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Autore Discussione: AMEDEO LA MATTINA.  (Letto 119069 volte)
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« Risposta #120 inserito:: Novembre 09, 2012, 05:46:00 pm »

Politica
09/11/2012 - retroscena

Il dinosauro e la quaglia

Pdl al bivio: Berlusconi non ha più assi nella manica

Amedeo La Mattina
Roma


Il Pdl è al bivio della sua sopravvivenza politica. Lo scontro tra Berlusconi e il politburo del partito andato in scena a Palazzo Grazioli consegna ad Angelino Alfano le chiavi di un autobus ammaccato e con le gomme sgonfie. Ma almeno ha avuto il merito di metterlo su una strada, in direzione delle elezioni politiche. Una strada accidentata, in salita e piena di curve lungo la quale il Popolo della libertà dovrà diventare una forza politica popolare e moderata che non rinnega la scelta fatta con il governo dei tecnici e il “montismo europeo”. «Altrimenti io e molti altri non rimarremo nel Pdl o comunque si chiamerà», avverte l’eurodeputato Cl Mario Mauro, che ieri a Berlusconi detto in faccia che lui non è «più l’asso nella manica dell’antipolitica come nel ‘94». «Lei, presidente, è ormai espressione della politica, come tutti noi e subisce la corrosione dell’antipolitica». 

 

Insomma, caro presidente, game over. La sua parabola è finita, gli suggerisce Giuliano Ferrara sul Foglio, non è più il momento di inseguire l’eterna giovinezza e l’insurrezione antifiscale: è «il momento del senso della realtà con tutta la mediocrità e l’urgenza difensiva di scelte che non eccitano ma sono inevitabili». Invece il Cavaliere non accetta il declino, pensa di ruggire ancora e promette (minaccia) di tirare fuori dal cilindro non il classico coniglio, ma addirittura un dinosauro, attaccando la politica economica di Monti che a suo avviso ha danneggiato l’Italia e creato disgusto nei cittadini. Cosa sia il dinosauro nessuno lo sa e neanche lui, che dopo mesi di ricerca del nuovo Berlusconi continua a girare a vuoto. E alla fine potrebbe trovarsi a dover concludere che il nuovo Berlusconi è il vecchio Berlusconi. A quel punto sarebbe svelato il mistero del vero dinosauro della politica italiana che era già in pista quando governavano ancora Khol, Chirac, la Thatcher, Zapatero, Bush. 

Gli uomini e le donne che si sono stretti attorno al segretario per salvare il salvabile (e se stessi innanzitutto) sono convinti che il loro ex padre padrone non abbia assi nella manica, che sia tutto un bluff. Lo stesso Alfano ne è convinto, ma il leader che all’ufficio di presidenza ha tirato fuori il quid, sa che un Pdl senza Berlusconi difficilmente potrà attraversare il deserto e tenersi quei voti dello zoccolo duro berlusconiano che ancora esiste. Le percentuali di consenso che i sondaggi attribuiscono al Popolo della libertà non consentono sprechi e divisioni. Ma Alfano vorrebbe l’ex premier imbalsamato padre nobile, che non scarti verso liste strane e sentieri antimontiani. Lo vorrebbe come Berlusconi non può essere. Non vorrebbe più sentirgli dire che «con quelle facce, con quel politburo che Angelino hai attorno non vai da nessuna parte, altro che primarie all’americana…». 

 

Alfano comunque schiaccia l’acceleratore dell’autobus che arranca in salita, scoppietta e fa fumo. E’ convinto di avere una sola carta da giocare per agganciare i pezzi della locomotiva centista e moderata. Ha preso il coraggio a due mani e prova il salto, con tutti intorno ad aspettare di vedere se riuscirà a spiccare il volo o sarà il classico salto della quaglia. 

da - http://lastampa.it/2012/11/09/italia/politica/il-dinosauro-e-la-quaglia-ZOInST0QCdpyvCkXtxFwJL/pagina.html
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« Risposta #121 inserito:: Novembre 11, 2012, 04:10:07 pm »

Cronache
11/11/2012 - intervista

Crosetto: “Corro alle primarie Con Alfano gente senza futuro”

Crosetto ha spesso espresso pareri sul Pdl fuori dal coro

E attacca Samorì: in campo persone con poca storia e molta cronaca

Amedeo La Mattina
Roma


Ci sarà anche lui, Guido Crosetto, nella corsa per le primarie del Pdl. Ma la sua non sarà una candidatura in opposizione ad Alfano.
«Mi candido per rappresentare un’idea e un gruppo di persone le quali ritengono che Monti non sia indispensabile e che la sua politica economica, come quella di Tremonti, sia distruttiva per il Paese. Questo non significa essere contro l’Europa ma stare in Europa vivendo, non morendo. Mi candidato per dare voce a migliaia di piccole e medie aziende rimaste afone».

 

Sembra di sentire Berlusconi. 

«E’ vero ma io queste cose le ho sempre dette, anche durante il governo Berlusconi e non ho mai cambiato idea. Io non ho votato la fiducia al governo Monti. Berlusconi invece lo ha capito solo dopo quali sarebbero stati gli effetti della politica montiana. Oggi il deficit italiano è peggiore di quello precedente. Le aziende sono al collasso, le banche si sono chiuse e quando parlo di aziende penso anche ai milioni di lavoratori che ci lavorano. Vorrei portare una voce all’interno del Pdl e delle istituzioni che difende questa linea».

 

Anche la Santanché esprimerà una linea critica al governo Monti. Perchè non fate un ticket? 

«La differenza è che io questa linea l’ho sempre avuta e non attacco i colleghi di partito. Non mi scaglio contro Alfano, anzi vorrei che lui condividesse la mia posizione. La candidatura di Alfano è seria, ho stima per lui e non gli sparerò mai addosso. Semmai ci sono altre candidature di persone con poca storia e molta cronaca, tipo questo Samorì».

 

Perchè non è entrato nel suo comitato elettorale, visto che glielo ha chiesto? 

«Quello di Angelino è un passaggio politico, la sua candidatura gli serve a confermare l’autonomia della sua leadership. È giusto che lo faccia mentre io voglio portare contenuti e idee nel dibattito. Se appoggiassi Alfano, mi troverei in compagnia di gente che non la pensa come me e che ha concluso il suo ciclo politico».

 

L’impressione è che lei non corra per vincere. 

«Io vorrei che vincessero le mie idee. E penso che Alfano e il centrodestra abbiano bisogno di una candidatura per parlare con mondi che altrimenti non avrebbero interlocutori nel Pdl. Se mi accorgo che le mie idee non hanno seguito o che rappresentano poca cosa, allora non ho problemi a ritirarmi». 

 

Cosa pensa di Casini e Fini che sembrano tendere la mano al Pdl, ma chiedono ad Alfano scelte dolorose a cominciare da una rottura definitiva con Berlusconi? 

«Al posto di Alfano direi loro “fate anche voi un passo indietro: sedete in Parlamento da una vita, ricoprite ruoli importanti da prima che Berlusconi scendesse in campo, avete avuto la possibilità di incidere sulla politica italiana, assumetevi anche voi un po’ di responsabilità”. E invece cantano come fossero delle vergini, ma hanno esaurito il loro ruolo politico». 

 

Nei loro partiti nessuno li ha messi in minoranza, mentre è successo a Berlusconi. 

«Io all’ufficio di presidenza c’ero e le posso assicurare che Berlusconi non è andato in minoranza. Lui aveva dei dubbi sulle primarie e sull’opportunità di continuare a puntare sul Pdl. Ha ascoltato i discorsi di tutti e ha deciso di seguire la strada indicata da gran parte del partito. Lui adesso deve aiutarci a seguire questa strada che io ho sintetizzato in questo modo: dateci la possibilità di evitare la scelta tra la distruzione del Paese con Grillo e la sinistra. Ci vuole un progetto serio che eviti queste due alternative». 

 

Ci vuole il Ppe italiano. 

«Ci vuole una forza politica che rappresenti la maggioranza degli italiani che non votano a sinistra, che temono Grillo e che sono confluiti nell’astensionismo. Il Ppe italiano non nasce distruggendo il Pdl o in una stanza in cui si riuniscono tanti piccoli nanetti o dei dinosauri della politica come Fini e Casini». 

 

Berlusconi è un bel esemplare di Dinosauro però. 

«Berlusconi almeno ha costruito qualcosa, qui c’è gente invece che con il lavoro non avrebbe pagato la bolletta della luce. Se vogliamo riprendere il dialogo con gli elettori non possiamo chiudere in una stanza Alfano, Casini e Fini. Sarei sconcertato io figuriamoci il cassintegrato, il disoccupato, l’operaio. Penserebbero “questi si sono messi d’accordo per dividersi il potere”. 


da - http://lastampa.it/2012/11/11/italia/cronache/crosetto-mi-candido-perche-Fyw1Dbn3VYPjNURXvMpm1O/pagina.html Scioccato
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« Risposta #122 inserito:: Novembre 23, 2012, 01:31:58 am »

politica
22/11/2012


Nel balletto delle primarie del Pdl spunta il ticket Meloni-Crosetto

La giovane ex An è considerata troppo di «destra sociale». Il piemontese aiuterebbe ad addolcire quel cliché. Ce la faranno?

Amedeo La Mattina

Roma

Sotto il velo delle grandi e convulse manovre tra Berlusconi e Alfano c’è un lavorio dei candidati che si annusano e provano ad allearsi. Per fare massa, certo, per fare paura al segretario che, se non raggiunge e supera abbondantemente il 50%, farebbe una brutta figura e si sentirebbe dire dal Cavaliere «te l’avevo detto che ti saresti fatto del male...».

 

Tra le più temibili avversarie di Alfano c’è Giorgia Meloni, la più giovane, pierina lingua sciolta, che ha una discreta rete di giovani in giro per l’Italia e che potrebbe catalizzare una parte del mondo ex An in rotta anti-montiana. Facendo infuriare La Russa e Gasparri. Ma la ragazza dagli occhioni azzurri ha, diciamo così..., un handicap politico grande quanto una casa: è troppo targata a destra, troppo destra sociale. Allora cosa ha pensato di fare la «rottamatrice» del Pdl, che da sempre chiede le primarie e l’annullamento di tutte le cariche del partito? Di fare ticket con Guido Crosetto e Alessandro Cattaneo, il sindaco di Pavia, leader dei giovani formattatori. Entrambi sono già candidati, ma dovranno ancora presentare le fatidiche 10 mila firme per accedere alla corsa delle primarie. Con Cattaneo sembra che le cose siano ormai fatte, accordo già in tasca alla Meloni. Quanto a Crosetto, ancora un po’ di suspence. 

 

Il «gigante buono» piemontese, come viene chiamato affettuosamente, vuole ancora capire come andrà a finire, quando si faranno queste benedette primarie e far vedere che le firme ce le ha tutte e 10 mila, alla faccia di chi nel Pdl dubiti. Fatto tutto questo, allora valuterà se fare ticket con la Meloni, accettando la sua proposta. Ancora nessuna risposta. Già, perchè una proposta a Crosetto? Proprio perchè ha quel suo handicap politico. Con Cattaneo, ma in particolare con Crosetto accanto, Meloni esce dal cliché di destra. L’ex sottosegretario alla Difesa viene da Forza Italia, è come lei molto critico nei confronti di Monti, è un liberale, non rappresenta l’apparato, nè quello nazionale né quello locale. E poi è un tipo che parla spiccio di economia, che non è certo la materia di Giorgia, tutta politica e militanza. Le danze sono appena iniziate e ne vedremo delle belle.

da - http://lastampa.it/2012/11/22/italia/politica/nel-balletto-delle-primarie-del-pdl-spunta-il-ticket-meloni-crosetto-hqEiWxacT2N2CtU7LtmPaJ/pagina.html
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« Risposta #123 inserito:: Novembre 28, 2012, 11:43:21 pm »

Politica
28/11/2012 - retroscena

Alfano a un passo dalla rottura con Berlusconi

L’ex pupillo vuole l’accordo del Pdl con il centro

E La Russa pensa a “Centrodestra nazionale”

Amedeo La Mattina
Roma

Ora Berlusconi frena un po’. La dura reazione di Alfano potrebbe avere il suo effetto. 

Il Pdl sta vivendo ore febbrili. È in gioco la sopravvivenza del partito e di un’intera classe politica. Berlusconi ha terremotato la sua creatura, ha paralizzato le primarie, mettendo Alfano con le spalle al muro: «O vieni con me nella nuova Forza Italia o rimarrai prigioniero dei vari La Russa e di chi vuole portare il tuo scalpo a Casini e Montezemolo». Che poi sarebbero, secondo il Cavaliere, Cicchitto, Quagliariello, Fitto, Frattini e tutta la filiera di Comunione e Liberazione, da Maurizio Lupi a Mario Mauro e Roberto Formigoni. «Hai ancora pochi giorni per decidere. Io tra mercoledì e giovedì farò l’annuncio», era stato l’ultimatum dell’ex premier al suo ex delfino, che non ci sta ad andare, con il cappello in mano, nella nuova Forza Italia dove «urlano le Santanchè e Biancofiore». Ma soprattutto non vuole seguire una linea politica, già annunciata a chiare lettere da Berlusconi, tutta all’attacco dell’Europa a trazione tedesca, in contrasto con l’azione portata avanti da Monti.

 

Insomma, come ha spiegato l’influente eurocapogruppo Mauro in un’intervista all’Huffington Post, «non si può archiviare Monti. Né si può dire che l’operazione che lo ha portato a Palazzo Chigi è un’operazione anti-democratica o un colpo di Stato. La verità è che si è fallito perché non sono state fatte delle riforme che erano necessarie, soprattutto per colpa della Lega, i cui veti hanno pesato in una situazione parlamentare difficile». 

 

Alfano non ci sta a chiudersi in una ridotta berlusconiana radicale, di farsi umiliare ancora una volta, di farsi bombardare e uccidere senza sparare un colpo. E il colpo lo ha sparato forte: «Se Berlusconi rifà Forza Italia e si candida premier non solo non potrò seguirlo su una strada suicida, ma non lo sosterrò». Un messaggio, raccontano alcuni, che è arrivato a Villa San Martino attraverso i mediatori Gianni Letta e l’avvocato Nicolò Ghedini. Altri assicurano che l’ex ministro della Giustizia lo abbia detto direttamente al Cavaliere al telefono in questi ultimi giorni o addirittura la scorsa settimana a Roma, nei loro incontri quattr’occhi a Palazzo Grazioli. 

 

Ora, al di là della circostanza in cui Alfano ha mostrato il suo quid, sembra che l’ex premier sia rimasto colpito dalla reazione del suo ex pupillo. Che gli ha riservato altre sorprese. Non solo non lo seguirà e non sosterrà una sua candidatura sulle ceneri del Pdl. Alfano porterebbe il Pdl su una posizione coincidente con quella di Casini e Montezemolo per costruire un nuovo centrodestra: l’unico argine per fermare la scalata al potere della sinistra di Bersani-Vendola. Non è un caso che ieri abbia detto che «senza il Pdl nessuna alleanza può battere la sinistra». È certamente rivolto a Casini e Montezemolo, ma anche a Berlusconi. «Provate a vedere tutti i sondaggi che ci sono in giro - ha aggiunto - senza il Pdl nessuno avrà la maggioranza. Se il protagonista di un’alleanza, se il protagonista della competizione non sarà il Pdl non c’è modo di battere Bersani e Vendola». Ha poi fatto riferimento all’area dei popolari, al Ppe, esattamente quello che sostengono gli esponenti di Comunione e Liberazione che di Berlusconi non ne vogliono più sapere.

 

L’ex ministro della Giustizia però non vuole andare a uno scontro all’arma bianca con Berlusconi. Vuole convincerlo a fermare la macchina che tanto piace ai falchi. Spera che i suoi messaggi facciano breccia nel Cavaliere. Non vuole essere costretto a rompere in maniera plateale. fa affidamento sulla famiglia di Berlusconi, su Marina, su Confalonieri che hanno consigliato l’ex premier a non imbarcarsi nella nuova avventura politica ad altissimo rischio. Sono tanti i problemi dell’azienda, di Mediaset dopo il calo delle entrate pubblicitarie. Spendersi in prima persona, fare una campagna elettorale per demolire quello che ha fatto Monti sarebbe un triplo salto mortale. Anche i sondaggi non danno grandi prospettive di consenso. È vero che c’è un bacino elettorale del 30% inviperito con Monti, le sue tasse ed Equitalia, ma tradurlo solo in parte in voti è un’altra cosa. Alla fine la nuova Fi potrebbe rimanere inchiodata al 7-8%. 

 

I falchi tremano all’idea che Berlusconi cambi idea visto che il capo ha rinviato, forse annullato, il grande annuncio. E si potrebbe andare avanti con il Pdl ma senza primarie e gli ex An. La Russa è già pronto a farsi il suo partito. Ha pure il nome: «Centrodestra Nazionale». Anche gli uomini più vicini ad Alfano temono che il segretario, dopo avere alzato la voce possa innestare la marcia indietro.


da - http://lastampa.it/2012/11/28/italia/politica/alfano-a-un-passo-dalla-rottura-cerca-l-accordo-al-centro-twlmWXCwVbCJVqzsQaVs4J/pagina.html
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« Risposta #124 inserito:: Dicembre 04, 2012, 12:13:36 pm »

politica
04/12/2012 - retroscena

Berlusconi: election day o faremo cadere il governo

In Parlamento però molti senatori e deputati del Pdl potrebbero non seguire le indicazioni dell’ex premier

Amedeo La Mattina
Roma

Le ultime da Arcore raccontano di Berlusconi tentato di candidarsi a premier alla guida del Pdl. È quello che gli hanno suggerito Gianni Letta, Denis Verdini e Niccolò Ghedini. «Se proprio vuoi candidarti - è stato la loro riflessione - non farlo con la nuova Forza Italia, non ti conviene fare un nuovo partito, riprenditi il Pdl. A quel punto chi potrebbe dirti di no?». Per la verità sono in molti nel Pdl a non voler candidare Berlusconi, ma non avrebbero la forza di impedire una mossa del genere. Lo stesso Alfano non potrebbe evitarlo perchè ha sempre detto che se si candida il Cavaliere le primarie non sono necessarie. A quel punto il segretario sarebbe il primo a sostenere Berlusconi. Tutti dovrebbero farsene una ragione. E poi, se il Pdl dovesse perdere le elezioni, a perdere sarebbe l’ex premier, non il giovane Alfano. 

Questa è l’ultima in ordine di tempo, suscettibile di cambiare nell’arco di ventiquattro ore o anche meno. Tra l’altro, la postilla a questa ipotesi è che il Pdl potrebbe cambiare nome e simbolo, ma questa è già il secondo tempo. Il primo riguarda la decisione dell’ex premier che domani potrebbe andare alla presentazione del libro di Bruno Vespa «Il palazzo e la piazza» e comunicare al mondo la sua mossa, far vedere il dinosauro che ha preparato in laboratorio. Presenza confermata fino a ieri ma il Cavaliere ancora non ha sposato del tutto l’idea dei suoi consiglieri, ma è sicuramente in calo l’ipotesi di andare per la sua strada resuscitando la cara estinta Forza Italia. Non è da escludere che dia forfait a Vespa che sta tenendo la sua redazione pronta nel caso in cui l’ospite svelasse il mistero: pronti a fare una grande puntata di Porta a Porta con lo stesso Cavaliere in studio. 

Difficile comunque che Berlusconi si presenti al Residence Ripetta per continuare a tergiversare, a dire e non dire. A questo punto dovrà spiegare se guiderà di nuovo il Pdl riveduto e corretto oppure lanciarsi nella nuova/vecchia avventura di Forza Italia. Ci sarebbe anche la terza ipotesi: che non faccia né l’uno né l’altro, lasciandosi andare allo scoramento. Sì, perchè i diverse occasioni ha detto di sentirsi abbandonato da tutti «quei nani che ora si sentono dei giganti». Quei nani del Pdl che lui avrebbe trasformato in giganti, cioè in ministri, governatori, sindaci e che ora lo avrebbero tradito perchè non vogliono seguirlo. 

Il cerino rimane tra le sue dita e sta bruciando: il Cavaliere non può più tergiversare, non può continuare a compulsare nevroticamente i sondaggi della Ghisleri, non può guardare e riguardare i bozzetti della nuova Forza Italia, un restyling che gli servirebbe a rinnovare il sogno dell’94. Alfano sabato il suo paletto lo ha messo: rinnovamento del Pdl sì, rottamarlo no. E la maggioranza del partito è con il segretario. Ecco, adesso, la palla è sui piedi dell’ex premier. «Sta riflettendo», racconta La Russa, che ieri ci ha parlato. Hanno parlato anche dell’election day e Berlusconi vuole far cadere il governo se non ci sarà la data unica per Regionali e politiche. L’ex ministro della Difesa però gli ha fatto presente che non è così facile, che i gruppi parlamentari del Pdl non sono più controllabili. E poi il capo dello Stato, anche in caso di sfiducia al governo, non scioglierebbe il Parlamento se prima non si fa la legge elettorale. Tra l’altro, se si andasse a votare a febbraio anche per le politiche non ci sarebbe il tempo per stampare le schede elettorali.

Il Cavaliere non ha più molti margini di manovra e i «nani diventati giganti» chiedono che sia Alfano a sfidare Bersani (Formigoni) perchè una sua ricandidatura sarebbe «una scelta irrazionale» (Alemanno). C’è poi chi, come Osvaldo Napoli, che suggerisce di intestarsi l’agenda Monti accanto a Casini, Montezemolo e Riccardi. Esattamente l’opposto di ciò che Berlusconi vorrebbe fare: un centrodestra alternativo alla «palude centrista» (Bondi). Allora, incita la Biancofiore, Berlusconi butti a mare coloro che «non vogliono la sua candidatura, quelli che hanno beneficiato del suo consenso personale». 

da - http://lastampa.it/2012/12/04/italia/politica/berlusconi-election-day-o-faremo-cadere-il-governo-9FErZgSqEGc35hgMMLuuLP/pagina.html
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« Risposta #125 inserito:: Dicembre 06, 2012, 04:59:01 pm »

POLITICA
06/12/2012

Sul Pdl l’ombra della scissione

Amedeo La Mattina
ROMA


L’ombra della scissione l’ha evocata questa mattina Guido Crosetto prima di lasciare gli studi di Omnibus perché «è il momento delle scelte importanti che non possono essere fatte in tv: alcuni saranno felici di seguire Berlusconi, altri prenderanno altre strade». «Non ho più nulla da dire», e se n’è andato. Forse è un po’ troppo parlare di scissioni, ma non è condivisa da molti la linea politica del Cavaliere, ancora candidato a premier, lanciato nell’attacco frontale a un governo che ci avrebbe trascinato nel «baratro della recessione». 

 

Su questo Crosetto e gli ex An la pensano come il Cavaliere, ma è la stragrande maggioranza del partito (Alfano compreso) non vuole di nuovo Berlusconi in pista. «Non è così - dice Bondi - basta uscire da quei vertici fumosi, inutili e dannosi per il presidente Berlusconi, come il vertice di ieri, ai quale non partecipavo da tempo. Ho avuto la nausea a ritornarci. E infatti oggi non ci andrò. Fuori c’è il mondo della gente comune, dei parlamentari comuni: sono queste persone che il presidente deve ascoltare e capirà che la sua scelta di candidarsi è giusta, necessaria».

 

L’ombra della scissione è evocata anche dalle parole dell’eurocapogruppo Mario Mauro, esponente autorevole di Comunione e Liberazione, il quale ieri aveva detto che il Cavaliere non è «un candidato adeguato» e nei giorni scorsi aveva confidato che se il Pdl dovesse abbracciare posizioni populiste anti-Monti, anti-Merkel, anti-rigoriste, lui in questo partito non ci starebbe un minuto in più. Ma cosa ha portato ieri notte Berlusconi a preparare questo sgradito “regalo di Natale”? Dicendo tra l’altro una bugia grande quanto una casa, cioè che «i suoi» gli dicono di scendere in campo per salvare ancora una volta il Paese. I suoi chi? I suoi familiari, tutti in coro, a cominciare dall’adorata figlia Marina, lo hanno consigliato, quasi pregato, di non buttarsi in una nuova avventuta politica. Lo stessa dicasi per Confalorieri, Nicolò Ghedini e Gianni Letta. I suoi non possono essere i dirigenti del Pdl che ieri al vertice, a parte Bondi, gli hanno chiesto di valutare seriamente il passo indietro e di mettere in rampa di lancio Alfano. E tutti se ne sono andati con la convinzione che il Cavaliere si era ammorbidito, che l’ipotesi Alfano avesse maggiori chance di andare in porto. 

 

Poi però Berlusconi ha fiutato l’aria di ciò che i giornali avrebbero scritto, della serie «Berlusconi molla e apre la strada ad Angelino», «Berlusconi fermato dai colonnelli». Insomma aveva capito, anche dalle ricostruzioni del vertice da parte delle agenzie, che i suoi «ospiti infedeli» a Palazzo Grazioli avevano messo in giro una decisione che lui in cuor suo non aveva ancora preso e che quelle voci fatte filtrare erano un modo per forzargli la mano. E così ha fatto saltare il tavolo, tornando alla sua vera intenzione iniziale. A farlo arrabbiare moltissimo è anche il decreto del governo sulla incandidabilità di chi ha sentenze a carico e l’orientamento di Palazzo Chigi e del Quirinale di non concedere l’election day. Ieri sera, nella residenza del capo che stava incartando il “regalo di Natale” della sua discesa in campo, c’era anche Alfano richiamato all’ordine. Ma non aveva puntato i piedi? Non aveva fatto vedere il quid? 


da - http://lastampa.it/2012/12/06/italia/politica/sul-pdl-l-ombra-della-scissione-IfkejkM2rsjC9bYmnbYdYJ/pagina.html
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« Risposta #126 inserito:: Dicembre 10, 2012, 11:22:38 pm »

Politica
10/12/2012 - ANALISI

Controconferenza stampa di Berlusconi Nel mirino Monti e il diktat tedesco

Il Cavaliere su Alfano: «E’ il miglior politico, fa parte del mio ticket»

Amedeo La Mattina
ROMA


Berlusconi sta valutando l’ipotesi di partecipare alla controconferenza stampa di fine anno organizzata da Renato Brunetta per «smascherare l’imbroglio di questo governo e le balle di Monti». L’ex ministro è diventato la punta di lancia del berlusconismo economico in assetto da guerra elettorale (l’altra punta, ma del berlusconismo politico, è Daniela Santanché). Una controconferenza, dunque, rispetto a quella istituzionale (21 dicembre) del presidente del Consiglio Monti, il quale sicuramente dovrà ribattere alle accuse del Cavaliere secondo cui si stava meglio quando governava lui e tutti gli indicatori economici rispetto a un anno fa sono peggiorati.

 

E’ quello che ha detto ieri sera su un marciapiede davanti a una pizzeria di Milano nella sua seconda uscita da quando ha annunciato, a sorpresa anche per il segretario Alfano, il “ritorno di Ringo” (il richiamo agli spaghetti-western è di Luca Ricolfi). Anche la prima uscita non è stata granché ortodossa. A Milanello, infatti: capannello selvaggio di giornalisti, dichiarazioni a braccio, ma in tempi in cui il Milan va forte ed è tornato competitivo (grazie alle sue visite al centro sportivo?) il Cavaliere è convinto che la sua comunicazione politica ne possa trarre vantaggio. E comunque, lì, su quel marciapiede a due passi dal famoso ufficio (anche per le Olgettine) di via Rovani, sono morte le speranze dei montiani del Pdl che si illudono di fare in Italia il Ppe. «Il tempo dei tecnici è finito. Noi durante il nostro governo siamo stati migliori di questo. Noi abbiamo tenuto fede agli impegni». E vabbè, fin qui ordinarie contraddizioni rispetto a quanto Berlusconi aveva detto qualche mese fa quando si scusò con gli italiani per averli delusi, per non avere potuto realizzare il programma di governo. Il resto però è una cannonata all’Europa.

 

«Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa. Monti si è piegato ai diktat dell’Europa che a sua volta ha subìto il diktat della Merkel. Il risultato è la recessione. Dobbiamo invertire questa politica economica». Poi il botta e risposta con il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che aveva definito Berlusconi come «una minaccia per l’Unione europea». «È assurdo e inaccettabile - è stata la dura reazione del Cavaliere - che possa esprimere giudizi così sulla politica italiana. È anche male informato, perché se in Italia c’è una persona più europeista di Silvio Berlusconi me la facciano trovare».

 

Sembra di essere ritornati esattamente a quando, con Berlusconi a Palazzo Chigi, non passava giorno in cui non ci fosse uno scontro o una scaramuccia con questo o quell’altro Paese europeo. A gettare altra legna nel fuoco ci ha pensato proprio Brunetta, l’organizzatore della controconferenza di fine anno sulla «gigantesca operazione di verità», invitando il Professor Monti ad ammettere che la crisi italiana è nata in Germania. Sarebbe stata Berlino a imporre il governo dei tecnici, senza alcuna colpa da parte di chi governava allora a Roma. E sarebbero state le banche tedesche, nel giugno 2011, a vendere titoli italiani facendo puntare la speculazione su di noi. Insomma è «il comportamento irresponsabile della Merkel la causa dei mali dell’Europa». Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i montiani Frattini, Mauro, Formigoni, Lupi, Fitto e lo stesso segretario del Pdl Alfano che, come ha detto sempre ieri sera Berlusconi, è il miglior politico italiano: «Lui fa parte del mio ticket». Quindi Berlusconi candidato premier, Alfano vice candidato premier. 

da - http://lastampa.it/2012/12/10/italia/politica/controconferenza-stampa-di-berlusconi-nel-mirino-monti-e-il-diktat-tedesco-a5g9oXtrqkCoPYyW5OgCKK/pagina.html
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« Risposta #127 inserito:: Dicembre 12, 2012, 05:34:55 pm »

politica
12/12/2012

Il vero ostacolo all’alleanza Lega-Pdl? Albertini candidato in Lombardia

L’ex sindaco di Milano è troppo filo-montiano e legato al Ppe.

La sua candidatura alla presidenza della Regione leverebbe a Bobo Maroni
il sostegno del centrodestra

Amedeo La Mmattina
Rroma

Il problema è Albertini. Sembra che siano solo propaganda a fini interni le parole di Maroni, che non intende allearsi con il Pdl se il candidato premier è Berlusconi. Da Palazzo Grazioli fanno sapere che non è stata posta in questi termini la questione, o quantomeno non in maniera così netta. Certo nel caso in cui Berlusconi, da qui alla Befana (quando dovranno essere presentate liste e candidature), si rendesse conto che la sua campagna contro «il grande imbroglio» non dovesse sortire grandi recuperi nei sondaggi, allora sarebbe lui per primo a gettare la spugna. E magari a richiamare in servizio Angelino Alfano. Ma questo si vedrà nelle prossime settimane.

Intanto c’è il passaggio stretto dell’alleanza con il Carroccio. L’ostacolo è Albertini; la candidatura per la presidenza della Lombardia dell’eurodeputato ed ex sindaco di Milano, che si presenta come «il piccolo Monti» (la definizione è sua) è su una linea politica opposta a quella di Berlusconi e Maroni, ovvero tutta in chiave Ppe e in sintonia con la politica del Professore della Bocconi. Tra l’altro Albertini è tra coloro, come Frattini e Mauro, che stanno valutando di salutare il Pdl e dar vita a una lista di sostegno a Monti, qualora il premier decidesse di scendere in campo. 

Ecco, ieri notte a Palazzo Grazioli, Maroni ha chiesto a Berlusconi di intervenire, di convincere Albertini a desistere dalla corsa lombarda: la sua candidatura viene vista come un ostacolo alla vittoria di Maroni perchè gli leverebbe una parte dei consensi tradizionalmente legati al centrodestra. Sarà difficile per Berlusconi convincere Albertini, soprattutto adesso che ha preso la strada dell’assalto frontale alle politiche montiane. Se non ci riuscirà, il Cavaliere rischia grosso, in gioco c’è il flop elettorale. Se non dovesse agganciare la Lega nella battaglia politica nazionale, in cambio della cessione della Lombardia, perderebbe la possibilità di vincere il premio di maggioranza in una Regione decisiva per i futuri equilibri al Senato. 

da - http://lastampa.it/2012/12/12/italia/politica/la-versione-di-palazzo-grazioli-ecco-le-condizioni-di-maroni-per-dire-si-all-alleanza-con-il-cav-AZhHSoU4DStvJ3aeJ37g1N/pagina.html
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« Risposta #128 inserito:: Dicembre 14, 2012, 07:22:18 pm »

politica
13/12/2012

Fonti del Ppe: Monti non esclude la candidatura

Berlusconi: “Se lo fa mi ritiro, tutto il Pdl è con lui”

Amedeo La Mattina
inviato a Bruxelles

Un vertice europeo dei Popolari segnato da una grande attenzione per quanto sta accadendo in Italia e da voci e smentite sulle mosse di Mario Monti. 

 

La cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe chiesto a Monti di ricandidarsi, oggi durante il pre-vertice del Ppe a Bruxelles (ma da Berlino fonti del governo tedesco smentiscono che si sia espressa su “candidature specifiche”).

 

Il premier, secondo fonti del Ppe, a sua volta avrebbe risposto di non escludere affatto una sua candidatura. Una posizione, questa di Monti, che negli ambienti di Palazzo Chigi viene però ritenuta non una novità, ma in linea con quanto il presidente del Consiglio va ripetendo negli ultimi giorni riguardo a un suo possibile, futuro impegno in politica. 

 

Silvio Berlusconi, nel frattempo, avrebbe ribadito il suo orientamento durante lo stesso vertice: «Se Monti si candida io mi ritiro, non solo, ma il professore avrà tutto il sostegno del Pdl». 

 

Al termine della riunione del Partito popolare europeo a Bruxelles il commissario europeo all’Industria Antonio Tajani ha affermato che “nessuno dei leader del Ppe ha chiesto espressamente a Monti di candidarsi”. “Tutti hanno parlato bene di Monti - ha aggiunto - ma nessuno vuole interferire”. Di diverso avviso Sybrand Van Haersma Buma, leader dell’opposizione in Olanda, che all’uscita della riunione ha detto: «È chiaro che il Ppe dà un chiaro supporto a Monti e non a Berlusconi. Vogliamo vedere questa situazione politica continuare, è importante per l’Europa”. Buma ha anche affermato: “Apprezziamo i risultati raggiunti da Monti, non quelli raggiunti da Berlusconi”. 

 

Anche il presidente francese Francois Hollande non ha voluto far mancare il suo sostegno all’operato di Mario Monti, descritto come il leader «che ha permesso all’Italia di raddrizzarsi». All’arrivo di Monti al summit, Hollande è tornato indietro per salutarlo. I due si sono stretti la mano a lungo, davanti a fotografi e telecamere. Più tardi, parlando con i giornalisti, Hollande ha definito Monti «l’uomo che ha fatto in modo che l’Italia sia rispettata». 

da - http://lastampa.it/2012/12/13/italia/monti-non-escludo-di-candidarmi-il-cav-se-lo-fa-mi-ritiro-il-pdl-e-con-lui-sX4ILgWbVqnn43TJ2f2RqL/pagina.html
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« Risposta #129 inserito:: Dicembre 16, 2012, 11:37:52 am »

Cronache
15/12/2012 - retroscena

Ora Monti prende tempo e pensa alla grande coalizione

La decisione definitiva arriverà dopo il voto sulla legge di stabilità

Amedeo La Mattina
inviato a Bruxelles

Anche ieri Monti è rimasto una sfinge. Alla conferenza stampa di Bruxelles i giornalisti hanno cercato in tutti i modi di farlo sbilanciare, ma il premier ha preferito soffermarsi sulle conclusioni del vertice europeo. Non sono riusciti a cavare un ragno dal buco nemmeno quando gli è stato chiesto un parere sull’intervista di D’Alema sul Corriere (sarebbe «illogico e in qualche modo moralmente discutibile che il Professore scendesse in campo contro la principale forza politica che l’ha voluto»). Il professore non si è scomposto, ha indicato la mazzetta intonsa dei giornali poggiata sul tavolo e ha detto di non averla ancora letta. «Non mi tolga la suspense», ha risposto al giornalista. Una risposta che potrebbe essere interpreta come un modo per snobbare D’Alema, oppure l’uso della prudenza di chi fa già capire quali potrebbero essere i toni che userebbe in una sua eventuale campagna elettorale. «I consigli quando vengono da persone autorevoli che stimo molto li prendo sempre in considerazione». In ogni caso, non gli sembra «né possibile né opportuno» parlare delle sue intenzioni politiche per rispetto degli italiani. «Qualunque sia il mio futuro avrà a che fare con l’Europa». 

 

Ogni cosa a suo tempo, prima bisogna approvare la legge di stabilità, poi dirà quale futuro politico intende ritagliarsi. Così i montiani di tutti i partiti fremono, si incontrano, discutono, parlano di liste, ma tutti rimangono appesi a una decisione che comunque Monti dovrà prendere già la prossima settimana (le liste a suo nome dovranno essere presentate entro i primi giorni di gennaio). Tra gli stessi montiani di ogni latitudine sta però crescendo la sensazione che il premier non scenda nell’agone politico in prima persona: al massimo farà un endorsement per quelle liste che si richiamano alle sue riforme, al lavoro fatto dal governo, alla necessità di proseguirlo dentro il solco degli impegni europei. Una scelta di spettatore attivo e interessato che sta complicando molto la vita di Casini, Fini, Riccardi, Montezemolo e di quei montiani del Pdl pronti con le valigie in mano a mollare Berlusconi. 

 

Negli ambienti vicini al premier viene considerata improbabile una campagna elettorale di Monti a braccetto del Cavaliere. Sarebbe una sfida troppo forte a Bersani, che stima, con toni muscolari che non gli appartengono. Anzi, è proprio l’opposto ciò che auspica il Professore: un confronto di merito sulle proposte da fare al Paese, su come proseguire insieme un’esperienza di governo dopo le elezioni di febbraio. La logica di Monti è di continuare a tenere impegnate forze politiche ed energie nuove attorno a un progetto di risanamento finanziario e di crescita economica. Un tratto di strada è stato fatto insieme e ce n’è ancora molta da fare. Come ha detto ieri alla conferenza stampa, le crisi finanziarie sono sempre dietro l’angolo. 

 

Ecco perchè c’è bisogno del Pd e dei moderati. Ed è difficile legare Berlusconi a questo cammino viste le posizioni assunte dal Cavaliere sugli «effetti recessivi» della politica economica del governo, sull’Europa «germanocentrica», sul «grande imbroglio dello spread». Se l’impostazione è quella di Renato Brunetta non c’è spazio per il dialogo. Il confronto elettorale dovrà essere costruttivo e sereno, non uno scontro all’arma bianca, pensando che dopo il voto potrebbe essere non solo necessario per i numeri in Parlamento, ma anche opportuno costituire una maggioranza larga. Per Monti è difficile immaginarsi uomo di parte, in lotta e contrapposto a una sinistra riformista. Tra l’altro lo hanno molto colpito le parole di apprezzamento usate del presidente Hollande nei suoi confronti e quelle tranchant contro Berlusconi che «non avrebbe prospettive politiche» di tornare al governo dell’Italia. 

 

La Sfinge-Monti preoccupa i montiani. Quelli del Pdl non vedono l’ora di potersi staccare da Berlusconi. Mario Mauro ricorda a Monti che ormai mancano poche ore. L’ex ministro Frattini è convinto che con Monti alla guida di uno schieramento politico la partita con la sinistra sarebbe riaperta: «Se invece rimanesse dietro le quinte, per il centrodestra le cose si complicherebbero terribilmente». E’ quello che potrebbe accadere, perchè non gli appartiene lo schema centrodestra versus centrosinistra. Non sarebbe la campagna elettorale giusta. Not in his name.

da - http://www.lastampa.it/2012/12/15/italia/cronache/ora-il-prof-prende-tempo-e-pensa-alla-grande-coalizione-hxJTILUFK1ZgR911TaOPdL/pagina.html
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« Risposta #130 inserito:: Gennaio 07, 2013, 07:12:30 pm »

Politica
07/01/2013 - verso il voto

Bersani stringe sulle liste i popolari chiedono seggi


Il segretario Pier Luigi Bersani vuole chiudere in fretta le liste per dedicarsi alla campagna elettorale

Il sindaco Renzi potrebbe riuscire a ottenere più di 60 parlamentari

Amedeo La Mattina
Roma


Bersani ha fretta di tuffarsi nella campagna elettorale e girare l’Italia. Vuole quindi chiudere al più presto la composizione delle liste e lasciarsi alle spalle polemiche e mal di pancia. Domani infatti la direzione del Pd dovrebbe mettere il sigillo alle candidature che dovrebbe sancire una prevalenza di esponenti vicini al segretario tra coloro che sono stati eletti alle primarie o verranno inseriti nel listino (si calcola attorno al 70%). 

 
L’area ex Popolare di Letta, Franceschini, Bindi e Fioroni già canta vittoria perché pensa di arrivare a quota 20% e magari far dimagrire ulteriormente Bersani grazie ai ricorsi delle varie regioni che non accettano l’assegnazione dei posti calati da Roma. «Eleggeremo sicuramente più parlamentari di Renzi», esultano gli ex Popolari che hanno vissuto male il protagonismo del sindaco di Firenze. Il quale fa spallucce e si ritiene soddisfatto di poter eleggere oltre 60 parlamentari (tra Camera e Senato), che potrebbero diventare 70 se il Pd avrà un’affermazione più forte del previsto. Ancora in bilico comunque la candidatura di Reggi, braccio destro del rottamatore, che invece indicherà tra i suoi 17 del listino Michele Anzaldi (ex portavoce di Rutelli) e l’avvocato di Milano Roberto Cociancich (presidente della conferenza internazionale scoutismo cattolico). 

Fuori invece il deputato Sarrubbi: tra i parlamentari uscenti vengono confermati tra i renziani solo Realacci e Gentiloni. 


Incerta ancora la sorte del senatore e costituzionalista Ceccanti dell’area liberal che potrebbe essere recuperato in zona Cesarini. Questa è una componente che viene penalizzata ma per Walter Verini, storico braccio destro di Veltroni che sarà candidato in buona posizione nella sua Umbria, il problema non è quantitativo, ma se il Pd avrà una chiara «agenda riformista e se punta al dialogo con Monti dopo le lezioni». Verini pensa che sarà così, ma nella sua area c’è chi ritiene che i liberal siano tenuti fuori deliberatamente. Ne è convinto anche Parisi, che lascia il Parlamento e ritiene che il Pd sia «più sbilanciato a sinistra: lo ha deciso da tempo Bersani, e lo ha confermato la sua vittoria nella sfida con Renzi». Il segretario vuole chiudere in fretta il nodo delle candidature e vuole dare spazio quanto più possibile alla società civile. Dopo le candidature rosa della filosofa Michela Marzano e dell’ex leader degli industriali piemontesi Mariella Enoc, spuntano i nomi del nutrizionista Giorgio Calabrese e del docente al Politecnico di Torino l’italo argentino Juan Carlo De Martin.

 
Praticamente definiti i capolista alla Camera e al Senato. Fioroni doveva guidare il Pd in Sicilia orientale, accanto a Bersani nella Sicilia Occidentale. L’ex ministro della Pubblica Istruzione invece ha preferito correre nel Lazio (Lazio 2) ma non come capolista: sarà il numero due dopo una donna. Forse la Ferrante, l’agguerrita capogruppo in commissione Giustizia alla Camera. Stessa scelta fatta da Marini che lascia il primo posto al Senato a Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia dell’Aquila. 

da - http://lastampa.it/2013/01/07/italia/politica/bersani-stringe-sulle-liste-i-popolari-chiedono-seggi-4VtNCL4ItFtxK9gB32qfoN/pagina.html
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« Risposta #131 inserito:: Febbraio 05, 2013, 06:53:58 pm »

italia
05/02/2013 - venti giorni al voto

“L’Imu? Voto di scambio” Monti silura Berlusconi

La replica: stupidaggini.

E rilancia il condono fiscale

Amedeo La Mattina
ROMA

La «strana maggioranza» è ormai il pallido ricordo di un’era geologica fa. Nella campagna elettorale irrompe la promessa di Berlusconi di rimborsare l’Imu del 2012, monopolizzando l’attenzione e centrando l’obiettivo di mettere in difficoltà gli avversari che devono rincorrerlo con l’argomento della non credibilità del Cavaliere. La stroncatura più sonora è arrivata da Monti che scomoda il codice penale e parla di «voto di scambio, ma anche di un tentativo simpatico di corruzione: io ti compro il voto con dei soldi e i soldi sono dei cittadini». 

 

Addirittura il premier uscente intravede qualche elemento di «usura» e ricorda Achille Lauro che ti dava una scarpa prima del voto e la seconda dopo, se l’avevi votato. Corruzione, usura, voto di scambio? Ma di che parla il Professore? Per Berlusconi sta sparando una raffica di «stupidaggini». «Se in Italia c’è qualcuno che è credibile questo è il sottoscritto» e rilancia sul condono tombale. 

 

Una gaffe perchè nel Pdl la consegna era che di condono non si sarebbe dovuto parlare perché in questo modo si dà agli avversari la possibilità di attaccare sul fronte dell’evasione fiscale e dire ecco gli amici degli evasori. E infatti Bersani coglie la palla al balzo per dire che la differenza tra lui e Berlusconi è proprio questa: «Io dico “mai più condono”». L’ex premier si è reso conto dello scivolone e ha rettificato il tiro, spiegando che voleva riferirsi non al condono in generale, ma a quello fiscale nei confronti di Equitalia. 

Si va avanti a colpi di clava e Monti la usa contro il Cavaliere. Il Professore ha capito che i voti deve andarli a prendere tra gli indecisi, tra coloro che in passato hanno votato per Berlusconi e sono sempre sensibili alle sue parole contro i controlli della Guardia di Finanza e lo Stato di polizia tributaria. È su questo bacino di voti, qualificabili come di centrodestra, che si scatena la contesa soprattutto tra il premier uscente e il suo predecessore, contraddetto però anche dal suo ex ministro dell’Economia.

 

Per Tremonti infatti la restituzione dell’Imu del 2012 non ha la copertura finanziaria e crea «qualche problemino» al bilancio dello Stato. 

Nello scontro ieri pure la caduta rovinosa delle Borse e lo spread che è ricominciato a salire. Il centrosinistra, sventolando il Wall Street Journal e il Financial Times, accusa il centrodestra di far paura ai mercati con promesse che scombussolerebbero i conti pubblici. Lo stesso Monti in mattinata, in una trasmissione tv, aveva paventato questo rischio che si è concretizzato durante la giornata a Piazza Affari. Berlusconi ha reagito in maniera stizzita, innanzitutto quando il Professore gli ha dato del corruttore. Il primo a reagire è stato il segretario del Pdl Alfano, che ha chiesto le dimissioni di Monti da senatore a vita. Berlusconi si è subito associato alla richiesta di Alfano e ha chiarito che il terremoto sui mercati è tutta colpa della vicenda Monte Paschi di Siena. 

 

«La responsabilità politica della vicenda Mps è a sinistra - ha sottolineato Alfano durante la videochat della Stampa.it - e ora non possono dire “non ne so niente”. Questo è qualcosa di inaccettabile». In ogni caso, ha aggiunto, «ci congratuliamo con la procura di Siena», ma lo ha detto con una punta di malignità perchè da quella procura non trapela nulla (per riguardo al Pd, è il sospetto di Alfano), mentre quando si tratta dei processi a Berlusconi viene tutto spiattellato suoi giornali. Già, gli ha fatto eco il Cavaliere, quando riguarda noi saltano fuori le intercettazioni e ci sbattono in carcere.

da - http://lastampa.it/2013/02/05/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/l-imu-voto-di-scambio-monti-silura-berlusconi-rcdkA77eu6xWAstGMbm1NM/pagina.html
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« Risposta #132 inserito:: Marzo 13, 2013, 11:45:01 am »

Elezioni Politiche 2013
13/03/2013 - giustizia. le politiche

Berlusconi alza il tiro, voto a giugno

In ospedale ha ricevuto gli ultimi sondaggi di Euromedia: il M5S e il Pd starebbero perdendo consensi

Amedeo La Mattina

ROMA


Nemmeno il sondaggio Euromedia della Ghisleri (infallibile per il Cavaliere) gli ha fatto venire il buon umore. L’uvetite non passa, non può leggere, non può guardare la televisione (ma per il big match Barcellona-Milan ha fatto un’eccezione all’insaputa dei medici), da un occhio però non ci vede e deve tenere una mascherina tipo subacqueo con i vetri scuri. Non c’è nulla che lo tiri su, nemmeno la compagnia affettuosa della fidanzata Francesca Pascale, le carinerie della sua fedelissima ombra Mariarosaria Rossi, le visite della figlia Marina e della pasionaria Santanchè. Eppure quel sondaggio recapitato nella suite del San Raffaele lo ha determinato ancora di più nel puntare tutto sulle elezioni a giugno, perchè gli dice che il centrodestra cresce ancora fino a diventare maggioranza, il Pd cala e Grillo sta accusando il colpo di essere entrato in Parlamento. Le trattative più o meno mascherate sulla presidenza delle Camere, gli incontri con i partiti non fanno bene alle 5 Stelle. Se poi alla fine una Stella dovesse andare a sedersi nel più alto scranno di Montecitorio, secondo Berlusconi, il MoVimento si schianta. 

 
Chissà se sarà così; forse c’è tanta invidia e rabbia per il fatto che a Bersani non passa per l’anticamera del cervello di mettersi a discutere con lui, con il «corruttore di senatori», delle cariche istituzionali, del prossimo capo dello Stato men che meno. Il lupo nero si chiama Prodi, colui che l’ha sconfitto per due volte e che l’altro giorno è andato dai magistrati napoletani per parlare del «senatore corrotto» De Gregorio. Non vuole più un presidente della Repubblica di sinistra, anche se gli viene attribuita una certa simpatia per chi, come D’Alema, fa l’elogio del compromesso (dell’inciucio?) e non metterebbe all’angolo chi rappresenta un terzo degli italiani. Nonostante ciò ieri Berlusconi ha fatto una nota per smentire le voci. «Per il Quirinale il centrodestra non ha bisogno di chiedere a nessuno, e tanto meno alla sinistra, “candidati in prestito”, perché, dopo tanti presidenti di un solo colore, ha invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione». Ma qual è il suo candidato in pectore di cui ha parlato durante la campagna elettorale? Nessuno lo sa e chissà se ce n’è uno. Allora smentire il suo gradimento su D’Alema (e Amato) sa tanto di escamotage per non bruciarlo (o bruciarli). Con il sospetto che l’operazione bruciatura di D’Alema, osserva una vecchia volpe come Osvaldo Napoli, sia nata dentro il Pd, dopo aver «appositamente preconfezionata la sua candidatura». 

 

Dalla suite del dolore, l’ex premier del centrodestra segue l’evoluzione della situazione politica e apprezza il comportamento di Napolitano che ha ricevuto il segretario Alfano e i capigruppo Cicchitto e Gasparri. Al presidente è stato chiesto una difesa, un intervento contro la «persecuzione giudiziaria», una mossa presso il Csm e Napolitano lo ha fatto per il bene del paese, per evitare l’Aventino dei parlamentari Pdl, per scongiurare che la neonata legislatura abortisca e non si riesca a eleggere le massime cariche dello Stato. «Grazie Presidente», ha perfino twittato la Santanchè. «Ma il saggio pompiere del Colle ha fatto il suo passo, l’Anm piromane ha lanciato una tanica di benzina e Bersani chi l’ha visto?», si chiede Daniele Capezzone per sottolineare che il rischio sia quello di un capo dello Stato che predica nel deserto, con i pm sempre all’attacco e il Pd ad amoreggiare con le 5 Stelle. Alfano ha però fiducia nell’inquilino del Quirinale: «Solo lui può essere il punto di equilibrio su tutto, ma questo equilibrio dovrà essere trovato prima che si formi il governo».

 

Alfano si augura che Napolitano riesca ad evitare la messa fuori gioco di Berlusconi per via giudiziaria, che si faccia mediatore tra i protagonisti politici e anche di questo si è parlato ieri al Colle. Un carico eccessivo per presidente della Repubblica, il quale considera «comprensibile la preoccupazione dello schieramento risultato secondo di vedere garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento». Ma Berlusconi rimane sul piede di guerra. È pronto a dare fuoco al suo «senso di responsabilità», a far mancare il numero legale in aula se le cose si metteranno male. «O c’è un quadro che migliora la situazione - spiega Cicchitto facendo riferimento alle cariche istituzionali - oppure non vengano a bussare alla nostra porta quando fallirà il tentativo di Bersani di formare il governo». Già, il governo del presidente: il Pdl non lo voterà se verrà tagliato fuori da tutto. E ieri al Quirinale è stato detto al presidente. 

da - http://lastampa.it/2013/03/13/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/basta-presidenti-di-sinistra-dFQUTHqZpTIYOI6Y3oGPHL/pagina.html
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« Risposta #133 inserito:: Marzo 22, 2013, 06:34:47 pm »

Elezioni Politiche 2013

22/03/2013 - le consultazioni. i partiti

Berlusconi “non ostile” a un governo Pd

Il leader Pdl è convinto che Bersani ora sia più “duttile”. Intanto Grillo chiude a ogni possibile collaborazione

Amedeo La Mattina
Roma

Magari si illude, ma Berlusconi parla di spiragli aperti, addirittura di un Bersani più duttile dopo l’incontro con Napolitano. Forse perché si è reso conto delle divisioni che si aprirebbero nel Pd se dovesse forzare la mano e piegare la situazione politica verso un nuovo ricorso alle urne. 

 

Il Cavaliere tiene presente anche questo aspetto e spera che gli spiragli diventino sempre più chiari. Insomma, ragiona l’ex premier, un governo Bersani non deve necessariamente essere sostenuto da una «strana maggioranza» come quella che mantenne in vita, per oltre un anno, Monti. Si può fare qualcosa di più spurio. 

 

Potrebbe avere la «non ostilità» del Pdl e intanto consentire una partenza che consenta di metter in campo una serie di provvedimenti per rilanciare l’economia. «In fin dei conti le cose da fare sono chiare a tutti». In questo contesto di maggioranza larga, verrebbe da sè, nei piani di Berlusconi, una tutela di fronte alla magistratura e si spianerebbe la strada per un nuovo capo dello Stato di garanzia per tutti.

 

Uno scenario che si potrebbe verificare anche con un governo guidato da una personalità non politica, fuori dalle contese elettorali e parlamentari, che comunque non insegue i grillini, ai quali più dai più pretendono. Allora, in attesa che gli spiragli diventino porte aperte, si mette il silenziatore alla manifestazione di domani a Piazza del Popolo. Così lo slogan che campeggerà sulla tribuna non sarà quello barricadero «tutti con Silvio contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria», ma «tutti con Silvio per un’Italia nuova». 

 

Ovviamente oggi, con le decisioni di Napolitano, si capirà se questo depotenziamento ci sarà (sabato mattina è stata convocato l’ufficio di presidenza del Pdl) oppure si ritornerà a tirare fuori le unghie.

Altro indizio. Sono in corso molti contatti con i Democratici, soprattutto al Senato. 

 

C’è addirittura chi racconta colloqui tra il presidente Grasso, Gianni Letta, Angelino Alfano. Tra i pontieri pura l’avvocato Ghedini che si inventò la norma che avrebbe consentito a Grasso di diventare Procuratore Antimafia, tagliando la strada a Caselli. Insomma, se ne sono sentite tante ieri tra Camera e Senato. Resta però un punto fermo per Berlusconi: «Bersani comincia ad avere la consapevolezza che in qualche modo deve fare i conti con me». Come è tutto da vedere. Le parole del leader dei Democratici sono state analizzate in controluce quando ha detto che intende rivolgersi a tutto il Parlamento, non parlando più espressamente di «pregiudiziale nei confronti del Pdl e di Berlusconi». 

 

Certo, ha pure detto «ci sono punti che la destra ha impedito di realizzare in questi anni e immagino che sarebbe una singolare via di Damasco...». Ma come si sa Berlusconi è capace di farsi concavo e convesso. Tuttavia nel complesso nel Pdl sembra un primo passo indietro. «Bersani - spiega l’ex ministro Fitto - cerca un incarico disperatamente». «Mi è sembrato un uomo in fuga che ha capito la complessità della situazione», osserva Cicchitto. «La sua linea esce indebolita dal Quirinale», secondo Gelmini. 

 

Il Cavaliere forse si illude che il suo avversario della sinistra alla fine apra alle larghe intese e che senza questa apertura Napolitano non gli darà l’incarico. È rimasto però sorpreso, positivamente, quando lo stesso capo dello Stato gli ha detto che darà l’incarico solo a chi ha i numeri. E il segretario del Pd, se continua a guardare solo verso i grillini, non ce li ha. Anzi, il Cavaliere racconta di avere avuto più che un’impressione, la certezza che Napolitano non intenda giocare al buio e inoltre esclude che l’alternativa a Bersani sia il presidente Grasso, considerato «troppo leggero politicamente». E poi dopo la «gaffe» di dire sono «disposto a qualunque prospettiva», le sue chance sembrano precipitate a zero. Oggi l’arcano verrà scoperto.

 

Ma per Berlusconi la formazione del governo è solo la precondizione per l’altro passo considerato fondamentale: chi andrà al posto di Napolitano? «A me un Napolitano bis va più che bene», ha confidato ieri dopo il colloquio al Quirinale. 


da - http://lastampa.it/2013/03/22/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/berlusconi-non-ostile-a-un-governo-pd-lXqwshB9tQldNEcgVJztxH/pagina.html
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« Risposta #134 inserito:: Aprile 07, 2013, 06:28:19 pm »

politica
07/04/2013

Silvio fa la prima mossa ma vuole mani libere


Il Pdl vuole un patto di legislatura altrimenti preferisce le urne

Amedeo La Mattina
Roma

Berlusconi è tendenzialmente pessimista. Lascia che Gianni Letta vada avanti nelle trattative in corso con il Pd e scaldi i motori del Gran Premio del Governo e del Quirinale. Ma la sua macchina è ancora ferma ai box. Non crede ad esempio che l’intervista di Franceschini al Corriere della Sera con la quale apre al Pdl, possa sbloccare l’impasse della politica italiana. 

 

Non crede nemmeno che sia stata concordata con Bersani per aprire la pista al governissimo. Piuttosto pensa che le parole dell’ex segretario e capogruppo dei Democratici serva a spianare la strada a una candidatura cattolica alla presidenza della Repubblica. È notorio che Franceschini sostenga quella di Franco Marini di cui era vicesegretario nel Ppi insieme a Enrico Letta, l’altro facilitatore delle trattative. 

 

Per Berlusconi Bersani ora è più isolato nel partito, prigioniero della sua posizione contraria alle larghe intese. «Alla fine, temo, rimarrà vittima della sua ostinazione ideologica e cocciutaggine. Vedremo l’evoluzione del dibattito nel Pd, ma teniamoci pronti alle elezioni». Lui intanto mantiene una linea di lotta e di governo. Mobilita le piazze, quasi una alla settimana: sabato prossimo a Bari, l’altro a Brescia, l’altro ancora forse a Palermo. Ognuno di questi appuntamenti verrà preceduto, il venerdì sera, da una cena con imprenditori e commercianti, Berlusconi presente, per raccogliere fondi. Come se fosse in piena campagna elettorale.

 

Di lotta e anche di governo, disponibile a votare un nuovo capo dello Stato scelto nella rosa di centrosinistra (Marini mi sta bene e pure Amato) a condizione che si formi un governo di larga coalizione. Non gli va per niente bene l’ipotesi prospettata dalle colombe Pdl di partecipare ad un eventuale esecutivo con ministri di area centrodestra, non targati Pdl. Il «lodo Letta», che sembra incontrare il favore del Pd, è bocciato dal grande capo.Dice il capogruppo Renato Brunetta: «Dobbiamo vergognarci di noi? Siamo figli di un Dio minore? Per favore siamo seri! Una grande coalizione presuppone pari dignità e un governo che duri un’intera legislatura. Su questa impostazione non recidiamo di un millimetro». 

 

È ovvio aggiunge Brunetta, che sul programma invece ci sarebbe un confronto con il Pd e Scelta Civica. L’altra strada è il voto a giugno. «Noi abbiamo proposto i nostri otto punti . È il nostro programma. Se avessimo vinto le elezioni, in questi quaranta giorni che Bersani ci ha fatto perdere, noi avremmo già presentato il provvedimento per la restituzione dell’Imu pagata nel 2012 e l’abolizione della stessa tassa. Oltre al riconoscimento alle imprese di una detrazione dei contributi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani, disoccupati e cassintegrati».

 

Questi sono tre delle otto proposte di legge che ieri Berlusconi ha rilanciato sul sito forzasilvio.it: gli serviranno per dialogare con le piazze, per tenere caldi i suoi elettori in una campagna elettorale per il momento solo virtuale.È il bastone da tenere in una mano mentre nell’altra c’è la carota della disponibilità a trattare, ma sempre su un piano di pari dignità. Ora, con le dichiarazioni di Franceschini, «il re è nudo - sostiene Daniela Santanchè - e Bersani non può più farci perdere tempo e rimanere nella palude. Noi siamo responsabili, lui pensa al suo incarico di governo. È chiaro che se non ci sono le condizioni o se la trattativa dovesse rimanere nel vago, la prossima settimana non ci sarà l’incontro tra Berlusconi e Bersani».

 

È un continuo stop and go. Il Cavaliere ha fissato l’asticella ai suoi ambasciatori: o governo insieme e presidente della Repubblica scelto nel centrosinistra o governo Bersani senza ministri Pdl ma con un capo dello Stato di centrodestra.

da - http://lastampa.it/2013/04/07/italia/politica/silvio-fa-la-prima-mossa-parte-la-campagna-elettorale-g4wI1eo01cWLB3RhOARGkO/pagina.html
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