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Autore Discussione: ROSARIA AMATO Ovvero: è sempre più difficile riuscire a migliorare la propria...  (Letto 13020 volte)
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« inserito:: Dicembre 18, 2018, 11:06:31 pm »

Padri e figli, stesso reddito e istruzione: l'Italia delle classi sociali bloccate

Studio di Bankitalia: in famiglia nessun miglioramento della propria situazione economica e di studio.
Diplomi, lauree, reddito: situazione cristallizzata nelle generazioni successive.
Ecco la “persistenza intergenerazionale delle condizioni economiche”.
Ovvero: è sempre più difficile riuscire a migliorare la propria condizione

Di ROSARIA AMATO
17 Dicembre 2018
ROMA - Diplomato il padre, diplomato il figlio. Laureato il padre, laureato il figlio, e anche il nipote. E quel ch'è peggio, ad alto reddito il padre, e ad alto reddito le generazioni successive. In un'indagine appena pubblicata la Banca d'Italia la definisce "persistenza intergenerazionale delle condizioni economiche": significa che in Italia è sempre più difficile riuscire a migliorare la propria condizione sociale ed economica di partenza. Nell'ultimo rapporto sulla situazione del Paese il Censis pubblica una graduatoria europea della percentuale di persone che hanno migliorato la propria condizione socio-economica rispetto a quella dei genitori: l'Italia è all'ultimo posto, con una percentuale del 23%, inferiore alla media Ue del 30% ma anche al 26% della Lettonia o al 29% dell'Ungheria.

"La mobilità intergenerazionale costituisce un elemento cruciale in termini di uguaglianza", scrivono Luigi Cannari e Giovanni D'Alessio nell'indagine "Istruzione, reddito e ricchezza: la persistenza tra generazioni in Italia". Chi parte con un buon reddito ha la maggiore possibilità "di inserirsi e mantenersi nelle posizioni elevate della struttura occupazionale". Mentre l'istruzione non pesa più così tanto: è a partire dagli anni Novanta, osservano i due studiosi, che diminuisce la correlazione tra livello d'istruzione dei genitori e reddito dei figli: A contare di più, ormai da diversi anni, sono piuttosto le altre variabili: le entrate, la ricchezza, la posizione geografica, persino il quartiere. Per cui se le "caratteristiche diverse dall'istruzione" ancora nel 1993 determinavano in media la metà in media del reddito, nel 2016 invece pesano per i tre quarti.

L'Ocse stima che "potrebbero essere necessarie almeno cinque generazioni per i bambini nati in famiglie a basso reddito per raggiungere il reddito medio". "Significa 150 anni - osserva Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento Lavoro e affari sociali dell'Ocse - è un paradosso tutto italiano: nonostante l'Italia abbia un sistema di accesso all'istruzione facile, poco costoso rispetto ad altri Paesi, se i genitori hanno un livello di istruzione al di sotto del diploma di scuola media superiore, i due terzi dei figli avranno un livello altrettanto basso. All'università arrivano già in pochi, e sono ancora meno quelli che si laureano. E l'Italia ha disinvestito in scuole tecniche di qualità". Per cui l'alternativa all'istruzione universitaria è il nulla:

"E' dagli anni Sessanta che abbiamo abbandonato il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, nessuno ha più voluto fare un ragionamento su quello che potesse servire - dice il presidente del Censis Giuseppe De Rita - si è detto che la scuola non doveva servire per formare semilavorati per il lavoro, ma uomini e donne. Ha prevalso la dimensione umanistica, tutta la sinistra fece una lotta furibonda contro l'idea di una politica scolastica basata sul rapporto tra domanda e offerta, anche i cattolici erano d'accordo sul fatto che non si dovesse fare formazione per il lavoro e l'impresa. Per cui ora gli italiani fanno molti anni di scuola ma non sanno che farsene, e si piange sul fatto che i giovani laureati non riescono a trovare lavoro. Mentre è sbagliato investire tutto sullo studio, il lavoro s'impara soprattutto sul campo, è stato così anche per me, la ricerca sociale l'ho sperimentata, se avessi studiato di più sarei diventato magari un buon professore di sociologia, ma non avrei fondato il Censis".

Del resto, a partire dagli anni Settanta l'istruzione dei figli è legata sempre più a doppio filo a quella dei padri. Secondo l'indagine di Bankitalia è solo dal secondo dopoguerra fino agli anni Settanta che i giovani hanno avuto l'opportunità massima di fare il grande salto grazie all'istruzione, studiando di più e meglio rispetto ai loro genitori: dopo c'è stato un regresso. "La scuola maggiormente selettiva di quegli anni permetteva anche ai figli di genitori con reddito basso di emergere. In questo senso l'ascensore sociale funzionava di più - ammette Roberto Contessi, professore di storia e filosofia al liceo Giulio Cesare di Roma e autore del saggio "Scuola di classe. Perché la scuola funziona solo per chi non ne ha bisogno" - però c'era una percentuale altissima di bocciati e di persone escluse dal ciclo di formazione. La scuola selettiva era più premiante, ma per pochi, io non la rimpiango. Adesso è maggiormente inclusiva se si guarda ai numeri, ma quello che succede è che i giovani che ottengono i titoli di studio più alti sono quelli che provengono da famiglie agiate, in grado di trasmettere cultura e ricchezza. Il titolo di studio è più diffuso e meno discriminante, ma pesano altri fattori, a cominciare dal fatto che alcuni genitori sono in grado di mettere i figli in condizione di avere le conoscenze giusta. Pesa il contesto di provenienza, coloro che provengono da contesti svantaggiati sono di solito quelli che vanno peggio a scuola".

I risultati sono facilmente misurabili: quasi il 40% dei figli di lavoratori con occupazioni manuali, rileva l'Ocse, diventano a loro volta lavoratori manuali, e il 31% dei figli di genitori con retribuzioni basse mantiene questa condizione. "Solo il 6% dei figli di genitori con la scuola dell'obbligo arriva alla laurea", dice Scarpetta. E non sempre ne vale la pena: a parità di livello d'istruzione, spiega la Banca d'Italia, chi parte con un buon reddito di partenza ha maggiori probabilità "di inserirsi e mantenersi nelle posizioni elevate della struttura occupazionale".

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17 Dicembre 2018

Da - https://www.repubblica.it/economia/2018/12/17/news/padri_e_figli_stesso_reddito_e_istruzione_e_l_italia_che_non_cresce-214451156/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_17-12-2018
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