EUROPA.
Admin:
Polonia, nel Paese di Papa Wojtyla i giovani voltano le spalle alla Chiesa
Posta in arrivo
ggiannig <ggianni41@gmail.com>
10:02 (8 ore fa)
a me
Solo il 9 per cento dice di avere fiducia nella gerarchia cattolica.
Il partito di sinistra polacco Wiosna (Primavera) ha aperto uffici e siti che aiutano chi …
https://www.repubblica.it/esteri/2021/01/02/news/polonia_cresce_la_distanza_tra_i_giovani_e_la_chiesa_in_dieci_anni_aumento_delle_richieste_di_apostasia-280762530/
Admin:
Anaïs Ginori - 12 febbraio 2020
Buongiorno da Parigi,
Mentre a Roma Beppe Grillo citava l'esempio francese per il nuovo ministero della Transizione ecologica, a Parigi Barbara Pompili - titolare del dicastero - presentava il pacchetto "Clima e resilienza", testo cardine sulla transizione ecologica composto di 69 articoli.
Le Ong considerano che il governo è ancora troppo timoroso nella svolta verde, e molte associazioni chiedono da tempo che il dicastero dell’Agricoltura finisca dentro il maxi-ministero per poter lavorare meglio ad esempio sul bando di pesticidi.
Quando è nato, nel 2017, si chiamava “Ministero della Transizione ecologica e solidale”, come aveva chiesto l'attivista Nicolas Hulot prima di accettare di guidarlo. Non solo Ambiente, ma anche Energia, Infrastrutture, Trasporti, Edilizia. L'avventura da ministro del bretone simbolo di tante battaglie ecologiche è durata poco. Un anno dopo, Hulot se n'è andato in polemica con Macron, sostenendo che il peso delle lobby era troppo forte per varare misure coraggiose.
Con ben quattro ministri in poco più di tre anni di vita politica, il maxi-ministero ha una storia tormentata ma continua a essere un punto di forza del governo francese soprattutto adesso che la sfida green è al centro del Recovery Plan. E' nella cabina di regia che, con il responsabile dell'Economia Bruno Le Maire, gestisce il piano di rilancio approvato quest'estate: 100 miliardi di euro, di cui 30 miliardi per decarbonizzare i settori dell'economia che emettono più gas a effetto serra, tra cui 11,5 miliardi per lo sviluppo di trasporti meno inquinanti e 6,7 miliardi per la ristrutturazione ecologica degli immobili.
Pompili ha anche annunciato nelle ultime ore la rinuncia al progetto di allargamento dell'aeroporto Roissy Charles de Gaulle: faraonico progetto con un costo previsto tra i 7 e i 9 miliardi di euro che avrebbe dato allo scalo parigino una capacità supplementare pari a 40 milioni di passeggeri.
Non ho l'età
La Francia sta cambiando. Il paese della rivoluzione sessuale e del Sessantotto ha finalmente deciso di introdurre nel codice penale un età del consenso che sarà fissata a 15 anni. “E' la società ci chiede di farlo” ha spiegato il ministro della Giustizia, Éric Dupond-Moretti. E' l'effetto delle denunce di violenze sessuali su minorenni e di incesto che si moltiplicano.
Un movimento inedito diventato ancora più forte e variegato del MeToo americano. Secondo la nuova legge un adulto che farà violenza o abuserà sessualmente di una persona di meno di 15 anni potrà essere condannato fino a 20 anni di carcere senza che la vittima debba dimostrare che non era consenziente. Già nel 2018 il governo aveva provato a fare la riforma ma si era dovuto fermare per il rischio di incostituzionalità sollevato dal Consiglio di Stato. La normativa è stata adesso rilavorata da giuristi per non subire intoppi.
Terremoto a Sciences Po
Un altro effetto del libro di Camille Kouchner sono le dimissioni di Frédéric Mion, direttore della prestigiosa università parigina Sciences Po. Nel libro “La familia grande” Kouchner racconta gli abusi sul fratello gemello, avvenuti negli anni Ottanta, quando il ragazzo aveva 13 anni, da parte del loro patrigno Olivier Duhamel.
Secondo l'avvocata e autrice della denuncia, le accuse di incesto che pesavano su Duhamel erano note da tempo a molte persone nell'entourage della famiglia e negli ambienti di Sciences Po. Mion aveva prima negato di aver saputo qualcosa, ma poi è stato contraddetto dall'ex ministra Aurélie Filippetti con la quale ne aveva parlato. Ora si apre la difficile successione in una delle più famose fabbriche dell'élite francese.
La guerra dell'acqua
E' guerra totale sul progetto del gigante francese dell’acqua e dei rifiuti. Il gruppo Veolia ha annunciato un'Opa ostile sul suo diretto concorrente Suez, di cui è già primo azionista con il 29,9%. Da mesi la società guidata da Antoine Frérot cerca di portare a termine l'aggregazione per creare quello che ha definito “campione mondiale della trasformazione ecologica”.
Sulla carta poteva essere una buona notizia per la Francia, e invece il progetto è fortemente osteggiato dal management di Suez e da una parte dei sindacati che negli ultimi giorni hanno comprato pagine di giornali per pubblicare comunicati durissimi contro Veolia rappresentato come un immenso Pinocchio. Lo stesso governo, inizialmente favorevole, ha cambiato idea e chiede una soluzione amichevole. E ora nessuno è in grado di prevedere come andrà a finire.
Elogio della lettura
“Leggete, staccatevi dagli schermi”. L'accorato appello non viene dal solito editore o intellettuale preoccupato per il crollo della lettura tra i giovani. E' Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, che si è lanciato in un'appassionata difesa della cultura letteraria in un mondo in cui le nuove generazioni passano spesso più tempo davanti al telefono o al computer che dentro a un libro. “Gli schermi vi divorano, la lettura vi nutre. Gli schermi vi svuotano, i libri vi riempiono. Fa tutta la differenza” dice Le Maire nel suo discorso rivolto ai giovani ripreso in un video.
Luci da Parigi torna venerdì prossimo. Mi potete mandare messaggi e segnalazioni sulla mia email (a.ginori@repubblica.it).
Buon weekend.
Anaïs Ginori
Segui le notizie dal mondo.
Scopri tutte le newsletter dei corrispondenti di Repubblica
Ricevi questa e-mail perché hai prestato a GEDI Digital S.r.l.,
Società controllata del Gruppo GEDI S.p.a., il consenso al trattamento dei dati.
Admin:
Il patto Draghi-Macron
Posta in arrivo
Rep: | Luci da Parigi
ven 5 mar, 19:49 (23 ore fa)
a me
Rep: Luci da Parigi di Anais Ginori
5 marzo 2020
Buongiorno da Parigi,
la corsa del Covid continua a preoccupare il governo. Il 60% dei nuovi contagi è ormai composta da varianti, ma “per adesso non c'è la crescita esponenziale che temevamo” dice il premier Jean Castex. La curva si attesta su un livello alto, in una forchetta tra 20 e 30mila nuovi contagi al giorno, un tasso di positività al 7% e un tasso di incidenza medio a 22.
Le autorità francesi hanno varato il lockdown nei weekend ora anche nel Pas-de-Calais, dopo averlo già dichiarato nelle province di Nizza e Dunkerque. I dipartimenti sotto “sorveglianza rafforzata” sono aumentati a 23 (con l'ingresso Hautes-Alpes, Aisne e Aube) ma tra questi ci sono piccoli segni di speranza. In Mosella e nelle Bouches-du-Rhône, infatti, è cominciata una diminuzione dei casi. Qui sotto l'ultimo bollettino di giovedì e la curva su due mesi.
Il calo dei ricoveri di anziani
Il dato più incoraggiante è la diminuzione dei ricoveri in ospedale di pazienti con più di 85 anni: un calo del 17,5% nelle ultime settimane, grazie all'effetto della campagna di vaccinazione. “La Francia è il primo paese in Europa per la vaccinazione delle persone più vulnerabili” dice Castex, dato contestato da alcuni ma è indubbio che da gennaio il governo ha scelto di dare una netta priorità ai più anziani. Negli Ephad, l'equivalente delle nostre Rsa, la percentuale dei vaccinati è pari all'85%.
Al livello totale, il numero delle persone che hanno ricevuto almeno una dose è di 3,2 milioni di persone (di cui 1,7 milioni con due dosi). Entro metà aprile il governo conta di aver vaccinato 10 milioni di persone, 20 milioni a maggio e 30 milioni entro l'estate. Anche se sono dati che sfigurano rispetto allo sprint dei britannici, la Francia ha accelerato, tanto che il portavoce del governo ha promesso che a metà aprile si potrà cominciare a pensare ad allentare le restrizioni e “ritrovare una certa normalità”.
L'altro punto della strategia francese confermato è la tutela dell'istruzione in presenza. Dopo le due settimane di vacanze d'inverno le scuole hanno riaperto anche nella Capitale. Secondo uno studio Unesco, la Francia è uno dei paesi dove bambini e ragazzi hanno perso meno lezioni in presenza: 41 giorni contro 93 dell'Italia.
Il patto Draghi-Macron
Gli sherpa sono al lavoro per invitare Mario Draghi nella capitale francese. Emmanuel Macron vorrebbe essere il primo leader europeo a incontrare di persona il nuovo premier italiano, suggellando così l’intesa con Super Mario. Niente di ancora definito, la crisi del Covid che torna a mordere da un lato e l’altro della Alpi rende tutto complicato. Ma proprio per questo c’è una sensazione di urgenza.
Draghi deve correre per la stesura del Recovery Plan, mentre Macron si è portato avanti e potrebbe offrire preziosi consigli. Draghi ha una solida "french connection" che risale a quando fu candidato dalla Francia alla Bce. Il Presidente era allora Nicolas Sarkozy. È presto per parlare di asse Roma-Parigi, ma una cosa è già chiara: la coppia Draghi-Macron guiderà l’Europa nella transizione post-Merkel.
La battaglia di Sarkò
“Sono innocente, combatterò fino alla fine”. Così Sarkozy commenta la condanna a 3 anni (di cui due con la condizionale) per corruzione di magistrato e traffico di infuenze. Sarkozy ha fatto appello, quindi la pena è sospesa, ma intanto il 17 marzo lo aspetta un nuovo processo.
"È un doppio shock, per la politica francese nel suo insieme e per la destra in particolare" commenta il politologo Pascal Perrineau, convinto però che l'ex leader della destra "non sia politicamente morto".
Non ci poteva essere momento migliore, o peggiore. A poche ore dalla sentenza di condanna di Sarkozy, con l’ex ministro che va in tv per denunciare l'“accanimento” dei giudici, il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti lancia una riforma della Giustizia in cui tra l’altro vengono messi nuovi paletti per intercettazioni e indagini segretate. Nel mirino c'è anche il ruolo del Parquet Nationale Financier (Pnf), la Superprocura creata dal governo di sinistra nel 2013, che ha scoperchiato molti scandali politici e considerata dalla destra come un covo di "toghe rosse". Lo stesso Guardasigilli si è scagliato contro il Pnf.
Turbolenze per il caccia del futuro
Non decolla il faraonico progetto per il sistema integrato del caccia del futuro battezzato da Emmanuel Macron e Angela Merkel. Proprio nei giorni in cui l'autonomia strategica dell'Europa viene invocata dai leader nel Consiglio Europeo di Bruxelles, viaggia in mezzo a turbolenze uno dei simboli della cooperazione militare franco-tedesca, inserita nel trattato bilaterale di Aix-la-Chapelle due anni fa. Anche se è un cantiere di lungo periodo, proiettato nel 2045, i lavori preliminari procedono a rilento. Il progetto, che vale oltre 100 miliardi di euro, finora non ha neppure un nome condiviso. I tedeschi usano l'acronimo inglese Fcas (Future Combat Air System), i francesi parlano invece di Scaf (Système de combat aerien du futur).
Intanto i negoziati diplomatici sull'Iran passano anche da una scuola parigina. Nell'istituto internazionale del quindicesimo arrondissement Jeannine Manuel hanno studiato sia il nuovo Segretario di Stato Anthony Blinken, che l'inviato speciale Robert Malley, entrambi diplomati nel 1980. Il dato biografico potrebbe sembrare marginale se non fosse che i contatti tra Washington e Parigi sono sempre più intensi, facilitati anche da una french connection.
Il nuovo Medio Oriente
"La combinazione tra pandemia e crollo del petrolio ha provocato un cataclisma in Medio Oriente". Il 2020 è stato un anno di svolta nella regione più tormentata del pianeta come racconta l'intellettuale Gilles Kepel nel nuovo saggio "Il Profeta e la pandemia" appena pubblicato da Gallimard e in corso di traduzione da Feltrinelli. Rispetto al suo precedente libro, "Uscire dal caos", nel quale tornava su mezzo secolo di storia della regione, Kepel firma adesso quasi un instant book, presentando la cronologia degli eventi del 2020 - dagli Accordi di Abramo alle nuove tensioni nel Mediterraneo - in una documentata analisi e una vasta cartografia. Docente all'École Normale Supérieure e all'università italiana di Lugano, Kepel è ormai un punto di riferimento fisso nel dibattito francese sull'Islam.
L'ultimo strillone
L'ultimo strillone di Parigi va in pensione. Alì Akbar, il pachistano che da 40 anni vendeva Le Monde e altri giornali nelle strade del quartiere latino, abbandona il suo storico lavoro. I suoi finti titoli sensazionalistici e presunti scoop urlati nelle strade facevano parte del folklore di Saint-Germain-des-Prés, dove Alì appariva sempre verso ora di pranzo con le copie fresche del quotidiano della sera.
La crisi del Covid ha aggravato le difficoltà dello strillone che senza café e ristoranti ha perso gran parte della sua clientela. Alì ha dovuto rassegnarsi ad abbandonare il suo lavoro che ha sempre considerato come una "vocazione". Grazie a una colletta in Rete è riuscito a ricomprarsi un piccolo chiosco davanti ai giardini del Luxembourg. Potrà vendere a famiglie e turisti (quando torneranno) bibite e gelati. Ma non è detto che sul bancone non ci sia anche qualche copia di giornale.
Luci da Parigi torna venerdì prossimo. Mi potete mandare messaggi e segnalazioni sulla mia email (a.ginori@repubblica.it).
Buon weekend.
Anaïs Ginori
---
Ricevi questa e-mail perché hai prestato a GEDI Digital S.r.l., Società controllata del Gruppo GEDI S.p.a., il consenso al trattamento dei dati.
Admin:
Questa newsletter è in esclusiva per gli abbonati a Limesonline
Care abbonate e cari abbonati,
"Trent’anni dopo la sua festosa abolizione, la cortina di ferro torna a surriscaldarsi.
Solo, molto più a Est di quanto fosse durante la Guerra fredda. Ben dentro quel che era all’epoca territorio sovietico. Epicentro: Ucraina orientale.
Quando nel 1994 gli ultimi soldati dell’Armata Rossa lasciarono Berlino, pochi immaginavano che la Nato avrebbe non solo integrato gli ex satelliti di Mosca ma ampi e strategici spazi già sovietici, quali Estonia, Lettonia, Lituania. E meno ancora si concepiva il cambio di campo di Kiev dal mondo russo a quello occidentale. O che le avanguardie russe sul fianco Sud della Nato si sarebbero installate a Sebastopoli, 1717 chilometri a oriente di Berlino Est.
È precisamente qui, fra Crimea e Donbas – visti da Mosca quali ultimi ridotti di contenimento dell’avanzata occidentale – che russi e ucraini stanno mostrando i muscoli, assemblando truppe, lanciando minacce.
Oltre a decine di migliaia di uomini a ridosso della frontiera ucraina, Putin ha financo esibito a Voronezh lanciatori per missili Iskander, capaci di scaricare una bomba atomica tattica a oltre 500 chilometri di distanza. A protezione degli ucraini, che ovviamente non avrebbero scampo in un solitario scontro diretto con i russi, Washington sta inviando mezzi navali e aerei nella regione del Mar Nero, oltre a supportare le truppe di Kiev.
Due cacciatorpediniere Usa si faranno vedere non lontano da Sebastopoli in questi giorni. Approccio simile adottano i russi con i ribelli del Donbass, che dopo sette anni di guerra “a bassa intensità” (gergo ingannevole: sono censite 14 mila vittime) non intendono lasciare il campo all’esercito regolare ucraino.
Nessuna delle parti in causa dichiara di volere la guerra aperta, ed è probabilmente sincera. Ma si ostenta pronta a reagire facendo fuoco e fiamme in caso di aggressione altrui. Uno schema che nella storia ha già preceduto infinite volte lo scoppio delle ostilità, fosse solo per accidente..."
#IdeaLimes di oggi è l'editoriale di Lucio Caracciolo sul rischio di una nuova guerra in Ucraina.
Buona lettura
Niccolò Locatelli
Coordinatore di Limesonline
Ricevi questa e-mail perché hai prestato a GEDI Digital S.r.l., Società controllata del Gruppo GEDI S.p.a., il consenso al trattamento dei dati.
Admin:
"E' l'Alleanza più forte della storia", Draghi rilancia sulla Nato
Posta in arrivo
Arlecchino Euristico
15 giu 2021, 12:49 (2 giorni fa)
a me
Serrata l'agenda di missioni in ambito Ue del presidente del Consiglio -
https://www.agi.it/politica/news/2021-06-14/draghi-vertice-nato-alleanza-forte-storia-12915264/
Inviato da Posta per Windows 10
Navigazione