LA LEGA.

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Arlecchino:
Caro Giorgetti, dalle parole ai fatti. Ma senza buttare il buono che c'è

Pubblicato il 18/01/2019

MARCO TARDELLI

Tante turbolenze negative nel mondo dello sport. Troppe. Per questa ragione vorrei scrivere la mia lettera a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport.

Caro Giancarlo, mi rivolgo col «tu» perché siamo tra sportivi. Sei approdato in un mondo pieno di contraddizioni ed è apprezzabile il tuo impegno per cambiare i mali che ci affliggono. Che sono molti e diversi. Tutti declamano di voler tenere lontana la politica dallo sport ma poi è proprio con lo sport che hanno fatto politica. Ci sono Federazioni trasformate in feudi ad uso e consumo del Presidente di turno e dove gli eletti sono prescelti in modo bizzarro. I controlli dovrebbero essere più severi e trasparenti e spesso non lo sono. Si sbandiera l’intento di avvicinare la scuola allo sport, ma si sa che ciò non avviene. Anche il fair play lascia a desiderare: tutti ne parlano, pochi lo praticano. È sulla bocca di tutti ma non nei fatti. Bisognerebbe organizzare una task force di sportivi che dovrebbero lavorare con i genitori e i ragazzi per diffondere la cultura e l’etica dello sport. Mi piacerebbe vederla come materia d’insegnamento al pari dell’Educazione Civica, da poco utilmente reintrodotta. La nuova società Sport e Salute, che andrà a sostituire Coni Servizi, dovrebbe diventare il braccio operativo per migliorare un mondo che appare disgregato. Il tuo impegno ci incoraggia e crediamo in uno sforzo riformatore nella speranza però che superi gli annunci e le promesse per tradursi in una nuova e organica visione. Tanti sportivi si riconoscono in questo progetto. Sarebbe davvero grave se ci si fermasse alle buone intenzioni proseguendo quell’opera meritoria iniziata con la gestione del Coni di Giovanni Malagò che ha portato a grandi risultati i nostri colori, i nostri atleti.

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Nel nostro sport più popolare, il calcio, si addensano seri rischi di razzismo e violenza, emersi a più riprese. Sono d’accordo con Carlo Ancelotti quando propone di fermare le partite e sono d’accordo anche con te quando paventi problemi di sicurezza e di ordine pubblico. La soluzione, a mio avviso, sta nella prevenzione. I malintenzionati vanno lasciati a casa. Li conosciamo tutti, benissimo, da anni. Prendiamo decisioni coraggiose e coerenti, aiutando i club a tenere lontana la tifoseria pericolosa. Divieto d’ingresso assoluto: questa è la ricetta. Non è impedendo ai tifosi di andare allo stadio o cambiando l’orario di una partita perché considerata a rischio che si risolve il problema della sicurezza e si puniscono i facinorosi.

Caro Giancarlo, il tuo impegno è gravoso e a largo raggio. Bisogna agire con determinazione, ma badando anche a tenere il buono che c’è, perché non tutto è da buttare. Come il bambino e l’acqua sporca. Con rispetto e speranza
Marco
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Caro Tardelli, con buone leggi e buoni esempi lo sport migliora la società
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti risponde a Marco Tardelli che su La Stampa del 18 gennaio l’ha chiamato in causa in merito alla riforma del sistema sportivo
Pubblicato il 19/01/2019 - Ultima modifica il 19/01/2019 alle ore 07:54

GIANCARLO GIORGETTI
Caro Marco,
ti do del tu anche se per me è difficile mettere a cuccia l’emozione che un ragazzo di 15 anni ha provato e che pure non può dimenticare. Tu eri un campione e io, ammirato, ti seguivo quasi con venerazione.

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Ora ancora ti ammiro ma faccio politica. E’ una brutta cosa? Può darsi, spesso, non sempre. Eppure sento di avere una responsabilità perché il fenomeno dello sport è troppo importante perché la politica non se ne occupi.

Esiste una dimensione agonistica di alto livello, una di business, una di educazione e crescita collettiva. La politica ha il dovere di occuparsi in particolare di quest’ultima, con rispetto e senza strumentalizzazioni. Credo e spero di incarnare con umiltà questo spirito, con passione e senza alcun interesse se non l’ambizione di far crescere il movimento sportivo dove le carenze sono più evidenti. In primo luogo la scuola, luogo dove valorizzare la pratica sportiva in chiave sociale ma anche preventiva nella dimensione sanitaria.

Questo governo riconoscerà importanti risorse per queste finalità ed è importante che esse siano usate nel modo migliore possibile.

Nelle tue parole, che ho letto con piacere e interesse, hai centrato il tema: lo sport è uno dei luoghi in cui si forma il carattere di tanti giovani, tifosi e auspicabilmente praticanti. Ma lo sport ha anche un’altra funzione formidabile: mi riferisco alla sua azione di inclusione sociale in particolar modo per quanto riguarda lo sport paraolimpico.

Una cosa è certa: aumentare la pratica sportiva rende una società automaticamente migliore. Per questo chi può deve fare buone leggi, altri dare buoni esempi. Quello che è accaduto nelle scorse settimane, gli scontri, un tifoso morto, le violenze fuori dagli stadi ci obbligano a fare di più. Ognuno ha un compito importante da svolgere e mi auguro, caro Marco, che tu voglia dare il tuo contributo. Con generosità e disinteresse, come sempre.

Ciò che di buono esiste, dovrà essere esaltato; ciò che di sbagliato esiste dovrà essere corretto. Solo così, con costanza, lealtà e umiltà, possiamo sperare che gettata l’acqua sporca il bambino cresca bene, sappia vincere, ma, anche e soprattutto, sappia perdere.

Da - https://www.lastampa.it/2019/01/19/cultura/caro-tardelli-questo-governo-riconoscer-importanti-risorse-alla-dimensione-collettiva-dello-sport-sAtZfS9NzCmiPMVv9L4aAK/pagina.html

Arlecchino:
Cosa intende Salvini quando dice che vuole una fase due del governo gialloverde

Secondo quanto apprende l'Agi, il segretario della Lega in una riunione con i suoi al governo avrebbe detto che non c'è alternativa a questo esecutivo, ma qualcosa dovrà cambiare

Di GIOVANNI LAMBERTI
22 gennaio 2019,11:07

Cosa intende Salvini quando dice che vuole una fase due del governo gialloverde
 Riunione oggi tra Salvini e i membri del governo della Lega. Non si tratta del primo incontro governativo al Viminale e non era questa l'occasione per fare scelte politiche. Ma il 'conclave' - tenutosi al dicastero dell'Interno e durato quasi quattro ore, proprio alla vigilia della congiunta M5s che si terrà stasera - è servito al vicepremier per fare il punto della situazione, riferisce chi era presente (sottosegretari, ministri e vice ministri) e per far partire 'la fase 2'.
Non c'è nessuna alternativa a questo esecutivo, avrebbe ribadito il segretario della Lega, ma serve - questo il ragionamento secondo quanto apprende l'Agi - una maggiore collegialità da parte del Movimento 5 stelle sulle scelte e sui 'dossier' sul tappeto. Il malessere da parte dello stato maggiore del partito di via Bellerio è legato soprattutto ad un deficit di comunicazione che si è creato tra i due contraenti del contratto. Sottosegretari a cui non è stata data ancora alcuna delega o a cui viene negato di andare in missione. Ma anche agli strappi che i pentastellati compiono e che poi - questa la tesi - è difficile ricomporre.

Per Salvini ora è necessario puntare alla crescita
L'ultimo, viene spiegato, sulla nomina dei vertici del parco del Circeo. E poi ci sono i provvedimenti sul tavolo. E non a caso Salvini ha messo in guardia i partecipanti all'incontro di cominciare già a studiare il Def perchè è "dietro l'angolo" ed è necessario puntare alla crescita, imporre una svolta in ambito economico. Anche oggi Salvini con i suoi, viene ancora riferito, ha difeso il rapporto con Di Maio e il reddito di cittadinanza, una misura - ha ricordato - che è nel programma e che dovrebbe portare a far muovere l'economia.

Ma - il giudizio unanime espresso dai dirigenti leghisti e condiviso dal 'Capitano' - la misura andrà migliorata, è di difficile attuazione, manca dell'aumento dei fondi per i disabili, e quindi in questi due mesi occorrerà lavorarci anche perchè la necessità è quella di dover tenere sotto controllo i conti. Ma l'input di Salvini nel puntare già al Def, è quello di accelerare su misure per la crescita e il lavoro.

Oggi al Viminale ogni partecipante all'incontro ha poi illustrato le proprie priorità e i provvedimenti portati avanti. Il sottosegretario al Lavoro Durigon, per esempio, ha fatto un resoconto su 'quota cento'. Ma la fase due del governo si aprirà soprattutto con uno sguardo all'economia (Salvini oggi ha reagito contro l'affondo del Fondo monetario internazionale), il punto fermo sulla politica dell'immigrazione, la legittima difesa e l'autonomia. Non arretreremo di un millimetro, occorre difendere i nostri cavalli di battaglia, il ragionamento del vicepremier leghisti. In diversi hanno posto il tema anche delle infrastrutture, in particolare sulla Tav.

"Nessuna intenzione di mettere in fibrillazione l'esecutivo"
"Anche sulle leggi del Movimento 5 stelle ci sarebbe da fare un'analisi costi/benefici...", la battuta di un sottosegretario, "nessuna intenzione di mettere in fibrillazione questo governo ma le scelte vanno condivise", il 'leitmotiv', "occorre per evitare fratture superare le incomprensioni", anche quelle sorte riguardanti il capitolo delle nomine.

"Il Movimento 5 stelle soffre perché nei sondaggi la Lega è avanti ma è un errore se qualcuno punta a strappare", dice un altro sottosegretario. Nella riunione si è deciso, secondo quanto si apprende, di costituire dei gruppi di lavoro e di stringere sui provvedimenti in agenda. Non solo legittima difesa e autonomia, ma anche per esempio la riforma tributaria, il 'dossier' sulla distribuzione dei tribunali per area geografica, misure per i piccoli comuni, la semplificazione negli appalti.

Salvini - spiegano altre fonti - ha confermato la volontà di andare avanti con M5s ma l'invito, rivolto anche ai suoi e non solo ai pentastellati, è quello di non tirare troppo la corda. La riunione quindi è servita per stilare una sorta di 'cronoprogramma' e di mettere a fuoco la campagna elettorale per le Europee.

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Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it.
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Da - https://www.agi.it/politica/lega_m5s_fase_due_governo-4878973/news/2019-01-22/

Arlecchino:
Lega e fascismo

Un paragone impertinente... per il fascismo

(21 Settembre 2018)

I risultati elettorali della Lega sono stati enfatizzati sia dai sostenitori sia dagli avversari, col risultato di creare un’immagine di quel partito che è il frutto di una percezione alterata, non corrispondente assolutamente alla realtà. Ho già messo in luce che la Lega «rappresenta, a essere generosi, un’esigua percentuale di elettori (circa il 9%). Minoranza rumorosa, però mal tra insema, come diciamo a Milano, ovvero mal assortita. A ben vedere, è un elettorato che ha un differente, e contraddittorio, peso sociale e quindi politico. Nella Lega, il razzismo è balzato alla ribalta e ha emarginato il localismo/scissionismo delle origini (i bei tempi di Roma Ladrona!), scompaginando, di conseguenza, una base sociale, geograficamente e socialmente, allora ben definita». [Dino Erba, Tanto tuonò che piovve, merda. La misera storia di un pirla lombardo, 28 agosto 2018]

A distorcere la realtà politica, contribuiscono le vare anime dannate della fu sinistra.

In primis, quella sinistra cialtrona (radical chic) che non vede al di là del proprio beato orticello, senza curarsi delle altrui miserie, in Polonia come in Italia. L’ha ben descritta Paolo Mieli in un suo articolone: Opporsi (male) ai populisti («Corriere della Sera», 10 settembre 2018). Il Mieli si guarda bene dal proporre un’alternativa alla miopia politica della sinistra cialtrona, lascia la patata bollente al collega Antonio Polito (Bel mondo antico, «Corriere della Sera», 12 settembre 2018) che, con provocante ironia, esalta la ricetta Monti-Fornero-Renzi..., ovvero il turbo-capitalismo Made in Italy.

Tra l’incudine della sinistra miope (e beata!) e il martello della sinistra turbo-capitalista, si dibattono gli sparsi frammenti della sinistra buonista, in nome di una democrazia che ormai esiste solo nella loro fantasia.

Mistica democratica a parte, il filo conduttore di questa sinistra residuale si fonda su argomenti improntati a una razionalità apprezzabile (condivisibile, sacrosanta ...), ma assolutamente ridicola di fronte a una realtà sociale in cui prevale l’irrazionalità.

Disgraziatamente, questi estemporanei retaggi illuministici contaminano anche ambienti sovversivi radicali che rischiano di logorarsi in esercizi retorici del tutto controproducenti. E su questo rischio occorre fare la massima chiarezza.

Contro la forza, la ragion non vale

Non mi stancherò mai di ripeterlo che l’attuale marasma sociale è frutto della crisi sistemica del modo di produzione capitalistico. Crisi che si avvita su sé stessa, senza offrire alcuno sbocco, almeno per i proletari, per i senza risorse. Per loro, c’è solo un baratro senza fine.

Da oltre vent’anni, a livello mondiale, è in atto un processo di disgregazione economica e sociale (e anche materiale: i ponti che cadono!) che si sta vieppiù accelerando. Dove più dove meno.

I flussi migratori sono l’aspetto più clamoroso della disgregazione economica di interi continenti, a partire dall’Africa.

Non ne è immune neppure l’Occidente, dove le spinte sovraniste riaccendono remoti nazionalismi, tra loro conflittuali, e forieri di pulizie etniche.

Nel campo proletario, la disgregazione sociale provoca la logica: tutti contro tutti. Coinvolgendo gli stessi sindacati «conflittuali». Le eccezioni ci sono, e confermano la regola.

In Italia, questo disastrato scenario fornisce alla Lega argomenti assolutamente irrazionali e pregni di violenza. Un bel cocktail, ma indigesto per i delicati stomachi della sinistra, più o meno cialtrona, e sempre democratica.

Con la sua mistica, la democrazia ricorre ad argomenti altrettanto irrazionali come quelli del fascismo. Con una differenza: la democrazia rifiuta la violenza, la esorcizza, per disarmare gli sfruttati e gli oppressi.

Grazie a questa mistica irrazionale, cent’anni fa, la democrazia mandò i proletari allo sbaraglio nella lotta contro il fascismo. Risultato: lavoro coatto, guerre e stragi.

Oggi, la Lega ricorre alla medesima logica del fascismo: irrazionale e violenta. E i democratici cercano di riesumare la loro mistica altrettanto irrazionale ma NON violenta: la violenza è monopolio dello Stato. I democratici, con l’equazione violenza=fascismo, condannano quei proletari che, alla violenza fascista, rispondono con la violenza proletaria.

Ciò posto, qui finisce ogni riferimento tra fascismo e Lega. Lo scenario storico e sociale è completamente mutato. E il fascismo ha fatto il suo tempo ... resta lo spettro.

In un mare di merda, naviga la Lega

Ieri, contro gli operai, il fascismo fece leva sul livore della piccola borghesia frustrata (bottegai & mezzadri), che oggi è assolutamente marginale.

Oggi, la Lega fa leva sul livore di molti operai italiani rovinati dalle ristrutturazioni industriali, per spingerli contro i proletari «stranieri», fluttuanti e flessibili.

Ieri, il fascismo alternava il bastone alla carota.

Oggi, la Lega di carote non ne ha, e di bastoni ne ha pochi. Preferisce gli sbirri.

La Lega può solo giocare la carta deleteria del «meno peggio»! Un mare di merda, dove molti, troppi, sono contenti quando riescono a tenerne fuori la testa, magari a scapito di altri. I più deboli o i meno fetenti.

In questo mare di merda, la Lega può giocare la sua sporca partita politica, solo perché la crisi sistemica ha completamente sconvolto quella composizione sociale che si era definita nel corso del Novecento.

La Lega lo ha capito. E segue la corrente.

I sovversivi no!

Piaccia o non piaccia: siamo in guerra.

Una guerra senza fronti e senza eserciti. Una guerra dove le alleanze si stringono e si disgregano al minimo soffio di vento. È una guerra liquida e flessibile, come liquida e flessibile è oggi la condizione dei proletari.

Milano, 21 settembre 2018.
Da - https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o51833

Arlecchino:
Esclusivo - La trattativa segreta per finanziare con soldi russi la Lega di Matteo Salvini

Tre milioni di tonnellate di gasolio da vendere a un'azienda italiana: così il piano della Russia per sostenere i sovranisti alle prossime Europee si maschera da scambio commerciale.
Il negoziato, condotto da un fedelissimo del vicepremier italiano, su L'Espresso in edicola domenica 24 febbraio

DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
21 febbraio 2019

Un affare a sei zeri per finanziare la Lega in vista delle elezioni europee. Un sostegno camuffato da compravendita di carburante. Soldi russi per i nazionalisti italiani del vicepremier Matteo Salvini. Lo stesso che ha dichiarato pubblicamente di non essere interessato ai denari di Vladimir Putin, ma di appoggiarlo per pura sintonia politica.

La trattativa per finanziare la Lega è stata portata avanti in questi mesi nel più assoluto riserbo. Riunioni, viaggi, email, strette di mano e bozze di contratti milionari. Da un lato del tavolo uno dei fedelissimi di Salvini, dall'altro pezzi pregiati dell'establishment putiniano. Al centro, uno stock di carburante del tipo “Gasoil EN 590 standards Udsl”.
Tre milioni per Salvini: la copertina del nuovo Espresso in edicola da domenica 24

Almeno tre milioni di tonnellate di diesel, da cedere a un'azienda italiana da parte di una compagnia russa. Una compravendita grazie alla quale il Cremlino dovrebbe riuscire a rifocillare le casse del partito di Salvini alla vigilia delle europee del prossimo maggio. Il condizionale è d'obbligo, perché non sappiamo se l'affare è stato concluso. Possiamo però indicare con certezza diversi fatti che compongono questa trama internazionale ambientata tra Roma, Milano e Mosca. E soprattutto possiamo raccontare gli obiettivi dichiarati: sostenere segretamente il partito di Salvini.

Il negoziato per finanziare la Lega che troverete sul primo numero del nuovo Espresso in edicola da domenica 24, è solo uno dei capitoli de “Il Libro nero della Lega”, edito da Laterza, in uscita il 28 febbraio.   Un’inchiesta giornalistica sul lato oscuro del partito di Matteo Salvini: dai 49 milioni di euro della truffa, ai candidati impresentabili del Sud Italia fino, appunto, all’internazionale sovranista, che da Mosca arriva fino a Washington passando per il Vaticano.

Ma torniamo alla trattativa per il finanziamento. Il protagonista che ha tessuto nell'ombra la ragnatela di relazioni VEDI ANCHE:

Quei 3 milioni russi per Matteo Salvini: ecco l'inchiesta che fa tremare la Lega
Un incontro segreto a Mosca. E una trattativa coi russi per finanziare la Lega. L'escamotage: una mega partita di gasolio. Il disegno: aiutare i sovranisti a vincere le elezioni europee utili al ministro è l’ex portavoce del vicepremier, Gianluca Savoini. L'uomo attorno al quale ruota tutta questa vicenda. «Il consigliere» di Matteo: questo è il ruolo affibbiatogli dai media russi negli articoli in cui si lodano le attività della sua associazione Lombardia-Russia e le prese di posizione della Lega contro le sanzioni imposte dall’Europa alla Russia. Pur non avendo un ruolo ufficiale né nel partito né nel governo, Savoini è sempre stato presente durante le visite ufficiali di Salvini a Mosca. Ha sancito l’alleanza tra la Lega e il partito di Putin, Russia Unita. Ha fatto decine di viaggi a Mosca, in Crimea e nel Donbass. E ha condotto fin dall’inizio il negoziato per il finanziamento russo.

Tutto ha inizio a luglio scorso. Savoini esplora prima una pista che porta a un palazzo di Mosca dove hanno sede le più grandi compagnie petrolifere del mondo e anche le società di uno degli uomini più ricchi di Russia. Non un paperone qualunque, ma un avvocato, ortodosso, anti abortista e anti gay a capo di un impero economico e fortemente legato al progetto sovranista europeo.

Nella sequenza in basso le foto scattate dai nostri giornalisti tra il 17 e il 19 ottobre a Mosca.

Ma la data più importante in questo intrigo è il 18 ottobre 2018. La data in cui avviene una riunione di cui siamo stati testimoni. È passata solo qualche ora dalla visita di Matteo Salvini a Mosca. Infatti, il giorno prima, il 17, il vicepremier e ministro italiano era stato ospite del convegno organizzato da Confindustria al Lotte Hotel. Una trasferta russa conclusa con un incontro riservato che il leader della Lega non ha voluto pubblicizzare. Abbiamo chiesto al ministro Salvini se dopo il convegno ha incontrato il suo omologo del Cremlino Dymitri Kozak in un luogo ben preciso. Gli abbiamo inviato domande specifiche a due indirizzi mail, tra cui quella del Senato, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Il civico dove ha sede l’ufficio...
Il civico dove ha sede l’ufficio dell’avvocato Pligin, qui Salvini avrebbe incontrato Kozak

Torniano, dunque, al 18 ottobre. La mattina all’hotel Metropol di mosca sono stati definitivi alcuni dettagli dell’affare. Da un lato Gianluca Savoini e altri due italiani. Dall'altro lato del tavolo nella hall dell'albergo, gioiello architettonico dei primi del '900, tre russi. Di cosa hanno parlato? Dell'affare destinato a sostenere le finanze leghiste, per irrobustirle in previsione delle Europee di maggio prossimo: una fornitura di 250 mila tonnellate metriche di gasolio Usld al mese per un anno. In totale fanno 3 milioni di gasolio in 12 mesi. E, stando a quanto stabilito in quella riunione del Metropol, almeno altrettanti milioni di euro destinati al partito di Matteo Salvini.

Era il 18 ottobre 2018. Nel momento in cui abbiamo terminato questa inchiesta giornalistica, non sappiamo com’è andato a finire l’affare, se l’accordo è stato siglato e in che termini. Se quello che abbiamo ascoltato si è tradotto in pratica, però, ci troveremmo di fronte a un clamoroso paradosso: un partito nazionalista, la Lega di Salvini, finanziato per la prossima campagna elettorale europea da un’impresa di Stato russa. Insomma, la principale forza di governo italiana sostenuta da Putin, nemico numero uno della Ue. Il tutto discusso a Mosca da un uomo, Savoini, che non avrebbe alcun titolo per occuparsi di petrolio né tantomeno di finanziamenti della Lega.

L'inchiesta integrale sul prossimo numero dell'Espresso in edicola il 24 febbraio è già disponibile per gli abbonati a ESPRESSO+

"Oggi come ieri chi detiene il potere sostiene che il giornalismo sia finito e che meglio sarebbe informarsi da soli. Noi pensiamo che sia un trucco che serve a lasciare i cittadini meno consapevoli e più soli.

Questa inchiesta che state leggendo ha richiesto lavoro, approfondimento, una paziente verifica delle fonti, professionalità e passione. Tutto questo per noi è il giornalismo. Il nostro giornalismo, il giornalismo dell’Espresso che non è mai neutrale, ma schierato da una parte sola: al servizio del lettore.

Continuate a leggerci, seguirci, criticarci in questo luogo di inchieste, idee, dibattiti, racconto della realtà che è il nostro giornale".

MARCO DAMILANO

Da - http://espresso.repubblica.it/inchieste/2019/02/20/news/esclusivo-lega-milioni-russia-1.331835?fbclid=IwAR2gcyTBQ7Z_CdhBDdO7RINvIPGtDwCBYwy9uE_-0BN1l3mBNvsDBUEkCAE

Arlecchino:
Salvini: giusto voto su Rousseau, il governo va avanti a prescindere da me

Il vicepremier interviene a "Non è l'Arena" su La7: "Senza Conte e Di Maio non avrei mai fermato gli sbarchi, sulla Tav troveremo un accordo"

17 febbraio 2019, 22:21

Giusto ascoltare gli italiani, "e spero che non finisca come a Sanremo e che ci sia una cosa più trasparente...". Lo ha detto il vice premier Matteo Salvini questa sera a 'Non è L'Arena' su La7 a proposito della consultazione online sulla piattaforma Rousseau a cui domani sono chiamati gli aderenti al M5s per pronunciarsi sull'autorizzazione a procedere o meno da parte della Giunta del Senato nei confronti del ministro dell'Interno per il caso Diciotti. "Chiedere alla base non è scaricare responsabilità", ha aggiunto, sottolineando che "l'eventuale processo non mi farà cambiare idea, come vada vada".
Si deve decidere "se quanto fatto è stato nell'interesse pubblico del Paese o perché non sapevo che fare in quel momento. Anche i sassi in Italia sanno che arrivato al governo, Salvini avrebbe fatto il possibile, in maniera civile, per fermare gli sbarchi. i numeri non mentono: meno persone partono, meno persone muoiono; e meno persone partono, meno soldi per gli scafisti". Il governo va avanti, "l'Italia è troppo importante per dipendere da Salvini. A prescindere da quello che si deciderà pro o contro Salvini", ha aggiunto il ministro.

"Senza Conte e Di Maio non avrei mai fermato gli sbarchi"
Il presidente Conte e Di Maio sono persone serie, corrette, coerenti. Senza di loro non sarei riuscito a fermare gli sbarchi", ha proseguito il vicepremier, "intendo andare avanti. Non penso di dare fastidio se intanto mangio, dormo, guardo il Milan, guardo la tv, se ho una vita normale che dà fastidio ai professoroni di sinistra. Ho un sacco di difetti, non sono un genio, non sono un salvatore della patria ma se mi metto in testa qualcosa, l'ottengo. Quello che dico faccio, con il maglione o con la camicia".

"Vinciamo perché siamo modello di concretezza"
Il recentissimo successo elettorale della Lega in Abruzzo ha una spiegazione: "Alla Lega viene riconosciuto il buon governo in tanti Comuni e in tante regioni, per molti italiani è modello di concretezza, di buona amministrazione". Il ministro dell'Interno ha aggiunto che l'attuale governo italiano "e' l'unico tra i governi europei che, nonostante i problemi economici che ci sono, ha ancora la maggioranza assoluta dei consensi dei cittadini".

"Sulla Tav troveremo un accordo"
"Quel buco sotto la montagna bisogna finirlo per far transitare persone e merci. Nel contratto di governo c'era la ridiscussione del progetto, si può risparmiare fino a 1 miliardo di euro, destinandolo ad altro. Resto convinto che soprattutto per economia e qualità dell’ambiente il treno inquina meno del tir e dell'auto", ha detto Matteo Salvini a proposito della Tav, intervenendo in collegamento dalla Sardegna alla trasmissione. Il leader leghista e vice premier si è detto "convinto che l'accordo con M5s lo troveremo, tagliando gli sprechi".

"Il latte di pecora? Obiettivo un euro al litro"
"Siamo partiti da 60 centesimi, siamo arrivati a 72, chiederemo ancora un sforzo ulteriore, obiettivo arrivare a un euro, quando salirà il prezzo del pecorino romano", dice ancora Matteo Salvini a proposito della protesta dei pastori sardi. Il ministro ha sottolineato che i pastori "stanno protestando civilmente e portano alle mense dei poveri latte e formaggi, e questo è bello". Per Salvini "anche fare la spesa è un atto politico: comprare italiano significa stare bene e fare bene all'Italia. Bisogna cercare il tricolore sull'etichetta, e su questo combatteremo in Europa perché venga difesa la qualità italiana".

A giudizio del vice premier "sono anni che qualcuno sbaglia, ma io faccio il ministro adesso e devo risolvere il problema adesso. Sono certo che nei prossimi giorni troveremo un soluzione e quel latte tornerà ad essere formaggio". Il prezzo del latte pagato agli allevatori due anni fa era superiore all'euro, poi "c'è stato eccesso di produzione, c'è stato chi non ha controllato sull'eccesso produttivo. Manca la promozione dei prodotti italiani all'estero, le stesse ambasciate dovrebbero difendere all'estero, e lo stesso vale per carne, grano, pomodori. Gli errori del passato sono evidenti. Io sono a Casterlsardo, dove l'acqua per la cucina la si deve andare a comprare perché non arriva ogni giorno dalla cucina; a La Maddalena non si riesce a partorire, i punti nascita sono chiusi e occorre raggiungere altri posti in elicottero o via mare".

Il ministro ha quindi detto che invita attorno a un tavolo pastori, associazioni, sindacati e industriali, "un primo passo si è fatto, facciamone un ulteriore". E più in generale, "cambiamo le regole europee perché la Ue impedisce a chi va a fare la spesa di sapere se un prodotto è italiano o meno, per difendere le multinazionali. E io non ci sto con le multinazionali".

Da - https://www.agi.it/politica/salvini_diciotti_tav_sbarchi-5015767/news/2019-02-17/

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