LA-U dell'OLIVO
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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 331459 volte)
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« Risposta #225 inserito:: Dicembre 08, 2011, 12:48:17 am »

7/12/2011

Su quella poltrona

Massimo GRAMELLINI

Contrariamente alle previsioni più cupe, «Porta a porta» non è riuscita a trasformare Monti in un guitto e neanche in un plastico. È stato Monti a trasformare Vespa in colui che era prima delle infatuazioni barbariche: un giornalista democristiano. Davanti all’esordiente seduto sulla poltrona dei famosi, l’intervistatore non era in piedi né in ginocchio, ma mollemente arcuato come ai tempi di Andreotti e Forlani. Solo che stavolta davanti a lui non c’era un democristiano italiano, ma uno tedesco. Quindi cattivissimo e capace di punte di autentica crudeltà. Appena Vespa lo ha ringraziato per aver scelto la sua trasmissione, ha risposto: «Io non sono qui per far piacere a lei». E quando il frequentatore di caste romane ha alluso a se stesso con l’espressione «noi uomini della strada» (l’unica battuta della serata) e chiesto delucidazioni sulle aliquote più alte, Monti lo ha subito restituito alla sua condizione di privilegiato: «Vedo che lei è abituato a ragionare di queste cifre».

Onore alla perfidia di Monti, ma anche ai riflessi di Vespa: mentre i comici sono rimasti fermi a Berlusconi, lui è già tornato a Tribuna Politica. Simbolo di un Paese immobile che quando decide di cambiare va indietro.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #226 inserito:: Dicembre 08, 2011, 05:30:49 pm »

8/12/2011

Il decreto Petrolini

Massimo GRAMELLINI

La manovracadabra dei bocconiani stimola alcuni punti interrogativi poco sobri, di cui mi scuso anticipatamente.
Quante lauree in originalità economica bisogna prendere per avere l’ideona di tappare i buchi dello Stato aumentando la benzina?
Perché in tutto il mondo i diritti televisivi costano miliardi, mentre in Italia le frequenze sono come i biglietti dei vip: omaggio?
A quale titolo il bar di un oratorio continua a non pagare l'Ici? Forse distribuisce cocacola santa?
Come mai neppure i bocconiani ci permetteranno di scaricare la fattura dell’idraulico, affinché noi ci si senta finalmente motivati a pretenderla?
La vecchina che va nella sede più vicina del sindacato a lamentarsi che le hanno congelato la pensione e raddoppiato l'imposta sulla casa, è al corrente che per quella sede il sindacato non paga un euro d’Ici?
L’Europa ci ha chiesto di alzare l’età pensionabile e noi lo abbiamo fatto. Però l’Europa ci ha anche chiesto di ridurre i privilegi di tutte le caste: perché non lo abbiamo fatto?
Un tetto di 5000 euro alle pensioni d’oro di politici e alti funzionari pubblici quante pensioni di piombo avrebbe permesso di salvare?
Com’è che diceva il padre di tutti i fiorelli, Ettore Petrolini?
Ecco, qui almeno ho la risposta: «Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti».

DA - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=1098&ID_sezione=56
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« Risposta #227 inserito:: Dicembre 11, 2011, 11:30:23 am »

10/12/2011

Sogni grandi

Massimo GRAMELLINI

Nei giorni dispari mi sveglio polemico, ma in quelli pari, i miei preferiti, prevale il desiderio di credere in qualcosa. Oggi è un giorno pari e lo sguardo scorre al vertice europeo, in cerca di un guizzo che dovrebbe esserci e non c’è. Non c’è anzitutto nel cuore di chi governa. Ma li avete visti, i leader di questo continente che ha guidato il mondo per millenni? Anche i migliori sono burocrati persi fra i loro numeri e le loro micragne di bottega. Nessuna visione, nessuna ribellione a un destino che sembra segnato: la perdita di senso e quindi di benessere. Sembrano medici alle prese con un malato di cui al massimo si può ritardare la fine. Aveva dunque ragione Montanelli quando negli Anni Cinquanta sosteneva che l’Europa era un’unione di cadaveri e che a volerla erano stati De Gasperi, Adenauer e Schuman, tre cristiani più interessati al destino dei morti che a quello dei vivi?

Non erano affatto morti quegli statisti che sapevano fare sogni grandi, a differenza dei loro pallidi successori. E non sono morti i tanti ventenni che oggi girano l’Europa col progetto Erasmus, e parlano tre lingue, e si sentono a casa a Valencia come a Berlino. Uniti, uniti davvero, potremmo ancora sentire il vento della storia soffiarci alle spalle e non contro. Una civiltà va in malora solo quando smette di credere alla propria fortuna. Abbiamo la cultura, la sapienza, il talento e la faccia tosta per sguazzare nel mondo che cambia. Ci manca una cosina da niente: una classe dirigente che alzi finalmente la testa da tutti quei tabulati per indicarci un traguardo comune.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #228 inserito:: Dicembre 15, 2011, 05:59:42 pm »

15/12/2011

Persone

Massimo GRAMELLINI

L’umano dell’anno, secondo il settimanale americano «Time», non è un personaggio, ma una persona. «The protester»: il manifestante anonimo che ha riempito le piazze arabe per chiedere libertà, l’indignato altrettanto anonimo che ha occupato quelle occidentali per denunciare la deriva finanziaria del capitalismo.

Le contestazioni del 2011 sono accomunate dall’assenza di guide carismatiche e dall’esaurirsi del fascino della leadership, alimentato dai media che hanno bisogno di divorare continuamente delle icone. Fino alla grande illusione di Obama abbiamo creduto che il cambiamento passasse attraverso la scelta di un capo carismatico in possesso di una biografia emozionante. Come capita negli innamoramenti, abbiamo imprestato alla persona amata i nostri sogni e le nostre ansie, salvo rimanere delusi dal divario inevitabile fra aspettative e realtà. Perché nessun leader può modificare la corrente del mondo. Al massimo può cavalcarla. Mentre le società cambiano quando si solleva un’onda nuova che risponde a un sentimento collettivo. Quando gli ideali prevalgono sulle facce che li incarnano e gli umani smettono per un istante di delegare ai pochi il compito di padroneggiare il destino di tutti.

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« Risposta #229 inserito:: Dicembre 16, 2011, 06:52:34 pm »

16/12/2011

La lobby che manca

Massimo GRAMELLINI

La battuta dell’anno l’ho sentita per strada ieri: «Povero Monti, da commissario europeo fermò Bill Gates e qui non riesce neanche a liberalizzare le farmacie». Dov’è la battuta? Che a farla era un tassista. Ebbene sì, in questo Paese dove tutti, dai farmacisti ai tassisti (per tacere dei papaveri ministeriali a difesa del doppio stipendio), hanno un nume tutelare in Parlamento, l’unica categoria rimasta fuori dai pacchi natalizi sono gli ospiti degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ai tempi del fascismo si chiamavano manicomi criminali e da allora non è cambiato nulla, solo la targhetta sugli edifici. Napolitano li ha definiti «luoghi indegni di un Paese appena appena civile». E in quel doppio «appena» affiora la pena di chiunque abbia visto il filmato della commissione d’inchiesta: uomini trattati peggio di bestie rognose, legati ai letti con un buco nel mezzo per far scendere l’urina. Seicento di loro non sono pericolosi: uno è finito dentro nel 1992 per aver fatto irruzione in banca con una mano in tasca gridando «questa è una rapina». Fu giudicato incapace di intendere e di volere e mandato in uno di quei centri immondi. E’ ancora lì e chissà quanto ci resterà, perché fino a ieri sera la proposta della commissione Marino di creare veri centri di cura era stata dimenticata in un cassetto dagli estensori del decreto sulle carceri.

Mi rendo conto che i problemi che ci attanagliano sono ben altri: uno per ogni lobby rappresentata in Parlamento. Ma oggi lasciatemi fare il lobbista solitario di quella povera gente che non porta voti a nessuno, soltanto l’eco di una vergogna che ci riguarda tutti.


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« Risposta #230 inserito:: Dicembre 17, 2011, 11:26:07 am »

17/12/2011

Forza e coraggio

Massimo GRAMELLINI

La manovra colma di tasse che ha tanto deluso il «New York Times» ha un po’ depresso anche noi. L’avremmo voluta più coraggiosa e profonda: i due attributi che cambiano sempre una storia e talvolta la Storia. Cos’aveva e cos’ha da perdere, il professor Monti? Ancora per qualche settimana i partiti saranno ai suoi piedi: deboli, smaniosi di farsi dimenticare e costretti a sottoscrivere qualsiasi ricetta, pur di non essere additati come i responsabili della catastrofe. Una condizione temporanea e irripetibile, che consentirebbe al governo di fare politica sulla testa dei politici e in parte anche degli italiani, impugnando la sciabola dell’emergenza per sradicare privilegi e spalancare finalmente le finestre di un Paese soffocato dalle mille caste che abbiamo visto agitarsi in queste ore.

Siamo un popolo di riformisti immaginari, che si svegliano rivoluzionari ma tornano conservatori all’ora di mettersi a tavola. Il popolo del primo comma. Prendete qualsiasi documento partorito in Italia: non soltanto una legge, basta un regolamento di condominio. L’incipit vi colpirà per la chiarezza espositiva e la precisione dei permessi e dei divieti. Poi però si va a capo, perché da noi si va sempre a capo, e lì cominciano le eccezioni. Ognuna rispettabile, giustificabile, persino auspicabile. Ma il risultato finale sono l’impotenza e l’arbitrio.

Nessuno pretendeva che Monti cambiasse in un mese la testa millenaria degli italiani. Però non sarebbe stato male se fra tanti tecnici il professore si fosse ricordato di inserire al governo un esperto di psicologia. Lo avrebbe aiutato a cogliere gli umori profondi dei suoi concittadini. Che erano sì rassegnati ad aprire il portafogli. Ma chiedevano due cose. Innanzitutto, che prima di loro lo aprissero i politici. Ci si sarebbe accontentati di un segnale: una trattenuta sull’onorevole stipendio o la sua conversione in Buoni del Tesoro. Chi, a destra e a sinistra, avrebbe avuto la faccia tosta di opporsi?

La seconda richiesta era e rimane più impalpabile, ma non meno reale: l’indicazione di un orizzonte. Non basta agitare il fantasma del fallimento: pagate le tasse, altrimenti qui salta tutto. Vero. Ma non si guarisce un depresso con la paura. Con la paura lo si può convincere a compiere un gesto di sopravvivenza, che è poi quello che stiamo facendo. Però per uscire dalle secche del declino serve la speranza in un avvenire che non può essere la restaurazione dello Stato sociale novecentesco che la globalizzazione dei cinesi e dei banchieri ha distrutto per sempre. Dai Monti e dai Passera ci aspettiamo qualcosa di più strategico. Altrimenti sarebbe stato sufficiente ingaggiare una coppia a corto di diottrie come quella che guida Francia e Germania.

Il contribuente ha il dovere di pagare, ma ha anche il diritto di sapere a cosa serviranno i suoi sacrifici. A investire sul potenziamento dell’unica italianità spendibile all’estero - ricerca, agricoltura, artigianato, turismo, cultura -, oppure a tappare le falle di bilancio che la recessione e il killeraggio dei mercati si incaricheranno di riaprire fra sei mesi?
Bisogna scegliere, bisogna osare. Questo non è più il tempo dei rimpianti e delle recriminazioni. È il tempo della forza e del coraggio. Vale per il governo, per le imprese, per gli analisti che analizzano e non azzardano mai soluzioni. Vale per tutti noi che ci aggiriamo fra i vicoli della crisi come pugili suonati, digrignando i denti in faccia al mondo che cambia, invece di guardarlo negli occhi per capire se possiamo ancora farcelo amico.

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« Risposta #231 inserito:: Dicembre 22, 2011, 12:30:30 pm »

22/12/2011

Viva la coerenza

Massimo GRAMELLINI

La crisi non esiste. La crisi esiste però non riguarda l’Italia, quindi nessuna manovra.
Faremo la manovra, ce la chiede l’Europa, ma non metteremo le mani nelle tasche degli italiani. Le metteremo solo a chi guadagna oltre 75 mila euro. Cioè, oltre 150 mila. Gli anni della laurea non valgono più per il computo della pensione. Chi ha detto che non valgono più? Ma forse toglieremo la tredicesima agli statali. Calma, ho detto forse. I ticket del ristorante restano garantiti solo a chi lavora più di 8 ore. Non abbiamo intenzione di limitare i ticket. Piuttosto alzeremo la pensione a 65 anni dal 2027. Era già stata alzata? Ok, allora aboliremo i piccoli comuni, ma non le province. Aboliremo le province e ridurremo gli stipendi dei parlamentari immediatamente. Entro marzo una commissione proporrà di ridurre lo stipendio dei parlamentari.

Salve, siamo il nuovo governo. La crisi esiste, è sempre esistita, possibile che non ve ne siate accorti? Dovremo aumentare l’Irpef di 3 punti sopra i 75 mila euro. Ho detto 75 mila? Volevo dire 100 mila. Non toccheremo l’Irpef.

Va riaperto il tema dell’energia nucleare, ma sia chiaro: non si riapre il tema dell’energia nucleare.

Ridurremo i compensi dei politici. Non tocca al governo ridurre i compensi dei politici.

Noi faremo subito le liberalizzazioni. Contiamo di fare presto le liberalizzazioni. Speriamo di fare un giorno le liberalizzazioni.

Le frequenze tv all’asta? Non se n’è discusso. Metteremo all’asta le frequenze tv.

L’articolo 18 non è intoccabile. Chi ha parlato di toccare l’articolo 18?

Ah, bloccheremo le pensioni del ceto medio-basso. E quelle le blocchiamo davvero. E’ una questione di coerenza.


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« Risposta #232 inserito:: Dicembre 25, 2011, 11:30:25 am »

24/12/2011

2012, a svegliarci saranno i sogni

MASSIMO GRAMELLINI

Il mio amico Joe Maya, esperto in profezie terrorizzanti, si è licenziato ieri da Wall Street per aprire un’agenzia di sopravvivenza, «Occupy Yourself». Occupa te stesso. A volte è più difficile che occupare una piazza. Mi ha mandato l’opuscolo pubblicitario.

«Caro compagno d’avventura, sono orgoglioso di anticiparti che il 2012 ti romperà le scatole. Non potrai più fare quello che hai sempre fatto. Se vorrai sopravvivere, sarai costretto a cambiare. Ho preparato una griglia di incroci che la vita ti getterà fra i piedi nei prossimi mesi. Gli incroci non li hai decisi tu, e questo si chiama destino. Ma quale strada prendere a ogni svolta dipende solo da te. E questa si chiama libertà. Protesta o subisci. Non credo sia più tempo di scrollare le spalle. Se ti tirano uno schiaffo, passati pure una parola di perdono sulla ferita. Ma non avere paura di urlare il tuo dolore.

Accetta o rifiuta. Il mondo è cambiato. Se non sei un cinese o un indiano, probabilmente in peggio. Per provare a cambiarlo daccapo, prima devi prenderlo com’è. Conosci la favola dei due topolini che un giorno non trovarono la fetta di formaggio al solito posto? Uno solo morì di fame: quello che restò ad aspettarla. Scappa o rimani. Puoi cercare altrove (ti suggerisco l’Australia per il clima e il Brasile per la compagnia) oppure cercarti dentro di te. A volte le scoperte più importanti si trovano a chilometro zero. Però ogni tanto alza le chiappe dal computer e azzarda una passeggiata fra gli umani. I sentimenti sono fatti di odori che neppure Jobs era riuscito a mettere in scatola. Delega o agisci. I politici non ti odiano e non ti vogliono bene: semplicemente se ne infischiano di te. Puoi provare a cambiarli, ma ricorda che non c’è limite al peggio, come disse un mio amico prima di conoscere Scilipoti. Oppure puoi provare a ricambiarli. Infischiandotene di loro. La nuova politica è il progetto che farai tu, associandoti con i tuoi simili per un obiettivo comune.

Diffida o credi. Puoi credere che tutto sia un complotto contro di te. Oppure credere in te. (Berlusconi riesce a fare entrambe le cose, ma è un caso unico). La prima strada è più sicura: troverai sempre qualcuno disposto a fornirti le prove della congiura. La seconda è piena di spifferi. Una via per eletti. Ti piacerebbe essere eletto, per una volta? Arretra o evolvi. Arretrare ha i suoi vantaggi, specie se ti trovi a un passo dal baratro. Evolvere ha il suo fascino: la perdita delle sicurezze può farti vincere un rischio, oltre il quale ci sei tu in un modo che adesso non puoi neanche immaginare. Scegli: avanti o indietro. Basta che ti muovi.

Rimpiangi o ricostruisci. Il torcicollo emotivo ha un effetto calmante sui pessimisti. Altri preferiscono guardare oltre le macerie. Il trucco è ripartire da un sogno piccolo. Aiuta a combattere la sensazione di non contare nulla e di non poter cambiare mai nulla, neanche se stessi». Sui deliri di Joe Maya non mi pronuncio. Ma l’ultima frase la sottoscrivo: non sono gli schiaffi a svegliarci, ma i sogni. E poiché il prossimo anno di schiaffi ne arriveranno parecchi, auguro a tutti un risveglio pieno di sogni.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9584
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« Risposta #233 inserito:: Dicembre 25, 2011, 11:32:45 am »

24/12/2011

Vale la spesa

Massimo GRAMELLINI

Il droghiere è prostrato. Per Natale la signora Flavia non ha ordinato il solito antipasto di pesce, ma un’insalatina smorta che tenterà di abbronzare con una salsa a buon mercato. La signora Giuliana, vedova non allegra però benestante, ha confermato l’antipastone, ma per quanto abbia a cuore i destini del Paese non riuscirà mai a mangiare anche la porzione della signora Flavia. Si potrebbe raddoppiarle il prezzo in uno slancio di solidarietà, ma il rischio è che imbizzarrisca di sdegno, virando sull’insalatina pure lei.

La professoressa Maria sostiene che è meglio un antipasto di meno e un libro in più, ma il droghiere sembra scettico: a pancia vuota non legge bene nessuno. Il signor Davide, lavoratore a stipendio variabile tendente al nuvoloso, prevede che il prossimo Natale nel nostro quartiere sarà rimasto solo R. a ingozzarsi di pesce, perché lavora in nero e ne fa di tutti i colori. La calunnia, ammesso sia tale, suscita l’approvazione della clientela. Per tornare ricchi bisogna che i troppo ricchi diventino più poveri. E’ il partito della patrimoniale e ordina insalatina senza neanche la salsa. Poi ci sono quelli di «manette agli evasori» e si fanno incartare un sobrio prosciutto in gelatina per raffreddare gli ardori. Il liberale del vitel tonné, che sarei io, pensa che per mettere più soldi nelle tasche di Flavia e Davide bisogna abbassare le tasse. E per abbassare le tasse bisogna trasformare lo Stato. E per trasformare lo Stato bisogna ridurre gli sprechi e le caste in guerra tra loro. Ma questo discorso in Italia non emoziona mai nessuno. E’ rimasto ad ascoltarmi solo un salmone. Mi sa che faccio un leasing e me lo porto a casa per compagnia.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #234 inserito:: Dicembre 25, 2011, 11:49:38 pm »

30/1/2010 (8:41) - «ANNUS HORRIBILIS»

Giorgio Bocca: "Non sono uno snob ma odio la gente"
   
Il giornalista: “Questa Italia è ladra e corrotta. Il popolo sovrano? E’ pronto a tutti i delitti”

MASSIMO GRAMELLINI

Il pessimismo allunga la vita. E mantiene dritta la schiena. Quella di Giorgio Bocca è drittissima, e non solo per metafora.
All’alba dei novant’anni l’arzillo catastrofista cuneese ha pubblicato un saggio dal titolo molto giorgiobocchesco - Annus Horribilis (Feltrinelli) - scritto in una lingua limpida e densa come i torrenti delle sue valli.

Prima pagina del libro e subito un cittadin per terra: Gianfranco Fini. La sinistra lo adotta e lei gli spara addosso?
«È il tipico carrierista che difende le forme della democrazia, ma nella sostanza permette al sultano di continuare a governare».

Bene, siamo partiti leggeri.
«Chi vuol fare carriera non dovrebbe mai dire quello che pensa. Nel 1948, ero alla Gazzetta del Popolo, mi chiesero per chi avrei votato al referendum. Ma per la Repubblica, risposi io, ingenuo. Stupore assoluto. La Sip, padrona del giornale, sapeva che la sinistra voleva nazionalizzare l'azienda e tifava per i monarchici. Da allora il direttore Caputo mi fece mangiare merda. Ogni notte in tipografia urlava: chi è il coglione che ha passato questa notizia? I colleghi si aprivano come il Mar Rosso e in mezzo rimanevo io… Il mondo è pieno di servi».

Lei se la prende molto con gli urlatori da talk show.
«L’avvocato Ghedini… Ogni volta che lo vedo mi contorco sulla sedia dalla rabbia. Potessi, lo strozzerei. Ti portano via la parola come delle iene. La tv è una rovina per la democrazia. Non insegna ad ascoltare, ma a urlare».

E naturalmente il grande burattinaio dello spettacolo resta Lui.
«Lui è un maestro in queste cose. Ricordo quando intervistai Craxi per le sue tv. Arriva Bettino e mi saluta con tono minaccioso: “Professore, come va?” Berlusconi sparì subito in regia. E guardando l’intervista capii poi il perché. Io ero ripreso sempre di nuca (cominciavo a essere un po’ calvo) e Craxi in primo piano, ridente e sfottente».

Lei ha sempre avuto un debole per il segretario socialista...
«È stato il Machiavelli della corruzione mentale degli italiani. Il suo celebre discorso alla Camera: siccome rubiamo tutti, non ruba nessuno».

I suoi seguaci dicono che ha pagato solo lui, non i capi comunisti.
«I leader del Pci non avevano bisogno di rubare: ricevevano i soldi dall’Urss. E poi per loro rubare era ancora un delitto. Adesso non c’è più differenza, se non che a destra si ruba in grande e a sinistra in piccolo. Non è tanto il denaro che li affascina, ma l'idea di farla franca. Durante il fascismo uno che rubava era fuori dalla società. A rubare erano pochissimi, Ciano, Farinacci. I piccoli gerarchi non rubavano».

La accuseranno di parlar bene dei fascisti, pur di parlar male dei contemporanei.
«Si era onesti perché c’era poco da rubare. La piccola borghesia aveva delle virtù. Poi i soldi hanno corrotto tutto. Conoscevo dei socialisti, a Cuneo, che facevano campagna elettorale in bicicletta. Dopo è arrivato Craxi e ho iniziato a vederli girare in automobile. Prima ai comizi bevevano vino acido. Poi davano banchetti».

Gli ex comunisti sembrano essersi adeguati.
«La fedeltà è una delle virtù civili. Sono un partigiano e resto fedele alla sinistra anche quando fa delle coglionerie. Perché ne fa… Il capolavoro è stata la Puglia. Quel D’Alema… Uno odioso a tutti, un piccolo gerarca. Questa sua fama di intelligenza che consiste nel fare sempre le mosse sbagliate».

E il sindaco della rossa Bologna inguaiato dall’amante?
«Mi sembrano piccoli peccati. Un tempo impensabili, perché c’era il controllo della classe operaia sul candidato. Ma ora la classe operaia non esiste più».

Immagino che il gossip le faccia venire l’orticaria.
«Signorini e Corona sono due personaggi che in una società normale la gente si vergognerebbe di far entrare in casa. Berlusconi ha capito che i peccati sessuali sono un’arma di potere. Fa politica con un giornale di gossip e così riesce a uccidere gli avversari. Guardi quel Boffo come è stato giustiziato».

Lì Signorini non c’entra. È stato «Il Giornale», oggi di Feltri e un tempo del suo amato nemico Montanelli.
«Montanelli era un attore, con tutti i difetti degli attori, ma una brava persona incapace di colpi bassi. Certo, un contaballe… Durante la resistenza, ha raccontato così tante balle sulla sua amicizia con i partigiani che alla fine i fascisti sono stati costretti a metterlo in galera. Però era un uomo dell’Italia onesta che non rubava».

E il suo successore?
«Di Feltri non penso niente, perché mi fa paura».

Giuliano Ferrara?
«Un altro pazzo, ma mi è simpatico. Il Foglio è l’unico giornale culturale che esista in Italia».

I terzisti?
«Fanno i finti tonti. Chi non sta né di qua né di là finisce inevitabilmente per andare di là. Perché non c’è mediazione possibile: i ladri sono ladri».

Nel libro cita una battuta di Confalonieri su Berlusconi. «È come Anteo, se lo butti a terra, moltiplichi le sue forze».
«Berlusconi è pericoloso perché è abile, furbo. Usa tutti i mezzi, anche quelli illeciti come la diffamazione. È un fondatore di imperi, la forza bruta del capitalismo che distruggerà il capitalismo. Dal punto di vista clinico, un megalomane. Quando lavoravo per lui ricordo le telefonate alle otto del mattino, la segretaria che prima di entrare nel suo ufficio mi obbligava a mettere la cravatta che teneva nel cassetto».

I veri tiranni preferiscono essere temuti più che amati.
«I megalomani vogliono essere amati anche dalle persone che atterriscono… Aveva una tale smania di ottimizzare tutto che un ex giocatore di basket lo seguiva con un cronometro manuale e prendeva il tempo delle sue conversazioni. Per cui tu eri lì che parlavi con Berlusconi e quello ogni trenta secondi ci interrompeva: Dottore, sono passati trenta secondi… Dottore, è passato un minuto…».

Si rassegni. Quell’uomo vuol essere amato ed è amato.
«Gli italiani invidiano chi ha un euro più di loro, ma oltre un certo livello di ricchezza l’atteggiamento cambia. Lo straricco è ammirato. Pensi all’Avvocato».

Lei non va matto per «la gente».
«Il popolo sovrano è pronto a tutti i delitti. La storia d’Italia l’hanno fatta le minoranze. I Mille di Garibaldi e della Resistenza, minoranze estreme che muovono un popolo egoista, grigio. È stata la Chiesa a diseducarlo con confessioni e giubilei. Della religione cattolica mi piace la pietas, non il perdono generalizzato».

Diranno che è uno snob.
«L’unico che tenta di esserlo è Sgarbi. Ma l’italiano è il contrario dello snob. Noi siamo melodrammatici».

Come la tv?
«La tv è una Filodrammatica: tutti nella vita recitano come se fossero in tv. La guardo molto. Spesso mi addormento davanti. Ormai è una ripetizione di tutto. Persino il cattivo gusto è diventato difficile da rinnovare».

I comici?
«Questi di Zelig non fanno proprio ridere. Neanche Macario mi faceva ridere. Totò sì, per le mosse da marionetta. E Sordi per il suo cinismo, certo non per l’umorismo. L’umorismo è sconosciuto agli italiani. È una specialità degli ebrei americani».

Cosa guarda, allora?
«Lo sport. Almeno il calcio è autentico».

Sicuro? Girano tanti di quei soldi anche lì.
«Ma almeno i calciatori corrono, si feriscono continuamente. Le partite sono vere».

E la sua Juve?
«Ciro Ferrara! L’allenatore non è il suo mestiere. Questa Juve non ha un gioco. A me piace quello del Genoa, Gasperini».

E Obama le piace? Il 2009 è stato abbastanza horribilis anche per lui.
«Ha una cattiva stampa, ma ce la mette tutta. Forse ha suscitato troppe speranze. È difficile imporre delle novità a un Impero: alla fine lì sono i militari che decidono».

Lo scrittore Martin Amis sostiene che ci sono troppi vecchi al mondo e propone un’eutanasia obbligatoria al compimento dei 70 anni. Lei ormai è fuori pericolo.
«Quell’idea c’era già in un racconto di Buzzati. Magari ci arriveremo. Mi sembra la grande vendetta di Hitler. Il dominio dei più forti sui più deboli».

Lei scrive, legge, si emoziona, si indigna, mangia con appetito. È davvero così terribile diventare vecchi?
«Quando ero giovane e forte avevo coraggio. Se ripenso a quei venti mesi di guerra vissuti come una splendida vacanza… Andavo in giro col mio fucile convinto di essere immortale. Adesso mi sento fragile e ho così paura di tutto che non esco quasi più di casa. La morte è una fregatura, ma l’immortalità non mi attira. La noia è micidiale a 90 anni, figuriamoci a 200».

Ai vecchi saggi si chiede di predire il futuro.
«Il genere umano sta andando verso l’autodistruzione. Siamo troppi e il mondo è troppo piccolo per noi».

In che cosa crede un pessimista universale?
«Nella dignità dell’uomo. I ladri sono degli stupidi che si fregano da soli».

Ci regali almeno una speranza. Anche piccola, la prego.
«Se viene di là, le offrirò l’unica cosa veramente buona che esiste al mondo. Un bicchiere di vino».

da - http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201001articoli/51733girata.asp
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« Risposta #235 inserito:: Dicembre 27, 2011, 07:38:44 pm »

30/1/2010 (8:41) - «ANNUS HORRIBILIS»

Giorgio Bocca: "Non sono uno snob ma odio la gente"

Giorgio Bocca pubblica il saggio Annus Horribilis

Annus Horribilis, Giorgio Bocca contro tutti
   
Il giornalista: “Questa Italia è ladra e corrotta.

Il popolo sovrano? E’ pronto a tutti i delitti”

MASSIMO GRAMELLINI

Il pessimismo allunga la vita. E mantiene dritta la schiena. Quella di Giorgio Bocca è drittissima, e non solo per metafora. All’alba dei novant’anni l’arzillo catastrofista cuneese ha pubblicato un saggio dal titolo molto giorgiobocchesco - Annus Horribilis (Feltrinelli) - scritto in una lingua limpida e densa come i torrenti delle sue valli.

Prima pagina del libro e subito un cittadin per terra: Gianfranco Fini. La sinistra lo adotta e lei gli spara addosso?
«È il tipico carrierista che difende le forme della democrazia, ma nella sostanza permette al sultano di continuare a governare».

Bene, siamo partiti leggeri.
«Chi vuol fare carriera non dovrebbe mai dire quello che pensa. Nel 1948, ero alla Gazzetta del Popolo, mi chiesero per chi avrei votato al referendum. Ma per la Repubblica, risposi io, ingenuo. Stupore assoluto. La Sip, padrona del giornale, sapeva che la sinistra voleva nazionalizzare l'azienda e tifava per i monarchici. Da allora il direttore Caputo mi fece mangiare merda. Ogni notte in tipografia urlava: chi è il coglione che ha passato questa notizia? I colleghi si aprivano come il Mar Rosso e in mezzo rimanevo io… Il mondo è pieno di servi».

Lei se la prende molto con gli urlatori da talk show.
«L’avvocato Ghedini… Ogni volta che lo vedo mi contorco sulla sedia dalla rabbia. Potessi, lo strozzerei. Ti portano via la parola come delle iene. La tv è una rovina per la democrazia. Non insegna ad ascoltare, ma a urlare».

E naturalmente il grande burattinaio dello spettacolo resta Lui.
«Lui è un maestro in queste cose. Ricordo quando intervistai Craxi per le sue tv. Arriva Bettino e mi saluta con tono minaccioso: “Professore, come va?” Berlusconi sparì subito in regia. E guardando l’intervista capii poi il perché. Io ero ripreso sempre di nuca (cominciavo a essere un po’ calvo) e Craxi in primo piano, ridente e sfottente».

Lei ha sempre avuto un debole per il segretario socialista...
«È stato il Machiavelli della corruzione mentale degli italiani. Il suo celebre discorso alla Camera: siccome rubiamo tutti, non ruba nessuno».

I suoi seguaci dicono che ha pagato solo lui, non i capi comunisti.
«I leader del Pci non avevano bisogno di rubare: ricevevano i soldi dall’Urss. E poi per loro rubare era ancora un delitto. Adesso non c’è più differenza, se non che a destra si ruba in grande e a sinistra in piccolo. Non è tanto il denaro che li affascina, ma l'idea di farla franca. Durante il fascismo uno che rubava era fuori dalla società. A rubare erano pochissimi, Ciano, Farinacci. I piccoli gerarchi non rubavano».

La accuseranno di parlar bene dei fascisti, pur di parlar male dei contemporanei.
«Si era onesti perché c’era poco da rubare. La piccola borghesia aveva delle virtù. Poi i soldi hanno corrotto tutto. Conoscevo dei socialisti, a Cuneo, che facevano campagna elettorale in bicicletta. Dopo è arrivato Craxi e ho iniziato a vederli girare in automobile. Prima ai comizi bevevano vino acido. Poi davano banchetti».

Gli ex comunisti sembrano essersi adeguati.
«La fedeltà è una delle virtù civili. Sono un partigiano e resto fedele alla sinistra anche quando fa delle coglionerie. Perché ne fa… Il capolavoro è stata la Puglia. Quel D’Alema… Uno odioso a tutti, un piccolo gerarca. Questa sua fama di intelligenza che consiste nel fare sempre le mosse sbagliate».

E il sindaco della rossa Bologna inguaiato dall’amante?
«Mi sembrano piccoli peccati. Un tempo impensabili, perché c’era il controllo della classe operaia sul candidato. Ma ora la classe operaia non esiste più».

Immagino che il gossip le faccia venire l’orticaria.
«Signorini e Corona sono due personaggi che in una società normale la gente si vergognerebbe di far entrare in casa. Berlusconi ha capito che i peccati sessuali sono un’arma di potere. Fa politica con un giornale di gossip e così riesce a uccidere gli avversari. Guardi quel Boffo come è stato giustiziato».

Lì Signorini non c’entra. È stato «Il Giornale», oggi di Feltri e un tempo del suo amato nemico Montanelli.
«Montanelli era un attore, con tutti i difetti degli attori, ma una brava persona incapace di colpi bassi. Certo, un contaballe… Durante la resistenza, ha raccontato così tante balle sulla sua amicizia con i partigiani che alla fine i fascisti sono stati costretti a metterlo in galera. Però era un uomo dell’Italia onesta che non rubava».

E il suo successore?
«Di Feltri non penso niente, perché mi fa paura».

Giuliano Ferrara?
«Un altro pazzo, ma mi è simpatico. Il Foglio è l’unico giornale culturale che esista in Italia».

I terzisti?
«Fanno i finti tonti. Chi non sta né di qua né di là finisce inevitabilmente per andare di là. Perché non c’è mediazione possibile: i ladri sono ladri».

Nel libro cita una battuta di Confalonieri su Berlusconi. «È come Anteo, se lo butti a terra, moltiplichi le sue forze».
«Berlusconi è pericoloso perché è abile, furbo. Usa tutti i mezzi, anche quelli illeciti come la diffamazione. È un fondatore di imperi, la forza bruta del capitalismo che distruggerà il capitalismo. Dal punto di vista clinico, un megalomane. Quando lavoravo per lui ricordo le telefonate alle otto del mattino, la segretaria che prima di entrare nel suo ufficio mi obbligava a mettere la cravatta che teneva nel cassetto».

I veri tiranni preferiscono essere temuti più che amati.
«I megalomani vogliono essere amati anche dalle persone che atterriscono… Aveva una tale smania di ottimizzare tutto che un ex giocatore di basket lo seguiva con un cronometro manuale e prendeva il tempo delle sue conversazioni. Per cui tu eri lì che parlavi con Berlusconi e quello ogni trenta secondi ci interrompeva: Dottore, sono passati trenta secondi… Dottore, è passato un minuto…».

Si rassegni. Quell’uomo vuol essere amato ed è amato.
«Gli italiani invidiano chi ha un euro più di loro, ma oltre un certo livello di ricchezza l’atteggiamento cambia. Lo straricco è ammirato. Pensi all’Avvocato».

Lei non va matto per «la gente».
«Il popolo sovrano è pronto a tutti i delitti. La storia d’Italia l’hanno fatta le minoranze. I Mille di Garibaldi e della Resistenza, minoranze estreme che muovono un popolo egoista, grigio. È stata la Chiesa a diseducarlo con confessioni e giubilei. Della religione cattolica mi piace la pietas, non il perdono generalizzato».

Diranno che è uno snob.
«L’unico che tenta di esserlo è Sgarbi. Ma l’italiano è il contrario dello snob. Noi siamo melodrammatici».

Come la tv?
«La tv è una Filodrammatica: tutti nella vita recitano come se fossero in tv. La guardo molto. Spesso mi addormento davanti. Ormai è una ripetizione di tutto. Persino il cattivo gusto è diventato difficile da rinnovare».

I comici?
«Questi di Zelig non fanno proprio ridere. Neanche Macario mi faceva ridere. Totò sì, per le mosse da marionetta. E Sordi per il suo cinismo, certo non per l’umorismo. L’umorismo è sconosciuto agli italiani. È una specialità degli ebrei americani».

Cosa guarda, allora?
«Lo sport. Almeno il calcio è autentico».

Sicuro? Girano tanti di quei soldi anche lì.
«Ma almeno i calciatori corrono, si feriscono continuamente. Le partite sono vere».

E la sua Juve?
«Ciro Ferrara! L’allenatore non è il suo mestiere. Questa Juve non ha un gioco. A me piace quello del Genoa, Gasperini».

E Obama le piace? Il 2009 è stato abbastanza horribilis anche per lui.
«Ha una cattiva stampa, ma ce la mette tutta. Forse ha suscitato troppe speranze. È difficile imporre delle novità a un Impero: alla fine lì sono i militari che decidono».

Lo scrittore Martin Amis sostiene che ci sono troppi vecchi al mondo e propone un’eutanasia obbligatoria al compimento dei 70 anni. Lei ormai è fuori pericolo.
«Quell’idea c’era già in un racconto di Buzzati. Magari ci arriveremo. Mi sembra la grande vendetta di Hitler. Il dominio dei più forti sui più deboli».

Lei scrive, legge, si emoziona, si indigna, mangia con appetito. È davvero così terribile diventare vecchi?
«Quando ero giovane e forte avevo coraggio. Se ripenso a quei venti mesi di guerra vissuti come una splendida vacanza… Andavo in giro col mio fucile convinto di essere immortale. Adesso mi sento fragile e ho così paura di tutto che non esco quasi più di casa. La morte è una fregatura, ma l’immortalità non mi attira. La noia è micidiale a 90 anni, figuriamoci a 200».

Ai vecchi saggi si chiede di predire il futuro.
«Il genere umano sta andando verso l’autodistruzione. Siamo troppi e il mondo è troppo piccolo per noi».

In che cosa crede un pessimista universale?
«Nella dignità dell’uomo. I ladri sono degli stupidi che si fregano da soli».

Ci regali almeno una speranza. Anche piccola, la prego.
«Se viene di là, le offrirò l’unica cosa veramente buona che esiste al mondo. Un bicchiere di vino»

da - http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201001articoli/51733girata.asp
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« Risposta #236 inserito:: Gennaio 02, 2012, 03:09:52 pm »

2/1/2012

La forza motivante

Massimo GRAMELLINI

Dalle profezie di sventura che gravano sul 2012 (non mi riferisco ai Maya, ma agli economisti) ci salveranno soltanto i vecchi. Chiedo scusa, i diversamente giovani, protagonisti di una rivoluzione di cui non colgono ancora la portata, ma che finirà sui libri di storia perché mai erano stati così tanti e, nonostante gli acciacchi, così in salute. Fin quando rappresentavano una minoranza, gli anziani potevano smettere di lavorare, rifugiarsi negli hobby a scarso dispendio energetico, rintanarsi sulla poltrona buona del salotto per pontificare sulla decadenza dei costumi. Ora che sono maggioranza, non più. Devono contrastare le leggi di natura e darsi una mossa. Come il marito novantenne della regina Elisabetta che all’indomani di un intervento a cuore aperto è andato alla messa di Capodanno a piedi (anche se lui, va detto, negli 89 precedenti non aveva sgobbato un granché).

Ai diversamente giovani del 2012 non si chiede solo di mantenere nipoti e figli falciati dalla crisi, ma di rovesciare una traiettoria esistenziale. Sono i primi anziani della storia umana a non potersi permettere il lusso di contemplare il passato. Devono ancora occuparsi del futuro. Altrimenti chi? Gli effettivamente giovani sono pochi, penalizzati, avviliti. Gli adulti, inadeguati e confusi. Solo l’esercito sterminato dei Div. Giov. ha i mezzi caratteriali, economici e ormai anche fisici per indicarci il prossimo orizzonte comune. Quella «forza motivante» di cui hanno appena parlato Ratzinger e Napolitano, arzilli esponenti della categoria.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #237 inserito:: Gennaio 05, 2012, 07:47:59 pm »

5/1/2012

Se il cinepanettone diventa realtà

Massimo GRAMELLINI

Gli economisti del mondo intero sono già in viaggio con i Re Magi verso Cortina d’Ampezzo per visitare la culla del nuovo miracolo italiano. Stavolta la realtà ha superato il cinepanettone.

I dati dell’Agenzia delle Entrate riferiti al prodotto interno lordo del 30 dicembre descrivono una crescita impetuosa.

Farcita di percentuali che si impennano da un anno all’altro e addirittura - ecco la grandezza di questo indomito Paese - da un giorno all’altro. Ristoranti: più 300% rispetto al Capodanno precedente e più 110% rispetto al 29 dicembre. Beni di lusso: più 400 e più 106.

La sera del 29 Cortina languiva ancora, fra strade spoglie e locali deserti. I commercianti erano andati a letto distrutti. L’universo rideva di loro. Li dava per spacciati. Ma nella notte è partita la riscossa e l’alba sulle Dolomiti è stata salutata dal canto dei registratori di cassa che sputavano scontrini come petardi e dondolavano fatture fiscali come palline dell’albero di Natale.

Qualche maligno penserà che il nuovo boom sia rimasto circoscritto ai cortinesi. Niente di più falso. I generosi valligiani lo hanno voluto condividere con centinaia di turisti approdati in città la sera prima, probabilmente su slitte di fortuna. Il mattino del 30 quei derelitti si sono svegliati a bordo di una Porsche. Lavoratori che dichiaravano di guadagnare mille euro netti al mese o, peggio, di appartenere a società sull’orlo del fallimento. E’ giusto che la tanto sospirata crescita abbia premiato anzitutto i più bisognosi.

Come in ogni impresa eroica, anche nel supercinepanettone di Cortina non mancano episodi apparentemente inspiegabili che la mente semplice degli uomini derubrica a miracoli. Un commerciante, per esempio, ha venduto oggetti di lusso per un milione e mezzo senza che ne rimanesse traccia nei documenti fiscali. Ma io diffido delle spiegazioni extrasensoriali. Semplicemente gli si sarà rotta la biro. O la stampante del computer, cribbio.

Gli esperti in arrivo a Cortina dovranno spiegarci le ragioni di questo boom abbastanza inatteso. Cosa potrà mai essere successo, nel breve volgere di una notte, per raddoppiare gli incassi dei ristoranti, i guadagni degli alberghi, le entrate delle gioiellerie? Sono sul tavolo diverse ipotesi. C’è chi attribuisce il merito della svolta a una folata improvvisa di ottimismo, diffusa nell’aria da qualche sciatore berlusconiano in discesa libera. Altri tirano in ballo una profezia finora sconosciuta dei Maya: il 30 dicembre 2011 l’asse della Terra si sarebbe allineato per un attimo con il bancomat della piazza principale di Cortina, producendo una serie di effetti a catena, fra i quali la trasformazione delle utilitarie in bolidi superaccessoriati. Ma esiste anche una teoria più eccentrica. Per tutta la giornata del 30 qualcuno avrebbe visto aggirarsi fra i ristoranti e le gioiellerie un gruppo di alieni in divisa da finanzieri. La semplice presenza di questi simpatici visitatori avrebbe stimolato l’economia, meglio della Fase 2 del governo Monti.

Resta da capire il perché dell’ingratitudine dei cortinesi. I quali, sindaco in testa, invece di ringraziare gli alieni per il supporto morale, li hanno duramente contestati. Un autentico mistero. Chiederò lumi a qualche persona di rinomata sobrietà. Magari a Schifani, Rutelli e Casini, che dopo aver visto in tv il messaggio di Napolitano sulla necessità dei sacrifici sono saltati sul primo aereo per andare a sacrificarsi in un resort delle Maldive.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #238 inserito:: Gennaio 07, 2012, 11:13:11 am »

3/1/2012



Massimo GRAMELLINI

Un concessionario di moto s’impicca perché non riesce più a pagare i suoi dipendenti. Un pensionato si lancia dal balcone dopo aver ricevuto una lettera in cui l’Inps gli chiede indietro 5000 euro. E’ la Spoon River quotidiana di una crisi che più ancora dei poveri colpisce gli impoveriti, gettando nel panico coloro che si ritrovano sbalzati all’improvviso in una condizione di incertezza e non reggono all’onta di perdere il posto, l’azienda, la casa, la faccia.

Lo riconosco, è anche colpa mia. Sto maneggiando la paura con troppa scioltezza. E ogni racconto dello sfacelo in corso, pur sacrosanto, diventa un mattone di quel muro d’angoscia contro cui vanno a sbattere le menti più disperate. Anni di ottimismo becero e falsamente gaudioso hanno prodotto per reazione un realismo cupo e senza sbocchi, mentre è proprio in questi momenti che accanto ai ragionieri servirebbero i poeti. Possibilmente non apocalittici. Ormai i notiziari sono bollettini di guerra: tasse, licenziamenti, recessione. La radiografia della realtà, finalmente. Ma le radiografie, da sole, non hanno mai guarito nessuno. Ci vogliono le ricette. E le ricette migliori restano le storie di chi è riuscito a guarire. Indignarsi è sempre meglio che deprimersi. Ma meglio ancora è evolvere, andare avanti. «Questa società mangia tutti» ha detto il parroco ai funerali del concessionario impiccato. Come la paura. Prometto che d’ora in avanti il sottotitolo implicito di ogni mio articolo sarà: non lasciamoci mangiare.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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« Risposta #239 inserito:: Gennaio 07, 2012, 11:21:37 am »

7/1/2012

All'armi siam sofisti

Massimo GRAMELLINI

La linea l’hanno data Fabrizio Cicchitto e Massimo Boldi, uno dei quali è un comico, anche se non ricordo più chi. Stanare i nullatenenti con Porsche al seguito è un comportamento da Stato di polizia. Come no? Negli Stati Uniti li mettono in galera, ma evidentemente laggiù c’è una dittatura. Non solo: secondo Boldi (o Cicchitto?) si tratterebbe di un colossale abbaglio, perché gli evasori di Cortina sono poveracci che affittano il lusso a rate. Che storia commovente. Ci chiederanno una colletta per pagare il leasing della fuoriserie?

Ormai questa tecnica di difesa dell’indifendibile ha raggiunto vette da far impallidire i sofisti dell’antica Grecia. Se uno viene intercettato mentre truffa, loro non si indignano per la truffa, ma per l’intercettazione. Se ti lamenti di chi ha svaligiato una banca, ti rispondono: parli proprio tu che ai tempi dell’asilo rubasti lo zucchero filato? Se la Finanza bussa a Cortina, si scandalizzano perché non è andata a Capri: forse perché a Capodanno non c’era lo stesso numero di turisti, essendosi dimenticati di sparare la neve artificiale sui faraglioni? Se si cercano i soldi disonesti dove ne girano di più, si strilla contro la caccia al ricco. E se Monti cerca di stanare gli evasori, lo si accusa di non averne titolo, dato che a Capodanno ha mangiato il cotechino a Palazzo Chigi. Assistiamo al delirio scomposto di gente che ha perso il contatto con i propri elettori e lettori. Dovrebbero sapere che al piccolo borghese che vota Lega o Pdl i furbetti di Cortina stanno sulle scatole. Persino più che a qualche corifeo della sinistra, che magari a Cortina ci è pure andato.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41
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