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« Risposta #240 inserito:: Gennaio 10, 2012, 10:22:37 am » |
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10/1/2012 Farina di Brecht Massimo GRAMELLINI Simone Farina è un calciatore di serie B che ha rinunciato a duecentomila euro per truccare una partita, denunciando il tentativo di corruzione alla magistratura. Un cittadino esemplare, si sarebbe scritto una volta. Ma adesso a fare il proprio dovere si diventa direttamente eroi. L’eterno presidente del calcio mondiale Joseph Blatter lo ha nominato ieri ambasciatore del fair play, che è come se Lady Gaga assegnasse i certificati di castità alle Orsoline. Intendiamoci. Nessuna intenzione di sminuire la portata dell’evento. In questa fase di convalescenza dal bunga bunga la nostra immagine internazionale necessita di una lucidata e nulla può smacchiarla in profondità meglio di un esempio di serietà e pulizia. Eppure c’è qualcosa di stonato. Non in Farina, che sembra anzi il più imbarazzato di tutti. Ma in coloro che lo esaltano come un essere sovrumano, con ciò ammettendo implicitamente che i comportamenti onesti non rappresentano più la normalità, ma l’eccezione. Di questo passo cominceremo a premiare il politico che non ruba, lo sportivo che non si dopa, l’impiegato che non si mette in mutua per andare a fare la spesa, il cassiere del bar che strimpella sinfonie di scontrini, l’automobilista che si arresta davanti alle strisce, il genitore che dà ragione all’insegnante invece che al pargolo, il banchiere che presta soldi a un giovane promettente invece che a un altro banchiere. «Sventurato il popolo che ha bisogno di eroi», sosteneva Brecht. E non conosceva ancora Blatter. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #241 inserito:: Gennaio 11, 2012, 11:42:35 am » |
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11/1/2012
SuperMario l'italiano
Massimo GRAMELLINI
Si può raccontarla così: l’uomo più potente d’Europa solca il traffico romano al volante di una semplice utilitaria, senza auto blu al seguito. Oppure cosà: il presidente della Bce parla al telefono mentre guida, senza indossare la cintura di sicurezza (sarebbero 700 euro di multa e 10 punti in meno sulla patente). Gli allergici a Silviolandia si sperticheranno in elogi per la sobrietà di Mario Draghi, contrapponendola alla sguaiataggine crapulona da cui proveniamo. Invece i nostalgici metteranno sullo stesso piano, con allegra disinvoltura, le infrazioni del codice della strada ai lati oscuri del passato regimetto. A me, per una volta, l’inflessibile Draghi sembra un italiano come tanti. Moltissimi italiani viaggiano in utilitaria e, pur essendo fondamentalmente perbene, commettono ogni giorno una certa quantità di peccati veniali o comunque da loro considerati tali.
Appena mettono piede all’estero si adeguano alle regole ferree del luogo con una mansuetudine che tracima nel conformismo. Ma varcato di nuovo il confine, guizzano in bocca alle vecchie abitudini, diventando subito meno seri e però anche un po’ meno tristi.
Temevamo che il rigore lugubre di Francoforte avesse guastato SuperMario. Siamo sollevati nel vedere che l’aria di Roma lo ha rilassato.
da - LASTAMPA.IT
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« Risposta #242 inserito:: Gennaio 12, 2012, 12:20:17 pm » |
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12/1/2012 La parabola del cattivo Massimo GRAMELLINI Da noi funziona così. All’inizio sei Francesco Maria De Vito Piscicelli, imprenditore con faccia comica o crudele, dipende dalla foto, e vieni intercettato al telefono mentre ridacchi del terremoto dell’Aquila propiziatore di appalti. Diventi l’orco, il cattivo per antonomasia, il simbolo della cricca di affaristi che si disputa le briciole più grosse del banchetto della politica. Ti viene l’ulcera, finisci per qualche tempo in galera, poi cerchi di farti dimenticare, ma rovini tutto atterrando con l’elicottero sulla spiaggia di Ansedonia per portare la mamma a mangiare il pesce. Cominci impercettibilmente a spostarti verso la redenzione: diventi un pentito e inguai un sottosegretario dallo sguardo triste e dal cognome Malinconico, confessando di avergli pagato il conto di un albergo da signori al solo scopo di compiacere un amico. Smessi i panni dell’orco, inizi il percorso di avvicinamento al ruolo più ambito: quello della vittima. Rilasci interviste dove ti dipingi come un onesto lavoratore spremuto da gente senza scrupoli, «non le dico la volgarità delle richieste, i ricatti». Un brav’uomo a cui hanno tolto tutto: gli appalti, il porto d’armi, persino la licenza per l’elicottero. La parabola è quasi completa. Non ti rimane che l’ultimo passo: da imputato ergerti a giudice che pontifica contro il sistema di cui fa parte. Anche lo sghignazzo sul terremoto si trasforma in una prova del complotto ai tuoi danni. «Mi hanno crocefisso per una battuta» dici. E magari a questo punto vorresti pure l’applauso. Be’, il mio non lo avrai. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #243 inserito:: Gennaio 13, 2012, 05:16:55 pm » |
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13/1/2012 Meglio ipocriti che abbronzati Massimo GRAMELLINI Prima di Natale un imprenditore famoso mi disse: «Quest’anno ho abolito il turismo esotico. Non è il momento di farsi vedere in giro abbronzati». Aveva fiutato l’aria. In effetti non si placa il mal di pancia del cittadino semplice per le vacanze dei politici alle Maldive. A incrementarlo sono le foto che ritraggono Schifani e Rutelli su un atollo mentre brindano con champagne di marca e le dichiarazioni della compagna del sub Fini a proposito della fatica di perlustrare ogni giorno la barriera corallina. Non c’è nulla di male nel fraternizzare con un avversario (per quanto un tifoso della Roma non sarebbe stato felicissimo di vedere Totti, anche lui alle Maldive, mentre brinda con Lotito), né nell’andare in vacanza in un resort che costa come tanti altri luoghi di villeggiatura considerati meno offensivi dal popolo votante. Si tratta però di una colossale dimostrazione di insensibilità. E le giustificazioni dei vacanzieri («Era il viaggio di nozze che non avevamo mai fatto», «Sessant’anni non si compiono tutti gli anni») confermano che questa gente ha perso ogni aggancio con la realtà. Quando c’è una tragedia, la festa si ferma. E oggi per milioni di italiani il presente è una tragedia. Chi può ancora far festa deve almeno avere la delicatezza di divertirsi sotto traccia. In questo momento l’ostentazione è il peggiore dei vizi. Specie se chi ostenta fa un mestiere che gode di vasto discredito sociale. La moglie di Rutelli ha accusato i critici di ipocrisia. Può darsi. Ma c’è qualcosa che irrita molto più dell’ipocrisia. È la mancanza di rispetto. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #244 inserito:: Gennaio 16, 2012, 11:35:26 am » |
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Cultura 15/01/2012 - lutto nel mondo DELLA CULTURA Addio allo scrittore Carlo Fruttero Carlo Fruttero era nato a Torino il 19 settembre 1926 Fruttero, leggero e pieno di idee di M. Gramellini Giornalista e giallista in coppia con Lucentini, è morto a 85 anni nella sua casa di Castiglioncello Torino Si è spento nella sua casa a 85 anni lo scrittore e traduttore Carlo Fruttero. Se n'è andato oggi pomeriggio, accanto a lui c'era la figlia Maria Carla. Il funerale si terrà mercoledì o giovedì a Castiglione, dove verrà anche sepolto. "Papà resterà qui - ha spiegato Maria Carla - perché in questa terra ha scelto di restare fino all'ultimo e perché aveva un rapporto molto forte con questo paese che gli è stato sempre molto vicino in tutti questi anni". Le esequie verranno celebrate nella sala consiliare della biblioteca comunale dedicata a Italo Calvino. E proprio di fronte a Calvino, di cui era stato grande amico, verrà sepolto Fruttero, che amava dire: "Così prenderemo il té insieme anche nell'aldilà". Il suo nome, come gran parte della sua produzione letteraria, è legato a quello di Franco Lucentini, che dal 1952 con lui diede vita a un lungo sodalizio artistico e di amicizia. Insieme hanno firmato innumerevoli collaborazioni giornalistiche e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, molto amati dal pubblico. Tra questi anche “La donna della domenica”, portato sul grande schermo da Luigi Comencini nel 1975 e più recentemente dal Giulio Base. Sempre in coppia, Fruttero e Lucentini hanno anche diretto dal 1961 al 1986 la collana di fantascienza “Urania”, edita da Mondadori. Dopo la morte del collega e amico nel 2002, una pausa lunga quattro anni, il cui silenzio è stato interrotto con “Donne informate sui fatti”, finalista del Premio Campiello 2007, e “Ti trovo un po' pallida”, sempre per Mondadori. Vincitore nel 2007 del Premio Chiara e nel 2010 del Premio Campiello, entrambi alla carriera, era tornato un anno fa in libreria con l’ultimo lavoro, “Mutandine di chiffon” e “La patria, bene o male”, scritto a quattro mani con Massimo Gramellini. da - http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/438349/
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« Risposta #245 inserito:: Gennaio 17, 2012, 10:54:31 am » |
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17/1/2012 La prevalenza dello Schettino Massimo GRAMELLINI C’erano voluti due mesi per ritornare all’onor del mondo. Due mesi di loden e manovre, di noia e ricevute fiscali. Due mesi per nascondere i politici di lungo corso sotto il tappeto o in un resort delle Maldive. Due mesi per far dimenticare il peggio di noi: la faciloneria, la presunzione, la fuga dalle responsabilità. E invece con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri, il luogo comune servito caldo nei telegiornali americani, il pretesto per un litigio fra due politici francesi (francesi!), uno dei quali ieri accusava l’altro di essere «come quei comandanti che sfiorano troppo la costa e mandano la loro barca contro gli scogli». Mi auguro che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero: anche i capri espiatori hanno diritto a uno sconto. Ma se fosse vero solo la metà, saremmo comunque in presenza di un tipo italiano che non possiamo far finta di non conoscere. Più pieno che sicuro di sé. Senza consapevolezza dei doveri connessi al proprio ruolo. Uno che compie delle sciocchezze per il puro gusto della bravata e poi cerca di nasconderle ripetendo come un mantra «tutto bene, nessun problema» persino quando la nave sta affondando, tranne essere magari il primo a scappare, lasciando a mollo coloro che si erano fidati di lui. Mi guardo attorno, e un po’ anche allo specchio, e ogni tanto lo vedo. Parafrasando Giorgio Gaber, non mi preoccupa lo Schettino in sé, mi preoccupa lo Schettino in me. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #246 inserito:: Gennaio 18, 2012, 12:22:51 pm » |
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18/1/2012 L'unico eroe Massimo GRAMELLINI Un capro espiatorio per sfogare la rabbia, un eroe senza macchia per placarla. E’ la formula un po’ stucchevole delle storie italiane al tempo della crisi. Anche nel dramma del Giglio la realtà è stata immediatamente diluita in un fumetto. Servivano un’immagine evocativa (la nave sdraiata su un fianco, simbolo del Paese alla deriva) e uno Schettino che riempisse il vuoto lasciato da Berlusconi alla casella Figuracce & Bugie e assommasse su di sé l’orrore del mondo (ieri il Tg5 ha definito i suoi tratti fisici «lombrosiani» e il Tg3 lo mostrava in smoking come il comandante di «Love Boat» per suggerire maliziosamente la sua inconsistenza morale, quando TUTTI i comandanti di una crociera indossano lo smoking, nelle serate di gala). Mancava ancora il buono, che nella trama assolve al compito cruciale di riscattare l’onore ferito della collettività, fortificandola nell’illusione di essere migliore di quanto non sia. Adesso anche il buono c’è. Ovviamente facciamo tutti il tifo per De Falco, il capo assertivo della Capitaneria di Livorno che nella ormai celebre telefonata ordina al comandante Schettino, già inscialuppatosi verso la riva, di tornare sulla nave e comportarsi da uomo. (Ordine vano, peraltro, come quasi tutti gli ordini dati in Italia, perché Schettino gli dice di sì e poi continua a scappare). Eviterei però il gioco insistito dei paragoni: l’eroe contrapposto al vigliacco, l’italiano buono all’italiano cattivo, fino all’urlo autoassolutorio che ho letto su un blog: «Io sono De Falco». Anch’io. Anche Schettino, credetemi, se fosse stato sulla poltrona di De Falco sarebbe stato De Falco e avrebbe dato ordini perentori al se stesso vigliacco che tremava in mezzo al mare per la paura di morire. Non voglio togliere meriti al valido ufficiale della Capitaneria, ma contesto l’abuso del termine «eroe», che in un’epoca che ha smarrito il significato delle parole viene appuntata sul petto di chiunque fa semplicemente il proprio dovere: rifiutando una mazzetta se è un funzionario pubblico, denunciando un giro di scommesse se è un calciatore, assumendosi le proprie responsabilità se esercita un ruolo di responsabilità. Dall’Iliade a Harry Potter, l’eroe è colui - soltanto colui - che mette a repentaglio la propria vita. E non perché la disprezza (quello è il fanatico), ma perché è disposto a sacrificarla in nome di un valore più elevato: l’amore (a-mor, oltre la morte). Non escludo che l’ottimo De Falco sarebbe stato un eroe: il destino non gli ha consentito di mettersi alla prova. Dubito che lo sarei stato io e tanti altri che disputano sulla viltà di Schettino. Per me nella storiaccia del Giglio esistono persone inadeguate e altre adeguate, ma un unico vero eroe. Il commissario di bordo che con la gamba spezzata ha continuato a salvare le vite degli altri. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #247 inserito:: Gennaio 25, 2012, 10:05:50 am » |
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24/1/2012 Dagli all'evasore Massimo GRAMELLINI Fra i pochi effetti positivi (Monti direbbe: «Non del tutto negativi») di questa crisi Fine di Mondo c’è il cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti degli evasori. Fino a qualche tempo fa, intorno agli evasori luccicava ancora quell’alone di rispetto confinante con l’invidia che nel nostro Paese circonda sempre i furbi quando mettono in pratica le trasgressioni che gli altri osano soltanto immaginare. Rubare allo Stato non era percepito come un furto. Non più di quanto lo sia depredare l’accampamento nemico durante una guerra. L’evasore si ammantava di ideali libertari: il rifiuto di piegarsi al sopruso di un potere straniero. Quando c’è da dare e non da prendere, lo Stato in Italia non siamo mai noi, ma qualcun altro. Poi è arrivata la crisi e abbiamo capito che le tasse non servono solo a finanziare le cricche corrotte e sprecone (Monti direbbe «non del tutto frugali») dei politici, ma anche a tenere in piedi la baracca. Che ogni euro evaso significa un servizio in meno negli ospedali e per la strada. E che quell’euro mancante, non potendo più gravare sul debito pubblico, d’ora in poi dovrà essere compensato da una nuova imposta. Così l’invidia si è trasformata in disprezzo e rabbia. Specie verso quegli evasori totali, ieri ne sono stati scoperti altri 7500, che non evadono per sopravvivere ma per continuare a spassarsela sulle spalle di chi non ce la fa più. A uno di questi eroi in disgrazia è stato sequestrato un cavallo da corsa, figlio di Varenne: ora trotta per lo Stato. Io avrei preferito veder trottare il proprietario in qualche lavoro socialmente utile. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #248 inserito:: Gennaio 25, 2012, 10:45:25 pm » |
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25/1/2012 Anonima sfigati Massimo GRAMELLINI Se non sei laureato a 28 anni, sei uno sfigato. (Se non lo sei neppure a 40, fondi la Lega Nord). La colorita scomunica del Fuoricorso (parentesi esclusa) è scappata di bocca al viceministro Michel Martone, suscitando entusiasmo fra i «coloristi» dei giornali, in astinenza dai tempi di Brunetta, e dispetto in qualche altro a causa di una certa incompletezza. Il viceministro infatti si è dimenticato di aggiungere che a 28 anni sei uno sfigato se oltre a fingere di studiare non fai un tubo, a parte lamentarti. Avrebbe dovuto dirlo - lui figlio di papà e quindi privilegiato - per una forma di rispetto verso i tanti studenti lavoratori che a 28 anni sono ancora chini sui libri non per pigrizia, ma per mancanza di qualcuno in grado di mantenerli all’università. Se poi volessimo marchiare con la lettera scarlatta della «sfigaggine» tutti coloro che intorno a questo problema si comportano male senza provare vergogna, la lista potrebbe utilmente cominciare da quegli imprenditori e liberi professionisti che non assumono chi si è laureato in perfetto orario, ma il figlio dell’amico degli amici che magari si è laureato a 28 anni, in una sede oscura, pagandosi gli esami. E continuare con quei professori universitari che invece di pungolare i fuoricorso cercano in ogni modo di scoraggiare i secchioni: sfruttandoli, umiliandoli e facendoli sentire, loro sì, degli sfigati. Infine dovrebbe comprendere chi, politici in testa, ha ridotto l’università a un esamificio, la società a un gerontocomio e la famiglia a un ricovero di sfigati in cerca d’autore. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #249 inserito:: Gennaio 26, 2012, 09:04:13 am » |
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26/1/2012 L'invasione degli usignoli Massimo GRAMELLINI Aiuto, li sto perdendo. Sono i colleghi più cari, gli amici di una vita. Quelli con cui fino all’altroieri potevo scambiare un sano pettegolezzo all’orecchio o uno sguardo d’intesa durante le riunioni. Ora cerco i loro occhi e non li trovo più: sono curvi sul cellulare, con i pollici a forma di sogliola, per digitare ossessivamente dieci, cento, mille tweet (cinguettii). Cosa sono i tweet?, si starà chiedendo qualche lettore arcaico che avrei quasi voglia di abbracciare. Sono degli sms, ma invece di arrivare a un solo destinatario finiscono in simultanea su migliaia di telefonini. Se prima Pippo mandava a stendere Pippa in privato, adesso l’intera comunità degli usignoli può godersi lo spettacolo. Naturalmente su Twitter si parla soprattutto di cose serie. Per esempio si segnalano libri che nessuno avrà tempo di leggere perché per farlo bisognerebbe staccare di tanto in tanto gli occhi da Twitter. Come il giornalista, anche il cinguettatore non vive ma cinguetta il proprio vissuto. E oltre a cinguettare riceve i cinguettii di tutti gli altri, rivivendo così ogni giorno la frustrazione già mirabilmente espressa da Troisi: «I libri non li raggiungo mai, pecché io sono uno a leggere mentre loro sono milioni a scrivere». Scherzavo. In realtà Twitter è: a) un giornale personalizzato di cui si è direttori e lettori al tempo stesso, b) una fonte inesauribile di stimoli, c) un passatempo superficiale per maschi nevrotici, compulsivi e ossessivi. Una di queste tre definizioni appartiene a mia moglie, indovinate quale. DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #250 inserito:: Gennaio 27, 2012, 03:28:59 pm » |
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27/1/2012 Ius primae navis Massimo GRAMELLINI Una bella notizia, finalmente, e ne sono debitore al nostro inviato al Giglio, Chiarelli. Temevo che il plastico della Concordia che da giorni bordeggia fra le poltrone di «Porta a Porta» fosse un falso ispirato al modellino della vasca da bagno di Cogne. Avevo letto che il plastico originale, rigorosamente in scala, era stato collocato sull’isola, nel centro operativo dei vigili del fuoco, per fornire informazioni logistiche ai sommozzatori prima delle immersioni. Possibile che privilegino l’opera di salvataggio alle esigenze televisive? - mi ero chiesto con stupore. Infatti non era possibile. Gli armatori hanno concesso il plastico della Concordia a Vespa. Ai vigili del fuoco hanno rifilato quello della nave gemella, la Serena. Tanto, si sono detti, per i sommozzatori non cambia niente. Mentre cambia moltissimo per la tv, poiché solo su uno dei due modellini campeggia il nome sinonimo di audience: Concordia. I sommozzatori, gente rude e all’antica, non l’hanno presa benissimo. Pare siano ancora fissati con la teoria secondo cui la realtà viene prima della finzione e salvare le persone resta più importante che intervistarle in tv. Ma sono rimasti gli unici a pensarla così: persino la Protezione Civile non ha avuto nulla da obiettare sul fatto che a Vespa spettasse lo ius primae navis. A proposito: il parroco di Besana Brianza aveva raccontato ai fedeli che sarebbe andato in ritiro spirituale per una settimana e invece sapete dov’era? In crociera sulla Concordia. Quella nave tragicomica che non può risollevarsi né affondare sta diventando ogni giorno di più l’autobiografia della nazione. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1127&ID_sezione=56
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« Risposta #251 inserito:: Gennaio 30, 2012, 12:00:44 pm » |
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30/1/2012 Evado dopo di lui Massimo GRAMELLINI Approvo alla grande il blitz della Finanza nel centro di Milano. Ma bisognava farlo proprio di sabato sera? Così si danneggia il commercio in un periodo di crisi… Giusta iniziativa, tanto di cappello, però perché non fanno le pulci al quartiere cinese? Sai quanti ne trovano lì, di lavoratori in regola e scontrini fiscali... Sveglia, ingenui: è un complotto per far chiudere i piccoli esercizi a favore della grande distribuzione. Dietro c’è la manina delle multinazionali e delle banche... Se la prendono coi soliti noti: mai una volta che vadano a curiosare nei circoli esclusivi o fra gli iscritti alle scuole d’élite... Cortina, Portofino, adesso Milano: vorrei sapere perché non si spingono al Sud a fare qualche controllo. Hanno paura di sudare o di pren- Dalla Costituente ai sei governi di cui era stato ministro, il suo destino si era già compiuto nella Prima Repubblica. Per questo, Oscar Luigi Scalfaro forse non si aspettava che le prove più importanti di una vita politica lunghissima sarebbero arrivate dopo. dersi una pistolettata?... Il problema sono i dentisti. Quello è il vero scandalo, altro che i commercianti. I dentisti!... Perché invece, i chirurghi? Mio cugino mi ha raccontato che... Sono un dentista. Non per difendere la mia categoria, però vogliamo parlare dei notai? Vogliamo parlarne o no?... La verità è che queste operazioni sono sacrosante, ma troppo spettacolari. Servono solo a gettare fumo negli occhi per far dimenticare alla gente che i politici non si sono ancora ridotti lo stipendio... Fosse solo lo stipendio! I primi a non pagare le tasse sono loro, i politici... I politici e i dentisti, ve lo dico io... (Commenti che circolavano ieri in Rete a proposito del blitz della Finanza nei locali di Milano). da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #252 inserito:: Febbraio 04, 2012, 11:51:40 am » |
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4/2/2012 La coscienza dei singoli MASSIMO GRAMELLINI Asserragliati nell’ultimo fortilizio della moralità pubblica, l’Italia, osserviamo sbigottiti il disfacimento del paesaggio circostante. A Londra la macchina del ministro dell’Energia, Chris Huhne, è stata colta dall’autovelox in eccesso di velocità. Si fosse trattato di autoblù, la multa avrebbe seguito il percorso rassicurante di tutte le infrazioni che hanno per destinatario qualche onorevole: una capatina al partito prima di spostarsi educatamente nel cestino. Invece questa è finita dritta nella buca del ministro. Il quale - come un disperato, come uno sfigato, insomma come un laureando ventottenne qualsiasi - per non perdere punti sulla patente ha detto che al volante c’era la moglie. Avrebbe almeno potuto sostenere una tesi più credibile: che l’auto aveva accelerato a sua insaputa. A distanza di anni la moglie, diventata nel frattempo ex, ha svelato l’inganno. E ancora una volta il ministro non ha fatto nulla di ciò che ci si aspetta in simili circostanze da una persona del suo rango: non ha accusato i magistrati di golpe e non ha difeso la poltrona (sarà uno di quei precari, oggi di moda, che hanno in uggia la monotonia del posto fisso). Se n’è uscito invece con questa frase sconvolgente: «Mi dimetto per evitare che l’inchiesta interferisca con la carica che ricopro». Il suo gesto, ancorché assurdo, va rispettato. Infatti «c’è un confine fra opportunità e legalità che è lasciato alla coscienza dei singoli», come in tempi non sospetti ebbe a dire a Report il senatore non dimissionario Lusi, tesoriere di Rutelli con casetta in Canada. Uno che di coscienza e di singoli, modestamente, se ne intende. da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #253 inserito:: Febbraio 08, 2012, 12:02:31 pm » |
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8/2/2012 Complotti a Nord Massimo GRAMELLINI Dietro lo spazio eccessivo che i giornali hanno dedicato alla nevicata romana c’è un complotto del Nord, ha rivelato Gianni Sciolina Alemanno. Credevo che dietro ci fosse soprattutto lui, un sindaco forse peggiore di altri, ma sicuramente molto più collerico e chiacchierone, disegnato apposta per indossare i panni del capro espiatorio. La sua ultima denuncia però mi ha convinto. Esiste un complotto vichingo per mettere Roma in cattiva luce e ne facciamo parte un po’ tutti: giornali del Nord, giornali romani diretti da giornalisti del Nord e telegiornali fatti a Roma da leghisti e comunisti del Nord (i comunisti sono per definizione del Nord, basta vedere la Corea). Siamo stati noi - con il sostegno occulto delle multinazionali del ghiacciolo, della Loggia del Leopardo e di un cugino friulano di Dan Brown - a nascondere le pale nelle catacombe e a rovesciare migliaia di sacchi di sale nell’insalata del Trota pur di sottrarli alla furia bonificatrice di Alemanno. Sempre noi, dopo averlo ipnotizzato, abbiamo costretto il sindaco alpinista a proclamare il coprifuoco al Tg1, a chiedere una commissione d’inchiesta sulle previsioni del tempo (che chicca degna di Totò!) e a mostrare la compattezza delle istituzioni litigando a reti unificate col capo della Protezione civile. E perché mai avremmo fatto tutto questo? Ma per il più meschino degli impulsi. L’invidia. Non vogliamo che Roma ottenga le Olimpiadi del 2020 e ci siamo già accordati segretamente con la Loggia del Leopardo per portarle a Brescia. O ad Asti ovest, si vedrà. (La decisione finale spetta al cugino di Dan Brown). da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1131&ID_sezione=56
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« Risposta #254 inserito:: Febbraio 09, 2012, 10:29:28 am » |
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9/2/2012 Secondo tempo Massimo GRAMELLINI Il peccato mortale della politica è l’essersi ridotta a una classe di burocrati che forse cambierà la legge elettorale, ma ha smarrito l’ambizione di cambiare la realtà. Sono i mercati a indicare gli scenari, gli obiettivi e persino le cure. La politica si adegua passivamente, come una locomotiva agganciata in coda al treno. Ho ancora negli orecchi la voce roca di Clint Eastwood durante l’intervallo del Superbowl: quell’invito molto americano a vivere in rimonta, a non arrendersi alla sconfitta perché c’è sempre un secondo tempo da giocare. Ecco, in Europa i politici si comportano come se il secondo tempo non ci fosse più, come se la partita fosse già finita e perduta. Hanno vinto gli altri e a noi non resta che aggrapparci, rancorosi e nostalgici, agli ultimi privilegi di un mondo in frantumi. Lo chiamano realismo, ma nelle epoche di confine il realismo smette di essere un pregio e diventa un alibi per la rassegnazione lamentosa dei perdenti. Io sento il bisogno di politici rispettabili che sollevino gli occhi dai listini della Borsa e, camminando sull’esile filo che separa la passione dalla retorica, sovrastino la nenia dei depressi per indicare all’Europa e al mio Paese un traguardo, un orizzonte, un destino. Nella vita delle nazioni come in quella degli individui, la paura di perdere porta sempre alla sconfitta e vanifica i sacrifici che vengono fatti in suo nome. Lacrime e sangue, Churchill insegna, hanno un senso solo quando c’è un secondo tempo da giocare. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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