I politici in Italia hanno fallito, per riparare ai loro danni occorrono ...
Arlecchino:
Tangenti sanità in Lombardia, 21 arresti: c'è anche Rizzi, fedelissimo di Maroni.
Salvini: sospeso dalla Lega
E' il 'padre' della riforma della Sanità. Insieme a lui arrestate altre 20 persone. Maroni: "Molto incazzato, subito commissione ispettiva" e annuncia che la Regione sarà parte civile. Il segretario del Carroccio: "Chi sbaglia è fuori". Il gip: "Strumentalizzate le idee del partito che rappresentano"
Di ALESSANDRA CORICA e ANDREA MONTANARI
16 febbraio 2016
Quattro mesi dopo l'arresto del vicepresidente della Regione, Mario Mantovani, un nuovo scandalo in sanità si abbatte sulla Regione Lombardia con l'opposizione che chiede a Maroni di farsi da parte: in serata Pd, Patto Civico e M5s avevano già pronta la mozione di sfiducia. In manette finisce Fabio Rizzi, 49 anni, ex senatore, plenipotenziario di Maroni e 'padre' della Riforma della sanità lombarda (provvedimento di cui il governatore lombardo si è detto più volte fiero. Coinvolto anche un membro del suo staff, Mario Longo, le compagne di Rizzi e di Longo - sembrerebbe socie a tutti gli effetti del grande affare - e 11 funzionari pubblici (definiti 'a libro paga') che avrebbero favorito sempre e soltanto l'Odontoquality dell'imprenditrice Maria Paola Canegrati, gruppo specializzato in servizi e forniture dentistiche. Attraverso tangenti e favori, l'imprenditrice si sarebbe aggiudicata appalti per 400 milioni; una sorta di monopolio nella gestione delle cure dentali negli ospedali lombardi. In serata la sopensione di Rizzi dalla Lega Nord da parte del segretario Matteo Salvini, che lo ha fatto "per il bene suo, della verità, della Lega e dei cittadini della Lombardia". Il governatore: "Sono incazzato. La Regione sarà parte civile".
"Favorita la sanità privata", con servizi scadenti. Una scorpacciata di appalti affidati sempre alle stesse società riconducibili alla Canegrati (che aveva in società anche le compagne di Rizzi e Longo), con liste di attesa finte e ticket gonfiati. Le conseguenze per i cittadini? La gestione degli ambulatori odontoiatrici - rispondono i magistrati - era "organizzata con modalità tali da favorire il ricorso, da parte del privato cittadino, alle prestazioni in regime di solvenza". Come? Lo spiega Canegrati intercettata dagli investigatori: "Sposteremo la maggior parte dell'attività sulla solvenza e faremo delle liste d'attesa tra virgolette... che accedono in '28SAN' (il regime a carico del servizio sanitario nazionale, ndr) alle calende greche". Non solo. "Un altro strumento chiaramente truffaldino che induce il paziente a ricorrere alla prestazione a pagamento" è indurre "la convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe di poco inferiore": lo scrive ancora il gip sottolineando che i cittadini sono privi "di qualsiasi tutela". In più. "Non solo sono stati violati i principi cardine di trasparenza, imparzialità, legalità, indispensabili per una buona amministrazione pubblica - si legge ancora nelle carte - ma si è determinata l'erogazione di servizi scadenti con ricadute, di natura economica e non, sia sugli enti pubblici sia sui pazienti".
Il gip: "Strumentalizzate le idee della Lega". Gravissime le accuse messe nero su bianco dal gip Giovanna Corbetta nell'ordinanza: "Hanno fatto - scrive riferendosi a Rizzi e a Longo - del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze, non esitando a strumentalizzare le idee del partito che rappresentano". Di più: "La sfrontatezza e la facilità che tutti gli indagati svolgenti una pubblica funzione dimostrano nel violare costantemente i loro doveri istituzionali e le norme dello Stato - annota ancora il gip - portano ragionevolmente a ritenere che lo spaccato di illegalità che traspare dalla presente indagine costituisca per tutti l'abituale modo di gestire la 'res publica', totalmente svilita in ragione del proprio personale rendiconto".
Perquisizioni in Regione. Era in corso la commemorazione delle vittime delle forze dell'ordine quando in Regione si sono presentati i carabinieri del Comando provinciale: si sono diretti nell'ufficio di Rizzi e hanno iniziato a perquisirlo. Erano gli investigatori dell'operazione 'Smile' alle prese con l'inchiesta che parla di tangenti connesse all'esternalizzazione dei servizi odontoiatrici in aziende ospedaliere lombarde.
L'INCHIESTA: UN MONOPOLIO DA 400 MILIONI DI EURO
Maroni: "Sono molto incazzato". Ricevuta la notizia, il governatore ha chiamato a raccolta la maggioranza: tutti i capigruppo e tutti i capi delle delegazioni in giunta. Poi si è presentato in Consiglio: "Sono molto incazzato (video). Il mio primo sentimento è di stupore e di grande delusione se le accuse dovessero essere confermate". Poi il governatore ha annunciato "una commissione ispettiva" e "un piano straordinario sulla corretta applicazione delle procedure, ospedale per ospedale, gara per gara". Il governatore ha anche annunciato: "Non vogliamo coprire nessuno, ci costituiremo in giudizio, la Regione è infangata. Chiunque abbia sbagliato mi risponderà".
Salvini su Fb: "Chi sbaglia non merita la Lega". Netto anche Salvini, che - prima di sancire la sospensione comunicata in serata - su Facebook ha scritto: "Chi sbaglia davvero, non merita la Lega. Ma spero che le accuse si rivelino una bufala". Raffaele Cattaneo (Ncd), presidente del Consiglio regionale, invece, ha commentato sconfortato: "E' un altro colpo alla credibilità del Consiglio".
Le accuse sui finanziamenti per la campagna elettorale. Secondo le accuse, Rizzi sarebbe stato remunerato dal gruppo imprenditoriale della Canegrati con il finanziamento della campagna elettorale per le regionali del 2013. Poi con versamenti tra cui una tangente di 50mila euro (pagata in contanti grazie all'intermediazione di un soggetto accusato di riciclaggio) e una serie di finte consulenze per 5mila euro al mese fatturate dalla compagna che per questo motivo è stata messa ai domiciliari. La questione del finanziamento della campagna elettorale compare in un'intercettazione. Longo dice a qualcuno al telefono: "Ti dico una cosa riservatissima, la campagna elettorale di Fabio l'ha sostanzialmente finanziata al 100% la dottoressa Canegrati".
Il ruolo della compagna, "prestanome per le mazzette". Lorena Lidia Pagani, "compagna convivente" di Rizzi, "svolgeva il ruolo di prestanome del medesimo al fine di ricevere, per conto del predetto, il prezzo della corruzione", ha spiega il gip. Lo stesso vale per Silvia Bonfiglio "compagna convivente" di Mario Longo, collaboratore di Rizzi. Le due avrebbero rivestito il ruolo di socie nelle società riconducibili all'imprenditrice al centro dell'inchiesta. La Bonfiglio "rivestendo il ruolo di socia e amministratrice unica della Spectre srl, società riconducibile a Longo e a Rizzi, e socia al 50% della Sytcenter srl". Anche la compagna di Rizzi avrebbe rivestito "la qualità di socia della Spectre srl". Tra i "favori" elargiti dalla signora degli appalti al braccio destro di Rizzi, anche "il pagamento della somma di poco meno di 8mila euro per i lavori di imbiancatura della abitazione e dello studio professionale" di Longo.
Il Tweet del governatore. Ironia della sorte ha voluto che i primi tweet della giornata di Maroni - quando ancora la bufera non si era scatenata - fossero a commento della rassegna stampa del settore sanità. Commentando un paio di articoli, uno sul pronto soccorso pediatrico, l'altro sulle cure dei malati cronici, il governatore aveva coniato l'hashtag #sanità eccellente in Lombardia.
Il Pd e 5 Stelle chiedono le dimissioni di Maroni. "Cos'altro deve succedere per chiedere a Maroni di andarsene a casa? - è il commento del segretario lombardo del Pd Alessandro Alfieri - Non è stato capace di garantire discontinuità rispetto agli scandali precedenti. Arrestato il vicepresidente di Maroni, Mantovani, indagato con richiesta di rinvio a giudizio il suo braccio destro, Garavaglia, arrestato Rizzi, quello a cui Maroni aveva dato la delega di fare la riforma della sanità in cui si parlava di controlli". Così anche i 5 Stelle: “Il problema politico è enorme: venga ad annunciare che si dimette per il bene dei lombardi". Durissimo anche Umberto Ambrosoli (Patto Civico): "È da anni che diciamo che la sanità Lombarda va messa in sicurezza rispetto alle aggressioni del malaffare e di una pratica corruttiva sempre estesa. Che sia oggi coinvolto proprio il presidente della commissione Sanità è un fatto di gravità forse maggiore anche rispetto agli episodi degli ultimi tre anni".
Spunta un caso di malasanità. Secondo gli inquirenti, all’interno dei fascicoli di indagine sarebbe inclusa la segnalazione di un ex primario dell’ospedale Niguarda, poi allontanato, di un presunto caso di malasanità. Riguarda un dentista che curò il tumore al cavo orale di una paziente, poi deceduta, scambiandolo per un normale fungo. Stando al rapporto, a seguito della sua segnalazione, il primario perse il compito di vigilanza sull’operato del centro odontoiatrico interno mentre il medico coinvolto diventò direttore sanitario del reparto.
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16 febbraio 2016
Da - http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/02/16/news/monza_tangenti_dentisti_21_arresti-133531014/?ref=HRER3-1
Arlecchino:
Opinioni
Roberto Morassut
@RMorassut
14 agosto 2016
Riforme nel solco dell’Ulivo
Referendum
Da tutti i gruppi dirigenti del centrosinistra l’impegno per un sistema dell’alternanza
Le riforme costituzionali che il popolo italiano si appresta a confermare o meno con il referendum del prossimo autunno sono il punto di approdo di un percorso più che ventennale della sinistra italiana post 89, del centrosinistra e dell’Ulivo e uno dei punti costitutivi che hanno dato vita al Partito Democratico. Vi è, in quelle riforme, il DNA del nostro popolo e la ricerca costante e mai negata che tutti i gruppi dirigenti del centrosinistra italiano hanno sviluppato in momenti diversi per giungere ad un compiuto sistema delle alternative, ad una ridefinizione della forma dello Stato e ad una riforma dell’istituto parlamentare più coerente con le esigenze di una democrazia matura.
Se volessimo spingerci ancora più indietro nel tempo potremmo arrivare alla metà degli anni 80 per ritrovare negli atti dell’allora commissione Bozzi molti elementi che fanno parte del ddl Boschi o rileggere atti di convegni e congressi del Partito Comunista Italiano dello stesso periodo in cui si sottolineava la necessità di superare un “nobile conservatorismo” in materia di revisione della Costituzione. Quindi la sostanza dell’attuale testo di modifica della Costituzione non tradisce l’indirizzo fondamentale (pur nelle inevitabili varianti tecniche) di una linea strategica e di una identità su cui si è fondato il lungo cammino che da quegli anni ha portato alla nascita del Partito democratico.
Alla vigilia di questo importante voto referendario credo che dovremmo fare tutti uno sforzo per sottolineare questo aspetto. Renzi ha condotto a termine questo tragitto raccogliendo un testimone (mi piace vedere così questa vicenda) che ( a dispetto di troppi strumentali e reciproci rancori ) è passato dalle mani di Prodi, a quelle di D’Alema, a quelle di Rutelli, a quelle di Veltroni e a quelle di Bersani. Differentemente dai suoi predecessori ha avuto però un vantaggio: la debolezza politica ed il declino irreversibile di Berlusconi come capo indiscusso della destra italiana. Le riforme costituzionali si fanno con un largo accordo politico o si tenta di farle così.
Fino al 2013 Berlusconi ha sempre avuto la forza di far saltare (condizionando la materia attraverso il suo conflitto di interessi) il tavolo delle riforme. Dopo il 2013 questo non gli fu più possibile mentre aveva ogni interesse a recuperare una posizione di leadership legandosi ad un ruolo di “padre della patria”. E nonostante questo ha comunque rotto in parte gli accordi nelle fasi conclusive dell’iter parlamentare della riforma. Ma senza riuscire a fermarne l’approvazione. Sottolineo questi aspetti perché, secondo me, sono decisivi per una corretta campagna referendaria e per un clima più unitario all’interno del PD.
Quanto alla prima questione dico questo: noi vinceremo il referendum se le riforme appariranno davvero come figlie della nostra storia e del nostro DNA e non il prodotto esclusivo e personale di Renzi (che pure ha il merito di avercela fatta). Su questo Renzi ha corretto la linea e ha fatto bene. Modestamente, proprio su queste pagine, ne ho segnalato la necessità poco più di un mese fa. Tutto il nostro popolo deve ritrovare se stesso in questo cammino lungo e faticoso per modernizzare la democrazia italiana ed esserne orgoglioso. Questo fondamento storico delle riforme che lega il PD alla Nazione è la nostra carta referendaria più i portante e va esaltata.
Più ancora dell’argomento della riduzione dei costi della politica che pur essendo vero si gioca su un terreno per noi sfavorevole dal momento che i populisti del momento sarebbero sempre in grado di promettere (senza mantenere) soluzioni low-cost più accattivanti delle nostre proprio perché basate su argomenti di pancia. Quanto alla seconda questione sono molto preoccupato per certi toni della discussione e interna sul referendum: toni reciprocamente offensivi, ultimativi e gravemente settari. Da una parte e dall’altra. E non parlo dei nostri gruppi dirigenti ma delle cosiddette “seconde file” che dovrebbero essere richiamate ad uno stile e ad una maggiore responsabilità.
Questo aspetto è serio e preoccupante non solo perché spezza la continuità di una storia ma corrode i rapporti interni e il senso di comunità di un partito. Io non professo rancore verso chi la pensa diversamente da me ne fuori ne dentro il mio partito per cui penso sia sbagliato e assurdo tanto dire che Renzi è un Duce che vuole restringere la democrazia quanto dire che chi vota No offende il Parlamento. Questo andazzo porterà tutti su un terreno autodistruttivo e perdente. Agli amici e ai compagni che voteranno No invito a fare una riflessione. Queste riforme sono nel solco della nostra tradizione anche se sono migliorabili e mancano di alcuni aspetti che dovranno essere affrontati: in primo luogo la riduzione e del numero delle regioni e una loro diversa divisione amministrativa sul territorio. Di questo si dovrà parlare ai fini di un ottimale funzionamento del futuro e nuovo Senato, se prevarrà il Si. Ma la perfezione non fa parte di questo mondo ne della politica.
La vittoria del No, oggi come oggi, non sarebbe un successo nemmeno dei più acerrimi nemici interni di Renzi ma sarebbe solo la vittoria delle destre e (a prescindere dalle sigle politiche sempre mutevoli) spingerebbe oggettivamente a destra l’esito politico della vicenda italiana in questa delicata stagione. Qualcuno davvero pensa che la vittoria del No darebbe frutti agli oppositori interni di Renzi e non invece ad un sentimento anti politico, demagogico e distruttivo che non potrebbe essere raccolto che da forze demagogiche e che sposterebbe ulteriormente a destra lo stesso profilo del Movimento Cinque Stelle che insegue la pancia degli elettori e non ne guida gli orientamenti? Ne uscirebbe demolita la Nazione e un idea della politica basata sul metodo delle riforme e dei cambiamenti strutturali e ponderati.
Un ultima considerazione. La minoranza interna al PD ha proposto di cambiare la legge elettorale ed ha avanzato una proposta. Personalmente apprezzo quella proposta anche se bisognerà vedere se avrà i numeri in Parlamento. Non giova, tuttavia, condizionare il Si alle riforme all’accettazione della revisione della legge. Perché – mi permetto di osservare – questo fa perdere forza alla genuinità della posizione assunta dalle minoranze. E credo che il gruppo dirigente debba avere maggiore attenzione alla possibilità di rivedere la legge elettorale (pur senza impegnarsi esplicitamente perché va verificata la possibilità di farlo) non per garantirsi un Si dalla minoranza ma perché nel merito la legge elettorale dell’Italicum merita una messa a punto. Non sulla questione dei premi alla lista o alla coalizione, rispetto alla quale non ci si può rapportare in funzione delle proiezioni elettorali del momento. La capacità di consenso largo e maggioritario un partito deve averla con la sua capacità politica e culturale di attrarre consenso prima che su un piano tecnico.
Quanto sul sistema di scelta dei rappresentanti del Parlamento. La preferenza è uno strumento che può garantire il diritto di scelta ma fino ad un certo punto. Non a caso la prima repubblica cadde, alla fine, su questo nel referendum abrogativo delle preferenze e si aprì la strada ai collegi uninominali e al Mattarellum. Il controllo del voto con la preferenza può diventare ( e sta diventando ) totale.
Il rapporto tra eletto ed elettore è più sano e completo se passa attraverso una ben definita comunità territoriale e se è limitato nel tempo. Cosa che i collegi uninominali garantiscono. Il voto di preferenza impone invece un rapporto singolo per singolo che, nell’impossibilità e inopportunità di una regia politica dei partiti, favorisce clientele e scambi. Non scopro evidentemente nulla di nuovo. Ecco perché auspico che in queste settimane si torni al merito della storia del PD e del suo presente. Ritrovando la continuità delle nostre radici in queste riforme e verificando ogni possibilità reale di una legge elettorale più coerente con lo spirito di una riforma che vuole rendere la nostra democrazia più trasparente. Cancellando dal nostro confronto interno i rancori e le asperità attuali che non corrispondono ad un confronto politico ma a rivalità e contrapposizioni di gruppo che nulla hanno a che fare con un momento alto come la riforma della Costituzione e con lo sforzo corale che con grande passione il Presidente Napolitano chiese al Parlamento giorno della sua rielezione. Uno sforzo che spetta soprattutto al PD che queste riforme ha promosso e che è figlio della storia che le ha generate.
Da - http://www.unita.tv/opinioni/riforme-nel-solco-dellulivo/
Arlecchino:
La realtà di centinaia di attività piccole e medie soffocate dall'assalto del fisco deve essere studiata nella ricerca di soluzioni eque.
Il giusto recupero del credito da parte degli esattori dello Stato sta soffocando la possibilità di lavorare e di proseguire il tentativo della loro ripresa economica.
L'esame del "caso per caso", DELLE PICCOLE IMPRESE IN ARRETRATO CON IL FISCO, deve essere realizzato con spirito costruttivo per accompagnare la rinascita delle imprese in difficoltà non, come di fatto accade, di arrivare a soffocarne la vita operativa.
Le aziende morte per pagare le tasse non creano sviluppo e non generano posti di lavoro.
La burocratica superficialità e il cinismo con cui gli esattori gestiscono il problema deve essere eliminata. Gg
ISPIRATO Da FB del 04/09/2016
Arlecchino:
Dopo la legge elettorale (o il suo aborto) pensiamo al PROGETTO-ITALIA da proporre ai Partiti che aderiranno al POLO DEMOCRATICO e che si dovrà far approvare nelle elezioni 2018.
Dopo di che nel caso di vittoria i Partiti aderenti all'iniziativa del PD (e della sua Sinistra), formeranno il Governo del Polo Democratico.
Qui i percorsi si renderanno paralleli: il Governo dovrà realizzare il Progetto-Italia in modo autonomo dalla vita dei Partiti che lo sostengono.
I Partiti dovranno occuparsi soprattutto dei rapporti con i Cittadini e nella soluzione dei problemi politici quotidiani.
Senza intralciare i lavori del Governo!
Ciaooo
Da FB del 7 giugno 2017 (I Cittadini del polo Democratico)
Arlecchino:
L’Italia ha necessità di un Progetto, ampio e generale, per un futuro di cambiamento e di pulizia del fango-sociale accumulato.
Votare per singoli Leader senza un loro Progetto o per Partiti senza una visione è autolesionismo.
ggiannig
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