Se questo è un bimbo
Inserito da: Admin - Gennaio 18, 2015, 06:46:52 am
Se questo è un bimbo

14/01/2015
Massimo Gramellini

Cosa vedete in queste immagini? In apparenza un boia ceceno dell’Isis di non più di dieci anni che sentenzia alla nuca due prigionieri russi impugnando la pistola come nella foto della P38 che divenne il simbolo degli anni di piombo. E’ dai tempi dei soldatini imberbi di Pol Pot che i fanatici abusano dell’infanzia per purificare il mondo. Quelli dell’Isis fanno anche di peggio. Chiamano «cuccioli di leone» bambini imbottiti di armi o di tritolo, ignorando che un leone non pratica la crudeltà né la insegnerebbe mai ai suoi cuccioli, e usano la tecnologia per irradiarne le gesta in Occidente. 

Ma qui entriamo in gioco noi. Cosa vediamo in queste immagini? Se scorgessimo soltanto un piccolo assassino, una creatura perduta che ci provoca rabbia cupa e pensieri di vendetta, avremmo abboccato al loro amo. Perché i mozzateste dell’Isis vogliono comunicarci proprio questo: che non finiranno mai, che possiamo anche ucciderli tutti, tanto resteranno i loro figli, e i figli dei loro figli, armati dello stesso odio. Quello che i mozzateste neanche sospettano è che in queste immagini noi si possa vedere tutt’altro. Non un assassino, ma una vittima. Un bimbo sfregiato, un drone umano pilotato dagli adulti alle sue spalle. E se in noi la paura e la rabbia lasceranno il posto alla pietà, quei bastardi avranno perso la scommessa. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/14/cultura/opinioni/buongiorno/se-questo-un-bimbo-nQd7Wxk9m7fQx4sGqfUxEO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La parola vigliacca
Inserito da: Admin - Gennaio 19, 2015, 07:06:17 am
La parola vigliacca

17/01/2015
Massimo Gramellini

Quando i messaggi in Rete divennero di uso comune, noi fanatici della scrittura vivemmo un momento di rivalsa. L’oralità trionfante cedeva sorprendentemente il passo a una comunicazione meno spudorata, che avrebbe consentito anche ai timidi e ai riflessivi di fare sentire la propria voce nella piazza dell’umanità. Mai previsione è stata più stropicciata dalla realtà. Che si parli della malattia di Emma Bonino o della liberazione delle ragazze rapite in Siria - per limitarsi agli ultimi giorni - sul web si concentra un tasso insostenibile di volgarità e di grettezza. Una grettezza cupa, oltretutto, raramente attraversata da un refolo di ironia.

Non mi riferisco al merito dei commenti. Nell’Occidente di Charlie ciascuno è libero di esprimere le opinioni più urticanti, purché rispettose della legge. No, è la forma dei messaggi che corrompe qualsiasi contenuto. Una radiografia di budella, una macedonia di miasmi, una collezione di frasi impronunciabili persino con se stessi. Nessuna di queste oscenità pigiate sui tasti troverebbe la strada per le corde vocali. Nessuno di quelli che per iscritto augurano dolori atroci alla Bonino e rimpiangono il mancato stupro delle cooperanti liberate avrebbe la forza di ripetere le sue bestialità davanti a un microfono o anche solo a uno specchio. La solitudine anonima della tastiera produce il microclima ideale per estrarre dalle viscere un orrore che forse neppure esiste. Non in una dimensione così allucinata, almeno. Per noi innamorati della parola scritta è una sconfitta sanguinosa che mette in crisi antiche certezze. Per la prima volta guardo il tasto «invio» del mio computer come un nemico. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/17/cultura/opinioni/buongiorno/la-parola-vigliacca-G575iV1t3bCF3WbpTGLTZM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Arturo e il Supercanguro
Inserito da: Admin - Gennaio 22, 2015, 05:26:02 pm
Arturo e il Supercanguro

22/01/2015
Massimo Gramellini

Provo a mettermi nei panni di una persona non particolarmente interessata al racconto del potere (chiunque faccia un mestiere diverso dal politico o dal giornalista). Questa persona, chiamiamola Arturo, accende il computer sul lavoro, se ne ha ancora uno, e in tutti i principali siti di informazione trova scritto a caratteri cubitali: «Italicum, sì al Supercanguro». Immagino che Arturo oscillerà tra perplessità e smarrimento. Chi è Italicum? Ed è davvero tanto importante che abbia detto sì al Supercanguro? La sera, tornato in famiglia, se ne ha ancora una, compulsa freneticamente i telegiornali e vede occhi torti e volti disfatti che si insultano come al solito ma con insolita partecipazione emotiva, come se stavolta si trattasse veramente di vita o di morte. Arturo apprende che Italicum è un mostro mutante. E infatti ha appena cambiato nome, diventando Espositum. «Espositum!», ripetono voci ansiose dentro lo schermo. «Gotor!», gridano altre, e con ogni probabilità deve trattarsi di un manga giapponese o di un’esclamazione sacra, pronunciata in una lingua della Terra di mezzo nota soltanto a Tolkien. Arturo è scosso soprattutto dal sovraffollamento degli scranni parlamentari. Quando si discuteva di terrorismo o disoccupazione erano desolatamente vuoti, mentre per il Supercanguro c’è il pienone. Come è potuto accadere? L’illuminazione gli arriva durante il monologo di un sottosegretario: e se il Supercanguro fosse il marito della Supercazzola? 

Proprio così, Arturo, e purtroppo hanno fatto molti figli. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/22/cultura/opinioni/buongiorno/arturo-e-il-supercanguro-3l9l96c3lUnxl9LiBnSb0M/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Conto alla rovescia
Inserito da: Admin - Gennaio 24, 2015, 10:51:59 am
Conto alla rovescia

21/01/2015
Massimo Gramellini

Toglierò il disturbo il 15 novembre 2044, un martedì. Me lo ha comunicato population.io, il nuovo sito della Banca Mondiale che fornisce a ciascun essere umano la sua data di scadenza. Scrivi il giorno della tua nascita, il sesso, la nazionalità. E l’algoritmo scodella il verdetto. Mostrando una spavalda indifferenza nei confronti della Livella, mi sono ben guardato dal compiere le succitate operazioni. Ma una cara amica ha provveduto a digitarle al posto mio e a comunicarmene cortesemente l’esito. Così ora so. Oddìo, nella mia sconfinata umiltà ho sempre sospettato che dovesse succedere, almeno per tre giorni, però finora la faccenda era rimasta nel vago. Anche adesso, perché quella data è un semplice punto di riferimento statistico. Il resto appartiene al libero arbitrio. Se per esempio cominciassi a ridurre le fette di torta quotidiane da otto a cinque, io e il mio colesterolo potremmo scollinare il 2045 e vedere Berlusconi salire al Quirinale con i voti di Renzi. Se poi smettessi di usare la cyclette come attaccapanni postmoderno, avrei ottime probabilità di avvicinare il traguardo del 2050, quando secondo tutti gli algoritmi la disoccupazione giovanile in Italia sarà completamente scomparsa per mancanza di giovani.

Se invece la data del trasloco fosse proprio quel 15 novembre, spero almeno di arrivarci preparato. Senza conti in sospeso. E con una voglia matta di vedere cosa c’è dall’altra parte e trovare il modo per mandarvi un Buongiorno anche da lì. Mi scoccerebbe solo se il Toro l’anno dopo vincesse lo scudetto. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/21/cultura/opinioni/buongiorno/conto-alla-rovescia-ubFMKj4sTbVkZGCg2NNrfN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La macchina del panico
Inserito da: Admin - Gennaio 30, 2015, 05:10:34 pm
La macchina del panico

28/01/2015
Massimo Gramellini

E alla fine la Tormenta del Secolo che avrebbe dovuto sommergere New York sotto un metro di neve si è rivelata una normale spruzzata di stagione. Scuole chiuse, uffici chiusi, metropolitane chiuse. Solo la Borsa di Wall Street è rimasta aperta, ma quelli ne sanno sempre una più del diavolo. La notte scorsa gli spazzaneve solcavano le strade deserte in cerca di qualcosa di consistente da spazzare, mentre i meteorologi e il sindaco addetto alle brutte figure giustificavano il fallimento dei loro pronostici di sventura escogitandone uno ancora più eclatante. «Non fidatevi! Non uscite di casa! Il peggio deve ancora arrivare». Non è arrivato. Ma le televisioni, sempre sensibili al richiamo dell’autorità e consapevoli delle potenzialità commerciali di una bella ondata di panico, hanno allestito dirette intrise di ansia. Reporter intabarrati dentro giacche a vento da spedizione polare agitavano i microfoni pelosi verso il cielo, descrivendo tempeste di neve immaginarie sotto lo sguardo asciutto dei rari passanti. 

Il lettore prudente starà pensando che un allarme esagerato è comunque preferibile a un mancato allarme. E’ la teoria dei pessimisti, i quali prevedono che tutto andrà male per potersi poi rallegrare del fatto che sarebbe potuto andare peggio. Ed è anche la teoria dei paraculi. Amministratori ed esperti prediligono passare per apocalittici che per superficiali. Li sfotto, eppure li capisco. Se scivolassi su una lastra di ghiaccio, darei subito la colpa al sindaco invece che alle mie scarpe sbagliate. Ci trattano da bambini, ma forse un po’ ce lo meritiamo. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/01/28/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-del-panico-p8VAoGtx1PCnzVfkOdI99H/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’avido non fa il monaco
Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2015, 02:30:25 pm
L’avido non fa il monaco

11/02/2015
Massimo Gramellini

Nella ormai celebre lista di evasori innamorati della Svizzera non si trova traccia di pesci piccoli, smaniosi di sottrarre qualche sommetta alla rapacità dell’erario. I dirottatori di denaro pubblico appartengono tutti alla categoria dei multimiliardari, ai quali i soldi delle tasse non servono affatto. Alcuni casi sono persino schifosi, come quello dell’ex premier socialista (!) Papandreu che di giorno piangeva miseria per il popolo greco e la sera imboscava vagonate di euro in un conto segreto intestato alla madre. Ma in genere questa sfilata di teste coronate e di teste montate si caratterizza per una disponibilità economica superiore a qualsiasi esigenza e, forse, decenza. Se sei un campione di Formula Uno, una rockstar o il padrone del Banco Santander e possiedi mille fantastiliardi, cosa ti cambia lasciarne la metà al fisco? Te ne restano comunque cinquecento, con i quali potrai provvedere ampiamente ai bisogni tuoi e dei tuoi cari per le prossime trentotto generazioni. Il resto lo rimetti in circolo a vantaggio della comunità, per migliorare quei servizi di cui peraltro anche tu fruisci. Non è questione di moralismo, ma di un minimo sindacale di senso civico, oltre che di riconoscenza nei confronti della vita e delle persone meno fortunate di te che, avendoti eletto a loro punto di riferimento, hanno contribuito a renderti ultraricco. 

L’avidità è una bestia feroce, specie quando si abbina con la megalomania. Ma nella mia sconsolante ingenuità pensavo che avesse un limite - il centesimo lingotto d’oro, il terzo aereo privato - oltre il quale anche l’accumulatore più accanito intravedesse l’esistenza del prossimo. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/11/cultura/opinioni/buongiorno/lavido-non-fa-il-monaco-TKuqiR34YzWjuH2clTR4GM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Sono giordano (ma da lontano)
Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2015, 02:39:40 pm
Sono giordano (ma da lontano)

07/02/2015
Massimo Gramellini

Sono rimasto colpito dalla fierezza con cui il popolo giordano ha reagito all’esecuzione del pilota arso vivo dai boia del Califfato. Le immagini delle manifestazioni di piazza catturano gesti composti e sguardi asciutti, rivolti verso un punto lontano. Nel comportamento dei familiari, dei soldati e dei civili non si respira isteria, ma una rabbia fredda che si appoggia a una terribile volontà. Talvolta il desiderio di vendetta sa sprigionare una forza ammaliante. Persino il piccolo re, finora conosciuto soprattutto per essere il marito della regina, appare trasfigurato e pronto alla pugna come un antico cavaliere.

Guardando quei volti e quegli occhi ci si accorge di quanto l’Europa sia ormai lontana dal frequentare certe pulsioni. Settant’anni di pace ininterrotta l’hanno trasformata, per fortuna e per sempre, in qualcosa di diverso. Di più molle, forse, ma di più evoluto. Non è disposta a morire e a dare la morte, nemmeno per opporsi a una banda di fanatici che intende sterminarla. La ragione viene in soccorso, rammentando quanti vasi di Pandora gli americani hanno scoperchiato negli ultimi anni in Medio Oriente con la loro smania di menare le mani. Alla furia giordana gli europei sentono di potere offrire un supporto morale, logistico e (con moderazione) economico. Qualche aereo, ma neanche un uomo. Assistono alla guerra dichiarata dall’Isis al resto del mondo come gli spettatori di un film. Consapevoli - è successo a Parigi giusto un mese fa - che in ogni momento il cattivo può uscire dallo schermo e puntare l’arma contro la platea.

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/07/cultura/opinioni/buongiorno/sono-giordano-ma-da-lontano-1rzBmvAsVezlQIPiMSnD1I/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Fai la cosa ingiusta
Inserito da: Admin - Febbraio 13, 2015, 02:42:54 pm
Fai la cosa ingiusta

06/02/2015
Massimo Gramellini

Ogni giorno dal monte dei paradossi della burocrazia si stacca una pietra e rotola a valle, dove qualche tignoso la raccoglie e la mostra alla luce del sole, nell’ingenua convinzione che il suo gesto serva a qualcosa. L’ultima pietra raccolta dai colleghi della cronaca di Torino si chiama Kassim, un fruttivendolo di Porta Palazzo fermato per clandestinità dallo stesso corpo di vigili urbani che pochi mesi prima lo aveva premiato come cittadino esemplare. La sua storia sembra scritta da De Amicis e rifinita da Stephen King. Kassim arriva dal Marocco munito di permesso di soggiorno. Commette un reato e finisce in carcere, dove si converte al cristianesimo. Torna in libertà e il destino lo mette alla prova, presentandosi sotto forma di un borsello smarrito che contiene la pistola di un vigile urbano. 

Kassim restituisce la pistola e diventa quello che nel linguaggio emotivo dei nostri tempi si definisce «un eroe». I vigili di Torino lo invitano alla loro festa e gli consegnano un orologio che nel quadrate reca lo stemma della città. Kassim ringrazia, anche se si accontenterebbe di un dono più banale. Il rinnovo del permesso di soggiorno, che da tempo i suoi avvocati chiedono invano al giudice di pace: per un convertito al cristianesimo, il ritorno in Marocco significherebbe la galera. Invece del rinnovo, al fruttivendolo arriva un controllo. Lo affronta senza paura poiché a compierlo sono i vigili urbani. I suoi amici. Che infatti lo sbattono subito nel centro di espulsione più vicino. Secoli di ottusità hanno eretto un sistema dove per rispettare le leggi si compiono le ingiustizie.

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/06/cultura/opinioni/buongiorno/fai-la-cosa-ingiusta-R3tR35v14TRMZHdmWhQzGL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La cuoca di Briatore
Inserito da: Admin - Febbraio 21, 2015, 09:26:07 am
La cuoca di Briatore

21/02/2015
Massimo Gramellini

Non bastasse il caso del serioso Gino Paoli, di cui nessuno avrebbe mai osato supporre che fosse un cantante d’evasione, i soliti maligni sospettano che anche dietro i 39 milioni di dollari rintracciati sul conto svizzero della cuoca di Flavio Briatore si nasconda una truffa per eludere il fisco. In pochi sono disposti a riconoscere al raffinato gourmet anglo-cuneese il legittimo desiderio di ingaggiare a qualsiasi prezzo la chef migliore del pianeta per commissionarle il suo piatto preferito, la Caviella, una crema di caviale alle nocciole da spalmare su banconote da cento euro leggermente tostate. 

Il particolare che la signora non fosse a conoscenza del cospicuo lascito sembra avere incuriosito i magistrati, biliosi e inappetenti come tutti i comunisti, mentre testimonia soltanto la bravura del manager battente bandiera monegasca nel motivare le maestranze. Chiunque sarebbe stato capace di spadellare meraviglie in cambio del prodotto interno lordo del Ghana o dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo. Invece la cuoca di Briatore cucinava soltanto per il piacere di strappare un rutto griffato di soddisfazione al suo committente. Poiché la signora risulta al momento disoccupata in quel di Brescia, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di lasciarle la disponibilità del conto di cui era l’inconsapevole beneficiaria. Del resto ogni epoca ha gli imprenditori che si merita. Michele Ferrero seppe arricchire una provincia intera. Che Briatore arricchisca almeno la sua cuoca. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-cuoca-di-briatore-ftpnngFDBQRumE2rHopC7L/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Dillo in italiano
Inserito da: Admin - Febbraio 21, 2015, 09:27:00 am
Dillo in italiano

20/02/2015
Massimo Gramellini

Se anche voi non sopportate chi in ufficio si dà la mission di proporre uno step che esalti il brand e individui una location dove briffare i competitor. Se anche voi, ogni volta che al telegiornale qualche politico affamato di poltrone denuncia problemi di governance, vi monta un tale prurito alle dita che avreste voglia di killarlo, ma vi limitate a schiacciare il tasto del telecomando come se fosse un ragno. Se anche voi pensate che quando qualcuno non sa cosa dire lo dice in inglese, specie se non sa neppure l’inglese, allora vi suggerisco di leggere e firmare la petizione all’Accademia della Crusca lanciata su «Internazionale» da Anna Maria Testa e rintracciabile ai seguenti indirizzi: Change.org e #dilloinitaliano.

Nell’aderirvi entusiasticamente col maestro e collega di corsivi Michele Serra di «Repubblica» si è pensato di allargare il campo di battaglia a un’altra e forse speculare deformazione del linguaggio. L’abuso di romanesco che ci viene inflitto ogni giorno in televisione, specie e purtroppo sui canali del servizio pubblico. Nelle fiction, come nei programmi di intrattenimento e di giornalismo, sembra diventato indispensabile ostentare una cadenza strascicata che della lingua immortale di Trilussa conserva soltanto la buccia, mentre la polpa è ridotta a uno sciatto e arrogante balbettio, spesso incomprensibile oltre la cerchia dei sette colli. L’invito a politici, attori e commentatori che vivono in quella splendida location è di compiere uno sforzo di umiltà a beneficio di noi provinciali. C’è di sicuro una parola italiana per dire location. Ma ce ne deve essere una persino per dire annamo. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/20/cultura/opinioni/buongiorno/dillo-in-italiano-Ei6qP1ITGukFhxFOvO1aiI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Alfano e Rovina
Inserito da: Admin - Febbraio 24, 2015, 04:44:11 pm
Alfano e Rovina

12/02/2015
Massimo Gramellini

Berlusconi ha annunciato che dal 9 marzo sarà «di nuovo pienamente in campo». In tempi e nazioni normali sarebbe un’affermazione patetica. Un politico di quasi ottant’anni con la fedina penale macchiata che si butta alla riconquista dell’elettorato perduto in un ventennio di promesse deluse. Quello che fu il suo popolo è ormai matteizzato: i moderati ascoltano le sirene di Renzi e gli estremisti palpitano per le felpe di Salvini. Spazio in mezzo non ce n’è. O forse non ce n’era. Perché l’altra sera è accaduto l’imponderabile. Sul palco di Sanremo, Albano e Romina hanno rimediato un formidabile 59% di share, spalancando ghiotte prospettive nostalgico-canagliesche all’Highlander di Arcore. Esiste un’Italia che va matta per le ribollite. Che rivaluta il kitsch, illudendosi di averne preso le distanze. Ed è sempre smaniosa di sciogliersi davanti allo spettacolo ad alto tasso lacrimatorio di una riunificazione.

Certo, l’impresa è improba. Per toccare le corde profonde dei fan di «Felicità», Berlusconi non dovrebbe rappacificarsi solo con una Romina, ma con un intero esercito. Alfano, Fini («che fai, mi riprendi?»), Casini, Buttiglione. E poi Donna Veronica ed Emilio Fede, andando a ritroso fino ai compagni della prima ora, come l’indimenticato Frankenstein di tutti i sondaggisti, Gianni Pilo. Ma una volta rimessa insieme la Band, non gli resterebbe che tornarsi a sedere dietro la scrivania usata nel 1994 (i libri di sicuro sono ancora lì) e ricantare ai telespettatori la celebre romanza «L’Italia è il Paese che amo». Vuoi vedere che un 59% lo rimedia ancora anche lui? 

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/12/cultura/opinioni/buongiorno/alfano-e-rovina-Xrxfpx2LBv2HYhyl0g27cJ/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mozione e rimozione
Inserito da: Admin - Marzo 07, 2015, 03:57:39 pm
Mozione e rimozione

28/02/2015
Massimo Gramellini

Ieri l’Italia ha riconosciuto la Palestina per quasi cinque minuti, il tempo intercorso tra la mozione favorevole del Pd e quella irta di distinguo dei suoi alleati di centro, entrambe approvate dalla maggioranza dei parlamentari con il sostegno entusiasta del governo. Poi uno si chiede come ci vedono all’estero. Così. Nei secoli infedeli. Adulteri esistenziali, incapaci di rispettare un patto e di finire una guerra dalla parte in cui l’hanno incominciata. Il Paese degli inciuci e dei distinguo, delle leggi dove il secondo comma contraddice sistematicamente il primo. Di un primo ministro (Berlusconi, ma Andreotti non fu da meno) che la mattina visitava in lacrime un ospedale di Gaza e al pomeriggio abbracciava calorosamente i deputati di Tel Aviv. In Italia, diceva Flaiano, la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Alla schiena dritta si preferiscono le evoluzioni dei dervisci e alle mosse rigide delle torri quella del cavallo, un passo avanti e due di lato, ma solo per tornare a farne uno indietro. 

Gli esperti sapranno sicuramente spiegarci le sfumature di questo ridicolo o forse geniale pateracchio che ha rassicurato gli israeliani e illuso i palestinesi senza deluderli del tutto, lasciando una porta aperta, per quanto spalancata sul vuoto. Tanto vale rassegnarsi. Accettare il talento cialtrone che il mondo intero ci riconosce. Sorriderne, magari. E continuare a esercitarlo con la professionalità che, almeno in questo campo, non ci è mai venuta meno.

Da - http://www.lastampa.it/2015/02/28/cultura/opinioni/buongiorno/mozione-e-rimozione-voXYdSMjwxyrmBF3ijPFFK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Io non so chi sono io
Inserito da: Admin - Marzo 09, 2015, 05:02:42 pm
Io non so chi sono io

06/03/2015
Massimo Gramellini

Secondo i giornali spagnoli che ne accudiscono amorevolmente ogni sospiro, al risveglio dall’incidente Alonso avrebbe detto ai medici di Barcellona: «Mi chiamo Fernando, sono un pilota di kart e sogno di correre in Formula Uno». Non ricordava nulla degli anni trascorsi alla Ferrari – quelli preferiamo dimenticarli anche noi – ma neppure dei due titoli mondiali conquistati in carriera. Il campione ultratrentenne era di nuovo un adolescente con la mente sgombra e i sogni intatti. Dopo una settimana è tornato normale, cioè gravato di rimorsi e rimpianti come tutti. La notizia della sua smemoratezza a tempo determinato segue la storia del medico pavese che nel 2013 si era risvegliato dal coma con la convinzione di trovarsi nel 2001. Incredulo di fronte all’euro, ai capelli di Berlusconi, all’idea che quei giovanotti che si ostinavano a chiamarlo papà fossero i figli che aveva lasciato alle elementari.

La tentazione di invidiarlo è forte. Una vita senza memoria profuma di libertà. Come quando svuoti di informazioni un computer sovraccarico e le sue mosse diventano subito più rapide e leggere. Ripartire da zero o almeno da un punto gradevole del passato: l’anno del primo bacio o dell’ultimo scudetto, che nel mio caso purtroppo coincidono. Ma è una tentazione che dura un attimo. Poi subentra il sospetto che passare una gomma sulla propria vita sia la sconfitta suprema. Senza la ringhiera della memoria si rischia di precipitare nel vuoto. Conoscere è ricordare. Era il titolo di una versione dal greco di Platone in cui presi quattro, se ricordo bene.

Da - http://www.lastampa.it/2015/03/06/cultura/opinioni/buongiorno/io-non-so-chi-sono-io-Ed7CTzsnEkLdisR1fzS30O/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Mia compagna adorata, l’immagine della malata...
Inserito da: Admin - Marzo 09, 2015, 05:23:45 pm
Massimo Gramellini

Mia compagna adorata, l’immagine della malata terminale olandese che chiede di visitare la mostra di Rembrandt mi ha allargato il cuore. Ma quella del malato terminale belga che chiede di portare la figlia alla partita del Bruges me lo ha straziato. Credimi, cara, ho ammirato anch’io la scelta della signora. Però è nel tifoso ossessivo che mi sono identificato. In questa foto vedo tre bambini, e il più piccolo è l’adulto che prima di andarsene altrove (in Belgio si può) ha voluto prendere per mano la figlia e concederle un’ultima passeggiata. Avrebbe potuto portarla alle giostre o a una mostra di Rembrandt. Invece l’ha trascinata allo stadio perché probabilmente suo padre aveva fatto lo stesso con lui. È la visita iniziatica dentro la manona di papà che poi ci frega per tutta la vita. Un rito insulso. E allora come mai mi viene da piangere? Capire tu non puoi, direbbero Battisti e Mogol. Io aggiungo: per fortuna. Ti amo perché pensi, giustamente, che chi visita un museo sia più evoluto di chi va allo stadio. Ma, per quanto mi sforzi, io non sono evoluto. Sono un maschio. E il mio virus preferito rimane quello che si condivide con la propria tribù e che un padre trasmette ai figli in un campo puzzolente, prendendoli per mano. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/03/07/cultura/opinioni/buongiorno/lultimo-desiderio-qMrR4WRqySK5GVT6byKneN/pagina.html

 



Titolo: Massimo GRAMELLINI. La profezia
Inserito da: Admin - Marzo 16, 2015, 11:55:25 pm
La profezia

14/03/2015
Massimo Gramellini

Papa Francesco ha infranto l’ultimo tabù, parlando di morte. La sua. Tra due o tre anni, ha detto. Nessuna malattia invasiva e neanche un lento avvelenamento, come hanno subito sospettato i malpensanti che lo immaginano circondato non proprio da amiconi. Si tratta soltanto, per usare le sue parole, di «un piccolo, vago sentimento». La sensazione, inspiegabile e indimostrabile come tutte le sensazioni, che il suo tempo sia giunto quasi alla fine. 

Allo sgomento con cui è stata accolta l’autoprofezia fa da contraltare la serenità di chi l’ha pronunciata. Un uomo vicino agli ottant’anni che ha talmente vissuto da avere perso la paura di morire. Il contrasto con gli altri potenti della Terra non potrebbe essere più abbacinante, e stavolta per ragioni meno superficiali di una cena al self-service o della scelta di un paio di scarpe rotte. In un mondo dove i grandi vecchi cercano di ingannare la morte millantando inesistenti soprassalti di giovinezza e coltivano un tale terrore delle proprie rughe da stirarsele di continuo come i peli di una moquette ormai lisa, quest’uomo ostenta senza compiacimenti né drammi il declino del corpo e l’avvicinarsi del distacco. Così facendo, ancora una volta, si accosta al sentire della gente comune, ai tanti vecchietti che animano i pranzi familiari allargati della domenica con la previsione, l’annuncio, talvolta addirittura l’auspicio di una loro imminente dipartita. Una tecnica sottile per illudere gli eredi e intanto continuare a comandare. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/03/14/cultura/opinioni/buongiorno/la-profezia-9N2n97VdknrFMqx42SW9wM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il meglio di un uomo
Inserito da: Admin - Marzo 28, 2015, 04:30:05 pm

21/03/2015
Massimo Gramellini

Il cortile di un pronto soccorso californiano. E un medico, appena uscito dalla sala operatoria dove ha provato invano a salvare un ragazzo ricoverato in condizioni disperate, che si appoggia al muretto con la testa china. La foto, scattata da un collega forse coinvolto nel medesimo intervento, è l’istantanea di una sconfitta, il momento in cui ogni persona si ritrova sola con i propri fantasmi. Eppure in poche ore l’emozione catturata da questa immagine ha fatto il giro del mondo. Deve avere toccato qualche corda viva che le dosi quotidiane di cinismo non sono ancora riuscite ad anestetizzare. Racconta la storia drammatica e purtroppo comune di un medico che voleva risolvere un caso disperato e non c’è riuscito. Ci ha creduto, ci ha provato, ha perduto. Per lui quel ragazzo era uno sconosciuto. Però era lo sconosciuto che la vita gli aveva affidato, assegnandogliene la responsabilità. 

La foto rubata compie il miracolo. Cogliendo la dimensione umana in un’intimità quasi pornografica, trasforma la tragedia in riscossa. Il dolore di questa persona dà improvvisamente un senso a tutto quello che fa. Dovrebbero farne un poster e appenderlo nelle facoltà di medicina.

Da - http://www.lastampa.it/2015/03/21/cultura/opinioni/buongiorno/il-meglio-di-un-uomo-lpD2huaPdZ7MGLM1dmd7qI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Siamo tutti tedeschi
Inserito da: Admin - Aprile 16, 2015, 11:45:50 am
Siamo tutti tedeschi

28/03/2015
Massimo Gramellini

Se una piccola lezione si può trarre dalla tragedia innescata dal pilota kamikaze è la precarietà di certi pregiudizi sedimentati nei secoli. Col passare delle ore emerge un quadro di superficialità e approssimazione assai poco tedesco. Andreas Lubitz era andato al lavoro stracciando un certificato di malattia, e questo rientra ancora nel luogo comune che immagina un italiano fare esattamente il contrario. Ma com’è possibile che l’ospedale universitario di Duesseldorf, che lo aveva in cura da mesi, non avesse sentito il dovere di cautelarsi inviando alla compagnia aerea una copia del documento che gli impediva di volare? La privacy, dicono. Ma la privacy smette di essere la priorità, quando riguarda un uomo che ha in mano il destino di vite che non sono la sua. Per quanto, secondo i giornali tedeschi, Lufthansa qualcosa sapeva. Sapeva che nel 2009 una crisi depressiva aveva reso Lubitz «parzialmente inadatto al volo». Ma cosa significa «parzialmente»? Che poteva volare solo nei giorni dispari o con la mano destra? 

Dalle prime ricostruzioni della tragedia affiora una trama fitta di smagliature: informazioni mancanti, negate, sottovalutate. Adesso si invocano regole nuove, ma come sempre sarebbe bastato rispettare quelle esistenti. O forse non sarebbe bastato comunque. Visto dall’Italia, patria del fatalismo, il dramma che ha colpito un popolo noto per la sua rigidità alimenta la sensazione che alla fine siamo tutti umani, e che lo siamo allo stesso modo: imperfetto e irrazionale. Costretti a convivere, e talvolta purtroppo a conmorire, con i nostri limiti e le nostre miserie. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/03/28/cultura/opinioni/buongiorno/siamo-tutti-tedeschi-TMkziq56qTuW9e5Rry2esK/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. I partigiani resistono e non se ne fa nulla.
Inserito da: Admin - Aprile 25, 2015, 04:42:08 pm
La Renzistenza

22/04/2015
Massimo Gramellini

L’associazione partigiani di Alessandria decide di celebrare il 25 aprile con Cofferati. Ma la sindaca Rossa, che a dispetto del cognome è renziana, pone il veto sull’ex sindacalista e propone Boschi o Pinotti.
I partigiani resistono e non se ne fa nulla. Intanto a Bologna parte la Festa dell’Unità dedicata alla Liberazione, dove non risultano invitati gli esponenti della minoranza: Cuperlo, Civati, Speranza, persino Bersani.

Sarebbe grottesco rimpiangere i riti melmosi della Prima Repubblica, ma democristiani e comunisti avevano un altro stile. Moro e Fanfani si pugnalavano dietro le quinte, però a nessuno dei due sarebbe mai venuto in mente di escludere il rivale da una cerimonia ecumenica del partito. E nel Pci il «centralismo democratico» obbligava i capi delle varie correnti invisibili a sedere sullo stesso palco, applaudendo ritmicamente le prolusioni sterminate del Signor Segretario. Ipocrisie, certo. Ma la vita politica (e non solo quella) è fatta di forme che rivestono una sostanza: la ricerca delle ragioni profonde per cui si sta insieme, pur facendosi ogni giorno la guerra. Nel Partito democratico queste ragioni semplicemente non esistono. Nemmeno la Resistenza, a quanto pare, lo è. Chi vince le primarie emargina gli sconfitti. Lo ha fatto Bersani, e ora Renzi. Colui che afferra il volante si proclama diverso, ma poi anche lui seleziona i compagni di viaggio in base al tasso di fedeltà. Dimenticandosi che alla lunga in politica (e non solo in quella) sono sempre i più fedeli a tradire. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/04/22/cultura/opinioni/buongiorno/la-renzistenza-kjBxebWNmNMYpdGoTelSLI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Exposti a tutto
Inserito da: Admin - Maggio 02, 2015, 05:12:08 pm
Exposti a tutto

01/05/2015
Massimo Gramellini

C’è una minoranza di italiani che detesta l’Expo per partito preso o furore anticapitalista. E ce n’è un’altra, altrettanto risicata, che lo ama alla follia e comprende chi intorno all’Expo ha fatto affari o spera di farne. In mezzo rema la maggioranza silenziosa e dubbiosa, che lo avrebbe voluto diverso. Con meno sprechi di tempo e di denaro, e più aderenza al progetto originario: le vie d’acqua e gli orti scomparsi, i progetti artistici rinviati o rinnegati dagli stessi che li avevano partoriti. Eppure, arrivati a questo punto, la maggioranza mugugnante non se la sente di tifare contro, di augurarsi il disastro. Sarà la speranza irrazionale che il grande evento trascini l’Italia fuori dalla crisi. O il semplice, umanissimo desiderio di fare bella figura davanti al mondo, nonostante tutto. 

Per restare al tema dell’Expo, il cibo, ci si sente come uno che ha organizzato il cenone di Capodanno, invitando amici e conoscenti, e alle sette di sera si accorge che il pane nel forno è bruciato, il droghiere ha imbrogliato sulla pasta all’uovo e la nuova serie di piatti comprata per l’occasione e pagata il doppio del suo valore si è rotta durante il trasporto. Gli verrebbe voglia di piangere e annullare la festa, ma i primi invitati sono già per strada e allora non gli resta che farsi la doccia, dare una rassettata alla sala da pranzo, apparecchiare la tavola con i piatti di carta più belli che trova e allargare la faccia in un sorriso: speriamo almeno di divertirci e che vada tutto bene. Ecco, speriamo. 

Da - http://www.lastampa.it/2015/05/01/cultura/opinioni/buongiorno/exposti-a-tutti-VdgiOiSChsFaidxQK7QDkI/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Classe dirigente
Inserito da: Admin - Maggio 10, 2015, 04:20:51 pm
Classe dirigente

09/05/2015
Massimo Gramellini

A poche ore dalla proclamazione dei risultati, in Gran Bretagna i tre leader sconfitti si sono dimessi e quello vittorioso ha già ricevuto l’incarico (reincarico, nel suo caso) dalla Regina. Se fosse solo un problema di leggi, anche noi col brutale Italicum potremmo presto vantare lo stesso genere di chiarezza istituzionale. In realtà le leggi contano molto meno dei caratteri e delle consuetudini. Nemmeno il più perfetto dei sistemi metterà mai un italiano nelle condizioni di accettare l’esito del voto o indurrà gli sconfitti a dimettersi, dichiarandosi sconfitti anziché «non vincitori». E neanche la più straordinaria riforma costituzionale potrà bonificare la vergogna della composizione delle liste elettorali, che attingono a un personale politico scadente e spesso impresentabile. 

L’infornata delle imminenti Regionali sembra un trattato sociologico sugli orrori della società: si va dal postfascista non pentito all’ex leghista che chiama i gay «culattoni», dal candidato in odore di camorra all’amico di Cosentino nella cui abitazione al momento dell’arresto fu trovato un fucile calibro 12. Se poi si pensa che tutti questi begli esemplari convivono nello stesso partito e che questo partito è quello che esprime un presidente del Consiglio che ha messo la trasparenza e il merito ai primi posti del suo programma, ci sarebbe da chiedere asilo politico alla Regina. O più banalmente da chiedere a Renzi, della cui buona fede resto convinto, di porre mano ai criteri di selezione della nuova classe dirigente, perché un baraccone zavorrato da mediocri, riciclati e inquisiti rischia di mandare a fondo noi, ma anche lui.

Da - http://www.lastampa.it/2015/05/09/cultura/opinioni/buongiorno/classe-dirigente-LgExxx84z8Je9LfSBdUDHN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Alta pensione
Inserito da: Admin - Maggio 10, 2015, 04:38:26 pm
Alta pensione

08/05/2015
Massimo Gramellini

Trovo ingiusto additare come privilegiati coloro che percepiscono una pensione da tremila euro lordi al mese. Ingiusto e emblematico del clima di invidia sociale che si respira in giro. Pensionati d’oro, li hanno chiamati. Ora, è comprensibile che tremila euro (lordi) sembrino molti a chi percepisce certi stipendi di latta, oggi assai in voga tra chi ha meno di quarant’anni e deve già ringraziare di stringere tra le mani un lavoro. Ma proviamo a metterci nei panni di un settantenne ex lavoratore dipendente (il bersaglio perfetto delle spremiture fiscali), che per tutta la vita ha accantonato una parte della retribuzione con l’idea di poterne godere negli anni del meritato riposo. Un lavoratore onesto, magari con dei figli ancora a carico, ai quali di solito la pensione del genitore finisce per essere girata quasi per intero. Perché dovrebbe essere considerato un parassita? Perché dovrebbe sentirsi in colpa e vergognarsi di pretendere ciò che gli spetta? Ha stipulato un patto con lo Stato. E ora che lo Stato lo vanifica, minacciando di restituirgli meno del dovuto, gli si toglie persino il diritto di lamentarsi, in nome di un generico appello alla solidarietà verso i più poveri che viene disatteso ogni giorno dai privilegiati veri. 

Se il «pensionato d’oro» da tremila lordi al mese ha un privilegio (di cui però non ha alcuna colpa) è di appartenere all’ultima generazione che può ancora esigere un trattamento onorevole, perché finanziato dagli stipendi dei cinquantenni. Ma questo è un discorso troppo triste e lo faremo un’altra volta.

Da - http://www.lastampa.it/2015/05/08/cultura/opinioni/buongiorno/alta-pensione-nAB8CMYusUcBTeQVFu44UL/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. La gita è finita
Inserito da: Admin - Maggio 16, 2015, 04:38:28 pm
La gita è finita

15/05/2015
Massimo Gramellini

Ma le gite scolastiche hanno ancora un senso? La tragedia del liceale di Padova precipitato dal quinto piano di un albergo milanese in circostanze ancora nebulose riporta tristemente alla ribalta un interrogativo mormorato da anni. Per i ragazzi del Novecento la gita di classe rappresentava un rito di iniziazione. Era in quella terra di nessuno, sganciata dalle consuetudini quotidiane e dalla presenza castrante della famiglia, che si scambiavano i primi baci, si prendeva la prima sbornia e si imparava a cantare in coro una canzone (di solito «Azzurro»). Si visitavano anche parecchi monumenti, a cui però solo una minoranza di esteti dedicava vera attenzione, gli altri essendo più interessati alle divagazioni goliardiche che l’atmosfera sospesa della trasferta poteva garantire.

Oggi quell’atmosfera non esiste più. I ragazzi sono connessi di continuo col mondo e hanno meno urgenza di conoscerlo dai finestrini di un pullman. Non hanno neppure il desiderio impellente di allontanarsi dalla famiglia, dove godono di ogni libertà. I genitori poveri vivono la gita come un salasso o una potenziale umiliazione. Tutti gli altri come un momento di ansia. Quanto ai professori, sono oppressi dalle responsabilità, a cui non fa da contraltare neppure il riconoscimento di uno straordinario. Molti di loro arrivano a sorteggiare il nome del malcapitato che dovrà offrirsi come accompagnatore. Proprio a scuola ci hanno insegnato che in natura ogni cosa esiste finché soddisfa un bisogno. Ma quale bisogno soddisfa oggi la gita scolastica, se non quello di restare ancorati a un’abitudine, a una nostalgia che nessuno prova più? 

Da - http://www.lastampa.it/2015/05/15/cultura/opinioni/buongiorno/la-gita-finita-zy567ZQVIHYIPXpeclQEbO/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Una mattina come tante
Inserito da: Admin - Giugno 06, 2015, 05:43:27 pm
Una mattina come tante

06/06/2015
Massimo Gramellini

«Allacciate le cinture, si decolla!» proclama Matteo l’Immaginifico al battesimo della nuova Alitalia che ovviamente associa alla nuova Italia, la sua. E l’aereo che decolla di prima mattina da Fiumicino alla volta di Linate torna subito indietro, dopo avere centrato in volo un uccello kamikaze. Forse un gufo. Di sicuro un migrante, ignaro che l’altro Matteo, il Felpato, durante una delle sue rare apparizioni televisive lo avesse derubricato da participio presente del verbo migrare a gerundio: un po’ come ignorante.

Mentre l’aereo con le piume nel motore ritocca terra, qualche metro più sotto, un treno della metropolitana ne tampona un altro, provocando ventuno feriti. Le autorità invocano l’errore umano: l’autista del veicolo tamponato si sarebbe fermato al semaforo rosso. Ma c’è una buona notizia: illesi i pendolari dei treni che ogni giorno collegano la periferia Est di Roma alla stazione Termini, grazie al fatto che, dei cinque macchinisti che avrebbero dovuto guidarli, quattro non si sono presentati al lavoro. Si sospetta un’epidemia fulminante (gerundio?). A questo punto slacciate pure le cinture, tranne quella dei pantaloni. E dopo avere rinunciato a decollare, provate almeno a camminare per le strade della Capitale che traboccano di immondizia. Un’impresa. Anzi una cooperativa, rossa o ciellina poco importa. La raccolta differenziata nel resto d’Italia costa 300 euro a tonnellata, a Roma 900. Per sapere in quali tasche finiscono gli altri 600, citofonare Buzzi-Carminati. Se Roma, come dicono, è la mucca da mungere, loro sono i lattai. E noi i soliti polli.

Da - http://www.lastampa.it/2015/06/06/cultura/opinioni/buongiorno/una-mattina-come-tante-lUTvgbQBB2KcT9i3SSe0zM/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Diritto romano
Inserito da: Admin - Giugno 06, 2015, 05:49:26 pm
Diritto romano

05/06/2015
Massimo Gramellini

Immaginate cosa starà pensando il capo della Mobile di Roma a proposito dei fratelli rom che hanno falciato nove passanti uccidendone una. Cinque giorni per trovarli e appena due per liberarli, ecco cosa starà pensando. Già scarcerato Samuel, il maggiorenne, perché le testimonianze autorevolissime degli altri familiari concordano nell’addossare tutte le responsabilità sul minorenne, destinato a pene più lievi. Davvero strano l’equipaggio di quell’auto, a cui il giudice attribuisce tanta credibilità. Un diciassettenne senza patente al volante di una vettura senza assicurazione che al posto di blocco si fa prendere dal panico e schiaccia il pedale dell’acceleratore credendo si tratti del freno: e non per un attimo, ma per un chilometro intero. La moglie, minorenne come lui, che si prodiga per addestrarlo a un uso corretto della pedaliera. Un padre malato di cuore, forse, che vive in una roulotte infestata dai topi eppure possiede un ingorgo di macchine. Infine Samuel, questo bravo ragazzo che si guarda bene dal soccorrere gli investiti e rimane alla macchia cinque giorni, ma solo per non lasciare il fratellino in balia dei propri fantasmi. E’ una favola ingegnosa, alla quale sembrano credere soltanto quelli che lo hanno rimesso in libertà. 

Chi ha applicato la legge col paraocchi è consapevole che a Roma c’è un quartiere blindato, dove i fascisti di Casa Pound soffiano sull’animo risentito degli abitanti? I fomentatori di odio ringrazieranno per il pacco dono di una liberazione immediata che si fa beffe del senso comune e delle forme elementari di prudenza. Se esiste un sistema legale per fomentare il razzismo, questa decisione lo ha brevettato.

Da - http://www.lastampa.it/2015/06/05/cultura/opinioni/buongiorno/diritto-romano-5tMHQ9lNN5DA6TelzVdZGK/pagina.html



Titolo: Massimo GRAMELLINI. Il premier: “Devo tornare il vero Renzi e voglio ...
Inserito da: Admin - Giugno 27, 2015, 10:33:56 am
Il premier: “Devo tornare il vero Renzi e voglio riprendermi il partito”
«Non ho scelto io i candidati; fosse per me la stagione delle primarie sarebbe finita»
Renzi è presidente del Consiglio dal 22 febbraio 2014 e segretario del Pd dall’8 dicembre 2013


16/06/2015
Massimo Gramellini

«Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince. Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D’Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito». Dopo lo schiaffone di Venezia, che segue di poche settimane quello di Genova, Matteo Renzi non si sente un leader dimezzato. Semmai doppio. Renzi 1 il rinnovatore e Renzi 2 l’istituzionale, che non porta voti e va quindi archiviato al più presto per ritornare alla foga rottamatrice delle origini. Perché nelle urne si può anche perdere, ma perdere con dei candidati imposti e in qualche caso addirittura subiti è il segnale di una leadership distratta o confusa. «Una cosa è certa: le primarie sono in crisi. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita».

Nelle speranze di Renzi 1 (ma forse anche 2) lo strumento che lo ha lanciato nel firmamento della politica locale e poi nazionale doveva servire a selezionare una nuova classe dirigente in grado di intercettare l’elettorato in uscita dal berlusconismo. Non è andata così. «Casson, Paita, De Luca, Emiliano, Moretti. Io in quelle scelte non ho messo bocca.» E hai fatto male, sembra suggerirgli all’orecchio Renzi 1. 

Tutti si aspettavano che al ballottaggio una figura come Casson attirasse i voti dei Cinquestelle. Invece per i loro seguaci non esiste un Pd buono e uno cattivo. Pessimo segnale in vista dell’Italicum, dove gli elettori di Grillo e di Salvini potrebbero gemellarsi al ballottaggio contro di lui: «Ma era scritto che Casson perdesse. A Venezia mi è venuto incontro un signore: “Salve, sono l’unico renziano della città…” Era Brugnaro, il candidato del centrodestra che ci ha battuto.» Che ci siano più renziani tra i moderati che tra i progressisti non sembra preoccuparlo. «Questo è un paese moderato, vince chi occupa il centro. Con personalità. Perché se invece degli originali corrono le copie, allora non funziona. In Liguria la Paita non ha perso perché il candidato di Civati le ha tolto dei voti che probabilmente non sarebbero andati comunque a lei. Ha perso perché nell’ultima settimana il 5 per cento degli elettori di centro si è spostato verso Toti». 

 Il Pd si è giocato anche Arezzo, la città di Maria Elena Boschi. «Storicamente ad Arezzo abbiamo vinto solo quando il candidato si chiamava Fanfani. L’ultimo è stato Fanfani Beppe…. I miei giudizi sul voto di domenica non sono in bianco e nero. In alcuni casi, è vero, perdiamo per mancanza di organizzazione. In altri però, come a Mantova, vinciamo dove la Lega è forte. La verità è che ormai la gente vota come le pare, sulla base della persona». 

Prima di rottamarlo, Renzi 1 concede a Renzi 2 l’onore della armi: «Al governo abbiamo fatto cose tecnicamente straordinarie: lavoro, giustizia, legge elettorale, divorzio breve, diritti civili. Anche l’immagine all’esterno è molto migliorata. Non siamo più i malati di Europa e durante l’ultimo G7 gli elogi pubblici di Obama alle nostre riforme sono stati quasi imbarazzanti. E basterebbe dare uno sguardo alle pratiche che abbiamo ereditato per capire che non è affatto vero che Letta era più competente di me, come ha scritto qualcuno (il sottoscritto, ndr)». 

Non è la prima volta che un premier si sente incompreso in patria. Il lamento perpetuo e le accuse ai «gufi» di remare contro fanno parte del Renzi 2. Renzi 1 promette di cambiare tono. E ritmo di marcia. «Da oggi le riforme sono più vicine, non più lontane. Adesso dovrò aumentare i giri, non diminuirli.» Ma per recuperare il consenso perduto sa che governare meglio l’Italia non gli basterà, se non comincerà a governare anche il Pd. «Devo tornare a fare il Renzi pure lì. E farlo davvero. Infischiandomene delle reazioni per aprire una discussione dentro il mio partito. Al governo non c’è mai stata un’infornata di persone in gamba come a questo giro. Penso alle nomine che abbiamo fatto: De Scalzi all’Eni, Starace all’Enel e Moretti a Finmeccanica. La vera accusa che mi si dovrebbe rivolgere non è di avere messo i miei al governo, ma di non averli messi nel partito». 

Restano da capire le ragioni di questa timidezza inattesa. Renzi, 1 o 2, del Pd è il segretario eletto. Ed è unicamente a quella elezione che deve la sua legittimità popolare. «Non ho messo bocca perché pensavo che astenermi fosse un presupposto per stare tutti insieme. E poi ci siamo dimenticati cosa scrivevano di me? L’arroganza al potere, la democratura… Ah, ma adesso basta, si cambia. Anche perché tra un anno si vota nelle grandi città. Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma.» Roma? «Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo.» Renzi 1 diceva «sereno» ma insomma, ci siamo capiti. 

DA - http://www.lastampa.it/2015/06/16/italia/politica/il-premier-devo-tornare-il-vero-renzi-e-voglio-riprendermi-il-partito-54Pzk0qhog9xAQExTVRzDN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ultimo comunista
Inserito da: Arlecchino - Agosto 13, 2016, 10:58:55 pm

L’ultimo comunista

06/08/2016
Massimo Gramellini

Berlusconi ha venduto il Milan ai ber-lus-ching per 740 milioni di buoni motivi. Nel giorno in cui anche De Mita si è dolorosamente sbarazzato del suo appartamentino romano per 11 milioni (un famoso titolo di Vittorio Feltri negli anni di Tangentopoli recitava «De Mita perde la Bicamerale, gli resta l’attico») è come se la Prima e la Seconda Repubblica si fossero congedate in contemporanea, facendosi pure pagare il disturbo. Berlusconi, come sempre, fa più ridere. Perché sarà anche vero che i cinesi hanno smesso di essere maoisti e persino di mangiare i bambini da un pezzo. Ma è per lo meno curiosa la parabola di un campione dell’anticomunismo che prima si fa compagno di merende di un agente del Kgb come Putin e poi cede il gioiello rossonero della Corona alla banca di uno Stato turbocapitalista che, nonostante tutto, continua orgogliosamente a definirsi comunista.

La verità è che con i «cumunisti» Berlusconi ha sempre fatto ottimi affari. Quasi come con i socialisti. Forse, sotto sotto, è uno di loro. La vocazione simpaticamente dittatoriale («è un Ceausescu buono», disse una volta Confalonieri), la passione per i piani quinquennali (il «contratto con gli italiani») e per le parate che servono a nascondere il vuoto, ma soprattutto la visione totalitaria dell’esistenza fanno di lui un comunista inconsapevole. Ha passato la vita a specchiarsi nel suo modello, inveendogli contro. Era quasi inevitabile che uscissero di scena insieme.

[La presente versione è stata corretta rispetto all’edizione pubblicata sul giornale in edicola] 
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Da - http://www.lastampa.it/2016/08/06/cultura/opinioni/buongiorno/lultimo-comunista-lo1fzxU1BUljy8NwyPv26N/pagina.html
   


Titolo: Massimo GRAMELLINI. L’ignoranza al potere
Inserito da: Arlecchino - Novembre 16, 2016, 11:28:30 pm

L’ignoranza al potere

Pubblicato il 11/11/2016
Ultima modifica il 11/11/2016 alle ore 07:27
Massimo Gramellini

L’ignoranza è una brutta bestia, diceva mio nonno tranviere, che si spezzava la schiena con gli straordinari per consentire al figlio di prendere il diploma e al nipote, un giorno, di imbroccare qualche congiuntivo sulle pagine di un giornale. Oggi mio nonno, come tanti elettori di Trump, non si vergognerebbe affatto di avere studiato poco. Anzi, trasformerebbe il suo complesso di inferiorità in una forma di orgoglio, non considerando più la cultura uno strumento di crescita economica e sociale, ma il segnale distintivo di una camarilla arrogante di privilegiati. E userebbe l’unica arma a sua disposizione, il voto, per fargliela pagare, «a quei signori». Già, ma per fargli pagare cosa? Semplice: di avere raggiunto un traguardo che alla sua famiglia è precluso. 

L’ignorante detesta chi ha studiato perché detesta una società che non consente più a suo figlio di farlo, obbligandolo a contrarre debiti spaventosi per strappare un «foglio di carta» che nella maggiore parte dei casi non garantisce il miglioramento delle sue condizioni, ma si traduce in una mortificazione ulteriore di stipendi bassi e lavori precari. Ogni conservatore diventa rivoluzionario solo quando non ha più nulla da perdere. Allora viene invaso dal rancore e va in cerca di un capro espiatorio e di un vendicatore. Quasi sempre sbagliando mira. Perché è stata la finanza, non la politica e tantomeno la cultura, a costruire questo mondo di sperequazioni odiose. E non sarà un dilettante allo sbaraglio a trovare la formula magica per restituire agli esclusi il progresso perduto.
 
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Da - http://www.lastampa.it/2016/11/11/cultura/opinioni/buongiorno/lignoranza-al-potere-E6t2tKd0QYaPlbCeRrExrN/pagina.html


Titolo: Massimo GRAMELLINI. Baglionismo al potere
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 12, 2018, 06:10:19 pm
Baglionismo al potere

Sabato 10 febbraio 2018

  Di Massimo Gramellini

Cantanti che cantano, attori che recitano, presentatrici che presentano, fiorelli che fiorellano e ballerine che ballano, anche a 83 anni. Secondo Baglioni, il successo del festival di Baglioni rappresenta il ritorno al potere dei professionisti e la smentita che in tv funzioni soltanto la mediocrità. Se l’autore di «passerotto non andare via» avesse ragione, si tratterebbe del primo segnale di una controrivoluzione culturale, e mica solo in tv. Veniamo da anni di predominio ideologico dei dilettanti allo sbaraglio, in cui l’idea stessa di competenza ha coinciso con quella di casta. Come all’epoca del comunismo asiatico trionfante, quando gli sgherri di Mao e Pol Pot umiliavano chiunque inforcasse gli occhiali, sintomo di cultura e dunque di privilegio. Per troppo tempo la frase più letta sul web è stata: «Che ci vorrà mai a…» guidare un partito, fare funzionare un’azienda, segnare un gol, organizzare un festival?

Alla rabbia sacrosanta di chi si sente escluso non per mancanza di conoscenza, ma di conoscenze (intese come raccomandazioni) si è aggiunta quella assai meno onesta degli invidiosi, che attribuiscono il proprio fallimento a una congiura e, non sapendo innalzare se stessi, sminuiscono i talenti di chi c’è riuscito. Il Sanremo dei professionisti inaugura un’inversione di tendenza. Ma è inutile illudersi che in politica abbia già fatto proseliti. Dando un’occhiata alle liste, di favini e fiorelli se ne incontrano pochi.

10 febbraio 2018 (modifica il 10 febbraio 2018 | 07:06)
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Da - http://www.corriere.it/caffe-gramellini/18_febbraio_09/baglionismo-potere-caffe-gramellini-89a8d770-0dd4-11e8-a5e0-1af35ea26b79.shtml